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CHIMICA ORGANICA

Composti organici
Proteine, carboidrati, grassi, DNA, enzimi e ormoni sono solo alcuni dei termini con cui si indicano
composti “biologicamente attivi” e quindi organici. La chimica organica si occupa di indagare la
composizione e l’organizzazione della materia vivente; tutti i composti che contengono carbonio (con
poche eccezioni) sono organici. Le eccezioni sono: CO, CO 2, H2CO3, HCN, carbonati, cianuri e carburi,
perché le loro proprietà chimiche sono simili a quelle dei composti inorganici.
Caratteristiche del carbonio
Appartiene al gruppo IV dunque presenta quattro elettroni di valenza (gliene mancano altrettanti per
l’ottetto). Un atomo di carbonio che si stabilizza quindi o cede i 4 elettroni esterni o ne acquisisce 4;
questo trova conferma nell’ampio intervallo di numeri di ossidazione, e si traduce in un valore
intermedio di elettronegatività (2,5) che fa legare il carbonio ad atomi di molti elementi con legami
covalenti e stabili, perché poco polarizzati.
Nel suo stato fondamentale quindi il carbonio ha config. elettronica esterna 2ss2p2 che, però , non spiega
la formazione di 4 legami; il carbonio può “promuovere” un elettrone a un contenuto energetico più alto
nella configurazione dello stato eccitato, e “rimescolare” gli orbitali s e p formando i cosiddetti orbitali
ibridi. Nei nuovi orbitali gli elettroni si distribuiscono con lo spin parallelo, dunque sono disponibili per
partecipare a 4 legami covalenti. Nei composti organici il carbonio è sempre ibridato e, in una stessa
molecola, atomi di carbonio diversi possono avere ibridazioni diverse. Le ibridazioni sono tre:
- sp: a partire da 1s e 1p si formano due orbitali ibridi con assi disposti a 180° (lineare);
- sp2: a partire da 1s e 2p si formano tre orbitali ibridi con assi disposti a 120° (trigonale);
- sp3: a partire da 1s e 3p si formano quattro orbitali ibridi con angoli di 109,5° (tetraedrica).
Un atomo di carbonio con ibridazione sp3 si chiama carbonio saturo e un composto con atomi di solo
carbonio saturo è denominato composto saturo. Se l’atomo è ibridato sp3 sono presenti legami semplici,
se è ibridato sp2 si ha un legame doppio, se è ibridato sp si ha un legame triplo.
I legami singoli sono sempre sigma , i legami doppi e tripli sono invece pigreco . Il legame  è
covalente e, non essendo rigido, permette la rotazione attorno all’asse congiungente gli atomi. Il legame
, invece, essendo rigido blocca la rotazione attorno all’asse di legame e riduce la distanza tra i due
nuclei coinvolti, che presentano entrambi carica positiva. Questo crea una tensione interna alla molecola
con conseguente diminuzione della stabilità .

Catene e ramificazioni
Il carbonio presenta forte auto-affinità e quindi forma delle concatenazioni di atomi C. La struttura
portante di una molecola organica è riconoscibile perché costituita da una catena di atomi di carbonio,
scheletro carbonioso. Queste catene sono:
- lineare aperta: atomi disposti di seguito;
- lineare aperta e ramificata: atomi non disposti tutti in fila ma formano delle catene laterali che
si diramano da quella principale, come i tronchi di un albero;
- lineare chiusa: molecola presenta forma ad anello, come una collana di cui atomi sono perle.

Isomeria
Gli isomeri sono composti che presentano stessa forma bruta ma diversa formula di struttura o diversa
disposizione degli atomi nello spazio. Gli isomeri possiedono in genere specifiche proprietà chimico-
fisiche.
Nell’isomeria di struttura gli stessi atomi sono concatenati in modo diverso. Questa è a sua volta
suddivisa in isomeria di catena, posizione, gruppo funzionale. I composti che presentano isomeria di
catena differiscono nell’organizzazione della catena carboniosa, in quanto vi sono diverse possibile
disposizioni che gli atomi di carbonio assumono nella catena o nell’anello (es: a C 4H10 corrispondono due
molecole, n-butano e 2-metilpropano).
Nell’isomeria di posizione l’assetto della catena carboniosa non cambia, ma ciò che cambia è la
posizione dei doppi o tripli legami o degli eventuali gruppi atomici (diversi dall’idrogeno) legati allo
scheletro. Quest’isomeria si verifica anche quando un atomo diverso da C e H si colloca in punti diversi
della catena carboniosa (es. atomo di ossigeno in C 3H8O può legarsi a un carbonio o all’altro della catena
assumendo due isomeri differenti, appartenenti agli alcoli).
Infine, nell’isomeria di gruppo funzionale, gli isomeri presentano diversi gruppi funzionali e quindi
hanno anche proprietà fisiche e chimiche differenti.
Stereoisomeria
Deriva da una differente disposizione di atomi nello spazio, ma essi sono comunque posizionati nella stessa
sequenza e con la stessa tipologia di legami. Vi sono due tipi di stereoisomeria:
- Isomeria conformazionale, in cui gli isomeri sono interconvertibili per rotazione attorno a legami
semplici;
- Isomeria configurazionale, in cui ciò non è possibile ed è necessario rompere legami.
Quest’ultima si divide a sua volta in enantiomeria, quando i due isomeri sono uno l’immagine speculare
dell’altro, e diastereoisomeria quando invece non lo sono. L’isomeria geometrica è un particolare tipo di
isomeria configurazionale: è tipica dei composti con doppi legami C=C (quindi atomi di C con ibridazione sp2).
La geometria che caratterizza l’ibridazione sp2 è planare: i 6 atomi del gruppo (2 di carbonio e 4 legati ad
essi) sono sullo stesso piano. Le loro posizioni sono bloccate perché la presenza del legame  impedisce la
rotazione degli atomi di carbonio intorno al doppio legame. Se a ciascuno dei due atomi C sono legati due
atomi o due gruppi diversi, a seconda della loro disposizione rispetto al doppio legame si possono avere
differenti strutture molecolari. Gli isomeri in cui le porzioni di molecola con massa maggiore sono nello
stesso lato, prendono l’appellativo Z (cis); quelli in cui le porzioni con massa maggiore sono sfalsate sono
detti E (trans).

Gli isomeri geometrici hanno diversa polarità , perché per la maggiore simmetria della molecola, la forma
trans è meno polare di quella cis, se non del tutto apolare.
Gli isomeri conformazionali non solo differiscono per l’orientazione degli atomi, ma possono liberamente
passare da una forma all’altra senza rompere legami chimici. Perché questo avvenga è necessaria la presenza
di atomi di carbonio saturi (uniti da un legame singolo C—C).
L’enantiomeria è tipica dei composti saturi a ibridazione sp3 in cui il carbonio presenta legami con quattro
diversi atomi o gruppi. Si ha enantiomeria quando un isomero è identico alla sua immagine speculare. Tutti
gli oggetti che mancano di un piano di simmetria sono chirali, quelli che lo presentano sono achirali e sono
sovrapponibili all’immagine speculare.
Quando un atomo di carbonio lega a sé, secondo una geometria tetraedrica, quattro atomi (o gruppi atomici)
diversi, si dice che l’atomo di carbonio è un centro chirale o stereocentro.
L’acido lattico ad esempio non è sovrapponibile alla sua immagine speculare in quanto è uno stereocentro
che lega a sé un H, un gruppo CH 3, un gruppo OH e un gruppo COOH. Coppie di molecole con queste
caratteristiche sono enantiomeri.
La chiralità si può mettere in evidenza con un fenomeno fisico: la capacità di far ruotare il piano della luce
polarizzata. Se la luce attraversa un filtro polaroid, infatti, viene polarizzata lasciando “passare” solo un
piano; gli enantiomeri fanno ruotare il piano della luce polarizzata di uno stesso angolo, ma in verso opposto.
Lo strumento per studiare l’attività ottica delle sostanze chimiche è il polarimetro, dotato di una sorgente di
luce, un polarizzatore, un tubo portacampione e un analizzatore. Il primo filtro polarizza la luce; il raggio
polarizzato attraversa l’analizzatore e arriva all’occhio solo se i due filtri hanno assi di polarizzazione
paralleli. Se vi è un campione tra due filtri con assi paralleli, vediamo il raggio luminoso a patto che il
campione sia otticamente inattivo; in caso contrario ruota di un angolo la luce polarizzata e il raggio non si
vede. Per vederlo nuovamente è necessario ruotare l’analizzatore dello stesso angolo; rotazione verso destra:
destrogira (+); rotazione verso sinistra: levogira (-).
Il miscuglio al 50% di due enantiomeri è detto racemo e non è otticamente attivo.
Un esempio di enantiomero è il limonene, di cui solo il (–) ha profumo di limone.
Proprietà fisiche dei composti organici
Nei composti organici i legami sono in genere poco polari e questo comporta l’instaurarsi di interazioni
tra molecole piuttosto deboli, del tipo dipolo-dipolo. I punti di fusione ed ebollizione sono bassi,
anche se possono aumentare con l’allungamento della catena carboniosa e conseguente incremento
delle interazioni. La solubilità in acqua delle molecole organiche è data dalla polarità della struttura. La
presenza di gruppi ionizzati e gruppi in grado di formare legami a idrogeno, o comunque di atomi
fortemente elettronegativi, conferisce alla molecola caratteristiche idrofile e quindi solubilità ; sono detti
idrofobi i gruppi non polari, con poca solubilità. Esistono composti in grado di svolgere la funzione di
solvente al posto dell’acqua (carattere idrofobico) e, quindi, di far passare in soluzione altri composti
idrofobici (“simile scioglie simile”: es. acetone).

Reattività delle molecole organiche


Gli aspetti che influenzano la reattività dei composti organici sono molteplici. Il primo è il grado di
insaturazione del carbonio. I legami singoli C—C di tipo  sono stabili, e una molecola satura contiene
solo legami , quindi è generalmente molto stabile dunque poco reattiva. La presenza di legami doppi
C=C o tripli CC rende la molecola più reattiva passando da legami singoli a doppi e a tripli. In altre
parole si ha tendenza dei legami tripli a diventare doppi e da doppi a saturi, per addizione di atri atomi.
La polarità dei legami è un altro aspetto importante per la reattività delle molecole. I legami covalenti
puri o quelli polari con bassa differenza di elettronegatività , garantiscono una distribuzione uniforme
degli elettroni (senza parziali cariche) e quindi maggiore stabilità , dunque poca reattività . L’inserimento
di atomi o gruppi di atomi che alterano la distribuzione elettronica, cambia anche la stabilità dei legami,
che risultano più indeboliti.
Un elettrofilo è un atomo o ione che presenti parziale o totale carica positiva ed è in grado di accettare
doppietti elettronici; un nucleofilo presenta parziale o totale carica negativa ed è in grado di cedere
doppietti elettronici non condivisi.
La polarizzazione di un legame indotta da presenza di un atomo o gruppo atomico elettronegativo, dà
origine a un altro fenomeno, il fenomeno induttivo, secondo cui l’attrazione di elettroni da parte di un
atomo come Cl non si ferma sul primo carbonio della catena a cui è legato l’alogeno, ma tende a
polarizzare i legami successivi; l’atomo di carbonio legato al cloro assume così una parziale carica
positiva e richiama elettroni da carbonio vicino, tentando di stabilizzarsi. Questo effetto è attrattivo
quando viene esercitato da un atomo più elettronegativo del carbonio; è repulsivo in caso di atomo
meno elettronegativo del carbonio.

Reazioni chimiche
Le principali reazioni nel mondo organico si verificano attraverso due processi che coinvolgono
meccanismi diversi di rottura e formazione di legami: meccanismo omolitico ed eterolitico.
Si parla di rottura omolitica quando ciascun atomo riprende il proprio elettrone di legame in
precedenza condiviso. Prendiamo l’esempio di due atomi A e B: quando il legame tra questi due atomi si
rompe omoliticamente, ognuno dei due atomi riprende il proprio elettrone spaiato, con la formazione di
due radicali liberi. Un radicale (o sostituente) è una specie chimica costituita da un singolo atomo o da
un gruppo di atomi, che presenti un elettrone spaiato. Poiché la rottura omolitica prevede la formazione
di un radicale, è ovvio aspettarsi che avvenga con maggiore o minore facilità a seconda della stabilità del
radicale stesso.
Si parla di rottura eterolitica quando il doppietto di legame in precedenza condiviso tra due atomi,
viene trattenuto dall’atomo più elettronegativo, con formazione di un anione e un catione.
Di grande importanza nella conversione dell’energia chimica in energia elettrica, le reazioni di
ossidoriduzione interessano un’intera branca della chimica, l’elettrochimica. In chimica organica una
reazione di ossidazione si presenta quando un atomo di carbonio si lega a un atomo di ossigeno o
aumenta il numero di legami che forma con esso o diminuisce il numero di idrogeni. Al contrario ogni
volta che il carbonio forma nuovi legami con l’idrogeno abbiamo una riduzione.

Idrocarburi saturi: alcani e cicloalcani


Gli idrocarburi sono composti binari formati solo da carbonio e idrogeno. I combustibili fossili sono la
fonte principale di questi composti. Alcani e cicloalcani sono idrocarburi saturi; alcheni e alchini sono
idrocarburi insaturi. Gli idrocarburi saturi sono costituiti da catene di atomi di carbonio uniti soltanto
da legami semplici; gli idrocarburi insaturi presentano catene di atomi di carbonio con legami multipli.

Proprietà degli idrocarburi saturi


Il punto di ebollizione degli alcani a catena lineare cresce regolarmente all’aumentare della massa
molecolare. A temperatura ambiente i primi 4 termini sono gassosi, dal 5° al 15° sono liquidi e da C 16 in
poi sono solidi. Fra i cicloalcani, i primi due sono gas, i successivi cinque sono liquidi e dal sesto sono
solidi. I composti ramificati hanno punti di ebollizione inferiori a quelli dei corrispondenti isomeri
lineari; queste differenze sono dovute al fatto che le molecole dei composti ramificati sono più distanti
tra loro e, di conseguenza, le forze di London che agiscono sono più deboli.
Come tutti gli idrocarburi, avendo solo legami puri, alcani e cicloalcani sono apolari e quindi buoni
solventi per sostanze apolari (come grassi o alogeni). Sono insolubili in acqua perché non possono
instaurare con essa né legami a idrogeno né legami dipolo-dipolo. I forti legami C—C e la piccola
differenza di elettronegatività tra carbonio e idrogeno rendono gli idrocarburi saturi poco sensibili alla
maggior parte dei reagenti chimici. Gli alcani vengono anche chiamati paraffine, per indicare la loro
scarsa reattività chimica. Tuttavia, in alcune condizioni reagiscono con l’ossigeno e alogeni (es. Cl). La
reazione con l’ossigeno avviene durante la combustione con produzione di CO2, acqua ed energia.
Un interessante approfondimento riguarda il petrolio, portato nelle raffinerie dove avviene la
separazione industriale e preparazione dei derivati. La prima fase di separazione si basa sulla
distillazione frazionata, processo a pressione atmosferica che avviene in enormi colonne suddivise in
tanti piani in acciaio quante sono le sostanze o miscele che si vogliono separare. Il petrolio entra a
temperature maggiori di 300 °C e le temperature di ogni piatto diminuiscono salendo la colonna. A
seconda della temperatura che il petrolio raggiunge in ogni piatto, il prodotto finale sarà diverso (da
basso verso l’alto: olio combustibile, olio lubrificante, gasolio per diesel, cherosene, nafta, benzina).

Reazioni di alogenazione degli alcani


Alcani e cicloalcani reagiscono in alcune condizioni anche con gli alogeni; si parla quindi di reazioni di
alogenazione. Gli alogeni in grado di combinarsi con gli alcani sono cloro e bromo. Il risultato della
reazione è la sostituzione di uno o più atomi di idrogeno dell’alcano con atomi di alogeno.
Per esempio, nel caso della reazione di clorurazione del metano, un atomo di idrogeno del metano viene
sostituito con uno di cloro:
Le reazioni di sostituzione radicalica si svolgono in tre stadi: inizio, propagazione, terminazione.
1. La fase di inizio comporta la rottura della molecola di alogeno, X 2, in due radicali X·. Per
esempio, nel caso della molecola di Cl2 si ha:

2. Vi è poi la fase di propagazione in cui il radicale alogeno strappa un atomo di idrogeno


all’idrocarburo, che rimane con un elettrone spaiato, sotto forma cioè di radicale alchilico R·. Si
forma in questo passaggio anche l’acido alogenidrico HX. Il radicale, a sua volta, strappa un atomo a
una molecola di alogeno; il risultato è la formazione dell’alogenuro alchilico RX, e di un radicale X·.
Nel caso della clorurazione si ha:

Durante la fase di propagazione scompare un radicale ma se ne forma subito un altro. Le due


reazioni si alternano dando origine a un ciclo di durata indefinita, che si autoalimenta fintanto che vi
sono radicali liberi.

3. La catena di reazioni termina solo quando si combinano tra loro due specie radicaliche:

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