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de Rome
Riassunto
L'esame del rapporto tra città e territorio mostra che nell'Etruria meridionale le città provocano nel tardo VI secolo la
destrutturazione del sistema di centri urbani minori, che era stato l'espressione del modo di produzione favorito dalle
aristocrazie gentilizie. In parallelo le città promuovono una più intensa e diretta occupazione della campagna, attuando una
'colonizzazione interna', appoggiata a fattorie e insediamenti rurali, verosimilmente a vantaggio dei ceti medio-bassi del corpo
sociale. Il fallimento di questa operazione, verso la metà del V secolo, sembra confermare l'ipotesi, già avanzata per altra via, di
una reazione in senso oligarchico dei ceti dominanti, sulla quale ricadrebbe in larga misura la responsabilità della generale
recessione economica che investe l'Etruria dell'epoca. Nel IV secolo la rinascita dei centri minori sancisce il ritorno alle forme '
tradizionali ' di sfruttamento del territorio, da parte di domini ormai saldamente impegnati nella gestione dello Stato.
Colonna Giovanni. Città e territorio nell'Etruria meridionale. In: Crise et transformation des sociétés archaïques de l'Italie
antique au Ve siècle av. JC. Actes de la table ronde de Rome (19-21 novembre 1987) Rome : École Française de Rome,
1990. pp. 7-21. (Publications de l'École française de Rome, 137);
https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1990_act_137_1_3896
1 G. Colonna, in L'Etruria mineraria (Atti del XII convegno di studi etruschi e italici,
Firenze-Populonia-Piombino 1979), Firenze, 1981, p. 446 sg. ; Id., Apollon, les Étrusques et
Lipara, in MEFRA, 96, 1984, p. 557-578.
2 Per le importazioni attiche da ultimo M. Rendeli, in MEFRA, 101, 1989, p. 545-
579.
3 Sull'argomento si veda Etruria e Lazio arcaico (Quaderni del Centro di studio per
l'archeologia etrusco-italica, n. 15), Roma, 1987, in particolare i contributi di chi scrive e
di C. Ampolo, p. 55-93.
4 Ho riconsiderato da ultimo il problema nel convegno Gli Etruschi a nord del Po,
Mantova 1986, i cui atti sono in stampa (Mantova, 1989, p. 12 sg.).
5 Contributi di vari autori, tra i quali si segnala quello di M. Torelli, in Verso un
museo della città, mostra degli interventi sul patrimonio archeologico, storico, artistico di
Todi, Todi, 1982, p. 49 sg.
CITTÀ E TERRITORIO NELL'ETRURIA MERIDIONALE DEL V SECOLO 9
6 G. Colonna, in Par. Pass., XXXII, 1977, p. 131-165; Id., in Italia omnium terrarum
alumna, Milano, 1988, p. 492 sg.; C. Ampolo, in AION arch., VI, 1984, p. 71-102. L'assai
maggiore intensità del fenomeno nel Lazio rispetto all'Etruria, Veio esclusa, non
discende ovviamente da ragioni etniche (come fraintende M. Torelli, in Storia di Roma, I,
Torino, 1988, p. 255 sg.), ma politiche e culturali.
7 Rinvio al mio contributo in Archeologia laziale, IV, Roma, 1981, p. 229-232, e a
quelli di G. Nenci e di M. Lombardo, in Forme di contatto e processi di trasformazione nelle
società antiche, Pisa-Roma, 1983, p. 1019-1031, 1077-1103.
8 Cfr. I. Krauskopf, Todesdämonen und Totengötter im vorhellenistischen Etrurien.
Kontinuität und Wandel, Firenze, 1987.
9 Grazie al saccheggio da parte di Dionigi il Vecchio di Siracusa nel 384 a.C. Cfr.
G. Colonna, in Die Göttin von Pyrgi, Firenze, 1981, p. 30 sg. ; F. Prayon, ibid., p. 49 sg.
(fonti).
10 GIOVANNI COLONNA
10 M. Torelli, Storia degli Etruschi, Bari 1981, p. 184 sg.; Id., L'arte degli Etruschi,
Bari, 1985, p. 123 sg.; Id., in Rasenna, storia e civiltà degli Etruschi, Milano, 1986, p. 61-67.
Cfr. D. Musti, Economia greca, Roma-Bari, 1981, p. 80 sg.
11 T. Dohrn, Die etruskische Kunst im Zeitalter der griechischen Klassik. Die
Interimsperiode, Magonza, 1982.
12 Ne ho trattato in Aspetti e problemi dell'Etruria interna (atti dell'VIII convegno
naz. di studi etruschi e italici, Orvieto, 1972), Firenze, 1974, p. 258-260; in La civiltà
arcaica di Vulci e la sua espansione (atti del X convegno naz. di studi etruschi e italici, Grosse-
to-Roselle-Vulci, 1975), Firenze, 1977, p. 206 sg.; in Contributi introduttivi allo studio della
monetazione etrusca (atti del V convegno del Centro internaz. di studi numismatici,
Napoli, 1975), Napoli, 1977, p. 15 sg. Cfr. Torelli, Storia degli Etruschi, cit. p. 186-188.
CITTÀ E TERRITORIO NELL'ETRURIA MERIDIONALE DEL V SECOLO 11
25 Cfr. J. P. Oleson, The Sources of Innovation in Later Etruscan Tomb Design (ca.
350-100 B.C.), Roma, 1982, passim.
26 V. nota 20.
27 G. Colonna, in Annali della fondazione, cit. a nota 24, p. 112 sg.
28 È la tesi sostenuta da M. Cristofani (per es. in Prospettiva, 1, 1975, p. 15 sg., a
proposito di Murlo; in La civiltà arcaica di Vulci, cit. a nota 12, p. 256 sg. ; in Gli Etruschi
in Maremma, cit. a nota 13, p. 38).
CITTÀ E TERRITORIO NELL'ETRURIA MERIDIONALE DEL V SECOLO 15
29 Così mi esprimevo nella relazione letta al convegno, tenendo conto della lettura
dello sviluppo urbanistico di Tarquinia avanzata da M. Torelli, in Miscellanea archaeolo-
gica T. Dohrn dedicata, Roma, 1982, p. 123, e della notizia di tombe villanoviane presso
l'Ara della Regina (F. Buranelli, La necropoli villanoviana «Le Rose» di Tarquinia, Roma,
1983, p. 122, n. 20). Ma una volta accertata la modernità del preteso muro sbarrante alla
radice il pian di Civita (P. Pelagatti, in Tarquinia : ricerche, scavi e prospettive, Roma,
1987, p. 34, tav. II, 2-3), cade ogni ragione cogente a favore dell'ampliamento, potendo le
tombe citate coesistere con il nucleo abitativo dell'epoca indiziato nella stessa zona
dell'Ara della Regina (Buranelli, ibid., p. 118, η. 1). Tutta la questione dello sviluppo di
Tarquinia andrebbe del resto riconsiderata. Non vi è dubbio infatti che la necropoli
«generale » villanoviana, per riprendere il termine usato da Torelli per l'età arcaica sia quella
estesa a ventaglio sui poggi a E della città storica, da Poggio Selciatello a Poggio Quarto
degli Archi. Tale collocazione richiede che il nucleo primario dell'insediamento sia il
vasto pian della Regina, contiguo alla Castellina (già sede di un villaggio
protovil anoviano : F. Di Gennaro, in Etruria meridionale : conoscenza, conservazione, fruizione, Roma,
1988, p. 79, nota 27), e non il periferico pian di Civita (servito peraltro dal sepolcreto
della Civitucola). Se mai è esistito un aggere nella strozzatura tra le due aree, esso avrà
isolato, all'interno dell'abitato villanoviano, la parte cui era demandata la funzione di arx,
analogamente a quanto supposto per la Castellina di Vulci (M. Guaitoli, in La
romanizzazione dell' Etruria, cit. a nota 18, p. 58).
30 Per l'agro veiente e falisco si dispone delle ricerche della Scuola Britannica di
Roma coordinate da J. B. Ward Perkins, delle quali offre una utile sintesi il lavoro di
T. W. Potter citato a nota 13. Purtroppo i «tagli» prescelti nella organizzazione statistica
dei dati e nelle carte di distribuzione, isolando da un lato il VII-VI e dall'altro il V-IV
secolo (Potter, op. cit., p. 85-90, fig. 21, tab. 2 e p. 101 sg., fig. 25, tab. 3), non consentono
una rappresentazione efficace del fenomeno (migliore al riguardo il campione settoriale
di J. B. Ward Perkins - Α. Καηανε - L. Murray-Threipland, in PBSR, XXXVI, 1968, p. 70,
fig. 7, con la distinzione « later etruscan (6th-5th centuries B.C) » e « republican roman » : i
siti così distinti assommano a 28 per il primo periodo e 33 per il secondo, che abbraccia il
ben più incisivo processo della colonizzazione romana). Cfr. anche M. Torelli, Storta
degli Etruschi, cit. a nota 10, p. 114 e 186; P. Liverani, in PBSR, LII, 1984, p. 38 sg. Sul
«progetto» Tuscania vedi per ora G. Barker, in L'alimentazione nel mondo antico: gli
Etruschi, Roma, 1987, p. 20-22; G. Barker-T. Rasmussen, in PBSR, LVI, 1988, p. 25-42.
I dati attualmente più eloquenti sono quelli ottenuti nell'agro vulcente nord-orientale,
gravitante su Castro: M. Rendeli, in BAR, 243, 1985, p. 261 sg.; in Atti del II congresso
internazionale etrusco, Firenze, 1985, in stampa; in Etruria meridionale, cit. a nota 29,
p. 103 sg., fig. 2. Rispetto ai sette siti preesistenti ne sono registrati trentaquattro per il
tardo VI e il V secolo.
16 GIOVANNI COLONNA
36 Per la prima assegnazione : Liv. V, 30, 8; Diod. XIV, 102, 4. Per la seconda : Liv.
VI, 4, 4; 5, 8. Cfr. W.V.Harris, Rome in Etruria and Umbria, Oxford, 1971, p. 41 sg.;
T. W. Potter, op. cit., p. 108 sg.
37 Funzione già avuta con ogni probabilità nel precedente assetto territoriale. Cfr.
C. Morselli, Sutrium (Forma Italiae), Firenze, 1980, ed il mio cenno in La civiltà dei
Falisci (atti del XV convegno di studi etruschi e italici, Civita Castellana, 1987), Firenze, in
stampa.
38 M. Rendeli, in La romanizzazione dell'Etruria, cit. a nota 18, p. 60 sg., fig. 42, e i
lavori dello stesso a nota 30.
39 Cfr. bibl. a nota 18.
40 Cfr. bibl. ibid.
18 GIOVANNI COLONNA
41 Come risulta dagli scavi condotti negli ultimi anni, sui quali informa M. Cristofa-
ni, in BA, 35-36, 1986, p. 1 sg., in particolare 11 sg.
42 Sul fenomeno da ultimo H. Rix, in Gli Etruschi : una nuova immagine (a cura di
M. Cristofani), Firenze, 1984, p. 216 sg., par. 10-12. Secondo questo studioso la sincope
agirebbe solo tra il 500 e il 450 (o, più precisamente, tra il 480 e il 460 : cfr. in L'etrusco e
le lingue dell'Italia antica, Pisa, 1985, p. 34), sicché gli imprestiti successivi a tale data non
ne sarebbero toccati (in Schriften des Deutschen Archäologen-Verbandes, V, 1981, p. 104
sg.). La possibilità di qualificare come tratto «volgare» la sincope vocalica risiede nel
fatto che, come è ben noto, essa è certamente in relazione con analoghe tendenze
variamente presenti nelle lingue italiche confinanti, dal latino al sabino e all'umbro; lingue
pertinenti ad ambiti socio-culturali relativamente meno evoluti dell'etrusco.
43 B. Bouloumié, L'épave étrusque d'Antibes et le commerce en Méditerranée
occidentale au VIe siècle av. J.-C, Marburg, 1982, p. 65 sg., con le precisazioni importanti, ma che
non toccano la sostanza, di M. Py, in // commercio etrusco arcaico, cit. a nota 18,
p. 87 sg.
CITTÀ E TERRITORIO NELLETRURIA MERIDIONALE DEL V SECOLO 19
48 Liv. V, 1,3-8: 5, 10. Cfr. M. Torelli, Elogia Tarquiniensia, Firenze, 1975, p. 73.
49 Op. cit., p. 70 sg.
50 G. Proietti, in St. Etr., LI, 1983 (1985), p. 557 sg. La cronologia va ristudiata
tenendo conto dell'analisi delle tombe «del Comune» da me condotta in St. Etr., XLI,
1973, p. 335-337. La occorrenza del prenome Venel è un tratto fortemente conservatore,
che bene si attaglia a un rappresentante dell'oligarchia del tempo.
51 Catalogo ragionato, cit., p. 268, η. 8, tav. 188; G. Colonna, in Rasenna, cit. a nota
10, p. 494, fig. 354. Per il sarcofago con pompa: F. Roncalli, in Rend. Pont. Acc, 51-52,
1977-1978, p. 3 sg.; Id., in Rasenna, cit., p. 662.
52 Cfr. nota 9.
53 Lycophr. Alex. 1241.
54 Sui tumuli, costruiti anche sulle tombe di pieno V secolo : R. E. Linington, in St.
Etr., XLVI, 1978, p. 4-10; Id., in MEFRA, 92, 1980, p. 625 sg. Sulle tombe dipinte «mino-
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Giovanni Colonna
ri» : L. Cavagnaro Vanoni, in Tarquinia : ricerche, scavi e prospettive, cit. a nota 29, p. 243-
253.
55 G. Colonna, in Santuari d'Etruria, cit., p. 70-73. Ben poco aggiunge M. Y.
Goldberg, in RM, 92, 1985, p. 107-125.