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BIOMECCANICA VERTEBRALE SECONDO LE LEGGI DI FRYETTE

Prima legge di Fryette: NSR


N = posizione neutra o easy flexion:
In easy flexion o posizione neutra delle faccette articolari, queste sono parallele;
non vi è contatto articolare. “Quando una vertebra, o un gruppo vertebrale, si trova
in easy flexion, per realizzare una rotazione (R) verso un lato deve realizzare
innanzitutto una lateroflessione (S) verso il lato opposto”.
Biomeccanica della NSR destra

 Primo tempo: la vertebra, che si trova in easy flexion, compie una S sinistra.
 Secondo tempo: questo movimento di S determina uno scivolamento laterale
verso la convessità che è venuta a formarsi a destra.
 Terzo tempo: si produce una R destra, ovvero, verso la convessità, quindi la
spinosa si sposta verso la concavità.

Durante un NSR destra:

 La vertebra è inclinata a sinistra.


 Scivolamento laterale o side shift verso la convessità.
 La trasversa è posteriore e alta a destra.
 L’apofisi spinosa è deviata verso la sinistra ed il corpo vertebrale gira verso
destra.
 Il disco è compresso a sinistra.

Seconda legge di Fryette: ERS, FRS


“Quando una vertebra o un gruppo vertebrale si trovano in uno stato di flessione o
di estensione, per compiere una lateroflessione verso un lato devono realizzare
innanzitutto una rotazione dallo stesso lato”.
Biomeccanica della ERS-FRS sinistra

 Primo tempo: la vertebra, che si trova in iperflessione o iperestensione,


compie una rotazione verso sinistra.
 Secondo tempo: avviene uno scivolamento laterale verso la concavità, a
destra.
 Terzo tempo: la vertebra compie una lateroflessione (S) sinistra. L’apofisi
spinosa è bloccata verso la convessità, mentre la vertebra gira verso la
concavità.

Durante una ERS sinistra:

 La vertebra è inclinata a sinistra.


 L’apofisi spinosa è deviata verso destra ed il corpo vertebrale è girato verso
sinistra.
 L’apofisi spinosa è vicina alla sottostante (sarebbe separata se fosse una
FRS).
 Il disco è compresso a sinistra.
 Scivolamento laterale verso la convessità

NOTA: È possibile osservare un comportamento biomeccanico in NSR con una


leggera flessione o una leggera estensione, ma sempre senza contatto delle apofisi
articolari posteriori; in questi casi si producono pattern di movimento tipo ESR o
FSR.

Da http://en.wikipedia.org/wiki/Fryette's_laws

Le leggi di Fryette rappresentano l’insieme di tre leggi che riguardano la


biomeccanica del rachide che prendono il nome dal loro ideatore, Harrison Fryette
D.O. Queste tre leggi vengono utilizzate dagli osteopati per distinguere i diversi
tipi di disfunzione che si possono presentare nello scheletro assiale. Le prime due
si applicano generalmente al rachide lombare e toracico mentre la terza riguarda
tutta la colonna vertebrale.
Le prime due leggi furono proposte dal Dr Fryette nel 1918, mentre la terza fu
proposta da C.R. Nelson D.O. nel 1948.
Prima legge: Quando il rachide è in posizione neutra, l’inclinazione laterale da un
lato è accompagnata da una rotazione verso il lato opposto. Questa legge si osserva
nelle disfunzioni somatiche di tipo I, in cui più di una vertebra si trova disallineata
e non si riallinea con movimenti di flessione o estensione. Il gruppo di vertebre
presenta quindi un accoppiamento di parametri tra l’inclinazione laterale e la
rotazione. Con il rachide in posizione neutra, applicando una forza in
lateroflessione ad un gruppo di vertebre, questo ruoterà verso il lato opposto: verso
il lato dove si è prodotta la convessità. Portando all’estremo le disfunzioni di tipo I
si ottiene un quadro simile alla scoliosi.
Seconda legge: Quando la colonna si trova in posizione flessa o estesa (non neutra)
l’inclinazione laterale verso un lato sarà accompagnata da una rotazione verso lo
stesso lato. Questa legge si verifica nelle disfunzioni di tipo II, in cui una sola
vertebra è limitata nel movimento e peggiora o con la flessione o con l’estensione.
Qualora si presenti questo tipo di disfunzione, i parametri di inclinazione laterale e
rotazione saranno nella stessa direzione.
Terza legge: Quando si produce un movimento su un piano si modifica (viene
ridotto) il movimento sugli altri due. Il terzo principio include in se stesso i primi
due affermando che una disfunzione in un piano inficerà anche sui movimenti
negli altri piani.

Da http://www.somatics.de/artikel/for-professionals/2-article/23-questioning-
fryette

Molti osteopati utilizzano le seguenti leggi formulate da H.Fryette D.O. per la


diagnosi delle disfunzioni vertebrali e per il relativo trattamento.

 In posizione neutra, un’inclinazione laterale determina una rotazione verso il


lato opposto; vale a dire, il gruppo vertebrale ruota verso la convessità
formatasi per l’inclinazione laterale.
 In posizione non neutra (iperflessione o iperestensione) una rotazione
determina un’inclinazione laterale verso lo stesso lato.
 Applicando ad un segmento vertebrale un movimento in una direzione dello
spazio, automaticamente riduce la mobilità di tale segmento nelle altre due
direzioni.

Fryette presentò le sue teorie in: Fryette HH, Principles of Osteopathic Technic,
Academy of Applied Osteopathy, Carmel CA, 1954.
Mentre la prima legge è comunemente accettata, la seconda è molto discussa:
“Vi sono evidenze che supportano le leggi di Fryette per quanto riguarda
l’accoppiamento di inclinazione laterale e rotazione a livello del rachide cervicale,
ovvero, inclinazione laterale e rotazione avvengono verso lo stesso lato (Stoddard
1969; Mimura et al. 1989). Tuttavia, vi è scarsa evidenza per quanto riguarda
l’accoppiamento di parametri nel rachide lombare (Pearcy & Tibrewal 1984;
Plamondon et al. 1988; Panjabi et al. 1989; Vincenzino & Twomey 1993). Quindi,
le leggi di Fryette possono risultare molto utili per l’analisi dell’accoppiamento di
parametri a livello del rachide cervicale ma devono essere utilizzate con cautela
per quanto riguarda il rachide toracico e lombare”. (Tratto da: Gibbons P, Teheran
P, Gibbons 2001 Spinal manipulation: indications, risks and benefits, Journal of
Bodywork and Movement Therapies 5(2):110-119. )

Una revisione sistematica della letteratura scientifica condotta da Harrison DE et


al. conclude: “Gli studi tridimensionali sui patterns di accoppiamento dei parametri
hanno dimostrato che le vertebre ruotano e traslano su tutti e tre i piani di
movimento e che le precedenti teorie sull’accoppiamento dei parametri di
movimento vertebrale basati su analisi a due dimensioni sono inaccurati e non
validi” (Harrison DE et al. 1998 Three-dimensional spinal coupling mechanics:
Part I. A review of the literature. J Manipulative Physiol Ther 21: 101-13).

Nel 2007 Edmondston et al. hanno studiato l’accoppiamento di parametri vertebrali


sul rachide toracico di 53 soggetti (età compresa tra i 18 e i 43 anni), concludendo:
è stato notato un trend comune di pattern omolaterale in posture di iperflessione,
mentre il pattern di parametri controlaterali è stato più frequentemente riscontrato
in posizioni neutre o in iperestensione. Sono state quindi rilevate parecchie
variazioni tra i soggetti. (Edmondston SJ et al.2007 Influence of Posture on the
Range of Axial Rotation and Coupled Lateral Flexion of the Thoracic Spine. J
Manip Physiol Ther 30(3): 193-199 )

Da http://www.greenhill-osteopath.co.uk/blog/?p=327

In molti contesti, soprattutto negli USA, sembra esservi una tacito assenso all’idea
che il fisiologico movimento del rachide possa essere predetto ed illustrato facendo
riferimento alle “Leggi di Fryette”. Dato che ormai sono passati quasi 100 anni
dalla loro formulazione, perché vengono ancora utilizzate?

Harrison M Fryette (1876-1960) fu uno dei primi “pionieri” dell’osteopatia che


dedicò anni di studio al movimento del rachide e produsse un lavoro “germinale”
sui principi del movimento spinale presentato all’American Osteopathic
Association nel 1918. Tuttavia fu alcuni anni dopo che le sue idee presero piede e
furono rivisitate e rinominate con l’appellativo “leggi” da T Edward Hall, nel
1956, nell’annuario del Osteopathic Institute of Applied Technique. I principi
originali erano:

 Quando il rachide è in posizione neutra, un’inclinazione laterale verso un


lato è accompagnata da una rotazione verso il lato opposto.
 Quando il rachide è flesso o esteso (non neutro) un’inclinazione laterale
verso un lato è accompagnata da una rotazione verso lo stesso lato.
 Un terzo principio fu aggiunto da CR Nelson nel 1940. Quando si applica un
movimento su un piano, questo modifica (riduce) i movimenti anche sugli
altri piani.

Fin dagli Anni 50 la comunità osteopatica e chiropratica si mostrò molto entusiasta


riguardo all’adozione di tali principi, tanto da arrivare a pubblicarli nel Glossary of
Osteopathic Terminology pubblicato dalla American Osteopathic Association
(AOA); domande su questi principi iniziarono a comparire negli esami, presentati
come teorie biomeccaniche e non come “appunti storici”. Curiosamente, le “leggi”
come sono formulate oggi, escludono in maniera specifica il rachide cervicale, a
causa dei conflitti tra i principi originali ed i risultati delle attuali ricerche.

Su quali basi furono formulate queste idee?

Fryette attinse in maniera importante dai precedenti lavori di Lovett, del 1905
(Lovett RW (1905) The mechanism of the normal spine and its relation to
scoliosis. Boston Med Surg J 13:349–358). La metodologia della ricerca consisteva
di studi su cadavere ed in vivo che prevedevano l’applicazione di adesivi di carta
gommata sui processi spinosi di un piccolo numero di studenti volontari. I risultati
si ottennero osservando il movimento relativo di tali adesivi ed inducendo come
conseguenza il tipo di movimento vertebrale sottostante.
Nel corso dell’ultimo secolo la ricerca nell’ambito della cinematica è progredita
passando dall’osservazione diretta, agli studi su cadavere, alle analisi radiologiche,
alla cineradiologia, alla TAC, alla RMN, agli Steinman pins, agli inserti al Gallio,
fino ai modelli computer.
Più si è in grado di osservare e di studiare il movimento vertebrale in vivo, più ci si
accorge di quanto complesse ed imprevedibili siano le possibilità di combinazione
della rotazione e traslazione articolare per ogni regione e segmento. Più che “leggi”
definitive sembrano delinearsi varianti individuali e regionali senza, per ora, un
preciso modello che ne permetta la previsione.
In questo quadro generale di incertezza, perché qualcuno dovrebbe continuare a
promuovere un modello biomeccanico basato su un lavoro svolto oltre 100 anni fa?
Il lavoro di Fryette merita un plauso per la sua longevità ed intuito, e deve essere
ricordato come una parte della nostra eredità e storia di osteopati, ma le “leggi”
non possono più essere viste come tali, nè possono essere una valida spiegazione al
movimento fisiologico.
È tempo di andare avanti, e come diceva lo stesso Fryette:
“Non si può sviluppare una tecnica intelligente e scientifica per il trattamento
vertebrale che non sia basata sull’accurata comprensione dei movimenti fisiologici
del rachide”.

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