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EDUCAZIONE SANITARIA E APPRENDIMENTO

Si fa Educazione ogni qualvolta si produce un cambiamento nelle conoscenze, negli


atteggiamenti, nelle conoscenze, nelle abilità, nel comportamento, nelle abitudini, nei
valori di un individuo esponendolo a stimoli educativi, cioè comunicando con lui.

Più specificatamente si parla di Educazione Sanitaria quando il cambiamento in gioco


riguarda quelle conoscenze, atteggiamenti, abitudini, valori…che contribuiscono ad
esporre (o a proteggere) ad un danno alla salute.

A seconda di ciò che si desidera cambiare si parlerà, come già riportato, di finalità ed
obiettivi diversi, ed in particolare:

- Obiettivi cognitivi (area del sapere): quando lo scopo è quello di


migliorare il patrimonio di conoscenze e di informazioni posseduto dalla
persona.

- Obiettivi affettivi (area del saper essere): quando ciò che si intende
mutare sono gli atteggiamenti o i valori di un soggetto, i significati emotivi che
attribuisce a certe abitudini o alcune sue capacità relazionali.

- Obiettivi di comportamento (area del saper fare) : quando il mutamento


che si intende produrre nella persona riguarda le sue abilità, il suo
comportamento, le sua abitudini.

In genere, in ogni intervento di educazione sanitaria sono compresi tutti e tre i campi.

È importante precisare che nella realtà non sempre si raggiungono gli obiettivi seguendo
l’ordine logico secondo cui vengono formulati; per di più l’aver raggiunto una tappa non
comporta necessariamente conquistarne un’altra, come dimostra l’esempio di fumatori che
conoscono i rischi del fumo, ma non decidono comunque di smettere.

E' necessario, quindi, sviluppare le capacità dell’individuo a prendere in piena coscienza di


causa le decisioni che concernono la sua salute, aiutandolo ad integrarsi armoniosamente
nella vita societaria attiva .E' il tema della partecipazione.

Se l’educazione sanitaria è cambiamento, questo cambiamento è allora conseguenza di


un processo di apprendimento. L’apprendimento è, infatti, quel processo capace di
produrre nelle persone che lo sperimentano UN CAMBIAMENTO, che può essere di tipo
COGNITIVO e di tipo COMPORTAMENTALE (quando si parla di comportamento si intende non
solo un’azione concreta, ma anche un’idea, un giudizio, un sentimento, prima sconosciuti),
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coinvolgendo la persona globalmente, sia a livello emotivo, sia a livello cognitivo, perché il
pensare e il sentire non possono mai essere considerati disgiuntamente.

L’ Educazione alla salute comprende le opportunità di apprendimento costruite


consapevolmente che coinvolgono alcune forme di comunicazione, ideate

 per conoscere meglio la salute,

 per migliorare le conoscenze,

 per sviluppare quelle capacità di vita che contribuiscono alla salute del
singolo e della comunità.

non limitandosi a comunicare le informazioni (concernenti le condizioni socioeconomiche e


ambientali implicite che incidono sulla salute, altre informazioni riguardanti i fattori
individuali di rischio e i comportamenti a rischio, oppure l'uso del sistema di assistenza
sanitaria), ma favorendo anche la motivazione, le capacità e la fiducia (auto-efficacia),
ossia quelle condizioni necessarie per agire nell'ottica di migliorare la salute

L’Educare alla salute si basa quindi su una TEORIA DEL COMPORTAMENTO che
evidenzi gli elementi significativi che orientano le scelte delle persone e dei gruppi e le
relazioni tra questi (“perché le persone si COMPORTANO in un certo modo?”) e su una
TEORIA DELL’APPRENDIMENTO che spieghi in che modo è possibile facilitare un
cambiamento consapevole e stabile dei comportamenti e stili di vita1 delle persone
riguardanti la salute (“in che modo è possibile agire per facilitare il cambiamento?”)

Tutti gli autori (psicologia dello sviluppo, psicologia educativa, psicologia sociale,
sociologia dell'educazione) che si sono occupati delle modalità attraverso cui si “apprende”
sembrano ormai concordare sul fatto che non è più ipotizzabile un modello unico di
riferimento in grado di soddisfare i numerosi e poliedrici aspetti, bensì occorre
necessariamente ricorrere ad un modello polifunzionale capace di integrare, mediare,
collegare tra loro i singoli processi.

Oggigiorno, dunque, l'apprendimento non è più riconducibile ad un unico modello, perché


non tutto viene appreso allo stesso modo o nelle stesse condizioni; occorre tenere in
considerazione fattori di contenuto, di situazione, di discorso, di cultura, di relazione.

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L’OMS definisce gli stili di vita “ modo di vita basato sull’interazione fra le CONDIZIONI DI VITA … e i
MODELLI COMPORTAMENTALI dell’individuo, così come essi sono determinati da fattori socio culturali e
caratteristiche personali … La gamma di modelli comportamentali di cui dispongono gli individui può essere limitata o
allargata da fattori sociali e ambientali …”

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Le varie discipline sono partite dal considerare per prima cosa l'individuo e le sue
caratteristiche, dapprima comportamentali, successivamente cognitive, quindi
nell'integrazione tra queste.

Poi l’individuo è stato "collocato" all'interno di una relazione sociale, dove oggetto
dell'apprendere non era più l'individuo con le sue capacità, ma la relazione stessa tra lui
ed un suo simile.

Infine, il soggetto, con le sue relazioni, come facenti parte di un sistema sociale, dove
acquistano rilevanza particolare gli artefatti culturali (propri della società di appartenenza)
e gli stili comunicativi.

Queste diverse "scuole di pensiero" per lungo tempo sono state quasi in antitesi tra loro,
dando maggiore importanza ora all'individuo ora all'ambiente, e solo da qualche decennio
sono riuscite a collegarsi tra di loro, creando una sintesi che tenga conto, e dia la giusta
importanza e rilevanza, di ogni componente: l'individuo, la relazione sociale, l'ambiente.

Da questa sintesi, le caratteristiche principali dell'apprendimento sono:

- la motivazione: quanto più un individuo è interessato ad apprendere (una


conoscenza, un comportamento, una abilità, ..), tanto più questa nuova
modalità sarà acquisita in tempi brevi e correttamente;

- il senso di appartenenza: relazioni sociali significative (che includano


quindi aspetti affettivi, cognitivi, valoriali,….) creeranno indubbiamente un
"contesto" stimolante per l'individuo all'interno del quale il processo di
apprendimento risulterà facilitato;

- la partecipazione: essere parte attiva, avere modo di sperimentarsi nelle


proprie capacità e potenzialità, indurrà l'individuo a cimentarsi con nuove
sfide;

- la relazione docente-discente: qui intesa come relazione tra "chi sa" e "chi
sa di meno", è sicuramente uno degli elementi centrali, in quanto il
"passaggio" del sapere è una delle fonti principali di nuove acquisizioni;
riuscire a coinvolgere l'individuo, a renderlo protagonista attivo e partecipe
favorirà dunque il suo processo di apprendimento;

- i tempi e i luoghi: occorre qui immaginare il processo di apprendimento


come continuo nel tempo, e non limitato ad un solo periodo (o più periodi
discontinui) della vita dell'individuo (ad es. il periodo scolastico, il periodo di

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formazione lavorativa, etc); anche il luogo (qui inteso non soltanto in senso
"fisico", ma come "punto di ritrovo") deve essere adeguatamente conforme
alle necessità dell'individuo stesso;

- l'ambiente: inteso come l'insieme degli artefatti culturali, degli stili


comunicativi, del linguaggio, del contesto sociale (con i suoi "credo" morali,
etici, politici, ... ); un ambiente "ricco", stimolante, costruttivo, favorirà i
processi di apprendimento e indurrà nell'individuo il desiderio di "andare
oltre".

Quindi, diversi sono gli aspetti di cui bisogna tener conto per poter rispondere al processo
di apprendimento di un individuo: QUANTI PIÙ DI QUESTI ASPETTI SI RIUSCIRANNO A "METTERE IN
CAMPO" IN MODO POSITIVO E PROPOSITIVO, ARRICCHENTE E STIMOLANTE, TANTO PIÙ

L'APPRENDIMENTO DELL'INDIVIDUO RISULTERÀ ESSERE FAVORITO E SOLLECITATO.

Il successo di un intervento di educazione della salute, quindi, è garantito se vi è un


equilibrio dinamico tra una molteplicità di interventi contestuali con approcci di tipo
individuale, gruppale, organizzativo ed ambientale.

Superando le singole teorizzazioni, i programmi di intervento dovrebbero, pertanto,


includere strategie per quanto possibile multiple in modo da integrare obiettivi di
cambiamento del comportamento, delle cognizioni sottostanti e del contesto in cui si
realizzano: PROMOZIONE DELLA SALUTE

MODELLI TEORICI PER L’EDUCAZIONE ALLA SALUTE

Le teorie che tentano di spiegare il cambiamento del comportamento si focalizzano

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principalmente sul rapporto cognizione-comportamento (teorie cognitive e
comportamentali) e sul rapporto contesto-comportamento (teorie ambientali).

Le TEORIE COGNITIVE si basano sull'assunzione che il comportamento sia volitivo e


volontario, determinato da una azione diretta del pensiero. Ogni cambiamento rispetto ad
un comportamento stabilito come "norma" viene analizzato. in relazione alla adeguatezza
della cognizione sottostante e a quanto la cognizione stessa venga adattata alla nuova
esperienza (Le teorie cognitive principalmente sono state utilizzate per investigare i ruoli
della motivazione, delle paure e delle percezioni errate)

Le TEORIE AMBIENTALI, si basano sulla premessa che sia l’ambiente ad influenzare le


scelte comportamentali, anche se riconoscono che le reazioni di una persona ad un
determinato ambiente vengono mediate dagli atteggiamenti personali.

Le TEORIE COMPORTAMENTALI si basano sulla ipotesi di interazione tra


comportamento e cognizione, cosicché differenti tipi di cognizione operano a livelli
differenti

Uno dei modelli maggiormente utilizzato nell’ambito della educazione e della promozione
della salute, è il MODELLO DEGLI STADI DEL CAMBIAMENTO (transteorico) di
DiClemente e Prockaska, che suggerisce come un individuo passi attraverso un
crescente grado di disponibilità verso il cambiamento prima di intraprendere il
cambiamento stesso

Il modello “Stadi del cambiamento” riflette sia l’aspetto temporale che quello
motivazionale del cambiamento Il cambiamento non è un fenomeno del tipo "tutto o
niente“ ma un processo graduale che attraversa specifici stadi, seguendo un percorso
ciclico e progressivo (soggettivo e oggettivo)

La sequenza temporale di queste 5 fasi è così definita:

1) stadio della precontemplazione: l’individuo non contempla in alcun modo


la possibilità di agire il comportamento atteso;

2) stadio della contemplazione: l’individuo conosce il comportamento atteso,


contempla la possibilità di agirlo, ma non mette in moto alcuna strategia per poterlo
provare e/o praticare;

3) stadio della sperimentazione temporanea: l’individuo esce dalla fase della


contemplazione, perché mette in atto strategie per sperimentare il comportamento

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atteso, che viene adottato e agito con modalità temporanee, e, perciò, non assunto
a lungo termine;

4) stadio della ricaduta: l’individuo “ricade” nella situazione di partenza


abbandonando il comportamento protettivo o assumendo di nuovo il
comportamento sconsigliato;

5) stadio dell’adozione definitiva del comportamento l’individuo arriva ad


assumere a lungo termine il comportamento protettivo o abbandona definitivamente
quello sconsigliato.

Modello degli stadi del cambiamento

Preparazione
Contemplazione ci si prepara a cambiare
si pensa di cambiare

Processi di
cambiamento Azione
Precontemplazione si cambia
non si pensa di cambiare
Bilancia
decisionale
Mantenimento
Si mantiene il cambiamento

autoefficacia Ricaduta

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Preparazione
ci si prepara a cambiare
Contemplazione sono contento di giocare
si pensa di cambiare alla play station sul letto
e non ho alcuna
i di intenzione di smettere
o cess ento
Pr biam Azione
cam si cambia
Precontemplazione
non si pensa di cambiare forse sto mettendo su troppa
ncia ciccia:
Bila sionale dovrei smettere di stare fermo
i
dec Mantenimento
Si mantiene il cambiamento
cia
oe ffica Ricaduta giocherò non più di 30’ al
au t
giorno alla play station e farò
Modello degli stadi del cambiamento (Di Clemente Prochaska) un po’ di movimento

oggi vado al parco


a giocare con gli amici

sedentarietà sono tre mesi che gioco


al parco e ho nuovi amici
attività fisica
??? !!! ???
Questo modello spiega e mette in sequenza le diverse fasi decisionali e comportamentali
attraverso le quali passa un individuo che deve assumere stabilmente un comportamento
atteso. Il passaggio da ciascuna fase alla successiva è possibile se intervengono
forze e processi esterni all’individuo che provocano la decisione interiore di
evolvere verso una fase successiva.

Per esempio, sappiamo che per il passaggio dalla precontemplazione alla


contemplazione, le campagne informative giocano un ruolo fondamentale, ma per far
avvenire la sperimentazione, sia temporanea che a lungo termine, del comportamento
atteso occorrono vere e proprie strategie educative (e non solo informative) e si rivela
fondamentale, inoltre, il rinforzo operato dai propri pari o l’osservazione di role-models per
il gruppo target dell’intervento.

Più nel particolare:

Per i soggetti nello stadio di PRECONTEMPLAZIONE che non hanno ancora preso in
considerazione l’ipotesi di modificare il proprio comportamento; non sono consapevoli dei
rischi (e dei benefici) il messaggio di salute dovrebbe:

 Informare sulle conseguenze di un comportamento a rischio;

 Evidenziare i benefici di un comportamento alternativo;

 Stimolare la riflessione sui costi/benefici di un comportamento

Per i soggetti nello stadio di CONTEMPLAZIONE che cominciano a prendere in


considerazione l’ipotesi di modificare il proprio comportamento; sono consapevoli dei
“pro e dei contro; (situazione di ambivalenza) il messaggio di salute dovrebbe:

 Incitare a sperimentare il nuovo comportamento o a tentare di abbandonare


il vecchio

 Dare rinforzo alle conseguenze positive derivanti dall’adozione di un nuovo


comportamento, minimizzando gli svantaggi

 Suggerire strategie per abbattere le barriere che ostacolano il cambiamento

Per i soggetti nello stadio di SPERIMENTAZIONE che hanno deciso di modificare il


proprio comportamento nell’immediato futuro e pianificano le modalità di
cambiamento, il messaggio di salute dovrebbe:

 Incoraggiare all’azione consigliando strategie efficaci

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 Fornire soluzioni ai possibili problemi e ostacoli che si dovranno affrontare
nella modifica di un comportamento

 Enfatizzare i benefici a breve termine

 Aumentare il grado di autoefficacia per far fronte alle “fasi critiche”*

Per i soggetti nello stadio dell’AZIONE che stanno agendo per modificare il proprio
comportamento, il messaggio di salute dovrebbe:

 Sostenere le strategie in atto

 Aumentare il grado di auto efficacia

 Enfatizzare i sentimenti di stima verso sé stessi

 Esplicitare tutti benefici, anche quelli a lungo termine, derivanti dalla


modifica del comportamento

La propensione all'adozione di un nuovo comportamento si distribuisce all'interno di


una comunità seguendo le regole della curva gaussiana:

 • il 2,5% della popolazione sono coloro che adottano subito il nuovo


comportamento, gli “innovatori”;

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 • il 13,5% adotta il cambiamento abbastanza rapidamente, i “disponibili al
cambiamento”;

 • il 34% della popolazione è rappresentata dai “temporeggiatori”;


 • un altro 34% mostra scetticismo e riluttanza al cambiamento, i “riluttanti al
cambiamento”;

 • il 16% della popolazione è costituita dai “resistenti al cambiamento”.


Il grafico i dice che è irrealistico pensare che tutti possano cambiare comportamento,
come e’ anche irrealistico pensare che nulla possa cambiare.

E’ dimostrato che una parte di persona cambia da sé con semplicissimi stimoli, alcuni non
cambieranno mai, molti cambieranno il loro comportamento in relazione all’efficacia dei
nostri interventi

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PROGRAMMAZIONE DI UN INTERVENTO DI EDUCAZIONE SANITARIA

Nella pratica nell’’elaborazione di un progetto informativo/educativo ci si può trovare in tre


situazioni:

• che la popolazione abbia individuato un problema per cui cerca una risposta
(inquinamento nel quartiere o situazioni che minaccino un inquinamento nel
quartiere);

• che le condizioni contingenti lo impongano (comparsa di una nuova, grave


malattia, rischio chimico o fisico,….)

• che gli operatori socio-sanitari individuino un problema su cui decidono di


intervenire (problemi di alcolismo, elevata incidenza di tumori, diffusione
AIDS…);

In questa ultima evenienza (per le prime due tipologie, infatti, si tratterà fondamentalmente
di interventi di informazione, da cui prendere spunto, eventualmente, per interventi
educativi), nella elaborazione della metodologia più adeguata vanno considerati alcuni
elementi, quali:

1) l’intervento richiede la enunciazione di obiettivi di salute, sulla base dei


bisogni dei soggetti (l’intervento, come la salute, è centrato sul soggetto);

2) l’intervento ha come scopo di promuovere i comportamenti, deve


quindi essere formativo, cioè deve far acquisire capacità pratiche e
responsabilizzare il singolo e la comunità;

3) un intervento formativo richiede il coinvolgimento del soggetto;

4) l’intervento richiede la definizione degli interventi formativi, in termini di


consapevolezza (esistenza del problema e pertinenza dello stesso in
relazione ai propri bisogni di salute) e di competenza (ciò che deve essere
acquisito per raggiungere gli obiettivi di salute);

5) tale intervento richiede la specificazione dei traguardi da raggiungere


e dei contenuti che è necessario inserire per raggiungerli;

6) l’intervento è centrato sul soggetto; gli educatori svolgono un ruolo di


stimolo e di supporto, funzione che, pur essendo complementare, è
comunque indispensabile;

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7) poiché l’intervento ha come scopo quello di raggiungere gli obiettivi di
salute (cambiando o rafforzando il comportamento), esso deve seguire il
metodo della programmazione; dalla individuazione dei bisogni all’azione;

8) il metodo deve essere partecipativo; il soggetto deve quindi contribuire


alle varie fasi del processo.

Il metodo elettivo dell’educazione sanitaria è, quindi, progettuale (si sviluppa per risolvere
un problema) e partecipativo (si realizza con la collaborazione dei soggetti che in esso
sono coinvolti).

Ambiti in cui è necessaria una


competenza educativa

• Approccio educativo necessario (efficace)


nella prevenzione
• Approccio educativo necessario (efficace)
nella promozione
• Approccio educativo necessario (efficace)
nella cura di diverse malattie croniche
• Approccio educativo necessario (efficace)
per migliorare la qualità di vita

FASI E TEMPI DI INTERVENTO

La metodologia generale degli interventi di educazione alla salute, prevede una sequenza
di fasi che si susseguono, anzi sono fortemente interdipendenti tra loro.

Una indicazione schematica riguarda la distinzione in tre fasi: la prima CONOSCITIVA, la


seconda più propriamente OPERATIVA e la terza VALUTATIVA.

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Programmazione di un intervento
di Educazione alla Salute
 Individuazione dei bisogni e
definizione della situazione di
partenza
 Definizione degli obiettivi
 Individuazione delle risorse,
vincoli, metodi, tempi e strumenti
per attuare il progetto
 Preparazione e attuazione del
programma (definizione delle azioni)
 La valutazione

LA PRIMA FASE, CONOSCITIVA, è dedicata alla:

1. Individuazione dei bisogni e definizione della situazione di partenza in cui è


necessario acquisire conoscenze circa le caratteristiche demografiche (natalità, mortalità,
sesso, livello di istruzione e reddito, disoccupazione, immigrazione, criminalità,….) ed
epidemiologiche (mortalità e morbosità causa-specifica, mortalità infantile, ricoveri in
ospedale, visite nei consultori, patologie emergenti,…) della popolazione su cui si intende
intervenire, e le loro caratteristiche sociologiche.

Si avranno così dati sui gruppi di popolazione numericamente più rilevati ed un


orientamento generale sulle condizioni sociali e culturali (dinamiche, tensioni o problemi
dei gruppi ecc.), oltre che indicazioni generali sui rischi presenti nella zona, che in prima
approssimazione possono essere individuati come problemi da affrontare.

È anche importante ottenere dati sui servizi socio-culturali presenti sul territorio, quei
luoghi di aggregazione e di socializzazione della popolazione (circoli,scuole, associazioni
religiose, sportive, culturali, ambientalistiche, politiche,…) ed eventuali soggetti di
riferimento (leader) nei quali e con i quali poter avere una prima valutazione dei dati
raccolti e dei problemi individuati; la individuazione dei gruppi su e con cui operare; la
instaurazione di un rapporto di collaborazione.

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Andrebbero anche individuati:

a) i servizi che possono offrire consulenza e supporto: i servizi sociali e sanitari


locali; le strutture del privato sociale;

b) le competenze professionali esistenti sul territorio e che l’intervento educativo


potrà utilizzare per la sua messa in atto, per il controllo della sua realizzazione,
per la sua valutazione;

c) i mezzi di informazione esistenti localmente: TV, radio, giornali,….

2. Identificazione dei destinatari. I destinatari di un intervento di Educazione Sanitaria


devono essere identificati con precisione in base alle informazioni demografiche,
epidemiologiche e socio-culturali: essi potranno essere costituiti da:

a) gruppi con problemi comuni: tossici, malati AIDS, alcolisti, prostitute,


omosessuali…..

b) gruppi di soggetti con rischi o problemi comuni: donne, adolescenti,


anziani,…..che, quindi, si può ritenere presentino in rapporto alla salute
bisogni comuni.

c) i destinatari dell’intervento possono essere diversi dalla popolazione a


rischio (es. i genitori di bambini a rischio di incidenti domestici).

Una volta individuato il gruppo su e con cui operare inizia il lavoro comune tra gli
educatori ed i soggetti. Gli educatori espongono le proprie informazioni, i propri dati
oggettivi sul/sui problemi individuati: I soggetti esprimono e descrivono cosa ne pensano
in merito al /ai problemi, quali sono le loro informazioni, le loro esperienze, i loro
atteggiamenti (dati soggettivi). In questo processo i membri del gruppo accrescono la
loro competenza e la loro capacità critica nei confronti dei problemi di salute e dei fattori
individuali ed ambientali che li influenzano

Per questo scopo ci si può servire di strumenti diversi: colloqui, osservazione, inchieste,
questionari, lavori di gruppo..

3. Definizione degli obiettivi . Dal confronto e dall’analisi dei dati oggettivi e soggettivi si
individuano e definiscono “le cose che è necessario fare” e si stabilisce una graduatoria “di
cosa fare”.

Vengono, quindi, individuati gli obiettivi educativi (a breve, medio, lungo termine) generali
e specifici prioritari che si vogliono raggiungere:

 Obiettivi generali
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 Aumentare la coscienza individuale della salute (Percezione della propria
salute)

 Migliorare la consapevolezza dell’utente

 Favorire il cambiamento di abitudini

 Aiutare l’utente a prendere decisioni

 Aiutare l’utente a cambiare comportamento

 Promuovere il cambiamento sociale

 Obiettivi educativi

 Insieme di abilità, atteggiamenti, conoscenze che attraverso


l’apprendimento inducono mutamenti specifici

Perché è importante definire gli obiettivi?

Per pianificare coerentemente le varie fasi del processo educativo

Per essere in grado di stabilire se (o in che misura) sono stati raggiunti

Per poter fare valutazioni di costo/ beneficio, ricerche, confronti

Gli obiettivi devono essere:

• Congruenti con la finalità educativa

• Realistici

• Centrati su un singolo risultato finale dell’intervento

• Verificabili

4. Selezione di contenuti, metodi e sussidi. Si devono definire ed individuare le risorse


necessarie, sia umane (operatori sanitari, esperti), che materiali (aule, computer, proiettori,
etc.).

Vanno, quindi, stabiliti i metodi e gli strumenti da utilizzare sia in base alle risorse di cui
dispone, sia in base al gruppo target. In genere, vi è una associazione di diversi messaggi
e mezzi, perché essi possano rinforzarsi e completarsi, promuovendo la partecipazione
delle istituzioni e dei servizi esistenti.

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Quale metodo

per quale target?

Infanzia

Adolescenza

Adulti

Anziani

Le metodologie attive.....

Centralità e partecipazione attiva del discente

L’attenzione è centrata sui bisogni e interessi del discente

Coinvolgimento attivo nella costruzione dell’azione educativa

Quali metodi..............................?

Modelli didattici attivi e partecipativi, che utilizzano metodi come:

• lavoro in piccoli gruppi o a coppie


• brainstorming
• role playing
• giochi
• dibattiti
• peer education

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Cioè.....metodi della LIFE SKILLS EDUCATION, strategia educativa che mette il soggetto
in grado di tradurre conoscenze, atteggiamenti e valori in vere e proprie abilità

“Le Life Skills sono abilità che consentono di trattare efficacemente le richieste e le sfide
della vita quotidiana, sono dunque abilità di vita fondamentali in ogni processo di
adattamento umano” (OMS).

Sono abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di
operare con competenza sia sul piano individuale che sociale

Educare alle competenze psico-sociali


(life skills)
Autoconsape- Comunicazione
Efficace sfera
volezza
relazionale
Empatia Relazioni
interpersonali

“Decision
making” Pensiero sfera
creativo cognitiva
“Problem
solving” Senso critico

Gestione sfera
dell’emotività dell’
dell’affettività
affettività
Gestione dello
stress 79

Le Life Skills sono:

1. Problem solving: Capacità di affrontare e risolvere in modo costruttivo i problemi


quotidiani

2. Pensiero creativo : Capacità di esplorare le alternative possibili e originali, di


rispondere in maniera adattiva e flessibile alle situazioni della vita quotidiana.

3. Decision Making: Capacità di prendere decisioni per affrontare in modo costruttivo


le difficoltà.

4. Pensiero critico : Capacità di analizzare le informazioni e le esperienze in maniera


obiettiva.

5. Comunicazione efficace: Capacità di sapersi esprimere sia verbalmente che non,


in maniera appropriata rispetto alla cultura a alle situazioni.

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6. Capacità di relazioni interpersonali: Capacità di mettersi in relazione e interagire
con gli altri in maniera positiva

7. Empatia: Capacità di riconoscere, discriminare e condividere le emozioni degli altri.

8. Autoconsapevolezza: Capacità di conoscere se stessi, il proprio carattere, le


forze e debolezze, desideri e insofferenze

9. Gestione delle emozioni : Capacità di riconoscimento delle emozioni in noi stessi


e negli altri; consapevolezza di quanto le emozioni influenzino i comportamento e la
capacità di rispondere in maniera appropriata

10. Gestione dello stress: capacità di riconoscere e controllare le fonti di tensione


nella vita quotidiana, sia tramite cambiamenti nell’ambiente o nello stile di vita, sia
mediante la capacità di rilassarsi

Queste abilita’ mettono la persona in grado di fronteggiare in modo efficace le richieste e


le sfide della vita quotidiana, mantenendo un livello di benessere elevato, e sviluppando
attitudini positive e adattative nell’interazione con gli altri.

Sono, quindi, la premessa per il conseguimento di importanti obiettivi, sia su quello dei
processi educativi e di apprendimento, sia sul versante della prevenzione e della
promozione della salute,

Una prima, importante ricaduta di tale fase può essere costituita dalla diffusione e dalla
“socializzazione” delle informazioni raccolte, e dal loro uso per stimolare il confronto e il
dibattito nella comunità interessata.

Partecipare alla sintesi necessaria per organizzare le informazioni è una ulteriore


occasione per maturare i problemi e per verificare i livelli conoscitivi.

LA SECONDA FASE, QUELLA OPERATIVA, si articola in momenti successivi:

♦ un primo momento più direttamente di informazione sanitaria, intesa come


trasmissione e diffusione di conoscenze circa natura, origine, dinamica ed effetti dei
fattori e dei determinanti negativi per la salute; e, contestualmente, circa le
possibilità - come mezzi “tecnici” o come stili di vita sani - di prevenzione o di lotta a
tali fattori o di promozione e sviluppo dei determinanti positivi di salute;

♦ un secondo momento dedicato a promuovere processi di elaborazione critica -


basati su cognizioni precise – che possano essere alla base di meditate opzioni,
individuali e collettive; per indurre negli individui e nei gruppi sufficienti motivazioni
all’adozione di vita più favorevoli alla salute.

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Nella fase operativa è possibile ipotizzare anche un ricorso più o meno ampio a sussidi
audiovisivi o comunicativi di massa, pur con le cautele opportune, per realizzare finalità di
aiuto all’apprendimento delle tematiche necessarie ad adottare e mantenere pratiche e stili
di vita orientati alla salute.

Tale fase può includere anche iniziative di promozione di cambiamenti nell’ambiente che
facilitino l’instaurarsi di condizioni sane e comportamenti salutari.

NELLA FASE FINALE, quella di VALUTAZIONE, viene effettuata una verifica: se il programma
proposto è stato realizzato e se è risultato incisivo sia sotto il profilo educativo-
comportamentale (confronto dei livelli di coscienza, degli atteggiamenti e dei
comportamenti individuali e collettivi prima e dopo l’intervento educativo), che quello
economico (rapporto costi-benefici della iniziativa).

Da tenere presente che in un intervento educativo progettuale e partecipativo la


valutazione non è un processo da attuare solo alla fine, ma grazie al continuo rapporto
con il gruppo, può essere attuata in ogni momento dell’intervento, per cui in qualsiasi
momento potranno essere rivisti gli obiettivi, i contenuti, gli strumenti. E’ quindi continua
e circolare. Ed è necessario che già al momento in cui l’operatore decide come attuerà il
suo piano educativo, deicida anche come valutare i risultati dell’intervento stesso.

Una efficace valutazione deve, quindi, prevedere, tre fasi:

 che l’operatore stabilisca quali sono i risultati che egli si attende (cosa
valutare);

 che l’operatore stabilisca i parametri sui quali condurrà la valutazione (in


che modo valutare);

 che l’operatore si chiarisca in che modo interpreterà i dati raccolti.

Inoltre, come, già riportato, la valutazione consta di due momenti, altrettanto importanti; la
valutazione di processo (efficienza) e la valutazione dei risultati (efficacia).

La valutazione di processo (efficienza) concerne i metodi utilizzati nel programma - sono


stati idonei, sono stati utilizzati nel modo più efficace possibile? - e le risorse – quantità e
qualità delle risorse utilizzate da un punto di vista finanziario.

La valutazione dei risultati (efficacia) riguarda gli obiettivi del programma:

 valutazione dell’aumento delle conoscenze, attraverso questionari o


interviste

 valutazione del cambiamento degli atteggiamenti, attraverso


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l’osservazione dei cambiamenti

 valutazione del cambiamento dei comportamenti, attraverso registrazioni


continue del comportamento dell’utente, interviste periodiche di controllo e
osservazione diretta sul campo.

Ovviamente, gli obiettivi di salute (’incidenza di una malattia, esposizione al rischio…) .che
sono il fine ultimo di in intervento educativo, solo raramente potranno essere valutati a
breve termine, a causa dell’intervallo temporale che intercorre tra l’adozione di un
comportamento positivo e la riduzione del rischio. Gli obiettivi che più facilmente sono
valutabili, quindi, sono gli obiettivi educativi: acquisizione di conoscenze e di atteggiamenti

Fasi della programmazione di un intervento di educazione sanitaria

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GLI OPERATORI DELL’EDUCAZIONE SANITARIA

Per poter programmare, condurre, valutare o anche semplicemente partecipare ad


un’attività organizzativa di educazione alla salute è necessario che un operatore sanitario
venga formato, seppur in maniera non specialistica, sui contenuti principali di tale
disciplina.

L’educazione alla salute, come disciplina di formazione dell’intelligenza e dell’attività critica


applicata al settore sanitario, opera uno sforzo di indagine, di socializzazione delle
conoscenze, di intervento sulle credenze, sugli atteggiamenti, sui valori; e richiede oltre
che - in primo luogo - una conoscenza della metodologia clinica tradizionale, della storia
naturale delle malattie e delle loro tendenze epidemiologiche di lungo periodo, ed una
padronanza del ragionamento clinico critico, anche delle solide acquisizioni nel campo
delle scienze umane, ed in particolare:

 della psicologia, che è grandemente utile nella comprensione del


comportamento e delle dinamiche individuali e dei gruppi, e conseguentemente
nella scelta delle strategie di intervento più efficaci;

 della sociologia, sia come capacità di riconoscere e valutare l’influenza dei


fattori sociali - non solo sull’eziopatogenesi delle malattie, ma anche sul grado di
richiesta e utilizzazione dei servizi sanitari - sia anche come abilità nel captare le
linee di forza essenziali della organizzazione sociale e sanitaria nella quale si
opera, e nel riconoscerne i collegamenti naturali e le componenti culturali ed
emotive, i canali di comunicazione originali, e nel cercare di utilizzarli per fini di
educazione alla salute;

 della pedagogia, che deve fornire le indispensabili basi di conoscenza


generale dei processi di apprendimento, delle metodologie e delle tecniche più
atte a stimolarli;

 dell’antropologia culturale, che serve a comprendere atteggiamenti profondi e


tradizioni culturali e sociali nei confronti della salute, della malattia, della
organizzazione sanitaria.

Oltre a ciò sarà utile, per chi si occupa di educazione alla salute, possedere gli elementi
fondamentali della tecnica e della psicologia della comunicazione di massa, della
organizzazione e legislazione sanitaria; che vanno conosciute per essere in grado di
studiarne correttivi e verificare le critiche o i desideri degli utenti.
In tale profilo professionale di un educatore sanitario assumono un rilievo preminente le
capacità analitiche e la creatività programmatoria, ossia la capacità di rivedere e
aggiornare continuamente le proprie basi culturali come premessa per la formazione
permanente, senza mai restringere i propri interessi “multidisciplinari”; e la conseguente
capacità di lavorare su obiettivi multipli e di operare continue sintesi.

Anche se è necessario che il momento educativo passi “orizzontalmente” attraverso ogni


azione di ciascuno dei diversi operatori del Sistema Sanitario Nazionale, ai differenti livelli
(assistenti sociali; vigilatrici d’infanzia, infermieri professionali, medici ecc.), o addirittura
nei contenuti proposti da ogni educatore generale ai vari gradi dell’istruzione obbligatoria,
è opportuno però richiedere ad operatori specializzati e qualificati nella disciplina della
educazione alla salute, dai contenuti così complessi, un impegno costante e mirato in
questa attività.

In conclusione l’educazione alla salute si configura come una disciplina autonoma,


particolare e complessa, che richiede personale specializzato e una volontà e una
sensibilità generale politica ferma e precisa.

L’educazione alla salute non va intesa come un mezzo di persuasione sociale, per
stimolare la partecipazione o meglio l’accettazione da parte dei cittadini del sistema
sanitario, ma piuttosto un intervento tecnico ben definito, con propri contenuti e propria
metodologia, aderente al metodo scientifico, costruito sulla base di studi, ricerche ed
osservazioni qualificate e attendibili, e programmato in riferimento a criteri ed esigenze
ben puntualizzate.

In relazione alla sua finalizzazione di salute, e al suo contenuto tecnico, l’educazione alla
salute si configura, dunque, non solo come azione di base per orientare le attività
epidemiologiche e preventive - intervenendo a facilitare l’attuazione e la valutazione - ma
anche come azione di prevenzione primaria essa stessa.

È quindi nell’interesse delle collettività nazionali stesse che l’educazione alla salute si
sviluppi e si generalizzi: dalla sua diffusione si può valutare la qualità delle politiche
sanitarie di un Paese, di cui il livello delle azioni di educazione alla salute è un indicatore
sensibilissimo.

E’ stato scritto “La più grande ricchezza di un Paese è la sua popolazione. Essa può
essere una grande forza se tutto è predisposto per mantenerla in salute, per permetterle di
istruirsi, di lavorare, di sviluppare al massimo le sue capacità. Ma può essere una grande
debolezza se, per qualsiasi ragione, l’uomo non riesce a trovare nel suo ambiente i mezzi

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per realizzarsi pienamente sul piano fisico, psicologico e sociale”.

È compito precipuo dell’educazione alla salute lavorare perché al dispiegamento completo


ditali potenzialità fisiche, psicologiche, sociali, di salute vengano frapposti ostacoli sempre
minori

I RESPONSABILI DELL’EDUCAZIONE SANITARIA

Per poter essere veramente efficace e raggiungere gli obiettivi previsti, l’educazione
sanitaria deve coinvolgere tutta la comunità, visto che non solo la responsabilità
individuale non può dimenticare quella collettiva, ma anche perché le possibili scelte
individuali sono in gran parte determinate dalla società in cui si vive, oltre che da
conoscenze e attitudini personali. Quindi, già gli interventi dello Stato a livello legislativo,
amministrativo e normativo possono creare un ambiente favorevole al mutamento delle
abitudini nocive per la salute. Tuttavia, a determinarne o meno il successo per buona parte
della popolazione, saranno l’azione congiunta dei vari fattori e la collaborazione tra le
diverse figure, sia inserite professionalmente nel Sistema Sanitario Nazionale, che
coinvolte indirettamente.

Pur riconoscendo il ruolo fondamentale degli operatori sanitari (medici, infermieri, ecc..)
nel diffondere l’importanza della salute, gli educatori sanitari non devono necessariamente
far parte di un’autonoma categoria istituzionalizzata, ma possono potenzialmente
diventarlo anche semplicemente informando o partecipando ad un progetto che in
definitiva è di interesse comune. Possono così offrire ad esempio il loro necessario
contributo anche operatori sociali, personale impegnato nei servizi, scienziati, ricercatori,
associazioni di volontariato, persone che hanno influenza sulla società (politici, religiosi,
sindacalisti, giovani leader) e, non certo ultimi in quanto ad importanza, istituzioni culturali,
quali i canali d’informazione di massa e la scuola.

Tutte queste figure e altre ancora che fanno parte in qualche modo del complesso
processo educativo si possono distinguere in una sorta di categorie: coloro che
genericamente hanno compiti educativi (compresi i genitori), il personale competente
riconosciuto a livello istituzionale (insegnanti e operatori sanitari) e quello specializzato in
educazione sanitaria con ruoli di organizzazione del servizio, formazione del personale,
assistenza tecnica e ricerca. Infine, alcune attività rimangono di competenza del Ministero
della Sanità (oggi della Salute), ad esempio le campagne nazionali, condotte

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principalmente con lo scopo di sensibilizzare la popolazione, anche tramite i mezzi di
comunicazione di massa.

Inoltre, essendo sostanzialmente un lavoro pluridisciplinare, sarà opportuna una concreta


collaborazione, non solo nell’offerta di informazioni coerenti e organiche, ma anche nelle
fasi successive, più complesse e delicate, dovendosi assicurare che la popolazione abbia
compreso il messaggio, creda nel contenuto e lo consideri abbastanza importante da
agire. Tuttavia, a seconda del tipo di educazione sanitaria che si intende promuovere,
potranno essere maggiormente coinvolti alcuni operatori o determinate fasce della
popolazione invece che altre

Vi sono, quindi, responsabili naturali (famiglia e ambiente prossimo), responsabili


delegati (scuola e altre agenzie con finalità educative-formative), fortemente recepite
come tali dalla comunità, mentre uguale responsabilità incombe su operatori di istituzioni o
di agenzie non sempre coscienti del loro ruolo e non sempre all’altezza della funzione
sociale che in realtà esercitano nei confronti della persona e dei gruppi (mass-media in
generale, e tutto l’insieme di agenti socio-culturali che nel loro complesso costituiscono
quella che viene chiamata “scuola parallela” o “scuola alternativa)

BERSAGLI E AMBITI DI INTERVENTO

I soggetti da raggiungere sono:

1. tutti i cittadini, non solo in relazione al cambiamento delle abitudini individuali di


vita, ma anche in relazione alla loro partecipazione al processo decisionale, al
coinvolgimento nella gestione della propria salute, all’elevamento del livello generale
di comprensione dell’intervento sanitario, attraverso cui passa l’esigenza di controllo
sociale della gestione politica di tale intervento, riaffermata dalla legge 833 del 1978
(istitutiva del Sistema Sanitario Nazionale). Una popolazione più conscia e
partecipativa, cioè, può e deve concorrere (realmente con cognizione di causa) alla
formazione delle decisioni che vengono prese da medici, personale sanitario, politici,
amministratori;

2. i professionisti della sanità e dell’azione sociale: nel nostro Paese, l’educazione


alla salute occupa ancora un posto insufficiente nella formazione del personale
sanitario, nonostante aumenti la consapevolezza del ruolo sempre più importante
del comportamento umano, in senso lato, nell’insorgenza ed evoluzione delle più
varie patologie;

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3. l’organizzazione sanitaria in toto, nel senso che l’educazione alla salute può e
deve essere uno strumento di sollecitazione di servizi adeguati ai bisogni effettivi di
tutela e promozione della salute della popolazione;

4. direttamente (ma, anche, e ,soprattutto, indirettamente, tramite l’organizzazione di


una “pressione sociale” sui temi della salute ed il coinvolgimento e lo stimolo delle
organizzazioni sociali organizzatrici di consenso e di opinione, quali associazioni
professionali e sindacali, culturali e sportive, di consumatori e simili) i responsabili
delle decisioni politiche, gli economisti, i funzionari, gli amministratori, che
devono essere coscienti dei mezzi di promozione e protezione della salute in loro
potere.

Se “lo scopo dell’educazione alla salute è quello di aiutare le popolazioni ad acquistare la


salute attraverso il proprio comportamento e i propri sforzi, ed essa si fonda dunque in
primo luogo sull’interesse che i singoli manifestano per il miglioramento delle proprie
condizioni di vita” (Organizzazione Mondiale della Sanità), allora l’educazione alla salute
deve ottenere che il valore salute raggiunga ed occupi stabilmente uno dei posti più alti
nella scala giuridica e culturale delle varie comunità. Il comportamento di un individuo nei
confronti della salute è infatti il risultato finale dei valori che egli ha interiorizzato nella sua
infanzia, e delle scelte comportamentali che mette in atto giorno dopo giorno,
grandemente determinate dall’ambiente socio-politico in cui si trova a vivere.

Ciò esplicita quindi la necessità che, attraverso un’opera fattiva di educazione alla salute,
si creino nelle collettività e di conseguenza - ma anche direttamente - negli amministratori
-, atteggiamenti favorevoli all’uso di mezzi “politici” (legislazione, produzione e politiche dei
prezzi ecc.) che a loro volta influenzano il comportamento della popolazione.

5. gli operatori dell’informazione e dei mass-media. Come ricordato, informare non


e educare, ma non c’è educazione che non presupponga un informazione adeguata.
Sarebbe quindi auspicabile una collaborazione tra educatori sanitari e tecnici
dell’informazione, o un tentativo di utilizzare tali tecniche non più per l’induzione
coattiva di comportamenti o di stili di vita nocivi (fumo, consumo di superalcoolici
ecc.), ma per stimolare all’adesione consapevole a degli stili di vita
complessivamente sani’

6. gli educatori a tutti i livelli, e attraverso essi le famiglie. Nell’educazione dei


giovani, gli insegnanti, o anche i ministri del culto, giocano un ruolo complessivo e
fondamentale, che travalica la mera funzione pedagogica: l’orientamento della
formazione complessiva della personalità dei giovani (“la costruzione dell’uomo”,
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come diceva Montaigne “con la testa ben fatta più che ben piena”), nella quale è
opportuno quindi che il valore salute assuma una valenza sempre maggiore.

Ognuno di tali “bersagli di intervento” va raggiunto identificando occasioni e situazioni


preferenziali: la famiglia, la scuola, l’ambiente di lavoro, l’ospedale e ogni altro momento
particolare di “accessibilità”, quale il servizio militare, il periodo prematrimoniale e così via.

Ciò non toglie che l’intervento nella sua globalità e complessità rimane compito e
responsabilità del Servizio Sanitario Nazionale, non coinvolto nell’azione nella scuola in
prima persona, ma attraverso i suoi “centri motori”, secondo lo schema di modello
“cooperativo” nell’educazione alla salute. In tale modello, operatori specializzati gestiscono
l’intervento di educazione alla salute senza esserne sempre o dovunque gli effettori diretti,
ma preferendo coinvolgere le maggiori potenzialità d’intervento caratteristiche e specifiche
di altri ambiti, di altre figure sociali.

L’educazione alla salute, più che servire ad “adattare” i cittadini al servizio sanitario, serve
a fornire agli operatori del servizio elementi utili per rendere i loro interventi quanto più
aderenti possibile alle esigenze dei cittadini; più che orientare la domanda sull’offerta
disponibile serve a riorientare l’offerta sul bisogno - espresso o non espresso - esistente.

L’educazione alla salute ha il compito, infatti, di rendere espressi e interpretabili i bisogni


sanitari di una popolazione, rispondendo con un intervento univocamente condotto su tutto
il territorio nazionale alla dilatazione della domanda di partecipazione e formazione
sanitaria che è una delle caratteristiche delle società contemporanee.

L’adozione, a livello di tutto il Servizio Sanitario Nazionale, della pratica generalizzata


dell’educazione alla salute è resa necessaria anche da semplici valutazioni economiche,
che indicano come i costi diretti e indiretti per la cura siano di gran lunga superiori al costo
di idonee campagne preventive di

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