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9. L’omosessualità e il trans-sessualismo.
1. Introduzione.
Queste due realtà di cui si discute molto in questi ultimi anni vengono trattate
qui in un tema a parte soprattutto per questo motivo. Senz’altro coinvolgono
delle persone che spesso soffrono a causa di scoprirsi o credersi persona
omosessuale o trans-sessuale, anche se ce ne sono altre che se ne vantano.
Non piace a tutte le persone omosessuali le caricature, la propaganda politica,
giuridica e culturale che alcune tra di esse portano avanti. Infatti, se si può
parlare di una certa euforia presso queste ultime, si verifica una disagio
profondo con questo presso tante altre, che lo considerano invece una
strumentalizzazione a volte davvero ideologica. Lo stesso si potrebbe dire per
le persone trans-sessuali; se ce ne sono coloro che se ne vantano, altre lo
sperimentano come una disforia; infatti, a volte il fenomeno si chiama a volte
una ‘disforia del gender’. Non si può dubitare che, per tante persone
direttamente interessate, queste realtà sono realtà sofferte e che gli
atteggiamenti e i comportamenti di altri nei loro confronti spesso aggiunge ad
un senso di disagio profondo, al punto tale in alcuni casi da spingere certi tra
di loro a tentare o addirittura a realizzare un suicidio. Sorgono poi delle
domande anche pastorali circa coloro che si riconoscono di essere persone
omosessuali o trans-sessuali al di dentro della Chiesa. Quindi, un’attenzione
specifica al riguardo anche in questo corso, ci vuole.
2. La Bibbia e l’omosessualità.
Quasi allo stesso tempo, alcuni studi sulla sessualità emersero ceh avevano
cercato di servirsi dell’esegesi e dell’ermeneutica in seguito alla
raccomandazioni del Concilio, che, però, spesso dissero che una norma
oggettiva dicendo che ogni atto omosessuale fosse intrinsecamente immorale
non fu sostenibile dalla Bibbia, perché non affrontato al primo posto, o non
direttamente analizzato come tale, o culturalmente e storicamente talmente
condizionata. Spesso queste asserzioni andavano insieme ad un approccio
proporzionalistico alla norme morali Dunque, da una parte c’era un numero di
teologi moralisti in campo cattolico in contrasto con la dottrina del Magistero e
dall’altra parte c’era un testo magisteriale che sembrava debole, fra la’altro
pere alcuni, sotto l’aspetto biblico.
a. L’Antico Testamento.
1
Sacra Congregazione per la dottrina della fede, Dichiarazione su alcune questioni della morale
sessuale, Persona humana, n. 8.
2
Ibid., nota a pie di pagina n. 14.
G.J. Woodall, ‘Morale sessuale e castità’; ad usum privatum studentorum.
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I testi dal Levitico certamente rientrano nel contesto della legge casistica del
Codice della Santità e riguardavano la purezza rituale, cioè che dovevano
essere puri, astenendo dai rapporti sessuali incestuosi (citati a lungo nel
capitolo 18). Un’altra interpretazione di questi brani, circa l’atto omosessuale
punta sulla purezza del popolo d’Israele come un popolo santo, che doveva
proteggersi contro i delitti della prostituzione sacra, forse omosessuale, o
dall’atto sessuale imposta per la forza, tra l’altro quindi lo stupro omosessuale.3
Non tanti citano il testo dal libro della Sapienza, ma una seria di peccati,
riassumendo i precetti della seconda tavola del Decalogo viene presentata lì,
come esempi delle conseguenza dell’idolatria.
b. Il Nuovo Testamento.
1 Cor. 6, 9-10.
G.D. Coleman, Homosexuality: Catholic Teaching and Pastoral Practice (Paulist, New York,
3
Qui Paolo fa un elenco esemplificativo di peccati che escludono dal regno dei
cieli, in una parenesi o esortazione. Un’interpretazione della condanna dell’atto
omosessuale qui sarebbe che faccia parte di un’esortazione generale e non
sarebbe da prendere in un senso normativo. Far una distinzione rigida tra
discorso parenetico e discorso normativo rischia di rendere vuoto l’importo
morale del testo. Anzi, il motivo per cui veniamo esorti di non compiere dei tali
gesti è perché sono immorali.
Infatti, questo testo segue la condanna del incestuoso (1 Cor. 5, 1-11) da Paolo
che chiama un esempio d’immoralità respinta pure ai pagani. Certo è che segue
una parenesi post-battesimali, affinché i neofiti vivano da cristiani e non
ricadano nel peccato. Il contesto di santità battesimale assieme alla
collocazione della condanna dell’atto omosessuale dopo la condanna d’incesto
sembrano giustificare l’interpretazione che indietro al testo stesse quello di
Levitico. Qui gli ‘arsenokoitai’ sono degli uomini che compiono degli atti
omosessuali con altri uomini, assieme ai ‘malakoi’ (deboli, effeminati’). Gli
ultimi potrebbero riferire ai giovani o ai ragazzi procurati per gli uomini nel
mondo greco di allora, ma potrebbe benissimo riferire a altri uomini.
1 Tim. 1, 9-10.
Il testo si serve anche della parola ‘arsenokoitai’, ma quasi accanto alla parola
‘pornoi’, che solitamente significa ‘coloro che compiono delle cose sessuali
cattive’, ma che nel contesto potrebbe segnalare anche dei ‘malakoi’. L’altra
parola direttamente accanto indica coloro che procurano degli uomini,
probabilmente giovani che forse suggerisca un allusone alla pedofilia. Tutto ciò
compare in un elenco parenetico, ma attorno alla seconda tavola del Decalogo.
Rom. 1, 18-27.
Questo brano anche parenetico certamente il più esteso per il nostro tema, fa
parte di un appello da San Paolo ai pagani di prestare ascolto al Vangelo e di
lasciarsi convertire anche dalla loro immoralità, di cui gli atti omosessuali e
lesbici fanno parte. Nel senso che parla dell’immoralità gravissima come
conseguenza del rifiuto da parte dei pagani di riconoscere Dio (‘per questo Dio
li ha abbandonati alle loro passioni’), che è riconoscibile attraverso le loro
coscienze, cioè della loro idolatria forse la stessa idea dell’autore del libro della
Sapienza ci stia dietro. Ad ogni modo, oltre al riferimento alle persone
lesbiche, questo brano è notevole per il fatto che condanna gli atti omosessuali
maschili e femminili come ‘rapporti contro natura’. Sembra chiaro che San
G.J. Woodall, ‘Morale sessuale e castità’; ad usum privatum studentorum.
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L’esegeta francese, M. Gilbert, studiò tutti i testi biblici che avessero potuto
aver a che fare cogli atti omosessuali. Benché riconoscesse che gli autori sacri
avessero potuto interessarsi in altri aspetti (l’ospitalità, la purezza rituale, la
catechesi dei neo-battezzati), constata che nei testi sopra riportati ed anche
nella letteratura inter-testamentaria che prese sotto esame, non si può dubitare
che là dove la Bibbia tratta degli atti omosessuali, pure in un contesto in cui
c’entrasse un altro problema, non lo fa senza sempre condannarli e condannarli
come gravemente immorali.5
4
Ibid., 66-67.
5
Cf., M. Gilbert, “La Bible et l’homosexualité”, Nouvelle revue théologique, 109 (1987), 787-95.
6
Cf., I. Himbaza, A. Schenker and J-B. Édart, Clarifications sur l’homosexualité dans la Bible
(Cerf, Paris, 2007), 36-46 (Italian translation, L’omosessualità e la Bibbia (Paoline, Cinisella,
2007).
7
Cf., Ibid., 51-73.
8
Cf., Ibid., 76-81.
G.J. Woodall, ‘Morale sessuale e castità’; ad usum privatum studentorum.
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a. La dottrina magisteriale.
9
Cf., Ibid., 87-106.
10
Cf., M.P. Faggioni, Sessualità, matrimonio, famiglia (Dehoniane, Bologna, 2010), 268-270.
11
Cf., Ibid.,, 269-275.
G.J. Woodall, ‘Morale sessuale e castità’; ad usum privatum studentorum.
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Il testo più esteso rilasciato dalla Chiesa universale su questa tematica non fu
un documento dottrina in quanto tale, ma una lettera pastorale ai vescovi della
Chiesa circa la cura pastorale delle persone omosessuali.
In questo testo ci fu un’analisi più sfumata dei testi della Sacra Scrittura.Di
particolare rilievo fu la decisione di iniziare l’analisi, anziché di iniziare per
commentare i testi classici di cui sopra, la riflessione sulla bontà della
creazione, della creazione anche della sessualità umana, maschio e femmina,
diede la possibilità di sottolineare non soltanto l’apertura alla procreazione
(Gen. 1, 28), ma anche la differenziazione delle persone umane in due
‘versioni’ sessualmente distinte, ma complementari tra di loro (Gen. 1, 26-27),
la base dell’intima comunione tra marito e moglie (Gen. 2, 23-24) e così della
dimensione anche unitiva della sessualità. Un altro aspetto aggiunto fu quello
di constatare l’impatto del peccato (originale) di Gen. 3, ferendo il legame
dell’alleanza, al punto tale che le persone non riconobbero più il vero
significato sponsale del corpo, ma che lo trattavano spesso in modo immorale.
16
Cf., Congregazione per la dottrina della fede, dichiarazione, Persona humana (1975), n. 8.
G.J. Woodall, ‘Morale sessuale e castità’; ad usum privatum studentorum.
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trovare un esempio più chiaro della caduta nell’immoralità che quello degli atti
omosessuali.17
La lettera del 1986 fu rilasciato perché la pressione politica e culturale già era
passata ben oltre la de-penalizzazione degli atti omosessuali compiuti tra adulti
consenzienti in privato e, in alcuni paesi, c’era già un tentativo di giustificare
un cosiddetto ‘matrimonio’ tra persone omosessuali o di sancire qualcosa di
‘equiparabile’. Allo scopo probabilmente di evitare di sembrar fare
un’ingerenza nella politica interna di certi paesi, soprattutto ove ci fosse una
lunga tensione circa i rapporti tra Chiesa e stato (ad esempio negli Stati Uniti),
fu deciso di scrivere questa lettera ‘pastorale’ a tutti i vescovi della Chiesa
Cattolica. Un motivo prettamente dottrinale, tuttavia, c’era. Questo s’intravede
chiaramente quando la lettera riferisce a ‘delle interpretazioni eccessivamente
benevole’ della dottrina della Persona humana e in particolare della non-
peccaminosità della sola tendenza o condizione omosessuale, che alcuni quindi
erano pervenuti a giudicare qualcosa di positiva in sé, altri la ritennero ‘neutra’
o in qualche modo equiparabile alla tendenza eterosessuale. La lettera
intendeva correggere delle tali valutazioni fuorvianti; siccome si tratta di ‘una
tendenza più o meno forte verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal
punto di vista morale, … l’inclinazione stessa dev’essere considerata come
oggettivamente disordinata’.18
Ci sono poi dei diritti delle persone omosessuali battezzate, perché dal
battesimo scaturiscono dei veri e propri diritti e doveri. 24 Da qui emerge il loro
diritto di ricevere una cura pastorale da parte dei pastori della Chiesa. Questi
non devono essere né ingenui né lasciarsi strumentalizzare da individui o
gruppi che s’organizzano per esercitare una pressione sulla società affinché
siano legiferati dei provvedimenti che concedessero loro un ‘diritto’ di
convivere, di sposarsi o di intraprendere tra di loro degli atti genitali intimi o
per fare altrettanto per tentare di spingere la Chiesa di cambiare la sua dottrina
e disciplina. Invece, hanno il diritto e il dovere di ascoltare la Parola di Dio, di
pregare, di partecipare all’Eucaristia, di accedere al sacramento della
riconciliazione, purché cerchino di vivere nella castità.25
5. Il trans-sessualismo.
23
Cf., Ibid., nn. 5-8.
24
Cf. Codex iuris canonici , cc. 96, 204, 849.
25
Cf. Congregazione per la dottrina della fede, Homosexualitatis problema, nn. 12-16.
G.J. Woodall, ‘Morale sessuale e castità’; ad usum privatum studentorum.
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individuo fosse profondamente convinto da più di due anni che la sua realtà
biologica esteriore e visibile da maschio o da femmina non fosse la sua realtà
sessuale vera, ma che questa fosse invece di appartenere davvero al sesso
opposto, quindi di essere femmina malgrado l’evidenza fisica-biologica di
essere maschio o vice-versa, si potesse pervenire ad una diagnosi di trans-
sessualismo. Bisogna constatare il fatto che si tratti di un grave problema
d’identità sessuale, di un grave problema di disturbi psicologici della
personalità. Una persona veramente trans-sessuale vorrebbe presentarsi e
essere riconosciuta nel suo ‘vero’ sesso, quello ‘scelto’ e non quello ‘imposto’
dalla biologia. Qui ci sono delle tracce dell’ideologia del genere, secondo la
quale la sessualità si scelga e si cambi liberamente, la si ‘costruisca’
volontariamente.
Nel caso di una persona trans-sessuale che volesse entrare in un istituto di vita
consacrata o in una società di vita apostolica, ci sarebbe la questione di quale
sezione (maschile o femminile); certamente, vorrebbe far parte della sezione
del sesso prescelto psicologicamente, il che starebbe in pieno contrasto con la
sua realtà genetica. Inoltre, i criteri per l’ammissione al noviziato (e alla
professione dei consigli evangelici e dei voti) sarebbero violati perché esigono
che la persona stia in buona salute e che abbia ‘sufficiente maturità per
assumere il genere di vita proprio dell’istituto’, la buona salute, il carattere e la
maturità da confermare quando sia il caso (come qui) da esperti (cc. 642; 645 §
3-4; 735).
Bisogna affermare che, per quanto riguarda le persone trans-sessuali, ciò che
vale per le persone omosessuali in termini dei diritti umani fondamentali e per
quei che sono battezzati per i diritti anche come persone nella Chiesa, in
principio vale altrettanto per le persone tran-sessuali.
6. Conclusione.