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18/05/2020
GIACOMO LEOPARDI
Vita:
Nasce nel 1798 a Recanati, citta che all’epoca si trovava nelle Marche.
Recanati all’epoca, in generale la regione delle Marche, era appartenete allo
Stato della Chiesa, questo influenzera moltissimo la vita di Leopardi
sviluppandosi in un ambiente retrogrado e filocattolico imposto dal Papa.
Leopardi, vive una serie di tappe nella vita, quella dell’adolescenza sarebbe
questa detta prima, appunto quella dello studio mato e disperato. Oltre questo,
Leopardi definisce quindi un’altra fase come una conversione che ha vissuto,
appunto la proprio l’erudizione al bello. Lascia tutto quello che ha che vedere
con l’accademia e decide di seguire i grandi poeti: Omero, Virgilio e Dante,
anche legge testi moderni come Rouso, Alfieri e Foscolo. Grazie a questo crea
una poesia più moderna, allo stesso modo, inizia a fare scambi di lettere con
Pietro Giordani, un classico d’Italia che gli permette di aprirsi al mondo.
Nonostante questo nuovo sguardo verso la letteratura comincia a vivere una
profonda infelicità causata sicuramente perché non era fisicamente uguale agli
altri.
Nel 1819, possiamo dire che è un anno importante giacche prova a fuggire da
sua casa, fu una fuga fallita visto che lo riprendono, mettendoli poi una
maggiore vigilanza con il proposito di non lasciarlo scappare di nuovo. A causa
di ciò si trova in un ambiente dove non puo scrivere ne trovare ispirazione,
definendo il suo PENSIERO COME PESSIMISTA.
Nel 1822, abbandona la sua casa, e viaggia a Roma dove viene aiutato da suo
zio. Dopo alcuni giorni si rende conto che Roma non era quello che lui
aspettava. Infatti, la monumentalità delle cose e l’ambiente culturale che era
molto chiuso gli disturba tantissimo. Ed era ovvio, non potevano scrivere in un
regione controllata dalla Chiesa.
Dal 1823 fino al 1828, continua con lo Zibaldone ma anche con la composizione
delle OPERETTE MORALI, dove spiegherà LA REALTA VERA E PROPRIA.
Sono operette morali: DIALOGODI UN ISLANDESE CON LA NATURA, dove si
dimostra il rapporto tra la natura e l’uomo.
Nel 1828, a Pisa, possiamo dire che ritorna la luce e ritorna a scrivere. Nella
primavera di questo anno nasce quindi a SILVIA, un GRANDE IDILLIO o
CANTI PISANORECANATESI.
In questa ultima fase della sua vita, passando da Recanati a Firenze e a Napoli,
dove con suo amico Ranieri, entra in una specie di conflitto con l’ambiente
culturale dell’epoca dove passa i suoi ultimi anni. TROVANDO LA MORTE NEL
1837.
Pensiero:
È appunto una filosofia che possiamo dividere in piccoli pezzi. Lui pensava
tantissimo, era appunto un uomo pensante, che infatti, scriveva tutto nella sua
opera lo Zibaldone.
L’IDA PRINCIPALE CHE SI PERMETTE DI FARE É CHE L’UOMO É
INFELICE, lui dice questo partendo dal fatto che la felicita É UN PIACERE
ILLIMITATO, L’UOMO APPUNTO VUOLE ANDARE IN CERCA DELLA
FELICITA PER QUINDI SENTIRSI BENE. La cosa si mette interessante
quando Leopardi spiega che il piacere illimitato non esiste per lo tanto la felicita
sara anche impossibile. PER LUI QUEST’AFFERMAZIONE DELLE FELICITA
IRRAGIUNGIBILE É VERA PER ESTENSIONE E DURAZIONE. Questo vuol
dire che se la FELICITA FOSSE PER ESTENSIONE, LA DURZIONE
L’ANULLEREBBE. Per svolgere questa idea, si presenta quindi L’ESEMPIO DI
UN CAVALLO, un uomo dunque desidera di avere un cavallo ma nel momento
che l’uomo lo riceve, si disillusine al vedere che questo non é tanto grande ne
forte. Questo esempio Leopardi lo mette per far capire che
INDIPENDENTEMENTE DAL FATTO CHE IL CAVALLO FOSSE BELLISSIMO,
SE NE ANDRA IN UN DETERMINATO MOMENTO, SIA CHE IL
PROPRIETARIO SE NE VADA PRIMA O IL CAVALLO STESSO TROVI LA
MORTE: tutto questo in rappresentazione che LA FELICITA MAI DURA PER
SEMPRE. IN QUESTO FATTO É FONDAMENTALE CHIARIRE CHE LA
DUARATA E L’ESTENZIONE LIMITA LA VOLONTA DEL PIACERE.
Essendo la natura l’incaricata di portare all’uomo alla sua tristezza nel momento
di offrire le cose all’uomo ma anche di nasconderle si parla dunque di un
PESSIMISMO COSMICO DOVE L’INFELICITA E UNIVERSALE e la NATURA
È MATRIGNA.
PER LUI, LA FELICITA STA NEL ANDARE OLTRE QUELLO CHE VEDONO
GLI OCCHI.
I migliori per faer questa poesia fossero gli antichi, Omero o Virgilio. Leopardi
quindi ha un avvicinamento fortissimo verso i classici romani e greci.
I versi di Leopardi sono raccolti nei canti, divisi in CANZONI e IDILLI. Nei suoi
IDILLI si parla di ambienti pastorali arrivando a definire che la parola idillio vuol
dire RAPPRESENTAZIONE DI IMMAGINE PICCOLE. (Un concetto che anche
usava Virgilio per parlare di ambiente già idealizzati)