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Sommario
Presentazione
Sommario 1
Tigor: rivista di scienze della comunicazione e di argomentazione giuridica - A. XI (2019) n. 2 issn 2035-584x
Presentazione
Presentazione 2
Tigor: rivista di scienze della comunicazione e di argomentazione giuridica - A. XI (2019) n. 2
Presentazione 3
Tigor: rivista di scienze della comunicazione e di argomentazione giuridica - A. XI (2019) n. 2 issn 2035-584x
Lisa Bin
Abstract
La seguente Introduzione intende presentare gli Atti del given to the concept of man as it is sketched in the
Convegno Stato e Anarchia attraverso un testo di Er- malatestian pages, especially the Introduction will
rico Malatesta, cercando al contempo di sfatare alcuni linger on two peculiar characteristics of human
luoghi comuni che accompagnano la storia del movi- beings: solidariety and cooperation. Those will al-
mento anarchico. Verrà prestata attenzione al concetto low to understeand deeply the anarchic critique
di uomo che le pagine malatestiane tratteggiano, in regarding the concept of State, that is nothing but
particolare ci si soffermerà su due caratteristiche parti- an instrument of oppression, contrasting the so-
colari dell’essere umano: la solidarietà e la cooperazio- cial interactions that spontaneusly spring between
ne. Queste permetteranno di comprendere appieno la individuals.
critica anarchica nei confronti dello Stato, che infatti
viene visto quale strumento di oppressione, in contrap- Parole chiave
posizione alle dinamiche sociali che sorgono spontane-
amente tra i singoli. Anarchia; Società; Solidarietà; Malatesta;
Stato; Potere.
The Introduction aims to present the records of
the convention State and Anarchy through Errico Keywords
Malatesta’s book, concurrently it will try to umask
some cliché that accompany the history of the anar- Anarchy; Society; Solidariety; Malatesta;
chic movement. Indeed, specific attention will be State; Power.
Errico Malatesta (1853 - 1932) nel 1892 scriveva: cupati del pensiero anarchico, ritengono che
«prima che tale organamento [quello anarchi- il nostro [Malatesta] sia da annoverarsi tra i
co] incominciasse ad essere considerato come più importanti pensatori anarchici, se non il
possibile e desiderabile da tutta una categoria principale […] tanto da considerare la sua ope-
di pensatori […] la parola anarchia era presa ra al pari degli altri classici dell’anarchismo, da
universalmente nel senso di disordine e con- Godwin a Stirner, da Proudhon a Bakunin, ed
fusione; ed è ancor oggi adoperata in tal senso allo stesso Kropotkin”4.
dalle masse ignoranti e dagli avversari interes- Le pagine malatestiane mostrano chiara-
sati a svisare la verità»3. mente come una riflessione attorno all’anar-
Questa riflessione intende mostrare uno chia possa essere quanto più distante dalle ca-
dei numerosi modi in cui è possibile intende- ratteristiche che il senso comune le attribuisce,
re l’anarchismo attraverso uno scritto di Errico già a partire della rappresentazione dell’essere
Malatesta intitolato proprio Anarchia. Il testo umano che in esse viene delineata. Il saggio so-
infatti, grazie alla semplicità dell’esposizione, è pra citato, infatti, poggia su di un assunto an-
un valido strumento per comprendere, al di là tropologico fondamentale che individua nella
delle singole declinazioni che l’anarchismo può solidarietà la caratteristica distintiva dell’uo-
assumere - come mostreranno ampiamente gli mo, che fa sì gli uomini siano in grado di svi-
interventi che si sono succeduti durante il Con- luppare e coltivare rapporti di collaborazione.
vegno – in che modo esso possa indicare una La solidarietà più precisamente è da intender-
via per la realizzazione della pace sociale senza si come «l’armonia degli interessi e dei senti-
ricorrere alla presenza di un terzo super partes: menti, il concorso di ciascuno al bene di tutti e
lo Stato. Appare interessante osservare come il di tutti al bene di ciascuno»5 ed è la principale
tutto sia possibile grazie a delle caratteristiche legge che muove le azioni umane. È ciò che, se-
proprie dell’uomo. Prima dei singoli interven- condo Malatesta, distingue l’uomo dalle bestie,
ti e di scendere, quindi, nel dettaglio in merito tanto da porsi come fine stesso che il genere
ad alcune questioni specifiche – che vanno dal umano tende a realizzare. Infatti: “essa [la soli-
rapporto che intercorre fra liberalismo e anar- darietà] è la méta verso cui cammina l’evoluzio-
chismo, all’anarchismo come teoria critica – ap- ne umana; è il principio superiore che risolve
pare d’uopo abbozzare cosa possa essere anar- gli antagonismi attuali, altrimenti insolubili, e
chia e prendere, così, le distanze da stereotipi e fa sì che la libertà di ciascuno non trovi il limi-
cliché che risultano essere infondati. te, ma il complemento, anzi le condizioni ne-
Il saggio di Malatesta, infatti, mostra come cessarie di esistenza, nella libertà degli altri”6.
la critica anarchica nei confronti dello Stato La solidarietà, inoltre, non è intesa nega-
possa essere feconda ed offrire degli spunti di tivamente come un valore metafisico, ossia
riflessione che, se presi sul serio, possono aprire come un giudizio umano per cui “dopo avere
nuove prospettive sul reale, e come essa non per processo logico astratto da un essere le sue
si limiti a porsi come fine ultimo quello di di- qualità, [l’uomo] subisce una specie di alluci-
struggere l’ordine costituito. L’importanza del nazione che gli fa prendere l’astrazione per
saggio scelto risiede anche nell’importanza un essere reale”7, ma come ciò che si realizza
della figura di Malatesta, pensatore che, a ca- concretamente nella cooperazione. Quest’ulti-
vallo tra Ottocento e Novecento, ha rivestito ma, poi, non è altro che lo strumento con cui,
un ruolo centrale nella riflessione anarchica.
Infatti: “molti, fra gli studiosi che si sono oc- 4 M. Cossutta, Errico Malatesta note per un diritto
anarchico, Trieste, 2015, p.8.
3 E.Malatesta,L’anarchia e il nostro programma, p.1
5 E. Malatesta, L’anarchia e il nostro programma, cit.,
https://www.liberliber.it/mediateca/libri/m/
p.7 https://www.liberliber.it/mediateca/libri/m/
malatesta/l_anarchia/pdf/malatesta_l_anarchia.
malatesta/l_anarchia/pdf/malatesta_l_anarchia.
pdf, Sito consultato il 20 ottobre 2019.
pdf, Sito consultato il 20 ottobre 2019.
Sul pensiero di Malatesta e più in generale
sull’anarchismo cfr. G. Berti, Il pensiero anarchico dal 6 Ibidem.
Settecento al Novecento, Manduria-Bari-Roma, 1998 7 Ibidem, p.2.
storicamente, gli uomini hanno migliorato le bligare ciascuno a rispettarle”12, appare chiaro
proprie condizioni di vita, tanto che “ci basterà come esso non riesca a stimolare la nascita del-
constatare come nell’umanità la cooperazione le dinamiche cooperative e come, soprattutto,
sia diventato il solo mezzo di progresso, di non ne abbia interesse. Inevitabilmente, infat-
perfezionamento, di sicurezza”8. Se la coope- ti, cercherà di allargare la propria sfera di pote-
razione e la solidarietà sono, quindi, due tra le re, fino a limitare quanto più possibile il pote-
principali caratteristiche umane, è possibile re delle masse oppresse. E’ possibile osservare
fare due importanti osservazioni. Da un lato come nella prospettiva malatestiana l’anarchia
le riflessioni malatestiane mostrano come non sia finalizzata alla distruzione di qualsiasi
faccia parte della natura stessa dell’uomo – forma di ordine sociale, ma sia lo strumento
anche in virtù «dell’istinto di conservazione in grado di realizzare la solidarietà attraverso
della specie»9 che possiede – sviluppare inte- la cooperazione e come questo sia possibile in
razioni positive con l’altro. In secondo luogo, virtù della costituzione stessa dell’uomo.
poi, appare evidente come la natura solidale Per approfondire meglio quale sia la critica
e cooperativa dell’uomo metta in discussione anarchica nei confronti dello Stato, toccando
la necessità dello Stato, inteso quale organo così la caratteristica principale del movimen-
supremo capace di assicurare la pace sociale to anarchico, ci si soffermerà su quali siano le
attraverso il monopolio della forza. Gli esseri peculiarità dello Stato che lo rendono intrinse-
umani, infatti, proprio grazie all’istinto di co- camente incompatibile con lo sviluppo dell’au-
operazione, sono in grado di rapportarsi fra tonomia dei singoli, soffocando la loro capacità
loro e di trovare una regolamentazione da sé di organizzarsi autonomamente. Innanzitutto,
stessi e che non gli sia imposta: “gli uomini per Malatesta, lo Stato è unicamente uno stru-
lavorano, scambiano, studiano, viaggiano, se- mento di oppressione, infatti: “in tutti i tempi
guono come l’intendono le regole della mora- e in tutti i luoghi qualunque sia il nome che pi-
le e dell’igiene, profittano dei progressi della glia il governo […] la sua funzione essenziale è
scienza e dell’arte, hanno rapporti infiniti tra sempre quella di sfruttare le masse, di difende-
di loro, senza che sentano bisogno di qualcuno re gli oppressori; ed i suoi organi principali […]
che imponga loro il modo di condursi. Anzi, sono il birro e l’esattore”13. O ancora: “tutto nel-
sono appunto quelle cose in cui il governo non le mani del governo diventa mezzo per sfrutta-
ha ingerenza, che camminano meglio, che dan re, tutto diventa istituzione di polizia, utile per
luogo a minori contestazioni e che si accomo- tenere il popolo a freno”14. Queste sue, nefaste,
dano, per la volontà di tutti, in modo che tutti caratteristiche sono dovute al fatto che lo Stato
ci trovino utile e piacere”10. è un’istituzione fondata sulla lotta e sul preva-
Nonostante la cooperazione sia il carattere lere, in questa lotta, di una maggioranza che ha
essenziale delle dinamiche sociali, nello Stato – potuto, così, instaurare una forma di dominio
osserva Malatesta – la cooperazione è imposta continua e di controllo serrato sulla minoran-
«e regolata da parte di pochi nel loro interesse za oppressa. In questo scenario i vincitori non
particolare»11 ed è proprio qui che si inserisce hanno nessun interesse nel difendere i diritti
la critica anarchica nei confronti dello Stato. E’, dei vinti, ma tendono piuttosto ad imporre il
infatti, il governo – o lo Stato – a minacciare proprio dominio ed allargare i propri privile-
e a limitare le possibilità dell’interazione posi- gi. Ciò è esemplificato anche dal fatto che «se
tiva tra i singoli e, definendo il governo come levate nella legislazione e nell’opera tutta di
il “numero di persone incaricato di far le leggi un governo tutto ciò che è inteso a difendere
ed abilitato a servizi della forza di tutti per ob- i privilegiati e che rappresenta la volontà dei
privilegiati stessa, che cosa vi resta che non sia
8 Ibidem, p.6.
9 Ibidem. 12 Ibidem, p.10
10 Ibidem, p.11. 13 Ibidem, pp. 4-5.
11 Ibidem, p.8. 14 Ibidem.
testi composti nel Novecento da Paul Ricoeur – serio, al di là degli stereotipi e delle semplifica-
pensatore che, è bene precisare, non si colloca zioni con cui siamo soliti intenderla.
nel panorama anarchico. La raccolta di saggi Il
diritto di punire22 infatti è volta proprio a cercare
di decostruire l’idea di pena come qualcosa di
vendicativo ed espiatorio, per costruirne una Lisa Bin dottore in Filosofia presso l’Università
in cui la pena è solamente un modo in cui la so- degli studi di Trieste, ora frequenta il corso di lau-
cietà può guarire se stessa. rea magistrale in Filosofia presso l’ateneo pavese
Concludendo questa serie di osservazioni ed è alunna del Collegio Ghislieri, nonché membro
volte a chiarire cosa possa significare essere dell’associazione Philosophicum Ghislieri.
anarchici, appare significativo notare come l’a-
narchia, lontana dal voler seminare il caos ge- lisa.bin01@universitadipavia.it
nerale, intende proporre una visione dell’uomo
come capace di provare solidarietà, che lo spin-
ge a creare delle dinamiche collaborative posi-
tive anche al di fuori della compagine statale.
Lo Stato, infatti, come è stato osservato, è uno
strumento di dominio che pochi esercitano su
molti, cercando di soffocare tutto quell’insieme
di dinamiche spontanee che sorgono costante-
mente dagli uomini che li rendono tali. Invece,
“l’essenziale è questo: che si costruisca una so-
cietà in cui non sia possibile lo sfruttamento
e la dominazione dell’uomo sull’uomo; in cui
tutti abbiano la libera disposizione dei mezzi di
esistenza, di sviluppo e di lavoro, e tutti possa-
no concorrere, come vogliono e sanno all’orga-
nizzazione della vita sociale”23.
Che questa società sia destinata a restare una
vaga utopia? Gli eventi che si stanno svolgendo
in queste settimane che riguardano la questione
curda, sembrano mettere in discussione quest’i-
dea. Come notava, infatti, Giran Ozcan: “il Movi-
mento di Liberazione del Kurdistan guidato dal
PKK non sta chiedendo uno stato nazionale kur-
do, il quale produrrà solamente sfruttamento,
strutture gerarchiche e disuguaglianze di gene-
re; sta piuttosto facendo appello ad un sistema
alternativo di organizzazione sociale”24.
Ecco che, quindi, la sfida anarchica nei con-
fronti del concetto di Stato, così come è stata
qui abbozzata e come verrà descritta nelle pa-
gine successive, necessita di essere presa sul
22 Cfr. la trad. it. a cura di L. Alici, Brescia, 2012
23 Ibidem, p.12.
24 G. Ozcan, Una nuova organizzazione della società,
in “A rivista Anarchica”, XLIV (2015), n. 9, p.19. cfr. in
tema N. Santi – S. Vaccaro (a cura di), La sfida anarchica
nel Rojava, Pisa, 2019.
Abstract
Il saggio tratta il tema dell’anarchismo moderno come paper shows their different but overlapping defence
una generale teoria critica del potere. In una prospet- of the crucial inverse burden of legitimation between
tiva sia storica sia teorica, presenta una riflessione che authority and freedom, in favour of freedom.
guarda all’Illuminismo con specifico riferimento a tre
pensatori assai poliedrici: William Godwin, Wilhelm Parole chiave
von Humboldt, Mary Wollstonecraft. In conclusione
l’articolo mostra la loro difesa, diversa ma con momenti Anarchismo; William Godwin;
di intersezione, della cruciale inversione dell’onere della Wilhelm von Humboldt;
legittimazione tra autorità e libertà, a vantaggio della Mary Wollstonecraft;
libertà. Libertà; Critica; Potere.
Con la modernità non è più la libertà a do- - come crediamo si possa - un gesto, in qualche
versi spiegare; per esempio, in quanto conces- misura, rivoluzionario. La critica distrugge per
sione, in quanto privilegio o in quanto titolo ricostruire. Dissente per cambiare il percor-
trasmesso o acquisito in un territorio, in un so. Non respinge la tradizione in astratto, ma
tempo determinato. Vale il contrario; come si oppone alla tradizione nel senso del prece-
sintetizza John Stuart Mill, l’utilitarista libe- dente temporale al quale si conferisce autori-
rale londinese, con grande efficacia nel 1859 tà, nella misura in cui cioè a essa si attribuisce
nelle pagine introduttive di On liberty. Per potere indipendentemente dai suoi contenuti
rappresentare il potere come legittimo occor- e dalla sua identità.
re trovare una narrazione, una spiegazione Può essere definita “critica” ogni teoria che
che lo sostenga. «The struggle between Lib- assuma su di sé una finalità di riscatto da for-
erty and Authority - scrive Mill - is the most me di oppressione sociale e politica. “Critica”
conspicuous feature in the portions of his- significa comprensione e messa a nudo della
tory with which we are earliest familiar […] realtà sociale come rappresentazione storica
By liberty, was meant protection against the condizionata, sforzo volto a far affiorare le di-
tyranny of the political rulers»2. Si trattava namiche, i processi e i pregiudizi che la infor-
di due istanze antagoniste, quella dei mem- mano; più in generale, essa guarda alla società
bri della comunità, dei sudditi, intesa come immaginando possibile la rottura dell’idem sen-
un’esigenza di protezione dall’altra, dal domi- tire dominante e la rimessa in discussione della
nio politico: la libertà non era avvertita come sua autorità dogmaticamente accolta. Per Kant
condizione originaria indipendente. «A time, la critica corrisponde al «tentare […] il cam-
however, came, in the progress of human af- mino inverso», rispetto a «quanto finora si è
fairs, when men ceased to think it a necessity creduto»5; rappresenta «la necessaria attrez-
of nature that their governors should be an zatura preliminare»6 per ogni sapere libero da
independent power, opposed in interest to pregiudizi, e per questo divenuto affidabile.
themselves»3. Ma, in fondo, questo scambio di La critica si trasforma poi in “teoria critica”
ruoli era stato già espresso con pari efficacia da quando la decostruzione e la delegittimazio-
Cesare Beccaria quando nel suo Dei delitti e delle ne conducono al riconoscimento di costanti e
pene, al secondo paragrafo dedicato al “Diritto di spiegazioni generali, ponendo le premesse
di punire”, affermava che «[f]u dunque la ne- necessarie per un’ipotetica riscossa costrutti-
cessità che costrinse gli uomini a cedere parte va. L’anarchismo è dunque senz’altro critica e,
della propria libertà: egli è adunque certo che nella sua sistematizzazione spavalda e rivolu-
ciascuno non ne vuol mettere nel pubblico de- zionaria, “teoria critica”.
posito che la minima porzion possibile, quella
sola che basti ad indurre gli altri a difenderlo.
L’aggregato di queste minime porzioni possi- 2. La critica è positiva
bili forma il diritto di punire; tutto il di più è
abuso e non giustizia, è fatto e non diritto»4. Il primo obiettivo che intendiamo perse-
L’anarchismo prende sul serio questo capo- guire, sulla scorta di queste rapide osservazio-
volgimento dello sguardo e, nella sua generale ni preliminari, è una semplice precisazione,
diffidenza verso il potere, rimette in discussio- la quale muove dalla consapevolezza che nel
ne in modo enfatico l’autorità dello Stato. linguaggio comune e nella letteratura filosofi-
In tal senso l’anarchismo è una teoria cri- co-politica non sia univoco il segno conferito
tica per eccellenza, se per critica intendiamo al termine “anarchia”, e ciò anche per l’evolu-
zione e la complessificazione che il giudizio di
2 J. S. Mill, On Liberty, in Id., On Liberty and Other Essays, a
cura di John Gray, Oxford, 2008, pp. 5-128: 5. 5 I. Kant, Kritik der reinen Vernunft (1781), II ed. 1787, trad.
3 Ivi, p. 6. it. Critica della ragion pura, a cura di P. Chiodi, Torino,
4 C. Beccaria, Dei delitti e delle pene, a cura di A. Burgio, 1967, p. 44 (Ak.A. IV, B XVI).
Milano, 19954, pp. 38-39. 6 Ivi, p. 55 (Ak.A. IV, B XXXVI).
valore sull’idea di anarchia ha mostrato attra- persista sul termine e sul concetto di anarchia
verso i secoli, a cominciare dalla sua stessa eti- il peso o la zavorra, di un’ambiguità persino
mologia7. Si tratta di un segno positivo o nega- paradossale. L’anarchia è un ideale filosofico
tivo? La parola - nelle intenzioni di coloro che e politico, ma l’anarchia è anche il paradigma
vi fanno ricorso - significa qualcosa di buono o del negativo, del caos distruttivo. È termine
di cattivo, di desiderabile o di terribile? che indica un’utopia (nel senso di un ideale
Paradigmatica a questo riguardo è una del- controfattuale) oppure non solo qualcosa di
le battute iniziali di Politische Gerechtigkeit, diverso, ma persino di opposto, una distopia.
probabilmente il libro sistematico e più noto, Intendere l’anarchismo come pensiero cri-
anche in Italia, del filosofo di Tubinga, Otfried tico in senso proprio significa allora riven-
Höffe. Pur nella piena e informata consape- dicarne subito il segno positivo, costruttivo,
volezza della storia dell’idea di anarchia, per come critica dell’esistente e come progetto po-
circoscrive il terreno della sua teoria della giu- litico nella storia. In questo scenario, occorre
stizia, Höffe ne individua i confini opposti, da almeno nominare i due autori che si impon-
un lato, quello del giuspositivismo, dall’altro, gono all’attenzione: Max Stirner, con il suo
quello dell’anarchismo, poiché entrambi sa- Der Einzige und sein Eigenthum (1844), perché
rebbero accomunati dal mettere «in dubbio è stato il primo ad aver elaborato una vera e
il senso e la possibilità di un discorso sulla propria filosofia morale e politica anarchica13;
giustizia»8. Siamo nell’ambito - continua poco Pierre-Joseph Proudhon, perché è stato il pri-
oltre - di quelle «teorie critiche che rendono mo a conferire ad “anarchia” un significato
attenti alle forme esplicite o nascoste di op- inequivocabilmente positivo sul terreno teori-
pressione e di espropriazione e le riportano a co-politico14.
dei principi strutturali della società»9, ma che Nella rappresentazione che abbiamo ora
non di rado, con un «entusiasmo esaltato»10, introdotto, il pensiero anarchico si contrad-
«si radicalizzano e sfociano nell’anarchismo, distingue per la tensione normativa che rie-
denunciando le entità giuridiche e statali sce a generare, per la capacità di elaborare un
come origine ultima di ogni dispotismo ed modello controfattuale di società come ideale
esigendone quindi l’estinzione»11. Ancora più politico. Pertanto, ripensando alla marginaliz-
evidente si rende la polemica in apertura al zazione del pensiero anarchico, alla polemica,
capitolo VII con il resoconto di «un’obiezione dalle sfumature di sapore realistico, della qua-
diffusa», che Höffe procede a sostenere con la le è di frequente bersaglio, alle prese di posi-
propria analisi storico-ricostruttiva, secondo zione francamente liquidatorie, come quella
la quale «l’anarchismo è sprovvisto del più ele- di coloro che rivolgono all’anarchismo parole
mentare senso della realtà, giacché aspirando a di biasimo senza appello, per il suo essere vo-
una coesistenza senza dominio si porrebbe in cato - secondo tali detrattori15 - all’irrilevanza
contraddizione con ogni esperienza e quindi 13 M. La Torre, Nostra legge è la libertà. Anarchismo dei
si priverebbe di ogni credito»12. Moderni, Roma, 2017, p. 46; ma si legga anche ivi, pp. 44-
In una prospettiva sociologica e psicologi- 76. Per uno studio del pensiero di Stirner si vedano E.
co-sociale pare evidente quindi come gravi e Ferri, L’antigiuridismo di Max Stirner, Milano, 1992; J. H.
Mackay, Max Stirner. Sein Leben und sein Werk (1914, terza
7 O. Höffe, Politische Gerechtigkeit. Grundlegung einer edizione rivista e ampliata); trad. it. a cura di E. Ferri,
kritischen Philosophie von Recht und Staat (1987); trad. it. Max Stirner. La sua vita e la sua opera, Soveria Mannelli,
Giustizia politica. Fondamenti di una filosofi critica del 2018; S. Newman, (a cura di), Max Stirner, London, 2011.
diritto e dello Stato, Bologna, 1995, pp. 174 ss. 14 O. Höffe, Giustizia politica. Fondamenti di una filosofi
8 Ivi, p. 12. critica del diritto e dello Stato, cit., p. 179, ma anche M. La
Torre, Nostra legge è la libertà. Anarchismo dei Moderni, cit.,
9 Ivi, p. 18.
p. 77. Più in generale sul pensiero di Proudhon cfr. ivi,
10 Ibidem. pp. 77-108.
11 Ibidem. 15 Cfr. M. La Torre, Nostra legge è la libertà. Anarchismo dei
12 Ivi, p. 170; per una articolata rappresentazione della Moderni, cit., p. 10; O. Höffe, Giustizia politica. Fondamenti
critica höffiana dell’anarchismo cfr. pp. 17o-195. di una filosofia critica del diritto e dello Sta , cit., p. 193.
politica e sociale, occorre tentare una presa di Ombre e contraddizioni si intrecciano sen-
distanza, almeno provvisoria. E questo per- za per questo dover indurre al misconoscimen-
ché proprio la portata fortemente normativa to delle tappe guadagnate alla ragione. Proprio
e idealmente progettuale dell’anarchismo può l’insegnamento dei Lumi – il riconoscimento
risultare un punto di forza, non di debolezza; e la valorizzazione della capacità critica, della
mentre la vicinanza alla realtà effettuale delle critica della ragione - non può essere colto più
cose non è affatto scontato che costituisca mo- fedelmente che da uno sguardo imparziale in
tivo di solidità, un vantaggio certo. Si può im- grado di scorgere anche i lati bui, le contraddi-
maginare valido almeno prima facie persino il zioni che hanno caratterizzato il tempo della
contrario, poiché a consolidarsi potrebbe esse- ragione, il Settecento europeo.
re l’identità dell’anarchismo in quanto istanza Acclarata e recepita è l’ambivalenza del-
regolativa dell’esistente. la modernizzazione con i suoi «frustranti
paradossi»17. «Il XVIII secolo - ripeteva a lezio-
ne Derrida nel seminario sulla pena di morte
3. Prodromi illuminati del 1999 - ebbene è stato ad un tempo il secolo
dei Lumi, il secolo dei primi abolizionisti e il
Nel tentativo di mettere a fuoco questa vo- secolo della Rivoluzione, del Terrore e dei di-
cazione critica e progettuale dell’anarchismo, ritti dell’uomo, ecc.»; «il XVIII secolo è ad un
contraria nel modo più frontale alle infinite tempo tutto questo più il secolo di cui si è detto
forme del dominio, e impegnata in un uso del- che aveva visto nascere quanto viene chiamata
la ragione solidale nei confronti del debole che l’idea di felicità, l’idea della felicità (l’idea di una
subisce l’oppressione camaleontica, pervasiva, felicità che, in fondo, non è soltanto il piacere, la
violenta da parte del più forte, dobbiamo com- gioia, la contentezza, la beatitudine, che non è il
piere un passo indietro, retrocedere di mezzo godimento edonista, che è forse l’eudaimon, con
secolo rispetto a Stirner, ritornando all’ultimo tutta l’abissale profondità di questa parola»18.
decennio del Settecento, all’Illuminismo ma- Tale doppiezza in tensione si estrinseca in
turo. Qui infatti riteniamo si possa rintraccia- direzioni diverse, tutte altamente pervasive
re il germe del pensiero anarchico moderno e caratterizzanti lo sviluppo storico-sociale
come teoria critica. successivo. Essa esibisce con prepotenza la po-
L’Illuminismo, simbolo felice dell’Europa vertà come effetto regressivo dello sviluppo
moderna, è inequivocabilmente un momen- economico e industriale e getta l’Europa nel-
to di rivoluzione culturale dal verso positivo e la drammatica condizione di sospensione tra
progressista: sancisce il discredito della socie- «paternalismo reazionario» e cieco «riparo
tà di antico regime, polemizza con la gerarchia, di un’utopistica economia di mercato»19. Essa
con il privilegio, con la forza arbitraria. Tutta- accompagna la rivendicazione dei principi di
via è indispensabile considerare l’affermazio- uguaglianza e libertà con l’elaborazione di un
ne dell’idea, e la diffusione della percezione, discorso razzista, dispositivo funzionale alla
del progresso, proprie del Settecento, senza legittimazione autoapologetica delle politiche
consegnarsi a un ingenuo progressismo, a coloniali praticate dalle grandi potenze euro-
come l’Illuminismo stesso in larga parte si au- pee20. Il Settecento ha avuto altresì un impatto
torappresentava, ovvero come «età aurea del 17 K. Polanyi, The Great Transformation (1944); trad. it. La
progressismo teorico»16. La consapevolezza grande trasformazione, Torino, 1974, p. 109.
della positività del movimento culturale dei 18 J. Derrida, Séminaire La peine de mort. Volume I (1999-
Lumi non deve dunque semplificare il quadro 2000) (2012); trad. it. La pena di morte, Volume I (1999-
2000), a cura di G. Dalmasso, S. Facioni, Milano, 2014,
del suo effettivo dispiegarsi nella realtà.
pp. 305-306.
16 Cfr. A. Burgio, Tra utopia e rimozione. Considerazioni 19 K. Polanyi, La grande trasformazione, cit., p. 109.
sull’idea di progresso, in C. Altini (a cura di), Utopia. Storia 20 J. Huizinga, In de schaduwen van morgen; een diagnose
e teoria di un'esperienza filosofic e politica, Bologna, 2013, van het geestelijk lijden van onzen tijd (1935); trad. it. a cura
p. 229. di D. Cantimori, La crisi della civiltà, Torino, 19663, p.
fonda per questa via un ideale di comunità po- duced by oppression»29. L’oppressione è la vera
litica che, nel contesto del nostro discorso, ha causa della condizione della donna, non la
una valenza generale; in quanto esprime una presunta sua natura. Per cui, «[a]sserting the
versione limpida dell’opzione antipaternali- rights which women in common with men
stica, per cui «la vera ragione non può desi- ought to contend for, I have not attempted to
derare per l’uomo nessun’altra condizione se extenuate their faults; but to prove them to
non quella in cui non solo ogni singolo gode be the natural consequence of their education
della libertà illimitata di svilupparsi da se stes- and station in society. If so, it is reasonable to
so nella sua peculiarità, bensì anche in cui la suppose that they will change their character,
natura fisica non riceve dalle mani dell’uomo and correct their vices and follies, when they
nessun’altra forma se non quella che gli con- are allowed to be free in a physical, moral, and
ferisce da sé e liberamente ogni singolo indi- civil sense»30.
viduo, in base ai suoi bisogni e alla sua incli-
nazione, entro i soli limiti della sua forza e del
suo diritto […] Tale principio dovrebbe quindi 5. La libertà come valore indipendente
essere alla base anche di ogni politica»26. «Il
tendere al bene comune deve essere vissuto Da questo angolo visuale, attraverso la voce
dagli individui come omogeneo all’interesse di questi tre autori la nostra riflessione pare
privato; deve essere possibile, in altre parole, ricondurci alla genesi teorica dell’anarchismo
cogliere il legame essenziale tra l’individuo e moderno, alla sua collocazione entro la storia
la comunità - quella associazione che tenden- delle idee politiche, in particolare al suo rap-
zialmente dovrà giungere alla sostituzione porto con l’altro nemico teorico del potere sta-
completa dello Stato»27. Così, «proiettandosi tale, il liberalismo.
ben oltre il proprio tempo, Humboldt prospet- Il rapporto tra anarchia e liberalismo tra Sei
ta - è questa l’opinione di Noam Chomsky - una e Settecento diviene un tema che aiuta a com-
concezione anarchica»28. prendere come l’anima dell’anarchismo politi-
Mary Wollstonecraft a sua volta in Vindica- co sia rappresentata dal suo sguardo «largo»
tion of the Rights of Woman (siamo sempre nel sulla convivenza umana, dalla sua destina-
1792), muovendo dalla consapevolezza della zione critica e dalla sua inclinazione ideale,
reale e feroce condizione di oppressione della rivolta al problema della convivenza sociale,
donna, allarga l’obiettivo, e riprende il feno- in assenza di violenza; per dirla con il Kant
meno del potere anche in altre manifestazioni dell’Antropologia pragmatica. In contrapposi-
violente. E lo critica, trasformando poi la criti- zione alla barbarie che è violenza (Gewalt) in
ca in battaglia teorica e politica, filosofica e mi- assenza di legge e di libertà, al dispotismo che
litante. Nelle pagine conclusive della Vindica- nasce dalla combinazione di violenza e legge
tion chiarisce per un’ultima volta il suo fermo senza la libertà, alla repubblica che si configu-
convincimento: «[f]rom the tyranny of men ra come il composto derivante da libertà, legge
[…] the greater number of female follies pro- e violenza, in quel testo della tarda maturità,
ceed; and the cunning, which I allow makes Kant pensa l’anarchia come la costellazione di
at present a part of their character, I likewise «Gesetz und Freiheit ohne Gewalt» (di “legge
have repeatedly endeavoured to prove, is pro- e libertà senza violenza”)31.
26 W. von Humboldt, Ideen zu einem Versuch die Grenzen Godwin in questo scenario è prezioso per-
der Wirksamkeit des Staates zu bestimmen (1792); trad. ché propugna il superamento delle inibizioni
it. Saggio sui limiti dell’attività dello Stato, in Id., Scritti teoriche del liberalismo, sia accogliendo l’idea
giuridici e politici, a cura di M. Lalatta Costerbosa,
Soveria Mannelli, 2014, pp. 54-55. 29 M. Wollstonecraft, A Vindication of the Rights of
27 N.Chomsky, Language and Freedom, in Id., For Reasons Woman (1792), London, 1992, p. 326.
of State (1973); trad. it. Linguaggio e libertà, in Id., Per 30 Ivi, p. 327.
ragioni di Stato, Torino, 1977, p. 487. 31 I. Kant, Anthropologie in pragmatischer Hinsicht (1797),
28 Ibidem. in Ak.A. VII, B 329-330, A 331-332.
di autonomia in senso ricco, non solo come sua opera, persino, in senso autobiografico e
libertà negativa e borghese, come libertà dal- intimistico, nelle Lettere scritte durante un breve
la non ingerenza, libertà dall’esterno, libertà soggiorno in Svezia, Norvegia e Danimarca pub-
dall’altro; sia pretendendo la «giustificazione blicate nel 1796.
di ogni istituzione sociale (nessuna esclusa)»32, Non lontano da questa sensibilità libertaria
pretendendo, come notavamo all'inizio, l’in- è per noi anche il saggio humboldtiano del ’92,
versione dell’onere probatorio tra autorità e li- il cui significato politico di fondo viene sugge-
bertà. Per Godwin il discrimine principale tra rito dallo stesso Humboldt quando afferma che
liberalismo e anarchismo risiede nel fatto che «la prospettiva più importante dello Stato deve
la rappresentazione liberale del potere non ri- essere sempre lo sviluppo delle forze dei singoli
mette in discussione il terreno istituzionale cittadini nella loro individualità […] esso quindi
statale di per sé: «pensa il potere sul piano isti- non può mai rendere oggetto della sua attività
tuzionale, sul terreno politico, e fissa il proprio qualcosa di diverso da ciò che i cittadini sempli-
sguardo sulla “forma” Stato»33. L’anarchismo cemente non possono procurarsi da sé, ovvero
da parte sua invece assume un atteggiamento la sicurezza. Questo è il solo vero e autentico
dissacrante, laico, potenzialmente sconfinato mezzo per unire tra loro pacificamente con un
sotto il profilo di ciò che è disposto a perdere legame saldo e duraturo cose apparentemente
e a respingere. «Il potere è - per l’anarchismo - contraddittorie, cioè lo scopo dello Stato nel suo
evento e situazione sociale diffusa, e si manife- complesso e la somma di tutti gli scopi dei sin-
sta innanzitutto nei rapporti interpersonali»34. goli cittadini»37. La diversità degli individui e la
«Paradossalmente - e qui rubiamo l’espressio- diversità delle nazioni è per lui un valore che
ne a Massimo La Torre - è il liberale l’osses- deve essere preservato da ogni intromissione
sionato dallo Stato, non l’anarchico»35. L’unica del potere statale. È convinzione di Humboldt
autorità che Godwin può riconoscere è quella che l’individuo sia innanzitutto sociale, che la li-
della ragione che pertiene a ognuno in quanto bertà di autoaffermazione del singolo non pos-
uomo. «Man is a being who can never be an sa che darsi in un contesto, non possa che esse-
object of just approbation, any further than he re situata: insieme storica e sociale. La priorità
is indipendent. He must consult his own rea- assegnata all’individuo non si risolve insomma
son, draw his own conclusions». Per cui «it is in individualismo; tratto anche questo che lo al-
necessary that every man should stand by him- lontana dalle istanze del liberalismo classico e
self, and rest upon his own understanding»36. lo avvicina di un passo all’anarchismo. Il rappor-
Ogni altra espressione di autorità è subor- to tra individuo e collettività va dunque risolto
dinata e indiretta, richiede di essere valutata con uno slittamento dalla contrapposizione
secondo il principio della più schietta autole- che vede lo Stato opporsi all’individuo, a quella
gislazione, ovvero di quel test di condivisibi- in cui lo Stato risulta antitetico all’individuo e
lità razionale che sopravviverà in varie guise alla nazione insieme, sì che appare plausibile
sino a oggi. E pure la sua donna, Mary Woll- l’idea di una teoria “liberale”, affatto peculiare,
stonecraft, si rende propugnatrice di queste prossima all’ideale libertario. Humboldt fonda
stesse convinzioni, con coerenza, in tutta la per questa via un ideale di comunità politica
32 M. La Torre, Nostra legge è la libertà. Anarchismo dei che esprime una versione limpida dell’opzione
Moderni, cit., p. 26. antipaternalistica, una nozione di Stato limita-
33 M. La Torre, Presentazione a M. Wollstonecraft, to il più possibile e, nel tempo, sempre più ridi-
Letters Written during a Short Residence in Sweden, Norway, mensionato nelle funzioni. Lo Stato come male
and Denmark (1796); trad. it. Lettere scritte durante un
necessario; lo Stato momentaneamente.
breve soggiorno in Svezia, Norvegia e Danimarca, Soveria
Mannelli, 2011, pp. 5-17: 10. Seguendo questa trama discorsiva è possibile
34 Ibidem. ripercorrere così la vicenda germinale dell’anar-
35 Ibidem. chismo moderno e ritornare alla questione pro-
36 W. Godwin, An Enquiry Concerning Political Justice, and 37 W. von Humboldt, Saggio sui limiti dell’attività dello
Its Influence on General Virtue and Happiness, cit., p. 169. Stato, cit., p. 178.
pulsiva, quella che a ben vedere rimanere sem- fine, avvertito dall’uomo in rivolta. Si ritrova
pre aperta: la questione della libertà come valore in lui l’idea di limite, l’impressione che l’altro
indipendente che vive nella relazione con l’altro. “esageri”, che estenda il proprio diritto al di là
La comprensione dell’ideale assunto in que- di un confine oltre il quale un altro diritto gli fa
sta prospettiva di lettura, che guarda a ritroso, fronte, lo limita, chiede di poterlo contenere.
al Settecento e che tenta di rintracciare uno dei Ma questa è in fondo la stessa convinzio-
fili rossi trasversali rispetto alle differenze tal- ne espressa pure da Francesco Saverio Merli-
volta rilevantissime tra i pensatori, presenta no a fine Ottocento, al momento dell’invio in
come ineludibile, a nostro avviso, un confron- stampa del suo Pro e contro il socialismo. Nella
to con l’istanza critica anarchica, anche là dove nota al lettore Merlino scriveva: «io non credo
essa non venga come tale definita o esplicitata. all’infallibilità di nessuno, né uomo, né parti-
Nell’attività del pensare, assunta nel si- to; credo che una soluzione teoretica soddisfa-
gnificato esistenziale e politico tributatole da cente della questione sociale non ancora si sia
Arendt, nella riflessione che vede la presenza ottenuta; […] e credo da ultimo che per avere il
dell’altro fuori e dentro se stessi, vi è allora diritto di dire la verità agli avversarii, bisogna
molto più anarchismo e molto più bisogno di cominciare dal dirsela a sé medesimi»40.
anarchismo di quanto non si immagini o non Per chiudere ancora con un breve passag-
si voglia riconoscere. gio, questa volta di uno storico dei concetti, il
Così, ad esempio, ve ne è nell’affresco - è tedesco, Reinhart Koselleck.
proprio il caso di dirlo, trattandosi di uno scrit- «Giudicare criticamente significa livellare
tore medico, politico, ma anche pittore - con- tutto, ridimensionare anche il re, “in una parola
segnatoci in Cristo si è fermato a Eboli da Carlo ridurre l’uomo, chiunque sia, alla condizione di
Levi. «L’individuo - osserva Levi - non è una cittadino”»41. Questo generale livellamento si
entità chiusa, ma un rapporto, il luogo di tutti stringe a doppio filo con l’esigenza di una critica
i rapporti. Questo concetto di relazione, fuori che mira all’annullamento preliminare e meto-
dalla quale l’individuo non esiste, è lo stesso dologico di ogni pregiudizio. Ma proprio que-
che definisce lo Stato. Lo Stato non può essere sta radicalità e diffusione, questa unidimensio-
che l’insieme di infinite autonomie, una orga- nalità tutta orizzontale e acefala, possono celare
nica federazione»38. l’insidia dell’uniformità indifferente, avverte
E lo stesso sguardo lo si può rintracciare in Koselleck: «la costante demistificazione degli
L’uomo in rivolta, uno dei testi più significativi altri provoca - può provocare, diremmo noi -
dell’esistenzialista francese Albert Camus, per- l’accecamento del demistificatore»42.
ché il suo incipit assomiglia molto al progetto Questo il pericolo che sempre la critica, an-
politico di cui abbiamo provato a dire qualcosa. che quella anarchica, rischia di correre. Questo
Così Camus: «Che cos’è un uomo in rivolta? il senso generale dell’anarchismo come teoria
Un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinun- critica della società, avversaria di un pote-
cia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, re che è sempre tenuto a spiegarsi, a rendere
fin dal suo primo muoversi. Uno schiavo che ragionevole l’imposizione dei vincoli e delle
in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica contrazioni di libertà che prevede e impone.
ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. Questo il contributo che essa offre al rispetto
Qual è il contenuto di questo “no”? Significa, di individui in relazione capaci di autonomia,
per esempio, “le cose hanno durato troppo”, perché - come aveva sostenuto Godwin più di
“fin qui sì, al di là no”, “vai troppo in là” e anche due secoli fa - l’unica autorità di per sé legitti-
“c’è un limite oltre il quale non andrai”»39.
40 F. S. Merlino, Pro e contro il socialismo, a cura di M. La
Questo «no» afferma l’esistenza di un con-
Torre, Soveria Mannelli, 2008, p. 19.
38 C. Levi, Cristo si è fermato a Eboli (1945), Torino, 1955, 41 R. Koselleck, Kritik und Krise (1959); trad.it. Critica
p. 223. illuministica e crisi della società borghese, a cura di P.
39 A. Camus, L’homme révolté (1951); trad. it. L’uomo in Schiera, Bologna, 1984, p. 133.
rivolta, Milano, 19903, p. 17. 42 Ivi, p. 135.
marina.lalatta@unibo.it
Lo Stato di diritto
e la morte dello Stato
in Nietzsche
Laura Zavatta
Abstract
Una delle chiavi di lettura del rapporto tra Stato e anarchia expression, so much so that one could define the
nel pensiero di Nietzsche, è l’antagonismo tra Apollo e Dio- magnificent divine image of this principium. At the
niso messo in rilievo dal filosofo tedesco in molti passi delle same time, however, an uncontrollable horror grabs
sue opere del primo periodo, come la Nascita della trage- the man when he suddenly loses confidence in the
dia. Il dio Apollo rappresenta l’imperturbabile fiducia nel forms of knowledge, and when he is grasped by the
principium individuationis, essendone l’espressione più ecstatic rapture that rises from his depths when he
elevata, tanto che si potrebbe definire la magnifica imma- sees the breakage of the principium individuatio-
gine divina di tale principium. Nello stesso tempo, tuttavia, nis. Then the Dionysian sense prevails in him: the
un incontenibile orrore afferra l’uomo quando improvvisa- drunkenness that communicates life to him as a
mente perde la fiducia nelle forme di conoscenza, e quando dark, overwhelming, insatiably longing power of
lo coglie il rapimento estatico che, per lo stesso infrangersi del self. But the antagonism between Apollo and Diony-
principium individuationis, sale dal suo intimo. Allora sus is not simply resolved in an equation between
prevale in lui il senso dionisiaco, l’ebbrezza che gli comunica order and state, and anarchy and revolutionary ten-
la vita come potenza oscura, travolgente, insaziabilmente dencies, which is only one aspect, the political as-
bramosa di sé. Ma l’antagonismo tra Apollo e Dioniso non pect, of a much more complex problem.
si risolve semplicemente in un’equazione tra ordine e Stato,
e anarchia e tendenze rivoluzionarie, che è solo un aspetto,
Parole chiave
l’aspetto politico, di una problematica molto più complessa.
Apollineo; Dionisiaco; Stato; Regole;
One of the keys to understanding the relationship Divenire, Anarchia; Pluralità.
between state and anarchy in Nietzsche’s thought is
the antagonism between Apollo and Dionysus high-
lighted by the German philosopher in many passag- Keywords
es of his early works, such as the Birth of Tragedy.
The god Apollo represents the imperturbable trust Apolonnian; Dionysian; State; Rules;
in the principium individuationis, being its highest Becoming; Anarchy; Plurality.
rappresentante non può che esserne un’apologia annichilire l’uomo, se Apollo non tornasse con
ed una divinizzazione. la sua regolarità tranquillizzante a ricostituire
Nietzsche coglie le molteplici sfaccettature il principio di individuazione, e nascondesse,
del contrasto tra apollineo e dionisiaco, che sotto la sicura “apparenza” del velo di Maia,
non è riconducibile né riducibile a semplici abissi terribili3.
categorie estetiche, morali o politiche: Apollo,
come dio di tutte le energie plastiche, è il di-
vinante, lo “splendente”, essenza di luce, limi- 2. Le tecniche di rassicuramento
tazione piena di misura, libertà dalle più sel-
vagge emozioni, quiete piena di saggezza che La necessità della costituzione di un’orga-
governa anche la bella parvenza del mondo nizzazione sociale che tenga a bada il rischio
della fantasia e che si oppone alla forza oscura distruttivo dell’orizzonte umano, si manifesta
e travolgente che si sprigiona da Dioniso. So- già agli albori della nostra civiltà presso i Greci.
prattutto si fanno avanti due elementi fonda- Dal momento in cui ha fatto la sua apparizio-
mentali dell’apollineo: la dimensione dell’indi- ne sulla terra, l’uomo ha cercato di porre argini
vidualità, o il noto principium individuationis, e alla minaccia costante della dissoluzione e della
quella dell’assoggettamento alla regola. morte dovuta alle minacce che gli provengono
Apollo, come “formatore di Stati”, fondando dal suo intimo, dal senso dionisiaco, dall’ebbrez-
la connessione tra le forze della società e i poteri za che gli comunica la vita come potenza oscura
dello Stato “è il principio di conservazione, di e travolgente, mai paga di sé, e dall’esterno, dal-
durata storica, di identità e individuazione”. la natura e dagli altri (dal timore sempre pos-
Ogni volta che il divenire sembra arrestarsi, e sibile di un bellum omnium contra omnes). Hei-
un sistema di valori sembra sfidare il tempo af- degger spiega inoltre la «crescente disillusione
fermandosi come l’inderogabile legge del pre- e desolazione dell’esistenza a opera dell’indu-
sente e del futuro, là è all’opera l’apollineo2. Una stria, della tecnica e dell’economia nel contesto
delle più specifiche espressioni dell’apollineo è di un indebolimento e di uno svuotamento del-
dunque lo Stato, che tenta di rendere stabile la la forza creativa del sapere e della tradizione,
società imponendole norme che la proteggano per non parlare della mancanza di ogni grande
dall’irruzione della storia e dell’anarchia. finalità dell’esistenza» la dissoluzione di ogni
Ma un altro dio emerge per combattere la elemento stabile nel labile, nell’impressiona-
sua ingerenza oppressiva: è Dioniso, il dio del- bile, nel fluente e nell’evanescente; «l’immen-
la follia, che sempre muore e sempre risorge. so, senza legge, senza limite, senza chiarezza
«Il dionisiaco è il principio dell’unità del tutto né determinatezza, l’illimitata notte del puro
nel divenire; ed è perciò il principio in base al sprofondare. […] l’assoluto esperito soltanto
quale le separazioni e le individualità si rive- come il puro indeterminato, come la completa
lano illusioni. Vane sono le regole, perché vana dissoluzione nel sentimento puro, come il flut-
è la pretesa di fermare il tempo», di fissare la so- tuare sprofondando nel nulla»4.
cietà in un determinato stadio della sua storia. Alle sfide dell’insicurezza, l’uomo tuttavia
Tale consapevolezza, tuttavia, finirebbe per cerca di non soccombere e risponde con l’in-
venzione e l’esercizio di arti e tecniche sempre
19915, I, p. 416 (ed. or., Die Welt als Wille und Vorstellung, più complesse che tentano di rassicurare il
Leipzig,1819). Tale è senz’altro l’opera più importante di
Arthur Schopenhauer, uno dei maggiori pensatori del suo essere venuto al mondo in una vita diffi-
XIX secolo, che Nietzsche stimò molto in gioventù. In cile e spesso incomprensibile, non priva di pa-
seguito, preso dai suoi fendenti contro la religione e il radossi e di gravi contraddizioni. Si possono
Cristianesimo, rimproverò al suo vecchio maestro di aver suddividere a grandi linee tali arti e tecniche
partorito - come se ve ne fosse stato bisogno - un’altra in due settori: le tecniche di rassicuramento
morale basata sulla pietà che mortifica e uccide la forza
vitale dell’uomo. giustificativ , quali il mito, la religione, la filo-
2 L. Alfieri, D. Corradini, Abissi. Meditazioni su Nietzsche, 3 Ibid.
Milano, 1992, pp. 286-288. 4 M. Heidegger, Nietzsche, Milano, 1994, pp. 96-97.
da sempre cercato di compensare la loro infe- sopravvivere, qualcuno che dia loro una for-
riorità con l’astuzia e il rimuginare nascosto, ma. E i signori, sovraccarichi di forza, neces-
coltivando un sentimento rancoroso nei con- sariamente attivi, agiscono con il loro attacco
fronti dei signori: il ressentiment. La morale dei “stritolante”. I signori del libero volere e degli
deboli è il costume della vendetta che ha ini- istinti possenti, sottomettono proprio le razze
zio nel momento in cui il ressentiment diventa più deboli, provocando tuttavia, in tal modo,
creatore e comincia a generare valori opposti la loro aggressività che, impossibilitata a vol-
e antitetici a quelli dei signori e padroni. È un gersi contro i conquistatori, si rivolge al loro
modo di scaricare la violenza puramente im- interno come istinto di libertà represso, “reso
maginario che si compie in una consolatoria latente a viva forza”, rintuzzato, incarcerato19.
ma falsa figurazione della realtà.
Difatti, per impastare e rendere malleabile
“una materia grezza di popolo e di semibestia” e 6. L’organizzazione dello Stato
conferirle una forma, nelle comunità umane, fin
dai tempi più remoti, fa irruzione lo “Stato”, che Una volta costituitosi, lo Stato mira a ren-
opera nel tessuto comunitario come una “terri- dere il comportamento degli uomini assolu-
bile tirannia”, come una “macchina schiaccian- tamente prevedibile per poterli più facilmente
te e spietata”. «È in questo modo che comincia controllare. All’interno delle comunità sociali,
lo “Stato” sulla terra; penso sia liquidata quella l’educazione ha il compito di costruire gli indi-
fantasticheria che lo faceva cominciare con un vidui secondo modelli già vigenti di compor-
“contratto”. Chi può comandare, chi è “signore” tamento. Il desiderio di vivere insieme, creare
per natura, chi procede con la forza nell’opera una famiglia, ad esempio, traggono la loro ori-
e nei comportamenti ˗ non ha nulla a che fare gine da uno scopo egoistico di sopravvivenza
con i contratti. Con tali esseri non si calcola, dell’uomo, il quale si rende conto di poter sus-
essi vengono come il destino, senza motivo, ra- sistere solo se si aggrega con i suoi simili dan-
gione, riguardo, pretesto, esistono come esiste do vita a un organismo comunitario che con
il fulmine, troppo terribili, troppo repentini, il tempo stimola in lui sentimenti di piacere
troppo convincenti, troppo “altri” per essere e istinto sociale20. Si comincia così ad onorare
anche soltanto odiati. La loro opera è un istinti- l’apprezzamento della società e “poiché i mem-
vo creare forme, imporre forme […]. Non sanno bri più utili sono anche i più onorati, questo
che cosa sia colpa, che cosa responsabilità, che apprezzamento è sempre più rafforzato”21.
cosa scrupolo, questi organizzatori nati; regna Successivamente, lo scopo egoistico viene
in loro quel terribile egoismo dell’artista che ha dimenticato e rimane solo l’aspetto sublimato
lo sguardo di bronzo e che nell’“opera” si sa giu- di esso. Nella società è così alimentato l’istinto
stificato in anticipo per tutta l’eternità»17. genitoriale, e tutelato e celebrato il matrimo-
La società umana è un esperimento non un nio allo scopo di proteggere la prole per garan-
contratto, “rompete questa parola dei cuori te-
neri”, dice Nietzsche. La comunità stessa dei 19 F. Nietzsche, Genealogia della morale, cit., Seconda
più deboli, sebbene possa apparire il contra- dissertazione, 17. Cfr. su questo argomento, S. Peverada,
Nietzsche e il naufragio della verità: critica nichilismo e
rio, cerca uno che comandi; il suo è un “lungo
volontà di potenza, Milano, 2003, p. 284.
cercare” fatto di “proporre e fallire e imparare
20 Su questa interessante tematica, cfr. J. Dewey,
e ritentare”18. I più deboli cercano, infatti, per Knowing and the Known, Boston 1949; G. Capozzi, Forze,
leggi e poteri, cit., cap. II, Lavoro, cultura, società nelle
17 F. Nietzsche, Genealogia della morale, in Opere filosofich funzioni della praxis; Individuo Società e Stato, Napoli,
di F. W. Nietzsche, a cura di S. Giametta, Classici della 1980; Le ek-stàsi del fare, vol. II, Il Sistema dell’Istituzione,
filosofia, collezione fondata da N. Abbagnano diretta da Napoli, 1998, cap. I, Societas in interiore homine et inter
T. Gregory, voll. I e II, Torino, 2003, Seconda dissertazione, homines; G. Semerari, Epistemologia delle relazioni, in La
17, pp. 312-313 filosofia come relazio , Sapri, 1961.
18 F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, trad. it. A. M. Carpi, 21 F. Nietzsche, Frammenti postumi 1876-1877, trad. it. di S.
Milano, 1986, p. 225. Giametta, M. Montinari, Milano, 1965-67, 19[115].
re comune, non vanno solo puniti e rinchiusi, popolo, all’attuazione della cultura, ai singoli
si deve anche ostacolare la loro origine28. A tal uomini creatori. Il necessario fine della socie-
proposito, osserva Nietzsche, non è possibile tà, dovrebbe consistere proprio nel portare alla
calcolare cosa debbano aver sofferto nell’intero luce il più alto tipo di uomo. Se lo Stato, invece,
decorso della storia gli spiriti più rari, quelli più non fa che consolidare la massa e la mediocri-
raffinati, più originali, per il fatto di esser sen- tà, se gli preme sempre e soltanto, come spes-
titi come malvagi e pericolosi, anzi per il fatto so accade, non già l’individuo «nella sua irri-
che essi stessi si sentirono tali. petibilità e insostituibilità, ma i “superflui”, in
L’originalità di ogni tipo, sotto il dominio quanto sostituibili, allora Nietzsche lo rifiuta
dell’eticità dei costumi, assume le cupe fattez- perché corrompe l’uomo»33.
ze della cattiva coscienza; il cielo dei migliori È infatti sempre latente il pericolo che i me-
è stato oscurato molto più di quanto si possa diocri possano utilizzare lo Stato come uno
immaginare29. strumento per assicurarsi il loro esserci, o che i
Per usare le parole di Bakunin, che vede lo potenti se ne servano esclusivamente per con-
Stato come il bersaglio principale dell’auto- servare il loro dominio nel tempo, riducendo
rità - oppressione fondamentale della società il potere all’inanità e il diritto ad un accumulo
che va senz’altro abolita -: «lo Stato è come un di leggi. Se ciò accade, nasce e si consolida un
vasto mattatoio e un enorme cimitero, dove sentimento di sfiducia verso tutto quanto at-
all’ombra e col pretesto di questa astrazione tiene allo Stato, e la convinzione della sua inef-
(il bene comune) tutte le migliori aspirazioni, ficienza, il logorio di lotte meschine e degra-
tutte le forze vive di un paese sono ipocrita- danti, conducono gli uomini a prendere una
mente immolate e seppellite»30. decisione nuova: abolire la stessa idea di Stato.
Dunque, lo Stato di diritto per Nietzsche non
rappresenta certo un fin ma solo un mezzo tem-
poraneo che la saggezza consiglia di utilizzare 7. La morte dello Stato
per riuscire a creare delle unità di potenza mag-
giori. Di qui, è impossibile trovare un ordina- Il disprezzo, la decadenza e la morte dello Stato,
mento giuridico sovrano che non sia impegna- la liberazione della persona privata e finalmente
to nella lotta di complessi di potenza31. In realtà, autonoma, forse rischiano di divenire proprio la
per Nietzsche, ogni Stato anela all’oscuramento conseguenza della situazione dello Stato demo-
di milioni di cervelli di un altro Stato “per trarre cratico34. Ma, come osserva acutamente ai giorni
da questo oscuramento il proprio vantaggio”32. 33 K. Jaspers, Nietzsche. Introduzione alla comprensione del
Tuttavia, come nota Jaspers, sebbene vi sia- suo filosofar , a cura di L. Rustichelli, cit., p. 238.
no molti aspetti discutibili nelle manifestazio- 34 F. Nietzsche, Umano, troppo umano I, in Opere 1870/1881,
ni particolari dello Stato, Nietzsche non con- cit., Parte ottava, Uno sguardo allo Stato, 472. Se lo Stato
testa mai la sua sovranità intesa come limite avrà adempiuto al suo compito, «il quale, come tutto ciò
dell’esserci umano, ed è ben visto dal filosofo che è umano, ha in sé molta ragione e molta sragione ˗
se saranno state superate tutte le ricadute nella vecchia
quando riesce a dar vita alla formazione del malattia, sarà stata aperta una nuova pagina nel libro di
28 F. Nietzsche, Frammenti postumi 1882-1884, trad. it. favole dell’umanità, nella quale si leggeranno ogni sorta
di S. Giametta, L. Amoroso, M. Montinari, vol. VII, t. I, di storie singolari e forse anche qualcosa di buono. ˗ Per
Milano, 1975/76, 7 [240], p. 300. riassumere quanto s’è detto: l’interesse di un governo-
29 F. Nietzsche, Aurora e frammenti postumi 1879-1881, vol. tutore e l’interesse della religione procedono insieme,
V, trad. it. di F. Masini, M. Montinari, Milano, 1964, 9. sicché, se quest’ultima comincia a venir meno, ne vien
scosso anche il fondamento dello Stato. La fede in un
30 M. Bakunin, La Comune e lo Stato, Roma, 1970, special.
ordinamento divino delle cose politiche, in un mistero
pp. 53-67.
che circonda l’esistenza dello Stato, è di origine religiosa:
31 F. Nietzsche, Genealogia della morale, in Opere filosofich se la religione scompare, lo Stato perde inevitabilmente
di F. W. Nietzsche, cit., Seconda dissertazione, 11. il suo antico velo isiaco e non suscita più alcun timore
32 F. Nietzsche, Umano troppo umano I, in Opere 1870/1881, reverenziale. Osservata da vicino, la sovranità popolare
introd. di F. Desideri, Roma, 1993, Parte ottava, Uno serve a scacciare dal campo di questi sentimenti sin
sguardo allo Stato, 453. l’ultimo tocco di incanto e di superstizione».
nostri Poggi, anche Nietzsche a suo tempo avrà Resta infatti sempre latente negli uomini un
dedotto infine che le decisioni più controverse impulso residuo che li trascina verso la condizio-
riguardanti la vita in società “dovrebbero esse- ne anarchica, asociale. Sebbene per la loro sicurez-
re prese da un Parlamento democraticamente za abbiano dato vita alle comunità e si siano posti
eletto, perché ciò garantirebbe almeno che esse come uguali, tale condizione, in fondo, rimane
riflettano la volontà della maggioranza35 e non, qualcosa di forzato e va contro la loro natura.
invece, le concezioni etiche di alcuni giudici”36; «Allora quanto più la sicurezza generale è
e, quindi, com’è noto - ma non scontato - possia- garantita, tanto più si fanno sentire nuovi ger-
mo convenire che, finché non ne troviamo una mogli dell’antico impulso di predominio […].
migliore, “la democrazia è una pessima forma di Se la comunità crolla completamente e tutto
governo, ma è la migliore che abbiamo”37 diventa anarchia, allora ricompare immedia-
Così, potrebbe avvenire che tale Istituzio- tamente lo stato di natura, la disuguaglianza
ne perda d’importanza in singole regioni del- temeraria e senza scrupoli»40.
la terra, osserva Nietzsche, un’idea alla quale
molti uomini del presente non possono pensare
senza paura e orrore38. Nessuno infatti ancora 8. Il riscatto dell’homo communis:
saprebbe con efficacia mostrare i semi che do- la liberazione della pluralità
vranno poi essere sparsi sulle regioni sconvol-
te. Dunque occorre confidare “nell’accortezza Secondo l’interpretazione di Vattimo, chia-
e nell’egoismo degli uomini”, che mirano alla rita nell’introduzione ad Aurora in una delle
propria conservazione più che ad ogni altra raccolte di opere nietzscheane, la morale viene
cosa, e non all’avventatezza di “cani anarchici”, smascherata da Nietzsche come un insieme di
che stanno infestando le strade della cultura principi che mirano non all’utilità o al bene del
europea, perché lo Stato nella sua forma di go- singolo a cui si impongono, e quindi a una sua
verno per lo più democratica, continui ad esi- possibile autonomia “felice”, ma alla conserva-
stere finché non si trovi una forma di aggre- zione e allo sviluppo di ciò che è della comuni-
gazione e di governo che lo sappia veramente tà anche a danno del singolo41. Eticità, infatti, è
sostituire, respingendo i tentativi di anarchia innanzitutto essere allineati a quanto predica
da parte di gente superficiale e precipitosa!39. il costume; questo allinearsi alle consuetudini
dello Stato non porta giovamento al singolo,
35 Su questo punto si apre una ben nota questione, non bensì al gruppo o a coloro che in esso occupa-
certo irrilevante, che riguarda il problema delle minoranze no posizioni di comando.
e del loro rispetto, connessa al rischio che il regime
Le varie scuole filoso fiche dissentono sui
democratico si trasformi “in un sistema di aggregazione
di voti che non rispecchia le reali preferenze di nessuno caratteri specifici dello Stato che si tratta di re-
degli attori coinvolti, […] [nel]la deriva del c.d. populismo”. alizzare, ma concordano sul fatto che l’ego deve
F. Poggi, Dignità e autonomia: disaccordi semantici e conflitt sacrificarsi a questo tutto42. Nel suo appello, in-
di valore, in “Rivista di filosofia del diritto”, 1/2019, pp. 33- vece, Nietzsche vuole esaltare ciò che è indivi-
50, p. 43. Citato K. Shepsle, Congress is a ‘They’, Not an ‘It’:
duale da opporre all’homo communis dell’eticità.
Legislative Intent as Oxymoron, in “International Review of
Law and Economics”, 12 (2), pp. 239-256 L’io a cui il filosofo si riferisce, è una personalità
36 F. Poggi, Dignità e autonomia: disaccordi semantici e “radicale”, che non rinuncia ad alcuna sfumatu-
conflitti di valor , cit., p. 42. ra e sfaccettatura della vita, e non si lascia fret-
37 Ivi, p. 43. tolosamente definire in base a quei fenomeni
38 F. Nietzsche, Umano, troppo umano I, in Opere 1870/1881, “estremi” su cui si fonda la nostra credenza
cit., Parte ottava, Uno sguardo allo Stato, 472. Confidiamo
dunque «nell’accortezza e nell’egoismo degli uomini», 40 F. Nietzsche, Umano, troppo umano II, in Opere 1870/1881,
perché lo Stato continui ancora a esistere a lungo, e cit., Parte seconda, Il viandante e la sua ombra, 32.
perché vengano respinti i tentativi di distruzione da 41 G. Vattimo, Introduzione ad Aurora, in Opere 1870/1881,
parte di gente superficiale, troppo zelante e precipitosa!» cit., p. 892.
39 F. Nietzsche, Umano, troppo umano I, in Opere 42 Su tale argomento, cfr. F. Nietzsche, Aurora, in Opere
1870/1881, cit., Parte ottava, Uno sguardo allo Stato, 472. 1870/1881, cit., 132.
dell’io. L’individuum, scrive Nietzsche in Umano lista, piuttosto che fissa e immobile, singolare
troppo umano43, è in realtà un dividuum44. In mol- e totalitaria. “Quest’anarchia doppia, anarchia
te pagine di Aurora ma anche in opere più tarde, critica dell’oggetto e del divenire, costituisce la
come la Genealogia della morale e Al di là del bene base di un anarchismo postmoderno”47.
e del male, la battaglia che il filosofo tedesco con- L’unico senso in cui gli uomini del nostro
duce contro la “morale del gregge” non intende tempo possono pensarsi e sentirsi apparte-
tuttavia affermare l’io “autonomo” nel senso di nenti allo Stato, figli di un’unica civiltà, è il di-
un soggetto libero e responsabile su cui poter venire pronti a sperimentare le innumerevoli
caricare il peso dell’autocoscienza assoluta e da e suggestive facce della pluralità48, con una mo-
cui pretendere il miracolo morale, perché un dalità in cui ciascuno possa manifestarsi se-
soggetto simile - tanto meno autonomo quanto condo la sua specifica forza o potenza e in cui
più preteso dalla società attuale - è solo il risul- la superiore o minore forza o potenza dell’al-
tato di nevrosi e origine di malattia. tro non sia più ciò che va ridimensionato o di-
Verso dove indica, allora, l’esperienza co- strutto da chi ha una potenza minore o supe-
stitutiva dell’Übermensch, del superuomo o ol- riore, ma sia qualcosa che possa esprimersi per
treuomo, come lo traduce Vattimo? Il mondo quel che è, e a cui guardare come una preziosa
dell’oltreuomo, per il filosofo tedesco, deve es- fonte di arricchimento49.
sere inteso esclusivamente come il mondo del
la pluralità liberata.
L’idea dell’eterno ritorno dell’uguale, costi-
tuisce, insieme all’oltreuomo e alla volontà di Laura Zavatta è ricercatrice, con abilitazione alla
potenza, uno dei poli essenziali del pensiero docenza di seconda fascia, presso l’Università degli
del Nietzsche maturo. Übermensch45, Eterno Studi del Sannio, dove svolge attività scientifica
ritorno, Volontà di potenza si possono legge- e didattica in qualità di docente della cattedra di
re insieme solo nel senso di quella che si deve Filosofia del diritto e di membro del Dipartimento
chiamare la liberazione della pluralità. Ricono- DEMM.
scere ciò apre la strada a una visione “speri-
mentale” dell’esistenza, e all’idea che “nuovi lzavatta@unisannio.it
esperimenti di vita e di comunità devono esse-
re compiuti” (af. 164)46.
Nello scritto Per un’anarchia del divenire, Lewis
Call argomenta che “nonostante l’ostilità di
Nietzsche per l’anarchismo, i suoi scritti conten-
gono tutti gli elementi di una politica anarchi-
ca ottocentesca”. Ma Nietzsche scatena un altro
tipo di anarchia, l’anarchia del divenire. Il suo inse-
gnamento migliore rimane l’invito a perseguire
un perpetuo progetto di auto-miglioramento e
di auto-creazione, in un costante perdersi e ri-
trovarsi nel fiume del divenire, perché la nostra
soggettività è fluida, dispersa, multipla e plura-
Marco Cossutta
Sommario: § 1. Una breve questione di metodo; rizzata dalla presenza dello stato monoclasse
§ 2. Sulle ragioni d’una contrapposizione; § (altrimenti detto stato nazionale)1.
3. Una digressione; § 4. Sul rifiuto anarchico Risulterebbe fuorviante paragonare le criti-
dello stato; § 5. Anarchismo e individualismo che di Bakunin a quel liberalismo che egli ha di
liberale; § 6. Due prospettive, l’una non fronte nell’arco dell’Ottocento con prospettive
consequenziale all’altra; § 7. La libertà liberali novecentesche sorte e radicatesi in un
secondo la prospettiva anarchica di Bakunin. contesto socio-politico molto differente: quello
caratterizzato dal cosiddetto stato pluriclasse.
Pur non potendo qui approfondire la que-
§ 1. Una breve questione di metodo stione pare d’uopo richiamarla in quanto il
Bakunin che qui sarà evocato è l’acerrimo cri-
tico di quel liberal-liberismo che rappresenta
N el discutere il rapporto fra l’anarchismo
ed il liberalismo verranno qui di seguito
comparti due modelli – rectius, alcuni fram-
lo sfondo ideologico dello stato monoclasse
ottocentesco2.
1 Cfr. in tema M. S. Giannini, Il pubblico potere. Stati e
menti degli stessi – fra loro coevi. amministrazioni pubbliche, Bologna, 1986.
Son frammenti che affondano le loro radi- 2 Sul liberal-liberismo quale fondamento ideologico
ci nell’Ottocento e pertanto si riferiscono ad della compagnie statuale ottocentesca cfr., fra i molti, N.
una particolare realtà socio-politica caratte- Irti, L’età della decodificazion , Milano, 1979.
vanza altre di forme regolamentative (quindi esistenza e del proprio operare attraverso la
a-stautali). rappresentazione dell’essere umano quale indi-
L’anarchismo è totalmente avulso da questa viduo libero (in quanto sregolato) nello stato di
modernità politica volta alla fondazione dello natura dal quale uscirà – per assicurarsi totale
stato quale monopolizzatore della regolamen- sicurezza – per mezzo del contratto sociale, che
tazione sociale; di questo processo il liberali- rappresenterebbe il momento fondativo dello
smo è parte integrante, ne è una delle compo- stato. “Favoleggiamenti giusnaturalistici”8 che,
nenti essenziali ed imprescindibili (assieme al pari dell’individualismo, certo anarchismo
al cosiddetto pensiero democratico, che rico- rigetta in quanto totalmente estraneo alla co-
nosce in Rousseau il suo propiziatore5). L’anar- struzione politica moderna.
chismo è però parte integrante e fondativa di
quella che possiamo (approssimativamente)
definire come la modernità culturale, caratte- § 3. Una digressione
rizzata da una tensione al tutto domandare, e
lega inscindibilmente l’antidogmatismo alla Prima di continuare l’argomentazione va
pratica politica, da cui al rifiuto d’ogni forma proposta una breve digressione. Non può ve-
di potere politico eteronomo6. nire rigettata nella sua interezza l’analisi di
La modernità politica, per comprendere la Gian Mario Bravo che idealmente lega l’anar-
ragione dell’estraneità dell’anarchismo, va per- chismo ad un mondo pre-moderno (che per
tanto colta nella sua essenza di luogo di fonda- l’autore è soprattutto pre-industriale), fatto di
zione dello stato (dell’assolutismo statuale sul- comunità di liberi contadini, liberi artigiani
la società), di quella machina machinarum che e di liberi Comuni; quest’ultimi rappresen-
si regge rappresentandosi ed imponendosi tano, infatti, indubbi punti di riferimento in
quale sovrana7. tema di autonomia per il pensiero anarchi-
In quanto monopolizzatore della forza (le- co9. Questi rappresentano per l’anarchismo
gittima) lo stato detiene anche il monopolio meri esempi storici, piuttosto che concreti
della politica, di una politica che non ritrova riferimenti politici per una prassi gestiona-
più la propria radice etimologica nella polis le dei rapporti societari non improntata sul-
dato che si rappresenta hobbesianamente qua- la statualità, bensì sull’autonomia (meglio,
le polemos. La machina machinarum si legittima sull’interazione delle autonomie). Ciò non
non solo attraverso la potenza che dispiega, ma di meno l’anarchismo quale movimento di
ritiene di ritrovare giustificazione della propria pensiero politico per non cortocircuitare sul
piano pratico avrebbe dovuto prender piena
5 Sui possibili esiti di tale prospettiva cfr. J. Talmon, Le coscienza del suo essere intimamente anti-
origini della democrazie totalitaria, trad. it. Bologna, 1967.
moderno in quanto antistatuale per sua costi-
6 Va in proposito avvertito il paziente lettore che tuzione, ponendosi, fra gli altri, il problema
l’antidogmatismo non è tratto precipuo della sola
modernità culturale, questo affonda infatti le proprie della distinzione fra autorità e potere (solo
radici nella classicità filosofica (nella speculazione in parte accennata nell’opera di Bakunin e di
socratico-aristotelica). In tema ci si permette di Kropotkin); la prima non solo compatibile
rimandare al volume Errico Malatesta. Note per un diritto ma fondante l’autonomia, il secondo invece
anarchico, Trieste, 2015 da me redatto. foriero di solo dominio. In questo senso l’a-
7 Carl Schmitt, in Der Leviathan in der Staatslehre des narchismo rifiutando il rapporto dispotico
Thomas Hobbes. Sinn und Fehlschlag eines politichen Symbols,
scrive: “lo stato che nel XVII secolo sorse e si impose nel
avrebbe dovuto esaltare il rapporto politico
continente europeo è effettivamente un’opera dell’uomo
differente da tutti i precedenti sistemi di unità politica. 8 Così P. Grossi, L’Europa del diritto, Roma-Bari, 2007, p. 117.
Lo si può considerare il più importante prodotto del 9 Cfr. in tema autori come il Pëtr Kropotkin de Il mutuo
secolo della tecnica, il primo meccanismo moderno in appoggio. Un fattore di evoluzione, trad. it. Milano, 1982
grande stile e, secondo una certa definizione di Hugo (ma New York, 1902), e Camillo Berneri di cui si vedano
Fischer, la machina machinarum” (trad. it. in Scritti su gli scritti (tra il 1919 e 1935) ora raccolti a cura di P. Mauti
Thomas Hobbes, Milano, 1986). nel volume Il federalismo libertario, Catania, 1992.
così come ci viene tramandato dalla classicità autorità con autonome funzioni politiche; in-
pre-moderna10. fine il momento sociologico che si manifesta
Al di là di ciò va in ogni caso riaffermato attraverso uno stato di tipo amministrativo,
come l’anarchismo non presta orecchio al can- quindi dotato di uno strumento operativo bu-
to delle Sirene fautrici di uno stato quale un rocratico, che agisce in modo razionale (come
male necessario né tanto meno di una sua estin- si suol dire efficace ed efficiente) verso obbiet-
zione (Aufhebung) per reazione scientific . tivi prefissati dal centro della sovranità. Come
si evidenzia lo stato è fenomeno prettamente
moderno, che trova il proprio compimento
§ 4. Sul rifiuto anarchico dello stato con l’opera di codificazione12.
È questo lo stato che l’anarchismo, all’atto
Va per intanto ribadito come il sostantivo del suo costituirsi anche come movimento po-
stato (da participio passato del verbo essere) litico13, ha di fronte e combatte14.
indica e descrive unicamente una particolare
12 Si vedano almeno le voci di P. Schiera, Stato moderno,
forma di ordinamento politico sorto in Euro-
e N. Matteucci, Liberalismo, entrambe redatte per il già
pa da un processo che affonda le proprie radici richiamato Dizionario di politica (rispettivamente pp.
nel Tredicesimo secolo e che giunge a com- 1329-1333 e pp. 576 e segg.), nonché F. Gentile, Intelligenza
pimento nel Diciannovesimo secolo. Questa politica e ragion di stato, cit. Sull’uso “improprio” del
particolare forma di ordinamento o stato, che termine Stato per designare entità politiche pre-
moderne si rimanda a P. Grossi, L’ordine giuridico
diventerà nel lessico comune lo stato tout court,
medievale, Roma-Bari, 2006, pp. 32-35. In proposito va
è quella criticata aspramente dall’anarchismo rilevato come la lingua tedesca distingua nettamente
e si caratterizza, al suo concreto sorgere agli al- le formazioni politiche pre-moderne (sostanzialmente
bori del secolo Diciannovesimo, attraverso tre quelle facenti parte del Heiliges Römisches Reich Deutscher
momenti che fanno sì che lo stato sia, per usare Nation o Sacrum Imperium Romanum Nationis Germanicae)
da quelle moderne (sorte dopo la dissoluzione anche
la nota espressione di Max Weber, il monopo-
formale del Reich nel 1806), le prime designate con il
lizzatore delle forza legittima11. I tre elementi sostantivo der Stand, le seconde con il sostantivo der Staat.
che tra loro combinati danno vita a questa par- 13 Indicativa di tale prospettiva appare la Terza
ticolare prassi di gestione di rapporti societari risoluzione del Congresso di Saint-Imier, cittadina del
sono il momento giuridico, per il quale nello Jura svizzero ove il 15 e 16 settembre 1872 si riunirono
stato risiede il monopolio della produzione gli esponenti anarchici dopo la loro espulsione dal
giuridica, nel senso che non vi è diritto al di Congresso dell’Internazionale tenutosi a L’Aia dal 2 al 7
settembre dello stesso anno. L’incontro di Saint-Imier è
fuori di quello prodotto dallo stato (pertanto considerato l’atto fondativo del movimento anarchico;
è questo ente che determina direttamente i cfr. per tutti G. Berti, Il pensiero anarchico dal Settecento
comportamenti individuali); il momento po- al Novecento, cit. La Risoluzione in questione afferma:
litico, che implica l’eliminazione del plurali- “considerando che qualsiasi organizzazione politica non
smo organico proprio alle società organizzate può essere altro che l’organizzazione del dominio di una
classe a detrimento delle masse, e che il proletariato se
per ceti, quindi l’assenza di ogni altro centro di si impadronisse del potere diventerebbe esso stesso una
classe dominante e sfruttatrice, il Congresso riunito a
10 Tale questione è stata da me specificatamente trattata Saint-Imier dichiara: 1. Che la distruzione di ogni potere
nello scritto Per una libertà politica: ovvero una cornice politico è il primo dovere del proletariato; 2. Che ogni
entro la quale collocare un noto passo di Bakunin sulla organizzazione di un potere politico che si dichiara
libertà, in “Tigor. Rivista di scienze della comunicazione provvisorio e rivoluzionario per conseguire questa
e di argomentazione giurdica”, VII (2015), n. 1. distruzione del potere politico, non può essere altro che
11 “Per Stato si deve intendere un’impresa istituzionale l’ennesimo inganno e per il proletariato sarebbe del tutto
di carattere politico nella quale – e nella misura in cui pericolosa quanto tutti i governi attualmente esistenti;
– l’apparato amministrativo avanza con successo una 3. Che rifiutando qualsiasi compromesso per arrivare
pretesa di monopolio della coercizione fisica legittima, alla realizzazione della rivoluzione sociale, i proletari di
in vista dell’attuazione degli ordinamenti all’interno di tutti i paesi devono realizzare, fuori da qualsiasi politica
un determinato territorio”, Economia e società. I. teoria borghese, la solidarietà dell’azione rivoluzionaria”.
delle categorie sociologiche, trad. it. Milano, 1995 (ma 14 Rileva Costantino Mortati come la società “uscita dalla
Tübingen 1922), p. 53. rivoluzione francese era espressione di un liberalismo
Ci troviamo di fronte da parte dell’anarchi- Per l’anarchismo lo stato è, quindi, una crea-
smo ad una problematicizzazione assoluta tura mostruosa (non a caso Hobbes lo parago-
dello stato, in qualsiasi forma questo si mani- nò al mostro biblico Leviathan), che, al pari di
festi (monarchia o repubblica, unitario o fede- una divinità assetata di sangue, divora i propri
rale, borghese o proletario). Scrive Bakunin: sudditi. È l’incarnazione, la manifestazione
“in una parola, noi respingiamo ogni legisla- mondana più perfetta del potere. Pertanto, lo
zione, ogni autorità ed ogni influenza privile- stato va combattuto, distrutto, abolito. In quan-
giata, patentata, ufficiale e legale, anche usci- to male assoluto non può venire riconvertito
ta dal suffragio universale, convinti che essa in forme politiche meno nocive, chiunque si
non potrebbe che ridondare a profitto di una accosti allo stato ne risulta inquinato, infettato
minoranza dominante e governante, contro dal morbo del potere. L’anarchismo, in quanto
gl’interessi dell’immensa maggioranza asser- propugnatore dell’assoluta libertà del soggetto
vita. Ecco in qual senso noi siamo realmente politico non può interagire, dialettizzarsi, con
anarchici”15. lo stato; assume nei confronti di questo ente
(dei suoi modelli organizzativi, delle sue pras-
individualistico, perché vedeva nell’individuo l’unica si, di tutto ciò che lo caratterizza e di tutto ciò
realtà, e vedeva nei gruppi sociali una pura somma
di soggetti. Partendo poi dal presupposto delle che investe con il suo esistere) una assoluta di-
armonie prestabilite che garantiscono la confluenza stanza determinando uno iato incolmabile fo-
nel bene comune delle libere iniziative dei singoli, riero d’una feroce lotta volta all’annientamen-
riteneva doversi attribuire allo Stato la sola funzione to dell’avversario.
di garantire a ciascuno la più ampia libertà di azione, Al di là dei toni accesi, la critica anarchica allo
nella convinzione che solo tenendolo lontano da ogni
intervento limitativo si sarebbe potuto assicurare il stato ritrova indubbia cittadinanza nell’ambito
massimo vantaggio collettivo. Così in particolare, nel della storia delle dottrine politiche; non lucida
campo dei rapporti della produzione e dello scambio follia antisociale16, ma puntuale analisi di una
si riteneva che le scelte individuali dominate dalle realtà sociale, che per certi aspetti si riscontra,
leggi economiche, in sé razionali, riescano, se lasciate con prospettiva squisitamente scientifica, in
libere in un regime di piena concorrenza, a realizzare
meccanicamente l’optimum di benessere sociale”, riflessioni storico-giuridiche recenti17.
Istituzioni di diritto pubblico, Padova, 1975, p. 142. Cfr. in
argomento anche Carlo Ghisalberti, Storia costituzionale redatto nell’inverno 1870-1871. Cfr. anche, dello stesso
d’Italia. 1848-1948, Roma-Bari, 1987, il quale ritiene che autore, Stato e anarchia, trad. it. Milano, 1973, ove possiamo
gli ordinamenti costituzionali dello stato monoclasse leggere: “siccome ogni potere di Stato, ogni governo deve,
fossero “richiesti dalla borghesia intellettuale e per la sua medesima essenza e per la sua posizione fuori
commerciale delle varie regioni [d’Europa] nella dal popolo e sopra di esso, deve necessariamente mirare
consapevolezza della loro strumentalità rispetto al fine a subordinarlo a un’organizzazione e a fini che gli sono
di garantire a se stessa un ruolo eminente o addirittura estranei noi ci dichiariamo nemici di ogni governo, di
egemonico nella conduzione del potere”, p. 27. ogni potere di Stato, nemici di un’organizzazione di Stato
Ribadisce Gustavo Zagrebelsky, “in una società politica in generale e siamo convinti che il popolo potrà essere
egemonizzata da una sola classe, la legge rispecchiava felice e libero solo quando, organizzandosi dal basso
un ordine semplice e poteva immedesimarsi in alto per mezzo di libere associazioni indipendenti e
interamente con quello esprimendone l’intrinseca assolutamente libere e al di fuori di ogni tutela ufficiale,
visione della giustizia, le contestazioni all’ordinamento ma non fuori dalle influenze diverse e ugualmente libere
giuridico liberale borghese, alla stregua di altre visoni di uomini e di partiti, creerà esso stesso la propria vita”,
della giustizia, non mancavano ma per definizione, data così a pp. 161-162. Questo scritto è stato pubblicato in
la struttura chiusa dello Stato, non potevano che essere lingua russa nel 1874.
esterne, antigiuridiche. Esse rappresentavano una 16 Così ebbe a definirlo Carlo Curcio nella voce
minaccia per l’ordinamento come tale, non integrabili Anarchismo redatta per il Nuovissimo digesto italiano. Più
fino a tanto che la Costituzione di quello Stato fosse in generale, in tema di anarchismo, va sottolineato come
rimasta quella che era”, Il diritto mite. Legge diritti giustizia, “sull’argomento, nell’accademia, si manifesta virulenta
Torino, 1992, p. 128. una sorte di cecità ermeneutica”, così M. La Torre, Il
15 M. Bakunin, Dio e lo Stato, trad. it. Pistoia, 1974, p. 49. Il fantasma della legge. Michail Bakunin e la metafisica della
contenuto del volume richiamato si rifà ad un manoscritto, libertà, in “Filosofia politica”, XXVIII (2014), n. 2, p. 248.
edito solo in parte da Bakunin e originariamente titolato 17 Sulla connotazione dello stato monoclasse
L’empire knouto-germanique et la révolution sociale, che venne ottocentesco e sul suo impatto sociale si vedano le non
Va altresì rilevato come nella sua critica allo e in quella di poco successiva di Wilhelm von
stato l’anarchismo non appare isolato nel pano- Humboldt20.
rama del pensiero politico; se da un lato scor- Tutto ciò potrebbe spingere l’osservatore a
giamo l’altrettanto radicale rifiuto proposto ritenere l’anarchismo una la radicalizzazione
dalla prospettiva tradizionalista18, che però si della critica liberale allo stato, un condurla alle
muove da premesse e conduce ad esiti opposti sue più estreme conseguenze. Se ciò fosse ve-
a quelli dell’anarchismo, ritroviamo in ambi- rificato, allora l’anarchismo non costituirebbe
ti apparentemente limitrofi la critica liberale di per sé un filone di pensiero originario, ma
e la critica socialista. Entrambe le prospettive soltanto una specie, sia pure estrema, del ge-
di pensiero ritengono, al pari dell’anarchismo, nere liberalismo.
lo stato un male e, sia pure con mezzi e finalità Se poi dalla questione della libertà, connessa
difformi, tendono a limitarne gli effetti. As- intimamente al problema dello stato, volessi-
sunti, quelli liberali e quelli socialisti, nel loro mo passare al campo dell’eguaglianza – ma non
momento ostensivo così radicali (nella loro sarà questo il nostro terreno d’indagine – po-
pars destruens) da farli apparire convergenti a tremmo anche ritenere che, proprio attraverso
quelli dall’anarchismo. la negazione dello stato quale momento indi-
Fuori dei riferimenti alla classe o al ceto spensabile ed immediato per affermare l’egua-
proletario, la critica anarchica allo stato pare, glianza (ontologica, per un verso, economica,
infatti, accostarsi a quella che il liberalismo ha per altro) dell’essere umano, l’anarchismo sia
sviluppato a cavaliere fra il Diciottesimo ed il una specificazione del genere socialismo. Una
Diciannovesimo secolo; gli esiti sono sicura-
benedizione; il governo, anche nella sua forma migliore,
mente diversi, ma le premesse possono appa- non è che un male necessario”, citiamo dalla trad. it. a
rire comuni a maggior ragione se concentria- cura di T. Magri, T. Paine, I diritti dell’uomo, Roma, 1978,
mo l’attenzione sulla naturale diffidenza che il p. 69. Tali concetti sono radicati nel pensiero di Paine se,
pensiero liberale, alle sue origini, sviluppa nei nel 1792, nello scritto Rights of man possiamo leggere: “è
confronti dello stato. È ampiamente nota tale tanto lontano dal vero che l’abolizione di ogni governo
formale provochi, come si è sostenuto, la dissoluzione
idiosincrasia, la quale si evidenzia in tutta la delle società, che essa agisce in direzione contraria,
sua portata nella riflessione di Thomas Paine19 dando luogo ad una maggior coesione della società
stessa. Tutta quella parte della sua organizzazione che
sospette considerazioni degli autori richiamati alla nota la società aveva affidato al governo ritorna nuovamente
14, alle quali si possono aggiungere, fra le molte, quelle ad essa e viene posta in azione per opera sua”, citiamo
di N. Irti, L’età della decodificazion , Milano, 1979. da ibidem, p. 236.
18 Tale prospettiva ritrova nelle opere di Joseph de 20 Quasi contemporaneamente a Paine, Humboldt
Maistre, Donoso Cortes, Antonio Rosmini il suo nel 1792 rilevava nel suo saggio Ideen zu einem Versuch,
epicentro ottocentesco tutto proteso a negare ogni die Grenzen der Wirksamkeit eines Staates zu bestimmen
positività alla modernità politica (e alla modernità (integralmente pubblicato postumo nel 1851) come
culturale), il cui prodotto è, per l’appunto lo stato. Cfr. in “l’organizzazione dello Stato e l’unità della Nazione per
tema almeno il saggio di G. Verucci, La Restaurazione, in quanto strettamente intrecciate, non dovrebbero mai
Storia delle dottrine politiche, economiche e sociali. Volume essere confuse tra loro. Se la Costituzione dello Stato
quarto. L’età moderna, Torino, 1975 e L. Marino (a cura di), impone ai cittadini, sia con l’autorità e con la violenza,
La filosofia della restaurazio , Torino, 1978. sia con l’abitudine e con la legge, un determinato
19 Nel 1776, in piena rivoluzione americana, Paine inizia rapporto, oltre a esso ne esiste però pure un altro, da
il suo Common sense constatando come “alcuni scrittori essi liberamente scelto e infinitamente vario e spesso
hanno confuso a tal punto la società con il governo, mutevole. E quest’ultimo aspetto, ossia il libero operare
da non lasciare quasi nessuna distinzione tra l’una e dei membri della Nazione, è in effetti ciò che tutela tutti
l’altro; tuttavia essi non solo sono diversi tra loro ma quei beni per desiderio di quali gli uomini entrano in
hanno anche origine differenti. La società è prodotta dai società. La costituzione statale vera e propria è, rispetto
nostri bisogni ed il governo dalla nostra malvagità; la a quel rapporto che ne è il fine, in posizione subordinata;
prima promuove la nostra felicità positivamente unendo e la si sceglie sempre solo come un mezzo necessario e,
insieme i nostri affetti, il secondo negativamente tenendo essendo sempre connessa con restrizioni della libertà,
a freno i nostri vizi. L’una incoraggia le relazioni, l’altro come un male necessario”, citiamo dalla trad. it. a cura
crea le distinzioni. La prima protegge, il secondo di F. Serra in W. von Humboldt, Antologia di scritti politici,
punisce. La società è sotto qualunque condizione una Bologna, 1961, p. 151
sorte di socialismo scalpitante, che mira alla im- § 5. Anarchismo e individualismo liberale
mediata abolizione dello Stato, senza pazientare
sino ad attendere la sua “naturale” estinzione Affrontando il tema d’una presunta dipen-
(la Aufhebung di marx-engelsiana memoria21). denza dell’anarchismo dalla concezione libera-
In considerazione di ciò, come osservato, non le dell’individuo va posta ancora una questio-
appaiono pochi gli autori che, sia pur con pro- ne di metodo.
spettive diverse, collocano l’anarchismo tra le Ci troviamo di fronte a liberalismi ed ad anar-
correnti liberali e quelle socialiste, tanto da far chismi. Questi, in realtà, al di là di tentativi di
ritenere che lo stesso sia, per un verso un libera- riduzione idealtipica, quindi di ricostruzioni
lismo individualista estremo con forti connota- concettuali onnicomprensive, si manifestano
zioni socialistiche (comuniste o collettivistiche) in una miriade di concezioni molte volte diffi-
o, per altro, un pensiero di stampo socialista che cilmente sovrapponibili ed accumunabili23.
voglia esaltare e preservare una smisurata liber- Per quanto concerne la prima prospettiva,
tà individuale. Un tentativo cioè di conciliare li- quella liberale, prenderemo spunto da una ri-
bertà estrema con l’assoluta eguaglianza. flessione di Giuseppe Bedeschi in tema di in-
Nell’un caso e nell’altro, un pensiero non dividualismo sulla quale innestare un sviluppo
completamente originale, se non nel suo ten- critico bakuniniano. La prospettiva anarco-
tativo di conciliazione fra istanze liberali ed bakuniniana sarà pertanto confrontata con il
istanze socialistiche, una prospettiva quindi frammento di liberalismo offertoci dalla lettu-
spuria, che collocandosi tra le due coglie ed ra del testo di Bedeschi, il quale, riproponendo
estremizza la tensione alla libertà individuale al lettore la sua Storia del pensiero liberale24, met-
insita nelle prime e, nel contempo, recepisce e te in luce – anche sulla scorta del Bobbio di Li-
rielabora la propensione all’eguaglianza (eco- beralismo e democrazia25 – quello che egli stima il
nomica), con conseguente lotta alla proprietà carattere saliente di tale corrente di pensiero:
privata, tipica delle seconde. Un ibrido, insom- l’individualismo. Un individualismo, quello li-
ma, in ogni caso saldamente ancorato alla mo- berale, che considera “la persona come valore,
dernità politica, di cui, per taluni22, sarebbe il antecedente al costituirsi della società”26. L’au-
coerente compimento. tore ci specifica, infatti, come “prima del tut-
to, c’è la parte, e il tutto è solo la somma delle
21 Riprendendo implicitamente Saint-Simon, Engles, singole parti, ovvero la società è solo la somma
nello scritto Herrn Eugen Dühring’s Umwälzung der di singoli individui, che nascono liberi, ed essa
Wissenschaft (noto come Anti-Dühring) del 1877, rileverà
come “il primo atto in virtù del quale lo Stato realmente sorge sulla base del loro consenso (contrat-
costituisce la rappresentanza dell’intera società e la presa to), per tutelare pienamente i diritti naturali e
del possesso dei mezzi di produzione nel nome della quindi presociali degli individui medesimi”27.
società, diviene al tempo stesso l’ultimo atto indipendente 23 Per quanto concerne il liberalismo valgano per
come Stato. L’interferenza dello Stato nelle relazioni sociali tutte le riflessioni proposte da N. Matteucci nella già
diviene, materia dopo materia, superfluo e pertanto richiamata voce Liberalismo, cfr. pp. 566-570; per ciò che
soccombe; il governo delle persone viene sostituito concerne le forme in cui l’anarchismo (classico) si declina
dall’amministrazione delle cose, e dalla regolazione dei (dall’individualismo stirneriano, alle speculazioni
processi di produzione. Lo Stato non viene abolito. Esso proudhoniane, al comunismo bakuniniano, per
cessa di esistere.” Cfr. la trad. it. Roma, 1971. approdare al pensiero di Kropotkin) si rimanda al
22 “Si può dire che l’anarchismo è figlio dell’illuminismo già richiamato studio di Berti, Il pensiero anarchico dal
e della reazione romantica che ne è succeduta; è Settecento al Novecento.
figlio, dunque, di un’espressione fondamentale della 24 Il volume esce per il tipi dell’editore Rubbettino
storia umana: la modernità. Il che significa dire di Soveria Mannelli nel 2015 e rappresenta una
che l’anarchismo è l’espressione critica più radicale rielaborazione della sua precedente Storia del pensiero
della modernità, e che, pertanto, non si può pensare liberale, Roma-Bari, 1990.
l’anarchismo senza la modernità, come non si può
25 Milano, 1986 (vedi anche la più recente edizione
pensare la modernità senza la sua espressione critica più
Milano, 2006).
radicale: l’anarchismo”, G. Berti, Libertà senza rivoluzione.
L’anarchismo fra la sconfitta del comunismo e la vittoria del 26 G. Bedeschi, Storia del pensiero liberale, cit., p. 12.
capitalismo, Manduria-Bari-Roma, 2012, p. 264. 27 Ibidem, p. 20. Cfr. in argomento anche J.-J. Chevallier,
Pertanto, come suggerito da Bobbio, “la dottri- Infatti, rileva ancora Bakunin, “i teorici li-
na liberale considera il problema della libertà berali, quanto meno coloro che prendono sul
in funzione dell’individuo singolo”28. serio le teorie liberali, partono dal principio
Come argomenteremo la prospettiva ba- della libertà individuale e si schierano subito,
kuniniana è diametralmente opposta. Non vi per come è noto, quali avversari del principio
è alcuna presupposizione di fantasiosi stati di Stato, sono appunto essi i primi che han-
di natura, ove gli individui vivono in libertà no sostenuto che il governo, cioè il corpo dei
a prescindere da un contesto sociale che li ri- funzionari organizzato in uno e in altro modo
comprenda; individui estranei alla realtà so- ed incaricato particolarmente di esercitare l’a-
ciale, che ciò non di meno la costituirebbero zione dello Stato, era un male necessario e che
con un atto di volontà (un contratto sociale). tutto l’incivilimento consisteva nel ridurre
Per Bakunin, tale modo di procedere “da una sempre più le attribuzioni ed i diritti”. Ciò non
parte riconosce solo gli individui, esseri esi- di meno, continua l’anarchico russo, “vedia-
stenti per sé e liberi da sé, e dall’altra riconosce mo che, in pratica, tutte le volte che l’esistenza
quella specie di società convenzionale, forma- dello Stato viene messa in questione, i teorici
ta volontariamente da detti individui e basata liberali si dimostrano fautori del diritto asso-
su un accordo, formale oppure tacito, basata luto dello Stato non meno fanatici degli asso-
cioè sullo Stato. (Essi [i liberali] sanno assai lutisti monarchici e dei giacobini”31.
bene che nessuno Stato storico ha mai avuto Il motivo di questa contraddizione, per Ba-
un accordo per base e che tutti gli Stati sono kunin, è presto spiegato: vi è una motivazione
stati instaurati con la violenza e con la conqui- “di natura squisitamente teorica”32; infatti per i
sta. Ma questa finzione di un libero accordo, liberali, “la libertà individuale non è una cre-
base dello Stato, è loro necessaria, ed essi l’ac- azione, un prodotto storico della società. Essi
cettano senza tanti complimenti)”29. sostengono che detta libertà sia anteriore ad
Stante a Bakunin, secondo la prospettiva li- ogni società, e che ogni uomo l’abbia con sé
berale, “la società, pertanto, si forma solo per dalla nascita, insieme alla sua anima immor-
una specie di sacrificio degli interessi e dell’in- tale, come un dono divino. Da ciò deriva che se
dipendenza dell’anima ai bisogni spregevoli l’uomo è qualcosa, ma neppure interamente se
del corpo. La società, quindi, per [i liberali] non stesso, cioè un essere completo ed in certo qual
può che esser una vera degenerazione ed un modo assoluto, lo è soltanto al di fuori della so-
asservimento per l’individuo interiormente cietà. Essendo l’uomo libero esteriormente ed
immorale e libero, una rinuncia, quanto meno al di fuori della società, esso necessariamente
parziale, alla sua primitiva libertà. […] Confor- forma quest’ultima con un atto della sua vo-
memente all’idea fondamentale [dei liberali] lontà e con una specie d’accordo, sia istintivo
di tutte le scuole e contrariamente a tutti i fatti o tacito, sia ragionato o formale. In breve, se-
reali, l’individuo appare come un essere asso- condo questa teoria, non sono gli individui
lutamente libero fintanto, e solo fintanto, che che sono creati dalla società, ma sono invece
resta al di fuori della società; per cui ne deri- essi che la creano, spinti da qualche necessità
va che quest’ultima – considerata e compresa esterna, come il lavoro e la guerra”33.
unicamente come società giuridica e politica, Bakunin demistifica il mito del contratto so-
cioè come Stato – è la negazione della libertà”30. ciale quale artificio per legittimare la fondazio-
ne del potere assoluto dello stato, rappresentato
Storia del pensiero politico. II. Il declino dello stato nazionale quale unico possibile garante della pace e della
monarchico, trad. it. Bologna, 1981, pp. 71 e segg, nonché
prosperità. Questo pone fine all’ipotetico stato
G. H. Sabine, Storia delle dottrine politiche, trad. it. Milano,
1978, pp. 517-518. di natura, ove non necessariamente vige l’hob-
28 N. Bobbio, Kant e le due libertà, in Id., Da Hobbes a John S. Mill; cfr. ibidem, p. 26.
Marx. Saggi di storia della filosofia, Napoli, 1965, p. 149. 31 Ibidem, pp. 110-111.
29 M. Bakunin, Dio e lo Stato, cit., pp. 112-113. 32 Ibidem, p. 111.
30 Ibidem, pp. 120-121. L’autore fa esplicita menzione di 33Ibidem, p. 112
besiana guerra di tutti contro tutti, pur tuttavia, capace di trasformare la superficie della terra
come sottolinea Locke, l’individuo non risulta in una dimora favorevole agli sviluppi dell’u-
adeguatamente protetto nel suo diritto (natura- manità; senza questa emancipazione materia-
le) di proprietà. Da qui la necessità, per i liberali, le non può esservi emancipazione intellettuale
di tollerare il male necessario rappresentato dello e morale per nessuno […] giacché l’uomo, al di
stato, l’unico ente capace di imbrigliare la natu- fuori della società, sarebbe restato eternamen-
rale propensione alla libertà assoluta (ovvero te o un animale selvaggio oppure un santo, il
alla sregolatezza) insita a questa particolare rap- che significa all’incirca la stessa cosa”35. All’in-
presentazione dell’essere umano. contrario del liberalismo, “ne deriva che l’uo-
Ancora Bakunin: “è nota la frase sacramen- mo realizza la sua libertà individuale oppure
tale che, nel gergo di tutti i fautori dello Stato la sua personalità, solo integrandosi con tutti
e del diritto legale, esprime questa decadenza e gli individui che lo circondano ed esclusiva-
questo sacrificio, quale primo passo fatale ver- mente grazie al lavoro ed alla forza collettiva
so l’asservimento umano. L’individuo che, allo della società, al di fuori della quale, di tutti gli
stato naturale, ciò prima che esso sia divenuto animali feroci che esistono sulla terra, esso sa-
membro di qualche società, gode di una comple- rebbe certamente restato sempre il più stupi-
ta libertà, quando entra a far parte di detta so- do e il più miserabile. […] La società non riduce
cietà, compie il sacrificio di una parte di questa né limita la libertà degli individui, ma la crea.
libertà affinché la società gli garantisca tutto il La società è la radice, l’albero, il cui frutto è la
resto. A chi chiede la spiegazione di questa frase, libertà. Di conseguenza, in ogni epoca, l’uomo
generalmente si risponde con un’altra frase: «la deve cercare la sua libertà non all’inizio, ma
libertà di ciascun individuo umano non deve avere alla fine della storia, per cui può affermarsi che
altri limiti se non quelle di tutti gli altri individui»”34. l’emancipazione reale e completa di ciascun
individuo umano è il vero, grande scopo, il
fine supremo della storia”36.
§ 6. Due prospettive, Emerge una visone antropologica antitetica
l’una non consequenziale all’altra a quella liberale; quest’ultima è tutta incen-
trata sull’individuo isolato. La prospettiva in-
Bakunin non cerca di depurare il pensiero dividualista, propria al liberalismo, viene qui
liberale dalla contraddizione insita, date le pre- rifiutata e capovolta: l’essere umano è, per ri-
messe da cui parte, nell’accettazione del male prendere il noto adagio aristotelico, un anima-
necessario, non conduce la critica liberale dello le sociale ed in quanto tale è dal rapporto con
stato alle sue estreme e logiche conseguenze gli altri che riceve completezza. L’altro, lungi
(la sua abolizione), piuttosto problematicizza dal palesarsi un ostacolo allo sviluppo della
l’assunto base di questa concezione dei rappor- sua individualità, all’incontrario, ne risulta
ti politici: l’idea di un individuo libero soltanto momento fondante.
se svincolato dalla società. Questo punto ap- Ancora Bakunin: “l’individuo umano reale è
pare cruciale nel delineare una differenza tra così poco un essere universale ed astratto che
liberalismo e l’anarchismo bakuniniano. ciascuno, sin dal momento in cui si forma nel
Per quest’ultimo, infatti, “l’uomo diventa ventre materno, si trova già determinato e con-
uomo e perviene alla coscienza ed alla realizza- dizionato da una quantità di cause e di azioni
zione della sua umanità soltanto nella società; materiali, geografiche, climatologiche, etno-
esso si emancipa dal giogo della natura esterna grafiche, igieniche e, conseguentemente, eco-
solo col lavoro collettivo e sociale, che è l’unico nomiche, che costituiscono precisamente una
34 Ibidem, pp. 120-121. Pertanto, “l’individuo appare natura materiale esclusiva e particolare della
come un essere assolutamente libero fintanto, e solo sua famiglia, della sua classe, della sua nazione,
fintanto, che resta fuori dalla società; per cui ne deriva della sua razza, e, per quanto le inclinazioni e
che quest’ultima – considerata e compresa unicamente
come società giuridica e politica, cioè lo Stato – è la 35 Ibidem, pp. 121-122.
negazione della libertà”, ibidem, p. 121. 36 Ibidem, p. 119.
le attitudini degli uomini dipendano dall’insie- identità40. L’identità del soggetto non va con-
me di tutte queste influenze esteriori o fisiche, siderata come ascritta dalla nascita, è un’i-
ciascuno nasce con una natura o un carattere dentità che si acquisisce quotidianamente
individuale materialmente determinato”37. nel rapporto con gli altri, nello scambievole
Vi è quindi un influenza fondamentale del- sviluppo dell’autonomia. È l’interazione il
la società sull’essere umano, esso non appare, fondamento identitario del soggetto, e non
come per la prospettiva liberale una tabula vi può essere interazione in assenza dell’al-
rasa, o meglio un individuo, che, pur essendo tro. Pertanto, nella prospettiva bakuninana,
ipotizzato astrattamente eguale agli altri, ri- soggetto, identità ed alterità si fondono in un
vendica una sua unicità in opposizione agli al- tutt’uno non potendo concepirsi le tre catego-
tri, dato che il luogo della sua libertà/identità è rie come separate.
posto al di fuori del rapporto con gli altri.
Per Bakunin, all’incontrario, il soggetto è
determinato dal suo essere parte della società, § 7. La libertà
che esercita su di lui una indubbia influenza; secondo la prospettiva anarchica
certo, “questo potere della società può esse- di Bakunin
re benefico oppure anche nocivo. È benefico
quando tende allo sviluppo del sapere, della In tema di libertà sottolinea ancora Baku-
prosperità materiale, della libertà, dell’ugua- nin come “l’uomo isolato non può avere la co-
glianza e della fraterna solidarietà degli uo- scienza della sua libertà. Essere libero significa,
mini; è dannoso quanto ha inclinazioni con- per l’uomo, essere riconosciuto, considerato e
trarie. Un uomo nato in una società di bruti, trattato come tale da un altro uomo, da tutti gli
resta, salvo rarissime eccezioni un bruto”38. uomini che lo circondano. La libertà non è mai
L’influenza sociale non appare però un dato un fatto dell’isolamento, ma della reciproca
assolutamente opprimente, quasi che l’essere considerazione, non del distacco bensì, al con-
umano sia predeterminato al proprio esistere, trario, del collegamento, in quanto la libertà di
già plasmato e dotato d’una identità indelebile ogni individuo è null’altro che la considerazio-
che eredita dal contesto sociale in cui si trova a ne della sua umanità o del suo diritto umano
nascere e vivere. La società “domina gli uomini nella coscienza di tutti gli uomini liberi, suoi
con le consuetudini, le usanza, con l’insieme dei fratelli, suoi uguali”41.
sentimenti, dei pregiudizi e delle abitudini del- Per rendere cosciente l’essere umano della
la vita materiale, intellettuale, affettiva e che co- sua libertà risulta quindi necessaria la presen-
stituiscono ciò che viene chiamata la pubblica za dell’altro; è l’altro, con la sua azione egual-
opinione. Essa avviluppa l’uomo dalla sua nasci- mente libera, che lo conferma libero. Il cam-
ta […] Ne deriva che, per ribellarsi contro que- mino verso la libertà non è pertanto, come
sta influenza che la società esercita sopra di lui, nella prospettiva liberale, un processo auto-re-
l’uomo deve almeno in parte ribellarsi contro ferenziale, un affermare solipsistico il proprio
se stesso, giacchè, con tutte le sue tendenze e le essere. La libertà, all’incontrario, scaturisce
sue aspirazioni materiali, intellettuali e morali, dal rapporto e soltanto in questo può concre-
esso non è altro che il prodotto della società”39. tizzarsi; essa è un fatto sociale, mai individua-
Per uscire da questo circolo determinista, le. Misconoscere l’altrui libertà per affermare
il soggetto non può che contare sugli altri, sul la propria sregolatezza implica il negare se
rapporto che riesce a costituire con l’altro: è, stesso e, quindi, la propria libertà: “un padro-
pertanto, l’alterità a fornire al soggetto l’ha- ne di schiavi non è un uomo, ma un padrone,
bitat ove sviluppare, nel rapporto, la propria in quanto, ignorando l’umanità degli schiavi,
ignora anche la propria umanità”42.
37 Ibidem, p. 130. 40 Cfr. ibidem, pp. 56-57.
38 Ibidem, p. 127. 41 Ibidem, p. 122.
39 Ibidem, p. 126. 42 Ibidem.
La libertà non è pura volizione, proprio per dersi dalla pratica dell’autonomia in quanto a
il fatto che non ogni volizione è in sé manife- questa intimamente connessa; non può sussi-
stazione di libertà; le manifestazioni sogget- stere, infatti, libertà senza autonomia.
tive ritrovano oggettiva valutazione nei fini Sull’altro versante, l’illimitata sregolatez-
propri alla libertà: il pieno ed incondizionato za (la libertà selvaggia caratteristica dello stato
riconoscimento della dignità umana. di natura), sfocia nella fondazione dello stato,
Attraverso questo particolare spettro pos- quindi in una prassi di regolamentazione ete-
siamo leggere il seguente passo di Bakunin: ronoma dei rapporti sociali tanto da poter af-
“io sono veramente libero solo quando tutti gli fermare che tale esito non sia, per così dire, in-
esseri umani che mi circondano, uomini e don- volontario, piuttosto che tutta la costruzione
ne, sono anch’essi liberi. La libertà degli altri, liberare sia funzionale alla fondazione ed alla
lungi dall’essere un limite o la negazione della legittimazione dell’ente stato. Il pensiero libe-
mia libertà, ne è invece la condizione neces- rale costruisce una teoria operativa e finaliz-
saria e la conferma. Divento veramente libero zata alla ineludibile presenza dello stato quale
solo con la libertà degli altri, di modo che più unico possibile garante della vita sociale.
numerosi sono gli esseri liberi che mi circon- Le due prospettive sono quindi antitetiche,
dano e più estesa e più ampia diventa la mia l’una fondata sull’eteronomia, l’altra sull’auto-
libertà. La schiavitù degli uomini, al contrario, nomia; quella liberale sulla libertà quale sre-
è di ostacolo alla mia libertà, o, ciò che è la stes- golata solitudine, quella anarchica sulla libertà
sa cosa, è la loro bestialità che è una negazione come autonomia. L’anarchismo non appare
della mia umanità perché ancora una volta non quindi l’estremizzazione della concezione li-
posso dirmi veramente libero se non quando la berale, perché tale consequenziale sviluppo
mia libertà o, se si vuole, quando la mia dignità logico dei suoi presupposti porterebbe alla
di uomo, in mio diritto umano […] riflessi nella costituzione non di una società fondata sulla
coscienza egualmente libera di tutti, mi ritor- capacità auto-regolamentativa dei consociati,
nano raffermati dall’approvazione di tutti. In ma, all’incontrario, eliminando ogni controllo
tal modo la mia libertà personale, assicurata sulla libera volizione degli individui, la società
dalla libertà di tutti, si estende all’infinito”43. ricadrebbe nel caos dello stato di natura solo in
La libertà è pertanto la condizione in cui l’es- parte mitigato dalla speranza nella sussistenza
sere umano riconosce all’altro e nell’altro una una spontanea ricerca di armonia informata
soggettività di pari valore, che con il suo valere da una non ben precisata mano invisibile.
sociale irradia dignità a tutti i consociati. Al di
fuori di tale rapporto non vi è libertà, solo ar-
bitrarie volizioni (Willkür, direbbe Kant), la cui
Marco Cossutta – professore associato di Filosofia
convivenza implica il potere irresistibile del
del diritto nell’Università degli Studî di Trieste –
male necessario, dello stato.
Dipartimento di Studî umanistici.
Se da un lato riscontriamo una concezione
della libertà intesa come assenze di regole e cossumar@units.it
pertanto perseguibile soltanto nell’ipotetico
stato di natura, in assenza, cioè, di quello stato
civile che si caratterizza con la presenza dello
stato, dall’altro individuiamo una concezione
della libertà quale collettivo riconoscimento
della dignità umana, una libertà che esplican-
dosi in un contesto sociale non può che pre-
supporre una prassi auto-regolamentativa da
parte dei soggetti coinvolti in tale contesto.
La libertà bakuniniana non può pertanto scin-
43 Ibidem, p. 124.
L’immaginario anarchico
in età contemporanea
Giorgio Sacchetti
italiano Errico Malatesta (1853-1932); l’anar- legge o l’obbedienza a qualche autorità, ma per
co-femminista lituano-statunitense Emma liberi accordi conclusi tra i vari gruppi, territo-
Goldman (1869-1940); l’ecologo sociale Mur- riali e professionali, liberamente costituiti per
ray Bookchin (1921-2006), massimo teorico del la produzione e il consumo, e anche per il sod-
municipalismo libertario contemporaneo; ma disfacimento dell’infinita varietà di esigenze e
anche il grande scrittore pacifista antimilitari- aspirazioni di un essere civile...»7
sta Lev Tolstoj, o uomini di pensiero e azione Un’aureola di romanticismo (spesso mistifi-
come l’ucraino Nestor Makhno e lo spagnolo cante) ha accompagnato le narrazioni novecen-
Buenaventura Durruti, autentici strateghi mi- tesche sull’Anarchia: le barbe pittoresche, gli
litari, o insigni esponenti della cultura ebraica stereotipi bombaroli, i tirannicidi audaci, l’epo-
come Gustav Landauer e Martin Buber, soste- pea della guerra di Spagna, i canti sovversivi di
nitori di un anarchismo comunitario, ecc.; ri- cavatori e minatori, le bandiere nere sulle bar-
salendo poi fino ai proto-anarchici, ai Diggers ricate del Maggio francese, le rivolte giovanili…
inglesi ed ai prodromi libertari della Rivolu- Più di recente essa ci ha ricondotto a immagi-
zione francese, alla straordinaria esperienza ni mediatiche di protesta aggressiva e rabbio-
autogestionaria della Comune di Parigi6. sa, contro la Banca Mondiale o contro il Fondo
«Nel fosco fin del secolo morente…», al monetario internazionale, alle devastazioni di
volgere cioè del secolo XIX, evocare soltanto casseurs e black bloc. È una visuale certo parziale
la parola “Anarchia” poteva suscitare terrore e riduttiva. In realtà pensiero e pratiche liberta-
e indignazione, specie tra le classi borghesi e rie hanno delineato, nel tempo storico, anche
il clero. C’era infatti la convinzione di trovarsi percorsi e approcci egualitari e solidali, tesi cioè
di fronte a una nefasta ideologia, criminogena alla riappropriazione autonoma e dal basso del
e disumana, da demonizzare e combattere con controllo sociale, risolutamente avversi ad ogni
ogni mezzo possibile e immaginabile. D’altro forma di dominio. Per «cambiare il mondo sen-
canto però furono gli stessi ceti dirigenti d’Eu- za prendere il potere» come recitavano gli slo-
ropa a costruire e ad alimentarne in certo qual gan dei movimenti ispirati allo zapatismo8.
modo il mito fra le classi subalterne, con le
loro esagerate fobie, predisponendo spropor-
zionate misure poliziesche. Tale fenomeno è Archetipo pluralistico
senz’altro comparabile, per intensità se non
per durata, a quello omologo della paura del L’Anarchia, archetipo pluralistico a dimen-
“Comunismo” che, successivamente, attraver- sione secolare, è tuttavia dotata di alcuni as-
serà quasi tutto il secolo successivo. sunti intangibili e comuni a tutte le correnti,
mentre differenziate appaiono le idee e le for-
Nel 1905 Kropotkin, scrivendo la voce “Anar- me organizzative che vi si riverberano.
chismo” per l’undicesima edizione della Encyclo- Il nesso tra uguaglianza e libertà, la lotta
paedia Britannica, ne fissava – a futura memoria contro ogni forma di sfruttamento ed il supera-
e in ambito scientifico – i concetti basilari: mento del capitalismo senza passare dal sociali-
«Nome attribuito a un principio o teoria di smo di Stato restano quindi i limiti invalicabili.
vita e condotta in base al quale la società è con- «If the question of the twentieth century
cepita senza governo; in tale società, l’armonia for Marxists was: Why was there no revolu-
è ottenuta non attraverso la sottomissione alla tion in the West?, it seems that the question
6 Cfr. G. Sacchetti, Parole in storia: Anarchia, in
for anarchists at the beginning of the twen-
“Diacronie. Studi di Storia contemporanea”, vol. https:// ty-first century is: What metaphysic should
www.studistorici.com/2017/10/08/parole-in-storia- guide the revolution?»9.
anarchia/ sito consultato il 25/10/2019; N. Chomsky, On
7 Cfr. C. Ward, L’Anarchia, cit., p. 20.
anarchism, New York-London, 2013; D. Tarizzo, L’Anarchia
storia dei movimenti libertari nel mondo, Milano, 1976; 8 Cfr. G. Sacchetti, Parole in storia, cit.
G. Berti, Il pensiero anarchico. Dal Settecento al Novecento, 9 L. Williams, Anarchism Revived, in “New Political
Manduria-Bari-Roma, 1998. Science”, Volume 29, n. 3, 2007.
Una pratica mappa sinottica degli anarchi- tutti; noi vogliamo che la società sia costituita
smi è stata tracciata da Codello10, con la preci- allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i
sazione che le diverse tendenze individuate mezzi per raggiungere il medesimo benessere
sono quasi sempre intrecciate e comunque possibile, il massimo possibile sviluppo mo-
contaminate fra di loro. rale e materiale; noi vogliamo per tutti pane,
Di seguito, senza pretesa di completezza, le libertà, amore, scienza.».
denominazioni più conosciute: anarco-comuni-
smo; propaganda del fatto, insurrezionalismo; Nel specifico caso italiano si riscontra an-
piattaformismo; individualismo anarchico; tol- che una radicata tradizione di estraneità (se
stoismo, anarchismo cristiano e religioso; edu- non di ostilità) allo Stato; basti pensare, ad
cazionismo libertario; anarco-primitivismo; esempio, alla nascita e allo sviluppo della ti-
anarcosindacalismo; anarco-femminismo; anar- pica sociabilità otto-novecentesca. E questo è
co-capitalismo; movimenti giovanili contempo- un assunto che, se certo non può essere ap-
ranei e controculture (punk anarchici); econo- plicato alla civilizzazione liberale, certamen-
mia partecipativa; post-anarchismo. te si rivela invece valido per la cattolica e la
Una chiosa si rende necessaria sull’anarco- socialista. Dunque c’è un libertarismo che si
capitalismo, sul suo profeta Robert Nozick innesta in un peculiare predisposto contesto
(1938-2002), e sui libertarians statunitensi11, sociopolitico nazionale.
fautori questi ultimi del più sfrenato liberi- Quanto alle connessioni storiche tra prassi
smo e di un’economia regolata dal mercato. anarchiche, miti rivoluzionari e violenza poli-
Esso, non soltanto si distanzia per le sue im- tica – questione davvero dirimente sul piano
postazioni etiche e politiche rispetto agli altri teorico – lo stesso Woodcock ci ha dato una
filoni storici dell’anarchismo (generalmente plausibile linea interpretativa:
egualitari e anticapitalistici), ma viene anche «A guardar bene, l’accettazione della vio-
da questi fortemente avversato12. lenza da parte degli anarchici fu dovuta in
Un filo rosso spesso collega l’anarchismo gran parte alla fedeltà a tradizioni di violenta
storico otto-novecentesco con il libertarismo azione popolare in nome della libertà, che essi
dei movimenti contemporanei. E può capitare condividevano con altri movimenti e gruppi
così di leggere brani del Programma anarchico del loro tempo, come i giacobini, i marxisti, i
di Errico Malatesta, redatto nel 1919, in un sito blanquisti, i mazziniani, i garibaldini […] V’e-
di un gruppo di punk-anarchici13: rano, certo, situazioni particolari, specialmen-
«Noi vogliamo dunque abolire radicalmen- te in Spagna, in Italia e in Russia, paesi dove
te la dominazione e lo sfruttamento dell’uomo la violenza era da molto tempo endemica nella
sull’uomo; noi vogliamo che gli uomini, affra- vita politica e dove gli anarchici, come gli altri
tellati da una solidarietà cosciente e voluta, co- gruppi politici, accettavano il ricorso all’insur-
operino tutti volontariamente al benessere di rezione armata quasi come routine; ma fra le
celebrità della storia anarchica gli eroi dell’a-
10 Cfr. F. Codello, Gli anarchismi, cit. zione violenta sono in netta minoranza rispet-
11 Cfr. R. Nozick, Anarchy, state, and utopia, Oxford UK & to ai paladini della parola»14.
Cambridge USA, 1974.
Per abbattere lo Stato non può bastare una
12 Il giudizio di Noam Chomsky, autorevole linguista e fulminea azione rivoluzionaria. Per Landauer,
pensatore contemporaneo, oltreché militante anarchico,
è in tal senso molto esplicito: «Anarcho-capitalism, in my ad esempio, lo Stato è più che altro una “condi-
opinion, is a doctrinal system which, if ever implemented, zione”, ossia una peculiare deleteria relazione
would lead to forms of tyranny and oppression that have few tra individui che potrà essere sbaragliata solo
counterparts in human history …» (“On Anarchism”. Noam adottando differenti e alternative tipologie di
Chomsky interviewed by Tom Lane, ZNet, December 23, relazioni umane15.
1996 https://chomsky.info/19961223/ ).
1 3 h t t p : / / w w w. p u n k 4 f r e e . o r g / a r t i c o l i / 6 - 14 G. Woodcock, L’Anarchia, cit., p. 11.
anarchia/2285-il-programma-anarchico-di-errico- 15 Cfr. G. Ragona, Gustav Landauer anarchico ebreo tedesco,
malatesta.html sito consultato il 25/10/2019. Roma, 2010.
Martin Buber (1878-1965), filosofo e peda- altrove. Oppure alla rivoluzione situazionista,
gogista austro-israeliano, con un approccio anti-finalista per antonomasia, e al noto afori-
libertario interdisciplinare, rileva (in Socie- sma di Raoul Vanaigem (1967): «La soluzione
ty and the State)16, come la spontaneità sociale non è stare ad aspettare una lontana rivoluzio-
troppo carente nell’epoca moderna non sia al- ne, ma reinventare la vita quotidiana, qui e su-
tro che la diretta conseguenza di un eccesso di bito». Perché «liberando noi stessi, cambiamo
potere che, per prassi ormai consuetudinarie, i rapporti di potere e quindi trasformiamo la
“supplisce” quella che dovrebbe essere invece società». Basti pensare all’esperienza del mu-
una mera ordinaria gestione amministrativa. nicipalismo libertario con le sue comunità
Da qui, ossia dalla constatazione dell’inutile autogestite, all’ecologia sociale di Murray Bo-
ridondante prevalenza del principio politico okchin (1921-2006) oppure al Manifesto sul fu-
su quello sociale, emergerebbe la costruzione turo dei semi (2003) di Vandana Shiva (1952).
dicotomica alternativa tra le due ipotesi: la pri-
ma, foriera di istinto di conservazione e di in- Il retaggio dell’anarchia nel mondo moder-
stabilità, basata su potere, autorità, gerarchia no – scriveva Woodcock18 – è rappresentato da
e dominazione; la seconda, antigerarchica e alcune esistenze esemplari di sacrificio e di
circolare, fondata sull’associazionismo uma- dedizione, come quelle di Malatesta e di Lou-
no spontaneo, finalizzata al conseguimento di ise Michel, ma soprattutto dall’incitamento a
obiettivi specifici e al soddisfacimento di inte- tornare ad una concezione morale e naturale
ressi e bisogni comuni. In tal senso si può così della società quale troviamo negli scritti di
tratteggiare la griglia a coppie contrapposte (e Godwin e Tolstoj, di Proudhon e Kropotkin,
a lettura anche verticale): e dallo stimolo che questi scrittori offrono a
quel gusto per la libertà di scelta e di giudizio
Società Stato a cui la grande maggioranza degli uomini ha
Volontarismo Settarismo oggi rinunciato in cambio della prosperità ma-
Democrazia Dittatura teriale e dell’illusione della sicurezza…
Autonomia Partito
Federalismo Centralismo
Le idee libertarie sono spesso fonte e ispi- Giorgio Sacchetti, PhD, professore associato abili-
razione teorica in vari campi, soggette a riela- tato in Storia contemporanea, nel 2019-’20 docente
borazioni e a nuove declinazioni. Succede così a contratto presso l’Università degli Studi dell'Aqui-
che spesso si utilizzi trasversalmente la koinè la. Ultime monografie pubblicate: Carte di gabi-
anarchica, dalla pedagogia fino alle scienze netto. Gli anarchici italiani nelle fonti di poli-
aziendali. Basti pensare, per quest’ultimo caso, zia (1921-1991), Ragusa, 2015; Vite di partito.
al famoso Managing without management, ma- Traiettorie esistenziali nel PCI togliattiano,
nuale di teoria dell’organizzazione improntato Napoli, 2016; Eretiche. Il Novecento di Maria
sui principi cardine di volontarietà, funziona- Luisa Berneri e Giovanna Caleffi, Milano, 2017;
lità, temporaneità e dimensione micro17. Basti Pugni chiusi. Storia transnazionale di un
pensare, aggiungiamo noi, al noto pamphlet Sessantotto di periferia, Firenze, 2018.
di Alex Comfort (1920-2000), The Joy of Sex
(1973), dedicato al rapporto fra sessualità e po- sacchetti.giorgio@gmail.com
litica, dove si sostiene che l’atteggiamento pru-
riginoso e sessuofobo delle società autoritarie
altro non sia che il frutto della paura che la li-
bertà in questo campo possa travalicare anche
16 Cfr. M. Buber, Society and the State, in “World Review”,
n.s. 27 (may 1951), pp. 5-12.
17 Cfr. C. Ward, L’Anarchia, cit., pp. 40-41. 18 G. Woodcock, L’Anarchia, cit., p. 421.
Carla Faralli*
ingegneria genetica), generando laceranti in- pubblici poteri attraverso l’erogazione di pre-
terrogativi circa i limiti dell’intervento sulla stazioni e di servizi: tali diritti, contemplati
vita umana e non umana e mettendo in cri- nella maggior parte delle Costituzioni con-
si concetti consolidati, quali quelli di vita e temporanee, sono l’esito delle lotte della classe
di morte, prima legati a eventi naturali, oggi operaia tra Otto e Novecento.
ambiti di possibili scelte. Si identificano, poi, come diritti di terza
Tutti questi fenomeni hanno aperto nuove generazione, quelli che riguardano i cosid-
frontiere e nuove sfide per gli studiosi, sia di detti “soggetti deboli”, vale a dire quegli indi-
area scientifica, sia di area umanistica; in par- vidui che si trovano in stati di difficoltà (ad
ticolare per i giuristi si è posto il problema se esempio, malati, anziani, handicappati, ecc.)
e come fissare delle regole senza soffocare i o sono stati vittime di discriminazione socia-
progressi della scienza, ma anche senza ledere le per ragioni di ordine storico (ad esempio,
i diritti degli individui. neri, donne, ecc.). Tali diritti sono in linea di
Le nuove tecnologie, sia informatiche, sia continuità rispetto a quelli delle generazioni
biomediche, hanno infatti un forte impat- precedenti, di cui costituiscono una specifica-
to in tema di diritti2. Concordo con Norber- zione con riferimento a particolari categorie
to Bobbio nella considerazione che i diritti di soggetti.
umani “sono diritti storici, cioè nati in certe Infine i diritti dell’età tecnologica: si tratta
circostanze, contrassegnate da lotte per la di- di un catalogo aperto, dai confini non facil-
fesa di nuove libertà contro vecchi poteri, gra- mente delineabili, includente pretese etero-
dualmente, non tutti in una volta e non una genee che vanno dal diritto alla pace, allo svi-
volta per sempre”. Ad esempio, la libertà reli- luppo, all’ambiente, alla riservatezza contro le
giosa è un effetto delle guerre di religione, le intrusioni dell’informatizzazione, al diritto di
libertà civili delle lotte dei parlamenti contro morire con dignità contro ogni accanimento
i sovrani assoluti, la libertà politica e quella terapeutico, all’integrità del patrimonio gene-
sociale della nascita, crescita e maturità del tico e così via.
movimento dei lavoratori salariati e così via. Con riferimento a questa generazione di
Certe richieste nascono, infatti, solo quando diritti, va rilevata, da un lato, l’ampiezza dei
nascono certi bisogni e nuovi bisogni nasco- fenomeni cui si riferiscono, dall’altro il proble-
no in corrispondenza del mutamento delle ma della titolarità, riferita non solo a soggetti
condizioni della società. individuali, ma a gruppi, popoli e nazioni, fino
Seguendo questa linea interpretativa, alle “generazioni future”, ma anche sogget-
sono state individuate, come è noto, varie ti non umani come gli animali e l’ambiente.
generazioni di diritti: la prima generazione In alcuni casi, come osserva sempre Bobbio,
è quella dei diritti di libertà (libertà di pen- è improprio parlare di diritti, ma l’uso di tale
siero, di coscienza, di religione, ecc.), diritti definizione è un espediente per attribuire un
di ispirazione liberale e individualista, che titolo di nobiltà e maggiore forza ad alcuni
pongono dei limiti all’attività dello Stato e aspirazioni ideali in vista di un loro riconosci-
all’ingerenza dei pubblici poteri nella sfera mento e una loro regolamentazione.
privata: essi si sono venuti affermando nel Tra i diritti dell’età tecnologica proporrò al-
pensiero moderno sei-settecentesco e, attra- cune riflessioni su un vecchio diritto, quale il
verso le rivoluzioni liberal-borghesi, hanno diritto alla privacy, mostrando come l’avvento
trovato riconoscimento nelle solenni dichia- dell’informatica l’ha trasformato, e un nuovo
razioni di fine Settecento. diritto, legato agli sviluppi della ricerca me-
La seconda generazione è quella dei diritti dica e delle sue applicazioni pratiche, quale il
sociali, di ispirazione democratica e socialista diritto all’autodeterminazione in ambito sa-
(diritto al lavoro, all’istruzione, all’assistenza, nitario.
ecc.), che richiedono una politica attiva dei
2 N. Bobbio, L’età dei diritti, Torino, 1990.
della propria vita privata e familiare, del pro- una formulazione espressa nella Costituzione,
prio domicilio e della propria corrispondenza. tali sentenze hanno consentito di rubricare il
2. Non può esservi ingerenza di una autorità diritto alla privacy tra i diritti fondamentali.
pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno Nel 1975, con la sentenza 2129, la Cassazione
che tale ingerenza sia prevista dalla legge e aveva fornito una summa del diritto alla riser-
costituisca una misura che, in una società vatezza, definendolo come “la tutela di quelle
democratica, è necessaria alla sicurezza na- situazioni e vicende strettamente personali
zionale, alla pubblica sicurezza, al benessere e familiari che, anche se verificatesi fuori dal
economico del paese, alla difesa dell’ordine e domicilio domestico, non hanno per terzi un
alla prevenzione dei reati, alla protezione della interesse socialmente apprezzabile contro le
salute o della morale, o alla protezione dei di- ingerenze che, sia pure compiute con mezzi
ritti e delle libertà altrui”) rientra anche, quale leciti per scopi non esclusivamente speculati-
applicazione specifica, la protezione dei dati vi e senza offesa per la reputazione, l’onore e il
personali, così come espressamente sottoline- decoro, non siano giustificate da interessi pub-
ato nel considerando 10 della Direttiva: “Le le- blici preminenti”.
gislazioni nazionali relative al trattamento dei A partire dagli anni Novanta la Corte Costi-
dati personali hanno lo scopo di garantire il ri- tuzionale aveva poi compiuto quel passaggio
spetto dei diritti e delle libertà fondamentali, interpretativo che riunisce sotto la nozione
in particolare del diritto alla vita privata, rico- di diritto alla privacy la tutela della riservatez-
nosciuto dall’art. 8 della Convenzione Europea za e la protezione dei dati personali (in parti-
per la Salvaguardia dei Diritti e dell’Uomo e colare con le sentenze n. 139 del 1990 e n. 81
delle Libertà Fondamentali”. del 1993)6.
Tale direttiva – in quanto tale soggetta a re- La Direttiva 95/46/CE sopra ricordata ha
cepimento da parte degli Stati – si proponeva, trovato attuazione in Italia nel 1996 con la leg-
in vista della realizzazione di un mercato uni- ge n. 675 del 31 dicembre. Questa legge fu un
co, da un lato, di armonizzare le differenti di- obbligo dovuto al fatto che l’Europa permetteva
scipline già in essere in alcuni Stati membri, di godere dei benefici del trattato di Schengen
dall’altro di indirizzare in senso uniforme le sulla libera circolazione delle merci e delle per-
discipline di quei Paesi, che ancora mancavano sone, solo se il paese membro adottava le nor-
di apposita normativa, come l’Italia. mative sul trattamento dei dati previste dalla
Nel nostro Paese, fin dagli anni Settanta, la stessa direttiva 95/46/CE e non venne accolta
Corte Costituzionale, in alcune sentenze ri- con particolare entusiasmo né dall’opinione
guardanti la libertà di stampa (in particolare n. pubblica, convinta che si trattasse di protegge-
122 del 1970, n. 38 del 1973), aveva ricondotto re da sguardi indiscreti gente famosa, né dalle
il diritto alla riservatezza all’art. 2 della Costi- classi politiche, che la vivevano come l’ennesi-
tuzione (“la Repubblica riconosce e garantisce ma imposizione dell’Europa necessaria solo per
i diritti inviolabili dell’uomo sia come singo- godere dei benefici dell’accordo di Schengen.
lo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la Invece essa è stata importantissima, perché
sua personalità”), articolo che Augusto Bar- ha delineato un vero e proprio diritto all’iden-
bera4 considera “clausola a fattispecie aperta” tità personale come diverso e distinto diritto
e Paolo Grossi definisce “valvola respiratrice rispetto al diritto alla riservatezza, riconoscen-
dell’intero ordinamento giuridico”5; all’art. 3 do che gli individui sono persone concrete,
(“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e e non una somma di dati informatici, e che
sono uguali davanti alla legge”); e all’art. 13 (“La l’invasività delle tecniche di circolazione delle
libertà personale è inviolabile”). In assenza di informazioni porta a ricostruire una sorta di
identikit di un soggetto attraverso dati disse-
4 A. Barbera, Art. 2, in G. Branca (a cura di), Commentario
alla Costituzione, Principi Fondamentali, Art. 1-12, Bologna, minati nell’ambiente e a situazioni in grado
1975. 6 Cfr. L. Califano, Privacy. Affermazione e pratica di un
5 P. Grossi, L’invenzione del diritto, Roma-Bari, 2017. diritto fondamentale, Napoli, 2016.
di impedire lo sviluppo della personalità. Tale so di misure giuridiche e tecniche per la pro-
legge permette all’individuo di accedere alle tezione dei dati7.
informazioni che lo riguardano, controllarne Il Regolamento ha consolidato il quadro dei
la correttezza e/o correggerne gli errori e di diritti, e lo ha anche ampliato, con l’introduzio-
sorvegliarne l’impiego nel tempo; prefigura, ne di nuovi diritti, tra i quali il diritto alla por-
cioè, una sorta di diritto all’autodetermina- tabilità dei dati, il diritto di opposizione e il di-
zioni informatica per tutelarsi dai rischi po- ritto all’oblio. Molto sommariamente, il primo
tenziali delle nuove tecnologie informatiche. consente all’interessato di ricevere i dati che lo
La privacy si profila così non come modo per riguardano forniti a un titolare del trattamento
sottrarsi agli occhi del mondo, ma come com- e di trasmetterli ad altro titolare anche al fine di
ponente essenziale della propria identità, di- evitare usi diversi rispetto a quelli dichiarati; il
gnità e libertà, ricondotta, come si è visto, dalla secondo permette di opporsi al trattamento dei
giurisprudenza della Corte Costituzionale agli dati con particolare riferimento alla profilazio-
artt. 2, 3 e 13 della Costituzione. ne, che attraverso tecniche e algoritmi sempre
Sulla stessa linea evolutiva si colloca anche più raffinati costruisce un profilo che misura
il decreto 30 giugno 2003 n. 196 (noto come co- le abitudini di consumo, gli interessi, le scelte;
dice privacy) che riconosce anch’esso, accanto il terzo si riferisce alla possibilità di poter can-
al diritto alla riservatezza, un autonomo diritto cellare notizie rispetto alle quali è trascorso un
alla protezione dei dati personali, visione poi notevole lasso di tempo.
confermata da quella sorta di bill of rights del cit- Il nuovo Regolamento prende atto del mu-
tadino europeo, che è la Carta dei Diritti Fonda- tamento tecnologico e sociale degli ultimi
mentali dell’Unione Europea, firmata a Nizza vent’anni, che ha reso i dati sempre più un
nel 2000 e dal 2009 divenuta parte integrante bene giuridico economicamente valutabile,
del Trattato di Lisbona. Nel capo dedicato ai di- come esplicitato dal considerando 6, in cui si
ritti di libertà si fa esplicito riconoscimento al afferma che “la rapidità dell’evoluzione tecno-
diritto alla protezione dei dati personali: “Ogni logica e la globalizzazione comportano nuove
individuo ha diritto alla protezione dei dati di sfide per la protezione dei dati personali ... La
carattere personale che lo riguardano. Tali dati tecnologica attuale consente tanto alle impre-
devono essere trattati secondo il principio di se tanto alle autorità pubbliche di utilizzare i
lealtà per finalità determinate e in base al con- dati personali, come mai in precedenza, nello
senso della persona interessata o per altro fon- svolgimento delle loro attività”.
damento legittimo previsto dalla legge. Ogni Da ciò deriva la necessità di creare un qua-
individuo ha il diritto di accedere ai dati raccol- dro più solido e coerente in materia di pri-
ti che lo riguardano e di ottenerne la rettifica. Il vacy, ma anche di considerare la protezione
rispetto di tali regole è soggetto al controllo di dei dati personali come oggetto di possibili
un’autorità indipendente” (art. 8). bilanciamenti, secondo quanto espressa-
Il nuovo Regolamento europeo relativo alla mente indicato nel considerando n. 4: “Il
protezione delle persone fisiche con riguardo diritto alla protezione dei dati di carattere
al trattamento dei dati personali nonché alla personale non è una prerogativa assoluta,
libera circolazione dei dati (679/2016) – a dif- ma va considerato alla luce della sua funzio-
ferenza della direttiva, direttamente applica- ne sociale e va contemperato con altri diritti
bile negli Stati membri – raccoglie l’impor- fondamentali in ottemperanza al principio
tante eredità della cosiddetta Direttiva madre di proporzionalità”.
(46/95/CE), ma, a differenza di quest’ultima, Tali forme di bilanciamento riguardano
che era fondata su un approccio autorizzato- 7 L. Califano, C. Colapietro (a cura di), Innovazione
rio, il Regolamento è fondato sul principio tecnologica e valore della persona. Il diritto alla protezione
della accountability, ossia della responsabilità: dei dati personali nel Regolamento UE 2016/679, Napoli,
2017 e G. Finocchiaro (a cura di), Il nuovo regolamento
il titolare del trattamento deve essere in gra- europeo sulla privacy e sulla protezione dei dati personali,
do di dimostrare che ha adottato un comples- Bologna, 2017.
soprattutto interessi dello Stato, quali la sicu- avvenire senza consenso da parte del paziente
rezza – interna e internazionale –, la giustizia, (“il consenso volontario del soggetto umano è
ecc., ma anche rilevanti diritti individuali e assolutamente essenziale”), principio ripreso e
collettivi, quali il diritto di informazione e il ribadito nella normativa internazionale e com-
diritto alla salute, individuale e collettiva, e i piutamente delineato all’art. 5 della Convenzio-
diritti del mercato (per consentire lo sviluppo ne sui diritti umani e la biomedicina, firmata ad
dell’economia digitale). Oviedo il 4 aprile 1997 (ratificata dall’Italia con
I conflitti possono crearsi intra-rights, quan- legge 28 marzo 2001 n. 145)8 che recita: “Un in-
do si tratta della concorrenza di soggetti diver- tervento nel campo della salute non può essere
si al godimento dello stesso bene, come può effettuato se non dopo che la persona interes-
accadere nel caso di dati genetici, di cui sono sata abbia dato il consenso libero ed informato.
titolari più soggetti appartenenti alla stessa fa- Questa persona riceve innanzitutto un’infor-
miglia biologica, o inter-rights, quando si profi- mazione adeguata sullo scopo e sulla natura
la la concorrenza tra diversi diritti, ad esempio dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi
diritto alla privacy vs. diritto di cronaca o di- rischi. La persona interessata può, in qualsiasi
ritto all’anonimato della madre vs. diritto del momento, liberamente ritirare il proprio con-
figlio non riconosciuto a conoscere le proprie senso”. Analogamente la già citata Carta dei di-
origini biologiche. ritti fondamentali dell’Unione Europea (Carta
Alla luce delle fonti interne e internazionali di Nizza), all’art. 3, significativamente compreso
il diritto alla privacy odierno si delinea come all’interno del Capo Primo, dedicato alla Digni-
fattispecie complessa, un diritto della perso- tà, dispone: “nell’ambito della medicina e della
nalità che tiene al suo interno diritto alla riser- biologia devono essere in particolare rispettati
vatezza, diritto alla protezione dei dati perso- il consenso libero e informato della persona in-
nali e diritto all’identità personale. teressata”. E ancora la Dichiarazione Universale
sulla Bioetica e i Diritti Umani dell’Unesco del
2005 all’art. 10 ribadisce: “qualsiasi decisione o
Autodeterminazione pratica riguardanti la diagnosi medica e la cura
in ambito sanitario di una persona deve essere presa e eseguita sol-
tanto con il consenso della persona interessata,
Il diritto all’autodeterminazione sanitaria na- fondato su un’informazione appropriata rispet-
sce in tempi più recenti, da quando cioè le nuove to alla decisione da prendere e con la costante
tecnologie hanno reso oggetto di possibili scelte partecipazione della persona interessata”.
la vita e la morte, quindi dagli anni Settanta del Come è avvenuto ed avviene in altri settori
secolo scorso, quando sono entrati nella pratica della bioetica, anche in tema di consenso in-
clinica i trapianti, le tecniche di fecondazione formato un ruolo fondamentale è stato svolto
medicalmente assistita, i respiratori, le tecno- dalla giurisprudenza9.
logie dell’ingegneria genetica e del gene editing. Negli Stati Uniti risale al 1914 la prima sen-
Ma solo dal 31 gennaio 2018 è in vigore in Italia tenza (giudice B. Cardozo) in materia (caso
la legge in materia di consenso informato e di
disposizioni anticipate di trattamento (Legge 8 La legge di ratifica all’articolo 3 prevedeva che il
22 dicembre 2017, n. 219), una legge lungamente governo adottasse entro sei mesi “uno o più decreti
legislativi recanti ulteriori disposizioni occorrenti
attesa, che ha avuto un difficile percorso, e che è per l’adattamento dell’ordinamento giuridico italiano
venuta a colmare una lacuna nell’ordinamento ai principi e alle norme della Convenzione”, ma tali
giuridico italiano, dando certezza a principi con- decreti non sono mai usciti, e la procedura di ratifica
solidati a livello internazionale e giurispruden- non è mai stata perfezionata, quindi formalmente la
ziale nel corso degli ultimi decenni. Convenzione di Oviedo non è diritto valido nel nostro
Paese, ma i suoi principi sono stati spesso richiamati
Già all’indomani del processo di Norimber- dalla giurisprudenza, rendendola “diritto vivente”.
ga, il Codice omonimo (1946) aveva sancito il 9 Cfr. G. Cricenti, I giudici e la bioetica. Casi e questioni,
principio che nessun intervento medico può Roma, 2017.
Schloendorf): un chirurgo, avendo eseguito come persona e in particolare nella propria in-
un’operazione senza il consenso del pazien- tegrità fisica e psichica”, e conclude: “la regola
te, fu ritenuto colpevole per aver commesso di fondo in questa materia è costituita dall’au-
una violenza personale in base al principio tonomia e dalla responsabilità del medico, che,
che “ogni essere umano adulto e capace ha il sempre con in consenso del paziente, opera le
diritto di determinare cosa debba essere fat- scelte professionali basandosi sullo stato delle
to sul suo corpo ed un chirurgo che effettua conoscenze a disposizione”.
un intervento senza il consenso del paziente Tali sentenze anticipano quella del 2008
commette un’aggressione per la quale è per- (n. 438 del 23 dicembre) che fornisce la più
seguibile per danni”. compiuta definizione di consenso informato,
In Italia fin dal 1967 la Corte di Cassazione laddove recita: “il consenso informato, inteso
(sentenza n. 1945 del 25 luglio 1967) aveva af- quale espressione della consapevole adesione
fermato che “fuori dei casi di intervento neces- al trattamento sanitario proposto dal medico,
sario il medico nell’esercizio della professione si configura quale vero e proprio diritto del-
non può, senza valido consenso del paziente, la persona e trova fondamento nei principi
sottoporre costui ad alcun trattamento medi- espressi nell’art. 2 della Costituzione (…) e ne-
co-chirurgico suscettibile di porre in grave pe- gli artt. 13 e 32”: esso svolge “funzione di sin-
ricolo la vita e l’incolumità fisica”. tesi di due diritti fondamentali della persona:
Ma solo a partire dagli anni ’90 si assiste quello all’autodeterminazione e quello alla
a un salto di qualità nella valorizzazione del salute, in quanto, se è vero che ogni individuo
principio del consenso informato in ambito ha il diritto di essere curato, egli ha, altresì, il
medico-chirurgico: la pronuncia della Cassa- diritto di ricevere le opportune informazioni
zione sul “caso Massimo” (Cassazione Penale, in ordine alla natura e ai possibili sviluppi del
sezione V, 21 aprile 1992) consacra il consenso percorso terapeutico cui può essere sottopo-
informato non solo quale fondamento della sto, nonché delle eventuali terapie alternative;
relazione medico-paziente, ma come vero e informazioni che devono essere le più esau-
proprio requisito di legittimità dell’atto chi- rienti possibili, proprio al fine di garantire la
rurgico. Di pochi anni successiva è la senten- libera e consapevole scelta da parte del pazien-
za della Corte Costituzionale (n. 238 del 27 te e, quindi, la sua stessa libertà personale (...)”.
giugno 1996) che afferma che, salvo espressa Anche il codice deontologico dell’ordine dei
previsione di legge, nessuno può subire un medici a partire da quello del 1998 (non a caso
intervento sanitario non voluto (nel caso, un l’anno seguente alla Convenzione di Oviedo) è
prelievo ematico coattivo a fini processuali), chiarissimo nel condizionare l’attività medi-
essendo in gioco “un diritto inviolabile, quello ca alla volontà del paziente. Il codice del 2014
della libertà personale, rientrante tra i valori attualmente in vigore (con due modifiche del
supremi, quale indefettibile nucleo essenziale 2016), dispone: “Il medico non intraprende né
dell’individuo, non diversamente dal contiguo prosegue in procedure diagnostiche e/o inter-
e connesso diritto alla vita ed alla integrità fi- venti terapeutici senza la preliminare acqui-
sica”. Nel 2000, con la Sentenza n. 232, la Corte sizione del consenso informato o in presenza
ha sottolineato che l’art. 2 della Costituzione di dissenso informato”, e aggiunge: “Il medico
tutela l’integrità della sfera personale e la liber- (...) ispira la propria condotta al rispetto della
tà di autodeterminazione. Nel 2002 ha ribadi- dignità e della qualità di vita del paziente”.
to che ogni pratica terapeutica, anche con rife- Significativamente, la Legge 219 si apre ri-
rimento ai trattamenti imposti per legge come chiamando proprio gli artt. 2, 13, 32 della Costi-
obbligatori a tutela della salute pubblica, “si tuzione e gli artt. 1, 2 e 3 della Carta dei Diritti
pone all’incrocio tra due diritti fondamentali Fondamentali dell’Unione Europea e qualifica
della persona malata, quello di essere curato il consenso informato come momento di in-
efficacemente secondo i canoni della scienza contro tra “l’autonomia decisionale del pazien-
e dell’arte medica e quello ad essere rispettato te e la competenza, l’autonomia professionale
tà11 – consentendo libere scelte dove prima esi- nificazione condivisa delle cure. A differenza
stevano situazioni necessitate. delle disposizioni anticipate di trattamen-
Il primo esempio di regolamentazione giu- to, che vengono redatte “in previsione di un
ridica della materia risale al 1976 con il califor- eventuale futura incapacità di autodetermi-
niano “Natural Death Act”, entrato in vigore narsi”, la pianificazione condivisa delle cure
nel 1977 e preso a modello da molti stati ame- si dà quando il paziente è già affetto da una
ricani negli anni in cui le corti si trovavano patologia cronica e invalidante, “caratteriz-
ad affrontare casi famosi, come il caso Karen zata da una inarrestabile evoluzione con
Quinlan (1976), il caso Nancy Cruzan (1990), il prognosi infausta”. Tale paziente deve essere
caso Terri Schiavo (2005)12. adeguatamente informato sull’evolversi della
In Europa il tema è presente nella norma- patologia in atto e su quanto può realistica-
tiva sovranazionale a partire dalla già citata mente attendersi in termini di qualità della
Convenzione di Oviedo, che all’art. 9 recita: “i vita e, conseguentemente, esprimere i propri
desideri precedentemente espressi a propo- intendimenti per il futuro, compresa l’even-
sito di un intervento medico da parte di un tuale indicazione di un fiduciario.
paziente che non è in grado di esprimere la Molto importante il richiamo che la legge
sua volontà saranno tenuti in considerazio- fa alle cure palliative (art. 2): nessun abban-
ne”. Formula prudente ma chiara. Nel 2012 il dono terapeutico per chi rifiuta o revoca il
Consiglio d’Europa, con l’esplicito obiettivo consenso ai trattamenti sanitari indicati dai
di promuovere il testamento biologico, ha medici – come qualcuno paventa –, perché
emanato una risoluzione (n. 1859, “Difesa la legge prevede che debba essere garantita
dei diritti umani e della dignità tenendo in “un’appropriata terapia del dolore” e “l’eroga-
considerazione le volontà precedentemente zione delle cure palliative ai sensi della legge
espresse dai pazienti”) nella quale gli Stati 38 del 15 marzo 2010”. Inoltre, “in presenza di
Membri vengono sollecitati a emanare leggi sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari,
per rispondere a situazioni in relazione ad in- il medico può ricorrere alla sedazione pallia-
terventi medici in cui il paziente non è più in tiva profonda continua in associazione con la
grado di esprimere la sua volontà. terapia del dolore”.
In Italia la prima proposta in materia presen- Nel suo insieme la Legge 219 rappresenta un
tata in Parlamento risale al 1985, quando il socia- esempio di diritto “aperto e leggero”, secondo
lista Loris Fortuna, padre del referendum sul di- la definizione di Stefano Rodotà14: leggera come
vorzio, propose di avviare “un processo dialettico è di imposizioni e aperta alle scelte individua-
e culturale nel Parlamento e nel Paese sulla que- li. Non è infatti una legge di divieti, non fissa
stione della dignità della vita nel suo momento obblighi, ma lascia alle persone la libertà di
terminale”. A fronte di un certo immobilismo del decidere sulla base delle proprie convinzioni
Parlamento13, sono stati i giudici ad affrontare il personali, in coerenza con il principio di laicità
problema, in particolare in quello che può essere dello Stato, quale emerge dagli artt. 2, 3, 7, 8, 19
definito il leading case della giurisprudenza italia- e 20 della Costituzione, che “implica – come ha
na di fine vita, vale a dire il caso Englaro. affermato la Corte Costituzionale nella famo-
Il terzo momento della relazione di cura sa sentenza n. 203 del 1989 – non indifferenza
che la Legge 219 individua all’art. 5 è la pia- dello Stato di fronte alle religioni, ma garanzia
dello Stato della salvaguardia della libertà di re-
11 Cfr. S. Rodotà, Tecnologie e diritti, Bologna, 1995. ligione in regime di pluralismo culturale”.
12 G. E. Pence, Comas: Karen Quinlan, Nancy Cruzan,
and Terri Schiavo, in Medical Ethics: Accounts of Ground-
Breaking Cases, New York, 2011, cap. 2, pp. 23 ss.
13 Per una ricostruzione delle diverse proposte di legge
sul tema dagli anni ’80 ad oggi rinvio a D. Carusi, Tentativi
di legiferare in materia di testamento biologico. Contributo a 14 Cfr. S. Rodotà, La vita e le regole. Tra diritto e non
un dibattito da rianimare, Torino, 2016. diritto, Milano, 2006, p. 58.
desiderabile protagonismo degli organi so- nei processi decisionali, pare – in molti casi –
vrannazionali nella difesa delle libertà1. lasciare spazio all’irriflessività delle emozioni3.
Pertanto, l’avvenire dei diritti non può essere pre-
detto matematicamente. Ciò significa forse che
2. potremmo affermare che come scienziati so-
ciali – non solo quando pensiamo ai diritti – ci
Le seguenti riflessioni, probabilmente, muoviamo un po’ “alla cieca”? Forse.
hanno più a che fare con la realtà attuale dei D’altro canto, parlando dell’avvenire dei di-
diritti che con il loro futuro. Ciò non dovrebbe ritti con significato prospettico conviene non
costituire un grande problema, giacché la real- confondere le proposte normative con previ-
tà attuale dei diritti determina senza dubbio il sioni su ciò che succederà. Ciò significhereb-
loro futuro. In ogni caso, è opportuno ricono- be confondere il dover essere con l’essere. E la
scere le difficoltà in cui ci si imbatte pensando distinzione tra il prescrittivo e il descrittivo
al futuro dei diritti. Esse hanno a che fare con continua ad essere importante, in particolare
caratteristiche consustanziali al discorso dei nell’analisi del diritto.
diritti, da una parte, e con una determinata in- Tuttavia, come ho segnalato poc’anzi, vi è
terpretazione della storia dei diritti, dall’altra. un’altra difficoltà, che ha a che fare con una
Quando si tratta di pensare al futuro dei di- determinata interpretazione della storia dei
ritti, la prima cosa da sottolineare è l’impossi- diritti. La storia dei diritti, infatti, presenta
bilità di fungere da indovini. diverse caratteristiche: è incompiuta, senza
È difficile sapere quale sarà il futuro dei dirit- fine4, e non è unidirezionale.
ti. Questa difficoltà, in realtà, non è espressio- La storia dei diritti è incompiuta perché le
ne di un problema di incapacità da parte nostra circostanze rispetto alle quali si rivendicano i
(incapacità della quale ci si potrebbe accusare diritti si trasformano continuamente. Tale tra-
se invece di dedicarci alla Filosofia del diritto ci sformazione implica una continua evoluzione
dedicassimo a formulare previsioni sulle leggi degli argomenti a favore dei diritti, così come
della natura), bensì ha a che fare con la “mate- evolvono le modalità di aggressione dei dirit-
ria” con la quale lavoriamo: la società, il compor- ti. È senza fine perché, in realtà, non può che
tamento umano. Come ha ricordato Kelsen, la essere così. Pensare alla fine della storia dei
regolazione dell’attività umana rientra nell’am- diritti implicherebbe riconoscere l’inutilità
bito della libertà, non della causalità necessa- degli argomenti morali sottesi ai diritti perché
ria2. Ciò significa che in quest’ambito l’avvenire, dimostrati essere senza valore o carattere tra-
il futuro dei diritti, sarà determinato non solo scendente, oppure riconoscere l’inutilità degli
dalla ragione, bensì anche dalle passioni, dalle stessi perché i diritti hanno trionfato. Si sono
emozioni e dagli interessi. Sono questi i fattori materializzate le condizioni di giustizia perse-
scatenanti delle decisioni e dei comportamenti guite dai diritti, che hanno appunto trionfato,
umani; sono i fattori che soggiacciono all’osser- e non esiste più una realtà contro la quale lot-
vanza/inosservanza delle norme da parte dei tare. Si tratterebbe, cioè, di una situazione pa-
destinatari delle stesse. Ricordare ciò è ancora ragonabile a quella immaginata da Cervantes,
più necessario in un momento in cui il ruolo che nel passaggio che si riporta pare quasi un
della ragione nella gestione dei gruppi sociali, precursore del Rousseau del Discorso sull’origi-
1 Cfr. P. Calamandrei, L’avvenire dei diritti di libertà, intr. di Enzo ne della disuguaglianza tra gli uomini, e anche
di Salvatore, Giulianova, 2018. Peraltro, non è superfluo del Marx della Critica al programma di Gotha,
rivendicare il pensiero di Calamandrei in contesti, come
quelli italiano e spagnolo, in cui nell’attualità si disprezza 3 Cfr. M. Arias Maldonado, La democracia sentimental.
il valore della legalità quando si tratta presumibilmente Política y emociones en el siglo XXI, Barcelona, 2016.
di garantire la libertà o la sicurezza (cfr. Id., Non c’è libertà 4 Cfr. J. De Lucas, Algunos elementos básicos de la «cultura
senza legalità [1944], Roma-Bari, 2013). de los derechos humanos». ¿Por qué los derechos humanos?,
2 Cfr. H. Kelsen, Causality and Imputation, in “Ethics”, LXI in “Studia Historica. Historia contemporánea”, XXXVI
(1959), n. 1, pp. 1-11. (2018), pp. 25-34.
quando immaginava le fonti traboccanti del- ro del discorso di legittimazione della tortura6.
la ricchezza collettiva, dove non ha più senso Pertanto, dovremmo essere cauti quando si
parlare di diritto e di giustizia: tratta di identificare e descrivere con chiarez-
«Dichosa edad y siglos dichosos aquellos a za le linee o le direzioni di sviluppo futuro dei
quien los antiguos pusieron nombre de dora- diritti. In questo senso, la via d’uscita presup-
dos, […] porque entonces los que en ella vivían pone collocarsi in una prospettiva normativa
ignoraban estas dos palabras de tuyo y mío. Eran o prescrittiva.
en aquella santa edad todas las cosas comunes:
a nadie le era necesario para alcanzar su ordi-
nario sustento tomar otro trabajo que alzar la 3.
mano y alcanzarle de las robustas encinas, que
liberalmente les estaban convidando con su Dunque, per riflettere su alcuni elementi che
dulce y sazonado fruto. (…): Todo era paz enton- possono condizionare l’avvenire dei diritti, pren-
ces, todo amistad, todo concordia. (…). No había derò come primo riferimento alcuni contributi
la fraude, el engaño ni la malicia mezclándose recenti che analizzano la situazione attuale e le
con la verdad y llaneza. La justicia se estaba en sfide dei diritti. In uno di questi, Rafael de Asís
sus propios términos, sin que la osasen turbar ha segnalato che i diritti nell’attualità devono
ni ofender los del favor y los del interese, que far fronte a determinate sfide, alcune delle qua-
tanto ahora la menoscaban, turban y persiguen. li rimangono all’interno della stessa teoria dei
La ley del encaje aún no se había sentado en el diritti, e altre all’esterno7. Così, in prospettiva
entendimiento del juez, porque entonces no interna, ci troviamo di fronte alla questione
había qué juzgar ni quién fuese juzgado»5. relativa a chi debba essere il garante dei diritti
(il giudice o il legislatore), con il problema della
Dunque, quando assisteremo al trionfo dei tensione tra libertà e sicurezza e della risposta
diritti e alla totale trasformazione della realtà penale più adeguata a proteggere e garantire i
grazie alla loro forza, assisteremo anche alla diritti, e con la percezione dell’etica dei diritti
fine della storia dei diritti. Non ci sarà nulla come etica occidentale o eurocentrica. Senza
per cui lottare. Avremo vinto. Perciò i diritti dubbio, ci troviamo di fronte a questioni che
avranno perso la loro forza trasformatrice e il costituiscono problemi centrali della teoria dei
loro potenziale utopico. diritti nell’attualità. Il futuro della teoria dei di-
Tuttavia, la storia dei diritti non è unidire- ritti (e la pratica dei diritti) dipenderà da come
zionale. Con ciò si vuole dire che nel divenire affronteremo questi problemi e dalle proposte
dei diritti si possono evidenziare progressi e che si presenteranno a tal riguardo.
regressioni. La storia dei diritti ha poco di pa- In prospettiva esterna, ci troviamo di fronte
cifico. È la storia di gloriose conquiste morali e a questioni che, con origine sociale, economica,
anche di crimini e massacri. Non consiste nel culturale o tecnologica, senza dubbio incidono
racconto di un processo chiaro e uniforme. In- sul discorso dei diritti: il fenomeno migratorio
dipendentemente da che tale storia possa in- e le nuove tecnologie. D’altra parte, María José
terpretarsi alla luce di una determinata filoso- González Ordovás ha proposto di pensare alla
fia della storia vincolata all’idea di progresso, “solitudine dei diritti”8. Così, i diritti si trove-
ciò che è certo è che possiamo identificare di- 6 Cfr. M. La Torre, M. Lalatta Costerbosa, Legalizare la
namiche regressive che ci riportano, in alcuni tortura? Ascesa e declino dello Stato di diritto, Bologna, 2013;
casi, a contesti pre-illuministi. Pensiamo, per M. Lalatta Costerbosa, Il silenzio della tortura. Contro un
esempio, a tutto ciò che porta con sé il recupe- crimine estremo, Roma, 2016.
7 Cfr. R. de Asís Roig, Nuevas dimensiones del discurso
de los derechos humanos, in “Studia Historica. Historia
5 M. de Cervantes, Don Quijote de la Mancha, Edición contemporánea”, XXXVI (2018), pp. 117-130.
del Instituto Cervantes 1605-2005, diretta da Francisco 8 Cfr. M. J. González Ordovás, La soledad de los derechos
Rico, Galaxia Gutemberg-Círculo de Lectores, 2004, en el marco jurídico de la globalización, in “Derechos y
Primera Parte, capítulo XI, pp. 133-135. Libertades” (in corso di stampa).
rebbero in questo momento in una situazio- «pochi concetti sono così frequentemente
ne di solitudine (nella quale non si sa bene se invocati nella discussione politica contempo-
quello di diritti sia un concetto “eroe” o “nemi- ranea come i diritti; vi è qualcosa di profonda-
co”) che si caratterizza a partire da determina- mente attrattivo nell’idea per cui ogni perso-
te circostanze. Da un lato, una certa “usura dei na, ovunque nel mondo, indipendentemente
materiali”, motivata dal fatto che assistiamo ad dalla sua cittadinanza o dalla legislazione ter-
un divario tra la costruzione teorica dei diritti ritoriale, ha alcuni diritti fondamentali, che gli
e il mezzo (sociale, politico, culturale) nel quale altri devono rispettare»10.
essi sono chiamati a materializzarsi: la velocità Credo che questa affermazione, con la qua-
di trasformazione dei diritti dimostrerebbe la le d’altro canto vi sono molte ragioni per con-
difficoltà che essi incontrano quando si trat- cordare, sia oggi contestata. E la contestazione
ta di adeguarsi alla realtà. Inoltre, assistiamo include sia componenti teoriche sia pratiche
anche a una certa trasformazione nel modo (relative alla mancanza di efficacia delle conse-
di intendere il diritto e le sue strategie, dove guenze di tale idea). È vero che quello dei di-
pare che la negoziazione e la contrattualizza- ritti umani, come ha ricordato Baldassare Pa-
zione (che acquistano un significato specifico store, è “uno dei temi costitutivi e riassuntivi
nell’ambito della globalizzazione) sono sempre dell’esperienza giuridica della modernità”11.
più rilevanti. Peraltro, la solitudine sarebbe de- Tale posizione centrale implica l’accettazio-
terminata “da un certo modo di pensare post- ne di tre affermazioni (alle quali ha fatto rife-
moderno in virtù del quale ogni desiderio pare rimento anche Pastore): a) l’affermazione del-
essere fondamento sufficiente per convertirsi la considerazione: ogni persona vale allo stesso
in un diritto soggettivo”9. modo e questa uguaglianza costituisce la base
A ciò dovrebbero aggiungersi due ultime del valore morale di ognuno e il fondamento
circostanze. Una ha a che fare con lo scenario dell’esigenza di stabilire condizioni necessarie
internazionale: uno scenario in cui gli Stati affinché tutti possano, nelle medesime condi-
sono tenacemente riluttanti a rinunciare alle zioni, avere l’opportunità di realizzare una vita
attribuzioni di sovranità e in cui concorrono dignitosa; b) l’affermazione della minaccia stan-
anche nuovi attori, identificati con corporazio- dard: ci sono comportamenti (azioni od omis-
ni e imprese transnazionali in cui l’impegno sioni) dei quali le persone possono essere sog-
per i diritti è spesso facilmente descrivibile. getti passivi e che compromettono seriamente
L’altra ha a che fare con le difficoltà che incon- le loro opportunità di vivere una vita dignitosa;
triamo quando trattiamo dell’idea di univer- c) l’affermazione riferita alla risposta istituziona-
salità; idea spesso negata e che altre volte, pur le: ci sono istituzioni e pratiche sociali, accetta-
non negata, presenta molte difficoltà in rela- bili dal punto di vista morale, che presentano
zione all’identificazione del suo contenuto. un’evidente capacità di ridurre le minacce stan-
Dunque, se ricordo questi due esempi è per dard12. Credo che queste affermazioni debbano
sottolineare la moltitudine di questioni che si far fronte ad alcune sfide.
pongono, o che si possono porre, quando pen-
siamo all’avvenire dei diritti (sia in senso descritti- a) La prima affermazione, riferita alla pro-
vo sia in senso prescrittivo). È evidente che non pria considerazione degli esseri umani, implica
posso affrontarle tutte in questa sede. Pertanto, una determinata concezione del “noi” (non
mi scuso per il necessario esercizio selettivo. tratterò, in questa sede, di ciò che riguarda il
postumanesimo o la giustizia intergenera-
10 A. Sen, Elements of a Theory of Human Rights, in
4.
“Philosophy and Public Affairs”, Fall 2004, 32:4, p. 315.
11 B. Pastore, Decisioni, argomenti, controlli. Diritto positivo
Partirò da una famosa affermazione di e filosofia del dirit , Torino, 2015, p. 137.
Amartya Sen: 12 Cfr. A. Buchanan, Diritti umani: i limiti del ragionamento
9 Ibidem. filosofi , in “Ragion Pratica”, XXXII (2009), pp. 46-47.
zionale). Disporre di un’idea di comunità è tazioni culturali, sono soggetti di diritto indi-
indispensabile per poter parlare di diritti e af- vidualizzabili, ciò che si converte in un nuovo
finché i valori che li ispirano (si pensi all’ugua- imperativo di protezione integrale e rispetto
glianza e alla solidarietà) possano dimostrare da parte degli Stati e delle società”. Successi-
le loro esigenze. La comunità, in particolare, vamente, la Corte Suprema colombiana, nella
costituisce l’ambito in cui entra in azione il STC 4260-2018, ha riconosciuto esplicitamen-
discorso morale. E la questione è che l’identi- te l’Amazzonia colombiana come “soggetto di
ficazione di tale comunità, che sarebbe “la co- diritti”; ha riconosciuto che “l’ambito di pro-
munità dei diritti”, nell’attualità non è chiara tezione dei precetti fondamentali è costitu-
(o non sembra così chiara come in passato)13; ito da ogni persona, ma anche dall’«altro». Il
l’identificazione del “noi” deve far fronte ai se- «prossimo è alterità»; la sua essenza, le altre
colari problemi di discriminazione tra esseri persone che abitano il pianeta, includendo an-
umani. Ma tale identificazione dipende anche che le altre specie animali e vegetali. A partire
dalla decisione se la comunità sia solo una co- da ciò, ha affermato l’esistenza di un “dovere
munità umana. Si potrebbe pensare che, tradi- di solidarietà diretta con la natura”. Occor-
zionalmente, la vocazione espansiva dell’etica re ricordare che in altri casi si è riconosciuto
implicasse una maggior estensione e intensità l’habeas corpus degli animali (un “orso dagli
delle rivendicazioni morali. Ma oggi sembra occhiali” – Tremarctos ornatus – nella sentenza
che tale espansione significhi superare i limi- della Corte Costituzionale colombiana del 26
ti dell’umano, cosicché il problema non è solo luglio del 2017; uno scimpanzé in una senten-
quello della riformulazione dei limiti umani, za di un tribunale di Mendoza, Argentina, del
ma anche quello di sapere se ciò che è umano 3 novembre del 2016), che erano stati prelevati
possa ancora considerarsi l’ambito del diritto da riserve naturali e messi in uno zoo.
e dei diritti14. Effettivamente, tale idea viene Ci troviamo, cioè, di fronte a decisioni giu-
messa in discussione quando si affrontano diziarie che vanno oltre l’affermazione del
determinati problemi giuridici e le loro conse- principio di precauzione nella difesa dell’am-
guenze nell’ambito della robotica e dell’intelli- biente o del riconoscimento dell’importanza
genza artificiale15; ma anche quando si sostiene di determinate condizioni ecologiche per il
l’attribuzione esplicita di diritti agli animali16. mantenimento della vita attuale e futura nel
Non si tratta della posizione kantiana che re- pianeta. Al contrario, suppongono un am-
clama doveri di umanità rispetto agli animali e pliamento dell’ambito morale, del concetto di
agli esseri inanimati17, bensì di riconoscimenti “noi” implicito nell’idea di comunità. E anche
espliciti di diritti. Pensiamo ad alcuni esem- una profonda trasformazione delle strutture
pi latinoamericani. Nella sentenza T-622 del giuridiche, come conseguenza dell’amplia-
2016, la Corte Costituzionale colombiana ha mento degli ambiti dei quali è possibile predi-
riconosciuto che i fiumi (in questo caso il fiu- care la soggettività giuridica.
me Atrato che presentava gravi problemi di in- Probabilmente non è superfluo ricordare
quinamento), “trattandosi di un’entità vivente l’avvertimento di Roberto Bin in un libro re-
composta da molte forme di vita e rappresen- cente in cui fa riferimento ai nuovi diritti rela-
13 Cfr. L. Hierro, ¿Quién tiene derechos humanos?, in tivi allo sviluppo scientifico e tecnologico, che
“Teoría y Derecho”, XIII (2013), pp. 65-83. mi pare pienamente pertinente al tema di cui
14 Cfr. F. H. Llano Alonso, Homo excelsior. Los límites ético- si tratta, quando parla del “rischio di perdere il
jurídicos del transhumanismo, Valencia, 2018. patrimonio analitico che ha da sempre accom-
15 Cfr. R. de Asís Roig, Una mirada a la robótica desde los pagnato lo studio teorico dei diritti”18.
derechos humanos, Madrid, 2015.
16 Cfr. J. L. Rey Pérez, Los derechos de los animales en serio, b) Quanto alla seconda affermazione, quella
Madrid, 2018.
relativa alla minaccia standard, si afferma che vi
17 Cfr. Kant, Lecciones de ética, intr. e note di R. Rodríguez
Aramayo, trad. di R. Rodríguez Aramayo y C. Roldán
sono comportamenti che compromettono le
Panadero, Madrid, 2002, p. 290. 18 R. Bin, Critica della teoria dei diritti, Milano, 2018, p. 57.
giudizi espressi in termini di lecito e illecito, zare l’interessante questione relativa alla do-
di valido e invalido, di ammissibile e inaccet- manda se la postmodernità giuridica di cui
tabile che concorrono ad organizzare la nostra parla Grossi sia maggiormente espressione
vita sociale”21. In ciò la questione è quella di di un desideratum che di una fedele descrizio-
sapere se vi siano alternative al diritto in ter- ne della realtà. In ogni caso, ciò che mi inte-
mini di efficacia sociale. È vero che l’efficacia ressa segnalare è che, evidentemente, tale
sociale non è l’unico criterio in accordo al qua- configurazione postmoderna del diritto ha
le occorre valutare i sistemi di gestione socia- conseguenze (o, almeno, pare averle) in rela-
le. Occorre tenere in considerazione anche la zione al futuro dei diritti.
correttezza materiale di tali sistemi. Ma nelle In diversi scritti, ma penso in particolare
società post-secolarizzate delle quali parla Ha- al suggestivo Ritorno al diritto, Grossi – un
bermas, e plurali, l’accordo sulla correttezza è autore con il quale, come ha ricordato Giulia
più difficilmente raggiungibile. Pertanto, ha Labriola, il filosofo del diritto deve misurarsi
senso sollevare la questione, come fa lo stesso presto o tardi23 – ha rivendicato un ritorno al
Habermas, del ruolo della legalità nell’afferma- diritto a partire da una crisi sia delle fonti sia
zione della legittimità22. della loro sistematizzazione rigidamente ge-
Dunque, come segnalo, la questione non è rarchica; crisi che, allo stesso tempo, implica
tanto quella di sottoporre a revisione l’idea di una crisi dello Stato come produttore esclusi-
diritto, e la sua funzione sociale, bensì quella vo della legge24. Questo ritorno al diritto im-
di un determinato modello di diritto e la sua plica in realtà “riscoprire [...] la complessità
capacità operativa. È risaputo che Paolo Grossi del diritto: un ordine giuridico complesso,
ha sollevato la questione facendo riferimento dove la fonte autoritaria della legge è solo uno
ad un cambio di paradigma, che si produce nel dei molti canali di produzione giuridica”25.
superamento di una modernità che preconizzò Grossi rivendica un ritorno al diritto “dove
un assolutismo giuridico da parte di una post- hanno un ruolo non esiguo legislatore e leg-
modernità propria di un’epoca di pluralismo in ge, però accanto a consuetudini, riflessioni
cui si assiste ad una proliferazione di fonti, in dottrinali, sentenze di giudici, prassi, tut-
cui la piramide è sostituita dalla rete, e in cui to nel segno di un arricchente pluralismo
pare che i principi che ci permettevano di com- giuridico”26. Ciò significa che ci troviamo di
prendere la fisionomia dell’ambito giuridico, fronte ad un’apertura delle fonti del diritto
per esempio il principio di gerarchia, non svol- che, ovviamente, include anche la giurispru-
gano più il ruolo che hanno sempre svolto. La denza. A tal proposito, mi sia permesso un
questione se il disegno istituzionale ottimale inciso per segnalare che occorrerebbe vedere
in relazione ai diritti possa rinunciare al prin- se la versione “moderna” del diritto (in ter-
cipio di gerarchia è particolarmente rilevante. mini di Grossi) implichi necessariamente la
Teniamo in considerazione che l’ambito dei negazione del fatto che la giurisprudenza sia
diritti è particolarmente sensibile in relazione una fonte del diritto. Credo che una teoria del
alla morfologia del sistema giuridico, dunque diritto attenta alle implicazioni normative
occorre cercare un alto grado di determinazio- della relazione tra diritto e potere, da un lato,
ne, per quanto possibile, non solo nel ricono- e capace di superare il paradigma dell’iden-
scimento dei diritti, bensì anche nell’istituzio- tificazione rousseauviana della legge, come
ne di meccanismi di garanzia e di strategie di paradigma normativo, come norma genera-
istituzione e di esigenza di responsabilità. le e astratta, dall’altro lato, sia in condizione
Prima di continuare, desidero segnalare
23 Cfr. G. M. Labriola, Pluralismo giuridico, in G. M.
che non mi è possibile in questa sede analiz- Labriola (a cura di), Ri-trovare il diritto: Paolo Grossi alle
origini delle organizzazioni sociali, Napoli, 2018, p. 62.
21 R. Bin, Critica della teoria dei diritti, cit., p. 22.
24 Cfr. P. Grossi, Ritorno al diritto, Roma-Bari, 2015, p. IX.
22 Cfr. J. Habermas, Come può la legittimità fondarsi sulla
legalità?, in Id., Morale, Diritto, Politica, a cura di L. Ceppa, 25 P. Grossi, Ritorno al diritto, cit., p. X.
Torino, 1992, pp. 5-41. 26 P. Grossi, Ritorno al diritto, cit., p. 69.
javofil@der-pu.uc3m.es
Alessandro Serpe
delle parole che designano diritti individuali particolare, è una radice vitale. Per Bentham,
un suo riferimento privilegiato: rifuggendo da l’unità primaria di significato non è la parola,
definizioni ontologiche, molti autori di area bensì l’enunciato (sentence). Le singole parole
scandinava definiscono le parole del e nel di- “diritto”, “proprietà”, “immunità”, “privilegio”,
ritto con costante riferimento ai fatti. Con l’in- sono entità fittizie (fictitious entities), assurdità
dividuazione d’una sorta di ‘terza via’ essi, da sui trampoli (nonsense upon stilts), termini a cui
un lato, superano la logica sostanzialista che non corrispondendo entità reali sono prive di
tenta di considerare i diritti soggettivi al di so- significato (meaningless). L’unico modo affin-
pra ed indipendenti dal diritto oggettivo, qua- ché siffatti termini acquisiscano significato è
li “attributi” propri del “soggetto di diritto” e, tradurre gli enunciati in cui compaiono in altri
dall’altro, si tengono in cauta distanza da ogni enunciati contenenti termini riferibili ad enti-
concezione secondo cui il diritto oggettivo sa- tà reali per il tramite del metodo della parafrasi
rebbe un prius rispetto al diritto soggettivo, di (method of paraphrasis). Il metodo della para-
modo che il valore e l’esistenza dei diritti sog- frasi consiste, per Bentham, nella traduzione
gettivi siano da tenersi quali suoi “predicati”. ‘riduzionistica’ dell’enunciato in cui compare
La scuola scandinava riconduce i diritti sog- l’espressione fittizia, vale a dire l’espressione
gettivi entro i loro limiti reali, i confini della riferita ad una entità fittizia. In particolare, l’e-
mera fattualità. L’idea di “real definition ”, defi- spressione è collocata all’interno di in un enun-
nizioni tali da penetrare l’essenza dell’oggetto ciato che si assume essere, sì, equivalente, ma
da definire, scivola inevitabilmente nella me- contenente termini reali. Il metodo si svolge
tafisica, e non si presenta come uno strumento dapprima ‘traducendo’ gli enunciati contenen-
utile. «Chiamare la coda di una mucca, gamba ti “diritti” (fictitious entities) in termini di enun-
– così scriveva non senza sarcasmo il filosofo ciati circa termini di “dovere” ed “obblighi”
Torkel Opshal – non rende la coda una gam- corrispondenti; successivamente, ‘traducendo’
ba!». La favola norvegese della moglie di un gli enunciati contenenti termini di “diritti” e
agricoltore che insistentemente usava le pa- “obblighi” in enunciati contenenti minacce di
role in un senso opposto a quello convenzio- punizione o, di dolori e di piaceri (real entities) –
nalmente diffuso, tanto che il marito, persa la considerato che il dolore, l’opposto del piacere,
pazienza, la affogò nel fiume, suona come un è, per Bentham, lo scopo finale da massimizza-
monito contro le conseguenze pratiche allora re all’interno di una comunità. Si consideri il
ci si opponga alla maggioranza degli usi lin- seguente esempio: a) Tizio ha il diritto di fare
guistici e ben spiega il bisogno ingenuo di cre- A; b) Se Tizio vanta un beneficio nel fare A, allo-
dere nell’esistenza di “true or real definition ”1. ra Caio ha il dovere/obbligo di fare B; c) Se Caio
Per molti scandinavi, le analisi semantiche non adempie il dovere/obbligo di fare B, allora
dei concetti giuridici, tra i quali il diritto sog- Caio è soggetto ad una sanzione dolorosa (pain-
gettivo, hanno offerto, a partire dalla metà del ful sanction) per violazione del dovere B.
Novecento, un notevole contributo alla chia- Il metodo della parafrasi è stato indispensa-
rificazione del linguaggio e del ragionamento bile per gli sviluppi fregeani e russelliani in lo-
giuridico: esaminare le funzioni delle proposi- gica moderna e filosofia analitica2. Anche Hart,
zioni giuridiche e delle loro relazioni logiche,
invece che cercare di capire il significato delle 2 Sul metodo della parafrasi, si vedano: J. Bentham,
singole parole giuridiche, costituisce una ne- A comment on the Commentaries and a Fragment on
Government, London 1977; J. Bentham, Chrestomathia,
cessaria valvola di accesso alla comprensione. Oxford 1983. Sulla relazione fra diritti e doveri nel
Di certo non è essa una questione peculia- pensiero di Bentham, si vedano: J. De Sousa e Brito, Falsas
re dell’area culturale scandinava: la teoria ana- e verdadeiras alternativas na teoria da justiça, in J. Figueiredo
litica di Bentham, il metodo della parafrasi in Dias, J.J. Gomes Canotilho, J. de Faria Costa (a cura di), Ars
Iudicandi. Estudos em homenagem ao Prof. Doutor António
1 T. Opsahl, An inquiry into the meaning and function of Castanheira Neves, I, Coimbra, 2008, pp. 289-334; H.L.A.
legal definition , in T. Opshal (a cura di), Law and Equality: Hart, Essays on Bentham: Studies in Jurisprudence and
Selected articles on human rights, Oslo, 1996, p. 660. Political Theory, Oxford 1982, pp. 162-193.
sulla scia di Bentham, avrebbe, poi, affermato un membro di tale tribù diventi Tû Tû allorché
che le parole non vanno mai considerate nella avesse violato certi tabù, come l’imbattersi di
loro ‘isolata’ particolarità, ma nel loro esser par- un uomo nella propria suocera, o l’uccisione di
ti di una frase. Così Hart scriveva di Bentham: un animale totemico) in cui il termine Tû Tû,
«He said we must never take these words alo- in sé, non ha alcun riferimento semantico, così
ne, but consider whole sentences in which they anche nel linguaggio giuridico: il termine “di-
play their characteristics role […]». E, sulla ne- ritto soggettivo”, in sé, non ha alcun senso. Tû Tû
cessità d’un principio à la Bentham – «the be- e “diritto soggettivo” acquisiscono un referente
ginning of wisdom in this matter» – tale da semantico solo attraverso la combinazione del-
verificare le condizioni per cui una asserzione le frasi in cui essi compaiono. Sebbene “hallow
contenente un legal term possa esser detta vera, words”, siffatti termini svolgono un’importante
lamentava che il monito benthamiano fosse funzione in quanto “systematic tools of presenta-
stato «largely disregarded and jurists have con- tion”: il termine “diritto soggettivo” realizza il
tinued to hammer away at single words»3. solo obiettivo di facilitare la sistematizzazione
Per Hart il termine legal right può essere spie- delle norme giuridiche, correlando fatti giuridi-
gato solo attraverso il suo uso all’interno d’un ci a conseguenze giuridiche5.
enunciato completo, vale a dire solo collocando In realtà, l’affascinante e sorprendente so-
il singolo termine entro un contesto linguisti- luzione di Ross si poneva – quanto egli ne
co-sociale. Un enunciato del tipo “Tizio ha un fosse stato consapevole – in svolgimento di
diritto” non è altro che la conclusione di un ra- riflessioni non nuove in area scandinava. La
gionamento pratico le cui premesse sono che: a) prima di esse fu quella dello svedese Per Olaf
un sistema giuridico esiste; 2) un altro soggetto Ekelöf. In un saggio del 1945 Ekelöf, utilizzan-
è obbligato a compiere un’azione o ad astenersi do il metodo della sostituzione, era giunto alla
dal porre in essere una azione; 3) il diritto con- conclusione secondo cui i termini che si riferi-
ferisce una scelta a Tizio o ad un altro soggetto scono ai diritti designano un complesso di “le-
autorizzato ad agire in nome e per conto suo in gal consequences” e di “legal facts” (creative and
modo tale che Caio faccia o si astenga dal porre extinguishing)6. Non meno significativa fu la
in essere una determinata azione4. riflessione di un altro svedese, Ivar Strahl: ap-
plicando il metodo delle “combined inferences”
egli aveva finito col sostenere che il termine
2 La Scandinavian Jurisprudence “legal right” indicasse, nelle deduzioni, sempre
un complesso di “legal facts” (e non, parimenti,
Gli approcci funzionalisti di Bentham ed di “legal consequences”)7. Parzialmente in linea
Hart quanto a definizione dei legal terms ha con le tesi di Strahl si sarebbe, poi, posta la teo-
molto in comune con la tradizione filosofico- ria del “regresso ai fatti giuridici” dello svedese
giuridica scandinava. Ross aveva sostenuto, Anders Wedberg: per ogni singola situazione
per parte sua, che dire dell’esistenza di termini di “diritto soggettivo” (ad esempio, “proprie-
quali “diritto soggettivo”, “proprietà”, estirpati tà”) è possibile tracciare “linee di origine” tali
dalle proposizioni in cui sono presenti, fosse da giungere ad una situazione originaria, si-
un non senso trascendentale. Tû Tû, il saggio del tuazione definibile senza l’utilizzo del termi-
1957 dedicato al concetto di “legal right” è molto
noto. Come nell’ambito del linguaggio mistico 5 A. Ross, “Tû Tû”, in O.A. Borum, K. Illum ( a cura di),
(la tribù Noît Kif ha una credenza per la quale Festskrift til Henry Ussing, Copenhagen, 1951, pp. 468-484.
Anche in “Scandinavian Studies in Law”, I, (1957), pp.
3 Ivi, pp. 37, 38. Cfr. anche H.L.A. Hart, Essays in 137-153 e in “Harvard Law Review”, 70, 5, (1956/1957),
jurisprudence and philosophy, Oxford 1983, p. 26. pp. 812-825.
4 H.L.A. Hart, Definition and Theory in Jurisprudence, 6 P. O. Ekelöf, Juridisk sluteledning och terminologi, in
in “Law Quarterly Review”, 70, 1, 1954, pp. 37-60. Sul “Tidsskrift for Rettsvitenskap”, (1945), pp. 211-272.
punto, anche: N. MacCormick, H.L.A. Hart, Stanford, 7 I. Strahl, Till frågan om rättighetsbegreppet, in “Tidsskrift
2008, pp. 113 sgg. for Rettsvitenskap”, (1946), pp. 204-210.
ne giuridico “diritto soggettivo”8. Forse ancora Non può destare sorpresa l’accusa molto di
più che con Ekelöf con Wedberg, s’intravedo- frequente mossa nei confronti dei realisti di
no, più limpidamente, i profili propriamente questa scuola di avere fortemente diminuito
fattuali del diritto soggettivo. il livello di protezione e tutela dei diritti in-
Ad ogni modo, prima ancora e a monte di dividuali. La asserita negazione dell’esistenza
Ross (e, poi, Olivecrona, tra i più noti espo- “sostanziale” di diritti e doveri, il sostenere che
nenti del realismo di scuola svedese), con i i diritti e i doveri non fossero altro che oggetti-
contributi di Ekelöf, Strahl e Wedberg, la cul- vazioni di sentimenti di piacere o di dispiacere
tura giuridica scandinava si apriva all’analisi avrebbe, a parere di alcuni, e, tra questi, lo sve-
del linguaggio: i diritti soggettivi devono pre- dese J.W.F. Sundberg, comportato una riduzio-
starsi ad un’analisi che prescinda dall’indivi- ne della difesa degli stessi diritti e dei doveri
duo assunto quale soggetto del diritto. I di- in termini giuridici. Se i diritti e i doveri non
ritti soggettivi non sono da pensare né come sono che strumenti di cui si serve la “machi-
poteri della volontà del soggetto, né come forze nery of law” per indirizzare i comportamenti
ideali, né come interessi trasformati dall’ordi- dei consociati, vorrà quanto meno dire che i
namento giuridico in un potere, né, ancora, termini giuridici non preesistono in alcuna
come prodotto della protezione giuridica o forma o modo alla positività del diritto. Da ciò
quale vantaggio creato dal diritto oggettivo. Il Sundberg faceva seguire che il potere e la forza
diritto soggettivo non può nemmeno appa- finissero col diventare gli unici motori capaci
rire sotto vesti ingenuamente “antropomor- di trascinare, straziare e porre alla corde, quale
fiche”, vale a dire, esso non può coincidere che sia diritto individuale10.
ontologicamente con il concetto primitivo A mio avviso è lecito affermare che le teorie
di “persona”, di “uomo”, ossia di soggetto di realistiche, disgregando antiche verità come
diritti. In altre parole, il soggetto, secondo la quella che il diritto positivo serva alla prote-
Scandinavian Jurisprudence, non è il necessario zione dei diritti individuali, sono di certo tali
punto di appoggio dei diritti soggettivi o l’es- da suscitare equivoci e perplessità. Ma, chie-
senziale punto di collegamento dei rapporti diamoci: il non cognitivismo etico, la posizio-
giuridici. Il diritto soggettivo risulta, così, ne filosofica che non ‘crede’ nell’esistenza di
svuotato da ogni valore di definizione ed è re- un dover essere proprio perché non ammette la
stituito al nudo dominio della fattualità. Die- possibilità di conoscere i valori etici – posizio-
tro i “legal rights terms” non vi è nulla di reale, ne che chiaramente sottende l’approccio rea-
di concreto, di effettivo, se non il modo cui lista – conduce inevitabilmente nei vicoli bui
essi sono formulati, impiegati, usati9. del diniego di “pratiche” dei diritti? Con altre
Questo è notevole a mio avviso e merita di parole: il nihilismo teorico dei valori11 met-
esser segnalato: tolto l’“ingombro” di quanto
era di certa derivazione continentale, l’approc- 10 J.W.F. Sundberg, L’irrealismo scandinavo, in “Materiali
per una storia della cultura giuridica”, 1, (1984), pp.
cio scandinavo per un verso saltava o “dribbla- 171-189; Sul punto, anche: S. Castignone, A proposito
va” quanto a monte del “diritto soggettivo”, po- dell’irrealismo scandinavo, in “Materiali per una storia
liticità e valori, e, per un altro, si guadagnava della cultura giuridica”, XIV, (1984), n. 2, pp. 471-473.
strumenti più duttili e versatili per una atten- 11 Uso il termine “nihilismo” e non “nichilismo” perché
zione pragmatica ed operativa verso i cosid- vardenihilsm è un’espressione che si fa risalire ad una
detti “diritti dell’uomo”. recensione scritta nel 1931 da John Landquist, umanista,
giornalista e responsabile, dagli inizi degli anni Venti
per circa un decennio, della sezione politica e culturale
8 A. Wedberg, Some problems in the logical analysis of legal del noto quotidiano svedese Aftonbladet. Il termine
science, in “Theoria”, (1951), pp. 246-275. värdenihilism fu usato in senso spregiativo. Sul punto,
9 Sulla ‘nudità’ del diritto soggettivo secondo la rinvio al mio: Giù dalla torre d’avorio. Ross difensore della
prospettiva scandinava, in un confronto tra Ekelöf, democrazia nel dibattito danese degli anni del dopoguerra, in
Strahl, Wedberg, Ross, Olivecrona, Eckhoff e Sundby, “Rivista di Filosofia del diritto”, VI, (2017), n. 2, p. 300. Sul
rinvio al mio: O despojamento do direito subjectivo, in punto, cfr. J. Strang (a cura di), Why ‘Nordic Democracy’?
“Scientia Ivridica”, LXVIII, (2019), pp. 29-48. The Scandinavian value nihilists and the crisis of democracy,
tendo in discussione talune vecchie verità del ri professata a Uppsala, concezione colpevole, ai
pensiero filosofico, giuridico e morale, condu- suoi occhi, di non aver tratto conseguenze prati-
ce inesorabilmente al nihilismo pratico dei va- che dalle premesse teoriche.
lori, vale a dire, significa di per sé il professare Contro il Debat si levò, impietosa, la penna di
indifferenza nei confronti dei valori ed incita- Ross. Nella sua feroce recensione Ross accusava
re, in ragione di ciò a condotte riprovevoli? Geiger di aver frainteso gli assunti fondamentali
Last but not least: il nihilismo teorico dei va- del nihilismo teorico hägerströmiano, e di esse-
lori si integra e si compie necessariamente nel re incappato nell’erronea conclusione secondo
nihilismo pratico in modo tale che quest’ulti- cui il nihilismo teorico dei valori conducesse
mo, quello pratico, non è che la conseguenza al nihilismo pratico, vale a dire al disfacimen-
inevitabile di quello teorico, oppure l’identi- to di tutti gli atteggiamenti morali. Non meno
ficazione di nihilismo dei valori e nihilismo assurda, ai suoi occhi, era stata la credenza
pratico è solo un grosso malinteso in cui molti geigeriana per cui i sostenitori del nihilismo
autori sarebbero caduti? teorico hägerströmiano fossero individui ‘im-
morali’ dalle condotte deliberatamente votate
al puro senso dell’utilità13.
3 Nihilismi a confronto. Geiger vs. Ross Con parole come queste Ross apriva la sua
feroce disanima contro Geiger, studioso della
Per dar conto alla ricchezza delle suggestio- filosofia di Uppsala:
ni che queste domande sollevano, ho pensato
fosse interessante ripercorrere le linee teori- «Il Professore Geiger […] ha avuto la buona
che e le tensioni critiche che due autori scandi- idea di profittare del suo soggiorno forzato in
navi, Alf Ross e Theodor Geiger, tennero coin- Svezia per studiare la filosofia del diritto e del-
volte in alcune significative pagine della loro la morale della Scuola di Uppsala. Meno buona
produzione. Vediamole più da vicino. è stata invece l’idea di pubblicare i frutti del
Per via delle sue convinzioni antinaziste, suo studio in un libro con il suddetto titolo.
Geiger fu costretto ad emigrare in Danimar- Sarebbe stata da considerarsi una vera impre-
ca nel 1933. Dal 1938 al 1940 Geiger ottenne sa riuscire ad un sociologo di incunearsi nel
la cattedra di sociologia presso la Università modo di ragionare della filosofia uppsalense
di Aarhus divenendo il primo professore or- con cotanto rendimento al punto da essere in
dinario di sociologia in Danimarca. Nel 1943, grado di offrire un contributo fruttuoso al di-
a seguito dell’occupazione nazista della Dani- battito sui concetti giuridici e morali. Bisogna
marca, egli dovette rifugiarsi in Svezia dove dire che purtroppo Geiger non ci è riuscito14».
rimase per tre anni, insegnando a Stoccolma,
Lund ed Uppsala. Nel 1945 fece ritorno ad Ho premura di sottolineare un paio di que-
Aarhus, riprese la sua cattedra di sociologia, e stioni che mi paiono essenziali quanto a nihi-
diede alle stampe Debat med Uppsala om moral lismo teorico e nihilismo pratico dei valori, per
og ret; l’anno successivo, le Vorstudien zu einar un breve confronto tra Ross e il Geiger del Debat.
Soziologie des Rechts videro la luce12. Particolar- La prima. Ad avviso di Ross Geiger aveva
mente significativo ai fini della questione che male interpretato la tesi fondamentale della fi-
qui ho sollevato è il Debat med Uppsala, lavoro di losofia morale di Uppsala: le espressioni su va-
filosofia morale e giuridica le cui dense pagine 13 Sul dibattito tra Ross e Geiger, e, più in generale,
non possono non essere lette fuori dal contesto sui rapporti tra Ross e la sociologia del diritto di area
delle critiche di Geiger alla concezione dei valo- scandinava, rinvio a: A. Serpe, Dardi di fuoco contro la
sociologia del diritto. Geiger, Aubert, Goldschmidt nel mirino
in J. Kurunmäki, J. Strang, Rethorics of Nordic Democracy, di Alf Ross, in “Sociologia del diritto”, XLVI, (2019), n.2.
Helsinki, 2010, p. 84, n. 8. pp. 7- 42.
12 Una breve biografia di Geiger è offerta da: T. Agersnap, 14 A. Ross, Sociolog som Retsfilosof. Theodor Geiger: Debat
Theodor Geiger: Pioneer of Sociology in Denmark, in “Acta med Uppsala om moral og ret, Lund 1946. 247 Sider, in
Sociologica”, (2000), pp. 325-330. “Juristen”, (1946), p. 259.
lori e doveri sono illusorie (illusoriske). Geiger zioni su qualcosa – ma quel qualcosa è a mio
– così Ross – pareva avesse ragionato a questo avviso ed ad avviso dei nihilisti dei valori frut-
modo: le rappresentazioni dei valori così come to dell’immaginazione (fantasifoster)17».
quelle su un “centauro”, hanno contenuto de-
terminato ma, in senso logico, un significato Detto altrimenti: per un filosofo dei valo-
ed un oggetto che non trovano di fatto corri- ri (o per un moralista), i valori sono dei dati
spondenza nella realtà. Così come le asserzio- con loro oggetto determinato, e le asserzioni
ni riguardanti il “centauro” – asserzioni dal sui valori sono, di conseguenza, asserzioni su
contenuto determinato ma, dal punto di visto qualcosa. Per Geiger e per i “veri” nihilisti te-
logico, prive di corrispondenza nella realtà – orici, i valori sono frutto dell’immaginazione,
sono “illusorie”, quindi non vere (usande), così mere illusioni, mentre le asserzioni sui valo-
anche le asserzioni su valori (værdiudsagn). In ri sono asserzioni con struttura logica (logiske
altre parole, entrambe le asserzioni, secondo il struktur) e intenzione assertiva (udsagnsinten-
Geiger interpretato da Ross, non possono dir- tion). Tuttavia, proprio perché tali asserzioni
si vere (usande): non si danno nella realtà cen- hanno ad oggetto una illusione, esse sono, per
tauri né valori. In reazione al ‘presunto’ frain- Geiger, teoricamente illegittime (teoretiske ille-
tendimento di Geiger Ross fermava la tesi gittime udsagn)18.
madre di Hägerström: mentre le asserzioni Non diverso nella sostanza è quanto Gei-
sul centauro – asserzioni dal contenuto deter- ger avrebbe affermato nelle Vorstudien, 1947, a
minato e, dal punto di visto logico, provviste proposito del “dio Pan”. Anche il dio Pan, come
di significato – sono da dirsi false, quelle sui il “centauro” è una sovrastruttura mitico-reli-
valori sono, per parte loro, prive sia di oggetto giosa di un rapporto emotivo. Pur rifuggendo
che di significato. Da ciò non segue, ad avviso da critica teorica, il dio Pan non è tuttavia una
di Ross, che le asserzioni sui valori siano false: mera illusione: illusoria è, piuttosto, l’oggetti-
esse non sono né vere né false, proprio perché vazione del rapporto emotivo nella figura del
esulano dal campo in cui i predicati del vero e dio Pan. Questo esempio serviva a Geiger a
del falso possano significativamente applicar- marcare la sottile, ma decisiva, differenza tra
si15. Da ciò – ecco la seconda questione – non valutazioni primarie e giudizi di valore. Le valuta-
segue affatto che il nihilismo pratico sia una zioni primarie sono prive di senso teorico, fat-
derivazione logica di quello teorico. tualità psichiche alogiche, reazioni emotive. I
Forse, più che dei fraintendimenti in cui, ad giudizi di valore sono, per parte loro, logicizza-
avviso di Ross, Geiger era incappato nello stu- zioni apparenti di fattualità psichiche alogiche
dio della filosofia di Uppsala, si potrebbe ben intese dal parlante come asserzioni teoriche
dire dei travisamenti in cui Ross fosse rovino- volte a fungere da giustificazione teorica delle
samente inciampato nella lettura del Debat. valutazioni primarie. Anche se i giudizi di va-
Ma questo è un altro tema16. lore sono giudizi autentici descriventi le valu-
L’argomento di Geiger è molto più sottile tazioni primarie (il parlante crede che i valori
di quanto Ross ne fosse stato o avesse voluto ineriscano alle azioni), essi sono falsi, non in
essere consapevole. Così Geiger scriveva nella quanto assurdi teorici (anzi, essi sono enun-
sua defensio: ciazioni oggettive teoriche intese come tali dal
parlante) ma perché sono asserzioni su realtà
«I filosofi dei valori proferiscono enunciati inesistenti: i valori19.
sui valori come oggetti logici. Il valore ai loro
occhi è un datum. Per loro non si può asserire 17 T. Geiger, Svar til Professor Alf Ross, in “Juristen”, (1946),
p. 316.
che le asserzioni sui valori vertano su niente.
Essi le intendono, in senso logico, come asser- 18 Ibidem. Cfr. anche: T. Geiger, Debat med Uppsala om
moral og ret, Lund, 1946, pp. 11-17.
15 Ivi, p. 262. 19 T. Geiger, Studi preliminari per una sociologia del diritto,
16 Sul punto, rinvio a: A. Serpe, Dardi di fuoco contro la Sesto San Giovanni, 2018, pp. 339-345. Sul nihilismo
sociologia del diritto, cit., pp. 8-12. pratico dei valori, si veda anche: T. Geiger, Società di massa
Inoltre, da una attenta lettura del Debat non la, mostrando come, e in qual misura, il nihi-
si rilevano luoghi o momenti in cui Geiger ab- lismo pratico non può essere che l’inevitabile
bia sostenuto che la professione di nihilismo conseguenza di quello teorico.
teorico dei valori conduca ad un indifferenti- Da un punto di vista metaetico il “bene” è,
smo morale, o, peggio, a pratiche ‘negative’ di per Geiger, una chimera: se, dunque, si può
valori: il nihilismo dei valori si limita al piano fare a meno dei valori «così come in una casa
teorico e non mira a sgombrare l’illusione del- si può fare delle nappe e delle suppellettili di
la morale. Quest’ultimo è un punto, ai nostri epoca vittoriana», 21 allora sarà necessario trar-
fini particolarmente interessante. re da ciò conclusioni pratiche. Colui che, in
In verità, nel Debat Geiger aveva finito col nome del nihilismo teorico, si fa ‘criticamente
tracciare una linea di unione tra sentimen- illuminato’, dovrà astenersi dall’esprimere giu-
ti, abitudini e rappresentazioni morali. A suo dizi di valore – atteggiamenti emotivi quanto a
avviso, il piacere o la ripugnanza sono sentiti valori – e, non meno, dal riconoscere, pratican-
emotivamente e possono essere rafforzati in doli, la superiorità di criteri o valori morali. Es-
abitudini, abitudini che, a loro volta, possono sere autenticamente nihilista vuol significare,
persistere alle stesse rappresentazioni mora- per Geiger, assumere un atteggiamento votato
li che le avevano promosse. Molteplici sono, alla consapevolezza dell’interdipendenza so-
per Geiger, i meccanismi di ordine sociale che ciale e alla sobria disciplina intellettuale. Solo
spiegano il nostro agire pratico. Mi sia con- scoprendo frodi e propagande – sovrastruttu-
cessa una lunga citazione dal Debat per dare re ideologiche camuffate da verità oggettive
la giusta misura della sua riflessione riguardo che ingannano coloro cui l’illuminismo critico
all’interplay di sentimenti, abitudini e rappre- non abbia aperto gli occhi – si riuscirà ad im-
sentazioni morali: munizzare l’individuo nel suo ruolo passivo
contro le ideologie, e, non meno, ad abituarlo
È noto ad esempio che la dissoluzione della «a rinunciare nel suo ruolo attivo ad offusca-
rappresentazione di vecchi tabù non abolisce re ideologicamente i propri punti di vista»22.
sempre e nemmeno immediatamente la corri- Il sobrio esercizio di intellettualizzazione del
spondente abitudine all’azione. Ci sono ebrei cittadino contro ideologie, populismi e mas-
non ortodossi che ripugnano la carne mentre sificazione, costituisce, per Geiger, la base esi-
la riluttanza alla carne di cavallo è ancora diffu- stenziale della democrazia: la democrazia è, sì,
sa fra i popoli germanici. Ma ciò non prova che libertà di opinione, rappresentanza e compe-
la rappresentazione morale continua a vivere tenza ma, prima e a monte, disciplinamento.
dopo che il tabù religioso si sia dissolto per il- Anche per Ross, nelle sue mille pagine, la
luminazione o per il sopraggiungere di un altro democrazia è rappresentanza e competenza:
credo, ma solo che uno schema di azione può ‘democrazia’ è una forma di Stato, un metodo
essere mantenuto anche successivamente alla procedurale incardinato sul principio di rap-
perdita della sua significanza morale. La rilut- presentanza e su quello della maggioranza. Sin
tanza alla carne di cavallo non si fonda più su già dal luglio del 1945, all’indomani della libe-
una valutazione morale. La carne di cavallo ci ri- razione della Danimarca delle truppe tedesche,
pugna perché non siamo abituati a mangiarla20. Ross – coinvolgendosi in un appassionato di-
battito che corse su quotidiani e riviste quanto
Con argomenti come questi – e in tutt’altra alla tenuta e alla consistenza della democrazia
direzione rispetto a quella imputatagli da Ross – si era impegnato in esercizi teorici di difesa
– si potrebbe ben dire che Geiger si fosse impe- della democrazia contro autarchie e dittature.
gnato nel portare a compimento il progetto di La forte vocazione di democrazia fu senza dub-
illuminismo professato dalla scuola di Uppsa-
21 T. Geiger, Studi preliminari di sociologia del diritto, cit.,
e democrazia, in T. Geiger, Saggi sulla società industriale, p. 349.
Torino, 1970, pp. 551-559. 22 T. Geiger, Società di massa e democrazia, cit., p. 563. Sul
20 T. Geiger, Debat med Uppsala, cit., pp. 37, 38. tema, ancora, pp. 560-571, 601-621.
bio confermata dal suo lavoro del 1946, Hvorfor L’inesausto e sempre vivo interesse ros-
Demokrati?, lavoro dapprima destinato ad un siano volto alla promozione dei valori della
pubblico scandinavo, e, successivamente, tra- democrazia, della eguaglianza, della libertà
dotto in lingua inglese allo scopo di esplicare e della giustizia si svolge lungo un asse che
l’intenzione di comunicare all’audience ame- tiene separate teoria e pratica dei valori. Da
ricano, a fronte dell’angusta alternativa, comu- una prospettiva teorica fondata sugli assunti
nismo e capitalismo, il fatto che «i democratici del non cognitivismo etico hägerströmiano è
socialisti nel nostro paese – così scriveva Ross possibile rilevare che i valori, sfuggendo, in
– fossero più democratici dei socialisti»23. quanto stati emozionali, ad una conoscenza
In poche battute, per Ross, ‘democrazia’ è: razionale o ad una razionale dimostrazione
1) un metodo per la risoluzione pacifica dei non sono né veri né falsi; ma il professare
conflitti incardinato sul principio di maggio- l’“inesistenza” teorica dei valori non compor-
ranza e rappresentanza; ta affatto, per Ross, il disfacimento di tutte le
2) una forma di governo in cui il potere stata- convinzioni e pratiche morali.
le appartiene al popolo, laddove “popolo” non è Quasi a riprova della non correlazione tra
la quintessenza di tutti gli atti di autorità pub- nihilismo teorico e nihilismo pratico dei va-
blica, atti che sono esercitati dal parlamento, lori, Ross non ebbe alcuna reticenza nel so-
dal governo, dalle forze dell’ordine, dai giudici. stenere pubblicamente il programma di ri-
Il popolo è detentore, certo, della sovranità, ma forma economica del dopoguerra contenuto
decisivo è, per la democrazia, il suo mandato. nel manifesto politico Fremtidens Danmark
Tuttavia, ‘democrazia’ presuppone una ide- (La Danimarca del futuro), programma che, ai
ologia, ossia un consenso circa i valori fon- suoi occhi, teneva uniti gli obiettivi socialisti,
damentali perché possa funzionare. La con- eguaglianza e libertà economiche, con le tra-
dizione affinché il singolo riconosca come dizionali libertà democratiche ‘nordiche’: «Il
giuridiche le decisioni prese dalla maggio- socialismo connesso alla democrazia è il fine
ranza e ad esse intenda piegarsi sta nel senti- – scriveva in un saggio del 1945 – la socialde-
mento di coesione che lo lega ai membri del mocrazia è la strada»26.
gruppo. Nei saggi politici del 1945 e del 1946, Siamo con Ross, in profili di scienza che non
rispettivamente, Kommunismen og Demokratiet escludono ogni attitudine di stampo politico,
e Socialismen och Demokratin “democrazia” è in- anzi: ciò che Ross aveva negato “filosoficamen-
tesa chiaramente da Ross quale “compromesso” te” restituendolo al dominio della fattualità (va-
e, a un tempo, quale “condivisione” d’un retro- lori, diritti soggettivi, democrazia), pare essere
terra comune di valori24. poi stato “ammaestrato” in pubblici esercizi di
Quest’ultimo punto è particolarmente inte- politica. Il nihilismo teorico dei valori professa-
ressante ai fini del rapporto tra nihilismo teo- to da Ross è scollato da quello pratico.
rico dei valori e nihilismo pratico: il retroterra
condiviso di valori fondamentali. Per Ross la
democrazia è un merger di rappresentanza po- 4 Un avvenire per i nihilismi?
litica e compromesso secondo il metodo mag-
gioritario, sul presupposto della condivisione È qui lecito chiedersi se davvero si «può
di uno scrigno di valori25. essere – riprendendo le parole di Ross conte-
23 A. Ross, Why Democracy?, Cambridge-Massachusetts nute in un bel saggio del 1963 – convinti as-
1952, pp. v, vi. sertori della non obiettività della morale e dei
24 A. Ross, Il comunismo e la democrazia, trad. it. di A. valori ed al contempo essere impavidi alleati
Serpe, in A. Ross, Democrazia, potere e diritto. Contributi
al dibattito odierno, Torino, 2016, pp. 123-147; A. Ross, Il ‘comunità nordica di valori’, rinvio a: A. Serpe, Giù dalla
socialismo e la democrazia, trad. it. di A. Serpe, in A. Ross, torre di avorio? cit., pp. 297-302; A. Serpe, Introduzione, in
Democrazia, potere e diritto, cit., pp. 149-164. A. Ross, Il pensiero filosofic e giuridico danese. Tra comunità
25 Il punto, qui, è particolarmente complesso: per un democrazia e diritto, Torino 2020, pp.175-197.
approfondimento sul concetto di ‘comunità di valori’ e 26 A. Ross, Il comunismo e la democrazia, cit., p. 147.
nella lotta contro il terrore, la corruzione e la una chimera, la ‘comunione di valori’ una illu-
inumanità»?27. sione31.
Per Geiger, come si è visto, negare riconosci- Che la rossiana ‘comunità di valori’ guida-
mento scientifico ai valori vuol significare aste- ta dalle competenze scientifico-razionali di
nersi dall’esprimere giudizi e dal promuovere esperti e tecnologi rinvii ad una commistione
valori: l’esigenza del nihilismo teorico dei valori di scienza e politica, è annotazione che non
non può non integrarsi compiendosi in quello può essere trascurata. Riesce agli esperti e ai
pratico. Il nihilista teorico criticamente illumi- tecnologi sociali di essere realmente immuni
nato avrà da confinarsi in esercizi di pura demi- da premesse di valore? Anche quanto a Gei-
stificazione dei giudizi di valori. Se da un lato, ger, pare lecito chiedersi se e in qual misura
quanto al nesso di democrazia ed istruzione, il nihilista criticamente illuminato possa so-
illuminismo critico ed educazione, tra Geiger e briamente tenersi fuori dalla realtà vitale del
Ross si danno singolari comunanze di luoghi, le diritto e della politica, vale a dire da ciò che
cose vanno diversamente quanto a democrazia lo istituisce e lo realizza come ‘individuo’ en-
e comunità di valori. Per Ross, infatti, non si dà tro una comunità. La domanda è, al fondo, per
democrazia se non nei modi d’un credo28 in una entrambi, la medesima.
comunità di valori, quale adesione volontaria, Le lezioni di Ross e Geiger potrebbero suo-
spirituale e culturale ai punti di vista valoriali nare aliene al dibattito contemporaneo su de-
di un gruppo impartiti per il tramite dell’educa- mocrazia e diritti. È agevole convenire sul fatto
zione. Democrazia e comunità di valori costitu- che il rigido nihilismo pratico di Geiger risuo-
iscono, in Ross, l’armamentario concettuale per ni gli intenti di un lavoro che non può essere
il compimento politico del socialismo. Appar- inteso al di fuori del contesto storico dei tota-
tiene alla scienza, vale a dire alla guida scientifi- litarismi del primo Novecento, contesto in cui
ca e razionale dei tecnologi, la salvezza da arbi- due vocazioni opposte, nazismo e comunismo,
trarie commistioni di fatti e ideologie29. si contendevano il campo. Anche la commi-
Geiger avrebbe potuto senza dubbio rim- stione di scienza e politica in Ross risultereb-
proverare a Ross di non aver tratto adeguate be difficilmente comprensibile se non entro la
conseguenze pratiche dalla dissoluzione fi- logica più intima del suo pensiero. Ross visse
losofica dei valori. Il nihilista illuminato, per la medesima stagione dei ‘cognitivismi’, l’u-
Geiger, non escogita formule magiche, anzi no contro l’altro armato, ma la professione di
le demolisce. “Comunità di valori” non è altro nihilismo teorico non gli evitò l’attivismo po-
che «una illusione collettiva […] l’espressione litico propendente per la socialdemocrazia. Si
ideologica di una struttura sociale omogenea dirà: una cosa è la metaetica, un’altra è l’etica
e accentrata»30. “Comunità di valori”, “classe normativa.
sociale”, “nazione”, sono prodotti di una ide- Pare il caso di dire che la storia non abbia
ologia che va smascherata: l’idea di ‘valore’ è dato ragione a nessuno dei due: ai totalitarismi
Novecenteschi è seguita la rinascita del giusna-
27 A. Ross, Naturret contra Rettspositivisme. A propos turalismo, poi il costituzionalismo post-bellico,
“Naturrecht oder Recthspositivismus?” Heraus gegeben
e, poi, ancora, il Sessantotto; oggi populismi,
von Wermer maihofer. Herman Gentner Verlag. Bad
Homburg vor der Höhe, 1962, 644 ss, in “Tidsskrift for integralismi e fanatismi si diffondono sul web
Rettsvitenskap”, (1963), p. 520. con la velocità di un furetto32. Altro che sobrietà!
28 A. Ross, Credo, in Alf Ross, Democrazia, potere e diritto, 31 Su classe sociale, nazione e comunità di valori, cfr. T.
cit., pp. 113-119. Sul concetto di democrazia, si veda anche: Geiger, Società di massa e democrazia, cit., pp. 409-448,
A. Ross, Why Democracy?, Cambridge, Massachusetts, 449-480.
1952; A. Serpe, Introduzione, in A. Ross, Democrazia, potere
32 Sul punto, e sui rapporti tra realismo geigeriano e stato
e diritto, cit., p. v-xxxi; A. Serpe, À propos del Ross di Hvorfor
costituzionale, rinvio al lavoro critico di M. Barberis,
Demokrati?, in “i-lex”, 20, (2013), pp. 453-478.
Il fattore Delta. Il “realismo reale” di Theodor Geiger, in A.
29 A. Serpe, Giù dalla torre d’avorio?, cit., pp. 297-305. Febbrajo, C.E. Paliero, E. Fittipaldi, R. Mazzola (a cura di),
30 T. Geiger, Studi preliminari di sociologia del diritto, cit., L’eredità di Theodor Geiger. Geiger per le scienze giuridiche, in
p. 350. corso di pubblicazione.
di), Rethorics of Nordic Democracy, Helsinki, A. Serpe, Dardi di fuoco contro la sociologia del
2010, pp. 82-103. diritto. Geiger, Aubert, Goldschmidt nel mirino di
Alf Ross, in “Sociologia del diritto”, XLVI, (2019),
N. MacCormick, H.L.A. Hart, Stanford, 2008.
n. 2, pp. 7- 42.
T. Opsahl, An inquiry into the meaning and
A. Serpe, Il pensiero filosofic e giuridico danese.
function of legal definition , in T. Opshal (a cura
Tra comunità democrazia e diritto, Torino 2020.
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rights, Oslo, 1996, pp. 657-674. J.W.F. Sundberg, L’irrealismo scandinavo,
in “Materiali per una storia della cultura
A. Ross, Sociolog som Retsfilosof. Theodor
giuridica”, 1, (1984), pp. 171-189.
Geiger: Debat med Uppsala om moral og ret, Lund
1946. 247 Sider, in “Juristen”, (1946), pp. 259-269. I Strahl, Till frågan om rättighetsbegreppet,
in “Tidsskrift for Rettsvitenskap”, (1946), pp.
A. Ross, “Tû Tû”, in O.A. Borum, K. Illum (a 204-210.
cura di), Festskrift til Henry Ussing, Copenhagen,
1951, pp. 468-484. A. Wedberg, Some problems in the logical
analysis of legal science, in “Theoria”, (1951), pp.
A. Ross, Why Democracy?, Cambridge- 246-275.
Massachusetts 1952.
A. Ross, Naturret contra Rettspositivisme. A
propos “Naturrecht oder Recthspositivismus?”
Heraus gegeben von Wermer maihofer. Herman
Gentner Verlag. Bad Homburg vor der Höhe, 1962,
644 ss, in “Tidsskrift for Rettsvitenskap”,
(1963), pp. 497-525.
A. Ross, Credo, in Alf Ross, Democrazia, potere
e diritto. Contributi al dibattito odierno, trad. it. di
A. Serpe, Torino, 2016, cit., pp. 113-119.
A. Ross, Il comunismo e la democrazia, trad.
it. di A. Serpe, in A. Ross, Democrazia, potere e
diritto. Contributi al dibattito odierno, Torino,
2016, pp. 123-147.
A. Ross, Il socialismo e la democrazia, trad.
it. di A. Serpe, in A. Ross, Democrazia, potere e
diritto, Contributi al dibattito odierno, Torino,
2016, pp. 149-164.
A. Serpe, À propos del Ross di Hvorfor
Demokrati?, in “i-lex”, 20, (2013), pp. 453-478.
A. Serpe, Introduzione, in A. Ross, Democrazia,
potere e diritto. Contributi al dibattito odierno,
trad. it. di A. Serpe, Torino, 2016, p. v-xxxvi.
A. Serpe, Giù dalla torre d’avorio. Ross difensore
della democrazia nel dibattito danese degli anni del
dopoguerra, in “Rivista di Filosofia del diritto”,
VI, (2017), n. 2, pp. 293-314.
A. Serpe, O despojamento do direito subjectivo,
in “Scientia Ivridica”, LXVIII, (2019), pp. 29-48.
Marco Cossutta
Sommario: § 1. Sulla prospettiva dell’espe- Salvatore Satta, Pietro Piovani e Luigi Caiani,
rienza giuridica; § 2. Sulla complessità del- tratteggia l’indissolubilità tra diritto e pro-
la giurisprudenza; § 3. Sulla giurisprudenza cesso.
quale fonte del diritto. Un fondersi che inizia, come ebbe a rile-
vare il Suo Maestro, quando “c’è qualcuno
§ 1. Sulla prospettiva che chiede aiuto! […] Ma l’ordinamento di-
dell’esperienza giuridica mostra proprio in questi casi la sua sconcer-
tante insufficienza: tutto l’ordine normati-
I
“ l diritto è inseparabile, nel suo concetto e
nella sua struttura, dalla possibilità del pro-
cesso […]. Affermare la processualità del diritto
vo, tutto il sistema delle norme esiste, ma se
qualcuno chiede aiuto e lo invoca, la norma
fin tanto che sta generale ed alta sopra di lui,
(perché di questo esattamente si tratta) signi- non gli giova”2.
fica […] riconoscere che il diritto è in funzione Quella norma generale ed alta nel processo
della possibilità di controversie che debbono si tramuta in diritto, “in norma particolare
essere definite da un giudizio”1. adeguata al caso particolare”3.
Così Enrico Opocher sulla scorta del Suo
Maestro, Giuseppe Capograssi ed in paralle- 2 G. Capograssi, Intorno al processo (ricordando Giuseppe
lo con giuristi quali Flavio Lopez de Oñate, Chiovenda), ora in Opere, vol. IV, Milano, 1959 (ma
1938), p. 134.
1 E. Opocher, Lezioni di filosofi del diritto, Padova, 1983, p. 3 Id., Il problema della scienza del diritto, ora in Opere, vol.
293 (cfr. anche p. 296). II, Milano, 1959, p. 381 (ma1937).
In tale prospettiva4, il diritto si esplicita ridica, a cui alludeva Opocher richiamando vo-
definendosi nel processo; è pertanto l’attivi- lontà, fini azioni7; bilanciamento/mediazione
tà giurisprudenziale a determinare ed a far che avviene per tramite la giurisprudenza.
valere il diritto, nel senso che “i rapporti che Ciò a maggior ragione in un contesto socio-
costituiscono l’esperienza meta-giuridica [le politico – quale è quello attuale – informato da
volontà, i fini, le azioni], vengono, attraverso uno stato pluriclasse8 o democratico-plurali-
il diritto, fatti valere per quello che sono ef- sta9 che dir si voglia, ove vige “un ordinamento
fettivamente stati”5. giuridico fondato sul bilanciamento del prin-
Il processo è dunque il luogo ed il momento cipio di libertà positiva e quello di eguaglian-
in cui il diritto si sostanzia, luogo e momento za [che] porta inevitabilmente ad accrescere
ove anche le somme enunciazioni di principio, l’importanza della giustizia politica ed a rico-
quei Diritti umani che stanno generali ed alti noscere in via di principio un’interpretazione
sull’essere umano – sull’uomo comune, direb- attivistica del ruolo del giudice”10.
be Capograssi – ritrovano concretezza nei pic- In tal modo, sia pur implicitamente, Bal-
coli quotidiani accadimenti – illuminandoli. È dassarre riprende le osservazioni di Satta11,
la giurisprudenza che fa sì che il diritto abbia per il quale la giurisprudenza (intesa in senso
vigenza; al di fuori dell’attività giurispruden- stretto) non può venire correttamente intesa
ziale il diritto dorme nei Codici6, sonnecchia come mera attuazione delle legge, piuttosto
nei Trattati e nelle Dichiarazioni. quale ricerca della giustizia. La giurispruden-
A maggior ragione nel caso dei diritti rac- za si muove perciò in un’area, quella della
chiusi nelle Dichiarazioni, questi ritrovano nel giustizia, ben più vasta di quella della legge
processo, quindi nella giurisprudenza, la loro perché “la giustizia ricomprende in sé la leg-
esplicazione ed esplicitazione e ciò non tanto ge, che ne è un elemento o se si vuole un mo-
perché qui divengono giustiziabili, quanto per mento, ma lungi dall’esaurirla, sta rispetto ad
la ragione che qui si attua quel bilanciamento/ essa come la parte sta al tutto”12.
mediazione dei dati dell’esperienza meta-giu- Ricollegandosi a Capograssi, Satta anno-
4 Per un primo approccio alla prospettiva processuale ta: “essendo la legge astratta, è assolutamente
del diritto e segnatamente alla speculazione di impossibile (sul piano giuridico) parlare di
Giuseppe Capograssi, cfr., oltre al volume curato da giustizia per la legge, in quanto la giustizia si
F. Mercadante, Due Congressi su Giuseppe Capograssi.
realizza nel concreto, e ha un senso solo nel
L’individuo, lo stato, la storia. G. Capograssi nella storia
religiosa e letteraria del novecento, Milano, 1990, i lavori concreto”13. Una giustizia che si qualifica sì
di G. Zaccaria, Esperienza giuridica, dialettica e storia nel come riconoscimento della verità, ma “il dirit-
pensiero di Giuseppe Capograssi, Padova, 1976, e di U. to, in ciò umanissimo fra i valori, non ha pro-
Pagallo, Ambiguità dello stato sociale, Padova, 1990. Più in
generale sulla prospettiva dell’esperienza giuridica si
rimanda a Enrico Opocher, sub voce Esperienza giuridica, 7 Cfr. E. Opocher, Lezioni di filosofi del diritto, cit., pp.
in Enciclopedia del diritto; Id., La filosofi dell’esperienza 297-299.
giuridica, in La filosofi del diritto in Italia nel secolo XX. Atti 8 Cfr, in proposito gli studî in argomento di Massimo
dell’XI Congresso nazionale della Società italiana di filosofi Severo Giannini, da ultimo la monografia Il pubblico
giuridica e politica, Milano, 1976, Id., Lezioni di filosofi del potere. Stati e amministrazioni pubbliche, Bologna, 1986.
diritto), cit., pp. 231-237, Id., Riflessioni su diritto e processo Cfr. lo studio di Sabino Cassese, Lo «Stato pluriclasse» in
nella filosofi dell’esperienza giuridica di G. Capograssi, in Massimo Severo Giannini, in S. Cassese, G. Carcaterra, M.
Studi in onore di Angelo Falzea. I, Milano, 1991nonché D’Alberti, A. Bixia (a cura di), L’unità del diritto. Massimo
a R. Meneghelli, Riflessioni sul significato metafisico Severo Giannini e la teoria giuridica, Bologna, 1994.
dell’esperienza giuridica, in “Rivista internazionale di
9 Così A. Baldassarre, sub voce Diritti sociali in Enciclopedia
filosofia del diritto”, XXIX (1952), n. 4, pp. 425-444. Cfr.
giuridica Treccani.
altresì il volume collettaneo La filosofi dell’esperienza
comune di Giuseppe Capograssi, Napoli, 1976. 10 Ibidem, p. 10.
5 E. Opocher, Lezioni di filosofia del dirit , cit., 311. 11 S. Satta, sub voce Giurisdizione (nozioni generali), in
Enciclopedia del diritto.
6 La suggestione è indotta dalla riflessione crociana
sulla natura del diritto; cfr. B. Croce, Filosofia della pratica. 12 S. Satta, sub voce Giurisdizione, cit., pp. 220-221.
Economia ed etica, Bari, 19638 (ma 1908). 13 Ibidem.
prio alcuna verità metafisica da scoprire”14. presenti, questi ultimi, attraverso i luoghi co-
Come sottolinea Opocher, che rifiuta una muni18 che permettono il dispiegarsi dialettico
concezione trascendente della giustizia, si del processo di risoluzione giuridica19.
tratta delle piccole, quotidiane verità degli Il processo non può svolgersi senza che la
accadimenti, legate alle vicende degli esse- giurisprudenza intrecci (ecco il plexum, da cui
ri umani, alle loro storie, in qualche modo a al complesso) sistemi normativi fra loro diffe-
quell’esperienza meta-giuridica che attraverso renti sia per fonte, che per contenuto: dispo-
il processo informa il diritto. In tal modo il di- sizioni legislative e regole morali (nel senso
ritto si manifesta “in tutte le sue impurità”15. di mores/costumi) in modo da tramutare la ge-
È all’interno di questo quadro concettua- nerale ed alta disposizione in una norma atta a
le che possiamo comprendere l’affermazione rendere giustizia nel caso controverso20.
opocheriana che specifica il carattere del di- Il processo di ordinamento non si attua at-
ritto all’interno della prospettiva processuale: traverso l’applicazione di una regola pre-posta
questi “ha un carattere strumentale: ciò che fa al caso controverso, ma, all’incontrario, ricer-
valere non appartiene alla sfera giuridica”16. cando – con prudenza – proprio a partire dal
18 I luoghi comuni (éndoxa), per riprendere le parole di
Enrico Berti, controllano la corrispondenza delle asserzioni
§ 2. Sulla complessità “al contesto storico, o culturale, o linguistico in cui tutti si
della giurisprudenza muovono e che condiziona ogni argomentazione”, Nuovi
studi sulla struttura logica del discorso filosofi , Padova, 1984,
369-370. Per una utile ricognizione delle traduzioni del
Posta la questione in tali termini possiamo sostantivo éndoxon si rimanda a G. M. Azzoni, Éndoxa e fonti
riconoscere come l’attività giurisprudenziale ap- del diritto, in F. A. Ferrari – M. Manzin (a cura di), La retorica
pare – ai tempi nostri – quale attività complessa. fra scienza e professione legale. Questioni di metodo, Milano,
Una complessità che – con prudenza – deve 2004 Nel richiamare i luoghi comuni quale polo su cui
ruota l’attività argomentativa delle parti non va sottaciuto
essere districata per far emergere il diritto sul-
il fatto che gli stessi possono a-problematicamente
la cosa controversa. Al di là dell’intricato gine- venire assunti in un contesto culturale omogeneo; ben
praio richiamato dalla (orami lontana) senten- più problematico appare invece il loro utilizzo in ambiti
za n. 364 del 1988 della Corte costituzionale, societari pluralisti, ove convivono sistemi culturali e
il garbuglio ben si evidenzia nel processo che, valoriali non omogenei e non (facilmente) mediabili
attraverso minimi comuni determinatori. In questi ambiti
per la prospettiva sopra richiamata, non si fon-
ancor più ardua e complessa appare l’opera di una
da su nulla di certo (né l’azione da giudicare, giurisprudenza che non voglia ammantarsi di relativismo.
né la regola con cui valutarla17). 19 Cfr. in tema, sempre all’interno d’una prospettiva
Il tutto, infatti, si determina attraverso il processuale del diritto, F. Gentile, La controversia alle
dire ed il contraddire di coloro i quali sono par- radici dell’esperienza giuridica, in P. Perlingieri (a cura
tecipi al processo di risoluzione giuridica. Per di), Soggetti e norma individuo e società, Napoli, 1987
inciso, l’essere partecipi non implica di per sé la e F. Cavalla, Il controllo razionale tra logica, dialettica e
retorica, in M. Basciu (a cura di), Diritto penale, controllo
potestà di partecipare all’evento, che è propria di razionalità e garanzie del cittadino. Atti del XX Congresso
ai soli attore, convento e giudice, ma si esten- Nazionale della Società Italiana di Filosofia Giuridica e
de anche alla giurisprudenza in senso lato e, Politica, Padova, 1998.
quindi, più in generale, alla pubblica opinione; 20 Sia pur all’interno di una differente prospettiva
14 E. Opocher, Lezioni di filosofi del diritto, cit., p. 311. Cfr. si veda la distinzione fra disposizione e norma; cfr.
dello stesso autore anche la voce Giustizia, in Enciclopedia in argomento Massimo Severo Giannini, Alcuni
del diritto caratteri della giurisdizione di legittimità delle norme,
in “Giurisprudenza costituzionale”, I (1956), n. 4-5,
15 E. Opocher, sub voce Giustizia, cit., p. 742.
il contributo di Vezio Crisafulli, Questioni in tema di
16 E. Opocher, Lezioni di filosofi del diritto, cit., p. 293. interpretazione della Corte Costituzionale nei rapporti con
Cfr. anche ibidem, pp. 297-298. Cfr. in argomento anche l’interpretazione giudiziaria, in ibidem; si rimanda altresì
L. Caiani, I giudizi di valore nell’interpretazione giuridica, alla voce Disposizione (e norma) redatta da Crisafulli ed
Padova, 1954. apparsa nel 1964 sulla Enciclopedia del diritto, nonché
17 Cfr. G. Capograssi, Giudizio processo scienza verità, ora alle sue Lezioni di diritto costituzionale. II. L’ordinamento
in Opere, vol. V, Milano, 1959 (ma 1950) , p.59. costituzionale italiano, Padova, 1984.
caso concreto la regola che può dirimere la regole atte ad ordinare la realtà sociale, regole
controversia. che affondano le proprie radici in quella stessa
L’attività giurisprudenziale non risulta per- realtà che va ordinata e che, intrecciandosi con
tanto attività complicata (da cum-plicum), per- le disposizioni e rendendole cosa viva e in quan-
ché se così fosse basterebbe allora s-piegare to tale sempre mutevole, ritornano alla stessa
tale operazione attraverso una legge che ne sotto forma di norme giuridiche, di diritto.
sveli le dinamiche, fondando in tal modo una Va pertanto abbandonato quel letteralismo
scienza giuridica (costruita sul modello delle giuridico ancorato a fondamenti intangibili,
scienze fisico-matematiche), che una volta in quale appare il testo della disposizione, e che
possesso della chiave che regola le dinamiche dà vita al feticismo della legge, la cui applica-
del reale, riesca con questa a dominarlo21. zione, per quanto complicata, offrirebbe ordi-
L’attività giurisprudenziale non si riduce ne sociale. Qui l’ordinamento è un alcunché di
pertanto all’applicazione delle leggi; se così fos- statico in quanto legato alla volontà del legi-
se il giurista si paleserebbe quale il razionale del slatore, là invece è un processo dinamico il cui
legislatore22. La giurisprudenza si manifesta, motore è nella vita quotidiana: per dirla con
all’incontrario, attraverso il costante esperire Opocher, volontà, fini, azioni.
21 Va in proposito richiamata la caustica osservazione In questo senso, il processo di ordinamen-
proposta da Paolo Grossi: “temiamo […] l’inquinamento to giuridico fa valere un alcunché il quale né
– chè sarebbe tale – di una nozione della interpretazione formalisticamente, né contenutisticamente
come attività puramente logica e dell’interprete come un gli appartiene; il diritto infatti appare legato e
automa senza volontà e libertà proprie, che constatiamo radicato nella quotidianità non in un astratto
ancora dominate preso tanti giuristi beotamente e
beatamente paghi ancor oggi di riaffermare entusiasti ordine giuridico; interessi, valori, sentimenti,
e inconsapevoli il principio di strettissima legalità aspirazioni che si mettono in movimento non
e l’immagine dello iudex come servus legis, che la per il gusto di giuridicizzarsi, tutt’al più per ri-
propaganda giuridica borghese da due secoli ha loro chiedere all’opera della giurisprudenza media-
instillato nel cervello”, così ne L’ordine giuridico medievale, zione ed istituzionalizzazione. In ultima ana-
Roma-Bari, 20062, p. 163.
lisi giustizia.
22 Cfr. in proposito la serrata polemica di Guido Calogero
nei confronti dell’Alfredo Rocco de La sentenza civile.
Il compito della giurisprudenza è, per dirla
Studî, Torino, 1906 (ristampa Milano, 1962), ove il futuro con Luigi Caiani, quello di dar vita ad “un pro-
Guardia sigilli perora al causa del sillogismo giudiziario. cesso sempre più approssimato e determina-
Scrive Calogero, “chi non potrebbe fare quello che il to di traduzione dei giudizi di valore operan-
giudice dovrebbe fare? Non solo il più candido dei ti socialmente in giudizi di valore operanti
professori di logica scolastica quale continuava ad
insegnarsi anche in Italia prima della riforma Gentile, ma
giuridicamente”23.
addirittura l’ultimo dei mortali, e magari una scimmia e
un cane con cui si riuscisse a intendersi (cioè a parlare,
cioè a entrare in un qualsiasi rapporto semantico: e non § 3. Sulla giurisprudenza
è forse un perfetto sillogismo quello per cui l’asino, quale fonte del diritto
avendo appreso, come verità generale o universale che
dir si voglia, che a un certo movimento del braccio del
padrone segue il dolore della frustata, affretta il passo Il discorso fin’ora svolto pare ritrovare con-
appena si profila l’inizio del movimento?), saprebbe ferma in una profonda rivisitazione della con-
dire quale conclusione discende da quelle premesse. cezione rigida della divisione dei poteri fonda-
Occorrerebbe mantenere tanti organi giurisdizionali, ta sull’idea della loro specializzazione24
e amministrare la giustizia in nome della suprema
autorità dello stato, se la funzione essenziale e centrale
La oramai acclarata partecipazione della
della giurisdizione consistesse veramente nel trovare giurisprudenza alla determinazione del di-
quale conclusione sillogistica deriva da due premesse
già note, come «i debitori sono tenuti a pagare» e «Tizio 23 I giudizi di valore nell’interpretazione giuridica, cit., p. 209.
è debitore»? Le cause potrebbero decidersi per le strade, 24 Cfr. in merito la già richiamata voce redatta da Antonio
e non ci sarebbe bisogno né di magistrati né di avvocati, Baldassarre nonché M. Barberis, Separazione dei poteri e
ma solo di uscieri e di carabinieri”, La logica del giudice e il teoria giusrealista dell’interpretazione, in P. Comanducci-R.
suo controllo in Cassazione, Padova, 1937, p. 50. Guastini (a cura di), Analisi e diritto 2004, Torino, 2005.
ritto, che fa sì che questo potere si affianchi Oltre a questi brevi riferimenti in ambito
in tale opera al tradizionale monopolista rap- teorico-generale, prima di concludere questo
presentato dal legislatore, implica pertanto un intervento va quanto meno accennata una que-
profondo ripensamento delle fonti del diritto. stione di natura più squisitamente filosofico-
La giurisprudenza europea – in questo pie- giuridica. Pare infatti che all’inizio di questo
namente recepita dall’ordinamento nazionale millennio occorra ripensare radicalmente uno
– riconosce come la nozione di diritto, che cor- degli assiomi fondanti la modernità giuridico-
risponde a quella di legge, “comprende il diritto politica: il dogma della separazione fra diritto e
di origine sia legislativa che giurisprudenziale morale, (l’etsi Deus non daretur del 1625 che affon-
[…] per quanto possa essere chiaro il testo di una da le proprie radici nel Defensor pacis del 1324)25.
disposizione di legge […] esiste inevitabilmen- Dogma che, nello specifico del nostro discorso,
te un elemento di interpretazione giudiziaria. fa sì che l’attività interpretativa sia rappresenta-
Bisogna sempre chiarire i punti oscuri e adat- ta come qualcosa di tecnico e non di politico26.
tarsi ai cambiamenti di situazione […]. Il diritto Tale superamento non è volto certamen-
deve sapersi adattare […]. La giurisprudenza, in te a subordinare l’ordine giuridico ad un tra-
quanto fonte del diritto, contribuisce necessa- scendente ordine morale – da cui al giusna-
riamente all’evoluzione progressiva del diritto” turalismo classico – quanto per pienamente
(Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sentenza cogliere il diritto nella sua essenza di luogo di
Scoppola vs. Italia, 17 settembre 2009). istituzionalizzazione d’una regolarità socia-
Come sopra accennato, lo stesso ordinamen-
to italiano, per tramite le Sezioni Unite della 25 Sul tema si vedano, fra le innumerevoli, le pagine
dedicategli da E. Opocher, Lezioni di filosofi del diritto,
Cassazione penale, con sentenza 18288 del 21 cit., pp. 285 e segg.
gennaio 2010, fa proprie le indicazioni della 26 Scrive in proposito Renato Treves: “quando apparvero
Corte europea affermando la necessità di ricom- i Hauptprobleme, nel 1911, alla fine un lungo periodo
prendere “nel concetto di legalità sia il diritto di di pace e stabilità nella vita sociale, si poteva avere
produzione legislativa che quello di derivazione l’impressione che quest’opera rispondesse alle esigenze
giurisprudenziale, riconoscendo al giudice un più profondamente sentite dai giuristi del tempo i quali
concentravano il loro interesse sulla struttura logica e
ruolo fondamentale nella individuazione dell’e- formale del diritto prescindendo, tanto dal contenuto
satta portata della norma […], il cui significato economico e sociologico, che pareva allora solidamente
è reso esplicito dalla combinazione di due dati: determinato da quella struttura, quanto dai fini etici e
quello legislativo e quello interpretativo”. politici intorno ai quali sembrava che gli studiosi fossero
È pertanto il diritto vivente (non quello as- sostanzialmente d’accordo”. Intorno alla concezione del
diritto di Hans Kelsen, in “Rivista internazionale di filosofia
sopito nei Codici e nelle Gazzette ufficiali) a del diritto”, XXIX (1952), n. 1, p. 182. Le osservazioni di
rappresentare la regola giuridica intorno alla Treves ritrovano lampante conferma nella lettura di
quale ruota il processo di ordinamento giu- un passo di Vittorio Scaloja apparso nel 1898; l’insigne
ridico, in primis, come più volte ribadito dal- giurista rilevava come “le norme della interpretazione
la Corte costituzionale, l’opera di sindacato sono determinate dalle strutture del corpo politico al
quale la legge appartiene, e specialmente dai rapporti
di costituzionalità della legge ex articolo 134, intercedenti fra cittadini e le autorità legislative, fra
comma primo del Dettato. Ecco allora come il queste e le autorità giudiziarie e amministrative. Tali
secondo comma dell’articolo 101 della Costitu- rapporti in generale sono regolati solo parzialmente dal
zione assume il significato di soggezione del diritto scritto: essi sono determinati più direttamente
giudice al diritto (vivente) e non ad una legge da quella necessità degli uomini e delle cose che è la
fonte prima del diritto, appartengono a quel diritto
generale ed alta. Il che implica la necessità di ri- tacito, fondamentale, di immediata emanazione delle
leggere completamente l’articolo primo delle forse sociali ordinate, che con parola ormai tradizionale
Disposizioni sulla legge in generale in merito alle si può chiamare diritto consuetudinario, purché a
fonti del diritti e nell’atto della lettura inserir- questa espressione non si connetta l’idea di una lunga
vi le fonti giurisprudenziali (la cui gerarchia è consuetudine”, Sulla teoria della interpretazione delle leggi,
in Studi in onore di Francesco Schupfer, Torino, 1898. Cfr.
stata tratteggiata, sia pur in termini generali in argomento anche il saggio di Natalino Irti, L’età della
dalla Cassazione sopra richiamata). decodificazion , Milano, 1979 (ma 1978).
le che ritrova, come sopra argomentato, nella Marco Cossutta – professore associato di Filosofia
giurisprudenza il suo momento di determina- del diritto nell’Università degli Studî di Trieste –
zione27 (non chiaramente, in questa prospetti- Dipartimento di Studî umanistici.
va, di creazione28).
Tutto ciò implica un netto distanziarsi dal- cossumar@units.it
le teorie positivistiche (e giusnaturalistiche),
ben ancorate nel passato millennio ed oramai
in gran parte inutilizzabili per comprendere il
fenomeno giuridico e, come richiamato nella
titolazione di questo Simposio, traghettarlo
verso “l’avvenire”.
In questo senso va richiamata l’attenzione
del paziente lettore sulla titolazione di questo
breve intervento che lega l’avvenire del diritto
alla prospettiva processuale attraverso la con-
giunzione “e”; ebbene, qualora si voglia offrire
una lettura del testo in chiave non solo descrit-
tiva ma anche prescrittiva allora tale congiun-
zione potrebbe tramutarsi in una copula facen-
do sì che l’avvenire del diritto stia proprio, come
indicato dai Maestri sopra richiamati, nel rico-
noscimento della sua propensione processuale.
Privacy e informazione
nell’era dei Big Data
Arianna Maceratini
Abstract
L’informazione costituisce, attualmente, una delle prin- Information is currently one of the main economic re-
cipali risorse economiche del processo produttivo e, di sources of the production process and, consequently,
conseguenza, le attività di raccolta, selezione e monito- the collection, selection and monitoring of personal
raggio dei dati personali assumono una fondamentale data assume a fundamental importance as they are ai-
rilevanza poichè rivolte alla capillare targettizzazione med at capillary consumer targeting and retention. In
e fidelizzazione del consumatore. In questa direzione, this direction, privacy, from individualistic protection
la privacy, da tutela individualistica del diritto ad esse- of the right to be left alone, takes on the meaning of
re lasciati soli, assume il significato di diritto al pieno the right to full control of personal information. The
controllo delle informazioni personali. L’analisi dei Big Big Data analysis goes as far as searching and exami-
Data si spinge sino alla ricerca e all’esame di ogni possi- ning any possible correlation between the data and
bile correlazione tra i dati e gli algoritmi impiegati nei the algorithms used in the decision-making proces-
processi decisionali. Se l’uso cooperativo e partecipato ses. If the cooperative and participatory use in the pu-
nella sfera pubblica di alcune tipologie di Big Data può blic sphere of some types of Big Data can be of certain
rivestire un sicuro interesse sociale, in altri casi l’utiliz- social interest, in other cases the use of such knowled-
zo di tali conoscenze solleva notevoli criticità concer- ge raises significant critical issues concerning the pro-
nenti la tutela dei dati personali, il loro sfruttamento tection of personal data, their economic exploitation,
economico, la presenza di un’effettiva consapevolezza the presence of an effective awareness and freedom in
e libertà nella manifestazione del consenso al loro trat- the manifestation of consent to their treatment. Fur-
tamento. Ulteriori incognite, conseguite all’impiego ther unknowns, resulting from the use of Big Data,
dei Big Data, sono rappresentate dalla polarizzazione are represented by the polarization of information by
dell’informazione in capo a pochi intermediari digita- a few digital intermediaries that reveals all the asym-
li che palesa tutta l’asimmetria tra chi offre il servizio metry between those who offer the information servi-
informativo e il suo fruitore, aggravata dall’intraspa- ce and its user, aggravated by the transparency and the
renza e dalla selettività dei criteri posti alla base del selectivity of the criteria places at the base of the fun-
funzionamento dell’algoritmo, problematiche che si ctioning of the algorithm, problems that are reflected
riflettono sulla piena esplicazione dei diritti di libertà on the full explanation of the rights of freedom and on
e sul futuro della democrazia. Si mostra, allora, tutta the future of democracy. All the urgency of an effecti-
l’urgenza di un’efficace regolazione dei Big Data e, più ve regulation of Big Data and, more generally, of per-
in generale, delle informazioni personali circolanti sonal information circulating online, inspired by the
online, ispirata ai valori costituzionalmente garantiti constitutionally guaranteed values and directed to the
e diretta alla tutela dell’individuo dall’impiego impro- protection of the individual from the improper use of
prio delle tecnologie informatiche, nella prospettiva di information technology, is shown in the the prospect
un’innovativa delineazione di modelli di cittadinanza of an innovative delineation of models of active digi-
digitale attiva, a fondamento di un’effettiva libertà di tal citizenship which are the foundation of an effecti-
costruzione personale. ve freedom of personal construction.
altri, simili a noi, prima di noi”8. Il tradiziona- attualmente, di computer privacy, ad indicare
le dibattito sulla privacy – che dalla tutela del- la necessità di avere il controllo del flusso di
la riservatezza individuale muove, in modo informazioni personali, circolanti attraverso
sempre più accentuato, verso la garanzia ed il gli elaboratori elettronici e la rete telematica,
controllo delle proprie informazioni - si fa, al- dati che, se correttamente interpretati, sono in
lora, acceso quando si parla di monetizzazio- grado di rivelare i più riservati dettagli dell’esi-
ne dei dati, cioè quando è la stessa privacy che stenza umana11. In Italia, la disciplina relativa
diviene risorsa economica e quando sono gli alla protezione dei dati personali è contenuta
utenti a cederla in cambio di servizi gratuiti9, nel d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, denominato
essendo evidente come le informazioni di na- “Codice in materia di protezione dei dati per-
tura personale siano intimamente connesse sonali” (Codice Privacy), provvedimento volto
ai diritti della persona e ponendo, dunque, il a ricondurre ad unità le innumerevoli dispo-
loro sfruttamento economico pressanti inter- sizioni del settore succedutesi negli anni e
rogativi di ordine etico e giuridico, coinvol- ad introdurre le più significative innovazioni
gendo la tutela di diritti fondamentali10. dell’Autorità Garante e delle Direttive euro-
Il concetto di privacy, nella duplice accezio- pee in materia di riservatezza delle comunica-
ne di garanzia della sfera più riservata dell’es- zioni elettroniche. Tra queste ultime, occorre
sere umano e di tutela dei dati personali che lo menzionare la Direttiva UE n.95/46, relativa
riguardano, ha subito considerevoli evoluzio- alla tutela delle persone fisiche con riguardo
ni nel tempo e nello spazio. Potendo qui solo al trattamento dei dati personali, avente lo
brevemente accennare a tale percorso, va ricor- scopo di armonizzare le norme in materia di
dato come già nell’antichità più remota l’uomo protezione dei dati personali, di garantire un
cercasse momenti di solitudine al fine di pro- libero flusso dei dati e di promuovere un ele-
teggere la vita privata ed avesse sviluppato il vato livello di tutela dei diritti fondamentali
concetto di confidenzialità e di segretezza delle dei cittadini europei. Tale provvedimento è
informazioni. Le moderne origini del concetto stato, com’è noto, recentemente abrogato dal
di privacy si fanno, in ogni caso, risalire a due General Data Protection Regulation (GDPR: Re-
giuristi statunitensi, Samuel Warren e Luis golamento UE n. 2016/679) volto a rafforzare
Brandeis che, nel volume 1890-91 dell’Harward la riservatezza delle informazioni private im-
Law Review, diedero alle stampe il saggio The plementando il sistema delle responsabilità e
Right of Privacy. In tale lavoro - scaturito dalla delle misure di sicurezza a protezione delle in-
controversia contro il periodico Evening Gazet- formazioni12. L’attuale significato assunto dal-
te, accusato da Warren di indebita ingerenza la privacy, da tutela individualistica e sostan-
nella vita intima della consorte – i due autori zialmente passiva del diritto ad essere lasciati
si interrogavano, appunto, su quali informa- soli a diritto al pieno controllo delle informa-
zioni della vita privata dovessero rimanere zioni che ci riguardino13, è sancito, inoltre, dal-
segrete e quali, diversamente, potessero dive- la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione
nire di pubblico dominio, delineando, così, il Europea (Carta di Nizza del 2000, che all’art. 8
diritto alla privacy attraverso il valore intrinse- dispone il diritto alla protezione dei dati per-
co che esso possiede per il suo titolare. La no- sonali), nonchè dalla Dichiarazione dei diritti
zione di privacy si è poi estesa fino a parlare, di Internet del nostro Paese - resa pubblica il 13
8 M. Delmastro, A. Nicita, Big data. Come stanno ottobre del 2015 durante una conferenza inter-
cambiando il nostro mondo, Bologna, 2019, p. 13.
9 Cfr. S. Palanza, Internet of things, big data e privacy: 11 Cfr. G. Pascuzzi, Il diritto dell’era digitale, Bologna,
la triade del futuro, in” IAI, Documenti Istituto Affari 2016, p. 48. Per un esame dell’evoluzione del concetto di
Internazionali”, 2016, p. 9. privacy, cfr. ivi, pp. 43-53.
10 Sull’imprescindibile nesso tra trattamento dei Big 12 Il d.lgs. n. 101 del 10 agosto 2018 ha adeguato il Codice
data e protezione dei diritti umani, si veda F. A. Schreiber, Privacy alle disposizioni del GDPR (Regolamento UE
L. Tanca, Etica e big data, sette principi per proteggere i diritti 2016 n. 679).
umani, in: https://www.agendadigitale.eu. 13 Cfr. S. Rodotà, Il mondo nella rete, cit., p. 31.
nazionale tenutasi presso la Sala della Regina attualmente inteso in chiave evolutiva, cioè
di Palazzo Montecitorio - testo fondamentale - seguendo la direzione indicata dalle linee
nel garantire a ciascun individuo l’esercizio guida Ocse del 2013 - considerando come in-
di una cittadinanza digitale attiva, nel pieno formazioni riservate anche tutte quelle notizie
rispetto e valorizzazione della libertà, della personali che, se connesse ad altri dati sul me-
dignità e della diversità di ogni persona, ele- desimo individuo, possono produrre degli ef-
menti fondamentali di una società della digni- fetti sullo stesso; analogamente, il concetto di
tà, dell’uguaglianza, della libertà e della parte- privacy andrebbe esteso alle informazioni che,
cipazione14. seppur fuoriuscite dalla sfera della signoria
soggettiva, contribuiscano ad identificarlo17: a
stretto rigore, dunque, “nemmeno sui dati che
I Big Data sono pubblicati in Rete per una specifica fina-
lità l’utente intende rinunciare all’aspettativa
Nella società dell’informazione, centrale di privacy”18. Infatti, nell’analisi dei dati perso-
è l’idea della condivisione dei dati, rinvenibi- nali, si può osservare come, paradossalmente,
li ovunque vi sia un dispositivo di memoria le predizioni appaiano molto più esaustive e
degli stessi15: questi, se analizzati singolar- significative delle informazioni rilasciate con-
mente possono non risultare particolarmente sapevolmente dagli utenti19. In altre parole, “i
significativi, ma, se esaminati con le opportu- modelli di big data analytics permettono di ‘ri-
ne tecnologie informatiche ed in grandi vo- costruire’ dati personali, indipendentemente
lumi, possono condurre alla delineazione di dal loro originario rilascio, rendendo del tutto
modelli e di tendenze, in grado di produrre superata la tradizionale classificazione tra dati
propriamente conoscenza. In questo senso, è personali e dati non personali”20. Di conse-
evidente come la pervasività delle tecnologie guenza, come si è visto, un’appropriata consi-
informatiche, principalmente, come si vedrà derazione dell’evoluzione tecnologica sembra
in seguito, dell’Internet of Things, abbia aumen- condurre ad un’interpretazione estensiva ed
tato e facilitato pratiche di sorveglianza digita- in mutamento del concetto di dato personale,
le, rendendo chiunque utilizzi un dispositivo includendovi anche le informazioni prodotte
informatico connesso in rete, facilmente rin- mediante gli oggetti “intelligenti” 21.
tracciabile e monitorabile. Tale fenomeno è in- Secondo la citata definizione OCSE, sono
crementato dalla circostanza che, di frequente, Big Data tutti i contenuti generati dagli utenti
vede l’utente sottoscrivere un unico contratto in Rete, inclusi blog, foto, video, dati comporta-
con il medesimo fornitore di servizi - Internet, mentali, dati sociali, dati di geolocalizzazione,
telefono, televisore - trasferendo nelle mani di dati demografici e dati identificativi in gene-
un solo soggetto ingenti quantità di informa- rale: contenuti che consentono l’identificazio-
zioni16. Sin da tali cenni, si può ben compren- ne individuale o che forniscono informazioni
dere come il termine “dati personali” vada sugli schemi tipizzati del comportamento in-
dividuale22. I Big Data possono essere definiti ti e correlazioni. In moltissime attività non è
anche mediante le cosiddette 4V, ovvero, volu- necessario conoscere sempre la causa di un fe-
me, in quanto presenti in grandi quantità; va- nomeno, ma è più che sufficiente individuare
rietà, poiché provenienti da fonti eterogenee; come esso agisca e interagisca con altri e che
velocità, poiché i dati sono analizzati tramite correlazioni si stabiliscano tra loro”30. Viene,
sofisticati algoritmi che conducono ad una così, descritta un’analisi esplorativa e basata
decisione in tempo reale23; valore assunto, in sull’inferenza, nella quale la macchina “im-
tal modo, dai dati24. Va rilevato come la mag- para direttamente” dai dati31 e dove rilevante
gior parte di questi dati risulti, solitamente, è il processo di lavorazione e di aggregazione
non strutturata, in quanto acquisita e memo- delle informazioni con gli algoritmi impiegati
rizzata secondo criteri differenti da quelli che nel processo, finalizzato al raggiungimento di
sovraintendono l’organizzazione dei tradizio- una “decisione”. In tal modo, i Big Data imple-
nali archivi elettronici25. In altri termini, la pe- mentano l’utilizzo dell’algoritmo mentre, a sua
culiarità e la potenzialità dei Big Data, capaci volta, l’uso dell’algoritmo genera nuovi dati, e
di comportare un vero e proprio cambio di così via32. Va, inoltre, rilevato come l’analisi dei
paradigma nell’analisi delle informazioni26, si Big Data venga spesso affiancata dall’esame
rinvengono nel loro non essere stati estrapo- degli Small Data, ovvero, delle informazioni
lati da campioni rappresentativi della popola- non generate dalla correlazione dei dati, ma
zione mediante processi complessi e costosi27, rilevate dall’osservazione del comportamento
ma direttamente dall’insieme della popolazio- degli utenti e delle loro routines, inserite nel
ne osservata, cosicché, in termini di efficacia contesto abituale di azione33; altrettanto signi-
predittiva, nello sfruttare ogni possibile corre- ficativo appare lo studio dei metadati, cioè, di
lazione, la loro quantità prevale sull’esattezza quelle informazioni che sono associate ad una
del procedimento di analisi28. Nell’utilizzo dei pagina Web, o ad una parte di essa, rappresen-
Big Data, “l’aspirazione e l’esigenza all’esattez- tandone in modo strutturato il contenuto e il
za vengono depotenziate. Infatti la presenza di contesto di riferimento34. Il dato, dunque, qua-
meno errori, giocoforza, nel campionamento, le descrizione di fatti potenzialmente riprodu-
consente di accettare qualche imprecisione cibili35, diventa vera e propria informazione
nel computo”29; ciò permette di superare il tra- quando viene estratto, elaborato e utilizzato a
dizionale metodo di analisi dei dati, impostato fini specifici36. In questa direzione, si può ben
sulla ricerca di relazioni causali, per giungere comprendere come il corretto uso dei Big Data
all’esame di ogni possibile correlazione. “Con rappresenti un fattore critico per le imprese,
i Big Data è solamente possibile ricercare e nel costante perfezionamento e personaliz-
scoprire, individuare e analizzare andamen- zazione dei servizi offerti all’utenti: enormi
22 Cfr. M. Delmastro, A. Nicita, op. cit., p. 35. quantità di dati, se non interpretati e utilizzati
23 Per una definizione dell’algoritmo, delle sue
efficacemente, rischiano di essere altrettanto
caratteristiche e proprietà, si veda A. C. Amato
Mangiameli, Informatica Giuridica. Appunti e materiali ad 30 Ibidem.
uso di lezioni, Torino, 2015, pp. 132-34. 31 Cfr. A. Simoncini, S. Suweis, op. cit., p. 92.
24 Cfr. M. Delmastro, A. Nicita, op. cit., pp. 25-29. 32 Cfr. ibidem.
25 Cfr. ivi, p. 10. 33 Si veda M. Lindstrom, Small Data: i piccoli indizi che
26 Cfr. A. Simoncini, S. Suweis, Il cambio di paradigma svelano grandi trend, Milano, 2016. Secondo Lindstrom,
nell’intelligenza artificiale e il suo impatto sul diritto l’osservazione dei comportamenti delle persone, delle
costituzionale, in: “Rivista di filosofia del diritto”, VIII loro azioni quotidiane e di routine nel loro ambiente
(2019), n. 1, p. 92. naturale, piuttosto che all’interno di un database, può
27 Cfr. A. C. Amato Mangiameli, Algoritmi e big data. Dalla rivelarsi maggiormente significativa con riguardo ai
carta sulla robotica, in: “Rivista di filosofia del diritto”, processi decisionali soggettivi.
VIII (2019), n. 1, p. 112. 34 Cfr. S. Palanza, op. cit., p. 7.
28 Cfr. M. Orefice, op. cit., pp. 149 sgg. 35 Cfr. M. Orefice, op. cit., p. 62.
29 F. Casi, op. cit., p. 3. 36 Cfr. ibidem.
diffusione delle informazioni personali sem- te, spicca il ruolo dei data brokers, rivenditori
pre più pervasiva e, a tale condizione, spesso si di dati ai soggetti finali59, che operano racco-
aggiunge il mancato controllo dell’individuo gliendo informazioni idonee ad identificare
del flusso di dati generato dal dispositivo uti- gli individui, da suddividere in data segments,
lizzato, frequentemente causato da una sua at- dando luogo, in modo sempre più capillare
tivazione improvvisa53: ne deriva, oltre all’au- e grazie ad un’opportuna combinazione dei
mento dei dati trasmessi online, la nascita di dati raccolti con efficaci modelli predittivi, a
nuove modalità di minaccia alla privacy, rese dettagliate segmentazioni dei modelli di ri-
possibili da un anonimato sempre più difficile ferimento60. Queste prime considerazioni
da mantenere nel Web e dalla pressoché auto- evidenziano come l’analisi dei dati, ottenuti
matica identificazione dei profili individuali54. in primo luogo tramite gli oggetti smart, rap-
Per tali ragioni, considerate le prolematiche presenti una vera e propria sfida da cogliere e
implicate tanto nella raccolta come nel trat- mostrano come la necessità di una regolamen-
tamento dei dati personali, la giurisprudenza tazione, riguardante il flusso informativo, sia
statunitense – tendente a considerare la pro- impellente61. Altrettanto indifferibile è un’at-
tezione dei dati personali da una prevalente tenta considerazione giuridico-normativa del
ottica di mercato, sottovalutandone il loro fenomeno in questione e della sua portata
coinvolgimento nell’esercizio di diritti fonda- transnazionale che si proponga di delineare
mentali55 - ha elaborato il principio della reaso- un riferimento unitario per i soggetti interes-
nable expectation of privacy, secondo il quale le sati, nella primaria considerazione della tutela
violazioni alla privacy sarebbero da rapportare dei diritti fondamentali, sebbene “la storia dei
al livello di riservatezza ragionevolmente esi- diritti dell’uomo, meglio non farsi illusioni, è
gibile nel caso concreto, esaminandone il po- quella dei tempi lunghi”62.
tenziale di invadenza nelle relazioni umane56.
Oggi, tuttavia, diventa sempre più complesso
stabilire sino a che punto può ragionevolmen- I Big Data:
te spingersi l’aspettativa di privacy, nella ferma condivisione della conoscenza
necessità di frenare l’indiscriminato trasferi- e tutela delle informazioni personali
mento dei dati personali che costituiscono e
custodiscono il fulcro di diritti fondamentali57. L’uso cooperativo e partecipato nella sfera
Oltre all’eterogeneità degli strumenti connes- pubblica di alcune tipologie di Big Data rive-
si in Rete va, poi, considerata la molteplicità ste un sicuro interesse sociale. E’ questo il caso
dei soggetti che, a vario titolo, ruotano intor- della condivisione di informazioni riguardan-
no al mondo della raccolta, dell’elaborazione ti il traffico cittadino, rivolta ad ottenere l’indi-
e dell’archiviazione dei dati personali: dalla spensabile conoscenza che consenta di trasfor-
Pubblica Amministrazione alle aziende priva- mare una città in una smart city, come anche il
te, dai gestori dei social network fino ai motori caso del monitoraggio dei dati riguardanti il
di ricerca58. Tra le figure professionali coinvol- traffico e l’inquinamento, finalizzato ad imple-
53 Cfr. ivi, p. 15. mentare la tutela del territorio ed ambientale,
54 Cfr. ibidem. ma è, soprattutto, quello scientifico il contesto
55 Cfr. ivi, p. 12. dove i Big Data e la loro condivisione assumo-
56 Cfr. M. Calvo, F. Ciotti, G. Roncaglia, M. A. Zela, no una rilevanza determinante, poiché fonda-
Internet 2004. Manuale per l’uso della Rete, Roma-Bari, mentale appare la messa in comune delle ri-
2003, pp. 585-86.
59 Cfr. M. Delmastro, A. Nicita, op. cit., pp. 39-41.
57 Cfr. M. Orefice, op. cit., p. 141.
60 Cfr. ibidem. Sulla funzione dei data broker e sulla
58 Per un approfondimento delle figure coinvolte
cosiddetta infonomics, economia dell’informazione,
nella tutela della privacy, si veda M. C. De Vivo, Privacy:
cfr. D. Talia, op. cit., pp. 60 sgg.
la legislazione, le imprese, la P. A. e la formazione in Italia.
Intervista a Maria Concetta De Vivo, del 16 dicembre 2013, 61 S. Palanza, op. cit., p. 4.
in: http://www.alavie.it. 62 N. Bobbio, op. cit., p. 264.
cerche scientifiche e dei loro esiti63. I Big Data funzionale ad individuare il titolare delle in-
“stanno prendendo la scena mondiale come formazioni e a permettere l’erogazione del
una delle discipline più potenti e affascinanti servizio67. Infatti, “c’è una certa differenza tra
di tutti i tempi, principalmente per le opportu- la consapevolezza di esprimere un consenso
nità che offrono in tutti i campi, dalla politica ‘formale’ a utilizzare il proprio dato e quella di
all’economia, nelle ricerche sociali, nella cultu- partecipare ad una vera e propria transazione
ra e in tutta la ricerca scientifica”64. La raccolta economica sul proprio dato”68. Tale ambiguità
e il monitoraggio dei Big data assume, in que- fa sorgere improrogabili domande sull’effetti-
sti ambiti, una valenza estremamente positiva vità della tutela della privacy digitale, nonché
vedendo le informazioni raccolte declinate a sul dovuto rispetto della concorrenza tra gli
favore della condivisione della conoscenza e operatori del settore, fattore che incide signifi-
dell’eguaglianza65, a fondamento della parte- cativamente nella regolazione dei mercati. Nel
cipazione democratica che vorrebbe – come caso in cui si propenda per l’ipotesi di cessione
ricordano l’art. 19 della Dichiarazione Univer- di una delega esclusiva, si può, infatti, notare
sale dei Diritti dell’Uomo, nonché l’art. 21 della come quest’ultima, se da un lato eviti l’indi-
nostra Costituzione - l’accesso alle conoscenze scriminata circolazione delle informazioni
e alla cultura libero e giuridicamente garanti- personali, prevenendo un possibile mercato
to66. Oltre ai menzionati vantaggi economici dei dati, al contempo permetta un utilizzo mo-
e sociali, è opportuno, tuttavia, rilevare alcune nopolistico dell’informazione nella piattafor-
delle principali criticità emergenti dall’utiliz- ma online. “Il bene pubblico (l’informazione)
zo dei Big Data e concernenti, innanzitutto, la diventa un bene privato proprietario de facto,
tutela dei dati personali. ma solo per la piattaforma che lo utilizza (…).
L’uso congiunto di più piattaforme online da
parte degli utenti (multihoming) potrebbe in
L’economia dell’informazione parte, e sotto certe condizioni, mitigare que-
e lo sfruttamento economico sto fenomeno”69. In base a tali considerazioni,
dei dati personali la strada da percorrere potrebbe essere quella
di un superamento del principio della delega
Per quanto concerne lo sfruttamento eco- esclusiva in favore del trasferimento di un di-
nomico dei dati personali, ci si domanda se, ritto proprietario riguardante solo alcuni uti-
con il rilascio del consenso all’utilizzo degli lizzi del dato personale, facendo sì che deter-
stessi, - che spesso avviene da parte dell’inte- minate informazioni rimangano circoscritte
ressato in maniera del tutto automatica, se alla sfera più riservata, mentre altre vengano
non proprio inconsapevole - si assista o meno pubblicamente condivise70. Al riguardo, il rico-
ad un congiunto passaggio del diritto di pro- noscimento del diritto alla portabilità dei dati
prietà sul dato personale o se la manifesta- personali, sancito dall’art. 20 del GDPR, sem-
zione del consenso non rappresenti, piutto- bra corrispondere a questa logica, da applicare
sto, una delega all’impiego esclusivo del dato, anche ai dati non strutturati i quali non richie-
derebbero alcuna manifestazione di consenso
63 Cfr. S. Palanza, op. cit., p. 128.
poiché la loro estrazione avviene al di fuori
64 F. Casi, op. cit., p. 3.
di una specifica transazione71. Va evidenziato
65 Sulle potenzialità dei Big Data, utilizzabili nella
prevenzione delle violazioni dei diritti umani, si veda come la cessione del dato e la sua valorizzazio-
L. Nosari, Potenzialità e problematiche afferenti l’utilizzo ne economica non rilevino solo in riferimento
dei Big Data in materia di diritti umani, in: https://www. alla tutela della privacy, ma anche al fine della
cyberlaws.it. 67 Cfr. M. Delmastro, A. Nicita, op. cit., p. 30.
66 J. Drexl, Economic efficiency versus democracy: on the 68 Ivi, p. 42-43.
potential role of competition policy in regulating digital
69 Ivi, p. 127.
markets in times of posttruth politics, in: Max Plank Institute
for Innovation and Competition Research, dicembre 2016, 70 Cfr. ivi, p. 128.
paper n. 16, pp. 1-28. 71 Cfr. ivi, pp. 129-30.
costruzione giuridica, oltre che economica, di con l’art. 4 del GDPR concernente il consenso
un mercato trasparente dei dati72 e, a tal propo- informato - non essendo, infatti, conforme al
sito, va ricordato come il GDPR abbia significa- Regolamento una richiesta che accorpi finali-
tivamente rafforzato gli obblighi di trasparen- tà disomogenee o che impedisca o disturbi la
za nei processi di acquisizione e di trattamento fruizione di un servizio offerto online – non-
dei dati personali. ché con il requisito della libertà del consenso,
visto che quest’ultimo non può dirsi effettiva-
mente libero quando la sua cessione costitui-
Consapevolezza e libertà sca il prezzo del sevizio78. Come ha sottoline-
nella manifestazione del consenso ato, nell’ottobre del 2014, Margaret Vestager,
Commissario Europeo per la concorrenza, i
Altra complessa e rilevante problematica dati costituiscono la nuova moneta di Internet
riguarda, poi, la difficoltà nello stabilire quan- e, di conseguenza, non possono essere defini-
do e quanto l’utente sia effettivamente consa- ti come free - termine che rimanda al concetto
pevole della raccolta dei dati personali e del di gratuità e di libertà - i servizi online ottenuti
loro trattamento73 - considerato che non sem- tramite la cessione dei dati personali. I dubbi
pre l’accesso ad un dato specifico è condizione in merito alla libertà nella cessione del con-
indispensabile per la fruizione di un servizio senso s’intensificano ulteriormente se solo si
- anche alla luce di meccanismi informatici, consideri l’attuale indispensabilità di alcuni
quali i tracking walls, che possono escludere da servizi nelle comunicazioni interpersonali.
un determinato servizio gli utenti che rifiu- “Quello che ci sembra un banale strumento
tino di estendere il consenso ad esso fornito per ottenere un libero accesso è in realtà il vero
anche ad un’altra prestazione74 o che agiscono bene, il cui scambio regge la transazione com-
come fattori di marginalizzazione e di forzatu- merciale sottostante. Lo scambio implicito, per
ra del consenso, come avviene nel caso del de- tutta questa gratuità di servizi, è con la nostra
vices tracking75. In queste ipotesi, l’accettazione, attenzione, con il rilascio di dati che permette-
apparentemente libera, degli utenti consente ranno poi promozioni e pubblicità personaliz-
alle aziende di sfruttare le informazioni perso- zate per i nostri bisogni. A questo scambio im-
nali, ponendo gravi interrogativi sulla tutela plicito corrisponde un mercato implicito, quello
della riservatezza e sulla libertà di espressio- dei dati, del quale sappiamo ancora troppo
ne, in quanto, per “nascondersi” l’individuo poco. Come spesso si ripete in questi casi, il
potrebbe, in extrema ratio, rinunciare alla li- prodotto siamo noi”79. E’ da dotare come il Rego-
bertà di scegliere i contenuti a cui accedere e lamento europeo non faccia diretta menzione
i siti da visitare in Rete76. In tal caso, il rifiuto dei Big Data, escludendo inspiegabilmente
di fornire le proprie informazioni “impliche- dati quotidianamente raccolti ed incrociati, in
rebbe l’esclusione da un numero crescente di grado di restituire informazioni talvolta più
processi sociali, dall’accesso alle conoscenze che sensibili sull’individuo e capaci di incide-
alla fornitura di beni e servizi”77. Tali prati- re profondamente sull’esplicarsi delle libertà
che, seppur diffuse, si pongono in contrasto fondamentali. Di conseguenza, si può com-
prendere come le informative per la cessione
72 Ivi, p. 31. del consenso, seppure strutturate in maniera
73 Si veda A. C. Amato Mangiameli, Algoritmi e big data, conforme al Regolamento del 2016, non sem-
cit., p. 112.
brino sufficientemente efficaci nell'arginare
74 Cfr. A. C. Zanuzzi, Internet of things e privacy. Sicurezza
il sempre maggiore utilizzo dei Big Data im-
e autodeterminazione informativa, in: P. Moro, C. Sarra (a
cura di), Tecnodiritto, cit., p. 115. messi nel mercato80 e del loro potenziale pre-
75 Cfr. ivi, pp. 116-18. 78 Cfr. M. Orefice, op. cit., pp. 110-111.
76 Cfr. M. Orefice, op. cit., pp. 106-107; cfr. S. Rodotà, Il 79 M. Delmastro, A. Nicita, op. cit., p. 24.
mondo nella rete, cit., p. 26. 80 Cfr. ivi, p. 117. Gli OTT, piuttosto che adeguarsi alle
77 Ivi, p. 29. disposizioni del Regolamento del 2016 e nell’assenza
dittivo, aggirando il perimetro delle norme sul renti da quelle oggetto del trattamento origi-
consenso al trattamento dei dati personali81 e nario ed utilizzate per finalità ulteriori rispet-
prestandosi ad applicazioni per lo più forma- to a quelle espresse da quest’ultimo le quali,
listiche82. Va, in ogni caso, considerato come ove sconosciute all’interessato, risulterebbero
il quadro legislativo europeo, pur non con- illecite, poiché non espressamente autorizza-
templando direttamente i Big Data, stabilisca te86. Per ciò che riguarda i second uses dei dati
comunque alcuni principi fondamentali nella personali occorrerà, dunque, prestare un con-
raccolta e nell’utilizzo delle informazioni per- senso specifico al loro trattamento, a testimo-
sonali, e come recenti sentenze della Corte di nianza di una completa consapevolezza e della
giustizia dell’Unione europea ricordino l’im- volontà di autorizzazione a che il trattamento
portanza di un’efficace protezione dei dati83. venga posto in essere: diversamente, le opera-
Il Garante europeo, infine, in diversi pareri e zioni di trattamento sui dati personali dovran-
iniziative, non ha mancato di sottolineare il ri- no ritenersi illecite ponendosi in contrasto
lievo di una coerente applicazione normativa con l’art. 13 o, se dati sensibili, con l’art. 26 del
nell’epoca dei Big Data, elaborando il concet- d. lgs. 2003/196 (Codice Privacy) e con gli artt.
to di protezione delle informazioni personali 13, 7, e 9 del Regolamento europeo 2016/67987.
e sottolineando la necessità di cogliere le op- Nel settore dell’Internet of Things è, poi, con-
portunità offerte dalle nuove tecnologie, senza creto il rischio di attivazione involontaria del
consentire loro di determinare i valori sociali dispositivo smart e, conseguentemente, di ces-
di riferimento84. “Il reale problema nasce dalla sione inconsapevole del flusso di dati da esso
scarsa coscienza che i cittadini hanno di quan- generato, con un’evidente perdita del controllo
ta parte della loro privacy sia in vendita, di informativo e del potere decisionale sulle in-
quanto sia invasiva nelle loro vite la pubblicità formazioni personali da parte dell’utilizzato-
personalizzata costruita sui loro clic e di quan- re88. Di grande interesse appare, allora, la citata
to sia inadeguata la difesa che i sistemi legisla- Opinion 8/2014 del WP29 laddove precisa che,
tivi attuali realmente garantiscono a tutela dei affinché il trattamento possa considerarsi le-
cittadini e delle comunità”85. La mancanza di cito è necessario che lo user rimanga nel pieno
una piena consapevolezza potrebbe, altresì, ri- controllo dei propri dati per tutto il ciclo vita-
guardare l’esistenza di second (o subsequential) le del dispositivo89. In riferimento all’IoT e alle
uses dei propri dati, come anche riferirsi alle se- tecnologie informatiche in grado di attivare
condary informations sollecitate dalle tecniche una profilazione individuale invasiva – tale da
di estrazione di informazioni significative dai riguardare anche i dati sensibili degli utiliz-
dati, in grado di generare informazioni diffe- zatori90 - l’incertezza normativa pare, tuttavia,
accentuarsi visto che ai trattamenti di dati per-
di sanzioni penali, la cui previsione è rimessa alla 86 Cfr. A. C. Zanuzzi, op. cit., pp. 111-12.
discrezionalità degli Stati membri, potrebbero preferire
87 Cfr. ivi, pp. 112-13.
la comminazione di sanzioni amministrative pecuniarie,
perseverando nella condotta scorretta, cfr. ibidem. 88 Cfr. ivi, p. 110.
81 Cfr. F. Casi, op. cit., p. 1. 89 Cfr. ibidem. Il WP29 distingue il trattamento di
dati consistente nella loro acquisizione da parte del
82 Cfr. M. Delmastro, A. Nicita, op. cit., p. 142.
produttore del device, o di diverso stakeholder, da quello
83 Si veda la seduta plenaria del Parlamento europeo, connesso ad un loro eventuale successivo utilizzo, cfr.
marzo II 2017, Implicazioni dei Big Data per i diritti ivi, p. 113.
fondamentali, nonché la risoluzione del Parlamento
90 È il caso dell’utilizzo di un navigatore capace di
europeo del 14 marzo 2017 Implicazioni dei Big Data
rilevare i luoghi frequentati e i tragitti percorsi,
per i diritti fondamentali: privacy, protezione dei dati, non
informazioni da utilizzare, successivamente, in vista
discriminazione, sicurezza e attività di contrasto, in: www.
dell’invio di comunicazioni commerciali mirate sulle
europarl.europa.eu.
preferenze e sulle abitudini dello user; si pensi, altresì, ai
84 Si veda, ancora, la seduta plenaria del Parlamento dispositivi inseriti nelle automobili in grado di rilevare
europeo, marzo II 2017, Implicazioni dei Big Data per i la stanchezza del conducente mediante la processazione
diritti fondamentali, cit. dei dati del volto e alla possibilità di inviare tale
85 D. Talia, op. cit., p. 48. informazioni a soggetti terzi, cfr. ivi, p. 111.
sonali, connessi alla fornitura di servizi di co- trinseca della struttura architettonica del device.
municazione elettronica, andrebbe applicata la Al riguardo, va altresì menzionato l’art. 32 del
Direttiva 2002/58 (Direttiva ePrivacy relativa al Codice privacy che obbliga i fornitori di servi-
trattamento dei dati personali e alla tutela del- zi di comunicazione elettronica ad adottare le
la vita privata nel settore delle comunicazioni “misure tecniche e organizzative adeguate al
elettroniche) 91 le cui disposizioni – recepite rischio esistente per salvaguardare la sicurez-
agli artt. 32 e 32 bis e 121-132 del Codice privacy - za dei suoi servizi e per gli adempimenti di cui
sono attualmente in corso di revisione essendo all’art. 32 bis” (cioè per le notificazioni in caso
stata presentata una proposta di Regolamento di data breach). Nella medesima linea di garan-
finalizzata alla loro abrogazione92. Nell’attuale zia delle informazioni personali, si pone anche
fase interlocutoria, caratterizzata da ampi mar- l’art. 24 del Regolamento UE 2016/679, riferito
gini di incertezza, almeno fino a quando non al principio di accountability - di ardua traduzio-
verrà alla luce il testo definitivo del documento, ne in lingua italiana, ed espresso con il termine
si potrà, ancora, guardare all’Opinion 8/2014 della “responsabilità”95 – riferito al comples-
del WP29 la cui portata di principio in materia so delle misure che il titolare e il responsabile
di trattamento dei dati personali rimarrà, co- del trattamento devono porre in atto per “ga-
munque, immutata indipendentemente dalla rantire ed essere in grado di dimostrare che
direzione che verrà indicata dal nuovo dettato il trattamento è effettuato conformemente al
normativo93. Secondo il WP29, le criticità men- presente regolamento”, criterio sorto con spe-
zionate potrebbero essere riferite tanto alla na- cifico rimando alle informazioni economico-
tura del device degli oggetti smart come ad un finanziarie e consuntive, ma idoneo ad inve-
difetto di coordinamento tra gli stakeholders stire la globalità delle operazioni aziendali. Alla
nel trattamento dei dati personali, in relazione garanzia della privacy by design e al principio di
all’adozione delle necessarie misure minime di accountability si affianca, poi, il rispetto della
sicurezza94. Nella prima ipotesi, ci si potrebbe privacy by default, recepito dall’art. 25 del Rego-
appellare al necessario rispetto del criterio del- lamento, che prevede che vengano trattati per
la privacy by design, ovvero, della “protezione dei impostazione predefinita solo i dati personali
dati fin dalla progettazione”, espresso dall’art. necessari e sufficienti ad ogni specifica finali-
25 del Regolamento UE 2016/679, che anticipa tà di trattamento e per il periodo strettamente
la tutela dei dati personali fin dalla progettazio- necessario a tali fini96. Tale principio esprime
ne del trattamento, mediante un approccio pro- un’efficace protezione “contro il rischio, parti-
attivo e non meramente reattivo: tale indicazio- colarmente insidioso e presente negli oggetti
ne appare essenziale in relazione ai trattamenti smart, di utilizzazione dei dati effettuata da un
effettuati con gli oggetti smart poiché rende la numero indefinito di soggetti e per finalità di-
tutela dei dati personali una componente in- verse da quella per le quali essi sono stati origi-
nariamente raccolti, tanto più se perseguito in
91 Sul tema è intervenuta la Direttiva 2009/136 il cui
95 In ambito pubblicistico, il concetto di accountability
considerando n. 56 stabilisce che “quando tali dispositivi
viene spesso collegato a quello di trasparenza dato che,
(RFID) sono collegati a reti di comunicazione elettronica
nel compiere atti di rilevanza per la comunità nazionale,
accessibili al pubblico o usano servizi di comunicazione
le pubbliche istituzioni si assumono una responsabilità
elettronica come infrastruttura di base è opportuno che
della quale i cittadini possono chiedere un riscontro
si applichino le disposizioni pertinenti della Direttiva
formulando domande e osservazioni sul rendimento
2002/58/CE”.
degli uffici pubblici e dei loro dirigenti. L’accountability
92 “Proposta di Regolamento relativo al rispetto si compone di tre elementi: la trasparenza quale garanzia
della vita privata e alla tutela dei dati personali nelle di accessibilità alle informazioni, principalmente da
comunicazioni elettroniche e che abroga la direttiva parte dei cittadini; la responsività, da intendersi come
2002/58 CE (Regolamento sulla vita privata e le capacità di rendere conto di scelte e di condotte agli
comunicazioni elettroniche)”; sull’argomento, cfr. A. C. stakeholder; la compliance, quale capacità di far rispettare
Zanuzzi, op. cit., p. 101. le norme nell’azione pubblica come nella pratica degli
93 Cfr. ivi, p. 102. operatori di settore, cfr. M. Iasselli, op. cit., pp. 180-81.
94 Cfr. ivi, pp. 103-106. 96 Cfr. ibidem.
guardare la concreta possibilità di accesso alle tecnologie informatiche, evitando ogni pos-
piattaforme virtuali concerne e coinvolge, al- sibile deresponsabilizzazione attribuita alla
lora, direttamente la natura dell’algoritmo che capacità interpretativa degli algoritmi utiliz-
opera come filtro dei contenuti124. L’algoritmo zati130. Questo, nella prospettiva di un’innova-
delinea “un pensiero cristallizzato, un proce- tiva delineazione di modelli di cittadinanza
dimento capace di risolvere efficacemente un digitale attiva, a fondamento di un’effettiva
problema, di calcolare un risultato, attraverso libertà nella costruzione dell’identità perso-
un insieme di passi complementari”125: pertan- nale. Si può ben comprendere come, a monte,
to, nel massimizzare, attraverso l’elaborazione ciò implichi e comporti la previsione di una
e l’analisi dei dati rinvenuti, l’incontro tra la più equa redistribuzione del potere infor-
domanda e l’offerta di informazioni, l’efficien- mativo in Rete, capace di sostenere inedite
za algoritmica rischia di emarginare processi opportunità di relazione tra società civile e
e decisioni legati al reale significato delle cose istituzioni. Si rendono indispensabili, in altri
per affermare una dimensione puramente mi- termini, norme e procedure prodotte sinergi-
surabile126. “Il problema è che ciò che rende ef- camente dalla tecnica e dal diritto, espressio-
ficiente l’algoritmo di una piattaforma digitale, ne di un tecno-diritto in evoluzione131, in gra-
nello scambio di beni e servizi (…) è esattamen- do di sostenere la capacità di critica e l’evento
te ciò che mina la natura reciproca della libertà inatteso132, scongiurando ciò che Rodotà de-
di espressione e il pluralismo. La natura dell’al- scriveva efficacemente, mettendone in luce
goritmo è, infatti, proprio quella di eliminare, tutti i rischi per le libertà personali, come
dalla nostra selezione del mondo, ciò che non “dittatura dell’algoritmo”, ad emblema di una
ci somiglia e ciò che non ci piace”127. Nell’im- società della spersonalizzazione133. Del re-
possibilità di sottrarsi completamente alla po- sto, “che la storia conduca al regno dei diritti
larizzazione dell’informazione e all’esposizio-
130 Cfr. S. Rodotà, Il mondo nella rete, cit., p. 39. Al
ne selettiva delle notizie, “dobbiamo chiedere riguardo, si veda il documento Statement on Algorithmic
all’algoritmo, soprattutto a quello che governa Transparency and Accountability, sulla trasparenza e
le piattaforme digitali globali, di imparare ad responsabilità degli algoritmi, pubblicato il 12 gennaio
essere plurale. E per farlo servono regole”128. 2017 dall’USACM, Associazione statunitense sulla
meccanica computazionale, nonché la Risoluzione
del Parlamento Europeo sulla robotica, del 16
febbraio 2017. Quest’ultima, al punto n. 10, mette
Conclusioni in luce le possibilità che derivano dalla robotica
nonché le tensioni e i possibili rischi di tale impiego
Si mostra, ancora una volta, tutta l’urgen- da valutare considerando la sicurezza personale, la
salute, la libertà, l’integrità e la dignità della persona;
za di un’efficace regolazione dei Big Data, e
al punto n. 11 sottolinea le numerose implicazioni di
più in generale, delle informazioni persona- carattere etico e la necessità di tratteggiare un quadro
li circolanti online, ispirata ai valori costitu- unitario di riferimento; al n. 12 afferma i criteri
zionalmente garantiti129 e diretta alla tutela dell’autodereminazione, della trasparenza, della
dell’individuo dall’impiego improprio delle protezione e di non discriminazione dei dati personali.
Tali principi dovrebbero essere garantiti anche dalla
124 Sul possibile utilizzo dell’algoritmo decisionale in
possibilità di indagare la logica posta alla base di
una pronuncia giudiziaria e sui necessari limiti di tale
ogni decisione presa con procedure dell’intelligenza
impiego, si veda A. Simoncini, S. Suweis, op. cit., pp. 96-102;
artificiale, tale da avere un impatto rilevante sulla
A. C. Amato Mangiameli, Algoritmi e big data, cit., p. 115-16.
vita delle persone, cfr. www.europarl.europa.eu.
125 D. Talia, op. cit., p. 98. Attualmente si stanno Sui procedimenti di automazione decisionale, sulla
implementando innovativi paradigmi che permettano possibile e conseguente erosione della responsabilità
agli algoritmi di “apprendere”, cioè, di gestire l’evento soggettiva, nonché sulle più rilevanti conseguenze
non previsto, cfr. ibidem. giuridiche, si veda G. De Anna, op. cit., pp. 125-42.
126 Cfr. ivi, p. 120. 131 Cfr. A. C. Amato Mangiameli, Algoritmi e big data, cit.,
127 M. Delmastro, A. Nicita, op. cit., p. 116. p. 119.
128 Ivi, p. 117. 132 Cfr. M. Orefice, op. cit., p. 133.
129 Cfr. A. Simoncini, S. Suweis, op. cit., p. 103. 133 Cfr. S. Rodotà, Il mondo nella rete, cit., p. 37.
- Privacy e nuove tecnologie, in M. Iasselli (a D. Talia, La società calcolabile e i big data. Al-
cura di), Diritto e nuove tecnologie. Prontuario giu- goritmi e persone nel mondo digitale, Catanzaro,
ridico ed informatico, Milano, 2016, pp. 121-194. 2018.
M. Lindstrom, Small Data: i piccoli indizi che A.C. Zanuzzi, Internet of things e privacy. Si-
svelano grandi trend, Milano, 2016. curezza e autodeterminazione informativa, in: P.
Moro, C. Sarra (a cura di), Tecnodiritto. Temi e
P. Moro, C. Sarra (a cura di), Tecnodiritto. Temi
problemi di informatica e robotica giuridica, Mila-
e problemi di informatica e robotica giuridica, Mi-
no, 2017, pp. 99-120.
lano, 2017.
L. Nosari, Potenzialità e problematiche afferen-
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in: https://www.cyberlaws.it.
M. Orefice, I Big Data e gli effetti su privacy, https://www.agendadigitale.eu
trasparenza e iniziativa economica, Cantera-
no,2018. http://www.alavie.it
Un approccio filosofico
alle teorie civilistiche
sull’apparenza giuridica:
la perdita di una identità
Federico Casa
Abstract
Il presente contributo analizza le più diffuse teorie civi- with which it must have a relationship, that isa re-
listiche sulla teoria dell’apparenza giuridica. Dal punto lationship with what it constitutes a representa-
di vista filosofico-giuridic l’istituto si presenta di gran- tion of. Hence this paper verifies how in the most
de interesse, perché l’idea stessa dell’apparenza, per sua recent and well-known civil theories this relation-
stessa natura, rinvia a qualche cosa che sta “dietro” e/o ship has lost all truthful connotations and how its
“prima”, con la quale essa deve avere un legame, in altri existence becomes sometimes a question of argu-
termini, un rapporto con ciò di cui essa costituisce una mentative coherence, other times a simple form
rappresentazione. Si è allora verificato come nelle più re- of social dynamics.
centi e note teorie civilistiche tale rapporto ha perso ogni
connotazione veritativa, divenendo la sua esistenza ora Parole chiave
una questione di coerenza argomentativa, ora una sem-
plice forma di dinamica sociale. apparenza giuridica; verità;
legittimo affidamento; giustificazione;
This paper analyzes the most widespread civil epistemologia.
theories on the theory of legal appearance. From
the philosophical-juridical point of view the con- Keywords
cepts of great interest, because by its nature the
very idea of appearance refers to something that legal appearance; truth; trust;
stands “behind” and/or “before” it, something justification; epistemology.
1. Prima analisi
delle teorie sull’apparenza giuridica1 « S i giunse così alla formulazione di un
principio generale (cosiddetto principio
dell’apparenza) secondo cui: tutte le volte che
un soggetto crea per fatto proprio un’apparen-
1 La presente relazione ripensata, aggiornata e dotata za giuridica a sé sfavorevole non può opporre il
di apparato critico è stata tenuta al Convegno di vero stato di fatto e di diritto, difforme dall’ap-
Studi organizzato dalla Scuola di Giurisprudenza
dell’Università di Padova sul tema Dialogo tra Corti.
parenza, al terzo che abbia confidato (varian-
Affidamento e certezza del diritto (giugno 2018). Ringrazio te: che abbia confidato senza propria colpa)
a tal proposito Maurizio Bianchini, Alessandro Calegari nell’apparenza ingannevole», affermava Rodol-
e Gina Gioia per l’invito quale filosofo del diritto ma fo Sacco, scrivendo oltre sessant’anni fa, la voce
soprattutto per la loro amicizia. La relazione e questo Affidamento de La Enciclopedia del Diritto2. Egli ri-
contributo sono dedicati a Emanuela Minesso, anche
avvocato, con la quale ho discusso alcune di queste tesi;
percorreva quasi con ostentata insistenza il suo
Ella tanto ama la verità che fin troppo teme l’apparenza. 2 R. Sacco, Affidament , in “Enc. dir.”, I, Milano, 1957, p. 662.
precedente saggio dedicato al rapporto tra la ca progrediva ben poco spazio rimaneva per
buona fede ed i fatti giuridici3, a dire il vero non l’elaborazione di una compiuta e autonoma
ancóra invecchiato, seppure da più parti ampia- teoria scientifica dell’apparenza giuridica in
mente criticato4. A cui avrebbe fatto eco nella senso realista12. Addirittura del tutto esaurito
dottrina giuridica italiana, a distanza di qualche nella giurisprudenza di legittimità13, essendosi
mese, sempre secondo una prospettiva civili- piuttosto proposte teorizzazioni di natura re-
stica, L’acquisto a non domino5, tuttora studiato lazionale oppure strumentali all’affermazione
e unanimamente apprezzato; nei primissimi di taluni altri princìpi, ritenuti maggiormente
anni Cinquanta, da un punto di vista più stret- utili ai fini della regolamentazione del traffico
tamente processualistico, Azione e legittimazione giuridico14. In particolare, quello dell’affida-
di Luigi Monacciani6, il quale non avrebbe avuto mento, il quale nell’àmbito più strettamente
altrettanta fortuna. Di qualche anno successivo, dogmatico viene ormai sovrapposto al princi-
anche se non solo dedicato all’apparenza giuri- pio dell’apparenza, divenuta quest’ultima ele-
dica, il ricchissimo volume su La trascrizione di
12 Si veda prima della codificazione del 1942 L. Mossa,
Salvatore Pugliatti7. Nel 1958 Angelo Falzea dava
La dichiarazione cambiaria, Pisa, 1930; S. Sotgia, Apparenza
alle stampe la raffinatissima voce Apparenza per giuridica e dichiarazioni alla generalità, Roma, 1930; F.M.
l’Enciclopedia del Diritto8, mentre si dovevano at- Dominedò, Anonime apparenti, Siena, 1931; F. Carnelutti,
tendere altri quindici anni per l’accurato studio Teoria giuridica della circolazione, Padova, 1933; A. Bolaffi,
monografico di Raffaele Moschella9. Del 1987 la Le teorie dell’apparenza giuridica, in “Riv. dir. comm.”, 1934,
I, pp. 695 ss., i quali Autori, tutti perlopiù importanti
voce Apparenza del Digesto di Rodolfo Sacco10,
studiosi del diritto commerciale, avvertivano come
dell’anno successivo nell’Enciclopedia giuridica imprescindibile l’esigenza di proteggere il terzo in buona
Bessone e Di Paolo11. fede, che avesse confidato nell’esistenza nella società
Anche una lettura non esperta può oggi ri- apparente e/o nella validità della procura apparente.
levare che man mano che la dottrina giuridi- 13 Cfr. Cass. 1 marzo 2018, n. 4839, in Pluris, in cui si legge
ciò che la giurisprudenza di legittimità ripete in modo
3 Id., La buona fede nella teoria dei fatti giuridici di diritto tralatizio da quasi cinquant’anni (cfr. Cass. 14 dicembre
privato, Torino, 1949, pp. 52 ss. 1957, n. 4703, in Foro It., 1958, I, 390), vale a dire che «il
principio dell’apparenza del diritto, che mira alla tutela
4 Per il particolare vigore e accuratezza degli argomenti,
della buona fede dei terzi, trova applicazione quando
si veda F.D. Busnelli, Erede apparente, in “Enc. dir.”, XV,
concorrono le due condizioni costituite dallo stato di
Milano, 1966, p. 664.
fatto non corrispondente alla situazione di diritto e dal
5 L. Mengoni, L’acquisto «a non domino», Milano, 1949, convincimento del terzo, derivante da errore scusabile,
pp. 75 ss.; nel proseguo si farà però riferimento anche che lo stato di fatto rispecchi la realtà giuridica; che,
a Id., Gli acquisti «a non domino»³, Milano, 1975; cfr. pertanto, per l’applicazione di siffatto principio, occorre
anche Id., In tema di terzi acquirenti mediati dall’erede procedere all’indagine, da compiersi caso per caso,
apparente, in “Riv. dir. comm.”, 1957, II, p. 105. non solo sulla buona fede del terzo, ma anche sulla
6 Cfr. L. Monacciani, Azione e legittimazione, Milano, ragionevolezza dell’affidamento, il quale non può essere
1951, pp. 132 ss. invocato da chi versi in una situazione di colpa […] per
7 S. Pugliatti, La trascrizione. La pubblicità in generale, in essersi affidato alla mera apparenza». Si veda inoltre
“Trattato di diritto civile e commerciale”, diretto da Cicu Cass. 12 gennaio 2006, n. 408, in “Gius. civ”., 2006,
e Messineo, XIV, 1, Milano, 1958, pp. 252 ss. I, 1490, in cui la teoria dell’apparenza giuridica pare
addirittura coincidere con il principio dell’affidamento:
8 Cfr. A. Falzea, Apparenza, in “Enc. dir.”, II, Milano, 1958,
«chi crei un’oggettiva e ingannevole apparenza di
pp. 682 ss.
poteri rappresentativi, atta ad ingenerare in un altro
9 R. Moschella, Contributo alla teoria dell’apparenza soggetto l’erronea incolpevole credenza dell’esistenza di
giuridica, Milano, 1973. poteri medesimi, […] è responsabile nei confronti dello
10 Cfr. R. Sacco, Apparenza, in “Dig. disc. priv., sez. civ.”, I, stesso soggetto della falsa apparenza creata, del falso
Torino, 1987, pp. 353 ss. affidamento ingenerato, ed è tenuto a risarcire il danno».
11 Cfr. M. Bessone, M. Di Paolo, Apparenza, in “Enc. giur.”, 14 Cfr. recentemente A. Owusu, Principio di apparenza
II, Roma, 1988, 1 ss.; per una rassegna giurisprudenziale “pura” (difetto di legittimazione passiva e prescrizione), in
ragionata, anche se quantomeno nella giurisprudenza “Dir. civ. cont.”, V, I, 2018, a giudizio del quale, se connesso
di legittimità non si registrano particolari ripensamenti, all’affidamento del terzo in buona fede, si tratta di un
si veda G. Ceccherini, Il “principio” di apparenza secondo la principio generale dell’ordinamento giuridico, come
giurisprudenza, in “Riv. trim. dir. proc. civ.”, 1977, pp. 876 ss. tale applicabile anche in via analogica.
mento costitutivo di una fattispecie ben più almeno a questi fini, se rispetto alla interpre-
ampia. Oppure, anche solo pensando all’isti- tazione dei fatti, debba prevalere l’idea della
tuto del creditore apparente, l’apparenza giu- sussunzione propria del sillogismo giuridico
ridica risulta oggi relegata alla percezione che oppure il metodo ritenuto perlopiù alterna-
di essa hanno determinati soggetti giuridici, tivo e oggi forse prevalente della cosiddetta
in quanto operanti nell’àmbito di un preciso e “spirale ermeneutica”17.
ben contestualizzato rapporto giuridico. L’intento del presente contributo sarà al-
Eppure, ogni forma di epistemologia giu- lora non tanto quello di comprendere in che
ridica, qualunque ne sia la visione del mondo senso e secondo quali modalità sia possibile
che ne costituisce il fondamento, anche quel- la costruzione dottrinale di un articolato prin-
le, e sono la maggioranza, che negano l’esi- cipio dell’apparenza giuridica. Suscettibile in
stenza stessa dell’utilità di un approccio me- àmbito dogmatico non solo di rilevanti inter-
tafisico al diritto15, osservano come uno dei pretazioni estensive o analogiche, ma anche in
nodi cruciali dell’attività giuridica è proprio grado di giustificare o distinguersi dal punto
la discussione sul rapporto tra l’accadimento di vista teorico-generale da altri istituti, come
fattuale e la rappresentazione giuridica del quello della simulazione, oppure ancóra di
medesimo. Ne deriva che il giurista, occupan- interpretare alcuni casi dubbi di altri settori
dosi dell’apparenza giuridica, non può non dell’ordinamento, come quelli che si registra-
affrontare il problema della natura dei fatti no nella disciplina della pubblicità18. Quanto
giuridici e la possibilità o meno di predicare quello di capire le ragioni di un sempre mag-
la verità degli stessi16. Poco rilevando invece, giore e diffuso disinteresse per un istituto, che
15 Risulta ormai patrimonio acquisito della dovrebbe invece essere inteso nella sua natu-
epistemologia contemporanea la convinzione che rale declinazione, secondo il rapporto tra le
qualunque teoria scientifica non possa prescindere da circostanze apparenti e quelle che si suppon-
una determinata visione della realtà dello scienziato gono esistenti. A meno che non si voglia opta-
che la propone; anzi, oggi si suole affermare con re per la fondazione di una scienza giuridica,
sempre maggiore sicurezza quello che aveva già detto
W. Whewell, secondo il quale i buoni fisici «si sono in cui non ha più senso discutere di fatti19, ma
differenziati dagli sterili speculatori non perché non solo di un «sistema di regole», «di possibilità
avessero nessuna metafisica nelle loro teste, ma per il di mosse», i quali rappresentano la «scacchie-
fatto che avevano una buona metafisica, mentre i loro ra» sulla quale deve essere inserita la situazio-
avversari ne avevano una cattiva; e perché legarono la
loro metafisica alla loro fisica piuttosto di tenere separata
una prospettiva essenzialmente costruttivista della
l’una dall’altra»; cfr. G. Radnitzky, L’epistemologia di
conoscenza scientifica e non solo; si vedano pertanto i
Popper e la ricerca scientific (1982), tr. it., Roma, 1986, pp.
saggi ancóra oggi particolarmente influenti di M. Devitt,
69-98; J. Watkins, Tre saggi su “scienza e metafisic ” (1958,
Realism and Truth, Oxford, 1984; B. Frassen (van), Scientifi
1978), tr.it., Roma, 1983, pp. 17-44, 47-62; W.W. Bartley
Image, Oxford, 1980; R. Rorty, La filosofi e lo specchio della
III, Come demarcare la scienza dalla metafisic (1965, 1982),
natura (1979), tr. it., Milano, 1986, pp. 7, 15.
tr.it., Roma, 1983.
17 Su tali temi ancóra molto attuale M. Jori (a cura di),
16 Cfr. sul tema E. Diciotti, Verità e certezza
Ermeneutica e filosofi analitica. Due concezioni del diritto
nell’interpretazione della legge, Torino, 1999, pp. 91-126; sul
a confronto, Torino, 1994, (in particolare) pp. 1-47; di
realismo delle teorie scientifiche, per una prospettazione
recente, T. Gazzolo, Il caso giuridico. Una ricostruzione
contigua a quella proposta nel testo, nonché per la
gius-filosofi , Torino, 2018, pp. 35-177.
particolare chiarezza anche espositiva si veda E. Agazzi,
L’oggettività scientifica e i suoi contesti, 2018, Firenze- 18 Rispetto alla trattazione di tali importanti questioni
Roma, pp. 675-703; Id., Che cos’è il realismo, in E. Agazzi, di dogmatica giuridica, si veda A. Falzea, Apparenza, cit.,
F. Minazzi, L. Geymonat, Filosofia, scienza e verità, Milano, pp. 687-691; R. Sacco, Apparenza, cit., pp. 357-361; R.
1989, pp. 80 ss.; V. Possenti, Il realismo e la fine della Moschella, Contributo, cit., pp. 68-98.
filosofi moderna, Roma, 2016, pp. 61-102. Nel senso invece 19 Del tutto isolata rimaneva, anche nell’evoluzione
dell’anti-realismo delle teorie scientifico-giuridiche, stessa della sua riflessione teorico-generale, l’intuizione
si veda V. Villa, Conoscenza giuridica e concetto di diritto secondo la quale «l’apparenza appartiene al mondo
positivo. Lezioni di filosofi del diritto, Torino, 1993, pp. 187- dei fatti, non al mondo degli effetti giuridici»; cfr. A.
226; con importanti riferimenti ad opere fondamentali Falzea, Apparenza, cit., p. 692; in questo senso anche L.
nel senso della critica al descrittivismo a partire da Monacciani, Azione, cit., pp. 132 ss.
ne concreta, dato che «la conoscenza precede il tra il soggetto della situazione “nascosta”, il
darsi dell’oggetto»20; sulla questione evidente- soggetto della situazione “visibile” e le circo-
mente si dovrà tornare in seguito. Rimane per stanze apparenti opponibili dal terzo di buo-
ora la considerazione che l’odierna interpreta- na fede al soggetto effettivamente titolare del
zione dell’apparenza giuridica disciplinata dal diritto soggettivo, sottolineavano il carattere
codice civile del 1942 costituisce una precisa pubblicistico dell’errore individuale e il pre-
presa di posizione rispetto al nodo cruciale del minente interesse pubblico alla sicurezza del-
rapporto in termini veritativi tra la rappresen- la circolazione, quale base della protezione dei
tazione dell’accadimento e ciò di cui essa costi- terzi acquirenti. Per finire poi con l’abbraccia-
tuisce rappresentazione, la relazione in altri re, quasi integralmente, quella teoria dell’ap-
termini tra «l’apparire dell’irreale come reale parenza oggi del tutto prevalente, denominata
dentro un rapporto di pubblica esperienza»21. dell’«affidamento legittimo»23.
Lungo questa direzione di ricerca parreb-
be quasi di doversi sottolineare, e la conside-
razione potrebbe sembrare almeno a prima 2. La forma sensibile della realtà
vista paradossale, che man mano che quella
particolare forma di positivismo giuridico, «Interviene qui un secondo principio gene-
che pure era la Pandettistica, perdeva terreno, rale di tutto il nostro diritto privato, che cioè
di pari passo, veniva meno in capo ai giuristi accanto alla fattispecie che è in sé necessaria
ogni sforzo di collegare gli effetti giuridici ri- per l’efficacia giuridica, può anche valere un’al-
conducibili all’operare delle “apparenze” alla tra fattispecie, alla quale manchi l’uno o l’altro
relazione di queste ultime con la “verità” dei presupposto di efficacia, ma che però presenti
fatti non visibili. Prevalendo in tal modo e de- certi esterni connotati che secondo le regole
cisamente l’idea che l’analisi del giurista non della vita riconosciute dal diritto la rivestono
dovesse più vèrtere sul rapporto tra l’apparen- dell’apparenza che tutti i necessari presuppo-
za di una realtà e il fatto generatore della stes- sti siano presenti. È questo il contrasto tra di-
sa, quanto sulla percezione che dell’apparen- ritto e apparenza del diritto.
za stessa avessero avuto i terzi interessati dal La ragione dell’efficacia dell’apparenza sta
rapporto giuridico in cui essa si era manifesta- in ciò: i fatti che costituiscono l’apparenza del
ta. Tali teoriche, infatti, a partire dalla teoria diritto sono concepiti in modo che nella stra-
dell’errore comune di derivazione francese22, grande maggioranza dei casi esiste lo stesso
pur accentuando rispetto alla dottrina tedesca diritto soggettivo, cosicché «nel processo essa
la distinzione tra il fatto “esterno”, che rileva giustifica una presunzione probatoria e nel
traffico giuridico chiunque si appoggi all’appa-
20 Il riferimento non può che andare al padre della
renza può farvi affidamento, per cui è esonera-
filosofia analitica, L. Wittgenstein, Tractatus logico-
philosophicus (1922), tr. it., Tractatus logico-philosophicus e to dall’esame degli ulteriori presupposti della
Quaderni 1914-1916, Torino, 1968, par. 2.0123 e 2.013, ove fattispecie in sé necessaria»24. La definizione
come noto si legge che «ogni oggetto abita in uno spazio del giurista tedesco, che negli anni Dieci del
di possibili stati di cose, che lo pregiudicano e lo rendono secolo scorso sarebbe stata tematizzata anche
comprensibile come oggetto in relazione ad altri».
da Naendrup e da Krueckmann e in Italia negli
21 A. Falzea, Apparenza, cit., p. 687. anni Trenta dal civilista lombardo Enrico Fin-
22 Si veda R. Moschella, Contributo, cit., pp. 50-60,
secondo il quale sempre più «la teoria dell’errore comune
si attenua in quella dell’errore invincibile e si scolorisce
del tutto nell’altra dell’errore scusabile, confluendo 23 R. Sacco, Apparenza, cit., p. 255; la definizione
decisamente nella teoria dell’apparenza giuridica, inteso dell’apparenza quale teoria dell’«affidamento
ovviamente come teoria dell’affidamento legittimo» (p. legittimo» è di R. Moschella, Contributo, cit., p. 60.
60); i riferimenti alla teoria dell’errore comune erano 24 La citazione è del giurista tedesco E. Jacobi, Die
naturalmente alla dottrina francese; in particolare a Theorie der Willenserklärungen, München, 1910, p. 32,
H. Mazeaud, La maxime “Error communis facit ius”, in integralmente riportata da R. Moschella, Contributo, cit.,
“Rev. trim. de droit civil”, 1924, pp. 929 ss. pp. 21,22, n. 15.
zi25, riveste oggi un duplice particolare interes- ta29. Solo per inciso, sia consentito sottoline-
se. Non solo perché essa già delineava la nozio- are che una siffatta nozione di apparenza era
ne di apparenza giuridica nella direzione della condizionata dall’esigenza avvertita come im-
teoria della «legittimazione formale»26, ma prescindibile dal giurista di costruire il siste-
anche perché rivelava senza particolari incri- ma dell’ordinamento giuridico, inteso come
nature la natura essenzialmente “produttiva” «punto d’arrivo di una costruzione intellet-
della costruzione di ascendenza decisamente tuale che mette ordine in una realtà caotica;
pandettistica: «ciò che la costruzione produce una rete conoscitiva che si sovrappone al suo
o meglio mette in luce è già, in un certo senso oggetto, [che rappresenta] il fine cui tende l’at-
implicito nelle norme giuridiche o, se si vuole, tività dello studioso, e quindi un sistema esterno
nella mente e nell’intento del legislatore»27. all’oggetto studiato»30. Esso era evidentemente
Tale formulazione infatti risente della de- caratterizzato da una struttura deduttiva della
rivazione delle norme e dei concetti giuridici conoscenza scientifica31.
ancóra dai principi del diritto naturale. Non è In altri termini, la Pandettistica tedesca dive-
certo questa la sede per discutere non solo l’im- niva un luogo ideale di passaggio da una teoria
portante problema dell’ascendenza wolfiana dell’apparenza giuridica delineata in senso ve-
della Pandettistica di Puchta, ma anche il signi- ritativo ad un sistema giuridico in cui persino
ficativo problema se norme e concetti giuridici lo stesso diritto positivo veniva ridotto all’ap-
potevano essere pensati come mezzi idonei ad parenza e alla convenzionalità. In questo senso
assicurare il rispetto del diritto naturale oppure
29 C.-W. Canaris, Pensiero sistematico e concetto di sistema
se fossero una semplice generalizzazione e con- nella giurisprudenza sviluppati sul modello del diritto privato
seguente deduzione meccanica di altre norme tedesco (1983), tr. it., Napoli, 2009, p. 21.
giuridiche presenti nel diritto positivo28. 30 M.G. Losano, Sistema e struttura nel diritto. Il Novecento,
Importa piuttosto rilevare che tale conce- II, Milano, 2002, pp. 2-3; sul tema si veda G.B. Ratti,
zione dell’apparenza giuridica costituiva il ri- Sistema giuridico e sistemazione del diritto, Torino, 2008,
sultato di quelle elaborazioni della cosiddetta pp. 34-37.
“giurisprudenza dei concetti”, secondo le quali 31 Per la costruzione scientifica di un sistema
assiomatico-deduttivo, anche detto “sistema esterno”, si
la sistematizzazione del giurista consisteva veda D. Hilbert, W. Ackerman, Grundzüge der theoretischen
nel mettere in relazione tutte le disposizioni Logik³, Berlin-Göttingen-Heidelberg, 1949, pp. 31 ss., 74
giuridiche ricavate mediante analisi. In questo ss.; U. Klug, Juristiche Logik³, Berlin-Heidelberg-New York,
modo esse formavano un sistema di nozioni 1966, pp. 1 ss., 9 ss., 172 ss. Il “sistema interno” invece
logicamente chiaro, privo di contraddizioni avrebbe caratterizzato le costruzioni giuridiche del
Novecento, il cui archetipo è rappresentato dalla teoria
e tendenzialmente di lacune, considerato che giuridica kelseniana, la quale, come noto, depurava
ogni singolo accadimento doveva poter esse- l’esperienza da tutto ciò che non fosse giuridico, in vista
re sussunto in una precisa fattispecie concre- del ritrovamento di una struttura coerente e completa
insita nell’oggetto stesso di analisi: «il compito dello
25 H. Naendrup, Die Gewere-Theorien, Münster, 1910; studioso consiste nello scoprirla e nel descriverla,
P. Kruechmann, Nachlese sur Unmöglichkeitslehre, essendo il sistema stesso interno all’oggetto studiato»;
Jherings Jarhb, 1910; E. Finzi, Il possesso dei diritti² cfr. M.G. Losano, Sistema, cit., pp. 37-109, proposta con
(1915), Milano, 1968. particolare riferimento a H. Kelsen, La dottrina pura
del diritto (1960), tr. it., Torino, 1966; la medesima
26 Anche questa definizione si deve a R. Moschella,
posizione veniva espressa anche in Id., Forma e realtà in
Contributo, cit., pp. 18-35.
Kelsen, Milano, 1981, pp. 15-66. Per una lettura, invece,
27 Cfr. G. Lazzaro, Storia e teoria della costruzione giuridica, in senso specularmente opposto, quale prototipo
Torino, 1965, p. 45. di quello che potrebbe definirsi anche in Kelsen un
28 Op. ult. cit., p. 53; ma anche R. Sacco, Apparenza, cit., p. “sistema esterno”, con particolare valorizzazione della
355: «la loro visione del diritto [dei Pandettisti] implica natura essenzialmente convenzionale e operativa della
chiaramente una dicotomia: esiste il diritto positivo, costruzione scientifica, si veda F. Gentile, Filosofia del
di fronte al quale rilevano le apparenze, ed esiste un diritto. Le Lezioni del Quarantesimo anno raccolte dagli
altro ordinamento ideale, che assegna rilevanza a fatti allievi, Napoli, 2017², pp. 116-128, 164-174. Sul tema con
e situazioni giuridiche ‘veri’”, “che sono poi quelli la consueta finezza di recente, cfr. F. Riccobono, Anti-
considerati tali dal pensiero gius-naturalistico». kelsenismo italiano, Torino, 2017, pp. 7-34, 80-99.
stesso potessero essere rinvenute delle struttu- contratto è nullo, il possesso del diritto che ne
re, se non trascendenti, quantomeno general- deriva è estremamente instabile», mentre «se
mente valide39. Importa piuttosto registrare il contratto è annullabile, il possesso del dirit-
come tali concezioni avrebbero non poco con- to è più stabile»41, significava affermare che
dizionato anche la nostra dottrina civilistica. l’apparenza giuridica era una forma intrinseca
E ciò anche solo riflettendo sulla prospettiva ad ogni realtà giuridica42.
di quel valente civilista mantovano, secondo il Ne derivavano, certo, costruzioni scienti-
quale, per comprendere appieno il significato fiche intrise di positivismo giuridico ma non
dell’apparenza giuridica, occorreva ipotizzare anti-realiste nel sensi di radicalmente costrut-
che potesse configurarsi una fattispecie in- tiviste. Certo, caratterizzate dall’integrale acco-
completa, la quale delineasse una situazione glimento del procedimento della sussunzione,
giuridica più attenuata rispetto a quella carat- declinato questo sulla base dell’idea che, come
teristica del diritto soggettivo. Essa prendeva ad ogni fattispecie astratta doveva corrispon-
il nome di «possesso», essendo costituita da dere un determinato effetto giuridico, così per
alcuni elementi caratterizzanti la fattispecie il caso in cui la fattispecie concreta fosse man-
normale e dall’assenza di altri, perlopiù ricon- chevole di alcuni elementi, ad essa dovrebbe
ducibili alle nullità, che impedivano una sua pur sempre corrispondere un effetto giuridi-
completa realizzazione. Dalla disamina delle co, anche se precario, che solo il giudicato civi-
quali sarebbe dipesa la maggiore o minore in- le poteva rendere definitivo43.
stabilità del possesso del diritto rispetto alla ti- Eppure in queste teoriche l’apparenza giuri-
tolarità del diritto soggettivo. Potevano pertan- dica non rappresentava né una forma di nega-
to tratteggiarsi diverse e svariate gradazioni di zione della verità né la soluzione di una possi-
provvisorietà rispetto alla medesima situazio- bile contraddizione logica, ma essenzialmente
ne giuridica soggettiva40. Affermare infatti che una realtà deformata, sbiadita, la cui spiega-
in questo modo «vengono a prospettarsi non zione e comprensione non poteva che avveni-
uno, ma più possibili possessi dello stesso di- re prendendo a riferimento, e a confronto, ciò
ritto soggettivo», e coerentemente che, «se il che realmente è, o perché era già accaduto, op-
pure perché stava accadendo. In altri termini,
nel pensiero stesso di Kant di una ricorrente ambiguità, l’apparenza della situazione giuridica, quale si
connessa alla fondazione stessa della categoria del
era manifestata, poteva rinviare ad un deter-
giuridico, dalla quale derivava un profilo bivalente del
diritto, non soltanto nelle scelte dei teorici ma anche minato supposto fatto (in taluni casi diverso da
nelle concrete dimensioni dei problemi scientifici, quello reale, per es., quale risultato di un’abdu-
«sbilanciati ora verso il mondo dei valori, ora verso il zione errata), solo in quanto ciò che era appar-
mondo dei fatti», si veda U. Cerroni, Kant e la fondazione so nell’ordinamento giuridico poteva essere
della categoria giuridica, Milano, 1962, pp. 11-12.
considerato un tratto caratterizzante, seppure
39 G. Lazzaro, Storia, cit., pp. 50-56. Rispetto a questo incompleto, di un fatto ritenuto il presupposto
significativo orientamento della filosofia giuridica, la
filosofia dell’esperienza giuridica avrebbe compiuto e la genesi stessa di quello che si era manifesta-
un passo ulteriore, perché Enrico Opocher osservava to. Da un punto di vista più strettamente giu-
come il diritto positivo non potesse non riconoscere ridico, il rapporto tra le circostanze emergenti
l’universalità del diritto in quanto valore, il quale
«consiste nel fatto che appartenendo il diritto alla 41 R. Moschella, Contributo, cit., p. 34.
struttura dell’esistenza, essendo indispensabile per 42 Alcuni fatti consentivano di attribuire ad un
l’esistenza, esprime determinati significati che sono determinato soggetto giuridico una legittimazione
fondati da un punto di vista oggettivo»; cfr. E. Opocher, formale, anche se limitata, non tanto in relazione agli
La validità assiologica come attribuzione di significato effetti, quanto alla provvisorietà degli stessi; cfr. inoltre
all’esistenza (1966-1968), in F. Todescan (a cura di), F. Carnelutti, Teoria, cit., p. 165, secondo il quale il
Lezioni metafisiche sul diritt , Padova, 2005, p. 42. possesso del diritto rappresenta la situazione materiale,
40 E. Finzi, Il possesso, cit., pp. 338, 391; cfr. anche G. dalla quale può scaturire a favore di taluno l’apparenza
Venezian, La tutela dell’aspettativa, Bologna, 1900, ora del diritto.
in Id., Opere giuridiche, II, Roma, 1920, pp. 161 ss.; L. 43 E. Allorio, La cosa giudicata rispetto ai terzi, Milano,
Monacciani, Azione, cit., pp. 114, 314 ss. 1935, p. 142.
e quelle non visibili, ma supposte esistenti, accaduto, ogniqualvolta fosse stata «possibile
poteva allora essere rappresentato anche dalla l’individuazione a priori dei presupposti mi-
incompletezza della fattispecie, tanto forte ri- nimi di una pronuncia favorevole»47. Ne con-
sultava l’idea che la verità di un fatto si potesse seguiva che ci si poteva riferire all’apparenza
predicare solo in termini di corrispondenza44. giuridica, se fosse stato possibile individuare
Nonostante negli anni successivi la dottri- rispetto al diritto sostanziale «dei complessi
na italiana, soprattutto nel secondo dopoguer- di fatti che costituissero la fattispecie minima
ra, sarebbe andata decisamente in altra dire- della pretesa concretamente realizzabile attra-
zione45, nella prima metà degli anni Settanta verso il processo»48. Secondo questa prospetta-
alcuni Autori avevano inteso perfezionare la zione, allora, il titolare apparente (l’erede) di-
lezione del Finzi. Essi avevano rilevato come veniva titolare di una legittimazione formale,
la teoria dell’apparenza giuridica, se costrui- rispetto agli atti di disposizione del diritto, la
ta unicamente quale legittimazione formale, quale dipendeva dalla situazione apparente,
doveva limitarsi ad affermare non solo che il così come veniva sostenuto che il possesso e la
titolare apparente del diritto soggettivo era trascrizione potevano concorrere alla forma-
divenuto titolare di una situazione giuridica zione di situazioni apparenti. Da queste po-
equivalente, ma anche, simmetricamente, che tevano derivare rilevanti effetti giuridici, non
il legittimato apparente era divenuto legitti- solo come criterio di preferenza fra due acqui-
mato reale, in forza della diversa fattispecie renti dello stesso dante causa rispetto all’ante-
in cui consisteva l’apparenza46. Tale dottrina riorità dell’acquisto, ma anche quali modalità
doveva pertanto affrontare il tema relativo alla di acquisto del diritto da chi non era l’effettivo
considerazione che le norme, che disciplinano titolare ,avendo essi concorso con il proprio
l’esercizio della funzione giurisdizionale, fini- comportamento, quali meri legittimati forma-
vano per «proporre vere e proprie fattispecie li, alla produzione di effetti giuridici nell’in-
alternative di legittimazione, con diverso gra- teresse altrui. Di grande importanza, sempre
do di stabilità, tutte le volte che esse consenti- secondo questa teorica, l’idea che il fondamen-
vano l’individuazione di singole, concrete pos- to dell’ipotesi ricostruttiva dell’apparenza giu-
sibilità di realizzare giudizialmente assetti di ridica non era tanto e solo il divario tra ciò che
interessi corrispondenti ad altrettante situa- appariva all’esterno quale immagine del nulla,
zioni giuridiche sostanziali». E questo sarebbe e la verità della realtà giuridica che rimane-
44 Sul tema la letteratura è evidentemente smisurata, va nascosta, quanto la cosiddetta «possibilità
per la chiarezza dell’analisi e i riferimenti bibliografici, giuridica»49. Gli effetti giuridici prodotti non
si veda, ex multis, oltre naturalmente alle opere già citate dipendevano allora dall’assetto più estrinseco
alla n. 15, F. D’Agostini, Introduzione alla verità, Torino, ed evidente di una «falsa» realtà, ma dall’at-
2011, pp. 47-114; per una prospettiva diversa, G. Vattimo,
tuazione di una situazione giuridica «incom-
Addio alla verità, Roma, 2009, pp. 94-140.
pleta», mediante l’utilizzazione formale di
45 Cfr. M. D’Amelio, Sull’apparenza del diritto, in “Nuovo
Dig. It.”, I, Torino, 1937, il quale, già a cavallo delle due norme poste a tutela di esigenze diverse. Si
guerre mondiali, nella sua duplice veste di primo pensi a «colui che è in grado di trascrivere un
presidente della Corte di cassazione e redattore della acquisto, sia pure sulla base di un titolo assolu-
voce Apparenza del Nuovo Digesto Italiano, che peraltro tamente nullo con l’effetto di far salvo, sia pure
anche dirigeva, aveva dato un importante impulso
alla regola, di derivazione francese, secondo la quale 47 Ibidem, p. 246; contra L. Monacciani, Azione, cit., pp.
colui che è in colpa per avere creato l’apparenza di 256 ss.
una situazione non può fare valere il vero stato delle 48 Cfr. R. Moschella, Contributo, cit., pp. 239, 245,
cose nei confronti del terzo che abbia potuto confidare secondo il quale non erano da ricomprendere nella
inconsapevolmente nell’apparenza. Registra come tutela dell’apparenza giuridica il titolo esecutivo, il titolo
circostanza rilevante che tale voce sarebbe stata ri- dello stato, il negozio impugnabile, il titolo di credito.
pubblicata da D’Amelio pressoché identica nel 1957; cfr. 49 La tesi la si ritrovava anche in L. Cariota Ferrara,
R. Sacco, Apparenza, cit., p. 357, I negozi, cit., pp. 92 ss,; e in E. Betti, Teoria generale del
46 Cfr. A. Falzea, Apparenza, cit., p. 691; R. Moschella, negozio giuridico (1943), rist. II ed., a cura di G. Crifò,
Contributo, cit., p. 243. Napoli, 2002, pp. 22, 232.
con il decorso di un certo tempo, il proprio atto diffuse nell’ordinamento giuridico52. Secondo
di alienazione»50. queste dottrine, infatti, sia la pubblicità, sia
Da ultimo, va segnalato che nei primi anni le dichiarazioni degli operatori rivolte alla ge-
del secolo scorso, accanto alla teoria della legit- neralità consistevano in fatti tipici, rigorosa-
timazione formale, una qualche non immeri- mente determinati, i quali avevano un valore
tata fortuna aveva ottenuto quella costruzione, formale, poiché si “sovrapponevano” alla real-
anch’essa di derivazione pandettistica, la quale tà giuridica, divenendo quelle apparenze, che
dava conto dell’apparenza giuridica a partire consistevano in una indicazione certa e pre-
dal settore dell’ordinamento giuridico dedicato determinata rispetto all’azione dei terzi53.
alla “pubblicità”. L’apparenza giuridica, lungo Inutile evidenziare che l’evoluzione di alcu-
questo itinerario giuridico, poteva avere una ne di tali concezioni sarebbe stata nel senso di
propria rilevanza non quale semplice esterio- ricomprendere tutte quelle fattispecie giuri-
rizzazione sensibile della fattispecie, ma come diche, in cui l’atto compiuto dal terzo con un
applicazione della «giustizia terrena», la quale soggetto, che non è titolare del diritto, è ugual-
«non metteva in forse novantanove diritti per mente efficace, come se fosse compiuto con il
salvarne uno che si discostava dalla normali- titolare, purché un titolo formale di investitu-
tà». Essa aveva un significato che si potrebbe ra del soggetto disponente abbia potuto creare
definire “pre-giuridico”, rinvenibile nella na- una situazione di affidamento del terzo54.
tura delle cose, ricollegandosi ad un principio
di diritto sostanziale, il quale informava di sé la
valutazione degli interessi umani e dei relativi 3. La teoria dell’apparenza giuridica
rapporti, non potendo in alcun modo rappre- quale «legittimo affidamento»
sentare un semplice principio di organizzazio-
ne e di funzionamento del sistema giuridico. È nel secondo dopoguerra che sarebbe stata
Da questo angolo visuale il fondamento dell’ap- elaborata quella concezione, ancóra oggi net-
parenza giuridica veniva rinvenuto nel princi- tamente prevalente, secondo la quale l’appa-
pio di responsabilità cui dovevano improntare renza ha una propria rilevanza giuridica non
la loro condotta gli operatori giuridici. Pertan- tanto in relazione ad un rapporto, pur errato
to l’acquisto del terzo costituiva un risarcimen- o incompleto, di corrispondenza tra ciò che
to del danno patito da quest’ultimo, a causa del appare nell’ordinamento giuridico e la realtà
comportamento colpevole di chi aveva avuto di cui essa rappresenta una manifestazione
la responsabilità di concorrere nella creazione esterna. Quanto nella probabilità di ingene-
di un’apparenza cui non corrispondeva, nella
realtà, una effettiva posizione giuridica attiva, 52 A. Falzea, Apparenza, cit., p. 690; S. Sotgia, Apparenza,
cit., p. 323.
dalla quale, a rigore, non potevano conseguire
valide conseguenze giuridiche51. 53 Cfr. R. Moschella, Contributo, cit., p. 48: «si perde il
principio dell’apparenza e non se ne coglie la carica
A tali teoriche veniva fatto notare che pro- di novità, né la sua essenza giuridica, se non lo si
prio la disciplina della pubblicità escludeva considera sotto questo profilo preventivo di guida
l’attribuzione di una qualche rilevanza all’ap- all’azione, prima ancora che sotto quello successivo di
parenza giuridica. Anche se va oggi sottoli- tutte le conseguenze di un affidamento casualmente
neata la pregevole ricerca di un legame tra la verificatosi».
pubblicità, ispirata alla esigenza di tutelare 54 In questo senso per certi versi anche P. Schlesinger, Il
pagamento del terzo, Milano, 1961, p. 143, secondo il quale
la pubblica fede, e l’apparenza, nonché tra «la caratteristica delle situazioni apparenti [sarebbe da
quest’ultima e le dichiarazioni che venivano rinvenirsi] nella rilevanza eccezionalmente attribuita
allo svolgimento dell’attività la cui legittimazione
dovrebbe essere riferita»; così anche E. Betti, Teoria,
50 R. Moschella, Contributo, cit., p. 257. cit., p. 227, a giudizio del quale occorreva ricollegare
51 Tale tesi proposta nei primi decenni del secolo scorso la legittimazione ad una situazione di fatto tale da
è attribuita al giurista tedesco H.O. Meyer, come riferito giustificare da parte dei terzi la illazione di un probabile
in ibidem, pp. 38-40. sussistenza di un rapporto qualificante.
rare un fraintendimento della realtà nel sog- noscibile è quella «per noi», di contro alla tesi
getto che sia venuto in contatto con il titolare che sia invece possibile descrivere la realtà «in
apparente di una posizione giuridica. sé»58. D’altro canto uno dei filosofi più influen-
Secondo questa ricostruzione dell’appa- ti nella nostra cultura, anche se non giuridica,
renza giuridica, denominata appunto del- afferma comunemente, e nemmeno troppo
l’«affidamento legittimo», muta completamen- provocatoriamente, che possiamo solo ricono-
te anche la concezione della sottostante idea di scere, forti della lezione di Nietzsche secondo
verità55. All’idea che l’apparenza poteva avere un il quale non ci sono fatti ma solo interpreta-
significato giuridico, a condizione che vi fosse zioni, e ridicolizzando Tarski, «che vediamo le
una qualche corrispondenza, necessariamente cose in base a certi pregiudizi, a certi interessi,
incompleta, tra le circostanze di fatto visibili e e che se è mai possibile la verità, essa è il risul-
la realtà nascosta, si sarebbe sostituita una con- tato di un accordo che non è necessitato da al-
cezione della verità puramente relazionale e cuna evidenza definitiva, ma solo necessitato
deflazionista, nelle sue varie e articolate forme, dalla carità, dalla solidarietà, dal bisogno uma-
che combinavano aspetti delle teorie coerenti- no di vivere in accordo con gli altri»59.
ste con tratti propri del pragmatismo56. In àmbito giuridico, ne consegue una con-
«La verità di opinioni o di proposizioni cezione dell’apparenza giuridica legata alla
si può, a sua volta, motivare solo con l’aiuto percezione che della sua manifestazione ha il
di altre opinioni e proposizioni», dato che, terzo che con la medesima sia venuto in con-
«sebbene la verità non possa venire ridotta tatto, ed eventualmente caduto in errore, pur-
alla coerenza e all’affermabilità giustificata, ché in modo argomentabile. In questi termini,
deve esistere una relazione interna tra verità l’esistenza di un’apparenza in grado di produr-
e giustificazione»57. In altri termini, prevale l’i- re effetti giuridici dipende dalla capacità del
dea che «non c’è solo un modo in cui stanno le soggetto giuridico di dare conto del proprio
cose, e la pretesa che ci sia genera dogmatismi affidamento60, il tutto naturalmente nell’oriz-
e riduzionismi pericolosi», l’unica verità co- zonte chiuso di un discorso giuridico.
55 Come dicevamo nei paragrafi precedenti essa Scendendo più nel dettaglio rispetto alle
assurge ad elemento (filosofico) fondante di ogni teorica teoriche sull’affidamento legittimo, occorre
sull’apparenza giuridica, proprio perché discutere di sottolineare che quantomeno in un primo mo-
apparenza significa doversi confrontare con ciò di
mento avevano la meglio quelle dottrine che,
cui essa è manifestazione. Per l’inquadramento delle
questioni più importanti, con particolare riferimento osservando il delinearsi e lo sviluppo di tale fe-
alle teorie analitiche del linguaggio, si veda E. Picardi, nomeno nel suo aspetto prettamente dinami-
Le teorie del significat ², Roma-Bari, 2009, pp. 2-91; D. co, ritenevano che tali manifestazioni esteriori
Marconi, Per la verità. Relativismo e filosofia, Torino, 2007, potevano dirsi “apparenze”, a condizione non
pp. 3-47; per una accurata critica della teoria della verità
solo che mancasse o fosse venuto meno un do-
per corrispondenza, si veda P. Valore, Verità e teoria della
corrispondenza², Milano, 2006, pp. 83-106. Per la disamina cumento oppure un titolo formale, ma anche
di una prospettiva realista della conoscenza, nonostante che esse costituissero per il soggetto agente
la pregiudiziale analitica, si veda il fondamentale D. una fonte di legittimazione anomala61. In que-
Davidson, Sulla verità (1989, 2001), tr. it., Roma-Bari, sto modo era anche possibile confutare l’obie-
2006, pp. 9-68; nonché R. Brandom, Verità e asseribilità
zione, secondo la quale esse non potevano ave-
(1994), in A. Bottami, C. Penco (a cura di), Significato e
teoria del linguaggio², Milano, 2013, pp. 155-171; per una re alcun rilievo giuridico, solo rappresentando
prospettazione contigua a quella criticata nel testo, l’occasione dell’errore individuale. Si faceva in-
si veda G. Marchetti, Verità e valori. Tra pragmatismo e fatti opportunamente rilevare che il frainten-
filosofia analit a, Milano, 2008, pp. 37-54, 75-83. dimento sulle medesime era effettivamente
56 Sull’argomento si veda F. D’Agostini, Introduzione, sempre colpevole, a meno che esse non fossero
cit., p. 58; cfr. anche M. Messeri, Verità, Firenze, 1997,
58 F. D’Agostini, Introduzione, cit., pp. 149-151.
pp. 69-105 (sulla teoria della coerenza), 107-128 (sulla
corrispondenza), 135-159 (sulle teoriche deflazioniste). 59 G. Vattimo, Addio alla verità, cit. pp. 46-49.
57 J. Habermas, Verità e giustificazion (1999), tr. it., 60 R. Moschella, Contributo, cit., p. 60.
Roma-Bari, 2001, pp. 42-49. 61 L. Mengoni, L’acquisto, cit., pp. 64 ss.
no di inferire la realtà, non di simboli, i quali, apparenza in capo ai singoli. Questa impone di
per loro natura, sono solo in grado di evocare concentrare la propria attenzione sulle cause,
la struttura ideale del fenomeno». Quella uti- necessariamente oggettive, idonee a produr-
lizzata è la distinzione, tradizionalmente ac- re l’errore, che avrebbe alterato il rapporto di
colta dalla semiotica classica, secondo la quale causa nella disciplina degli acquisti74. Per esse-
il segno, quale combinazione di significante e re oggettivamente scusabile, esso deve cadere
significato, ha una funzione essenzialmente sulla esistenza di una situazione giuridica rite-
definitoria, mentre il simbolo deve condurre nuta valida, pur non essendolo, a prescindere
ad una interpretazione del referente medesi- dal comportamento tenuto dal titolare reale
mo, cosicché «l’apparenza oggettivamente in- del diritto soggettivo75.
tesa è l’apparire dell’irreale come reale dentro
un campo di pubblica esperienza, in virtù di
rapporti socialmente riconosciuti di signifi- 4. L’erede, il creditore
cazione non simbolica»71. Da questo punto di e il rappresentante apparente,
vista, il possesso non può essere in grado di secondo la teoria
generare alcuna apparenza, non solo perché del «legittimo affidamento»
quello rilevante è il possesso dell’acquirente,
non certo quello dell’alienante non proprieta- In relazione alla teoria dell’apparenza giu-
rio (anche considerato che la buona fede dell’a- ridica quale «legittimo affidamento», nell’in-
vente causa non viene richiesta al momento tento di verificare quanto affermato con ri-
dell’acquisto bensì all’atto della consegna), ma ferimento all’evoluzione della concezione
soprattutto perché la situazione giuridica del dell’apparenza giuridica e al suo mutato rap-
possessore non può in alcun modo coincidere porto con l’idea della verità, si prenda a rife-
con la manifestazione di una fattispecie giuri- rimento l’esegesi prevalente della fattispecie
dica incompleta, qual è l’apparenza. Né lo pos- di cui all’art. 534, secondo comma, c.c. Esso
sono essere i titoli formali di legittimazione, statuisce che il vero successore subisce la pri-
gli atti di pubblica fede e i fatti di pubblicità, vazione della titolarità del diritto soggettivo
proprio perché essi non rinviano ad una realtà non tanto in forza dell’atto dispositivo posto
ulteriore, anzi, lo statuto dei medesimi con-
sente di precludere ogni disamina sul rappor- 74 L. Monacciani, Azione, cit., pp. 138 ss.
to tra l’apparenza e la realtà medesima72. 75 A. Falzea, Apparenza, cit., p. 699: «l’errore
Risulta allora effettivamente proposta, an- oggettivamente sanante spiega dunque un’azione
sanante e si contrappone alla figura ordinaria di errore,
che se non teorizzata, l’idea che i tratti carat- che spiega invece un’azione viziante: l’uno guadagna
terizzanti una compiuta teoria dell’apparenza al diritto una fattispecie che invece sarebbe rimasta
giuridica devono, da una parte, consentire di definitivamente inefficacia, l’altro introduce nella
distinguere precisamente le apparenze rispet- fattispecie un germe in-validativo, capace di togliere
to alla realtà sottostante, falsamente apparsa, di mezzo l’efficacia precariamente attribuita all’atto»;
contra L. Mengoni, L’acquisto, cit., p. 7; nonché P.
dall’altra, di rilevare la corrispondenza della Schlesinger, Il pagamento, cit., p. 143, secondo il quale
realtà alle apparenze sulla base di “circostanza «il concetto di sanatoria postula una divergenza tra un
univoche”, come statuisce l’art. 1189 c.c.73. No- atto già compiuto ed il suo modello astratto, divergenza
nostante queste premesse teoriche, anche in che la fattispecie sanante ha il compito di eliminare.
Falzea incontra un particolare favore la teoria Nel nostro caso, invece, l’atto compiuto non ha bisogno
di essere sanato, essendo già di per sé inefficace». Da
dell’”errore collettivo possibile”, anche se de- ultimo, sempre secondo la tesi di Falzea, l’errore del
lineata nello sforzo di restringere il più possi- terzo è tale, anche se non viene causato dallo stato
bile ogni analisi sulla situazione soggettiva di soggettivo di colpa oppure di dolo del titolare del diritto
soggettivo leso, nonostante nella dogmatica giuridica
71 Ibidem, p. 687.
sia effettivamente possibile distinguere l’apparenza
72 Ibidem, pp. 688-690. «pura» da quella «colposa», quest’ultima, allorché
73 Ibidem, p. 693; contra, decisamente, R. Sacco, l’errore risulta provocato dal comportamento del
Apparenza, cit. p. 357. titolare reale del diritto soggettivo (cfr. p. 690).
in essere dall’erede apparente, il quale rimane presuntiva, dell’errore in cui può concreta-
inefficace, ma in ragione dell’effetto giuridico mente incorrere il terzo acquirente sulla qua-
riconnesso dal legislatore al perfezionamen- lità ereditaria del proprio dante causa80.
to della più ampia fattispecie contemplata La dottrina nettamente prevalente concen-
dall’art. 534 c.c., la quale risulta costituita oltre tra pertanto la propria attenzione non tanto sul
che dal titolo, dagli elementi dell’apparenza e rapporto di falsa corrispondenza tra l’apparen-
dalla buona fede76. Secondo la dottrina oggi si- za e il fatto generatore della medesima, quanto
curamente prevalente, infatti, il legislatore ha sull’analisi della percezione che dell’apparenza
inteso accordare una tutela al terzo, in quan- ha avuto il terzo in quella determinata situa-
to la rappresentazione che egli si forma della zione giuridica, in relazione al comportamen-
conformità al modello giuridico del proprio to tenuto da quell’erede (apparente) «nella sua
comportamento negoziale è fondata su una si- obiettività di dato sociale»81. Da questo punto
tuazione giuridica apparente. di vista è di interesse rilevare l’abbandono di
Lungo tale itinerario teorico, l’apparenza quelle teoriche, secondo le quali il concetto
diviene lo strumento di determinazione del- di erede apparente viene fatto coincidere con
la buona fede dell’acquirente77. La comprova- quello di soggetto fornito di titolo «atto di
ta sussistenza dell’apparenza finisce pertanto per sé all’acquisto dell’eredità, pure nella spe-
con il rendere superflua ogni disamina sull’or- cie non […] all’uopo efficace»82. Risulta infatti
dinaria diligenza del terzo78: qualsiasi perso- prevalente quella dottrina, la quale propone di
na di normale avvedutezza avrebbe dovuto escludere che l’erede apparente debba vantare
“scambiare” l’erede apparente per il vero erede, un titolo, seppure inefficace, idoneo all’acqui-
dal momento che «il baricentro della fattispe- sto dell’eredità, in quanto troppo legata all’idea
cie viene fissato avuto riguardo alla posizione che solo l’esistenza di una fattispecie giuridica,
assunta dal terzo, all’attività da lui svolta e agli seppure incompleta, possa consentire l’acqui-
effetti conseguenti»79. In questi termini, la sto del diritto83. Risulta pur vero che in questo
prova dell’errore «collettivo potenziale», uti- modo viene meno ogni condizionamento della
lizzando la ricostruzione di Falzea, dovrebbe Pandettistica tedesca, ma con esso anche la pos-
consistere in una dimostrazione, prima facie sibilità di delineare, magari impropriamente,
ma in termini veritativi, il rapporto tra le ma-
76 Cfr. L. Mengoni, Gli acquisti, cit., pp. 337, 340, secondo
il quale la buona fede è protetta sul presupposto e nella nifestazioni esteriori e la qualità di erede84.
misura di una situazione di fatto idonea a fondare In linea con la prevalente concezione de-
l’affidamento dei terzi, genericamente definibile flazionista e minimalista della verità85, si
(in termini descrittivi) come situazione di titolarità afferma l’idea che gli elementi costitutivi
apparente dell’alienante, criterio di qualificazione del
dell’acquisto debbano essere “costruiti” dal
comportamento negoziale dell’acquirente sotto il profilo
dell’affidamento connesso alla titolarità apparente. giurista86. Riprodotte tali elaborazioni all’àm-
77 R. Messinetti, Acquisto a non domino, in “Enc. dir.”, 80 E. Astuni, Gli acquisti dall’erede apparente, in R. Calvo,
agg. III, Milano, 1999, p. 39; nonché G. Galli, Il problema G. Perlingieri (a cura di), Diritto delle Successioni, I, Napoli,
dell’erede apparente, Milano, 1971, p. 336, secondo il quale 2008, p. 437.
«tra apparenza e buona fede sussiste – sotto il profilo 81 L. Ferri, Successioni in generale, artt. 512-535, cit., p. 217;
giuridico – un rapporto di complementarietà, nel senso dal punto filosofico-giuridico il riferimento è a F. Viola,
che l’efficacia di una situazione connessa all’apparenza Il diritto come pratica sociale, Milano, 1990, p. 164.
sarebbe legata, dal diritto positivo, alla presenza della
82 Cfr. G. Pandolfelli, G. Scarpello, M. Stella Richter, G.
buona fede nell’ambito dello stesso fenomeno, senza la
Dallari, Codice civile. Libro delle successioni per causa di
quale l’apparenza non sarebbe mai oggetto di immediata
morte e delle donazioni, Milano, 1939, p. 101.
rilevanza».
83 L. Mengoni, L’acquisto, cit., p. 83.
78 C.M. Bianca, Diritto civile, 2. La famiglia e le successioni³,
2005, Milano, p. 663; nella giurisprudenza di legittimità, 84 Cfr. F.D. Busnelli, Erede apparente, cit., p. 204.
cfr. Cass. 4 febbraio 2010, n. 2653, in Pluris. 85 Ci parrebbe esemplare P. Horwich, Verità (1990), tr.
79 C. Cicero, L. Sitzia, Petizione di eredità, artt. 533-535 c.c., it., Roma-Bari, 1994.
in “Il Codice civile commentato”, fondato da Schlesinger 86 Per una epistemologia costruttivista e pertanto anti-
- diretto da Busnelli, Milano, 2013, p. 99. realista della conoscenza giuridica, con particolare
bito della dogmatica giuridica, occorre con- Il problema che rileva in questa sede non
cludere che il vero successore non patisce la pare tanto l’aggravamento probatorio della po-
privazione della titolarità in forza dell’atto sizione del debitore, il quale deve dare la prova
dispositivo posto in essere dall’erede appa- non solo dell’apparenza e della buona fede, ma
rente, il quale rimane inefficace, ma in ragio- anche della constatazione che è stato il vero
ne dell’effetto riconnesso dal legislatore al creditore a indurlo in errore89. Quanto, ancóra
perfezionamento del meccanismo acquisiti- una volta, all’idea della verità che costituisce il
vo previsto dal secondo comma dell’art. 534 fondamento di questa concezione dell’appa-
c.c., riconducibile questo alla “combinazio- renza giuridica in relazione all’art. 1189 c.c.,
ne” dell’apparenza giuridica con l’onerosità occorre registrare che si tratta della combina-
dell’acquisto e la buona fede del terzo87. zione della teoria della coerenza con alcuni ele-
Ancóra. Con riferimento all’art. 1189 c.c. e al menti minimalisti del pragmatismo.
venir meno di ogni disamina sulla relazione D’altro canto, va in questa direzione anche
tra ciò che appare (il creditore apparente) e ciò l’ampio dibattito sull’applicabilità dell’art.
che effettivamente esiste (il vero creditore), 1189 c.c. al caso del pagamento eseguito dal
soprattutto la giurisprudenza di legittimità da debitore nelle mani di un soggetto che risulte-
tempo afferma che «l’apparenza deve essere rebbe non tanto oppure non solo un creditore
ricondotta ad un comportamento del credito- apparente (rispetto al creditore vero), ma an-
re, non potendo dipendere dal solo comporta- che un ausiliario del creditore dotato di poteri
mento dell’accipiens». Pertanto l’effetto libera- di rappresentanza oppure di un suo mandata-
torio di cui all’art. 1189 c.c. può darsi solo «se rio all’incasso. Infatti, la dogmatica giuridica
l’apparenza risulti giustificata da circostanze prevalente ritiene di configurare l’art. 1189
univoche e concludenti riferibili al creditore, c.c. come una semplice disposizione specia-
sì da far sorgere nel debitore un ragionevole le rispetto a quella generale implicitamente
affidamento, esente da colpa, sulle effettiva contemplata dall’art. 1188 c.c., in cui peraltro
sussistenza della facoltà apparente dell’acci- il fatto generatore dell’apparenza, per essere
piens di ricevere il pagamento»88. tale, deve derivare dalla condotta “colposa” del
vero creditore. Risulta pur vero che, nell’in-
riferimento alla teoria dell’interpretazione, si veda V. Villa, tento di giustificare la sua esistenza nell’ordi-
Una teoria pragmaticamente orientata dell’interpretazione
namento civilistico, alcuni Autori intendono
giuridica, Torino, 2012, pp. 43-180; per un costruttivismo
molto più moderato ma nella sostanza altrettanto anti- oggi ricondurre l’apparenza alla colpa, ma da
realista, si veda G. Zaccaria, La comprensione del diritto, più parti si evidenzia con decisione che gli ef-
Bari-Roma, 2012, pp. 29-60; sul tema con particolare fetti giuridici conseguenti all’apparenza non
riferimento alla natura della scienza ci pare di particolare possono dipendere da uno stato soggettivo
interesse I. Hacking, La natura della scienza. Riflessioni sul
di colpa del titolare della posizione giuridica
costruttivismo (1999), tr, it., Milano, 2000, pp. 31-90.
reale, anche se non visibile. Infatti, ciò impo-
87 L. Mengoni, Gli acquisti, cit., p. 156; secondo altri Autori,
infatti, tanto forte sarebbe stata la connessione della teoria ne al terzo accertamenti incompatibili con la
dell’apparenza con l’affidamento del terzo, che sarebbe celerità del traffico giuridico90. Risulta peral-
impossibile distinguere l’una dall’altro; cfr. F. Carnelutti, tro evidente che tale forma di confutazione
Teoria, cit., p. 160, a giudizio del quale l’apparenza altro non pone in alcun modo il problema del rap-
non è se non «l’elemento obiettivo della buona fede», porto in termini di corrispondenza veritativa
concepita come «opinione dell’esistenza del diritto
dell’alienante fondata sulla sua apparenza»; cfr. anche dell’apparenza con la realtà.
Cass. 4 febbraio 2010, n. 2653, in Pluris, secondo la quale Oppure, si pensi al rappresentante apparen-
occorre la dimostrazione dell’idoneità del comportamento te di cui all’art. 1398 c.c., la cui interpretazione
dell’alienante ad ingenerare la ragionevole convinzione
di trattare con il vero erede, nonché dell’esistenza di 89 Cfr. M.C. Venuti, I soggetti del pagamento. Artt. 1188-1192,
circostanze univoche dell’ignoranza incolpevole di esso in “Il Codice civile commentato”, cit., 2018, pp. 164-165,
acquirente circa la realtà della situazione ereditaria al la quale rinvia a Cass. 3 settembre 2005, n. 17742 (n. 123).
momento dell’acquisto. 90 Cfr. A. Falzea, Apparenza, cit., p. 694, il quale contrasta
88 Cfr. Cass. 11 settembre 2013, n. 20847, in Pluris. nettamente questa posizione.
articolato, quanto piuttosto evidenziare che, ire procedure cognitive. Rilevano, in ultima
affinché ci si possa riferire alla società appa- analisi, secondo la filosofia contemporanea,
rente, è necessario che all’esterno appaiano solo la disponibilità a sottoporre un qualsiasi
degli elementi che, quand’anche esistessero enunciato alle procedure previste di controllo
effettivamente, non sarebbero in alcuno modo e di legittimazione, sulle quali esiste un previo
sufficienti ad integrare il contratto di società96. accordo tra gli uomini97.
Come se, per tornare ad una ipotesi tipicamen- D’altro canto, secondo la prevalente dottrina
te civilistica, ciò cui avrebbe rinviato pur in filosofico-giuridica, si ritiene che ogni indagi-
modo improprio l’erede apparente, non sareb- ne sulla verità della realtà risulti inutile, se non
bero i requisiti caratteristici di un vero erede, anche controproducente, tanto che ormai l’a-
ma quelli di un’altra figura giuridica. nalisi dei fatti giuridici è possibile unicamen-
te dal punto di vista del dover essere, cosicché
l’esperienza giuridica ha un proprio àmbito di
5. La perdita dell’identità teorica comprensione e di descrizione solo all’interno
dell’apparenza giuridica dell’orizzonte del discorso giuridico98.
Eppure, se non intendiamo solo prendere
L’interesse filosofico-giuridico per l’appa- atto del nominalismo che tale posizione com-
renza giuridica sta nella considerazione che porta, e riteniamo che la genesi stessa dell’isti-
essa per sua stessa natura dovrebbe porre il tuto dell’apparenza giuridica mirasse certo ad
problema del rapporto nell’ordinamento giu- agevolare il traffico giuridico, ma a condizione
ridico tra ciò che appare e ciò di cui l’apparenza che permanesse un qualche legame con la si-
è manifestazione. tuazione giuridica di cui l’apparenza costituiva
Oggi, come si è osservato nei paragrafi pre- l’emersione nell’ordinamento giuridico, dob-
cedenti, nella sua declinazione giuridica pre- biamo evidenziare i limiti di questa posizione.
valente non è in alcun modo rilevante il rap- Tradizionalmente, descrivere in termini
porto tra ciò che si manifesta e ciò che si cela. di apparenza giuridica un determinato “stato
Pertanto, in vista di alcuni obiettivi e al veri- di cose” significava raffrontare ciò che appare
ficarsi di determinati presupposti, viene attri- con quello che si cela, rispetto al quale l’appa-
buito significato ad alcune circostanze esterio- renza conservava un qualche legame, poiché,
ri, in relazione a come esse sono percepite dai se così non fosse, non sarebbe nemmeno pos-
soggetti del traffico giuridico. sibile discutere di apparenza. In qualche misu-
Risulta pur vero che sempre più spesso la ra l’apparenza giuridica ha sempre avuto a che
filosofia della conoscenza contemporanea ci fare con la correttezza di un’abduzione99. Bana-
spiega che la metodologia e l’epistemologia lizzando, è possibile affermare che il suono di
passate e recenti hanno assegnato a formule e un animale rinvia all’esistenza di un leone non
a gerarchie di concetti una funzione di disci- solo se si possiede il concetto del leone ma an-
plina dei nostri procedimenti teorici, e tutto che qualora sia possibile ritenere che si tratta-
ciò nel solo intento di dare un qualche fon- va di un ruggito: «una proposizione “p” è vera
damento ad un ordine fittizio anziché istru- se e solo se “p” corrisponde ad un fatto o stato
di cose»100, a meno di non voler sostenere che
96 Ci pare esemplare P. Menti, Fallisce un’altra holding 97 A. Gargani, Il sapere senza fondamenti. La condotta
personale: anzi no, è un noto imprenditore occulto, in intellettuale come strutturazione dell’esperienza comune,
“Fall.”, 2011, pp. 1233-1242, in cui il suggestivo ossimoro Torino, 1973, pp. 77-88, 107.
dell’Autore sembra di-svelare l’operazione ideologica
98 Esemplari in tal senso M. Jori, Del diritto inesistente.
dei giudici milanesi (cfr. Trib. Milano, 11 aprile 2011,
Saggio di meta-giurisprudenza descrittiva, Firenze, 2010, pp.
ibidem, pp. 1229-1233), declinata sulla base del rapporto
41-90; C. Luzzati, La vaghezza delle norme, Milano, 1990.
non comunicante tra il paradigma “organizzazione
dell’impresa” e quello “spendita del nome”; sul 99 Sul tema vale la pena di vedere il bel libro di G. Tuzet,
tema con grande puntualità, S. Delle Monache, La prima inferenza. L’abduzione di C.S. Peirce fra scienza e
Commercializzazione del diritto civile e viceversa, in “Riv. diritto, Torino, 2006, pp. 26-55.
dir. civ.”, 2012, I, pp. 489-491. 100 F. D’Agostini, Introduzione, cit., p. 48.
quel ruggito rimanda solo convenzionalmen- cui la struttura costituiva del legame sociale
te alla presenza di un leone. Non è certo questa non è più data dal rapporto individuo-società,
la sede per avviare una discussione sul signifi- ma da quello tra razionalità e forme dell’agire,
cato odierno della concezione della verità per che generano l’intreccio tra separazione e for-
corrispondenza e della verità in generale, ma malizzazione103.
ciò non può esimerci dall’affermare che il rug- Le disamine giuridiche di cui alle pagine
gito rinvia “veramente” all’esistenza di un leo- che precedono intendono per l’appunto com-
ne, poiché “in natura” a quel suono corrispon- provare l’idea che anche nel trattare l’istituto
de la presenza di un animale chiamato leone. dell’apparenza giuridica, in cui più urgente do-
Invece, l’idea stessa che il diritto altro non vrebbe essere l’approccio in termini veritativi,
sia se non una narrazione (prettamente lin- la scienza giuridica oggi rinuncia alla compo-
guistica) include la tesi che qualunque discor- sizione di una teoria dell’apparenza giuridica,
so sia sostenibile se giustificato, in quanto alla ricerca di un altro “ordine”, così come la
coerente con alcune premesse101. Di partico- sociologia di Max Weber. Essa nel frattempo
lare interesse in questo senso la proposta di risulta aver rinunciato all’idea stessa del siste-
Habermas, secondo la quale, in estrema sin- ma giuridico, in nome di un’attività pan-inter-
tesi, una credenza è vera se «nelle condizioni pretativa, che ha i suoi riferimenti filosofici
ideali» essa risulta dall’appropriato metodo di nell’ermeneutica filosofica104.
ricerca e se è coerente con la totalità dei dati Allorché il giurista osserva un soggetto giu-
intersoggettivamente disponibili agli studiosi ridico che si comporta come se fosse un erede
seriamente impegnati, che costituiscono una e dal medesimo acquista un diritto, l’acquisto
comunità ideale di ricerca. Ci rendiamo conto potrà dirsi efficace soprattutto in relazione
che ogni ragionamento sull’”agire comunica- alle informazioni/conoscenze concretamente
tivo” di Habermas non può essere a tal punto a disposizione dell’avente causa, con particola-
semplificato, e non potrebbe nemmeno essere re riferimento ai connotati e alle particolarità
inteso, senza un qualche riferimento al “mon- del vero erede. In questi termini, l’apparenza
do vitale”, inteso come la cultura complessiva, giuridica non è una rappresentazione imper-
condivisa, vissuta nella comunicazione quoti- fetta della realtà, ma una valutazione a posterio-
diana, la quale rivendica la propria posizione ri di un errore “argomentabile”.
di orizzonte normativo entro i quali i vari am- In questi termini, si finisce per proporre una
biti dell’agire sociale devono coordinarsi. Sal- forma aggiornata di idealismo epistemologi-
vo poi discutere se il “mondo vitale” abbia una co105, a mente del quale oggetto della conoscenza
sua struttura trascendentale normativa, che sono solo le rappresentazioni, e non le rappre-
possa fondare e consentire l’apertura origina- sentazioni in quanto e per ciò che esse predica-
ria della verità entro cui la comunità vive102. no della realtà. Lungo questo percorso, si deve
D’altro canto, già Max Weber aveva ripetuta- rinunciare all’idea della verità come adaequatio
mente osservato che non esistono “fatti puri”, intellectus et rei, e contrapporre l’idea dell’appa-
ma solo fatti che sono “socializzati”, e tutto ciò renza alla verità, concependo l’una la negazione
all’interno di un ordine ormai secolarizzato, in dell’altra. Se indubbiamente la realtà può essere
conosciuta solo attraverso le rappresentazioni
101 Ibidem, pp. 47-69; si tratta della verità per coerenza, della medesima (apparenze), ciò non significa
secondo la quale «la proposizione (credenza) “p” è vera
se e solo se “p” è coerente con altre proposizioni già che oggetto della conoscenza siano solo le rap-
riconosciute come vere o con l’insieme delle nostre presentazioni.
credenze»; anche se recentemente si sono affermate
concezioni di natura deflazionista, in virtù delle quali 103 G. Marramao, Potere e secolarizzazione. Le categorie del
un’affermazione è vera se è pragmaticamente utile: tempo, Torino, 2017², pp. 147-149.
«una proposizione “p” è vera se e solo se l’assunzione di 104 Cfr. M. Barcellona, Critica del nichilismo giuridico,
“p” è coronata da successo, ovvero si rivela efficace per Torino, 2006, pp. 7-36; R. De Giorgi, Scienza del diritto e
scopi pratici o scientifici». legittimazione, Bari, 1979.
102 J. Habermas, Verità, cit., pp. 42-49. 105 E. Agazzi, Che cos’è il realismo, cit., pp. 31-36.
Pertanto, abbandonata la ricerca del lega- lorché sostenevano che l’apparenza giuridica
me della realtà celata con la sua manifestazio- constava di una fattispecie giuridica sostan-
ne, l’apparenza giuridica ha perduto oggi ogni zialmente incompleta. Prospettazione questa
forma di autonomia teorica, per divenire una debitrice di certo positivismo giuridico, ed
nozione strumentale ad altri discorsi giuridici: evidentemente orientata alla ricostruzione in
quello sulla importanza dell’affidamento del termini di causalità oggettiva della successio-
terzo che ha contrattato con il titolare apparente ne degli acquisti nel traffico giuridico, ma nel
del diritto, oppure sul significato della respon- contempo ispirata all’idea che, affinché l’appa-
sabilità di chi, per propria negligenza e trascu- renza potesse produrre effetti giuridici, essa
ratezza, ha ingenerato una situazione giuridica doveva avere un rapporto di corrispondenza
solo apparente. Insomma, e forse proprio per con la realtà celata, non potendo costituire una
questo, la trattazione di quell’istituto che, per semplice negazione della stessa, quale effetto
propria natura, avrebbe dovuto quantomeno dell’errore del terzo.
porre il problema dell’idea, secondo la quale In seguito, l’analisi dei giuristi avrebbe
esiste un modo di essere delle cose autonomo preso con decisione una direzione comple-
rispetto al soggetto conoscente, in relazione al tamente diversa, essenzialmente ispirata e
quale possiamo affermare che “le cose stanno orientata alla idoneità dell’apparenza-rappre-
(o non stanno, pur apparendo) effettivamente sentazione ad ingenerare una determinata
così”, ha completamente eluso il problema del- percezione in capo al terzo, il cui affidamento,
la verità, dei fatti. L’apparenza giuridica diviene sulla base dell’idea che l’esperienza giuridi-
oggi un pur importante tassello della retorica ca è solo una complessa ed utile interferenza
di un più articolato discorso giuridico, ora con- di fattispecie che possono collidere, può es-
dizionato dalla tutela dell’affidamento del ter- sere legittimamente tutelato, solo se retori-
zo, ora mirante a sanzionare la responsabilità camente argomentato. Ciò spiega il sempre
giuridica di chi abbia dato corso all’apparenza maggiore interesse e diffusione degli studi
medesima. filosofico-giuridici sull’interpretazione-argo-
Approdi dottrinali e giurisprudenziali quel- mentazione106, poiché la innegabile presenza
li descritti nel paragrafo precedente senza dub- delle componenti teoriche nella scienza giuri-
bio di grandissima rilevanza teorica, elaborati dica convince oggi i giuristi che la conoscenza
però a partire da un’idea di verità contestuale
e deflazionista, in cui l’apparenza rileva non 106 Sul punto la letteratura è sterminata; quali prototipi
tanto per un particolare rapporto di corrispon- delle due prospettive che oggi risultano prevalenti,
nonché per le aggiornate indicazioni bibliografiche, si
denza (pur anomala) con la realtà. Quanto per veda M. Atienza, Diritto come argomentazione. Concezioni
come essa viene percepita nell’àmbito di un dell’argomentazione (2006), tr. it., Napoli, 2012, pp. 55-
determinato rapporto giuridico (erede vero - 278; e F.H. Emmeren van, R. Grootendorst, Una teoria
erede apparente – terzo affidatario; creditore sistematica dell’interpretazione dell’argomentazione.
vero – creditore apparente – debitore), hinc et L’approccio pragma-dialettico (2004), tr. it., Milano, 2008,
pp. 19-84; da una prospettiva ancóra diversa, occorre
nunc. Si tratta di un’altra forma di costruttivi- vedere i fondamentali, anche per le ascendenze di natura
smo, in cui ogni rilevanza viene attribuita non neo-costituzionale, R. Alexy, Teoria dell’argomentazione
alla situazione giuridica ma alla posizione an- giuridica. La teoria del discorso razionale come teoria
che giuridica dell’osservatore. della motivazione giuridica (1978), tr.it., Milano, 1998,
Per una sorta di eterogenesi dei fini, la dot- in particolare pp. 149-165, 235-242; N. MacCormick,
Ragionamento giuridico e teoria del diritto² (1994), tr. it.,
trina contemporanea, programmaticamen- Torino, 2001; di pari passo è andato il ripensamento della
te anti-formalista, diviene però anti-realista, notissima teoria dell’argomentazione di C. Perelman, L.
contrapponendo la propria proposta episte- Olbrechts Tyteca, Trattato dell’argomentazione. La nuova
mologica a quella che era della Pandettistica retorica (1958), tr. it. Torino, 1976, da parte di Peczenich
tedesca dei primi anni del secolo scorso, e di e Aarnio, i quali, pur da prospettive diverse, hanno
entrambi coniugato con i principi della logica formale
alcuni nostri Autori del primo dopoguerra l’esigenza di ritrovare all’interno di una determinata
dalla stessa particolarmente influenzati, al- comunità un sistema di valori condiviso.
Federico.casa@unipd.it
Osservando le disuguaglianze
dall’alto e dal basso
Gabriele Blasutig
Abstract
Nell’ultimo trentennio il fenomeno della disuguaglian- all forces and impacts and those that, on the other
za ha conosciuto una certa recrudescenza. Si tratta di un hand, take a “bottom-up” perspective, addressing
fenomeno molto complesso che si presta ad una plura- the analytical focus on people’s experiences, pro-
lità di letture e interpretazioni. Il presente contributo cesses and interactions between subjective and
riflette su una linea di segmentazione presente nel di- objective aspects. These are two complementary
battito sul tema, data dalla distinzione tra gli approcci analytical approaches, both indispensable for a full
che, da un lato, analizzano “dall’alto” le forze e gli im- understanding of the phenomenon.
patti generali e quelli che, dall’altro lato, assumono una
prospettiva “dal basso”, indirizzando il focus analitico Parole chiave
sui vissuti delle persone, sui processi e sulle interazioni
tra aspetti soggettivi e oggettivi. Si tratta di due approcci Dimensioni della disuguaglianza;
analitici complementari, entrambi indispensabili per Fattori della disuguaglianza;
una piena comprensione del fenomeno. Categorie sociali deboli;
Processi sociali; Vulnerabilità;
In the last thirty years the phenomenon of in- Welfare attivo.
equality has experienced a certain upsurge. It is a
very complex phenomenon that lends itself to a Keywords
plurality of readings and interpretations. This pa-
per reflects on a segmentation line of the debate Dimensions of inequality;
on this topic, given by the distinction between the Inequality factors; Weak social categories;
approaches that, on the one hand, assume a “top Social processes; Vulnerability;
down” analytical perspective, observing the over- Active welfare.
A seconda dei punti di vista, dunque, varia Su scala mondiale la crescita economica che
la lettura del problema, la diagnosi delle cause si è registrata in molti paesi, a cominciare dalla
che concorrono a generarlo, l’indicazione delle Cina e dell’India, ha determinato una parziale
possibili soluzioni. Lo scopo di questo contri- riduzione del differenziale tra paesi, sia per
buto è quello di porre in evidenza un’impor- quanto riguarda i redditi sia per quanto riguar-
tante linea di segmentazione del dibattito. Si da altri indicatori, come la speranza di vita alla
tratta della distinzione tra due prospettive di nascita, la mortalità infantile o il livello di sco-
fondo. La prima tende a osservare la disugua- larità. Tuttavia, anche se in termini relativi e
glianza “dall’alto”, concentrandosi soprattutto in media la situazione è andata migliorando,
sui fattori generali che stanno alla base del fe- in termini assoluti le disuguaglianze restano
nomeno e sull’impatto sociale che ne deriva. molto profonde e gravi, soprattutto con rife-
In questo caso, la prospettiva è di tipo macro rimento ad alcuni specifici contesti. Ad esem-
e privilegia una chiave di lettura di tipo eco- pio, nel continente africano, in Sierra Leone e
nomico. La seconda osserva le disuguaglianze Repubblica Centro Africana, la speranza di vita
“dal basso”. Pone al centro dell’analisi i sogget- alla nascita è di appena di 51 anni; in Niger,
ti e i loro vissuti, l’impatto di tale condizione Mozambico e Mali il numero di anni di istru-
sui loro comportamenti e sulle loro biografie, i zione è ancora inferiore a 2; in Burundi, Mala-
processi attraverso cui i fattori causali entrano wi, Madagascar e nella Repubblica Democrati-
in gioco, combinandosi e interagendo tra loro ca del Congo la condizione di povertà estrema
su un terreno definito anche dalle motivazioni riguarda più del 70% della popolazione.
e dalle risorse individuali, dalle relazioni inter- A fronte di questa situazione mondiale, li-
soggettive e dalle condizioni socio-istituziona- mitando l’analisi ai paesi a sviluppo avanzato,
li. In questo caso la prospettiva è di tipo micro e si rileva una significativa ripresa delle disu-
privilegia un approccio di tipo sociologico. guaglianze nell’ultimo trentennio, a comin-
Nei prossimi paragrafi verranno delineate ciare da quelle di ordine economico3, in con-
tali due prospettive analitiche, dopo aver trat- trotendenza rispetto a quanto avvenuto nel
teggiato un quadro generale sullo stato delle dopoguerra, fino agli anni ‘80. Ciò ha fatto sì
disuguaglianze, con particolare riferimento al che sia cresciuta la quota di popolazione a ri-
caso italiano. schio di povertà o esclusione sociale. Per quan-
to riguarda l’Italia, tale condizione riguardava
il 29% della popolazione nel 2017. Nello stesso
2. Lo stato delle disuguaglianze: anno, il 12% degli italiani versava in uno stato
il quadro e le tendenze generali di grave deprivazione materiale e il 14,2% in
uno stato di povertà relativa. Si tratta di valori
Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha re- quasi doppi rispetto a quelli registrati alla fine
centemente realizzato un importante rappor- degli anni ’80. Viceversa, per quanto concerne
to1 sul tema delle diseguaglianze. Il rapporto i ceti più abbienti, si è profilata una tendenza
propone una complessiva e articolata strategia di segno opposto. Ad esempio, nel 2016 il 10%
per affrontare i fattori strutturali che hanno de- più ricco della popolazione italiana possedeva
terminato la riproduzione e la progressiva in- più del 60% della ricchezza, una percentuale
tensificazione delle disuguaglianze nell’ultimo che supera del 10% quella di 30 anni prima.
trentennio. Di tali tendenze si dà conto, sinteti- proposito, tra le opere pubblicate in Italia si possono
camente, nella parte iniziale del rapporto2. richiamare: M. Franzini e M. Pianta, Disuguaglianze.
Quante sono, come combatterle, Roma-Bari, 2016; L.
1 Forum Disuguglianze Diversità, 15 proposte per la Gallino, Globalizzazione e disuguaglianze, Roma-Bari,
giustizia sociale, Roma, 2019. 2007; T. Piketty, Il capitale nel XXI secolo, Milano, 2015; J.
2 Ibidem, pp. 18-19. Tale quadro può essere arricchito e Stiglitz, Il prezzo della disuguaglianza, Torino, 2013.
approfondito grazie a diversi contributi di autorevoli 3 Queste vengono abitualmente quantificate ricorrendo
studiosi che hanno focalizzato l’attenzione soprattutto all’indice di Gini che misura il grado di concentrazione
sugli aspetti economici della disuguglianza. A questo del reddito o della ricchezza.
Anche sul piano territoriale le diseguaglian- del vincolo o del legame sociale nelle società
ze si stanno accentuando, a cominciare dai di- della sfiducia […]. Viene meno la consapevolez-
vari economici tra paesi e tra aree regionali. za civile che siamo sulla stessa barca e che cia-
Da questo punto di vista, la situazione italiana scuno di noi deve qualcosa a ciascun altro. La
appare piuttosto critica. Tutte le regioni ita- società come unione di unioni sociali si lacera
liane, anche quelle più ricche, negli ultimi 15 e, come per sporulazione, lo spazio sociale si
anni hanno perso terreno nella classifica delle frammenta in cerchie o clan o tribù o compa-
regioni europee in termini di PIL pro-capite4. gnie di ventura o ghetti di segregazione»6.
Ma, soprattutto, i divari interni al paese appa-
iono sempre più evidenti. Ad esempio, il red-
dito medio mensile in Lombardia è più elevato 3. Le disuguaglianze viste dall’alto:
del 69% rispetto a quello della Calabria. Tali le cause, le categorie sociali
divaricazioni riguardano non solo la disponi- e le possibili soluzioni
bilità di reddito, ma anche l’accessibilità e la
qualità dei servizi fondamentali. Il succitato rapporto del Forum Disugua-
La disuguaglianza si presenta come un pro- glianze e Diversità mette a punto il proprio
blema di crescente rilevanza e portata, non impianto di analisi e proposte ispirandosi
solo per gli individui e i gruppi sociali che ne all’influente lavoro dell’economista britannico
risultano direttamente investiti, ma anche per Anthony Atkinson7.
la società nel suo complesso, con particolare Gettando uno sguardo generale e “dall’alto”
riferimento ai problemi di coesione sociale. sul fenomeno della disuguaglianza, vengono
Il Forum Disuguaglianze e Diversità sotto- indicati i fattori generali che hanno contribuito
linea che le tendenze in atto hanno prodotto ad accentuarlo, come si è appena visto, nell’ulti-
«una lacerazione profonda, anche culturale e mo trentennio: a) i processi globalizzazione a cui
politica, tra ceti deboli e ceti forti»5. Inoltre, si deve l’indebolimento dei sistemi di produ-
evidenzia come la mappa delle categorie so- zione nazionali e regionali, soprattutto attra-
ciali investite dal problema appare sempre verso la delocalizzazione della produzione; b) il
più «granulare», segnata da linee di divisione cambiamento tecnologico (con particolare riferi-
e conflitto non solo tra «ultimi e penultimi», mento alle tecnologie dell’informazione e della
ma anche tra questi e il gruppo dei «vulnera- comunicazione) che ha provocato non solo la
bili». Si tratta dei soggetti che formalmente si sostituzione del lavoro umano da parte delle
collocano nella fascia intermedia della distri- macchine (non esclusivamente quello meno
buzione del reddito e non risentono, nel mo- qualificato), ma anche una forte concentrazio-
mento attuale, di una conclamata condizione ne della conoscenza, in diversi settori strategi-
di svantaggio. Tuttavia, nel contempo, essi ci, in capo a pochi soggetti privati; c) la crescita
sono esposti a combinazioni variabili di vari della finanz che ha rafforzato la posizione di
fattori di vulnerabilità che attenuano la loro chi opera nei mercati finanziari (azionisti, in-
capacità di resilienza rispetto alle minacce termediari, banche, società di rating, ecc.), a
incombenti (effettive o percepite) rispetto al scapito degli interessi espressi dalle categorie
mantenimento dei livelli di status raggiunti. della “economia reale”, a cominciare dai lavo-
Si possono cogliere molti segnali, su vari fron- ratori e dalle comunità locali; d) i cambiamenti
ti, degli effetti problematici di questo stato di intervenuti nei regimi di regolazione del lavoro,
cose. Il filosofo Veca ne ravvisa e sottolinea i con l’allentamento del sistema di tutele e di si-
risvolti più dirompenti: «la lesione e la rottura curezza per i lavoratori; e) il depotenziamento dei
sindacati nella loro funzione primaria di rappre-
4 Ad esempio, tra il 2003 e il 2017, la Lombardia è passata
dal 28esimo al 52esimo posto nella graduatoria delle 6 S. Veca, Sulla disuguaglianza, in «Iride», a. XXIX, n. 77,
regioni europee in termini di Pil pro-capite, l’Emilia 2016, p. 26.
Romagna dalla 45esima alla 72esima posizione. 7 A.B. Atkinson, Disuguaglianza. Che cosa si può fare?,
5 Ibidem, p. 20. Milano, 2015.
sentanza del lavoro, nelle sedi negoziali con le tà per le categorie svantaggiate. Il quarto fat-
parti datoriali e in quelle concertative deputate tore fa riferimento ai processi di individualiz-
alla formulazione delle politiche economiche e zazione, indicati dalla letteratura sociologica
del lavoro8; f) la contrazione delle misure ridistri- come una fondamentale chiave interpretativa
butive attuate degli stati attraverso le imposte, della società post-moderna12. Tali processi han-
i trasferimenti e il welfare state, tendenza ve- no creato le condizioni per incrementare la li-
rificatasi, in parte, a causa dall’accumularsi, in bertà d’azione percepita dagli attori sociali, ma
molti paesi, di un consistente debito pubblico9, nel contempo hanno innalzato anche il grado
ma soprattutto per la diffusione delle ideologie di competizione in ogni ambito, a cominciare
neoliberiste, affermatesi in tutto l’Occidente a da quello lavorativo, provocando una crescita,
partire dagli anni ’80 del secolo scorso10. per diffusione e intensità, del vissuto di preca-
Un analogo impianto analitico si può ritro- rietà e incertezza, economica ed esistenziale.
vare anche nel lavoro di Franzini e Pianta11. I L’insieme dei fattori strutturali appena ri-
due autori indicano quattro principali fattori cordati impatta in particolare sulle categorie
all’origine delle disuguaglianze nell’ultimo sociali più deboli e vulnerabili, identificabi-
trentennio. Il primo è rappresentata del cre- li in base ad alcune ben note caratteristiche
scente potere del capitale sul lavoro, dovuto ai di natura ascrittiva: l’appartenenza a classi o
fattori indicati poc’anzi: la globalizzazione, la ceti sociali subalterni; il possesso di livelli di
finanza, le nuove tecnologie e l’allentamento istruzione e qualificazione bassi; la residenza
dei sistemi di regolazione hanno notevolmen- presso aree territoriali socialmente ed eco-
te accresciuto la libertà di movimento del ca- nomicamente depresse e marginali13, le ori-
pitale, incrementando la quota della ricchezza gini straniere e l’appartenenza a determinati
destinata ad esso, a scapito di quella destinata gruppi etnico-nazionali; l’essere portatori di
al lavoro. Il secondo fattore è rappresentato da qualche forma di disabilità; l’appartenenza di
quello che Franzini e Pianta chiamano il «ca- genere (essendo le donne tutt’ora significati-
pitalismo oligarchico». Emerge una ristretta vamente discriminate in ambito lavorativo,
e, nel contempo, eterogenea élite di super ric- in particolare in Italia14); l’appartenenza alle
chi, costituita da imprenditori di successo, top
manager, professionisti affermati, star dello 12 Si confronti in proposito: U. Beck, The Debate on the
«Individualisation Theory», in «Today’s Sociology in
spettacolo, dei media e dello sport. Il terzo fat-
Germany», Soziologie Special Edition, n. 3, 1994; L.
tore deriva dall’indebolimento della funzione Boltanski, Gli attuali cambiamenti del capitalismo e la
di riequilibrio (o riparazione) esercitata dagli cultura del progetto, in «Studi di sociologia», n. 4, 2005;
stati e, più in generale, dalla politica, attraver- M. Magatti, Oltre la società atomizzata: individualizzazione
so la regolazione dei mercati (in particolare il e razionalizzazione nell’età contemporanea, in «Studi di
sociologia», n. 4, 2000; N. Urbinati, Liberi e uguali. Contro
mercato del lavoro), la redistribuzione della
l’ideologia individualista, Roma-Bari, 2011.
ricchezza, il welfare state e le politiche mirate
13 A questo proposito gli studi recenti relativi al contesto
alla creazione di condizioni di pari opportuni- italiano presentano significative novità, superando la
classica dicotomia Nord-Sud. L’analisi si sposta, infatti,
8 Sulle recenti evoluzioni del sindacato in Italia si
sulle cosiddette «aree interne», intese come contesti
veda M. Carrieri, P. Feltrin, Al bivio. Lavoro, sindacato e
territoriali (ritrovabili al Nord come al Centro e al Sud)
rappresentanza nell’Italia d’oggi, Roma, 2016.
obiettivamente svantaggiate dal punto di vista delle
9 Per quanto concerne il caso italiano, si veda sul punto opportunità e delle disponibilità di servizi essenziali,
il testo di L. Tedoldi, Il conto degli errori. Stato e debito a cominciare da quelli relativi ai bisogni di istruzione
pubblico in Italia, Roma-Bari, 2015. e di salute. In proposito si veda: A. De Rossi, a cura di,
10 Un efficace quadro di sintesi sulla diffusione e Riabitare l’Italia. e aree interne tra abbandoni e riconquiste,
l’impatto del neoliberismo nelle società occidentali si Roma, 2018; G. Carrosio, I margini al centro. L’Italia delle
può ricavare dalla lettura del testo di C. Trigilia, Sociologia aree interne tra fragilità e innovazione, Roma, 2019.
economica. Temi e percorsi contemporanei, Bologna, 2009, 14 Cfr. A. Casarico e P. Profeta, Le disuguaglianze di genere,
pp. 165-177. in Checchi D., a cura di, Disuguaglianze diverse, Bologna,
11 M. Franzini e M. Pianta, Disuguaglianze. Quante sono, 2012; F. Sartori, Differenze e disuguaglianze di genere,
come combatterle, op. cit. Bologna, 2009.
classi d’età più giovani da cui trae origine una ti pubblici volti a rendere universale l’accesso
situazione di disuguaglianza intergenerazio- a servizi essenziali come quelli relativi alla sa-
nale15 (sempre più evidente in Italia, in base lute, alle esigenze abitative o alla mobilità; gli
a svariati indicatori: tassi di disoccupazione interventi per innescare dinamiche di svilup-
e precarizzazione del lavoro giovanile senza po economico e sociale nelle aree territoriali
precedenti, dipendenza cronica dalla famiglia periferiche; forme di regolazione che assicu-
d’origine, difficoltà a costruire carriere lavora- rino redditi, sicurezze e standard minimi ai
tive stabili e solide, ripresa dei fenomeni mi- lavoratori; politiche positive fondate su incen-
gratori interni e internazionali). tivi economici o supporti di altro tipo (come la
Disponendo di una diagnosi è possibile pre- formazione professionale) per l’integrazione
scrivere una terapia. Il Forum Disuguaglianze delle categorie svantaggiate dal punto di vista
e Diversità sostiene a più riprese nel suo rap- occupazionale; azioni positive per agevolare (o
porto che è possibile «invertire la rotta», par- garantire, attraverso il sistema delle quote) la
tendo dal presupposto che, come ricorda Sti- partecipazione delle donne al lavoro e ai ruoli
glitz, «la disuguaglianza che affligge la nostra professionali in cui sono sottorappresentate;
società – i livelli estremi che ha raggiunto, le sostegni economici e servizi alla famiglia che
forme in cui si manifesta – non è inevitabile; favoriscano l’emancipazione dei più giovani
non è il risultato di leggi inesorabili dell’eco- rispetto alla famiglia di origine, ecc.
nomia o della fisica; è una questione di scelte le Nel caso invece delle misure di contrasto
quali, a loro volta, dipendono dalla politica»16. alla «disuguaglianza dei risultati», si fa riferi-
Gli interventi suggeriti sono molti e orien- mento a interventi riparatori o di riequilibrio
tati su più fronti. Non è possibile darne con- ex post. Appartengono a questa categoria, tipi-
to in maniera esaustiva in questo contributo. camente, i trasferimenti monetari, i sussidi o
Tuttavia, ragionando per schemi generali, si le indennità, erogate a vario titolo, forme di
può richiamare la distinzione di Atkinson tra protezione economica di ultima istanza per le
interventi indirizzati alla «disuguaglianza di categorie sociali più colpite. Tra queste rientra-
opportunità» e quelli indirizzati alla «disu- no misure ampiamente dibattute in letteratu-
guaglianza di risultati»17. ra, e parzialmente già praticate in diversi paesi,
Nel primo caso si fa riferimento ad azioni, seppure con formulazioni e logiche differenti,
regole, incentivi e servizi che riducono le con- come si può desumere anche dalla varietà delle
dizioni di svantaggio di partenza per le cate- nomenclature utilizzate: reddito “minimo”, “di
gorie esposte alla disuguaglianza. Tra questi si cittadinanza”, “di inclusione”, “di partecipazio-
possono annoverare, ad esempio, le norme sul ne”, ecc. In tutti i casi, è richiesto un ruolo forte
diritto allo studio per rafforzare l’istruzione della mano pubblica e la capacità del sistema
pubblica in senso egualitario18; gli investimen- fiscale di fungere da forza riequilibratrice. Tale
funzione si può esprimere in primis attraver-
15 Cfr. T. Boeri e V. Galasso, Contro i giovani. Come l’Italia so la progressività e la selettività del sistema di
sta tradendo le nuove generazioni, Milano, 2009. imposizione fiscale, ma anche attraverso l’ap-
16 J.E. Stiglitz, La grande frattura. La disuguaglianza e i suoi plicazione di imposte “speciali” come quelle di
modi per sconfiggerl , Torino, 2016, p. 428.
successione o quelle applicate ai patrimoni e
17 A. Atkinson, Disuguaglianza, op. cit., p. 13. alle proprietà immobiliari.
18 L’istruzione costituisce, come è noto, uno dei Dentro questo quadro analitico generale,
principali riferimenti quando si parla di contrasto della
disuguaglianza attraverso la creazione di condizioni
appaiono piuttosto originali le proposte avan-
di pari opportunità, intese in senso sostanziale, per le zate dal Forum Disuguaglianze e Diversità. La
categorie svantaggiate. Sul tema si veda in particolare strategia di intervento prospettata è basata su
G. Ballarino e D. Checchi, a cura di, Sistema scolastico e un principio di pre-distribuzione, innovativo ri-
disuguaglianza sociale. Scelte individuali e vincoli strutturali, spetto al classico approccio redistributivo. Si
Bologna, 2006; G. Ballarino, H.M.A. Schadee, Espansione
dell’istruzione e diseguaglianza delle opportunità educative
indica infatti la possibilità di incidere sui pro-
nell’Italia contemporanea, in «Polis», n. 2, 2006. cessi di accumulazione della ricchezza privata
tà degli individui derivano da vari «fattori di dividuale, attribuito ad aspetti come i meriti,
conversione» i quali dipendono da caratteri- l’impegno, la proattività, l’imprenditività, le
stiche personali, da condizioni situazionali e capacità relazionali, il talento, l’eccellenza.
da aspetti riferibili all’ambiente socio-istitu- Tutti aspetti su cui, tra l’altro, i social media
zionale di riferimento. Vanno pertanto ana- fungono oggi da potenti casse di risonanza e
lizzate come «capacità combinate», per usare amplificazione. Appare verosimile l’ipotesi
la locuzione suggerita da Nussbaum23: le capa- che in questa cornice culturale, rinforzata dai
cità proprie degli individui interagiscono con fattori strutturali discussi in precedenza, si de-
quelle esterne, date dalle circostanze, situazio- termini un ulteriore distanziamento, sul pia-
ni e contesti in cui insiste l’azione. L’approccio no simbolico, tra i pochi che “ce la fanno” e i
delle capacità, invita ad analizzare la disugua- tanti che si muovono in posizioni di rincalzo o
glianza non come uno stato, una condizione retroguardia. Soprattutto in giovane età, que-
data, ma come un processo in cui le capacità sto può innescare nei soggetti più vulnerabili
si costruiscono e si ridefiniscono, sono l’esito un senso di sconfitta preventiva, di impotenza
di una costruzione permanente, un sistema e frustrazione che può deprimere a priori le
continuo di interazioni tra capacità e funzio- energie motivazionali e lo spirito acquisitivo,
namenti, tra capacità interne ed esterne24 inducendo così atteggiamenti di rassegnazio-
Guardare dunque il fenomeno della disu- ne, disattivazione e inerzia vitale. Il noto fe-
guaglianza dal basso permette di arricchire nomeno dei cosiddetti NEET (Not in Education,
il quadro delineato nel precedente paragrafo. Employment or Training) appare per molti versi
Induce infatti a osservare da vicino gli attori, i legato a queste dinamiche.
campi d’azione in cui operano, le interazioni e Grazie alla sensibilità sugli aspetti qualita-
le pratiche sociali a cui danno vita, il senso e il tivi, la lettura della disuguaglianza acquisisce
significato che attribuiscono alla propria con- sfumature nuove e conseguentemente anche
dizione. In altre parole, ciò significa valorizza- le azioni di contrasto possono essere più cali-
re, analiticamente e operativamente, la dimen- brate ed efficaci. Si pensi ai soggetti disabili.
sione della soggettività, ponendo al centro le Le tradizionali misure basate su forme di assi-
persone, considerate nella loro concretezza, stenza e sostegno economico, ponendo questi
pienezza e complessità. È possibile così illumi- soggetti in una posizione di passività, rischia-
nare aspetti, in buona parte emergenti, che al- no di rendere permanenti, sul piano simboli-
trimenti resterebbero nella penombra. co, gli effetti della loro disabilità. Osservando
Partendo da questi presupposti, Gosetti25 i tanti casi di buone pratiche26 che li vedono
enfatizza, in primo luogo, i risvolti esistenziali protagonisti, sostenuti anche dal volontaria-
della disuguaglianza, quindi le sue declinazio- to e dal terzo settore, emerge con chiarezza
ni qualitative rispetto a quelle quantitative. la componente espressiva delle loro istanze.
Ad esempio, a questo proposito, si pensi alle Si registra un’esplicita domanda di riconosci-
implicazioni dei processi di individualizzazio- mento, normalizzazione, emancipazione e va-
ne a cui si è fatto accenno in precedenza. Una lorizzazione che fa leva su un ruolo autonomo
cultura oggi prevalente enfatizza (anche sul e attivo dei disabili, sulla rimozione selettiva
piano valoriale) i fattori acquisitivi, rispetto a dei fattori contestuali di svantaggio e discri-
quelli ascrittivi. Viene esaltato il successo in- minazione, sulla scoperta e il rinforzo delle
“capacità” personali, relazionali e di sistema.
23 M. Nussbaum, Women and Human Development: the La lettura dal basso della disuguaglianza,
Capabilities Approach, Cambridge, 2000. permette altresì di considerare la molteplici-
24 B. Zimmermann, Pragmatism and the Capability tà ed eterogeneità dei fattori che concorrono,
Approach: Challenges in Social Theory and Empirical Research, in forma interdipendente, a generarle27. Ciò
in «European Journal of Social Theory», n. 9, 2006.
25 G. Gosetti, La disuguaglianza, le disuguaglianze. 26 Ad esempio, si vedano quelli raccolti dal blog invisibili.
Riflessioni attorno a recenti pubblicazioni, in «Economia e corriere.it
società regionale», a. XXXIV, n. 2, 2016, p. 152. 27 G. Gosetti, La disuguaglianza, le disuguaglianze, op. cit., p. 153
porta ad enfatizzare, osserva Gosetti, «le con- quali è possibile riconoscere e analizzare for-
dizioni di processo, istituzionali, individuali me di disuguaglianza che Franzini e Raitano
e sociali, entro le quali si sviluppano i corsi definiscono di tipo within31. Si tratta di disugua-
di vita, si definiscono le biografia e le storie glianze che si verificano all’interno di gruppi
collettive»28. In termini analoghi si esprime trattati come omogenei dalle categorizzazio-
anche Dubet29, il quale suggerisce di analizza- ni maggiori tipiche delle letture macro. Un
re la disuguaglianza anche alla luce dei mo- esempio paradigmatico è rappresentato dal
vimenti concreti di costruzione sociale dal livello di istruzione. Gli studi empirici dimo-
basso dei percorsi di vita, osservando come strano che le posizioni conseguite nel mercato
i fattori in gioco interagiscono tra loro e, in del lavoro possono essere molto disuguali, a
questo modo, favoriscono determinati esiti. parità di livello di istruzione, anche tra i sog-
Con questo approccio è possibile, ad esem- getti più scolarizzati. In base a tali riscontri,
pio, comprendere più pienamente il motivo appaiono necessarie delle profilature più pre-
per cui le donne sono mediamente discrimina- cise che tengano conto di un insieme di fattori
te, in confronto ai maschi, rispetto alla possi- intervenienti: caratteristiche e attitudini indi-
bilità di collocarsi in posizioni apicali nelle or- viduali, competenze (comprese quelle trasver-
ganizzazioni, a prescindere dalla classe sociale sali) sviluppate nei diversi indirizzi di studio,
di appartenenza e dal livello di istruzione. Va aree territoriali di residenza, network sociali
considerata la combinazione delle forze e dei di riferimento, ruolo dei sistemi di interme-
meccanismi intervenienti, relativi ai soggetti, diazione tra domanda e offerta, meccanismi di
alle loro logiche e ai contesti d’azione: le scelte matching, atteggiamenti delle imprese32. Gra-
scolastiche delle donne, i loro atteggiamenti zie a questa lettura è possibile rilevare i pos-
rispetto alla carriera lavorativa, i problemi di sibili effetti distorsivi di interventi “sparati
conciliazione tra lavoro e vita personale, la di- nel mucchio”, come, ad esempio, quelli di so-
sponibilità di servizi di supporto alla genitoria- stegno all’occupazione dei giovani, attraverso
lità, la regolazione fornita dal diritto del lavoro l’usuale formula degli incentivi all’assunzione.
e dalle relazioni industriali, le discriminazioni Misure di questo tipo rischiano di amplificare
da parte di colleghi e datori di lavoro, i rappor- le disuguaglianze interne alle categorie dei più
ti e le culture di genere, ecc. Un altro esempio, istruiti, avvantaggiando ulteriormente com-
in linea con il precedente, è fornito dallo stesso ponenti già favorite dal mercato del lavoro, per
Dubet30, riferendosi alle disuguaglianze relative esempio, i profili dei diplomati o laureati in
ai risultati scolastici dei più giovani e al rischio indirizzi tecnici, molto richiesti dalle imprese.
di abbandono precoce della scuola. Anche in Sarebbero invece necessari interventi mirati,
questo caso possono intervenire molteplici fat- ad esempio, verso i giovani che hanno svolto
tori, con varie combinazioni e meccanismi di indirizzi di studio più “deboli” nel mercato del
interazione: i condizionamenti della famiglia, lavoro a cui rivolgere azioni dedicate di soste-
le inclinazioni, le motivazioni e le aspirazioni gno occupazionale, orientamento, integrazio-
personali, l’organizzazione delle attività scola- ne delle competenze, promozione e accompa-
stiche, l’esercizio del ruolo da parte dei docenti, gnamento nelle fasi di inserimento lavorativo.
i funzionamenti e le configurazioni dei sistemi
di relazioni tra pari, l’intervento dei servizi di
orientamento, l’efficacia dei dispositivi per il 31 M. Franzini e M. Raitano, Non solo capitale umano: la
diritto allo studio, ecc. disuguaglianza salariale e il funzionamento del mercato del
L’attenzione ai processi consente altresì di lavoro, in «Meridiana», n. 71-72, 2011.
sviluppare letture “a grana fine” attraverso le 32 Sui sistemi di credenze e i giudizi di valore che
condizionano i processi di ricerca e selezione del personale
28 Ibidem.
in relazione agli indirizzi di studio, si veda G. Blasutig,
29 F. Dubet, Integrazione, coesione e disuguaglianze sociali, Fattori di conversione e promozione dell’agency per i giovani
in «Stato e mercato», n. 88, 2010. laureati. La prospettiva dei datori di lavoro e le indicazioni per le
30 Ibidem, p. 54 politiche, in «Sociologia del lavoro», n. 141, 2016.
Patrizia Rocci
Abstract
L’intento di questo contributo è proporre una influence the identity building process and the
riflessione sulla famiglia alla luce del riconoscimento influence on interpersonal relatioships.
e del misconoscimento dell’altro e di se stessi. Facendo Moreover, this essay intends to try to consider the
riferimento ad Axel Honneth e a Paul Ricoeur, si cerca innate concept of “otherness”: the fact of being
di comprendere che cosa si intende per riconoscimento different; there is a dormant quality of being
e misconoscimento, in che modo si manifestano nelle different in everyone waiting to be discovered and
relazioni familiari, come intervengono nel processo di accepted in order to be able to open-up by being
costruzione dell’identità e nel rapporto che la persona more communicative and with the consideration
intrattiene con se stessa. Inoltre, si tenta di riflettere sul of the closeness of others but not as a threat or as
concetto di alterità insito in ognuno di noi: in noi esiste domination.
un elemento di estraneità da scoprire e da accettare We are used to thinking of others as living outside
per potersi aprire all’altro e per poter considerare the borders of their identity.
l’altro come prossimità e non come minaccia o come However, identity is the places of diversity, variety
qualcuno da dominare. Siamo abituati a pensare che and meeting, yet, identity is personal as it is
l’altro sia colui che abita uno spazio al di fuori dei individual, though it is social in its building process
confini della nostra identità, ma l’identità è già il luogo because it involves the acknowledgement of others.
della diversità, della differenziazione, dell’incontro:
l’identità è personale in quanto situata nell’individuo, Parole chiave
ma è sociale nel suo processo di costruzione, implica
cioè il riconoscimento degli altri. Riconoscimento; Misconoscimento;
Relazioni Familiari; Identità, Alterità;
This essay sets out to offer a reflection on the Diversità; Incontro.
family in relation to the acknowledgement and the
refusal to acknowledge others and oneself. Keywords
By referring to Axel Honneth and Paul Ricoeur
we get to understand the meaning of this Acknowledgement; Refusal to acknoledge;
acknowledgement and the refusal to acknowledge; Family relationships; Identity; Others;
how they occur in family relationships; how they Diversity; Meeting.
T
Introduzione ema del presente lavoro è la domesticità
intesa come dimensione intima e valoriale,
«Questa che crediamo la cosa più intima nostra, la
come spazio relazionale e di cura rappresentato
coscienza, vuol dire gli altri in noi»
(Luigi Pirandello) dalla famiglia.
La casa risponde al bisogno di avere un po- taccamento dirette ad influenzare l’intera vita
sto nel mondo in cui essere accolti, rispettati e psichica della futura persona.
amati per la propria unicità. I membri dello spa- Tale bisogno si sviluppa fin dai primi anni
zio domestico, quindi, esprimono un bisogno di vita, ad esempio quando il bambino cerca il
di riconoscimento su cui è importante riflettere. contatto del suo sguardo con quello degli occhi
Nella dimensione privata, in cui sorgono le delle persone che lo accudiscono per verificar-
relazioni primarie fondanti tutte le altre, è con- ne le reazioni, per avere uno sguardo di cura
tenuta la possibilità di instaurare relazioni di che coglie e a-ccoglie le necessità di essere ras-
riconoscimento che incidono in maniera posi- sicurati dei propri bisogni, di essere identifi-
tiva e significativa sull’identità individuale. cati e riconosciuti nella propria irripetibilità.
La famiglia rappresenta ancora il luogo per Il riconoscimento è un fattore determinante
eccellenza dell’Eros, della prossimità, del dono, e stabile in ogni evento o fase della vita sociale.
del reciproco prendersi cura delle differenze. Una significativa esemplificazione dell’idea
Esiste, però, una polarizzazione per cui la di riconoscimento è contenuta nella Fenome-
famiglia, da spazio degli affetti, può configu- nologia dello Spirito di Hegel, opera edita origi-
rarsi e trasformarsi in luogo del Thanatos, del nariamente nel 1807.
male, dell’indifferenza, dell’abbandono. La fa- Nella sezione A del capitolo IV della Feno-
miglia può divenire luogo in cui si annida il menologia dello Spirito intitolata Autonomia e
pericolo del misconoscimento che, secondo al- dipendenza dell’Autocoscienza: Signoria e Servitù,
cuni teorici del riconoscimento1, rappresenta Hegel scrive: «L’autocoscienza è in sé e per sé
un attacco all’identità. solo quando e in quanto è in sé e per sé per
Riconoscimento, misconoscimento e identi- un’altra autocoscienza, cioè solo in quanto è
tà sono, quindi, termini su cui riflettere all’in- qualcosa di riconosciuto»3. Affinché possa es-
terno del discorso concernente la domesticità. serci riconoscimento è indispensabile la pre-
senza di due autocoscienze.
La certezza di essere se stessi, un’autoco-
Il riconoscimento scienza – un sé per sé – dipende dall’essere rico-
nosciuta da un’altra autocoscienza. Le due au-
La dinamica del riconoscimento penetra tocoscienze sono tali se l’una riconosce l’altra e
nei rapporti sociali di donne e di uomini ed è viceversa. Inoltre, l’autocoscienza deve presup-
un aspetto del vivere collettivo che richiama la porre come sua condizione il riconoscimento.
propria sensibilità, il proprio modo di pensare Prima di esso, l’autocoscienza non sa di sé.
i legami e le appartenenze. Dalle pagine hegeliane sul rapporto tra signoria
«Le persone s’incontrano e si riconoscono e servitù «risulta chiaramente come l’autoco-
relazionalmente, cioè instaurando una rela- scienza non sia affatto una identità puramente
zione che può essere declinata in tanti e di- formale, ma una lenta e faticosa conquista a cui
versi modi, dalla piena riconoscenza fino alla la coscienza giunge soltanto nel rapporto con
negazione di ogni identità» 2. un’altra coscienza - rapporto, a sua volta, tutt’al-
Il bisogno di riconoscimento è sentito da tro che semplice e lineare, ma articolato in una
ogni persona in qualsiasi cultura di apparte- serie di continui rovesciamenti dialettici»4.
nenza e viene sperimentato, principalmente e Gadamer in La dialettica di Hegel5 ricorda ciò
inizialmente, in ambito familiare. In quell’am- che è rimasto conservato in alcuni fogli scritti
bito in cui sorgono le relazioni affettive e di at- da Hegel nel periodo di Francoforte: «la vita è
identità dell’identità e della differenza; ogni vi-
1 A. Honnet, Lotta per il riconoscimento. Proposte per un’etica vente è collegato al suo “altro”, col suo ambien-
del conflitt , Milano, 2002; C. Taylor, J. Habermas, (a cura di),
Multiculturalismo. Lotte per il riconoscimento, Milano, 2001. 3 W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito, trad. it. Milano,
2000, p. 275.
2 P. Donati, Il riconoscimento dell’altro attraverso la riflessivit
familiare della ragione relazionale, in L. Gattamorta (a cura 4 V. Verra, La filosofia di Heg , Torino, 1988, p. 112.
di), Riflessività e sé dialogic , Milano, 2008, p. 38. 5 H.G. Gadamer, La dialettica di Hegel, Torino, 1996.
te, in un continuo scambio di assimilazione e ha dei genitori, è veramente nato da loro e per
secrezione»6. questo viene riconosciuto. Attraverso il rico-
noscimento viene comunicata la felicità pro-
vata per la sua esistenza. Tale riconoscimento
La polisemia del riconoscere «è un’azione che si inscrive in un circuito di
relazioni sociali. Non consiste nel prendere
Il linguaggio è apertura verso il reale, verso semplicemente atto di un fatto nudo e crudo,
gli altri, verso se stessi e dietro di esso si na- cioè quel bambino è stato generato da me, ma
sconde l’universo del pensiero. implica l’emergenza di una relazione generati-
Il filosofo francese Paul Ricoeur, nel mettere va che coinvolge molti altri»9.
a confronto due grandi opere di lessicografia
di lingua francese, scopre che il vocabolo “rico-
noscere” non ha una stabilità lessicale, ma un La forma di riconoscimento dell’Amore
carattere polisemico. di Axel Honneth
“Riconoscere” è un verbo transitivo che ri-
chiama l’identificare, l’ammettere l’altrui esi- Axel Honneth, erede della terza generazio-
stenza, il distinguere, ma è anche un verbo che ne della Scuola di Francoforte, pone al centro
richiama l’attività riflessiva del riconoscer-si. del proprio lavoro di ricerca il concetto di ri-
Esso è impiegato sia nella forma attiva – rico- conoscimento. Il punto di partenza della sua
noscere qualcosa, qualcuno, se stessi, un altro teoria consiste in quel principio hegeliano
– sia nella forma passiva – essere riconosciuto, secondo cui «la riproduzione della vita socia-
chiedere di essere riconosciuto –. le avviene sotto l’imperativo di un recipro-
Inoltre, è molto interessante notare che nel- co riconoscimento»10 e quando il soggetto si
la lingua francese il termine riconoscere, recon- sentirà riconosciuto in determinate capacità e
naissance, esprime un duplice significato: rico- qualità, da parte di un altro soggetto conosce-
noscere e riconoscenza allo stesso modo, come rà contemporaneamente anche nuovi aspetti
ad indicare gratitudine nell’essere riconosciuti. della propria identità e tornerà a relazionarsi
Le idee madri del vocabolo “riconoscere” in- all’altro come un individuo particolare11 .
dividuate da Ricoeur sono tre: Honneth ha individuato tre forme di rico-
- Cogliere con la mente, collegando tra loro noscimento che rappresentano le condizioni
immagini; distinguere, identificare, conosce- per pervenire a forme di relazione positiva con
re tramite la memoria, il giudizio, l’azione. se stessi: “amore, diritto, e stima sociale”12.
- Accettare, ritenere come vero. Nell’esperienza di riconoscimento dell’a-
- Testimoniare con la gratitudine di essere de- more nelle relazioni primarie è contenuta la
bitori nei confronti di qualcuno, di un’azione7. possibilità di instaurare la fiducia in se stessi,
mentre nel diritto, attraverso il riconoscimen-
Se si riflette sul significato del riconosci- to giuridico, può nascere il rispetto di sé e, in-
mento del figlio, scopriamo che esso è un atto fine, nella stima sociale si può raggiungere la
del riconoscere in cui sono inseriti singoli atti possibilità dell’autostima in quanto il soggetto
di riconoscimento per testimoniare il valore viene riconosciuto per il suo valore sociale.
della dignità del bambino nell’ingresso nella Il filosofo e sociologo tedesco considera il
società. Sono intrecciati tra loro l’attribuzione riconoscimento nell’ambito dell’amore come
di un’identità, l’accettazione veritativa, il dono un modello pre-giuridico di riconoscimento
della propria gratitudine8. Questi elementi reciproco.
portano con sé il messaggio che questo figlio 9 Ibidem.
6 Ibidem, p. 63. 10 A. Honnet, Lotta per il riconoscimento. Proposte per
7 P. Ricoeur, Percorsi del riconoscimento, Milano, 2005, p. 17. un’etica del conflitt , cit., p. 114.
8 P. Donati, Il riconoscimento dell’altro attraverso la 11 Ibidem, p. 27.
riflessività familiare della ragione relazional , cit., p. 32. 12 Ibidem, p. 9.
Qui l’amore deve essere compreso nella genera una sicurezza emotiva e una fiducia
formula hegeliana essere se stessi in un estraneo in sé tali da permettere di vivere serenamen-
ed è qualcosa che va oltre il legame erotico e te l’esperienza della separazione e della diffe-
sessuale tra i sessi: «per relazioni d’amore van- renziazione dall’altro . Attraverso la relazione
no intese tutte le relazioni primarie che con- emotiva il bambino impara a concepirsi come
formemente al modello delle relazioni eroti- un soggetto autonomo.
che di coppia, delle amicizie e delle relazioni
genitore-bambino consistono in forti vincoli Superato il meccanismo psichico della di-
affettivi tra poche persone»13. struzione, l’oggetto transizionale (oggetto affet-
In questo stadio, i soggetti si confermano tivo) porterà il bambino a rompere il legame
nella loro concreta natura di essere recipro- simbiotico instaurato con la madre. Per Hon-
camente bisognosi e vivono l’esperienza della neth, «gli oggetti transizionali costituiscono
dedizione amorosa. Il riconoscimento nelle in un certo modo degli elementi ontologici
relazioni familiari passa attraverso l’incorag- di mediazione tra il vissuto primario della
giamento, l’approvazione e l’affettività. fusione e l’esperienza dell’essere separato:
Honneth fa riferimento alla teoria psica- nell’interazione ludica con gli oggetti posse-
nalitica della relazione oggettuale elaborata da duti affettivamente il bambino cerca sempre
Winnicott per dare fondamento empirico allo di nuovo di sanare simbolicamente la frattura
stadio del riconoscimento dell’Amore. Tale te- per lui dolorosa tra il mondo interiore e la re-
oria è considerata adatta alla comprensione altà esterna»15.
dell’amore come rapporto di interazione ba-
sato su una particolare modalità di reciproco Dalla sicurezza del sapersi amato da chi ha
riconoscimento, poiché «consente di carat- resistito ai suoi tentativi distruttivi, il sogget-
terizzare l’amore come forma determinata di to acquisirà anche la fiducia nel mondo perché
riconoscimento in base alla specifica modalità sentirà che le proprie esigenze troveranno
con cui in esso il successo dei legami affettivi soddisfazione anche in un contesto sociale. La
viene fatto dipendere dalla capacità, acquisita conquista dell’indipendenza è garantita dalla
nella prima infanzia, di bilanciare tra simbiosi fiducia «nella permanenza del legame invi-
e autoaffermazione»14. sibile che si intesse nell’intermittenza della
Infatti, il bisogno di indipendenza del sé si presenza e dell’assenza»16. Quindi, il bambino,
scontra con il bisogno di riconoscimento. certo dell’amore, acquisisce fiducia in sé, una
Ognuno di noi ha bisogno di distinguer- fiducia che lo accompagnerà per tutta la vita e
si e ha bisogno di immedesimarsi. Sono due che gli consentirà di stare da solo senza paura
tensioni che il soggetto possiede antropologi- di essere abbandonato.
camente: io vado verso l’altro, però mi rendo Dalle analisi del processo di maturazione
anche autonomo, ho bisogno di libertà. Tutta infantile si possono trarre conclusioni teori-
la nostra esistenza è giocata su una continua che sulla struttura comunicativa che rende
tensione tra i due opposti. l’amore uno specifico rapporto di riconosci-
Da questo primo stadio di riconoscimento mento reciproco. Dalla relazione positiva
può nascere la fiducia in se stessi che conduce tra madre e bambino nascono le modalità di
ad un grado di relazione positiva della persona interazione della vita adulta e dei legami af-
con se stessa. La fiducia in se stessi è il risultato fettivi con gli altri, come ad esempio l’amici-
psichico dell’esperienza dell’amore. La fiducia zia. Anch’essa rappresenta un forte vincolo
in sé è legata alla consapevolezza della durevo- affettivo tra esseri umani e come ogni legame
lezza e della certezza dell’amore; in altre parole affettivo significativo «dischiude la recipro-
il sentirsi amati, il sentirsi sostenuti da affet- ca opportunità di rapportarsi a se stessi con
to, il sapersi nella mente e nel cuore dell’altro quanta serenità e distensione è possibile al
13 Ibidem, p. 117. 15 Ibidem, p. 126.
14 Ibidem, p. 9. 16 P. Ricoeur, Percorsi del riconoscimento, cit., p. 214.
neonato quando può abbandonarsi alle pre- e perdonare i limiti dell’altro, nello spirito del
mure e all’affetto della madre»17. sacrificio e nella cura del legame che unisce.
L’ipotesi, quindi, è che tutte le relazioni af- Nella vita quotidiana le relazioni familiari
fettive hanno la medesima origine nell’espe- sono segnate da atti di riconoscimento espres-
rienza simbiotica tra madre e bambino. si attraverso l’affettività, l’ascolto, il dialogo, il
Dalla relazione amorosa, in cui la simbiosi silenzio, il rispetto dell’alterità, ossia attraver-
viene spezzata dalla individuazione dei due so le dimensioni di accoglienza .
soggetti coinvolti, non nasce un mero rico- Il riconoscimento è tanto centrale nell’e-
noscimento caratterizzato dall’accettazione sistenza umana quanto difficile da cogliere.
dell’autonomia dell’altro, ma qualcosa di più Esso appare in diverse forme e in diversi lin-
profondo tant’è che ogni qual volta un sogget- guaggi ed è difficile da afferrare come un uni-
to vive un rapporto d’amore nutre il desiderio co concetto.
di “fondersi nell’altro”. Il riconoscimento si apre alla semantica del
Il riconoscimento si esprime attraverso un dono. L’uomo, dinanzi alla stupefacente espe-
duplice processo: «l’altra persona acquista la rienza del dono, scopre che «la gratuità è pre-
propria libertà e allo stesso tempo consolida sente nella sua vita in molteplici forme, spesso
un legame emotivo; quando, cioè, si parla del non riconosciute a causa di una visione solo
riconoscimento come di un elemento costi- produttivistica e utilitarista dell’esistenza»19.
tutivo dell’amore non si intende un rispetto Il dono si inserisce in una dimensione
cognitivo, ma un affermazione di autonomia della vita che sfugge alle logiche mercantili
accompagnata, anzi, sostenuta da affetto»18. in cui siamo inseriti. Il donare ci ricorda che
Quindi, il riconoscimento incide sulla esiste una dimensione umana gratuita, non
parte più profonda di noi stessi; esso rappre- quantificabile.
senta un presupposto dell’autorealizzazione La famiglia è il luogo del dono per eccellen-
individuale . za, poiché il legame famigliare è generato e si
alimenta nel dono e di un tipo particolare di
Espressioni del riconoscimento nella vita dono che è il dono gratuito. Il dono diventa
affettiva della famiglia si inseriscono nella ca- emblema del mutuo riconoscimento poiché
pacità di cura delle relazioni. Prendersi cura «il donatore non vuole per prima cosa e in-
all’altro significa donare il proprio sé e ciò è nanzitutto la restituzione; vuole per prima
possibile solo se l’altro viene riconosciuto. cosa che la restituzione sia libera, dunque
Aver cura significa nutrire affettivamente incerta. Nel dono si innesca il legame sociale
l’altro. Ad esempio, una semplice carezza è un più libero»20.
atto di riconoscimento. L’essere toccati è una Il dono di sé caratterizza la vita di coppia,
forma simbolica del riconoscimento così come mentre il dono della vita fonda la relazione ge-
lo è una parola, un gesto e anche il silenzio. In nitoriale.
tal modo passa il messaggio di esserci per l’al- Con la nascita si dona, si trasmette appar-
tro e che l’altro esiste per noi. Si può estendere tenenza attraverso la legittimazione. Infatti
il significato di carezza ad ogni atteggiamento appartenere significa essere riconosciuti e le-
che fa sentire l’altro importante. gittimati come figli di due genitori specifici,
Il riconoscimento da un punto di vista affet- significa prendere parte alla storia della fami-
tivo è apertura verso l’altro, vedere l’altro nella glia, essere partecipe dell’albero genealogico
sua unicità e differenza. materno e paterno.
Il riconoscimento si traduce nella capacità di Il dono si pone come punto di contatto, di
percepire l’altro come individuo separato da sé, incontro con l’altro, degno di essere amato ac-
nel supportarsi reciprocamente, nell’ accettare colto, curato per quello che egli è.
17 A. Honnet, Lotta per il riconoscimento. Proposte per 19 Benedetto XVI, enc. Caritas in veritate, Città del
un’etica del conflitt , cit., p. 128. Vaticano, 2009, p. 52.
18 P. Ricoeur, Percorsi del riconoscimento, cit., p. 131. 20 J.T. Godbout, Lo spirito del dono, Torino, 1993, p. 237.
ne. L’identità, quindi, nasce nel processo delle rapporti e legami sociali, di un percorso cultu-
esperienze. rale, di una elaborazione dell’identità di base,
Per Taylor «intendiamo per identità chi sia- ecc. Il processo di formazione cui l’individuo è
mo, da dove veniamo. Come tale, l’identità è lo chiamato nel corso della sua intera esistenza,
sfondo sul quale acquistano un senso i nostri ha luogo nella trama delle relazioni intessute
gusti, desideri, opinioni e aspirazioni: se alcu- dal soggetto.
ne delle cose che più desidero mi sono accessi- È nella sfera dell’intersoggettività che si ma-
bili solo in relazione alla persona che amo, lei nifesta il divenire persona dell’individuo.
diventa parte della mia identità»30. «Nel confronto dialettico tra sé e gli altri,
Relazioni familiari e fattori ambientali tra sé e il mondo, il soggetto ha la possibilità
svolgono un ruolo importante nel processo di di riconoscere la sua vocazione, l’immagine di
costruzione dell’identità. uomo a cui è chiamato a dar forma. L’uomo ha
In famiglia la nostra identità è formata dal- un’opera da compiere: la propria Bildung»32.
le persone che amiamo, non possiamo definire Tale processo può attuarsi soltanto attraverso
noi stessi da soli, anche se, soprattutto nella fase una visione unitaria di sé nel mondo, di sé in
dell’adolescenza, l’identità è sottoposta ad una relazione agli altri.
rivisitazione in funzione dell’apertura al mon- Agli adulti spetta il compito di assumere e
do esterno dei pari, in cui si elabora in che modo sostenere il bisogno d’amore e il desiderio di
i genitori hanno influito su di noi. «Il fatto che riconoscimento che accompagna ogni sogget-
sia io a scoprire la mia identità non significa che to durante tutta l’esistenza.
io la costruisca stando isolato: significa che la Nella relazione di riconoscimento «i sog-
negozio attraverso un dialogo, in parte esterno getti apprendono sempre qualcosa di più sulla
e in parte interiore, con altre persone»31. propria particolare identità, vedendo in ciò di
Lo sviluppo del concetto del sé dunque è con- volta in volta confermata una nuova dimen-
dizionato dalle persone che attengono alla cura, sione del Sé»33.
a cominciare dai genitori. La famiglia ha il com- Dalla nascita in poi si ha la possibilità di
pito di favorire un sano e sereno sviluppo della modificare la propria identità durante tutto
personalità attraverso la cura, poiché la famiglia l’arco dell’esistenza per poter arrivare all’auto-
è il primo luogo di formazione degli uomini. realizzazione. Ciò è possibile attraverso la con-
Il sé è il risultato di fattori innati, dinami- quista di autonomia, grazie all’emancipazione
che relazionali, influenze sociali che, combi- rispetto ai desideri parentali e attraverso l’in-
nate in modo creativo, determinano i tratti del dividuazione.
carattere, il modo unico di porsi con gli altri,
di sentire e di esprimersi. Tale sviluppo, anche
se più evidente nelle fasi iniziali della vita, non Il riconoscimento
termina con l’entrata nell’età adulta, ma conti- “dell’altro dentro di sé”:
nua ad evolversi attraverso un processo che alcune riflessioni sullo “straniero” in noi
durerà per tutta la vita.
La famiglia è il luogo in cui l’individuo na- Una comunicazione interna ci interroga:
sce con un’identità ereditata, appunto, dalla chi è l’altro in me che mi costituisce? Mantenere
nascita e legata al genere, alle proprie origini, aperta questa interrogazione ci permette di in-
alla storia familiare, alla tradizione, ma allo dividuare l’alterità in ognuno di noi.
stesso tempo essa è anche il luogo da cui il sog- Riconoscere se stessi significa scoprire e
getto parte per esplorare il mondo e per anda- accogliere le molteplici alterità di cui siamo
re alla ricerca di un’identità che sarà frutto di costituiti, poiché Il rapporto che la persona ha
una scelta personale, di esperienze di vita, di
32 P. Dusi, Riconoscere l’altro per averne cura, Brescia,
30 C. Taylor, J. Habermas (a cura di), Multiculturalismo. 2007, p. 88.
Lotte per il riconoscimento, cit., p. 19. 33 A. Honneth, Lotta per il riconoscimento. Proposte per
31 Ibidem. un’etica del conflitt , cit., p. 27.
continuamente con se stessa precede e segue il delle funzioni che consentono le relazioni tra
rapporto interpersonale e sociale. l’individuo e l’ambiente esterno (percezione,
«Il primo incontro con l’altro è quello con memoria, pensiero, controllo motorio, etc.); il
la nostra immagine»34, con il nostro corpo: Super-io che include le aspirazioni ideali e le
fin dai primi anni di vita, con l’aiuto di un al- regole parentali (educative) e morali (sociali)
tro che ci sostiene, assistiamo ad un gioco di interiorizzate»37.
sguardi e riconoscimento della nostra imma- Con Freud, dunque, scopriamo che la dif-
gine riflessa nello specchio. ferenza è situata dentro di noi. Se non siamo,
Scopriamo così che l’alterità ci abita. però, in grado di riconoscere e accogliere l’alte-
Il nostro corpo testimonia la nostra presen- rità in noi, difficilmente sapremo aprirci all’al-
za fisica nel mondo e nello spazio e rappresenta tro fuori di noi.
la linea di incontro tra biologico e spirituale. Il La psicanalista bulgara Julia Kristeva, nel
corpo richiama una dualità, l’interno e l’ester- saggio Stranieri a se stessi, scrive: «L’inquietan-
no, un doppio che ci appartiene e ci completa. te, l’estraneità è in noi: siamo i nostri stranie-
Attraverso il corpo scopriamo che appar- ri, gli stranieri di noi stessi – siamo divisi»38.
teniamo alla natura: esso muta nel tempo, è L’inquietante estraneità è collegata ai nostri
destinato a invecchiare e a morire. Il corpo è, desideri e alle nostre paure infantili dell’altro
quindi, un’alterità insita in noi e con cui dob- – l’altro della morte, l’altro della donna, l’altro
biamo convivere per tutta la vita. della pulsione incontrollabile – 39.
Soprattutto nel corpo della donna, l’espe- Il solo modo per non perseguitare l’estra-
rienza della maternità significa «accettare neità fuori è scoprirla dentro di noi.
che si compia, nel proprio corpo, qualcosa Kristeva prende in considerazione Il per-
su cui non si ha nessun controllo; qualcosa turbante freudiano40 da cui emerge che ciò che
che il nostro corpo compie a nostra insaputa è stranamente inquietante è ciò che è stato
e, in un certo senso, in forma di “tradimen- un tempo familiare. Il perturbamento nasce,
to” nei nostri confronti»35. Nel corpo c’è una quindi, quando in una situazione si unisco-
compresenza di unità e dualità, poiché con il no caratteristiche di estraneità e di familia-
corpo si dona la vita. rità. L’elemento perturbante non è qualcosa
Altra alterità che ci abita la conosciamo at- di estraneo, ma qualcosa di familiare alla vita
traverso Freud, il quale ha attribuito un nome psichica che da essa, però, si è estraniata me-
allo “straniero dentro di noi” grazie alla sco- diante il processo di rimozione. Lo strano è
perta dell’inconscio, cioè della sfera dell’at- una difesa dell’io smarrito , una protezione
tività psichica che non raggiunge il livello di da qualcosa che la psiche non vuole o non può
coscienza. «Con la nozione freudiana di in- più contenere. È noto che «l’apparato psichico
conscio l’involuzione dello strano nel sistema rimuove processi e contenuti rappresentativi
psichico perde il suo aspetto patologico e in- che non sono più necessari al piacere»41 eppu-
tegra in seno all’unità presunta degli uomini re, il rimosso, ad un certo punto, riappare.
un’alterità ad un tempo biologica e simbolica, La rimozione, dunque, presenta la sua fra-
che diviene parte integrante del medesimo»36. gilità perché il rimosso ritorna alla coscienza.
L’estraneità è costitutiva del nostro stesso si- Quando rifiutiamo l’altro e fuggiamo da
stema psichico in cui esistono «tre tipi di pro- esso, combattiamo contro il nostro inconscio,
cessi e contenuti mentali che sono collegati contro la nostra estraneità che si ricollega
tra loro: l’Es, che comprende i rappresentan-
37 M. Amman Gainotti, Lezioni di psicologia dello sviluppo,
ti psichici delle pulsioni; l’Io, ossia l’insieme Roma, 2006, pp. 34-35 .
34 G. Berto, Ama il prossimo tuo, scene da Lacan in P.A. 38 J. Kristeva, Stranieri a se stessi, cit., p. 165.
Rovatti (a cura di), Scenari dell’alterità, Milano, 2004, p. 70. 39 Ibidem, p. 174.
35 M. Codignola Moneti, L’enigma della maternità. Etica e 40 S. Freud, Il perturbante in S. Freud, Opere, Torino,
ontologia della riproduzione, Roma, 2008, p. 85. 1917-1923.
36 J. Kristeva , Stranieri a se stessi, Milano, 1990, p. 114. 41 J. Kristeva, Stranieri a se stessi, cit., p. 168.
ai nostri desideri e paure infantili: «lo stra- tà, limite. Accettare l’ombra significa piuttosto
no è dentro di me, quindi siamo tutti degli scoprire in essa un nuovo senso che non sia
stranieri»42. solo quello del peso.
Si può ampliare la riflessione attraverso il Aspetti dell’ombra come il destino avverso,
concetto di “Ombra” junghiano. i dati originari che ci sono stati consegnati
L’Ombra permette di conoscere il negativo dall’esterno senza possibilità di scelta, il pro-
in noi, un negativo fatto di aspetti irraziona- prio corpo, il passato, i legami affettivi, i “no”
li, elementi infantili, aspetti non accettati, di- che ci vengono dal mondo esterno e da quello
struttivi: «la fusione degli elementi negativi interiore, gli ostacoli, i difetti, le imperfezio-
e la loro “personificazione” corrispondono ad ni possono essere convertiti in espressione,
una precisa esperienza universale, all’incon- in risorsa.
fondibile sentimento dell’ “altro” in noi»43. Soprattutto la morte, la più nascosta del-
Avere un’Ombra significa sapere di avere le ombre, perché metafora della finitudine,
una zona di oscurità cui rispondiamo emoti- limite inaccettabile, ha bisogno di essere ri-
vamente con ambivalenza tra sopportazione e conosciuta. Invece di farla cadere nell’oblio,
insopportazione, odio e accettazione, timore e occorre percepirla come fondamento dell’e-
fiducia, identità e estraneità. sistenza: «la morte non si limita a porre fine
L’Ombra, intesa come metafora, scaturisce alla mia esistenza ma configura ogni mia
dalla condizione propria dell’uomo, dunque scelta, ogni decisione, ogni volizione e ogni
l’esperienza dell’Ombra è anche l’esperienza rinuncia, collocandole nel tempo ristretto
dei propri limiti, degli ostacoli del destino, dei della “mia” vita e dunque in una vita neces-
nostri difetti, della negatività, del male di cui sariamente finita che solo in apparenza scon-
siamo sia colpevoli sia vittime44. fina in altre vite ma che sostanzialmente si
L’Ombra segue un duplice sentiero segna- chiude in sé, appunto nel suo tempo, circo-
to dal rifiuto e dal desiderio, dal peso e dalla scritto, limitato, definito»46.
mancanza. L’Ombra è un tema inesauribile e rappre-
Accettare l’Ombra è un compito non poco senta un dato importante della condizione
faticoso perché significa innanzitutto rinun- umana. L’Ombra ha bisogno di essere cono-
ciare alla pretesa di non avere un’Ombra, ma sciuta; occorre esplorarla, capirla prima di ac-
ciò sarebbe possibile «solo nel grembo mater- cettarla. Ri-conoscere l’Ombra significa non
no o nell’incoscienza. Perché qualcosa di me evitare l’incontro con noi stessi.
sia in luce devo accettare l’ombra, devo con-
frontarmi con questo nemico»45.
Secondo Mario Trevi, il solo modo per ac- Il misconoscimento
cettare l’ombra è assumerla come definizion ,
non come limite. Porre l’ombra come defin - Nella prospettiva di Honneth, il riconosci-
zione significa guardare la parte oscura di noi mento è considerato una questione di auto-re-
non come mancanza, ma come confine che mi alizzazione poiché l’essere riconosciuti dall’al-
definisce e attraverso cui mi differenzio. In tal tro è una condizione necessaria per acquisire
senso si recupera l’accezione greca di “ombra” una soggettività autentica e completa. Ciò im-
intesa come profilo, contorno. plica che negare il riconoscimento a qualcuno
Accettare l’ombra non significa non avere significa privarlo/a di un prerequisito basilare
più lati oscuri in sé; essa non si converte in per lo sviluppo umano.
qualcos’altro che non sia più ombra, negativi- Per Taylor, «Il misconoscimento non è sol-
42 Ibidem, p. 175. tanto una mancanza di qualcosa di dovuto, il
43 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’ombra, Milano, 2009, rispetto; può anche essere una ferita dolorosa,
p. 158. che addossa alle sue vittime il peso di un odio
44 Ibidem, p. 122. di sé paralizzante. Un riconoscimento adegua-
45 Ibidem, p. 123. 46 Ibidem, p. 134.
to non è soltanto una cortesia che dobbiamo ai riconoscimento. In tal senso alcune esperien-
nostri simili: è un bisogno vitale»47. ze familiari si configurano come forme di ne-
Negare il riconoscimento è lesivo, in quan- gazione del riconoscimento nella prospettiva
to pregiudica l’atteggiamento positivo che un honnethiana, poiché incidono sulla fiducia di
soggetto assume nei confronti di se stesso sé e sul rapporto che l’individuo instaura nei
«una predisposizione che si acquisisce per confronti di se stesso.
mezzo della intersoggettività»48. I vissuti familiari che conducono ad un
Quindi, ritiene Honneth, il misconoscimen- mancato riconoscimento si possono trovare,
to è concepito in termini di soggettività com- ad esempio, nei legami spezzati o mai nati a
promessa e di auto-identità lesa, poiché il mi- causa dall’abbandono, nello sviluppo dei le-
sconoscimento può provocare il crollo e la crisi gami emotivi troppo forti causati da rapporti
del soggetto. È chiaro, quindi, che il riconosci- simbiotici e di dipendenza dall’altro. Il misco-
mento e il misconoscimento sono strettamente noscimento, inoltre, si annida nell’esperienza
legati alla costruzione dell’identità personale. dei legami infranti da logiche del possesso che
L’autore mostra che alle tre differenti forme vedono l’altro solo come risposta ai propri bi-
di riconoscimento individuate nell’amore, nel sogni a tal punto da dominare l’altro fino ad
diritto e nella solidarietà, corrispondono tre arrivare alla violenza .
modalità del misconoscimento, tre forme di
“spregio” che colpiscono e sconvolgono la per- L’abbandono si configura come una delle
sona nella comprensione positiva di sé, fino forme di misconoscimento familiare. La do-
a privarla del riconoscimento di determinate lorosa esperienza dell’abbandono pone l’altro
pretese di identità. come uno “straniero”: l’altro diventa così un
Honneth individua nella violenza, nella estraneo a cui si nega amore, cura, accoglienza
privazione dei diritti e nell’umiliazione, tre e appartenenza. Si stabilisce quindi un’estra-
modelli di misconoscimento. Tali esperienze neità proprio nel luogo in cui dovrebbe esplo-
di misconoscimento si ancorano al vissuto af- dere la prossimità.
fettivo dei soggetti umani avendo come conse-
guenza il pericolo di una lesione che può deva- «A me piace tanto dire buongiorno. A casa
stare l’identità dell’intera persona. mia il buongiorno non era di casa, mia madre
La violenza danneggia la fiducia acquisita al mattino non diceva mai buongiorno; forse,
nei rapporti d’amore, la privazioni dei diritti a volte, rispondeva al mio buongiorno, quasi
accompagna la perdita di rispetto di sé, attra- sempre con un mugugno piuttosto che con
verso l’umiliazione, infine, si nega valore so- qualcosa di simile al buongiorno, si sentiva
ciale minando l’autostima personale. che era uno sforzo, un qualcosa di inutile per
lei. Mi faceva tanto arrabbiare. […] lo riteneva
Nell’incontro con l’altro anche in ambito superfluo, come superflue erano per lei tante
domestico, l’esito non è mai scontato. In fami- altre cose: gli auguri e i regali al compleanno.
glia ciascuno è diverso e porta con sé il proprio […] io continuo a dire buongiorno ma ora non
modo di aprirsi all’altro. mi arrabbio più, quando ero piccola queste
I rapporti familiari sono attraversati da cose mi facevano molto soffrire»49.
vissuti profondi che rappresentano l’incon- Abbandonare la dimensione del ricono-
tro con l’alterità e, proprio per questo motivo, scimento significa trascurare l’espressione
sono anche segnati dal conflitto. Occorre chie- dell’affettività privando l’altro di abbracci, di
dersi come all’interno del sistema familiare tenerezza, di carezze, di comprensione, di
si possano trovare espressioni di diniego del ascolto e di incoraggiamento.
L’affettività può esprimersi ed essere ac-
47 C. Taylor, J. Habermas (a cura di), Multiculturalismo.
Lotte per il riconoscimento, cit., p. 10. colta in forme diverse, ma spesso passa per il
48 A. Honneth, Lotta per il riconoscimento. Proposte per 49 B. Grasselli, P. Ciccani, Vita affettiva in famiglia, Assisi,
un’etica del conflitt , cit., p. 158. 2011, p. 38.
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Gabriele Qualizza
Daniela Cavallo
Michela Maguolo
Abstract
L’articolo propone un insieme di riflessioni, preliminari ideal environment for those who work within the
a un più ampio lavoro di ricerca, dedicato all’evoluzione Knowledge economy, which is not only characte-
del modello della bottega “rinascimentale” verso il nuovo rized by the presence of advanced technologies. In
concetto di bottega “digitale”. In un contesto fortemente fact it implies innovative ways of knowledge deve-
segnato dalla rivoluzione digitale la bottega “rinasci- lopment, acquisition and sharing. As the Brunello
mentale” si propone infatti come “modello” imprendito- Cucinelli study-case demonstrates, the enterprise
riale fortemente orientato all’innovazione: un ambiente turns into an operative community where the in-
ideale per i lavoratori della knowledge economy, che non ner organization and the external world are enga-
è solo caratterizzata dalla presenza di tecnologie avanza- ged in a permanent conversation with the aim to
te, ma implica anche innovative modalità di acquisizione generate shared values, by reconciling the issues of
e di formazione del sapere, di confronto e di condivisione business and the requirements of collectivity.
delle conoscenze. Come esemplificato dall’analisi del caso
Brunello Cucinelli, l’impresa si trasforma dunque in una Parole chiave
comunità di pratica, ove interno ed esterno si pongono
in una condizione di permanente “conversazione”, con Bottega “Rinascimentale”;
l’obiettivo di generare valore condiviso, conciliando le ra- Conoscenza generativa;
gioni del business e quelle della collettività. Distretto industriale;
Community; Adhocrazia.
This essay proposes a set of reflections as the ba-
sis for a wider research work on the evolution of Keywords
the model of the Renaissance workshop towards
the new concept of a digital workshop. In a context “Renaissance” Workshop;
strongly influenced by the digital revolution, the Generative Knowledge;
renaissance bottega appears as an entrepreneu- Industrial District;
rial model vigorously innovation-oriented. The Community; Adhocracy.
lo sviluppo, non competitivi in un contesto quotidianità, nello scorrere lento del tempo
economico globale, favorendo una percezione scandito dai ritmi della natura circostante, nella
dell’artigianato poco attrattiva da un punto di semplicità e nella spontaneità, si sperimenta
vista qualitativo ed economico, soprattutto un’autentica creatività e un modo di vivere e di
per le nuove generazioni. Ad oggi, il principale lavorare tipicamente italiano, che è possibile
monito a cambiare questa percezione viene abbracciare indossando le pregiate collezioni22.
proprio dalle maison del lusso, che hanno I manufatti sono frutto del genio e dell’abilità
saputo conquistare i mercati internazionali, manuale, che conferisce dignità al prodotto,
esaltando qualità, design, creatività e stile espressione più autentica dell’umanità e
dell’artigianalità, come loro punto di forza della creatività delle persone. Nell’impresa
distintivo. Tra questi, Brunello Cucinelli, occupa umanistica di Cucinelli si possono rintracciare
un posto di particolare rilievo, continuando ad tutti gli elementi che contrassegnano la bottega
investire nel recupero in chiave contemporanea “rinascimentale” del terzo millennio23.
della tradizione artigiana, diventata ormai
parte integrante delle core competence aziendali
ed elemento che arricchisce e contraddistingue 4.1. Innovazione
l’heritage del brand, che si esprime attraverso come fonte di vantaggio competitivo
manufatti di altissimo pregio.
Così oggi, proprio dalla bottega Affascinato dalle teorie dell’economista
“rinascimentale” prende spunto il modello: Theodore Levitt, secondo il quale i Paesi
il tratto distintivo dell’impresa umanistica industrializzati devono concentrare la loro
di Cucinelli è infatti l’eccellenza e la qualità produzione nella fascia alta del mercato24,
del prodotto, riconducibile alla lavorazione Cucinelli ha deciso di valorizzare le
artigianale del manufatto, che lo stesso competenze artigianali - riferite all’arte
imprenditore definisce una creazione della maglieria - presenti nel territorio
speciale, in cui convergono sapienza manuale, di Perugia, puntando su un materiale di
creatività, innovazione e tradizione. Questi altissima qualità come il cashmere. A questo
elementi rappresentano le vere leve di un impianto strategico si è unita l’innovazione
successo senza tempo, sempre al passo con stilistica. L’ipotesi di lavoro è stata quella
l’evoluzione dei mercati, forte dell’ulteriore di introdurre il colore e di caratterizzare
vantaggio di poter attingere ad un patrimonio con un forte contenuto moda capi che un
di conoscenze che, incorporato nel territorio e tempo avevano un taglio più tradizionale:
accumulato nel corso della storia, ha definito il alla pallida austerità del beige e del marrone
DNA della cultura produttiva italiana, che trova si sono dunque aggiunti il rosa, l’azzurro,
la sua massima espressione nel “bello e nel l’arancio, il grigio melange. Il maglione in
ben fatto” della più alta tradizione artigianale cashmere si è trasformato in questo modo in
del Made in Italy, a cui i manufatti di Cucinelli un prodotto seducente, capace di conquistare
appartengono. L’imprenditore perugino è stato l’attenzione del pubblico femminile. Ma
in grado di creare attorno al prodotto, esaltato l’innovazione ha riguardato ogni dimensione
nella sua centralità quasi sacrale, un vero e della vita aziendale: appassionato di filosofia
proprio universo di spessore storico, culturale e antica, teologia, poesia, architettura e teatro,
artistico, perché con le sue collezioni trasmette, Brunello Cucinelli ha sostituito il consueto
non solo le tradizioni e la manifattura artigiana lessico manageriale con discorsi su Socrate e
dell’Italia, ma anche le sue bellezze materiali e
immateriali, il misticismo e il fascino della terra 22 Cfr. il filmato istituzionale “Solomeo, borgo dello
spirito laborioso”: https://www.brunellocucinelli.com/
e dei paesaggi dell’Umbria, le capacità distintive it/solomeo-hamlet-of-the-industrious-soul.html
delle comunità locali che abitano quei luoghi. Il 23 G. Qualizza, Transparent Factory. Quando gli spazi del
borgo medievale di Solomeo è posto al centro lavoro fanno comunicazione, Milano, 2010.
di questo universo dove, nell’intimità della 24 Th. Levitt, The Marketing Imagination, New York, 1983.
San Francesco, Kant e Charlie Chaplin. Non l’ambiente in cui opera. Tutta l’organizzazione
avendo completato gli studi regolari, Cucinelli interna si fonda su una forte condivisione
si è imposto un autonomo curriculum di responsabilità e su un continuo scambio
formativo, a partire dal quale ha distillato tra i collaboratori, in modo da realizzare
un’originale filosofia di business, che si una sorta di adhocrazia, cioè un sistema
basa sull’umanesimo rinascimentale, sullo basato sull’adattamento reciproco. L’azienda
stoicismo di Seneca e sul rigore benedettino25. incoraggia il più possibile i dipendenti ad
È da questi riferimenti che nasce l’idea di esprimere le proprie capacità e ad offrire il
promuovere la cultura, la filosofia, l’arte e proprio contributo, coinvolgendoli in maniera
il senso del bello: un pensiero che sembra attiva anche in momenti di pianificazione
“dissonante” in un mondo imprenditoriale strategica e nell’organizzazione dei processi.
prevalentemente imperniato su logiche di In un ambiente dinamico come questo, dove il
profitto e su strategie manageriali, al centro commitment dei dipendenti prende il posto della
delle quali non rimane molto spazio per la norma e del controllo, anche la comunicazione
qualità della vita. I collaboratori di Cucinelli si interna si affida in prevalenza al faccia a faccia,
muovono invece in un ambiente suggestivo, al passa-parola, al lavoro di squadra.
contrassegnato da un clima informale e
dalla disponibilità di significativi benefit :
stipendi più alti, ristorante aziendale, spese 4.3. Artigianalità
per libri, cinema, teatro e musei, rimborsate come impegno personale
dall’azienda, che si propone di incentivare
la creatività delle maestranze mediante «la L’artigianalità, intesa come autenticità diventa
riscoperta dell’immenso patrimonio culturale un vero e proprio valore aggiunto per il
ed artistico del nostro Paese»26. prodotto del lusso e si configura sempre più
come fattore strategico in grado di generare
nuovi percorsi di sviluppo, alla base di
4.2. Valore umano un’economia più etica e sostenibile, oltre
al centro dell’impresa che qualitativamente superiore, grazie alla
possibilità, come afferma lo stesso Cucinelli,
Spesso Cucinelli viene accostato alla figura di rispettare spontaneamente le giuste misure
di Adriano Olivetti, imprenditore che nel e i giusti ritmi del lavoro, compatibili con una
secondo dopoguerra si fece attivo interprete dimensione di vita appagante. Nella prospettiva
dell’esigenza di dare una prospettiva di Cucinelli l’artigianato va inteso come una
umanistica alla cultura d’impresa, aprendo forma di lavoro intimamente vicina alla natura
asili e biblioteche, costruendo case per operai, umana, che si esprime attraverso un’estetica
creando servizi sociali, fondando le Edizioni densa di umanità, verità e bellezza e che nella
di Comunità, occupandosi di urbanistica e Grecia classica, e fino al Rinascimento, viene
scrivendo saggi di politica economica. Le accostata all’arte in una connessione profonda
analogie non mancano: la filosofia di Brunello e inscindibile, evidenziata dall’uso della
Cucinelli pone un’enfasi accentuata sulla parola techne, per indicare indistintamente
costruzione di rapporti umani diretti e sulla entrambe le discipline. Attraverso la techne
valorizzazione di tutti i collaboratori, ciascuno si assurge alla Virtù e lo stesso Lorenzo il
considerato come portatore di esperienza, Magnifico considera gli artigiani in qualche
competenza, talento, valore sociale per maniera fratelli dei grandi artisti. Non a caso,
nella filosofia di Aristotele il termine techne
25 R. Mead, The Prince of Solomeo, “The New Yorker”, 29 indica un “saper fare” legato all’esperienza,
marzo 2010, p. 72.
ma anche un’attività umana (es.: arte, retorica,
26 D. Cavallo, San Giorgio, il drago e la principessa. Ovvero, medicina) governata razionalmente, basata
la bellezza di un’impresa salverà il territorio, in “Sinergie”,
86, 2011, pp. 207-211.
sulla conoscenza dell’universale27. La techne guidata dal Chief Digital Office Francesco
rappresenta dunque una forma intermedia Bottigliero, che in un’intervista ad Economy
tra la conoscenza puramente contemplativa, up ha dichiarato che l’obiettivo primario
che ha per oggetto il necessario e ciò che dell’unità è quello di un utilizzo calibrato
non può essere in modo diverso da quello della tecnologia e del digital, a supporto del
in cui è, e la sensazione, legata all’hic et nunc posizionamento di esclusività del marchio
e al dato immediato. Ispirandosi a Sennet, e dell’anima manifatturiera dell’impresa, in
Cucinelli intende inoltre l’artigianalità come cui continua ad essere prioritaria la cura del
“impegno personale”: sintesi di abilità tecnica, rapporto umano. Ponderare i mezzi della
sentimento e immaginazione, tensione quasi rete, coerentemente con i valori aziendali, è
maniacale al perfezionamento, che si traduce fondamentale per far propri i benefici dello
talvolta in un’attenzione e in una cura per il sviluppo tecnologico sul piano del business,
prodotto quasi ossessiva, che traspare dalle senza tuttavia restarne travolti. Per non andare
stesse dichiarazioni di Cucinelli, quando parla alla deriva nella marea digitale, Cucinelli
delle sue “creazioni speciali”, esaltando la vuole scrutare l’orizzonte tecnologico con
bravura e l’abilità dei suoi maestri-artigiani. cautela e, consapevole delle potenzialità
La volontà di valorizzare l’artigianalità del mezzo, insiste su un utilizzo “garbato”
italiana e di ridare speranza al futuro delle della tecnologia, ponendosi l’obiettivo, come
nuove generazioni, si è concretizzata nella sempre ambizioso, di “umanizzare” la rete,
nascita della Scuola di Arti e Mestieri di seguendo quei principi di “umana riservatezza”
Solomeo, con la quale Cucinelli intende insiti nel DNA del brand. L’azienda sceglie
restituire dignità e giusta attenzione alla dunque la via dell’umanesimo digitale in cui
cultura materiale dell’artigianato, proprio la persona, al centro dell’impresa, è anche
perché profondamente convinto che la sua il perno attorno al quale viene potenziata
valorizzazione possa attivare dinamiche di l’infrastruttura tecnologica e digital, al fine
crescita originali a beneficio dell’intero Paese, di migliorare l’organizzazione del lavoro
permettendo di mettere in campo le sue carte interna ed esterna e potenziare il sistema ERP
migliori. All’interno della scuola i giovani per la gestione amministrativa e finanziaria
si cimentano in discipline che riguardano a livello di Gruppo, costruire un sistema
la manifattura tessile, come Rammendo e centrale di Customer Relationiship Managament
Rimaglio, Taglio e Confezione, Sartoria, e (CRM) e unificare a livello internazionale
in discipline come il Giardinaggio o le Arti i sistemi retail per la gestione dei DOS del
Murarie, legate alle attività di restauro. Ma Gruppo, sviluppare il sistema di e-commerce,
la Scuola dei mestieri si presenta soprattutto in modo coerente con l’identità e la strategia
come un microcosmo neo-umanistico, in di distribuzione esclusiva, integrando alcuni
cui i giovani possono completare il percorso servizi omnichannel, al fine di offrire ai clienti
di formazione umana, culturale e spirituale, un’esperienza di acquisto più integrata tra
frequentando corsi e laboratori di discipline distribuzione fisica e online28. Nel gennaio
umanistiche o di arti liberali, come il teatro. 2017 l’azienda lancia, a tal proposito, un nuovo
sito web suddiviso in due sezioni: la boutique
online del brand Cucinelli e una sezione
4.4. Rapporto “garbato” con il digitale denominata “Filosofia”, che rimanda al nuovo
sito corporate aziendale. I nuovi siti web, come
L’azienda ha avviato un importante piano di dichiara lo stesso Cucinelli, testimoniano la
investimenti per riconfigurare l’infrastruttura forte continuità che lega il prodotto alla filosofia
tecnologica e gestire la presenza dell’impresa aziendale e sono stati elaborati con la stessa
nel mondo digital, creando innanzitutto la
task force degli “Artigiani umanisti del web”, 28 L. Maci, Cucinelli: anche il lusso innova ma dobbiamo
difendere il brand dal digitale, 01 giugno 2018, www.
27 Aristotele, Etica Nicomachea, VI, 4, 1140a. economyup,it
e di relazione, secondo un approccio che pone modello organizzativo, radicato nel Nordest
l’interno e l’esterno dell’organizzazione in una e in altre aree del nostro Paese, basato sul
permanente condizione di dialogo. Uno dei concetto di “specializzazione flessibile”32,
più ambiziosi progetti portati a termine in che una vasta letteratura aveva riconosciuto
questi anni è il “Foro delle Arti”, un complesso negli anni passati come efficace alternativa al
di edifici e di spazi aperti, organicamente modello fordista della produzione di massa e
interconnessi fra loro, secondo un programma della grande impresa verticalmente integrata33.
estetico e funzionale che si ispira ai valori La legge nazionale n. 317/1991, modificata
del mondo classico. Comprende un teatro con legge n. 140/1999, aveva infatti definito i
per 240 spettatori, un ippodromo in stile distretti industriali come sistemi produttivi
ateniese, dedicato a manifestazioni culturali e locali omogenei, caratterizzati da un’elevata
a rappresentazioni all’aperto, un ginnasio che concentrazione di imprese industriali,
si sviluppa tra rigogliosi giardini, con pergolati prevalentemente di piccola e media
e luoghi di sosta dedicati alla meditazione, e dimensione, e dall’elevata specializzazione
una grande foresteria. Il teatro richiama nelle produttiva. Un’indicazione che richiamava in
forme esteriori i modelli del Rinascimento, ma parte la definizione di Pyke e Sengenberger,
è moderno nella flessibilità della struttura, che ma che rispecchiava solo due requisiti –
permette di allestire concerti, rappresentazioni l’insediamento in un’area territoriale limitata
sceniche e mostre. È uno spazio aperto, messo a e il riferimento ad uno specifico prodotto o
servizio del territorio, con una ricca stagione di settore produttivo – tralasciando tuttavia due
eventi in calendario. Un luogo per comunicare, caratteristiche fondamentali del distretto e
condividere, partecipare: cioè, per un verso, il modello produttivo “a
rete”, una soluzione organizzativa basata non
Dobbiamo ritrovare il valore del dibattito. Oggi più sull’integrazione verticale del processo, ma
manca un luogo dove si possa parlare, un luogo sull’interdipendenza organica34 tra imprese
d’incontro, quello che i Greci chiamavano il Foro
delle Arti, frequentato dall’architetto, dal filosofo, diverse, collegate nella supply chain35 e, per
dal nullafacente. Ecco, vorrei ritrovare il piacere un altro verso, l’opportunità di attingere a
del confronto, che aiuta a scoprire il valore dei un tessuto relazionale caratterizzato dalla
grandi ideali30. condivisione di una comune “atmosfera
industriale”36, cioè di una medesima cultura
costo zero, vengono de-localizzate nei Paesi low tra linguaggi del consumo, mondi di marca e nuo-
cost, tanto più i Paesi high cost sono chiamati a vi media (Trieste, 2013), di Transparent Factory.
concentrare il lavoro e le imprese negli ambiti Quando gli spazi del lavoro fanno comunica-
in cui s’impiega la conoscenza generativa, che zione (Milano, 2010) e di Oltre lo shopping. I
è complessa e non codificabile: una risorsa nuovi luoghi del consumo: percorsi, esplora-
scarsa, in grado di aprire gli spazi del possibile zioni, progetti (Trieste, 2006).
e gli orizzonti dell’immaginazione50. Ideando
nuovi prodotti. Inventando significati gabriele.qualizza@units.it (in attesa di attivazione)
inaspettati. Rinnovando e interpretando in gabriele.qualizza@brandforum.it
maniera creativa gli oggetti d’uso quotidiano51.
In definitiva, la bottega “rinascimentale” del
terzo millennio, di cui abbiamo cercato di
delineare i tratti essenziali in questo contributo, Daniela Cavallo, architetto, libero professionista,
si caratterizza per una visione coerente con i fondatore dello Studio Linea Curva, è docente a
più recenti sviluppi della stakeholder theory che, contratto di Marketing territoriale all’Università
superato il tradizionale approccio firm-centri , si di Verona, Dipartimento di Economia Aziendale.
spinge a proporre l’immagine di un complesso È inoltre fondatore e membro del Comitato scien-
sistema adattivo, nel quale l’impresa non è più tifico del Laboratorio di Marketing Territoriale
il centro del diagramma, ma piuttosto uno “Ethos” presso l’Università di Verona. Collabora con
tra i tanti partner che interagiscono fra loro il Consorzio Universitario di Economia Industriale
all’interno di un “nesso” sociale ed economico52, e Manageriale (CUEIM) come referente di progetti,
mediante strategie capaci di creare valore collabora con la rivista “Sinergie. Italian Journal of
condiviso53, integrando obiettivi economico- Management”.
reddituali con finalità di natura sociale,
culturale ed ambientale54. daniela.cavallo@univr.it
Gabriele Qualizza: PhD con tesi in Economia e ges- Michela Maguolo, ricercatrice indipendente in sto-
tione delle imprese, assegnista di ricerca all’Uni- ria dell’arte e dell’architettura, heritage consultant.
versità di Trieste, collabora con Brandforum.it, È membro del comitato di redazione di "La Rivista
osservatorio culturale sul mondo delle marche. È “Engramma”. Adjuncy professor del corso di Art
docente a contratto di “Management dell’inno- and Architecture in Renaissance Venice presso
vazione” all’Università di Trieste, e di “Economia la VIU - Venice International University.
e gestione della marca” all’Università di Udine,
presso la sede di Gorizia. mmaguolo1@iuav.it
È autore di Facebook Generation. I “nativi digitali”
50 E. Rullani, Nuovi modelli di business nel capitalismo
globale della conoscenza in rete, cit.
51 S. Micelli, Futuro artigiano. cit.
52 cfr. P.H. Werhane, Decentering Stakeholder Models, in
R. Phillps (a cura di), Stakeholder Theory After 25 Years,
Cheltenham, UK, 2012.; G.R. Laczniak, P.E. Murphy,
Stakeholder Theory and Marketing: Moving from a Firm-
Centric to a Societal Perspective, in “Journal of Public Policy
& Marketing”, 31, 2, 2012, pp. 284-292.
53 M.E. Porter, M.R. Kramer, Strategia e società. Il punto
d’incontro tra il vantaggio competitivo e la corporate social
responsaibility, cit.
54 M.R. Napolitano. A. Riviezzo e A. Garofano, Heritage
Marketing. Come aprire lo scrigno e trovare un tesoro, cit.