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20-11-2010 10:01:33 - Eccezione intercettata: xml non caricato per la chiamata h

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ONTI</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA
MANOVRA DI TREMONTI</titolo2><firma>EUGENIO SCALFARI</firma><testo>SE IL 14 dice
mbre ci sarà la crisi di governo e che cosa accadrà dopo è ancora terreno incognito, n
on lo sanno né Fini né Casini né Bersani né Veltroni né Vendola e non lo sanno neppure Ber
lusconi e Bossi.&lt;p&gt; Un tempo si diceva che il futuro è sulle ginocchia di Gi
ove e questa è appunto la situazione attuale, solo che non si sa chi sia Giove e c
i sono anche forti dubbi sulla sua esistenza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma in attesa ch
e si sollevino le nebbie su quanto accadrà tra una ventina di giorni, parliamo di
questioni più certe e più concrete che interessano da vicino quella moltitudine di i
taliani che debbono tutti i giorni guadagnarsi una vita decente e spesso non ci
riescono. Parliamo delle risorse che non si trovano, del lavoro che scarseggia,
dei salari e delle pensioni che scendono al di sotto dei livelli di sussistenza;
parliamo delle tasse e del potere d'acquisto, delle diseguaglianze paurose, di
giovani che a trent'anni cercano ancora un lavoro e anzi non lo cercano più. Parli
amo della legge di stabilità finanziaria all'esame del Parlamento. Anzi cominciamo
proprio di lì: la legge di stabilità 2011 che porta il sigillo di Giulio Tremonti,
ministro dell'Economia, anzi dittatore dell'Economia e possibile successore del
Cavaliere.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; * * * Il presidente della Repubblica ha ottenuto,
con l'accordo dei presidenti delle Camere, che le forze politiche si impegnino a
d approvare la legge finanziaria entro il 10 dicembre rinviando al 13 l'esame de
lla crisi politica e al 14 la votazione delle mozioni di fiducia e sfiducia nei
due rami del Parlamento.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La stessa questione si era presentat
a sedici anni fa, nel novembre del 1994, all'epoca del primo governo Berlusconi
messo in crisi dalla Lega e il presidente Oscar Luigi Scalfaro l'aveva risolta n
ello stesso modo.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sembra preistoria, ma i problemi erano i me
desimi allora ed oggi.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Che cosa ha spinto lo Scalfaro di allo
ra e il Napolitano di oggi ad entrare a gamba tesa nella zona riservata al Parla
mento e ai partiti? Non certo la bontà d'una legge, sul cui merito essi non hanno
alcun titolo per intervenire, ma il fondato timore che una crisi di governo ecci
tasse la speculazione e provocasse una crisi finanziaria e valutaria di tale gra
vità da scardinare l'economia italiana la cui fragilità era evidente allora e lo è anc
or di più oggi.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sedici anni fa c'era ancora la lira, moneta deb
ole e sballottata da continue svalutazioni; oggi c'è l'euro e da questo punto di v
ista la situazione è certamente migliore nonostante che anche l'euro ondeggi sull'
ottovolante di una depressione mondiale che è la più grave dal 1929 ai giorni nostri
.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma la fragilità della nostra economia reale è nel frattempo aum
entata: abbiamo perso competitività, siamo agli ultimi posti nella crescita, ai pr
imi posti nell'evasione fiscale e nel debito pubblico, la domanda interna regist
ra un diagramma piatto, la disoccupazione effettiva è arrivata all'11 per cento, q
uella giovanile al 20 con punte oltre il 30 nel Mezzogiorno.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Una speculazione agguerrita potrebbe utilizzare una crisi di governo di difficil
e soluzione come un trampolino di lancio ideale per travolgere i titoli di Stato
italiani e metterci nella condizione della Grecia, dell'Irlanda e del Portogall
o.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Questa è stata la preoccupazione che ha travagliato il Capo
dello Statoe lo ha indotto ad intervenire. Il suo intervento ha avuto successo,
la crisi politica è stata rinviata di un mese, nel frattempo la legge Tremonti pro
cede speditamente e senza intoppi. Ma c'è un risvolto negativo: la legge Tremonti è
una cattiva soluzione della situazione finanziaria ed economica del paese. Anzi:
non è affatto una soluzione. Non risolve nulla, semmai aggrava.&lt;/p&gt;&lt;p&gt
; Non elimina gli sprechi perché i tagli lineari abbassano indiscriminatamente le
spese correntie quelle destinate agli investimenti con effetti deflazionistici s
ull'intera situazione. Non migliora le prestazioni dei servizi pubblici, anzi le
rende ancora più fatiscenti. Non rilancia le infrastrutture, anzi le deprime ulte
riormente.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Non stimola le imprese. Rinvia a tempo indefinito
la riforma fiscale. Fa lievitare le imposte locali. Non aiuta la competitività e l
'innovazione. Accresce le diseguaglianze. Mortifica la ricerca e la cultura.&lt;
/p&gt;&lt;p&gt; Questa è la legge Tremonti. Il risvolto negativo della "moral suas
ion" del Capo dello Stato consiste nell'aver attenuato le critiche che questa pe
ssima legge avrebbe meritato nella sede appropriata del dibattito parlamentare.
Ha impedito, quella "moral suasion", che la speculazione si scatenasse e questo è
un risultato prezioso; ma ha spianato la strada ad una politica economica che av
rebbe dovuto mettere la crescita allo stesso livello di priorità dei saldi contabi
li ma non l'ha mai fatto da quando il ministro Tremonti guida il super ministero
dell'Economia, cioè da quasi nove anni con il breve intervallo di due anni durant
e il travagliatissimo governo Prodi del 2006/2008. * * * Giulio Tremonti ha perf
ettamente ragione quando, a proposito della crisi irlandese, ha detto che l'Ital
ia non è il problema ma è parte della soluzione del problema. Nel caso specifico le
cose stanno così. Ha dimenticato però di dire che in altri casi l'Italia non è parte d
ella soluzione del problema ma è il problema di cui l'Europa si deve far carico. N
e indico due di rilevantissime dimensioni.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Il primo è quello de
lla criminalità organizzata. Un aspetto riguarda l'ordine pubblico e non è di compet
enza del ministro dell'Economia, ma l'altro aspetto, di gran lunga più rilevante,
lo riguarda invece direttamente e consiste nel riciclaggio dei fondi di origine
mafiosa e nell'infiltrazione delle mafie nel tessuto economico nazionale ed euro
peo. Il contrasto dello Stato all'espandersi di questo fenomeno è stato finora deb
olissimo e inefficiente.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Il secondo problema è il debito pubbli
co italiano che siè attestato al 118 per cento del Pil nel 2010 ed è previsto al 120
per cento nel 2011.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Il debito pubblico italiano fa parte int
egrante del debito pubblico dell'Unione europea, come tutti i debiti pubblici es
pressi in euro. La Germania e la Francia hanno fatto approvare in Commissione l'
obbligo di rientro dei debiti eccedenti il 60 per cento del Pil entro due anni a
partire dal 2012. Questa delibera della Commissione dovrà essere approvata dal Pa
rlamento di Strasburgo. Potrà forse essere attenuata ma non di molto. Se fosse int
egralmente ratificata comporterebbe per noi una manovra nel 2012 di 45 miliardi
solo per ottemperare a quell'obbligo e altrettanti per l'anno successivo. Se sarà
attenuata dal Parlamento europeo potrebbe scendere a 30 miliardi, 60 nei due ann
i, ma non certo al di sotto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Credo di non dover spiegare che
cosa rappresentino manovre di queste dimensioni per un paese già stremato da una s
tasi nella crescita che dura da vent'anni.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; In questi due casi
specifici noi siamo il problema dell'Europa, ma il governo si è finora guardato b
ene dall'informarne il Parlamento e il paese.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Che il 14 dicem
bre ci sia la crisi del governo o non ci sia e che ad essa segua un governo alte
rnativo o le elezioni è certamente importante. Resta però il fatto che - indipendent
emente dalle vicende strettamente politiche - i due problemi sopraindicati pesan
o come macigni su tutti gli altri sopraelencati, quelli che riguardano le famigl
ie, i lavoratori, gli imprenditori, i consumatori, i giovani.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Sarebbe necessario che l'opposizione sollevasse queste questioni di fondo e che
il governo ne rispondesse al Parlamento e al paese. In fondo si tratta della no
stra vita quotidiana. Vi sembra poco? © RIPRODUZIONE RISERVATA&lt;/p&gt;</testo><s
ource>20101121NZ014</source><group name="_publications"><_category id="12849" re
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mbre ci sarà la crisi di governo e che cosa accadrà dopo è ancora terreno incognito, n
on lo sanno né Fini né Casini né Bersani né Veltroni né Vendola e non lo sanno neppure Ber
lusconi e Bossi.&lt;p&gt; Un tempo si diceva che il futuro è sulle ginocchia di Gi
ove e questa è appunto la situazione attuale, solo che non si sa chi sia Giove e c
i sono anche forti dubbi sulla sua esistenza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma in attesa ch
e si sollevino le nebbie su quanto accadrà tra una ventina di giorni, parliamo di
questioni più certe e più concrete che interessano da vicino quella moltitudine di i
taliani che debbono tutti i giorni guadagnarsi una vita decente e spesso non ci
riescono. Parliamo delle risorse che non si trovano, del lavoro che scarseggia,
dei salari e delle pensioni che scendono al di sotto dei livelli di sussistenza;
parliamo delle tasse e del potere d'acquisto, delle diseguaglianze paurose, di
giovani che a trent'anni cercano ancora un lavoro e anzi non lo cercano più. Parli
amo della legge di stabilità finanziaria all'esame del Parlamento. Anzi cominciamo
proprio di lì: la legge di stabilità 2011 che porta il sigillo di Giulio Tremonti,
ministro dell'Economia, anzi dittatore dell'Economia e possibile successore del
Cavaliere.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; * * * Il presidente della Repubblica ha ottenuto,
con l'accordo dei presidenti delle Camere, che le forze politiche si impegnino a
d approvare la legge finanziaria entro il 10 dicembre rinviando al 13 l'esame de
lla crisi politica e al 14 la votazione delle mozioni di fiducia e sfiducia nei
due rami del Parlamento.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La stessa questione si era presentat
a sedici anni fa, nel novembre del 1994, all'epoca del primo governo Berlusconi
messo in crisi dalla Lega e il presidente Oscar Luigi Scalfaro l'aveva risolta n
ello stesso modo.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sembra preistoria, ma i problemi erano i me
desimi allora ed oggi.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Che cosa ha spinto lo Scalfaro di allo
ra e il Napolitano di oggi ad entrare a gamba tesa nella zona riservata al Parla
mento e ai partiti? Non certo la bontà d'una legge, sul cui merito essi non hanno
alcun titolo per intervenire, ma il fondato timore che una crisi di governo ecci
tasse la speculazione e provocasse una crisi finanziaria e valutaria di tale gra
vità da scardinare l'economia italiana la cui fragilità era evidente allora e lo è anc
or di più oggi.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sedici anni fa c'era ancora la lira, moneta deb
ole e sballottata da continue svalutazioni; oggi c'è l'euro e da questo punto di v
ista la situazione è certamente migliore nonostante che anche l'euro ondeggi sull'
ottovolante di una depressione mondiale che è la più grave dal 1929 ai giorni nostri
.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma la fragilità della nostra economia reale è nel frattempo aum
entata: abbiamo perso competitività, siamo agli ultimi posti nella crescita, ai pr
imi posti nell'evasione fiscale e nel debito pubblico, la domanda interna regist
ra un diagramma piatto, la disoccupazione effettiva è arrivata all'11 per cento, q
uella giovanile al 20 con punte oltre il 30 nel Mezzogiorno.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Una speculazione agguerrita potrebbe utilizzare una crisi di governo di difficil
e soluzione come un trampolino di lancio ideale per travolgere i titoli di Stato
italiani e metterci nella condizione della Grecia, dell'Irlanda e del Portogall
o.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Questa è stata la preoccupazione che ha travagliato il Capo
dello Statoe lo ha indotto ad intervenire. Il suo intervento ha avuto successo,
la crisi politica è stata rinviata di un mese, nel frattempo la legge Tremonti pro
cede speditamente e senza intoppi. Ma c'è un risvolto negativo: la legge Tremonti è
una cattiva soluzione della situazione finanziaria ed economica del paese. Anzi:
non è affatto una soluzione. Non risolve nulla, semmai aggrava.&lt;/p&gt;&lt;p&gt
; Non elimina gli sprechi perché i tagli lineari abbassano indiscriminatamente le
spese correntie quelle destinate agli investimenti con effetti deflazionistici s
ull'intera situazione. Non migliora le prestazioni dei servizi pubblici, anzi le
rende ancora più fatiscenti. Non rilancia le infrastrutture, anzi le deprime ulte
riormente.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Non stimola le imprese. Rinvia a tempo indefinito
la riforma fiscale. Fa lievitare le imposte locali. Non aiuta la competitività e l
'innovazione. Accresce le diseguaglianze. Mortifica la ricerca e la cultura.&lt;
/p&gt;&lt;p&gt; Questa è la legge Tremonti. Il risvolto negativo della "moral suas
ion" del Capo dello Stato consiste nell'aver attenuato le critiche che questa pe
ssima legge avrebbe meritato nella sede appropriata del dibattito parlamentare.
Ha impedito, quella "moral suasion", che la speculazione si scatenasse e questo è
un risultato prezioso; ma ha spianato la strada ad una politica economica che av
rebbe dovuto mettere la crescita allo stesso livello di priorità dei saldi contabi
li ma non l'ha mai fatto da quando il ministro Tremonti guida il super ministero
dell'Economia, cioè da quasi nove anni con il breve intervallo di due anni durant
e il travagliatissimo governo Prodi del 2006/2008. * * * Giulio Tremonti ha perf
ettamente ragione quando, a proposito della crisi irlandese, ha detto che l'Ital
ia non è il problema ma è parte della soluzione del problema. Nel caso specifico le
cose stanno così. Ha dimenticato però di dire che in altri casi l'Italia non è parte d
ella soluzione del problema ma è il problema di cui l'Europa si deve far carico. N
e indico due di rilevantissime dimensioni.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Il primo è quello de
lla criminalità organizzata. Un aspetto riguarda l'ordine pubblico e non è di compet
enza del ministro dell'Economia, ma l'altro aspetto, di gran lunga più rilevante,
lo riguarda invece direttamente e consiste nel riciclaggio dei fondi di origine
mafiosa e nell'infiltrazione delle mafie nel tessuto economico nazionale ed euro
peo. Il contrasto dello Stato all'espandersi di questo fenomeno è stato finora deb
olissimo e inefficiente.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Il secondo problema è il debito pubbli
co italiano che siè attestato al 118 per cento del Pil nel 2010 ed è previsto al 120
per cento nel 2011.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Il debito pubblico italiano fa parte int
egrante del debito pubblico dell'Unione europea, come tutti i debiti pubblici es
pressi in euro. La Germania e la Francia hanno fatto approvare in Commissione l'
obbligo di rientro dei debiti eccedenti il 60 per cento del Pil entro due anni a
partire dal 2012. Questa delibera della Commissione dovrà essere approvata dal Pa
rlamento di Strasburgo. Potrà forse essere attenuata ma non di molto. Se fosse int
egralmente ratificata comporterebbe per noi una manovra nel 2012 di 45 miliardi
solo per ottemperare a quell'obbligo e altrettanti per l'anno successivo. Se sarà
attenuata dal Parlamento europeo potrebbe scendere a 30 miliardi, 60 nei due ann
i, ma non certo al di sotto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Credo di non dover spiegare che
cosa rappresentino manovre di queste dimensioni per un paese già stremato da una s
tasi nella crescita che dura da vent'anni.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; In questi due casi
specifici noi siamo il problema dell'Europa, ma il governo si è finora guardato b
ene dall'informarne il Parlamento e il paese.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Che il 14 dicem
bre ci sia la crisi del governo o non ci sia e che ad essa segua un governo alte
rnativo o le elezioni è certamente importante. Resta però il fatto che - indipendent
emente dalle vicende strettamente politiche - i due problemi sopraindicati pesan
o come macigni su tutti gli altri sopraelencati, quelli che riguardano le famigl
ie, i lavoratori, gli imprenditori, i consumatori, i giovani.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Sarebbe necessario che l'opposizione sollevasse queste questioni di fondo e che
il governo ne rispondesse al Parlamento e al paese. In fondo si tratta della no
stra vita quotidiana. Vi sembra poco? © RIPRODUZIONE RISERVATA&lt;/p&gt;</testo><s
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22T00:00:00" fromdate-day-of-week="2" id="366976" position="1" todate=""><nome>I
mprese&amp;mercati</nome><sigla>NZ</sigla><data>20101122</data><group name="_pub
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Nz/Sezioni</name><display>Sezioni</display><from>2010-11-22T00:00:00</from><from
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2010-11-22T00:00:00" fromdate-day-of-week="2" id="367038" position="1" todate=""
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EUGENIO SCALFARI&amp;searchfields=firma@ArticoloExtra"/>
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:21 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:22 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:22 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:22 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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ubblicax/related/362255?max=100 che ha prodotto un risultato <?xml version="1.0
" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:23 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="25" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:23 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="27" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:23 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:24 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="27" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:24 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'
22-11-2010 10:39:24 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="21" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:24 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:25 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'
22-11-2010 10:39:25 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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#1 /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/iniziative_repubblica/firme/index.php(98
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#2 {main}; xml non caricato per la chiamata http://kpm.data.kataweb.it/kpm3larep
ubblicax/related/362255?max=100 che ha prodotto un risultato <?xml version="1.0
" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'
22-11-2010 10:39:25 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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#1 /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/iniziative_repubblica/firme/index.php(98
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" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'
22-11-2010 10:39:29 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:54 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:55 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:56 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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ubblicax/related/362255?max=100 che ha prodotto un risultato <?xml version="1.0
" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:39:55 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="49" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:08 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="22" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:35 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="21" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:34 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:35 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="22" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:35 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'
22-11-2010 10:40:36 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:36 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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ubblicax/related/362255?max=100 che ha prodotto un risultato <?xml version="1.0
" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="30" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:37 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:37 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="21" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:37 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:37 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="22" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:58 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:58 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:59 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:59 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:40:59 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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#1 /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/iniziative_repubblica/firme/index.php(98
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ubblicax/related/362255?max=100 che ha prodotto un risultato <?xml version="1.0
" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="21" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:41:04 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="29" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'
22-11-2010 10:41:39 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="30" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:41:47 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="30" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:42:01 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:42:01 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:42:03 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:42:03 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:42:04 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'
22-11-2010 10:42:04 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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#1 /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/iniziative_repubblica/firme/index.php(98
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#2 {main}; xml non caricato per la chiamata http://kpm.data.kataweb.it/kpm3larep
ubblicax/related/362255?max=100 che ha prodotto un risultato <?xml version="1.0
" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="22" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:42:10 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:42:41 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="29" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'
22-11-2010 10:42:54 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
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titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:43:06 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:43:07 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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ubblicax/related/362255?max=100 che ha prodotto un risultato <?xml version="1.0
" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="21" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:43:07 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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#1 /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/iniziative_repubblica/firme/index.php(98
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" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="38" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:43:07 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
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</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:43:07 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:43:13 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="38" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:43:28 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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adtime="21" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:43:44 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:44:09 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:44:09 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:44:10 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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ubblicax/related/362255?max=100 che ha prodotto un risultato <?xml version="1.0
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adtime="38" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
22-11-2010 10:44:10 - Eccezione intercettata: exception 'Exception' with message
'String could not be parsed as XML' in /localmountpoints/fantacalcio/htdocs/spo
rtrepubblica/include/xmlman.php:245
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" encoding="ISO-8859-1"?><response xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" lo
adtime="20" request="/kpm3larepubblicax/related/362255?max=100"><ArticoloExtra i
d="362314" pos="1" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><
titolo>LA GENERAZIONE CHE L'ITALIA HA TRADITO</titolo><occhiello2></occhiello2><
titolo2></titolo2><firma>CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it</firma><testo>Car
o Augias, le racconto la storia di mio figlio ormai 42 anni. Laureato in filosof
ia con 110 e lode, ottavo anno di violino, Conservatorio di Milano, inseguiva il
sogno di un dottorato. Concorsi in tutte le università italiane riuscendo sempre
primo ... degli esclusi. La sua passione era l'etnomusicologia. Si è inventato un
programma radiofonico per un paio d'anni presso radio popolare. Si è presentato se
nza raccomandazioni a Raitre ottenendo di condurre il contenitore culturale e mu
sicale serale, con ottimi riscontri. La sua passione gli ha consentito di freque
ntare un dottorato di ricerca in etnomusicologia presso l'università di Gerusalemm
e. Ha poi conosciuto una brava soprano e pianista americana con cui si è felicemen
te sposato andando a vivere a San Francisco. Appena il locale ambiente culturale
ha saputo della sua presenza, è stato chiamato a tenere conferenze, a scrivere ar
ticoli e saggi, a partecipare a seminari e convegni vari ed incarichi di docenza
sempre nell'ambito della sua specializzazione. Attualmente è direttore della rice
rca presso un grande museo di Berkeley inglobato nella famosa università locale ch
e gli ha offerto la possibilità di un ruolo docente. Se avesse atteso i riti unive
rsitari italiani a quest'ora, nella migliore delle ipotesi, sarebbe in piazza fr
a gli innumerevoli precari alla ricerca di un riconoscimento. Gian Piero Spagnol
o Ricevo spesso lettere come questa. Michele Galifi Cerquetti (galificerquetti.m
ichele @gmail.com) per esempio mi scrive: «Qualche giorno fa, parlando con mio fig
lio 14 anni, mi sono sentito dire: 'Papà in Italia non voglio rimanere! Non mi sem
bra il posto giusto per vivere e lavorare, tra due tre anni voglio cominciare co
n gli Erasmus a cercare un paese giusto'. Ho balbettato qualche fase prendi-temp
o ma in verità non ho saputo dare una risposta. Che fare?». Alla fine di novembre de
l 2009, Pier Luigi Celli pubblicò su Repubblica una lettera che fece scalpore. Il
titolo era «Figlio mio lascia questo paese». Seguirono polemiche una volta tanto giu
stificate dall'importanza del tema. Per tanti aspetti questo non appare (facile
gioco di parole) «Un paese per giovani», traditi da una società rissosa e individualis
ta, da una politica immorale e strafottente. Ora Celli torna sull'argomento con
un libro «La generazione tradita» (Mondadori). È un libro d'intervento nel quale l'aut
ore per prima cosa chiarisce il suo pensiero e dissipa alcuni dubbi. Poi però, sen
za nulla ritrattare, dice anche che, volendo, il modo di «restare» c'è. Fa degli esemp
i, accosta esperienze positive, indica delle strade (sentieri, quanto meno).&lt;
p&gt; Certo, gli esempi come quello descritto dal signor Spagnolo sono spaventos
i. Ma questo è pur sempre il solo paese che possiamo dire nostro.&lt;/p&gt;</testo
><source>20101113NZ363</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362312" pos="2
" pos_desc=""><occhiello>IL SABATO DEL VILLAGGIO</occhiello><titolo>L'ABUSO MEDI
ATICO DELLE DONNE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>GIO
VANNI VALENTINI</firma><testo>Perché non è possibile, semplicemente, avere delle tra
smissioni come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenime
nto non significa l'umiliazione delle donne? ( da "Il corpo delle donne" di Lore
lla Zanardo Feltrinelli, 2010 - pag. 44) Fra i tanti abusi di potere commessi da
Silvio Berlusconi sul palcoscenico o dietro le quinte dei suoi scandali sessual
i, dal caso Noemi al caso D'Addario fino al più recente caso Ruby, il più grave o co
munque il più odioso è quello perpetrato contro le donne. Non soloe non tanto ai dan
ni delle fanciulle, più o meno giovani e avvenenti, delle quali è stato - per usare
un'espressione assai infelice del suo avvocato Niccolò Ghedini - l'«utilizzatore fin
ale». Quelle, cioè, che gli hanno concesso le proprie grazie o hanno ceduto alle sue
lusinghe in cambio di denaro, regali, favori o magari promesse, poi peraltro no
n sempre mantenute. Ma piuttosto di tutte le donne: adulte e minorenni, sposate
e nubili, belle e brutte, alte e basse, bionde, brune e rosse, che costituiscono
l'universo femminile e quindi un soggetto sociale collettivo. Insomma, le nostr
e madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie o nipoti. L'«altra metà del cielo», come le
definiva Mao.&lt;p&gt; L'abuso di potere contro le donne è innanzitutto quello ch
e, sul piano mediatico, la televisione - e non solo quella commerciale - consuma
da 25 anni a questa parte: dal "Drive In" al bunga-bunga. E fa dire a un top ma
nager italiano, con una lunga esperienza di lavoro all'estero, di non aver mai v
isto in nessuna tv del mondo tante donne mezze nude, nei panni succinti delle va
llette o delle veline, perfino nei programmi della fascia pomeridiana. Già questaè u
n'offesa all'immaginee alla dignità delle donne. Perché strumentalizza e mercifica i
l loro corpo. Le usa e ne abusa, appunto, al limite dello sfruttamento.&lt;/p&gt
;&lt;p&gt; Ma produce anche un danno sociale diffuso perché, come osserva Richard
Layard nel suo libro intitolato Felicità, la televisione «ci porta ad alzare i nostr
i standard di confronto e valutazione, modificando i criteri di cui ci serviamo
per giudicare il nostro reddito o anche il nostro coniuge». Rispetto ai parametri
o ai modelli proposti da questa «fabbrica dei sogni», non basta più niente, tutto si r
iduce a una realtà più modesta e insoddisfacente: dal denaro al sesso, appunto.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; È una forma di violenza strisciante che trasforma la donna, da comp
agna da corteggiare e magari da conquistare, prima in oggetto del desiderio e po
i in merce da comprare o addirittura in preda da catturare. A qualsiasi costo. C
on i soldi, con le promesse o i ricatti sul lavoro e nei casi più estremi con la v
iolenza, come purtroppo accade perfino nella cerchia familiare.&lt;/p&gt;&lt;p&g
t; Evidentemente, le responsabilità non sono soltanto della televisione commercial
e. Vanno distribuite fra tutti i mass media, giornali, pubblicità, cinema e anche
Internet. E ognuno di noi, operatori della comunicazione, è chiamato - per la part
e che lo riguarda - a fare autocritica.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Ma il peggior abuso c
ontro le donne Berlusconi lo consuma verso la collettività femminile quando eserci
ta il proprio potere - istituzionale, mediatico ed economico - per cercare di ot
tenere i loro favori o le loro prestazioni sessuali. Con l'autorità carismatica de
l capo del governo, incarna così un modello (negativo) per chissà quanti capi o cape
tti che si sentono autorizzati o legittimati a seguire il suo (cattivo) esempio,
pretendendo altrettanto dalle loro segretarie, impiegate e collaboratrici o asp
iranti tali. O addirittura, a insidiare le compagne dei loro dipendenti.&lt;/p&g
t;&lt;p&gt; È il paradigma di un malcostume diffuso che certamente non comincia og
gi e non comincia né finirà con Berlusconi; ma trova in lui un demiurgo, un profeta,
un protagonista assoluto proprioa causa del potere abnorme che si concentra nel
le sue mani. Manca solo di tornare a quello "ius primae noctis" in forza del qua
le il feudalesimo attribuiva al Signore di turno, in occasione del matrimonio di
un servo della gleba, il diritto di consumare la prima notte di nozze con la sp
osa. E dire che, nell'Italia del berlusconismo in agonia, tutto ciò si fa in nome
del cosiddetto "partito dell'amore". (sabato@repubblica.it)&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ361</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362316" pos="3" po
s_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>L'odissea di u
n volo con Lufthansa</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>
</firma><testo>Pietro Spirito Bologna È NOSTRA abitudine di italiani lamentarci su
lla qualità dei servizi nel nostro Paese. Capita però che ... Avendo scelto di volar
e, per motivo di lavoro, con Lufthansa da Bologna a Fort Lauderdale (Florida), c
omperando il viaggio dalla compagnia tedesca, arrivato all'hub di Francoforte, p
er prendere un volo di Continental diretto a Newark, mi trovo nella spiacevole c
ondizione che il volo comincia a subire ritardi continui, ma non viene nemmeno c
ancellato. Il ritardo (sic) è stato di oltre quindici ore. Ho chiesto di essere ri
protetto su altro volo: ma Continental si è negata, perché il suo volo era solo in «ri
tardo», e Lufthansa mi ha rispedito a Continental, pur avendo emesso il biglietto.
Nemmeno nella migliore commedia all'italiana due compagnie, unite come è noto in
un'alleanza, riescono ad interpretare peggio il proprio ruolo a danno di chi via
ggia. Un ridicolo modulo per un rimborso parziale è stata la beffa finale di quest
a odissea.</testo><source>20101113NZ365</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra i
d="362313" pos="4" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>Permessi di soggio
rno e circolare Manganelli</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><
firma></firma><testo>Alessandra Raggi araggi@libero.it HO scoperto ascoltando An
nozero che il permesso di soggiorno del ragazzo che da due anni assiste un mio f
raterno amico invalido al 100 per 100 non arriva per via della "Circolare Mangan
elli".&lt;p&gt; Come siamo stati ingenui, al momento della regolarizzazione abbi
amo chiesto agli uffici preposti. E ci hanno detto che potevamo regolarizzarlo,
mi sono anche letta la legge e ho chiesto lumi ad un avvocato. Tutto corrisponde
va in una risposta affermativa. Eravamo felici di poterci mettere in regola, di
poter pagare i contributi, di tenere con noi Nuraddin che è bravissimo e a cui sia
mo affezionati. Lui non vedeva l'ora di poter riabbracciare la sua mamma che non
vede da quattro anni. E adesso? Ci sentiamo malissimo per appartenere a un paes
e dove nulla è certo, nulla è chiaro, nulla è razionale.&lt;/p&gt;</testo><source>2010
1113NZ362</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362318" pos="5" pos_desc=""
><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><titolo>La Sisas fu scelta da P
ecoraro Scanio</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2><firma>m.pi.<
/firma><testo>Ufficio Stampa Regione Lombardia LA scelta sull'agenzia che si occ
upa delle bonifiche non è fatta da Regione Lombardia, ma dal Ministero dell'Ambien
te. Per ciò che riguarda la Sisas,e quindi Giuseppe Grossi, è stato l'allora ministr
o Alfonso Pecoraro Scanio a conferire l'incarico. Non è quindi assolutamente corre
tto, come da voi riportato nell'articolo «Milano, la nuova città costruita sui velen
i» affermare che Grossi si fosse «proposto alla Regione come salvatore della patria»,
essendo il governo centrale a decidere in merito.&lt;p&gt; Come Repubblica ha av
uto già più volte modo di ribadire, le carte che documentanoi contatti, gli incontri
e le proposte tra Grossi e Formigoni sono da tempo agli atti delle inchieste.&l
t;/p&gt;</testo><source>20101113NZ368</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id=
"362315" pos="6" pos_desc=""><occhiello>LETTERE,COMMENTI&amp;IDEE</occhiello><ti
tolo>Dedico questa "canzone" alla presidente Polverini</titolo><occhiello2></occ
hiello2><titolo2></titolo2><firma></firma><testo>Beatrice Berti Roma SE potessi
"cadrei dalla sedia" dopo aver letto la notizia del personale intervento del Pre
sidente Renata Polverini a favore del Califfo. Ma io non posso leggere, lo fanno
per me. Dalla sedia io non posso cadere anche se ci sto incollata tutto il gior
no, perché faccio parte di quella miseranda categoria dei ragazzi disabili ai qual
i la giunta regionale, fra sei mesi, toglierà la riabilitazione! Lo fa perché sono g
uarita e nessuno se ne accorto? Perché sono troppo grande (ho 15 anni)? E non parl
iamo del pellegrinaggio che i miei genitori hanno cominciato a fare dietro le po
rte chiuse degli altri centri di riabilitazione che possano "prendermi in carico
".&lt;p&gt; Cara Presidente, io non posso dedicarle una canzone come ha promesso
il Califfo ma La invito a conoscermi.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ364</s
ource></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362317" pos="7" pos_desc=""><occhiello>
</occhiello><titolo>L'AMACA</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2></titolo2>
<firma>MICHELE SERRA</firma><testo>Contestare Amos Oz per contestare la politica
di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea,
o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termin
i politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminos
o e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere is
raeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano
). Con l'aggravante che l'imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, fini
sce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale.&lt;p&gt; Poi
ché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incong
rui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più
i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono re
torico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono trop
pe Vestali dell'Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni risso
si, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro
rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.&lt;/p&gt;</testo><so
urce>20101113NZ367</source></ArticoloExtra><ArticoloExtra id="362256" pos="8" po
s_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo><occhiell
o2></occhiello2><titolo2>IL MOMENTO DELLA VERITÀ</titolo2><firma>CLAUDIO TITO</fir
ma><testo>IL TEMPO delle trattative è ormai finito. La crisi politica del governo,
conclamata da tempo, adesso si trasferisce rapidamente sul piano parlamentare.
Le aule di Camera e Senato sanciranno formalmente e in modo inequivocabile chi a
vrà la meglio nello scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La spaccatura
che si è consumata a luglio scorso nel maggior partito italiano, il Pdl, ha prima
provocato una pesante scissione. Poi ha prodotto una fase di sostanziale parali
si nell'attività dell'esecutivo.&lt;p&gt; Ora porta il Berlusconi IVa prendere att
o che la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 sta ormai venendo meno.&lt;/
p&gt;&lt;p&gt; Nei prossimi giorni, infatti, l'aula di Palazzo Madama e quella d
i Montecitorio saranno chiamate a votare rispettivamente una mozione di sostegno
al Cavaliere ed una di sfiducia. Due appuntamenti che con ogni probabilità decret
eranno la fine del centrodestra nelle forme in cui si è presentato agli elettori n
egli ultimi anni. Il partito di Fini, Futuroe Libertà, non confermerà il sostegno a
Berlusconi. Raccogliendo così la sfida lanciata dal presidente del Consiglio: «Mi sf
iduci in Parlamento», aveva detto.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Bisogna "parlamentarizzare"
la crisi aveva invocato lo stato maggiore del Pdl. Un percorso divenuto inevitab
ile dopo l'ultimo stop di Umberto Bossi alla trattativa per coinvolgere anche l'
Udc di Casini nella costruzione di una nuova maggioranza. Tutti hanno dovuto pre
ndere atto che non esistono al momento spazi per una mediazione. Anche perché il S
enatur in questa fase non può incrinare il rapporto di lealtà con il premier, né accet
tare una situazione in cui la Lega perda il baricentro della coalizione e venga
retrocessa a terza gamba dell'alleanza.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La prossima settimana
, allora, il partito del premier chiederà di votare al Senato un documento di "sos
tegno". Un voto da fissare rapidamente o al massimo dopo l'approvazione della le
gge di stabilità, la Finanziaria. Non si tratterebbe di una vera e propria fiducia
, ma di una formula per dimostrare che Berlusconi può ancora contare - almeno a Pa
lazzo Madama - sui numeri per andare avanti. È anche una battaglia sui tempi con i
l Pd.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Una mossa studiata per anticipare il voto sulla mozione
di sfiducia che le opposizioni hanno presentato alla Camera. Un escamotage per
non presentarsi disarmato davanti al presidente della Repubblica: la fiducia del
Senato dimostrerebbe che un altro esecutivo è impossibile. E che quindi in caso d
i crisi di governo le soluzioni possibili sarebbero solo due: elezioni generali
anticipate o scioglimento della sola Camera dei deputati. Un evento, quest'ultim
o, senza precedenti ma che l'asse Pdl-Lega intende sbattere con forza sul tavolo
del confronto con Giorgio Napolitano.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La vera partita, però, s
i gioca a Montecitorio. Dove i finiani sono determinanti. Il Pd e i dipietristi
hanno depositato lì la sfiducia al Berlusconi quater. A breve verrà formalizzata anc
he la mozione del "terzo polo" composto da Fli, Udc, l'Api di Rutelli e l'Mpa de
l siciliano Lombardo. Insieme sono in grado di aprire formalmente la crisi di go
verno. Dopo meno di trenta mesi di vita, il governo si trova dunque dinanzi al b
ivio decisivo. Al passaggio che non solo segnerà il destino dell'esecutivo, ma che
potrebbe rivoluzionare la fisionomia dell'attuale centrodestra. Uno scenario ch
e si materializza proprio mentre si consuma l'ennesimo conflitto istituzionale d
i questa legislatura.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Con il presidente della Camera e quello
del Senato che - come già accadde qualche settimana fa sull'esame della riforma e
lettorale - danno vita ad una corsa su chi debba avere la precedenza nel dare la
fiducia o la sfiducia.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Sta di fatto, che il voto dei deputat
i sarà comunque decisivo. E se le previsioni saranno confermate - in queste ore è pe
rò scattata la nuova compravendita di voti sia tra i senatori che nei corridoi di
Montecitorio in grado di compromettere i pronostici - il Cavaliere sarà obbligato
a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. A quel punto, gli schemi che
finora hanno guidato la legislatura cambieranno completamente. E tutti quei par
lamentari che considerano una sciagura il ricorso alle elezioni anticipate - com
e il pidiellino Beppe Pisanu - o chi non intende mettere in pericolo il seggio p
er i prossimi due anni, potrebbe optare per l'appoggio ad un nuovo governo, senz
a il Cavaliere e senza il Pdl. Se il patto tra Berlusconi e Bossi si rinnoverà nel
la richiesta del voto in primavera, allora l'ultima chance per salvare la legisl
atura sarà rappresentata dal blocco formato dall'attuale minoranza insieme agli uo
mini di Futuro e libertà. Esattamente la condizione che il presidente del consigli
o vuole scongiurare. Ma, appunto, la "parlamentarizzazione" della crisi fa venir
e al pettine tutti i nodi. Anche quelli che stringono il Cavaliere dinanzi alla
prospettiva di lasciare Palazzo Chigi e di rivedere tutte le sue aspettative pol
itiche.&lt;/p&gt;</testo><source>20101113NZ014</source></ArticoloExtra><Articolo
Extra id="362257" pos="9" pos_desc=""><occhiello></occhiello><titolo>QUALE MILAN
O VA ALLE PRIMARIE</titolo><occhiello2></occhiello2><titolo2>QUALE MILANO VA ALL
E PRIMARIE</titolo2><firma>GAD LERNER</firma><testo>DOMANI Milano potrebbe riser
vare una grossa sorpresa alla politica italiana.&lt;p&gt; Qualcosa è cambiato in c
ittà, e lo misureremo dal numero dei cittadini che si recheranno alle urne per sce
gliere il candidato sindaco del centrosinistra in quella che da quasi vent'anni
viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo, del leghismo e
dell'affarismo. Nell'aria si respira passione civile, voglia di partecipare e, p
er la prima volta, anche la speranza di farcela.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; La sfida, re
sa appassionante dall'esito incerto, è fra "uomini nuovi" ma conosciuti e rispetta
ti (Boeri, Onida, Pisapia) che si contendono i voti in un clima unitario, pronti
a sostenersi l'un l'altro fin da lunedì prossimo. Con loro si è confrontata una gal
assia di comitati di quartiere, associazioni civiche, movimenti del volontariato
sociale, galvanizzati dalla possibilità di rispecchiarsi in una leadership di cui
condividono valori e programmi. Niente più soluzioni di ripiego da votare tappand
osi il naso, figure tecniche o comunque sbiadite, "inventate" per adeguarsi alla
cultura dominante. Il gran borghese Guido Rossi saluta queste primarie addiritt
ura come «un punto di svolta per un nuovo illuminismo ambrosiano». Ma stavolta a ris
vegliarsi non pare solo la Milano élitaria dei salotti, nauseata dall'illegalità dif
fusa e dai litigi che paralizzano i gruppi di potere locali.È nelle periferiea lun
go dimenticate che gli appuntamenti con Boeri, Onida e Pisapia hanno registrato
la partecipazione di migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi
all'astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono stati anim
ati dall'impegno di giovani alla loro prima esperienza politica.&lt;/p&gt;&lt;p&
gt; Naturalmente solo il numero dei partecipanti al voto di domani potrà confermar
e che non si tratti di un'illusione ottica. Furono 72 mila nell'ottobre di due a
nni fa i partecipanti alle primarie del Partito democratico.&lt;/p&gt;&lt;p&gt;
Misureremo se, e di quanto, aumenteranno. Ma se questo sussulto civico non è un'im
pressione, allora Milano potrà rivelarsi laboratorio politico nazionale di un'oppo
sizione che finora non è riuscita a capitalizzare consensi proporzionati al platea
le fallimento del centrodestra. Forse davvero la crisi istituzionale e la disist
ima nei confronti della classe politica possono trovare un antidoto nella rinasc
ita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e ascolto.&lt;/p&
gt;&lt;p&gt; Il braccio di ferro tra potentati che ha paralizzato l'Expo 2015, l
o scandalo dei rifiuti tossici mai smaltiti, il crac degli immobiliaristi cui la
politica locale si è legata mani e piedi, la falsa emergenza rom, gli insulti al
cardinale Tettamanzi, la rissa nelle Asle l'infiltrazione della criminalità organi
zzata, suscitano un moto di ripulsa generalizzata nella cittadinanza.&lt;/p&gt;&
lt;p&gt; Neppure negli anni di Tangentopoli Milano si era mai ritrovata preda di
un tale degrado culturale, pagato con la crescita delle disuguaglianze sociali
e l'impoverimento del suo tessuto urbano. Lo sanno bene anche Berlusconi, Bossi,
Formigoni e La Russa che, se potessero, indicherebbero volentieri un candidato
sindaco alternativo all'impopolare Letizia Moratti. Lo ha capito anche Fini, che
non a caso ha convocato il primo congresso di Futuro e Libertà proprio a Milano n
el prossimo mese di gennaio, sognando nel frattempo di convincere l'ex sindaco G
abriele Albertini a una candidatura "terzista" che difficilmente giungerebbe al
ballottaggio, ma che potrebbe sancire la sconfitta di Berlusconi e Bossi nella l
oro capitale.&lt;/p&gt;&lt;p&gt; Milano scopre così di non essere necessariamente
terra straniera per la sinistra. Al contrario, ricorda di essere stata la culla
del socialismo riformista che l'ha amministrata con giustizia sociale nei decenn
i della modernizzazione grazie a sindaci della levatura di Antonio Greppi, Aldo
Aniasi, Carlo Tognoli. Del resto già nelle ultime elezioni provinciali e regionali
la destra vi ha prevalso solo per poche migliaia di voti, anzi, nel perimetro c
omunale nel 2008 Filippo Penati sopravanzò il berlusconiano Guido Podestà.&lt;/p&gt;
&lt;p&gt; Ora i milanesi delusi dal fallimento della destra, in quella che avreb
be dovuto diventare la sua città modello, scoprono la possibilità di un'alternativa
dal basso. Si chiama democrazia partecipata, ha già dimostrato di saper promuovere
personalità autorevoli e indipendenti. Domani Milano potrebbe lanciare un segnale
di riscossa della politica pulita, alla quale ci eravamo disabituati.&lt;/p&gt;
</testo><source>20101113NZ015</source></ArticoloExtra></response>
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