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LEZIONE 22 APRILE 2020

IL SETTORE SECONDARIO
LE FILIERE INDUSTRIALI-COS’È IL SETTORE SECONDARIO

 Il settore secondario va incontro ai bisogni considerati secondari rispetto a quelli cui va incontro il
settore primario.
 La società tende a lasciare dietro di sé lo stadio di economia agraria non appena assicurato il
soddisfacimento dei bisogni primari.
 Lavorazione dei prodotti del settore primario, utilizzo di macchinari a sempre più elevato contenuto
tecnologico virgola che richiedono una bassa quantità di manodopera.
 Appartengono al settore secondario le industrie di ogni tipo (manifatturiera, chimica, tessile,
farmaceutica, agroalimentare, metallurgica, meccanica, energia), l'edilizia, l'artigianato e la
metallurgia.

FILIERA INDUSTRIALE: è l'insieme delle fasi del processo di produzione che va dalle materie prime fino ad
arrivare alla soddisfazione del bisogno del cliente finale, sia questo un bene materiale o un servizio.
La filiera è perciò composta da una serie di imprese che si caratterizzano come clienti o fornitori in base alla
loro posizione a monte o a valle rispetto alle altre imprese.

DEFINIRE L’ATTIVITÀ INDUSTRIALE


Industria  settore secondario, attività manifatturiera (approvvigionamento, produzione, distribuzione).
Le relazioni industriali tra imprese possono essere: verticali, laterali, di servizio.
La complessa rete di relazioni che interessa varie imprese all’interno di uno o più settori economici
definisce una filiera.

a) VERTICALI  Processi produttivi legati da una successione dell'apporto manifatturiero all’interno di


una stessa impresa o tra diverse.
b) LATERALI  produzione parziale destinata all’assemblaggio con altri componenti prodotte da
diverse imprese.
c) DI SERVIZIO  Quando le imprese utilizzano un processo o un servizio comune fornito in una
determinata area.

Il processo produttivo può essere descritto nei termini di una filiera, una vera e propria catena del valore, la
quale produrrà un vantaggio competitivo per tutte le imprese che ne fanno parte.
L'organizzazione dello spazio industriale dipende da un insieme di condizioni relativamente complesse.

L’INERZIA LOCALIZZATIVA
La geografia economica dei primi addensamenti industriali virgola che si formano nel XVIII secolo, fu
sostanzialmente determinata dalla prossimità alle materie prime e alle fonti di energia.
L'evoluzione dei processi industriali contribuì presto alla complessità di questa logica.
con l'ultimo secolo, e soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, lo sviluppo industriale si diffuse in altre
regioni. Le regioni che per prime si erano industrializzate hanno spesso mantenuto solido e strutture
produttive. Il processo di localizzazione industriale opera con un certo grado di inerzia.

LE ECONOMIE NELLE RELAZIONI INDUSTRIALI


Intensificazione delle relazioni all'interno e all'esterno dell'impresa.
Profonde conseguenze sul piano dell'organizzazione territoriale.
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 Economie interne (all’impresa): riduzione dei costi di produzione, aumento della dimensione degli
impianti come conseguenza della standardizzazione e della produzione di massa, divisione del
lavoro (accrescere la produttività del lavoro utilizzando ampie quote di manodopera scarsamente
qualificata alla quale veniva assegnato all’esecuzione di operazioni semplici e ripetitive.
 Economie esterne: economie di agglomerazione, economie di urbanizzazione.
L’intensificarsi delle relazioni tra più imprese localizzate in una stessa aria produce la formazione di
fitte relazioni funzionali fra di esse e con l'ambiente sociale e culturale circostante.
Risparmi di costo o economie esterne  divisione del lavoro tra le diverse unità produttive
(decentramento), unico sistema di infrastrutture e di servizi, imprese appartenenti allo stesso
settore produttivo sono localizzate nella stessa zona creando un fitto interscambio di personale e
informazioni, ottima reputazione acquisita dai prodotti provenienti da una determinata località
(stimolando la domanda per quei beni particolari).

Le economie sono esterne nel senso che I vantaggi per la singola impresa dipendono solo parzialmente
dalla sfera delle risorse organizzate direttamente dall'impresa stessa, dipendendo anche
dall'inserimento delle impresa in un'organizzazione più vasta, cioè quella di un’industria concorrenziale.

o Realizzazione di una divisione del lavoro fra più imprese, per cui si creano rapporti di fornitura
di semilavorati e pari di prodotto.
o Diventa conveniente affidare la produzione di alcune operazioni ad altre imprese, che in virtù
della propria specializzazione, del minor costo del lavoro o di altri fattori ancora realizzano il
prodotto a costi inferiori.
o Possibilità di utilizzare congiuntamente, da parte di più imprese, un unico sistema
infrastrutturale (credi stradali, ferrovie, servizi).
o Dotazione di infrastrutture e servizi collettivi di livello superiore. Le dotazioni di servizi, le
opportunità culturali e di svago offerte da una grande città sono particolarmente importanti per
attrarre dirigenti, quadri e personale qualificato, al punto da essere un fattore di localizzazione
per le industrie innovative.
o Presenza di un'ampia gamma di servizi e di attività collaterali (organismi di ricerca e consulenza
tecnico-scientifica, servizi finanziari, commerciali ed amministrativi…)
o particolare “atmosfera” industriale presente in una determinata zona (più sono le imprese dello
stesso settore produttivo localizzate nella stessa area, più viene stimolato un processo
innovativo che diffonde nella popolazione una cultura dell’industrializzazione che facilita la
formazione della forza lavoro).
o La reputazione acquisita dai prodotti provenienti da una determinata località: ciò stimola tra i
consumatori la domanda per quel particolare tipo di beni.
o Un mercato del lavoro più differenziato e, allo stesso tempo, una manodopera specializzata in
particolari mansioni produttive.
o Un mercato di sbocco per i prodotti.

Se le economie interne non riguardano la geografia, le economie esterne sono quelle che si ricercano a
partire dal territorio. Esse si dividono in: economie di urbanizzazione e di agglomerazione.

ECONOMIE E DISECONOMIE DI URBANIZZAZIONE


Le economie d’urbanizzazione sono legate ai vantaggi che offre la localizzazione in città: possibilità di
trovare infrastrutture, scuole, case per lavoratori, banche, aeroporti…
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Quando la concentrazione è eccessiva possono avvenire delle diseconomie esterne: crescita dei costi
localizzativi e aumento dei costi dei servizi.

ECONOMIE DI AGGLOMERAZIONE
In alcuni casi per un'impresa può essere vantaggioso insediarsi in un territorio fortemente industrializzato;
la fitta presenza di infrastrutture di servizi di vario genere e anche di altre industrie con cui stabilire scambi
di reciproca utilità, determina le cosiddette economie agglomerazione.
Le economie di agglomerazione si basano sui parchi tecnologici, sui distretti industriali specializzati, sulla
vocazione dell’area industriale. Per quanto riguarda il distretto industriale Marshall scrive: “Troveremo che
alcuni vantaggi della divisione del lavoro si possono ottenere solo nelle fabbriche molto grandi, ma che
molti di essi, più di quanto sembri a prima vista, possono essere conseguiti da piccola fabbriche e
laboratori, purché ve ne sia un numero elevato nella stessa attività”.
Agglomerandosi, le imprese possono quindi realizzare risparmi di costo detti anche economie esterne di
scala. I principali vantaggi dell'agglomerazione industriale si possono raggruppare nei seguenti tipi:

 Mercato del lavoro maggiormente differenziato


 vasto mercato di sbocco
 infrastrutture e servizi collettivi di livello superiore
 ampia gamma di servizi per la produzione e attività collaterali
 le più grandi regioni industriali sono concentrate in un numero ristretti di paesi e corrispondono
spesso alla localizzazione di bacini carboniferi e alle aree metropolitane e portuali.

I processi di decentramento e di de-agglomerazione  rilocalizzazione (o decentramento territoriale),


decentramento produttivo, formazione di sistemi industriali periferici (es. distretti industriali).

LOCALIZZAZIONE DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE IN CASO DI DEISECONOMIA DI URBANIZZAZIONE


In questi casi le attività economiche vengono decentrate, ossia si localizzano in altri posti con tre principali
modalità:

o nella cintura della città


o in aree del paese meno industrializzate
o in paesi con basso costo di manodopera e positiva vocazione industriale

TIPOLOGIE DI IMPRESA
- Grande impresa
- Piccola impresa
Per l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico):
- grandi imprese  +500 addetti
- medie imprese  50-500 addetti
- piccole imprese: meno di 50 addetti

LA GRANDE IMPRESA E LE STRUTTURE A RETE


Grande impresa come “innovazione organizzativa”.
Struttura reticolare: Coordinamento di attività di più stabilimenti industriali distribuiti su scala regionale,
nazionale o sovranazionale  divisione funzionale del lavoro fra sede centrale, incaricata del
coordinamento delle varie divisioni, le sedi centrali delle singole divisioni e le unità operative cui è
demandata l'attività produttiva.
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DIVISIONE SPAZIALE DEL LAVORO NELLA GRANDE IMPRESA

 Funzioni di decisione, pianificazione strategica, ricerca e sviluppo: concentrata in un numero


ristretto di grandi centri metropolitani. Sino a pochi anni fa, simili localizzazioni si riferivano nella
quasi totalità dei casi a città del nord del mondo, ma negli ultimi anni si assiste all’ascesa di città del
Sud del mondo virgola in particolare Est asiatico (Shangai, Hong Kong, Singapore).
 Funzioni produttive che richiedono un lavoro qualificato e infrastrutture specifiche: aree
“intermedie”, già dotate di una base industriale ma caratterizzate da costi di esercizio inferiore.
 Produzioni standardizzate e a basso contenuto tecnologico: localizzazioni di terzo livello, sensibili al
costo del lavoro. In altri casi, la localizzazione può discendere da strategie volte al controllo delle
fonti di materie prime o a imporre la presenza dell'impresa su mercati finali.

LE IMPRESE INDUSTRIALI MULTINAZIONALI


Un'organizzazione economica che ha il potere di coordinare e controllare operazioni in più di un paese.
l'espansione al di là dei confini nazionali delle reti d'impresa fu resa possibile da una serie di trasformazioni:
- nuove condizioni istituzionali
- innovazioni tecnologiche
IMPRESE MULTINAZIONALI  imprese caratterizzate da un chiaro ed effettivo “orientamento
internazionale”, ma limitato dal fatto che la sede dei processi decisionali rimane all’interno del paese
d’origine.
IMPRESA MULTINAZIONALE GLOBALE  è maggiormente differenziata geograficamente, ricerca alleanze e
accordi di cooperazione con altri soggetti in svariate parti del pianeta, possiede notevole flessibilità
organizzativa e vi è la presenza congiunta di produzioni specializzate e di massa che implica logiche
localizzative differenziate.
ES. Toyota possiede stabilimenti in tutto il mondo per produrre o assemblare i veicoli destinati ai mercati
locali. Essa sono presenti in Stati Uniti, Giappone, Australia, Canada, Indonesia, Polonia, Sudafrica, Turchia,
Gran Bretagna, Francia, Brasile, Pakistan, India, Argentina, Repubblica Ceca, Messico e Venezuela.
(Vedi PP per esempi, immagini e schemi).

CAMBIAMENTI GEOGRAFICI PER L’INDUSTRIA


“C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti”. Henry Ford

I PRINCIPALI FATTORI DI LOCALIZZAZIONE DELL’INDUSTRIA

 Costo e flessibilità della forza-lavoro, legislazione sociale permissiva.


 Accessibilità e costi di trasporto contenuti
 Vicinanza ai mercati
 Economie di agglomerazione, servizi per le imprese
 Semplificazione delle pratiche burocratiche, facilitazioni normative e fiscali
 Bassi costi dell’energia
 Basso costo dei terreni
 Norme urbanistiche e sulla salvaguardia dell'ambiente permissive
 Qualità locale dell’ambiente e della vita

(Vedi PP per immagini, dati, informazioni, grafiche e statistiche).


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LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
- Industrializzazione in Inghilterra
- Industrializzazione in Europa
- La seconda rivoluzione industriale
- Le conseguenze sociali
LE CONDIZIONI NECESSARIE PER L’INDUSTRIALIZZAZIONE:

 Disponibilità di capitali dovuta a sviluppo dell’agricoltura e recinzione e privatizzazione delle terre


comuni
 Disponibilità di manodopera a basso costo, dovuta all’espulsione dei contadini dalle campagne e
all’incremento demografico
 Forte incremento della domanda (mercato)

L’EVOLUZIONE DELLE TECNOLOGIE

- 1760/90  meccanizzazione della filatura, innovazione nella siderurgia


- 1790/1820  meccanizzazione della tessitura e diffusione della macchina a vapore

Tali innovazioni hanno come conseguenze: sostenuto incremento della produttività, incremento nella
produzione delle materie prime, sviluppo delle comunicazioni e dei trasporti.

IL SISTEMA DI FABBRICA

a) Concentrazione della forza lavoro


b) Divisione articolata del lavoro
c) Meccanizzazione e automatizzazione della produzione

ASPETTI QUALITATIVI  aumento della popolazione impiegata nell’industria, introduzione delle macchine
nella produzione, organizzazione del lavoro nell’unità produttiva della fabbrica.
Tutti questi aspetti determinano una rapida e imponente crescita della ricchezza.

L’INDUSTRIALIZZAZIONE DELL’EUROPA
Dall’Inghilterra all’Europa centro-occidentale:
- trasferimento delle tecnologie
- trasferimento di capitali di conoscenze
- trasformazione delle aree per estensione progressiva dal centro alla periferia
- diffusione non omogenea, condizionata dallo sviluppo regionale e dalle condizioni politiche.

LA DIVERSITÀ DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE EUROPEA RISPETTO A QUELLA INGLESE

 Ruolo trainante della ferrovia (meccanismo che si autoalimenta, mobilita enormi investimenti di
capitale, rivoluziona il sistema dei trasporti).
 Prevalenza della produzione di beni capitali e non di beni di consumo
 Investimenti ad alta intensità di capitale

REDISTRIBUZIONE DEL PESO ECONOMICO A LIVELLO MONDIALE


1870: l’Inghilterra perde il primato
1885: emergono Stati Uniti e Germania
1900-1913: decolla l’industria italiana
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CITTÀ E CAMPAGNA
Le trasformazioni nell’agricoltura (estensione delle aree coltivate, nuovi e più efficaci metodi di
coltivazione, meccanizzazione, fertilizzanti chimici) portano ad un incremento dei rendimenti agrari,
disponibilità di maggiori risorse, incremento demografico (sovrappopolazione nelle campagne) e ad una
migrazione nelle città.
LE CONSEGUENZE SOCIALI (TRANSIZIONE DEMOGRAFICA):

o Crescita accelerata della popolazione


o Diminuzione della mortalità dovuta a migliori condizioni igienico-sanitarie, diminuzione della
mortalità infantile
o Forte crescita della disponibilità di risorse

LA CLASSE BORGHESE E IL PROLETARIATO


BORGHESIA  classe dominante
PROLETARIATO  classe la cui sussistenza deriva dal lavoro dipendente e salariato
Conseguenze sociali dell’industrializzazione: dinamismo (forte mobilità sociale), complessità (maggiore
stratificazione sociale).
Combinazione o alternanza di vari fenomeni: modernizzazione dell’agricoltura, crisi agricole, incremento
demografico, disoccupazione nelle industrie.
Quest’ultimi provocarono il più grande movimento migratorio della storia  prima verso le città
industriali, poi nei continenti oltre oceano.

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