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A seconda di ciò che si desidera cambiare si parlerà, come già riportato, di finalità ed
obiettivi diversi, ed in particolare:
- Obiettivi affettivi (area del saper essere): quando ciò che si intende
mutare sono gli atteggiamenti o i valori di un soggetto, i significati emotivi che
attribuisce a certe abitudini o alcune sue capacità relazionali.
In genere, in ogni intervento di educazione sanitaria sono compresi tutti e tre i campi.
È importante precisare che nella realtà non sempre si raggiungono gli obiettivi seguendo
l’ordine logico secondo cui vengono formulati; per di più l’aver raggiunto una tappa non
comporta necessariamente conquistarne un’altra, come dimostra l’esempio di fumatori che
conoscono i rischi del fumo, ma non decidono comunque di smettere.
per sviluppare quelle capacità di vita che contribuiscono alla salute del
singolo e della comunità.
L’Educare alla salute si basa quindi su una TEORIA DEL COMPORTAMENTO che
evidenzi gli elementi significativi che orientano le scelte delle persone e dei gruppi e le
relazioni tra questi (“perché le persone si COMPORTANO in un certo modo?”) e su una
TEORIA DELL’APPRENDIMENTO che spieghi in che modo è possibile facilitare un
cambiamento consapevole e stabile dei comportamenti e stili di vita1 delle persone
riguardanti la salute (“in che modo è possibile agire per facilitare il cambiamento?”)
Tutti gli autori (psicologia dello sviluppo, psicologia educativa, psicologia sociale,
sociologia dell'educazione) che si sono occupati delle modalità attraverso cui si “apprende”
sembrano ormai concordare sul fatto che non è più ipotizzabile un modello unico di
riferimento in grado di soddisfare i numerosi e poliedrici aspetti, bensì occorre
necessariamente ricorrere ad un modello polifunzionale capace di integrare, mediare,
collegare tra loro i singoli processi.
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L’OMS definisce gli stili di vita “ modo di vita basato sull’interazione fra le CONDIZIONI DI VITA … e i
MODELLI COMPORTAMENTALI dell’individuo, così come essi sono determinati da fattori socio culturali e
caratteristiche personali … La gamma di modelli comportamentali di cui dispongono gli individui può essere limitata o
allargata da fattori sociali e ambientali …”
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Le varie discipline sono partite dal considerare per prima cosa l'individuo e le sue
caratteristiche, dapprima comportamentali, successivamente cognitive, quindi
nell'integrazione tra queste.
Poi l’individuo è stato "collocato" all'interno di una relazione sociale, dove oggetto
dell'apprendere non era più l'individuo con le sue capacità, ma la relazione stessa tra lui
ed un suo simile.
Infine, il soggetto, con le sue relazioni, come facenti parte di un sistema sociale, dove
acquistano rilevanza particolare gli artefatti culturali (propri della società di appartenenza)
e gli stili comunicativi.
Queste diverse "scuole di pensiero" per lungo tempo sono state quasi in antitesi tra loro,
dando maggiore importanza ora all'individuo ora all'ambiente, e solo da qualche decennio
sono riuscite a collegarsi tra di loro, creando una sintesi che tenga conto, e dia la giusta
importanza e rilevanza, di ogni componente: l'individuo, la relazione sociale, l'ambiente.
- la relazione docente-discente: qui intesa come relazione tra "chi sa" e "chi
sa di meno", è sicuramente uno degli elementi centrali, in quanto il
"passaggio" del sapere è una delle fonti principali di nuove acquisizioni;
riuscire a coinvolgere l'individuo, a renderlo protagonista attivo e partecipe
favorirà dunque il suo processo di apprendimento;
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formazione lavorativa, etc); anche il luogo (qui inteso non soltanto in senso
"fisico", ma come "punto di ritrovo") deve essere adeguatamente conforme
alle necessità dell'individuo stesso;
Quindi, diversi sono gli aspetti di cui bisogna tener conto per poter rispondere al processo
di apprendimento di un individuo: QUANTI PIÙ DI QUESTI ASPETTI SI RIUSCIRANNO A "METTERE IN
CAMPO" IN MODO POSITIVO E PROPOSITIVO, ARRICCHENTE E STIMOLANTE, TANTO PIÙ
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principalmente sul rapporto cognizione-comportamento (teorie cognitive e
comportamentali) e sul rapporto contesto-comportamento (teorie ambientali).
Uno dei modelli maggiormente utilizzato nell’ambito della educazione e della promozione
della salute, è il MODELLO DEGLI STADI DEL CAMBIAMENTO (transteorico) di
DiClemente e Prockaska, che suggerisce come un individuo passi attraverso un
crescente grado di disponibilità verso il cambiamento prima di intraprendere il
cambiamento stesso
Il modello “Stadi del cambiamento” riflette sia l’aspetto temporale che quello
motivazionale del cambiamento Il cambiamento non è un fenomeno del tipo "tutto o
niente“ ma un processo graduale che attraversa specifici stadi, seguendo un percorso
ciclico e progressivo (soggettivo e oggettivo)
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atteso, che viene adottato e agito con modalità temporanee, e, perciò, non assunto
a lungo termine;
Preparazione
Contemplazione ci si prepara a cambiare
si pensa di cambiare
Processi di
cambiamento Azione
Precontemplazione si cambia
non si pensa di cambiare
Bilancia
decisionale
Mantenimento
Si mantiene il cambiamento
autoefficacia Ricaduta
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Preparazione
ci si prepara a cambiare
Contemplazione sono contento di giocare
si pensa di cambiare alla play station sul letto
e non ho alcuna
i di intenzione di smettere
o cess ento
Pr biam Azione
cam si cambia
Precontemplazione
non si pensa di cambiare forse sto mettendo su troppa
ncia ciccia:
Bila sionale dovrei smettere di stare fermo
i
dec Mantenimento
Si mantiene il cambiamento
cia
oe ffica Ricaduta giocherò non più di 30’ al
au t
giorno alla play station e farò
Modello degli stadi del cambiamento (Di Clemente Prochaska) un po’ di movimento
Per i soggetti nello stadio di PRECONTEMPLAZIONE che non hanno ancora preso in
considerazione l’ipotesi di modificare il proprio comportamento; non sono consapevoli dei
rischi (e dei benefici) il messaggio di salute dovrebbe:
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Fornire soluzioni ai possibili problemi e ostacoli che si dovranno affrontare
nella modifica di un comportamento
Per i soggetti nello stadio dell’AZIONE che stanno agendo per modificare il proprio
comportamento, il messaggio di salute dovrebbe:
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• il 13,5% adotta il cambiamento abbastanza rapidamente, i “disponibili al
cambiamento”;
E’ dimostrato che una parte di persona cambia da sé con semplicissimi stimoli, alcuni non
cambieranno mai, molti cambieranno il loro comportamento in relazione all’efficacia dei
nostri interventi
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PROGRAMMAZIONE DI UN INTERVENTO DI EDUCAZIONE SANITARIA
• che la popolazione abbia individuato un problema per cui cerca una risposta
(inquinamento nel quartiere o situazioni che minaccino un inquinamento nel
quartiere);
In questa ultima evenienza (per le prime due tipologie, infatti, si tratterà fondamentalmente
di interventi di informazione, da cui prendere spunto, eventualmente, per interventi
educativi), nella elaborazione della metodologia più adeguata vanno considerati alcuni
elementi, quali:
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7) poiché l’intervento ha come scopo quello di raggiungere gli obiettivi di
salute (cambiando o rafforzando il comportamento), esso deve seguire il
metodo della programmazione; dalla individuazione dei bisogni all’azione;
Il metodo elettivo dell’educazione sanitaria è, quindi, progettuale (si sviluppa per risolvere
un problema) e partecipativo (si realizza con la collaborazione dei soggetti che in esso
sono coinvolti).
La metodologia generale degli interventi di educazione alla salute, prevede una sequenza
di fasi che si susseguono, anzi sono fortemente interdipendenti tra loro.
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Programmazione di un intervento
di Educazione alla Salute
Individuazione dei bisogni e
definizione della situazione di
partenza
Definizione degli obiettivi
Individuazione delle risorse,
vincoli, metodi, tempi e strumenti
per attuare il progetto
Preparazione e attuazione del
programma (definizione delle azioni)
La valutazione
È anche importante ottenere dati sui servizi socio-culturali presenti sul territorio, quei
luoghi di aggregazione e di socializzazione della popolazione (circoli,scuole, associazioni
religiose, sportive, culturali, ambientalistiche, politiche,…) ed eventuali soggetti di
riferimento (leader) nei quali e con i quali poter avere una prima valutazione dei dati
raccolti e dei problemi individuati; la individuazione dei gruppi su e con cui operare; la
instaurazione di un rapporto di collaborazione.
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Andrebbero anche individuati:
Una volta individuato il gruppo su e con cui operare inizia il lavoro comune tra gli
educatori ed i soggetti. Gli educatori espongono le proprie informazioni, i propri dati
oggettivi sul/sui problemi individuati: I soggetti esprimono e descrivono cosa ne pensano
in merito al /ai problemi, quali sono le loro informazioni, le loro esperienze, i loro
atteggiamenti (dati soggettivi). In questo processo i membri del gruppo accrescono la
loro competenza e la loro capacità critica nei confronti dei problemi di salute e dei fattori
individuali ed ambientali che li influenzano
Per questo scopo ci si può servire di strumenti diversi: colloqui, osservazione, inchieste,
questionari, lavori di gruppo..
3. Definizione degli obiettivi . Dal confronto e dall’analisi dei dati oggettivi e soggettivi si
individuano e definiscono “le cose che è necessario fare” e si stabilisce una graduatoria “di
cosa fare”.
Vengono, quindi, individuati gli obiettivi educativi (a breve, medio, lungo termine) generali
e specifici prioritari che si vogliono raggiungere:
Obiettivi generali
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Aumentare la coscienza individuale della salute (Percezione della propria
salute)
Obiettivi educativi
• Realistici
• Verificabili
Vanno, quindi, stabiliti i metodi e gli strumenti da utilizzare sia in base alle risorse di cui
dispone, sia in base al gruppo target. In genere, vi è una associazione di diversi messaggi
e mezzi, perché essi possano rinforzarsi e completarsi, promuovendo la partecipazione
delle istituzioni e dei servizi esistenti.
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Quale metodo
Infanzia
Adolescenza
Adulti
Anziani
Le metodologie attive.....
Quali metodi..............................?
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Cioè.....metodi della LIFE SKILLS EDUCATION, strategia educativa che mette il soggetto
in grado di tradurre conoscenze, atteggiamenti e valori in vere e proprie abilità
“Le Life Skills sono abilità che consentono di trattare efficacemente le richieste e le sfide
della vita quotidiana, sono dunque abilità di vita fondamentali in ogni processo di
adattamento umano” (OMS).
Sono abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di
operare con competenza sia sul piano individuale che sociale
“Decision
making” Pensiero sfera
creativo cognitiva
“Problem
solving” Senso critico
Gestione sfera
dell’emotività dell’
dell’affettività
affettività
Gestione dello
stress 79
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6. Capacità di relazioni interpersonali: Capacità di mettersi in relazione e interagire
con gli altri in maniera positiva
Sono, quindi, la premessa per il conseguimento di importanti obiettivi, sia su quello dei
processi educativi e di apprendimento, sia sul versante della prevenzione e della
promozione della salute,
Una prima, importante ricaduta di tale fase può essere costituita dalla diffusione e dalla
“socializzazione” delle informazioni raccolte, e dal loro uso per stimolare il confronto e il
dibattito nella comunità interessata.
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Nella fase operativa è possibile ipotizzare anche un ricorso più o meno ampio a sussidi
audiovisivi o comunicativi di massa, pur con le cautele opportune, per realizzare finalità di
aiuto all’apprendimento delle tematiche necessarie ad adottare e mantenere pratiche e stili
di vita orientati alla salute.
Tale fase può includere anche iniziative di promozione di cambiamenti nell’ambiente che
facilitino l’instaurarsi di condizioni sane e comportamenti salutari.
NELLA FASE FINALE, quella di VALUTAZIONE, viene effettuata una verifica: se il programma
proposto è stato realizzato e se è risultato incisivo sia sotto il profilo educativo-
comportamentale (confronto dei livelli di coscienza, degli atteggiamenti e dei
comportamenti individuali e collettivi prima e dopo l’intervento educativo), che quello
economico (rapporto costi-benefici della iniziativa).
che l’operatore stabilisca quali sono i risultati che egli si attende (cosa
valutare);
Inoltre, come, già riportato, la valutazione consta di due momenti, altrettanto importanti; la
valutazione di processo (efficienza) e la valutazione dei risultati (efficacia).
Ovviamente, gli obiettivi di salute (’incidenza di una malattia, esposizione al rischio…) .che
sono il fine ultimo di in intervento educativo, solo raramente potranno essere valutati a
breve termine, a causa dell’intervallo temporale che intercorre tra l’adozione di un
comportamento positivo e la riduzione del rischio. Gli obiettivi che più facilmente sono
valutabili, quindi, sono gli obiettivi educativi: acquisizione di conoscenze e di atteggiamenti
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GLI OPERATORI DELL’EDUCAZIONE SANITARIA
Oltre a ciò sarà utile, per chi si occupa di educazione alla salute, possedere gli elementi
fondamentali della tecnica e della psicologia della comunicazione di massa, della
organizzazione e legislazione sanitaria; che vanno conosciute per essere in grado di
studiarne correttivi e verificare le critiche o i desideri degli utenti.
In tale profilo professionale di un educatore sanitario assumono un rilievo preminente le
capacità analitiche e la creatività programmatoria, ossia la capacità di rivedere e
aggiornare continuamente le proprie basi culturali come premessa per la formazione
permanente, senza mai restringere i propri interessi “multidisciplinari”; e la conseguente
capacità di lavorare su obiettivi multipli e di operare continue sintesi.
L’educazione alla salute non va intesa come un mezzo di persuasione sociale, per
stimolare la partecipazione o meglio l’accettazione da parte dei cittadini del sistema
sanitario, ma piuttosto un intervento tecnico ben definito, con propri contenuti e propria
metodologia, aderente al metodo scientifico, costruito sulla base di studi, ricerche ed
osservazioni qualificate e attendibili, e programmato in riferimento a criteri ed esigenze
ben puntualizzate.
In relazione alla sua finalizzazione di salute, e al suo contenuto tecnico, l’educazione alla
salute si configura, dunque, non solo come azione di base per orientare le attività
epidemiologiche e preventive - intervenendo a facilitare l’attuazione e la valutazione - ma
anche come azione di prevenzione primaria essa stessa.
È quindi nell’interesse delle collettività nazionali stesse che l’educazione alla salute si
sviluppi e si generalizzi: dalla sua diffusione si può valutare la qualità delle politiche
sanitarie di un Paese, di cui il livello delle azioni di educazione alla salute è un indicatore
sensibilissimo.
E’ stato scritto “La più grande ricchezza di un Paese è la sua popolazione. Essa può
essere una grande forza se tutto è predisposto per mantenerla in salute, per permetterle di
istruirsi, di lavorare, di sviluppare al massimo le sue capacità. Ma può essere una grande
debolezza se, per qualsiasi ragione, l’uomo non riesce a trovare nel suo ambiente i mezzi
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per realizzarsi pienamente sul piano fisico, psicologico e sociale”.
Per poter essere veramente efficace e raggiungere gli obiettivi previsti, l’educazione
sanitaria deve coinvolgere tutta la comunità, visto che non solo la responsabilità
individuale non può dimenticare quella collettiva, ma anche perché le possibili scelte
individuali sono in gran parte determinate dalla società in cui si vive, oltre che da
conoscenze e attitudini personali. Quindi, già gli interventi dello Stato a livello legislativo,
amministrativo e normativo possono creare un ambiente favorevole al mutamento delle
abitudini nocive per la salute. Tuttavia, a determinarne o meno il successo per buona parte
della popolazione, saranno l’azione congiunta dei vari fattori e la collaborazione tra le
diverse figure, sia inserite professionalmente nel Sistema Sanitario Nazionale, che
coinvolte indirettamente.
Pur riconoscendo il ruolo fondamentale degli operatori sanitari (medici, infermieri, ecc..)
nel diffondere l’importanza della salute, gli educatori sanitari non devono necessariamente
far parte di un’autonoma categoria istituzionalizzata, ma possono potenzialmente
diventarlo anche semplicemente informando o partecipando ad un progetto che in
definitiva è di interesse comune. Possono così offrire ad esempio il loro necessario
contributo anche operatori sociali, personale impegnato nei servizi, scienziati, ricercatori,
associazioni di volontariato, persone che hanno influenza sulla società (politici, religiosi,
sindacalisti, giovani leader) e, non certo ultimi in quanto ad importanza, istituzioni culturali,
quali i canali d’informazione di massa e la scuola.
Tutte queste figure e altre ancora che fanno parte in qualche modo del complesso
processo educativo si possono distinguere in una sorta di categorie: coloro che
genericamente hanno compiti educativi (compresi i genitori), il personale competente
riconosciuto a livello istituzionale (insegnanti e operatori sanitari) e quello specializzato in
educazione sanitaria con ruoli di organizzazione del servizio, formazione del personale,
assistenza tecnica e ricerca. Infine, alcune attività rimangono di competenza del Ministero
della Sanità (oggi della Salute), ad esempio le campagne nazionali, condotte
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principalmente con lo scopo di sensibilizzare la popolazione, anche tramite i mezzi di
comunicazione di massa.
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3. l’organizzazione sanitaria in toto, nel senso che l’educazione alla salute può e
deve essere uno strumento di sollecitazione di servizi adeguati ai bisogni effettivi di
tutela e promozione della salute della popolazione;
Ciò esplicita quindi la necessità che, attraverso un’opera fattiva di educazione alla salute,
si creino nelle collettività e di conseguenza - ma anche direttamente - negli amministratori
-, atteggiamenti favorevoli all’uso di mezzi “politici” (legislazione, produzione e politiche dei
prezzi ecc.) che a loro volta influenzano il comportamento della popolazione.
Ciò non toglie che l’intervento nella sua globalità e complessità rimane compito e
responsabilità del Servizio Sanitario Nazionale, non coinvolto nell’azione nella scuola in
prima persona, ma attraverso i suoi “centri motori”, secondo lo schema di modello
“cooperativo” nell’educazione alla salute. In tale modello, operatori specializzati gestiscono
l’intervento di educazione alla salute senza esserne sempre o dovunque gli effettori diretti,
ma preferendo coinvolgere le maggiori potenzialità d’intervento caratteristiche e specifiche
di altri ambiti, di altre figure sociali.
L’educazione alla salute, più che servire ad “adattare” i cittadini al servizio sanitario, serve
a fornire agli operatori del servizio elementi utili per rendere i loro interventi quanto più
aderenti possibile alle esigenze dei cittadini; più che orientare la domanda sull’offerta
disponibile serve a riorientare l’offerta sul bisogno - espresso o non espresso - esistente.
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