Sei sulla pagina 1di 11
MOTO DI UN PUNTO IN UN CAMPO CENTRALE. Si intende con questo il moto di un punto soggetto ad una forza centrale B = £2(P — 0) con O punto fisso e p= PO. L equazione di moto & P-O radi = f(0) > 5) i 6) per cui #//P ~O e quindi il moto ® centrale. (Ricordiamo che il moto del punto P si dice centrale di centro il punto fisso O, se I’ accelerazione di P & sempre parallela a P —O. In tal caso si ha (P — 0) Aa =O, ovvero (P-O)A E costante. (6) Infatti, la derivata temporale del primo membro 8 5 A'3-+ (P—O) A= 0; avendo derivata milla, (P —Q) A 8 2 costante. Si presentano allora due casi Se@=6, il moto dretilinen;infstti dad // (P—O) // 3,2 Han stod segue d= 5 Aa= sf &: poichd Ze £ sono ortogonali, non possono essere paralleli, a meno che 4 = 0, cio’ f costante,ciod moto retilineo. See 4b, moltiplicando scalarmente la (6) per P ~ O, si trova @-(P - O) = 0, equazione del piano passante per O ed ortogonale a é. Pertanto il moto & sempre piano [anche il precedente caso di moto rettilineo. pud essere considerato un caso particolare di moto piano], ed avviene nel piano passante per O, per P(0) ¢ parallelo a (0). ‘Mettiamoci in tale piano ¢ prendiamo ivi coordinate polari p e 8. Si ha P-O=pé, , d=f8,+ pis , a} - ld 5 — pi + FalP ee per cui la (6) ci dice che &, A é & il versore di , dopo di che della(6) rimane ancora, vo con A velocita areolare. Pertanto se é # 6, il moto @ piano ed avviene con velocita areolare costante). Chiusa questa parentesi sui moti centrali, torniamo al moto in un campo centrale. Tn esso abbiamo un, ulteriore integrale primo, cio T —U = E con a AZO costante, (8) U = f f(p)dp. Comunque distinguiamo anche qui i due casi. Se P(0) — O//7(0), cio’ 6 = 5, sappiamo gid che il moto & rettilineo. Proiet- tanda I’ equazione di moto (5) su questa retta, essa si riduce a mp = Fl) cP integrale primo T—U = B diviene 4mj? = B—V(p) con V = ~ f {(e)d0% si pud quindi fare una discussione di Weierstrass. Interessante da considerare Gilcaso f(p) = =f in quanto, per h = GmM troviamo la forza gravitazionale @ per h = —yquqp troviamo la forza Coulombiana tra cariche; questa.’ attrat- tiva come quella gravitazionale se q; e gz sono di segno opposto, repulsiva se di stesso segno. Si ha V(p) 4 ¢ Ia costante B si chiama energia totale. Dopo cid si ot~ tengono i sottostanti grafici, a sinistra quello con h > 0, a destra con h <0. m 7 hco Con riferimento al primo d’ essi, valido per forza gravitazionale e per forza Coulombiana tra cariche di segno opposto, notiamo che: ‘* Se (0) <0, il punto P collassa in O; ‘s se F< 0, si ha in ogni caso il collasso dopo tua eventuale iniziale allon- ‘tanamento (Moto legato); ¢ se E> 0, ({0)>0, it punto sf allontana indefinitamente da O. Con riferimento al secondo dei suddetti grafic, valido per forza Coulombians tra cariche dello stesso segno, notiamo che la catica in P si allontana indefini- tamente da quella in O dopo un eventuale iniziale avvicinamento. Se P(0) — O non & parallelo a (0), cick € # 6, sappiamo gia che il moto & piano, Mettiamoci in tale piano e prendiamo ivi coordinate polari p ¢ 0. Grazie alle (7), proiettando I’ equazione di moto (5) su questo piano e lungo i versori é ed 8, essa si riduce a mp mpi? = f(9) © 4(p28) =0 da cui l’ integrale primo (8). Si noti che da (7)2 segue T = $m(?-+- ?0*) per cui le equazioni (9) possono essere ottenute anche attraverso le equazioni di Lagrange. Dall’ integrale primo (8) ricavo 3 2A b= 10) z (10) che sostituito in (9); la rende Ama? mi $4(p) dacui gm B-V(p) (ul) coo i va = 23 - f tow - 0) Si noti che I’ integrale primo (11)o si pud anche ottenere da T'-U = E con uso della (10); dalla (11) notiamo che si pud fare una. discussione di Weierstrass. In particolare, se f(p) = $f si ha V*(p) = ang’, Dopo eid si ottengono i sottostanti grafici, a sinistra quello con h > 0, @ destra con h<0. 4 * Con riferimento al primo d’ essi, valido per forza gravitazionale e per forza Coulombiana tra cariche di segno opposto, notiamo che: ‘* Se E> 0, il punto P si allontana indefinitamente da O dopo una even- tuale iniziale fase di avvicinamento; se £ <0, il punto oscilla tra una distanza minima py ed una massima pr (Moto legato): Con riferimento al secondo dei suddetti grafici, valido per forza Coulombiana tra cariche dello stesso segno, notiamo che la carica in P si allontana indefini- tamente da quella in O dopo un eventuale iniziale avvicinamento. Preoccupismoci ora della traiettoria del punto P. Cea we wp) Pereid I integrale primo (11) diviene seolS() EE 49 \p. ep che, derivata rispetto a 8, e semplificando % (2), diviens Py iA : ie (;)*p-amae 09 Questi’l’ equazione dei moti armonici, solo che # prende il posto del tempo, pereid possiamo serivere subito la sua soluzione, ciob sma? Wtecos(0+8)} over p= Aa 08) con ¢ > 0 e 6 costanti di integrazione. ‘Vedremo che la (15). & I’ equazione di una conica in coordinate polari es- sendone eI’ eccentricita. Sostituendola nella (13) si ottiene A B= ape Ys qo per cui H > 0 equivale ad € > 1 nel qual caso vedremo che la conica @ un ramo di iperbole, H = 0 ad ¢ = 1 (parabola), ed £ <0 ad e <1, cio’ una ellisse. Si noti che la (14) poteva essere ottenuta anche da (11); esprimendo p tramite derivate rispetto a ¥. Procediamo, come deito prima, con lo studio dell” equazione (15), yg aq Prendendo come asse dellgr la retta passante per O che forma un angolo ~6 con I’ asse polare, si ha = poostd+5) , y=psin(O +8). ma? da cui p = 434 — ex che, elevata al Percid la (15)2 diviene p+ er = 2 quadrato, diviene { Pa (SE a) erty sonst in ex >0 af — ex)? (6) (La (16), 8 da includere onde poter scartare le eventuali soluzioni estranee introdotte con I’ elevazione al quadrato). Pertanto la conica (16)2,.in eoor- dinate cartesiane, & Sma? 16mAt h ro =0. (17) che, confrontata con I’ equazione canonica Y* = 2pX, ci mostra che la nostra conica 2 una parabola con p = #8 e che ha come vertice il punto x = ant ‘y =0-e come fuoco il punto la cui ascissa si ottiene aggiungendo § a quella ‘del vertice e la cui ordinata ® zero; in altre parole, Q 2 il fao0o. Inolie, dalla (18) per h > 0 si trova r < 2° < S4° per cui la (16)s & rispettata. In al- tre parole, nel caso di forza gravitazionale o di forza Coulombiana attrattiva, non sono state introdotte soluzioni reali estranee con I’ elevazione al quadrato fe la parabola & tutta la traiettoria, Invece, nel enso di forza Coulombiana repulsiva, ciot h < 0, dalla (18) si trova x > 34° > S54*, contro la (16)2; percid tutta la parabola & fatta di soluzioni reali estrance introdotte con I” clevazione al quadrato. Questo concorda con i risultati della. discussione di “Weierstrass fatta prima, dave avevamo visto che si aveva la banda permessa solo per E > 0, cio’ e > 1, mentre per h > 0 si aveva una banda perme- ssa anche per £ = 0, cioé e = 1, e tale banda permessa era risultata una semiretta. an 7 ie t a XN So ¢ # 1 la (17) pud essere seritta come 2 se i) +o (a9) (sie) PPT (anaes Se e <1, la (19), confrontata con I’ cquazionc canonica + y= 1, et mostra che la nostra conica ¢ un’ ellisse di semiassi AmA? AmA* ee rn (20) i=) ivi-e “Oo ” © di centro il punto di coordinate Amare eae) v=? Pertanto, © & uno dei due fuochi ed € 2 I’ eccentricita; inoltre, dalla (19) con > 0 segue 4m? 4mA?_ AmA? 0, cio’ e > 1, mentre per h > 0 si aveva una banda permessa anche per E <0, cio e < 1, ¢ tale banda permessa era risultata un segmento. See > 1, la (19), confrontata con V equazione canonica #;—% = 1, ci mostra che la nostra conica & un’ iperbole di semiassi Ama? oe e di centro il punto di coordinate 4mA?e hae ° Pertanto, O & uno dei due fuochi ed e & I’ eccentricit’. Naturalmente, I’ iperbole ha due rami. Nel caso h > 0 uno dei due rami & quello con r y=0 mde . 4nd? Am? AmA? tyra ze eal tz Alt) = Fe? he (Si € sfruttato il fatto che, dividendo per un numero pitt grande, si ottiene un risultato pit piccolo); questo risultato mostra che la condizione (16)2 non & rispettata. In altre parole, questo ramo d’ iperbole & fatto da soluzioni reali estranee introdotte con I’ elevazione al quadrato e pertanto da scartare. Invece, per I’ altro ramo dell’ iperbole, si ha 4mAe 4ma? <-a di < “ha a dai rs dma? 4A? het i) ~ he? pertanto, per questo ramo d’ iperbole, la condizione (16), @ rispettata. In altre parole, nel caso di forza gravitazionale o di forza Coulombiana attrat- tiva, la traiettoria @ il ramo 4? iperbole che volge la concavita verso O (Si noti che la z del centro 2 positiva e quindi a destra di O, per cui’ altro fuoco a sua volta a destra del centro; abbiamo trovato che il ramo di iperbole da non escludere @ quello i cui punti hanno ascissa minore di quella del centro. 4 ae. (21) Percid si ha la situazione come in figura sotto). Invece, nel caso di forza Coulombiana repulsiva, cic? h <0, uno dei rami di iperbole caratterizzato da AmAte ae i t+ FGcay Zo deat (B vero che, dividendo per un numero pit piccolo, si ottiene un risultato pid. grande, ma h ® negativo ....) contro la (16)9; percid per tutto questo ramo @’ iperbole la condizione (16)2 non & rispettata. In altre parole, questo ramo d iperbole @ fatto da soluzioni reali estranee introdotte con P’ elevazione al quadrato e pertanto da scartare. Invece, per I’ altro ramo dell’ iperbole, si ha Am#e AmA? Ama? AmA? tHigeayS7e Gal ese Vay 0 si aveva come banda permessa una semiretta, 1% In tal modo abbiamo dimostrato le prime due leggi di Keplero: 1. I pianeti descrivono delle ellissi (i corpi che percorrono parabole o iper- Doli si allontanano definitivamente e non sono pitt osservabili). 2, Tali ellissi vengono percorse con velocité areolare costante. Rimane da dimostrare la 3* legge di Keplero: 3. I rapporto tra i quadrati dei tempi di rivoluzione ed il cubo del semiasse maggiore & uguale per tutti i pianeti. Infatti, poichd la velocita areolare & costante, si ha mab T? bt 4n?m _ An? A=“pi peru a= igh GM" che non dipende da m. IL PROBLEMA DEI DUE CORPI . Si tratta di due punti P di massa med O di massa M, soggetti alle forze F = L2(P - 0), P e -F,0 con p = PO. Le equazioni di mato sono mP MO Nel riferimento che ha origine in O ed assi paralleli ed equiversi a quelli del rifetimento inerziale, il punto P & soggetto anche alla forza apparente n = 28; mit, = mi percid I’ equazione di moto di P in tale riferimento & m+M = 3 m+Ma qh dao P=" RF. 02) 5. m mP =F +P = 46 Percid si possono ripetere tutte le considerazioni fatte per i moti in campi centrali ottenendo gli stessi risultati, ad eccezione della 3* legge di Keplero. Infatti, nel caso di forza gravitazionale I’ equazione (22) diviene mb = GMM) po, cio’ rimane la stessa che si avrebbe se O fosse fisso, pur di sostituire M con M +m. Pertanto la terza legge di Keplero diviene Th 4 a G(M +m)’ che dipende dalla massa m del pianeta. Ovviamente si ha anche in quanto % & molto piccolo; pertanto, la 3° legge di Keplero 2 ancora valida, ma in maniera. approssimata. Si noti che le equazioni di moto potevano essere studiate anche nel riferimento baricentrale che @ inerziale perch®, essendo il sistema isolato, il suo baricentro si muove di moto rettilineo uniforme. I caleoli non sarebbero stati complicati | perch, dalla definizione di baricentro, si ha m+M (m+M)(G—P)=m(P=P)+M(O-P) dai P-0= "5 (P-G), per cui P’ equazione m= !0p_o) diviene mp =£ 2) (pc) | meM M La complicazione sta invece a livello di osservazioni astronomiche perch® non si pud identificare un riferimento avente origine in un punto non materiale; molto meglio invece se I’ origine @ in O, cio’ nel sole. con p= PG, j* = f( 1

Potrebbero piacerti anche