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3/E
Roma, 02/03/2016
Agenzia delle Entrate - Direzione Centrale Normativa - Ufficio Redditi Fondiari e di Lavoro
Via Cristoforo Colombo, 426 c/d – 00145 Roma
Tel. 06.5054.5463 - Fax 06.5076.9805 - e-mail: dc.norm.redditifondiariedilavoro@agenziaentrate.it
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INDICE
1 QUESITI IN MATERA DI IMPOSTE SUI REDDITI 3
1.1 Spese per prestazioni di mesoterapia, ozonoterapia e grotte di sale .. 3
1.2 Spese per pedagogista ............................................................................. 5
1.3 Norma di riferimento per il riconoscimento dello status di sordo ..... 6
1.4 Pertinenza abitazione principale ........................................................... 7
1.5 Sostituzione Caldaia e “bonus mobili” ................................................ 11
1.6 Spese per sostituzione sanitari ............................................................. 12
1.7 Condominio minimo - Detrazione spese per interventi di recupero
del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica - ulteriori
chiarimenti .................................................................................................. 14
1.8 Detrazione per spese di manutenzione, protezione o restauro delle
cose vincolate e detrazione per interventi di recupero del patrimonio
edilizio ......................................................................................................... 16
1.9 Acquisto immobili da locare - deducibilità costo d’acquisto ............ 17
1.10 Acquisto immobili da locare - deducibilità interessi passivi.......... 19
1.11 Acquisto immobili da locare – limite di deducibilità degli interessi
passivi .......................................................................................................... 20
1.12 Acquisto immobili da locare - limite temporale deducibilità
interessi passivi ........................................................................................... 21
1.13 Acquisto immobili da locare – durata del contratto di locazione . 22
1.14 Credito d’imposta per le imposte pagate all’estero ........................ 23
1.15 Spese per la frequenza scolastica ..................................................... 24
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PREMESSA
Con la presente circolare si forniscono chiarimenti su varie questioni
interpretative riguardanti gli oneri detraibili e deducibili.
Nel seguito per TUIR si intende il Testo Unico delle Imposte sui Redditi,
approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.
917.
Le circolari e le risoluzioni dell’Agenzia delle entrate citate in questo documento
sono consultabili nella banca dati Documentazione Tributaria accessibile dal sito
www.agenziaentrate.gov.it o dal sito www.finanze.gov.it.
D. L’Ente Nazionale Sordi – Onlus chiede se, per l’individuazione dei sordi
destinatari delle agevolazioni fiscali, occorra fare riferimento alla legge 26
maggio 1970, n. 381, anziché alla legge 12 marzo 1999, n. 68, citata nella
circolare 30 luglio 2001, n. 72.
R. Con circolare 30 luglio 2001, n. 72, acquisito il parere tecnico del Ministero
della Sanità (ora Ministero della Salute), è stato precisato che per l’esatta
individuazione dei soggetti definiti sordi, destinatari delle agevolazioni fiscali per
l’acquisto di veicoli, occorre fare riferimento all’art. 1 della legge n. 68 del 1999.
Successivamente, con la legge 28 dicembre 2001, n. 448 (legge finanziaria per il
2002) è stata inserita la lett. c-ter), nel comma 1 dell’art. 13-bis del TUIR
(attualmente art.15), la quale prevede la detrazione d’imposta per “le spese
sostenute per i servizi di interpretariato dai soggetti riconosciuti sordomuti, ai
sensi della legge 26 maggio 1970, n. 381”.
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Esempio 1
Anno 2015 Spese per la Limite massimo di Limite residuo di
pertinenza comune spesa per abitazione spesa utilizzabile
e pertinenza
Abitazione A 40.000 96.000 56.000
Abitazione B 60.000 96.000 36.000
Esempio 2
Anno 2015 Spese per la Limite massimo di Limite residuo di
pertinenza comune spesa spesa utilizzabile
Abitazione A 100.000 96.000 0
Abitazione B 0 96.000 96.000
In questo esempio l’importo della spesa sostenuta per la pertinenza comune, pari
a euro 100.000, è ammissibile fino all’importo euro 96.000 in quanto sostenuto
dal proprietario della distinta unità abitativa A per la quale opera il predetto
limite massimo di euro 96.000 per unità abitativa.
Esempio 3
Anno 2015 Spese per la Limite massimo di Limite residuo di
pertinenza comune spesa per abitazione spesa utilizzabile
e pertinenza
Abitazione A 96.000 96.000 0
Abitazione B 96.000 96.000 0
D. La risoluzione n. 74/E del 2015 ha chiarito che per le spese sostenute per
interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica
realizzati su parti comuni di condomìni minimi, la fruizione della detrazione è
subordinata, tra l’altro, alla richieste del codice fiscale del condominio. Si chiede
se tali chiarimenti possano valere anche per le rate di detrazione relative ad anni
precedenti e per le spese sostenute nel 2015, qualora non sia stato ancora
richiesto il codice fiscale del condominio.
R. Per gli interventi realizzati sulle parti comuni di edifici residenziali, la
fruizione dell’agevolazione è stata subordinata, fin dall’entrata in vigore della
legge n. 449 del 1997 (che ha introdotto la detrazione in esame), alla circostanza
che il condominio sia intestatario delle fatture ed esegua, nella persona
dell’amministratore o di uno dei condòmini, tutti gli adempimenti richiesti dalla
normativa, compreso quello propedeutico della richiesta del codice fiscale.
Con circolare 21 maggio 2014, n. 11/E (paragrafo 4.3), è stato ricordato che in
presenza di un “condominio minimo”, edificio composto da un numero non
superiore a otto condomini (prima delle modifiche apportate dalla legge n. 220
del 2012 all’articolo 1129 c.c. il riferimento era a quattro condòmini),
risulteranno comunque applicabili le norme civilistiche sul condominio, ad
eccezione degli articoli 1129 e 1138 c.c., che disciplinano, rispettivamente, la
nomina dell’amministratore (nonché l’obbligo da parte di quest’ultimo di
apertura di un apposito conto corrente intestato al condominio) e il regolamento
di condominio (necessario in caso di più di dieci condomini).
Con risoluzione n. 74/E del 27 agosto 2015 sono stati indicati gli adempimenti
da adottare nel caso di interventi sulle parti comuni di un condominio minimo,
effettuati nel 2014 senza aver richiesto il codice fiscale del condominio. La
risoluzione ha ribadito la necessità di chiedere il codice fiscale del condominio
ma è stato nel contempo evidenziato che il condominio, sui pagamenti effettuati
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per avvalersi della agevolazioni fiscali in esame, non deve effettuare le ritenute
ordinariamente previste dal DPR 600 del 1973. Su tali pagamenti, infatti, si
applica la sola ritenuta prevista dal decreto legge n. 78 del 2010, effettuata da
banche e Poste italiane Spa all’atto dell’accredito del pagamento.
Ulteriori valutazioni collegate alla esigenza di semplificare gli adempimenti dei
contribuenti, portano a riconsiderare le istruzioni fornite con la precedente prassi.
In particolare, nel presupposto che il pagamento sia stato effettuato mediante
l’apposito bonifico bancario/postale e che, quindi, non vi sia stato pregiudizio al
rispetto da parte delle banche e di Poste Italiane Spa dell’obbligo di operare la
ritenuta disposta dall’art. 25 del D.L. n. 78 del 2010 all’atto dell’accredito del
pagamento, si può ritenere che non sia necessario acquisire il codice fiscale del
condominio nelle ipotesi in cui i condòmini, non avendo l’obbligo di nominare
un amministratore, non vi abbiano provveduto.
In assenza del codice fiscale del condominio, i contribuenti, per beneficiare della
detrazione per gli interventi edilizi e per gli interventi di riqualificazione
energetica realizzati su parti comuni di un condominio minimo, per la quota di
spettanza, possono inserire nei modelli di dichiarazione le spese sostenute
utilizzando il codice fiscale del condòmino che ha effettuato il relativo bonifico.
Naturalmente il contribuente è tenuto, in sede di controllo, a dimostrare che gli
interventi sono stati effettuati su parti comuni dell’edificio, e, se si avvale
dell’assistenza fiscale, è tenuto ad esibire ai CAF o agli intermediari abilitati,
oltre alla documentazione ordinariamente richiesta per comprovare il diritto alla
agevolazione, una autocertificazione che attesti la natura dei lavori effettuati e
indichi i dati catastali delle unità immobiliari facenti parte del condominio.
Devono ritenersi superate, pertanto, le indicazioni fornite con la circolare n. 11/E
del 2014 e con la risoluzione n.74/E del 2015, salvi restando i comportamenti già
posti in essere in attuazione di tali documenti di prassi.
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Invero con il documento di prassi sopra richiamato è stato chiarito che le altre
agevolazioni cumulabili cui applicare la riduzione del 50 per cento sono
contenute nell’art. 13-bis, comma 1, lett. g) del TUIR (corrispondente,
nell’attuale numerazione del TUIR, all’art. 15, comma 1, lett. g).)
100.000 euro, pari a un terzo del limite massimo di spesa deducibile di 300.000
euro, spettante per l’immobile medesimo.
E’ necessario, inoltre, tener conto anche di quanto disposto dall’art. 21, comma 3,
del d.l. n. 133 del 2014, in base al quale “fermo restando il limite massimo
complessivo di 300.000 euro, la deduzione spetta anche per l’acquisto o
realizzazione di ulteriori unità immobiliari da destinare alla locazione”. La
norma primaria, introduttiva dell’agevolazione, indica chiaramente che l’importo
di 300.000 euro costituisce il limite complessivo di spesa spettante al singolo
soggetto, anche nel caso in cui questi acquisti più unità abitative da destinare alle
finalità previste dalla norma.
Assumendo, quindi, il limite di 300.000 euro come importo massimo sul quale il
singolo soggetto può calcolare la deduzione si avrà che questi, se acquista più
abitazioni nel periodo di vigenza dell’agevolazione (dal 1 gennaio 2014 al 31
dicembre 2017), ha comunque diritto alla deduzione del 20 per cento su un
importo massimo complessivo di spesa di 300.000 euro.
Riprendendo l’esempio precedente, il soggetto che nel 2016 acquista una
abitazione in comproprietà per la quale può fruire della deduzione su un importo
massimo di spesa di 100.000 euro e, nel medesimo anno, acquista una seconda
abitazione del costo di 150.000 euro, questi avrà diritto, per il periodo d’imposta
2016, alla deduzione pari al 20 per cento di 250.000 euro. Se nell’anno
successivo, il medesimo soggetto, acquista una terza abitazione al prezzo di
200.000, avrà diritto ad un deduzione del 20 da calcolare su 50.000 euro, vale a
dire sull’ammontare residuo del limite complessivo di spesa deducibile di 300.00
euro.
Si deve, pertanto, concludere che, in base alla combinazione delle norme
richiamate, il limite di 300.00 euro costituisce l’ammontare massimo di spesa
complessiva su cui calcolare la deduzione, per l’intero periodo di vigenza
dell’agevolazione, sia con riferimento alla abitazione che al contribuente.
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D. L’art. 21, comma 1, del decreto legge n. 133 del 2014 e l’art. 2, comma 2, del
decreto attuativo 8 settembre 2015 riconoscono un’ulteriore deduzione del 20 per
cento degli interessi passivi dipendenti da mutui contratti per l’acquisto delle
abitazioni da concedere in locazione. Si chiede se tale beneficio sia anch’esso
soggetto al limite massimo complessivo di 300.000 euro.
R. Con specifico riferimento alla deducibilità degli interessi passivi dipendenti da
mutui contratti per l’acquisto delle abitazioni in esame - da aggiungere alla
deduzione del 20 per cento del prezzo di acquisto dell’immobile - non sono
indicati limiti di spesa né dalla norma primaria né dal decreto attuativo.
Per evitare quindi che la deduzione degli interessi risulti avulsa dal contesto della
norma agevolativa - nonché dai principi generali previsti per gli oneri deducibili
che sono sempre ancorati ad un limite massimo di spesa ammissibile - si ritiene
che la stessa debba essere correlata ai limiti di spesa previsti per la deduzione del
costo di acquisto dell’abitazione, trattandosi di due misure tese ad agevolare
l’acquisto del medesimo bene.
Considerato, dunque, il nesso (rapporto) tra il prezzo dell’abitazione e il mutuo
contratto per il suo acquisto, si ritiene che la deduzione per interessi debba essere
limitata alla quota degli stessi proporzionalmente riferibile ad un mutuo non
superiore a 300.000 euro.
Pertanto, in caso di mutuo stipulato per un importo superiore a 300.000 euro, gli
interessi su cui calcolare la deduzione devono essere ridotti proporzionalmente,
applicando la seguente formula:
Ad esempio, se, nell’anno 2016, viene stipulato un mutuo di 400.000 euro per
acquistare un’abitazione del prezzo di 600.000 euro, e vengono pagati in tale
anno, interessi per un importo complessivo di euro 2.000, l’importo massimo
deducibile sarà pari a:
300.000 X 2.000
= 1.500 euro
400.000
intenda adibire l’immobile agli usi o effettuare sullo stesso le opere di cui all’art.
3 della citata legge n. 431 del 1998, ovvero vendere l’immobile alle condizioni e
con le modalità di cui al medesimo articolo 3.
Si ritiene, quindi, nel presupposto che sussistano le altre condizioni previste dalla
legge, che possa considerarsi rispettato il requisito della durata minima del
contratto di locazione pari ad anni otto, non solo nell’ipotesi in cui il contratto
abbia tale periodo di efficacia per esplicito accordo delle parti, ma anche nel caso
in cui sia la legge a prevedere una proroga di diritto almeno fino a otto anni.
Una diversa conclusione che tenesse conto solo della durata iniziale del contratto
e non anche del periodo di proroga previsto non troverebbe riscontro né nel
decreto, né nelle relative norme di attuazione.
Rimane ferma la decadenza dal beneficio in caso di interruzione anticipata del
periodo di locazione per motivi imputabili al locatore o nel caso in cui il
contratto si risolva su richiesta del conduttore e l’unità immobiliare risulti non
locata per un periodo superiore ad un anno (cfr. art. 21, comma 4, lett. a), del
decreto, e art. 2, comma 6, del decreto attuativo).
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IL DIRETTORE DELL’AGENZIA
Rossella Orlandi