EZIOPATOGENESI: l’agente eziologico che causa la patologia non è ancora stato identificato, anche se sono
state confermate delle ipotesi che associano la Sindrome Fibromialgica ad alcune malattie infettive -> in
particolare sindrome da immunodeficienza acquisita e malattia di Lyme. Alterazioni della fase del sonno
NON-REM possono scatenare la patologia. Nei pazienti fibromialgici inoltre è stata riscontrata un’alterazione
dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che spiegherebbe sintomi centrali quali: astenia, disturbi del sonno e
dell’umore.
QUADRO CLINICO: la malattia decorre nel corso di settimane o anche mesi, si evidenzia una tipica
esacerbazione della sintomatologia nella stagione invernale. Il sintomo cardine della Fibromialgia è dato dal
dolore, descritto per lo più come generalizzato -> solitamente questo tipo di dolore non risponde bene ai
FANS e viene esacerbato dall’esposizione a stress ambientali o psicologici nonché climi freddi o umidi.
L’elemento caratterizzante è la presenza di tender points (punti elettivi di dolorabilità soprattutto a livello
delle prominenze ossee – punti di transizione tra muscolo e tendine; viene provocato dolore solo nel punto
di pressione) e di trigger points (punti specifici in cui effettuando pressione viene scatenato una
sintomatologia dolorosa riferita ed irradiata.
DIAGNOSI: la gravità dei sintomi nonché la diagnosi sono prettamente cliniche attraverso la valutazione di
un’apposita scala (la Symtom Severity Scale) in cui vengono presi in esame i sintomi più comuni:
l’affaticamento, il sonno non ristoratore ed i problemi cognitivi. Viene attribuito in base alla gravità del
sintomo un punteggio da 0 a 3. I sintomi devono essere presenti da almeno tre mesi e non devono essere
presenti altri disturbi che possano giustificare la sintomatologia.
NB. Possono essere aggiunti 3 punti addizionali che rendono conto di altri sintomi meno comuni come: intorpidimento,
vertigini, sindrome dell’intestino irritabile o depressione.
TERAPIA: Negli ultimi 15 anni sono state apportate notevoli migliorie all’approccio terapeutico, basti pensare
che nemmeno un decennio fa veniva considerata una malattia prettamente psicogena con poche possibilità
di trattamento. La TERAPIA si distingue in:
- Farmacologica -> attraverso l’utilizzo di due classi di farmaci, i miorilassanti che agiscono sulla
manifestazione periferica della patologia e cioè sulla contrattura muscolare e i farmaci che
potenziano l’attività della serotonina agendo su uno dei meccanismi “centrali” della patologia.
L’introduzione degli SSRI (gli inibitori della ricaptazione della serotonina) hanno dato nuova linfa alle
terapie possibili. Vengono utilizzati correttamente anche altri farmaci quali: antiepilettici, analgesici
centrali e antiparkinsoniani.
- Non Farmacologica -> è una terapia che si basa su un approccio “fisico” attraverso l’utilizzo della
TENS (elettroterapia antalgica), l’elettromiografia biofeedback e la balneoterapia. L’attività sportiva
non sempre ha dato benefici anzi, il più delle volte i pazienti lamentano un netto peggioramento dei
sintomi. Tale situazione è dovuta all’aumentata tensione muscolare che comporta una diminuzione
dell’apporto di ossigeno ed una conseguente diminuzione della “resistenza” allo sforzo.
NB. La raccomandazione resta quella di svolgere senza limitazione le attività quotidiane a patto che non siano
eccessivamente gravose.