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sessuata
biologica
ii espressione della persona.
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ANTONIO
1
NAPOLIONI
La strada
dei giovani
Prospettive di
pastorale giovanile
Presentazione del
card. Eduardo
Pironio
ANTONIO NAPOLIONI, nato a Camerino (Macerata) nel 1957, è
sacerdote della diocesi di Camerino-San Severino Marche. Ha
conseguito il dottorato in teologia pastorale presso l'Università
Pontificia Salesiana di Roma. Attualmente è docente di pastorale
giovanile e metodologia catechetica presso il Pontificio Istituto
Pastorale dell'Università La-teranense, e vicerettore del Seminario
Regionale Marchigiano di Ancona. E assistente ecclesiastico
centrale dell'Agesci. Collabora con numerose riviste di carattere
pedagogico-pastorale.Tra le sue pubblicazioni ricordiamo
Federico Sargolini, pre te dei giovafiì (Ave, Roma 1992) e
una collana di sussidi catechistici per fanciulli: Sulle tracce di
Gesù (Fiordaliso, Roma 1990-1992).
Antonio Napolioni
SAN PAOLO
© EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 1994
Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Mil
Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina
Margherita, 2 - 10153 Torino
PREFAZIONE
8
Siamo grati a don Antonio Napolioni per questa sua fatica,
maturata attraverso lo studio appassionato e l'insegnamento
presso il Pontificio Istituto Pastorale dell'Università
Lateranense. Al lettore non sfuggirà il costante riferimento al
linguaggio pedagogico dello scautismo: ove egli è stato educato
e ove svolge un ministero a livello nazionale.
Nello scautismo è familiare l'immagine della strada. Agli
stessi scout cattolici dell'Agesci, Giovanni Paolo II — in una
memorabile celebrazione sui monti d'Abruzzo (9 agosto 1986)
— ebbe a ricordare l'esempio dei grandi viandanti della fede,
Abramo, l'esploratore per eccellenza, Paolo, l'apostolo delle
genti,
9
indicando la strada che conduce all'esperienza di Cristo. La
strada che conduce al Tabor, a Emmaus, ma anche quella che
passa per il Calvario. La strada su cui ancora oggi risuona vivo
e vitale il suo appello: «Giovani, ponetevi in cammino sulle
strade del mondo: Cristo cammina con voi!».
Le parole di Gesù: «Io sono la via, la verità, la vita» (Gv
14,6) costituiscono la tesi fondamentale di questo studio. «La
strada dei giovani» possa essere Cristo, cui conduce la carità
testimoniata dei ministri della Chiesa e di tutti gli educatori;
affinché i giovani possano essere, uomini dell'oggi e del
domani, la via del futuro della fede e della comunità dei
credenti (cfr. RH 14). Maria, la Vergine del cammino, renda
fecondo questo sforzo di don Antonio Napolioni e ci
accompagni tutti a fare insieme un cammino di amore, di
speranza.
10
La strada come prospettiva
Linee introduttive
1
Basti segnalare le importanti indicazioni date dalla CEI negli orientamenti pastorali per
gli anni '90 Evangelizzazione e testimonianza della carità, ai nn. 44-46, che certamente
fanno eco al successo delle Giornate mondiali della gioventù, volute da Giovanni Paolo II e
animate dal Pontificio consiglio per i laici.
tica quotidiana dell'edificazione del Regno. Sono nati a questo
scopo Istituti specializzati, riviste e collane di studi che
dedicano accurata attenzione alle problematiche sociologiche e
psicologiche, al dialogo con le scienze dell'educazione,
all'elaborazione più propriamente catechistica e pastorale, alla
recensione di modelli ed esperienze vissute concretamente in
comunità parrocchiali e diocesane, gruppi e associazioni.
Rischia di crearsi un vuoto pericoloso tra il versante pratico
e quello dell'approccio più teoretico e sistematico, dove
viceversa dovrebbe esserci spazio per il dialogo e la speri-
mentazione, la verifica e la sollecitazione a elaborare nuove
prospettive. Per non fermarsi al già consolidato, e tanto meno
limitarsi a rimpiangere nostalgicamente le certezze del passato.
Il rapido modificarsi dei fenomeni strutturali e culturali, che
influiscono anche sui giovani, impone di guardare avanti, senza
perdere il contatto con il bagaglio di esperienze positive
accumulate nel tempo. E appunto questione di prospettiva, di
ottica con cui interpretare il disegno di Dio sulle giovani
generazioni del nostro tempo. Particolarmente oggi, quando
tutta la Chiesa si sta mobilitando per un rinnovato sforzo di
evangelizzazione alle soglie del terzo millennio di esperienza
cristiana.
Su questo sfondo e da queste esigenze, nasce il presente
contributo.
2
Già il Vaticano II, specie nella GS (cfr. poi anche la Sollìcìtudo rei socialis, i documenti
di Puebla ecc.), aveva usato il cosiddetto metodo del « vedere-giudicare-agire », come
attenzione e interpretazione dei segni dei tempi, per cogliervi gli imperativi dello Spirito. Più
analiticamente Midali parla di: «analisi valutativa della situazione data (o fase kairologica); la
13
fase progettativa della prassi desiderata (o fase progettuale); la fase programmatrice del
passaggio dalla prassi vigente alla nuova prassi (o fase strategica) », con un chiaro riferimento
alla fede e ai criteri teologici ricavati dal vangelo (cfr. M. Midali, Teologia pastorale, in M.
Midali - R. Tonelli [cur.], Dizionario di pastorale giovanile, Ldc, Torino-Leumann 1989, p.
1054; d'ora in poi citato con la sigla DPG). S. Lanza, Introduzione alla teologia pastorale.
1. Teologia dell'azione ecclesiale, Querinia-na, Brescia 1989, parla di dimensioni
kairologica, criteriologica, operativa, offrendo interessanti puntualizzazioni.
14
Condividendone l'impostazione, ci siamo messi in cammino
per la nostra strada che, pur attraversando realtà e contesti
analoghi, ha colto man mano diverse prospettive di riflessione
e di lavoro per la pastorale giovanile. Come avviene quando si
cammina, e a ogni svolta si scoprono panorami nuovi, così il
prisma dell'educare i giovani alla
5
Cfr. R. Tonelli, Pastorale giovanile. Dire la fede in Gesù Cristo nella vita quotidiana,
Las, Roma 19823.
15
pastorale è la riflessione teologica sull'azione della comunità
ecclesiale, in vista di un progetto organico, in cui il momento
della fede e quello della prassi si esigono vicendevolmente e si
fondono dinamicamente, alla luce della storicità della
Rivelazione stessa.
La pastorale è, dunque, tutta mossa dal compito missionario
dell'attuazione della salvezza nel tempo, nel qui e ora che ogni
comunità ecclesiale vive e sente con passione e
4
Cfr. alcuni studi recenti che documentano puntualmente tale vicenda: M. Mida-li,
Teologia pastorale, in DPG 1048-1064; M. Midali, Teologia pastorale o pratica, Las, Roma
1985; B. Seveso, Edificare la Chiesa, Ldc, Torino-Leumann 1982; F. Marinelli (cur.), La
teologia pastorale, Edb, Bologna 1990; S. Pintor, L'uomo via della Chiesa. Elementi di
teologia pastorale, Edb, Bologna 1992.
5
È la definizione preferita da S. Lanza, Introduzione, op. cit., p. 366.
6
« Secondo una lunga (ma non ininterrotta) tradizione tanto cattolica quanto evangelica,
questa disciplina si riflette sull'attuale divenire storico della Chiesa in vista della sua
realizzazione nell'oggi. Ciò è stato espresso con varie formule: "l'autorealizzazione della
Chiesa nel presente" (K. Rahner), e il suo "rinnovamento permanente" (Liégé), la sua
"attuazione vitale" (Klostermann), la sua mediazione della salvezza più aderente al qui-ora
della situazione storica (Cardaropoli) » (M. Midali, Teologia pastorale, in DPG 1052).
16
un settore specifico, riduttivamente considerato di carattere
educativo, ma che invece esige un insieme articolato di
interventi di tutta la comunità ecclesiale, riscoperta dal
Concilio come soggetto primario di ogni azione pastorale,
educativa, catechistica. Alcuni, su questa base, giungono
perfino a contestare l'opportunità di una pastorale giovanile
specifica, affermando la centralità degli adulti come soggetto
della pastorale globale, dunque anche della maturazione delle
giovani generazioni nella comunità cristiana. Senza escludere
questa tensione alla maturità della fede, altri considerano la
pastorale giovanile come «l'insieme delle azioni che la
comunità ecclesiale, animata dallo Spirito Santo, realizza con e
per i giovani (soggetti in età evolutiva), per attuare in essi il
progetto di salvezza
7
Cfr. S. Lanza, Introduzione, op. cit., p. 170.
CELAM, L'evangelizzazione nel presente e nel futuro dell'America Latina, Puebla
8
1979, 1205.
9
R. Tonelli, Pastorale giovanile, in DPG 669-670.
17
noscere la realtà e coglierne attese e domande. Il compito
educativo coinvolge il contributo delle scienze dell'educazione,
del linguaggio e della comunicazione, delle metodiche
progettative ecc. Il confronto fra le diverse discipline è
possibile se c'è attenzione, uirìiltà e apertura, conoscenza della
competenza di ciascuna in ordine al problema da affrontare, e
se c'è un punto di incontro che regoli il confronto e la
convergenza: nel nostro caso, il servizio alla maturazione del
giovane credente. Atto pastorale e atto educativo, pur avendo
obiettivi, ambiti e mezzi diversi, si incontrano nel medesimo
soggetto/oggetto: il giovane.
Tale impostazione, concentrata sull'attenzione pastorale al
giovane e al suo incontro vivo con Gesù Cristo, assicura un
autonomo statuto scientifico alla pastorale giovanile: scienza e
prassi di pastorale giovanile costituiscono una sintesi nuova
rispetto ai molteplici e indispensabili apporti culturali che la
costruiscono.
18
Le radici bibliche. Il campo semantico individuabile nei
termini: odòs, odegòs, odeghéo, methodìa, eìsodos, éxodos,
diéxodos, euodòo è particolarmente vasto e ricco di significati
interessanti10.
Lasciando ad altri l'approfondimento dell'uso di queste
parole e immagini nella letteratura greca classica 11 e in altri
contesti culturali e religiosi, notiamo innanzitutto che nei LXX
odòs ricorre circa 880 volte, quasi sempre traducendo l'ebraico
derek. E usato spesso in senso proprio, per indicare vie,
sentieri, strade, *c|ie congiungono città e villaggi, strade di
diversa dimensione e importanza, strade nascoste (cfr. Os 2,8) e
strade nel deserto (cfr. Is 43,19). Oppure rientra in espressioni
che non si riferiscono a una strada determinata, ma al viaggio,
al percorso, all'andare, anche in veri e propri modi di dire.
Frequentissimo è l'uso metaforico, per indicare:
—■ la vita dell'uomo, nel suo insieme o nelle sue diverse
parti, nel suo destino (cfr. Dn 5,3; Gb 31,4; Is 40,27);
— le decisioni, i piani dell'uomo, che egli deve affidare a
Dio e ai suoi angeli (cfr. Sai 139,3; Sai 37,5; Sai 91,11);
— la condotta, il comportamento, il modo di vivere (cfr. Es
18,20; ISam 8,3-5);
— le vie di Dio: cammino voluto e rivelato da Dio per
l'uomo (cfr. Gn 7,23; Es 32,8; Sai 119; Dt 8,6; IRe 3,14),
10
Cfr. W. Michaelis, Odòs, in GLNT Vili, 117-326.
11
Con queste parole si indicano i diversi tipi di strada o di cammino, in senso fi-
gurato il «modo» o «metodo» per compiere o ottenere qualcosa, fino al «modo di vi-
vere, stile di vita ». In particolare meritano di essere ricordate le « due vie » presenti
nella favola del giovane Ercole al bivio: «quando Ercole passò dalla fanciullezza all'a-
dolescenza, nella quale i giovani, divenuti già autonomi, dimostrano se prenderanno
la via alla vita (che passa) per la virtù o quella (che passa) per il vizio, uscito in luogo
solitario e sedutosi, si chiedeva quale delle due dovesse prendere» (W. Michaelis, Odòs,
op. cit., 124). Vie che esprimono anche i diversi destini dopo la morte, l'ascesa dell'ani-
ma al mondo celeste attraverso la gnosi, il retto pensare, la pietà.
19
— avvengono la professione di fede di Pietro (Me 8,27) e
l'annuncio della passione (Mt 20,17-18). La strada acquista
forte valore simbolico e teologico, è quella che porta verso
Gerusalemme, il luogo della salvezza, da cui ripartiranno le
strade della Chiesa, la prima delle quali è quella dei due
discepoli di Emmaus (cfr. Le 24,13-35)12.
Nel suo insegnamento, Gesù si serve dell'immagine della
strada, cogliendo, nella parabola del seminatore (cfr. Mt
13,4.19) anche l'ambiguità di questo terreno, impermeabile al
seme della Parola, che così può essere portato via dagli uccelli.
Viceversa, per le piazze e le vie della città il servo è inviato a
chiamare nuovi invitati al banchetto del Regno (cfr. Le 14,21-
23): la salvezza sulla strada è offerta a tutti, anche ai pagani e
agli ultimi; gli incontri lungo la strada sono occasione di carità
e di testimonianza vissuta dei valori del vangelo (cfr.'^Mc
10,46); lungo la strada si scopre chi è il prossimo da amare e
servire (cfr. Le 10,29-37).
11 culmine si raggiunge quando Gesù stesso si presenta
ed è annunciato come la via, unica e vera. Portando a com-
pimento il nuovo esodo, lungo la via della croce (cfr. Le
9,23; 24,26), schiude l'ingresso al vero santuario (cfr. Eb
9,8; 10,19-20) e si offre così come risposta piena e sovrab-
bondante al desiderio dei discepoli di conoscere la via per
seguirlo eternamente: «Io sono la via, la verità e la vita»
(Gv 14,6). Solo Gesù è la via al Padre e alla comunione
con lui, all'esperienza della verità contemplata e della vita
condivisa in pienezza, per sempre. Gesù è insieme la meta
e la via, il metodo per raggiungerla, e da ciò trarremo im-
portanti conseguenze teologico-pastorali13.
12
Cfr. cap. 6.
13
Intorno a questo centro vivo, nel Nuovo Testamento si irradiano altri concetti:
la via della pace e della vita, la via della salvezza, la via cristiana, cioè la forma di vita
caratterizzante chi ha accolto il vangelo. E via di verità e di giustizia, che ancora una
volta esige prese di posizione coraggiose e coerenti (cfr. 2Pt 2,15.21; Mt 21,32). Tutta
la vita della comunità cristiana viene proposta come una via, anzi la via per eccellenza
(cfr. At 9,2; 19,23; 24,14), in cui le vie inaccessibili di Dio si fanno vicine e concreta-
mente percorribili.
20
Vivere è camminare, crescere, comportarsi; per un credente
è seguire. Sempre sulla strada, chiave di lettura coerente con le
esigenze della teologia e del linguaggio dell'incarnazione (cfr.
GS 22; RH 1,11,13-14): tutta la teologia pastorale del post-
Concilio ricorda infatti che l'umanità è il linguaggio
privilegiato di Dio. Ciò suggerisce di
21
andare incontro ai giovani, protagonisti della strada della vita e
del futuro dell'umanità, con lo spirito di Cristo, che al loro
cammino prospetta orizzonti di verità e di vita piena.
Facendo strada anche concretamente coi giovani, le in-
tuizioni della teologia pastorale hanno acquistato pregnanza e
vivacità, suggerendo un'ipotesi di lavoro che qui viene offerta
al confronto e all'approfondimento. Quasi in un continuo
sovrapporsi del tono esperienziale e della preoccupazione
sistematica, i classici capitoli di uno studio introduttivo alla
pastorale giovanile possono essere cosi accostati tanto dal
lettore desideroso di riflettere, anche per la prima volta, su un
campo di azione che lo appassiona e lo coinvolge, quanto da
chi si sta impegnando in più specifici curricoli di formazione
teologico-pastorale. Da tale dialogo tra fronti diversi ma non
distanti questo lavoro è nato, e a esso vuole ritornare, con la
consapevolezza che la verifica quotidiana nella riflessione e nel
lavoro pastorale potrà completare e mettere a punto quanto in
queste pagine fosse troppo rapidamente accennato.
Con la gratitudine dell'autore per chi lo ha incoraggiato in
questo sforzo, per Riccardo Tonelli che lo ha introdotto al
metodo di una più matura riflessione pastorale sul mondo
giovanile, per il tessuto vivo di condivisione quotidiana di
responsabilità educative che ha reso verificabili e concrete idee
e ipotesi di lavoro.
22
1
1
Approccio biofisiologico: studia i mutamenti fisiologici, ormonali e somatici relativi
all'età giovanile.
Approccio psicologico-evolutivo: i problemi della condizione giovanile come derivati dalle
trasformazioni dello psichismo e del suo sviluppo.
Approccio demografico: l'espansione e/o la contrazione delle fasce giovanili della po-
polazione.
Approccio storico: origine e sviluppo delle diverse tendenze culturali interne alla con-
dizione giovanile.
Approccio etno-antropologico: lo sviluppo della condizione giovanile nelle culture primitive
o diverse da quelle delle società moderne industrializzate.
Approccio pedagogico: gli interventi pedagogici per l'educazione della persona attraverso
strategie e obiettivi intermedi.
Approccio politico: politica dei giovani, soggetto attivo e destinatario di interventi
istituzionali.
Approccio sociologico: la condizione giovanile come sottosistema sociale (aspetto strutturale
e culturale).
Cfr. R. Mion, Rassegna storico-bibliografica delle più importanti ricerche empiriche in
sociologia della gioventù, in Orientamenti pedagogici 5 (1985) 1031.
2
Cfr. G. Milanesi, Giovani, in DPG 384-403.
27
terni a sistemi, istituzioni, gruppi... che influiscono in vario
modo sulla vita dei giovani e la descrivono nell'ambito delle
categorie di età, sesso, scolarizzazione, occupazione, estrazione
sociale ecc., offrendo un'immagine dei giovani «come sono».
Un'analisi culturale coglie invece il vissuto giovanile come
somma di modelli di comportamento o di comportamenti
soggettivi reali che, attraverso le percezioni che i giovani stessi
hanno di sé, genera una vera «cultura» giovanile, certo non
necessariamente omogenea e unitaria. Più spesso si parla di
subculture giovanili, non tanto in contrapposizione al mondo
adulto, quanto per meglio descrivere modelli e tendenze
caratteristiche di una realtà sempre variegata e composita.
25
la cui delimitazione per età dipende dalle diverse dinamiche
sociali e produttive.
' D'altra parte, partendo da alcuni dati del 1989, in Europa e in
Italia si va verso un invecchiamento progressivo della
popolazione: i giovani dai 15 ai 24 anni sono il 15,8 per cento
della popolazione totale in Europa; presto in tutta l'Europa gli
ultra 65enni saranno più numerosi delle persone al di sotto dei
15 anni. In Italia la previsione di vita alla nascita è assai
aumentata: 71 anni per i maschi, 77,7 per le femmine. Calano i
tassi di nuzialità e di fecondità e il numero dei figli. Uno studio
particolarmente interessante è quello attuato, in ambito italiano,
dall'Istituto Iard con le tre indagini sulla condizione giovanile
in Italia svolte nel 1983, nel 1987 e nel 1992 3, con l'accortezza
di consentire la comparabilità nel tempo dei tre campioni.
Un'interessante osservazione di sintesi contenuta nell'ultimo di
questi rapporti nota che «talvolta si ritiene, a torto, che le nuove
generazioni costituiscano un mondo a parte rispetto al resto
della società, che esse siano portatrici di esigenze, bisogni,
aspettative proprie, qualitativamente differenti da quelle dei
loro genitori. In realtà la condizione giovanile non è altro che il
riflesso della società "adulta" e, dunque, studiare come
cambiano i giovani significa portare un contributo alla
comprensione dei fenomeni che stanno trasformando la nostra
società»4. In tal senso, accostare e conoscere sulla strada il
mondo, le attese e le speranze dei giovani può aiutarci ad aprire
nuove strade per tutta la collettività: una prospettiva di
rinnovamento sociale ed ecclesiale.
3
Cfr. Aa.vv., Giovani oggi. Indagine Iard sulla condizione giovanile in Italia, Il Mu-
lino, Bologna 1984; A. Cavalli - A. De Lillo, Giovani anni 80. Secondo rapporto Iard sulla
condizione giovanile in Italia, Il Mulino, Bologna 1988; A. Cavalli - A. De Lillo (cur.),
Giovani anni 90. Terzo rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, Il Mulino,
Bologna 1993.
4
A. Cavalli - A. De Lillo (cur.), Giovani anni 90, op. cit., pp. 11-12.
26
il lusso di un'età di transizione, protetta e improduttiva,
nonostante magari si affermi il suo valore e la sua necessità.
Il catecheta francese D. Piveteau affermava, in un inte-
ressante saggio del 1977, che «concentrarci sul "malessere dei
giovani" potrebbe essere un alibi per distoglierci dai problemi
reali. La verità è che tutti, uomini, donne, professori, alunni,
sacerdoti, religiosi, laici, siamo immersi in un eco-sistema le
cui variazioni attuali sono tali che ci coinvolgono nelle loro
conseguenze»5.
5
D. Piveteau, Aprire i giovani alla fede, Ldc, Torino-Leumann 1979, p. 31.
6
Ibid., p. 38.
7
II dato è ancor più accentuato in Italia che nel resto d'Europa: «non c'è società in
Europa dove i giovani abbandonano cosi tardi la casa materna-paterna, cosi come non c'è
società in Europa che abbia sperimentato un calo così repentino e così intenso della natalità»
(A. Cavalli - A. De Lillo, Giovani anni 90, op. cit., p. 236).
8
Cfr. G. Milanesi, 1 giovani nella società complessa, Ldc, Torino-Leumann 1989.
27
chiave narcisista e di diffidenza verso l'esterno. Nei sondaggi
tra i giovani, la famiglia è, negli anni '80, la cosa che conta di
più nella vita.
Nel rapporto dei giovani con la famiglia esistono ancora
alcune disparità: maggiore autonomia ai ragazzi, e anche alle
ragazze delle classi sociali più elevate. La figura paterna è
sempre più debole, soprattutto nelle classi basse. La
comunicazione interna alla famiglia raramente tocca i problemi
di fondo, si parla pochissimo di sessualità, religione e politica.
La graduale svalutazione del matrimonio come garanzia di
unione felice e duratura fa crescere la simpatia giovanile verso
le convivenze libere, l'esperienza affettiva e sessuale è una tra
le tante, anche se permane la ricerca di valori come la
comunicazione, la tenerezza, la responsabilità verso l'altro.
Il momento del matrimonio segna, con modalità diverse, il
distacco dalla famiglia di origine, ma è anche rinviato
abbastanza, anche per problemi economici e strutturali. L'80
per cento dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni risiede
comunque in famiglia, e anche dopo il matrimonio si favorisce
spesso la coabitazione di generazioni diverse, con spazi
concordati di autonomia e collaborazione. Conseguentemente
la paternità e la maternità sono prospettive dilazionate, oltre
che diradate.
In sintesi, i giovani pensano alla famiglia come a un luogo di
affetto e serenità, un rifugio sicuro, magari per attenuare i
disagi della vita. Non manca, ovviamente, una significativa
minoranza che invece pensa alla famiglia in termini di
progettualità: è una decisione importante che apre a nuovi
impegni e valori. La crescente attenzione testimoniata dalla
Chiesa nel 1994 al tema della famiglia, con documenti, sussidi
e interventi precisi9, stimola a un maggiore investimento
pastorale in questa direzione.
9
Basti ricordare la Lettera alle famiglie inviata da papa Giovanni Paolo II il 2 febbraio
1994 in occasione dell'anno internazionale della famiglia, come pure l'articolato sussidio della
Conferenza Episcopale Italiana, Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia,
Fond. di religione «Santi Francesco d'Assisi e Caterina da Siena», Roma 1993, diffuso e
accompagnato nel 1994 anche da un ricco libro di preghiera per le famiglie.
10
A. Cavalli - A. De Lillo (cur.), Giovani anni 90, op. cìt., pp. 43-44.
28
terzo posto in ordine di importanza, dopo la famiglia e le
amicizie/1'amore. Il lavoro conta più del tempo libero, dello
studio e della cultura, dell'impegno sociale, religioso e
politico»11. Le modificazioni tecnologiche, che oggi ci pongono
in una società «post-industriale», rendono sempre più
marginale l'impiego diretto dell'uomo e delle sue facoltà, dando
al tempo di non lavoro una preminenza crescente in ordine alla
realizzazione personale.
Particolare attenzione merita la condizione femminile, non
più identificata con il lavoro domestico, ma evolutasi verso il
diritto a un lavoro di pari dignità e rilevanza rispetto a quello
degli uomini. Un'istanza che si è di fatto scontrata con la
riduzione del mercato del lavoro e con quelle situazioni di
sfruttamento e disumanità che tuttora persistono 12. Le giovani
del sud tra i 14 e i 29 anni hanno un tasso di disoccupazione
quattro volte più alto delle loro coetanee del centro-nord.
Nella scuola italiana degli anni '80, su 100 iscritti alla prima
media, 88 raggiungono la licenza media, 35 il di-
11
Ibid., p. 66.
12
Cfr. G. Campanini, Lavoro, in DPG 489-498.
13
Per sviluppare questa riflessione, cfr. Educazione e scuola: quale scuola per l'e-
ducazione, in NPG 5 (1992).
29
La percezione giovanile delle norme sociali si va modi-
ficando: maggiore permissività per i rapporti prematrimoniali,
la convivenza e il divorzio, mentre rimangono tabù
l'omosessualità e le relazioni extraconiugali. Considerando però
questi parametri dal punto di vista della concreta moralità
individuale, gli stessi giovani diventano assai più tolleranti. La
scala dei valori dei giovani italiani mantiene al primo posto la
famiglia, seguita dagli altri affetti, a testimonianza della
prevalenza della sfera privata, unita per una certa minoranza a
valori di impegno religioso e sociale.
14
Cfr. A. Cavalli - A. De Lillo (cur.), Giovani anni 90, op. cit., pp. 173-177.
30
e del gioco, fortificare le capacità comunicative, relazionali,
partecipative15.
In questo contesto si colloca anche l'associazionismo gio-
vanile, notevolmente aumentato negli ultimi anni: quello del
tempo libero e dello sport, quello dedito alla comunicazione
sociale, quello formativo/educativo, specie cattolico (il 7-8 per
cento). Comunque la partecipazione associativa è caratterizzata
dall'impegno per obiettivi immediati, da un blando senso di
appartenenza, adesioni non definitive, gestione sostanzialmente
democratica.
Non mancano dei «cani sciolti», o piccoli gruppi informali
di giovani, specie nelle granai periferie urbane, da cui viene il
popolo degli stadi, delle discoteche, delle manifestazioni
pacifiste... o dei giovani di strada16.
La musica, rock e non solo, è ciò che assorbe una larga parte
del consumo giovanile, è la forma più popolare di divertimento,
è l'attività cui si dedica più tempo dopo la scuola. Perché
costituisce uno strumento di facile identificazione collettiva e
generazionale (genera subculture, condiziona amicizie,
abbigliamento ecc.). Sarebbero interessanti le variabili: sesso,
età, studenti/lavoratori ecc. Come pure sarebbe significativa
una ricerca sui riferimenti cosi diversi che vengono certamente
fatti alla strada, al cammino, nelle canzoni di successo presso i
giovani.
15
E. Butturini, Tempo libero, in DPG 103-104, suggerisce di cogliere le opportu-
nità dell'aumento di tempo non occupato, favorendone usi alternativi attraverso una
« strategia delle interconnessioni » tra le diverse realtà operanti nel territorio ove i gio-
vani hanno bisogno di confrontarsi con un'unica comunità educante. Indicazioni per
un intervento pastorale attraverso il gioco e lo sport sono contenuti nel dossier di NPG
4 (1990) 3-48, e in quello sul tempo libero in NPG 7 (1991) 3-46.
16
La strada rivela, infatti, tutta la sua ambivalenza: è un luogo di rifugio per i gio-
vani poveri, per molti è l'unica scuola di vita; per altri è luogo di aggregazione e di
incontro, dove i messaggi si costruiscono, si moltiplicano, o si annullano a vicenda.
Dove hanno facilmente la meglio messaggi che stimolano al godimento dell'immedia-
to, alla massificazione, all'evasione nell'alcol, nella droga e in altre forme di devianza.
31
trascuratezza fisica e affettiva, forme di abuso psicologico (sia
come permissivismo che come autoritarismo).
17
Particolarmente interessante per l'attualità del contenuto e l'incisività della forma è il
documento della Consulta Generale dell'Apostolato dei Laici della CEI, Comunità ecclesiale
e condizione giovanile, 1979, che offre anche un'ampia traccia di analisi sulla realtà
giovanile.
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lunghi. Dopo la fine della stagione centrata sulla soddisfazione
dei bisogni primari, il post-sessantotto sarebbe caratterizzato da
valori nuovi (post-materialistici, post-borghesi, espressivi),
capaci di rendere praticabile l'utopia sottostante le stesse
istanze politiche del '68.
Probabilmente questa posizione nasconde una riedizione
della tradizionale concezione funzionalista, per cui i giovani
gestiscono quasi fisiologicamente la transizione, per la
freschezza tipica della propria generazione.
— Eccedenza delle opportunità e adattamento: attorno ai
giovani si moltiplicano le opportunità, le proposte per com-
prendere la propria realtà e cercarvi una realizzazione personale
percorrendo itinerari diversi. I giovani infatti, sentendo il
bisogno di fare esperienze diverse senza coinvolgersi
totalmente in nessuna di esse, finiscono col rinunciare a grandi
ideali per convivere con la precarietà. Si adattano, cioè cercano
le soluzioni possibili anche se non sono quelle ottimali,
investendo risorse vitali nel tempo libero, nell'amicizia e
nell'affettività, nelle attività espressive, negli hobbies, nel
volontariato ecc. Convivendo con la precarietà, senza opzioni
fondamentali né gerarchia di valori e di norme, si rischia di
cadere in"un certo pragmatismo, in atteggiamenti labili ed
eclettici, che possono sfociare persino in pericolose
dissociazioni interiori.
— Lotta per l'identità: il conflitto sociale ha ceduto il posto
a un conflitto nel modo di definire bisogni e identità, un
conflitto sulla qualità della vita, sul valore del corpo e della
natura. Il giovane esprime tale esigenza di identità, di
autorealizzazione anche col silenzio, con l'indifferenza, la
rassegnazione alla mediocrità, la mancanza di progetti, il vivere
alla giornata e col rifiuto di chiare scelte di valore e di itinerari
prefabbricati o troppo formalizzati18.
Se i «giovani del '90» sono una generazione che non ha
fretta, che sa che non si può avere tutto in una volta e tende
perciò a rinviare i grandi progetti, se il passaggio all'età adulta
è ritardato e il confronto e il conflitto generazionale cedono il
campo all'omologazione, urgono vere politiche giovanili,
nell'ambito delle quali anche il ruolo
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I condizionamenti socio-culturali conducono i giovani oggi a una identità debole,
attraverso diverse situazioni: l'inconsistenza personale prodotta dal consumismo e dalle mode,
la ricerca esasperata di gratificazioni affettive, la dipendenza dal gruppo protettivo, la
disaffezione dal lavoro, il disimpegno socio-politico, la religiosità frammentata e
soggettivizzata, l'indecisione o la stagnazione davanti alle scelte di vita. (Cfr. S. De Pieri,
Identificazione, in DPG 427-432).
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