Sei sulla pagina 1di 4

Virginia Franchi 00000927380

1.Dalla discesa dei longobardi in italia al sacro romano impero, profili storici e
giuridici
Convenzionalmente, facendo riferimento all’inizio del Medioevo, si parla del 456 d.C anno
della caduta dell’impero romano d’Occidente. Ciò che però comportò un vero e proprio
cambiamento sostanziale sia a livelli istituzionale che a tradizionale fu la discesa della stirpe
gotica dei longobardi. Tale popolo non era mai stato toccato da alcun tipo di processo
federativo da parte dell’impero, non ha perciò alcuna dimestichezza con quell’insieme di
caratteristiche socio-culturali che si traducono in quella che possiamo definire la “romanità”.
Superano le Alpi fra il 568 ed il 569 d.C si stanziano nella parte settentrionale dell’Italia ai
confini con l’esarcato. Un ristretto contingente si avvierà verso la dorsale appenninica
campana nel territorio che diventerà la longobardi minor divisa tra i ducati di Spoleto e
Benevento. Ben presto il terrirotio meridionale perse i contatti con il Rex, come si proclamò Il
condottiero Alboino una volta stanziatosi nei territorio settentrionali.
Per una popolazione di origini nomadiche lo stanziamento definitivo si tradusse in un
indubbia modificazione delle consuetudini giuridiche ed istituzionali. Esempio più esplicito ne
è sicuramente il cambiamento che riguardò l’unità organizzativa sociale e militare che si
tradusse nella Fara, sicuramente più complessa dell’originaria Sippe. Il diritto longobardo è
fortemente simbolico e caratterizzato dalla mancanza di astrazione rispetto agli aspetti
pratici della vita quotidiana. sicuramente la stanzialità e l’incontro con la tradizione latina
portò alla modificazione del tradizionale carattere della oralità. Bisogna comunque
specificare che le consuetudine e la personalità continuarono ad essere caratterizzanti del
diritto longobardo. Comunque a partire dal celebre editto di Rotari del 643 vi furono delle
aperture verso la forma scritta che ancora oggi ci permettono di poter delineare la tradizione
giuridica e anche determinati aspetti della cultura e delle tradizioni longobarde. Con il Re
Liutprando che andò a integrare, quasi un secolo dopo, l’editto di rotari inizia una
progressiva integrazione del diritto romano che continuava a sopravvivere quale diritto
popolare. Si può parlare quasi di una volgarizzazione. Poco dopo, nel 744, il regno
Longobardo vide la sua fine con la conquista territoriale da parte dei Franchi Salii. Si apre un
periodo, a forte valenza mitica spinta dalla visione della chiesa, definito “renovatio imperii”,
che culminerà nella notte di natale dell'800 con l’incoronazione da parte del pontefice di
Carlo Magno quale imperatore del Sacro Romano Impero. Questo brevissimo periodo di
ritorno della romanità fu caratterizzato da un modello tipicamente ispirato alle istituzioni
romane (modello verticistico dell’impero giustinianeo). le istituzioni ecclesiastiche, che
vedevano con favpre la popolazione franca dopo che Carlo Martello bloccò gli arabi a
Poitier, spinsero per un ritorno alla tradizione culturale romana caratterizzata da una forte
religiosità. E’ proprio da questo momento che inizia il fenomeno della commistione tra il
potere imperiale e quello papale che portò alla mondanizzazione e corrosione dei valori
cristiani che diede inizio alla riforma gregoriana.
2.Dal preirnerio alla magna glossa di accursio, il diritto romano giustinianeo tra prassi
e scienza dei glossatori
Per introdurre la stagione preirneriana, bisogna in primis andare a delineare il quadro storico
ed istituzionale che poi sfociò nel fenomeno che definiamo come rinascimento giuridico
medievale, di cui le scuole bolognesi sono sicuramente le protagoniste.
Il contesto imperiale si caratterizza, grazie alla nascita della nuova dinastia degli Ottoni di
origine germanica, di una sensibile riscoperta della romanità. Sul fronte ecclesiastico si avvia
nei primissimi anni dell’XI secolo un fenomeno di rielaborazione culturale a stampo riformista
per far fronte alla mondanizzazione del clero, che culminerà nel 1075 nella pubblicazione
del dictatus papae di Gregorio VII che conteneva una serie di regole che sarebbero
diventate l'indirizzo della chiesa cattolica riformata. E’ importante sottolineare come in
questo periodo il potere Imperiale e quello ecclesiastico non abbiano confini ben definiti
(retaggio del periodo del cesaropapismo della dinastia carolingia). Le figure di spicco della
chiesa venivano sempre più spesso scelte tra gli esponenti di famiglie legate al potere
Imperiale.L'elaborazione culturale partì dalle gerarchie più basse del clero nell'ambito dei
grandi complessi monastici benedettini. Si apre un vero e proprio periodo di sconto chiesa
ed Impero commentato anche da componenti interni dell'aristocrazia ecclesiastica. Le
ragioni della chiesa autentica venivano argomentati pacificamente attraverso strumenti
culturali. Fiorirono perciò Un insieme di raccolte sistematiche che furono Indubbiamente utili
nella compilazione di testi particolarmente rilevanti per la cultura giuridica canonistica: Il
decretum di burcardo di Worms; Le raccolte di Ivo di Chartres; la Collectio Canunum di
Anselmo da Lucca e la collectio Britannica. In tali raccolte troviamo la testimonianza di una
conoscenza rudimentale del diritto giustinianeo. In particolare nella Collection Britannica
sono stati identificati una successione di 90 passi normativi che sono una certo riscrittura in
forma semplificata di passi del digesto giustinianeo. E’ perciò possibile dire che negli
ambienti ecclesiastici colti nella seconda metà dell'anno mille assistiamo ad una progressiva
riemersione dei libri del Corpus Iuris Civilis
nell’ambito Civilistico assistiamo Alla riscoperta del diritto giustinianeo anche da parte di
quelli che noi oggi definiremmo gli operatori del diritto. I notai iniziarono a utilizzare
instrumentum andando ad abbellire i loro strumenti e atti notarili, progressivamente si fa
spazio alla impersonalità del diritto ( che rimane comunque estremamente personale per i
nostri standard). Le figure giudicanti che in questo periodo operano nell'ambito dei placiti
applicano sommariamente il diritto giustinianeo. Il placito di marturi ne è sicuramente la
prova più evidente. il giudice Nordilo presidente della commissione giudicante prese in
considerazione la sezione del digesto che riguardava la restituzione in integrum di res a
soggetti con età superiore ai 25 anni per dirimere controversie fra i monaci del Monastero di
San Michele eun signorotto di origine Fiorentina che li avevano spossessati di un terreno
donato dal Conte da Canossa. È inoltre importante citare la presenza del Pepo legis Doctor
al quale sembra scriversi la riscoperta del frammento utilizzato nel clebre Placito del 1076.
Sicuramente la figura emblematica di tale giurista fu centrale nel periodo preirneriano anche
se non abbiamo abbastanza elementi per poter delineare una biografia vera e propria. Altro
aspetto estremamente rilevante da prendere in considerazione in questo secolo di rinascita
giuridica è quella della scuola di Pavia che in quel periodo era capitale del Regno d'Italia e
sede del palatium reale. nell'ambito di questa istituzione nascono il Liber legis
langobardorum e il Liber papiense riportanti una vasta gamma di editti Longobardi a partire
da quello di Rotari. Sicuramente tutte queste opere nascono per ragioni pratiche a servizio di
tutti quei Giuristi che iniziavano ad approcciarsi al diritto come materia staccata dalle Arti
sermocinali. importantissimo sottolineare come il libro papiensis fosse accompagnato da
quelle che sono dette espositiones, delle brevi glosse esplicative come accompagnamento
alla fonte.E’ proprio in alcune di queste Esposizioni che troviamo, nel caso in cui non vi sia la
presenza di una legge specifica,il rimando a leggi dette generalis omnium che si identificano
sicuramente con le leggi giustinianee e teodosiane. la scuola di Pavia diviene perciò
l'anticamera del fenomeno che si svilupperà a Bologna, che diverrà luogo centrale della
nuova scienzia iuris sia per la raggiunta maturità dei Giuristi dell'epoca sia perché la sua
collocazione territoriale segnerà il definitivo incontro fra l'intero patrimonio normativo
giustinianeo e una generazione di Giuristi culturalmente pronti a darne un'interpretazione
viva. Bisogna sottolineare come la figura, che potremmo definire quasi mitica, di Irnerio
rappresenti un fenomeno generazionale e diffuso. il rinato obiettivo di consolidare un
sistema di fonti normative ordinato e sistematico si traduce in un nuovo approccio allo studio
del diritto che ritroverà la sua autonomia rispetto alle arti sermocinali. I metodi e gli
avvenimenti salienti dei primi anni della scuola giuridica di Irnerio ci sono pervenuti grazie al
cronista Burcardo ed al giurista Odofredo, che operano a distanza di qualche generazione di
giuristi nella stessa scuola felsinea. I “libri legali”, come vengono chiamati da Odofredo,
sono riportatamente corrotti dal tempo. La ricostruzione dell’originale stesura comportò
modificazioni e aggiunte dei frammenti ricomparsi tramite strumenti puramente filologici. La
rinascita delle fonti giustinianee, e con esse di una nuova scientia iuris, si traduce nella
formazione della nuova generazione di giuristi a cui vengono dati nuovi strumenti culturali
ben più robusti di quelli infarinatura giuridica data dalle scuole di arti liberali. l’attività
didattica irneriana si sviluppa nell’ambito di una schiera di istituzioni scolastiche private che
si coagulano attorno ai legum doctores. il metodo formativo delle scuole bolognesi, che
rimarrà tale fino al XIII secolo e verrà utilizzato anche per la rielaborazione delle raccolte di
diritto canonico, è quello della glossatura. Le note venivano prese dagli allievi che
presenziando alla lezione puramente frontali del legum doctor. Se oggi abbiamo
testimonianza delle scuole bolognesi e dei loro protagonisti è sicuramente grazie alle glosse
a cui, tralaltro, veniva solitamente apposto il nome del professore. Le generazioni di
glossatori che si formavano nell’ambito dell’ateneo felsineo, diedero vita ad una complicata e
eterogenea sovrapposizione di glosse. Già a partire dalla prima generazione, lo scontro tra
la linea equitativa e quella legalistica portate avanti rispettivamente da Martino e Bulgaro,
rappresentano uno scisma interpretativo che ebbe conseguenze importanti sull’elaborazione
culturale delle scuole bolognesi. Tale divergenza trovò soluzione con la svolta di Giovanni
Bassiano solo alla fine del XII secolo, che vide prevalere l’approccio strettamente legale e
tecnicistico al corpus iuris. Le istanze della linea legalistica vennero portate avanti da un
susseguirsi di giuristi nei primi decenni del 200, ricordiamo Ugolino presbiteri e Azzone.
Sicuramente colui che segnò la svolta per quel che riguarda l’interpretazione
sistematicamente riorganizzata fu Accursio, allievo di Azzone. L’opera magna che ne
consegue divenne l’interpretazione ufficiosa dei testi giustinianei. Negli anni ‘50 del 200
l’apparato di glosse di accursio aveva già sostituito qualsiasi altro apparato di interpretazione
soffocando le voci dei giuristi che si riconoscevano in tradizioni interpretative diverse.
3.il fenomeno scolastico bolognese rapporti con l’impero, il papato ed il comune di
Bologna
Il riconoscimento del valore del fenomeno spontaneo delle scuole bolognesi attirò le mire del
Imperiali e pontificie.
le istituzioni ecclesiastiche ebbero indubbiamente un ruolo fondamentale per quel che
riguarda l’organizzazione e la sistematizzazione del percorso formativo. Un esempio ne è
sicuramente l’istituzione nel 1219 della cerimonia formale della laurea da parte di papa
Onorio III che conferì all’arcidiacono di Bologna la facoltà di sovrintendere tale cerimonia.
L’impero d'altro canto, fece di tutto per impedire la sempre più forte attrazione verso la
stabilizzazione territoriale legata al sorgere delle entità comunali. Il primo formale
riconoscimento delle scuole bolognesi da parte dell’imperatore avviene con la concessione,
nel 1156, del privilegio di Roncaglia. Il Barbarossa, sceso in Italia per cercare di
reinstaurare il proprio potere su quelle autonomie territoriali che stavano pian piano
nascendo si stabilì a Roncaglia. Proprio lì si recò la commissione dei 4 dottori per cercare la
protezione dell’imperatore che stabilì che ogni studente in viaggio dai vari territori dell’impero
verso la capitale felsinea sarebbe stato sotto l’imperialis tuitio contro i possibili furti. Inoltre
viene garantita l’esenzione da qualsiasi rappresaglia, un vero e proprio istituto giuridico che
permetteva la vendetta collaterale verso un connazionale di chi avesse compiuto
qualsivoglia reato. nel 1158, nell’ambito della cosiddetta dieta di Roncaglia, vengono manate
2 costituzioni concernenti i rapporti con le entità comunali e quelli con le realtà scolastiche di
tutto l’impero.L’autentica habita espande a tutto l’impero il privilegio del 1156 (imperialis
tuitio e astensione dalle rappresaglie) e istituisce un foro speciale per gli studenti che da
quel momento in poi sarebbero potuti essre giudicati dai loro magistri o dal vescovo se
ecclesiastici. Le istituzioni entrarono anche nelle mire dei comuni che, per assicurarsi la
stanzialità dei maestri iniziò aversare loro un contributo in cambio di un giuramento. Le
scuole bolognesi vennero addirittura utilizzate dal potere comunale per giustificare le ragioni
dell’ autonomia dall’impero. Ciò avvenne tramite la redazione di un privilegium detto
Teodosianum nel quale si asserisce che l’imperatore Teodosio avesse scelto Bologna come
territorio su cui far sorgere la scuola che per la communis opinio dei legum doctores poteva
sorgere esclusivamente in una regia civitas. La diatriba sembra risolversi quando nel 1276 lo
studio entra nell’orbita papale dopo che l’imperatore cedette i territori di bologna e della
romagna al pontefice.

Potrebbero piacerti anche