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Primo tempo: la vertebra, che si trova in easy flexion, compie una S sinistra.
Secondo tempo: questo movimento di S determina uno scivolamento laterale
verso la convessità che è venuta a formarsi a destra.
Terzo tempo: si produce una R destra, ovvero, verso la convessità, quindi la
spinosa si sposta verso la concavità.
Da http://en.wikipedia.org/wiki/Fryette's_laws
Da http://www.somatics.de/artikel/for-professionals/2-article/23-questioning-
fryette
Fryette presentò le sue teorie in: Fryette HH, Principles of Osteopathic Technic,
Academy of Applied Osteopathy, Carmel CA, 1954.
Mentre la prima legge è comunemente accettata, la seconda è molto discussa:
“Vi sono evidenze che supportano le leggi di Fryette per quanto riguarda
l’accoppiamento di inclinazione laterale e rotazione a livello del rachide cervicale,
ovvero, inclinazione laterale e rotazione avvengono verso lo stesso lato (Stoddard
1969; Mimura et al. 1989). Tuttavia, vi è scarsa evidenza per quanto riguarda
l’accoppiamento di parametri nel rachide lombare (Pearcy & Tibrewal 1984;
Plamondon et al. 1988; Panjabi et al. 1989; Vincenzino & Twomey 1993). Quindi,
le leggi di Fryette possono risultare molto utili per l’analisi dell’accoppiamento di
parametri a livello del rachide cervicale ma devono essere utilizzate con cautela
per quanto riguarda il rachide toracico e lombare”. (Tratto da: Gibbons P, Teheran
P, Gibbons 2001 Spinal manipulation: indications, risks and benefits, Journal of
Bodywork and Movement Therapies 5(2):110-119. )
Da http://www.greenhill-osteopath.co.uk/blog/?p=327
In molti contesti, soprattutto negli USA, sembra esservi una tacito assenso all’idea
che il fisiologico movimento del rachide possa essere predetto ed illustrato facendo
riferimento alle “Leggi di Fryette”. Dato che ormai sono passati quasi 100 anni
dalla loro formulazione, perché vengono ancora utilizzate?
Fryette attinse in maniera importante dai precedenti lavori di Lovett, del 1905
(Lovett RW (1905) The mechanism of the normal spine and its relation to
scoliosis. Boston Med Surg J 13:349–358). La metodologia della ricerca consisteva
di studi su cadavere ed in vivo che prevedevano l’applicazione di adesivi di carta
gommata sui processi spinosi di un piccolo numero di studenti volontari. I risultati
si ottennero osservando il movimento relativo di tali adesivi ed inducendo come
conseguenza il tipo di movimento vertebrale sottostante.
Nel corso dell’ultimo secolo la ricerca nell’ambito della cinematica è progredita
passando dall’osservazione diretta, agli studi su cadavere, alle analisi radiologiche,
alla cineradiologia, alla TAC, alla RMN, agli Steinman pins, agli inserti al Gallio,
fino ai modelli computer.
Più si è in grado di osservare e di studiare il movimento vertebrale in vivo, più ci si
accorge di quanto complesse ed imprevedibili siano le possibilità di combinazione
della rotazione e traslazione articolare per ogni regione e segmento. Più che “leggi”
definitive sembrano delinearsi varianti individuali e regionali senza, per ora, un
preciso modello che ne permetta la previsione.
In questo quadro generale di incertezza, perché qualcuno dovrebbe continuare a
promuovere un modello biomeccanico basato su un lavoro svolto oltre 100 anni fa?
Il lavoro di Fryette merita un plauso per la sua longevità ed intuito, e deve essere
ricordato come una parte della nostra eredità e storia di osteopati, ma le “leggi”
non possono più essere viste come tali, nè possono essere una valida spiegazione al
movimento fisiologico.
È tempo di andare avanti, e come diceva lo stesso Fryette:
“Non si può sviluppare una tecnica intelligente e scientifica per il trattamento
vertebrale che non sia basata sull’accurata comprensione dei movimenti fisiologici
del rachide”.