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1.4. Mortalità 10
2. Dati di Analisi 17
2.3. Produzione 38
3. Approfondimenti 61
4. Proposta Distrettuale 77
4.7. Formazione 83
6. Tempogramma 85
ALLEGATO 87
3
4
. PREMESSA
La numerosità delle pagine di questo documento non è data dall’esaustività dei contenuti riportati, ma evidenzia
il lavoro di approfondimento che i professionisti, componenti dell’Ufficio di Direzione allargato, hanno condotto. Il
documento si sviluppa su una prima parte di analisi dei dati relativi allo stato di salute, alla mappatura dei servizi
presenti e alla loro attività nonchè ad alcuni approfondimenti documentali di livello Regionale e Nazionale.
La seconda invece vede l’ esplicitazione di proposte ed ipotesi di riassetto della Rete Ospedaliera e Territoriale.
I dati e le considerazioni progettuali qui riportate sono il risultato della discussione svolta fin qui, ed hanno l’am-
bizione di essere il punto di partenza per i prossimi percorsi di innovazione destinati ad accompagnare il costante
cambiamento a cui cittadini, professionisti ed istituzioni dovranno far fronte.
Osservare “tutto insieme” ha mostrato la ricchezza delle opportunità di questo territorio ed è stata occasione per
rileggere l’intero sistema. Le occasioni di incontro e gli approfondimenti fatti dai componenti del gruppo di lavoro
sono stati molto proficui, arricchiti da un immediato e vivace confronto sulle tematiche più critiche e sulla ricerca di
soluzioni responsabili e condivise.
Voglio sinceramente ringraziare tutti del contributo apportato.
Un ringraziamento speciale ad Anna Caselli che con pazienza ha raccolto e rielaborato i risultati che emergevano
numerosi, dalle discussioni e approfondimenti.
Fabia Franchi
5
Il Gruppo di lavoro
Sabrina Bernini
Giovanna Manai
Nino Bortolotti
Barbara Cacciari
Anna Caselli
Stefania Bucalo
Marilena Muratori
Manuela Colonna
Morena Passerini
Vincenzo Bua
Nicola Binetti
Alessandro Fini
Stefania Moscardelli
Claudio Tacconi
Sandra Fantechi
Francesca Pileggi
Monica Torri
Nadia Torri
Chiara Passanese
Roberta Sordelli
Marco Giuliani
Gaetano Cama
Antonietta Rita Papasodero
Monica Borghi
Antonella Corsini
Carlotta Gentili
Maria Grazia Mazzocco
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1. PROFILO DI SALUTE DISTRETTO RENO, LAVINO
E SAMOGGIA
1.1. POPOLAZIONE RESIDENTE
Il territorio del Distretto si estende su 434,9 km2 quadrati e comprende i Comuni di Casalecchio di Reno, Sasso
Marconi, Monte San Pietro, Zola Predosa e Valsamoggia, organizzati in Unione denominata Valli del Reno, Lavino e
Samoggia. Date le caratteristiche orografiche del territorio la densità di popolazione per km2 si distribuisce in modo
molto differenziato, passando dai 2101.1 abitanti di Casalecchio ai 104.6 di Monte San Pietro. La popolazione del
distretto è di residenti 111.531 al 1/01/2016
L’ultimo decennio è stato caratterizzato da un notevole incremento (+13,6%), particolarmente
interessati sono stati Valsamoggia (+23,8%) e Zola Predosa (+17,2%). La crescita demografica è dovuta in gran parte
all’aumento della popolazione straniera, che corrisponde al 9,6% del totale. I comuni di Casalecchio e Valsamoggia
sono quelli che presentano la percentuale maggiore di residenti stranieri (rispettivamente del 11,6% e del 11,4%). La
popolazione over 65anni è pari al 24,2% , con un elevato indice di vecchiaia e un ampio range tra i diversi Comuni
(197.1 Casalecchio vs 146.2 Valsamoggia).
Figura 1
Figura 2
Analizzando il trend della numerosità della popolazione a partire dal censimento del 1991, si evidenzia come si sia
verificato un importante calo nella classe di età 15-34 anni, a fronte di un aumento nella classe di età più anziana
(>=65).
7
Figura 3
8
le esenzioni ticket, l’assistenza farmaceutica, gli accessi al Pronto Soccorso, l’Assistenza Specialistica Ambulatoria-
le, quella domiciliare, la banca dati degli assegni di cura, l’archivio dei soggetti in carico al Dipartimento di Salute
Mentale, l’indice di deprivazione sociale, lo stato civile, la composizione familiare sono state alcune delle fonti infor-
mative usate. Nel Distretto di Casalecchio al 1/1/2016 la popolazione over65enne con livello di fragilità alta o molto
alta (50-100) e composta di 1.691 persone, pari al 5,95% della popolazione complessiva, mentre i soggetti con livello
di fragilità medio (30-50) rappresentano il 9,83% della popolazione residente (2.794 soggetti). La fragilità, come ci
si attendeva, aumenta al crescere dell’età, ed e maggiore nei soggetti deprivati e molto deprivati e nei soggetti con
pluripatologie.
Figura 4
Indice di fragilità > 65 Distretto Reno, Lavino Samoggia – Anno 2015 Indice di fragilità > 65 Distretto Reno, Lavino Samoggia – 1/1/ 2016
9
Figura 5
1.4. MORTALITÀ
Analizzando la mortalità proporzionale, le malattie del sistema circolatorio rappresentano, nel periodo 1993-2015,
la principale causa di morte (40,5% di tutti i decessi), seguita dai tumori (29,9%). Nella graduatoria delle principali
cause di morte (grandi gruppi), seguono le malattie dell’apparato respiratorio (6,8%), i traumatismi (4,7%) e le ma-
lattie dell’apparato digerente (3,7%).
Figura 6
10
Il tasso di mortalità generale rappresenta uno dei principali indicatori utilizzati per valutare in maniera sintetica lo
stato di salute di una popolazione.
L’andamento temporale del tasso di mortalità nel periodo 1993-2015 mostra, nel Distretto di Casalecchio di Reno, un
progressivo decremento sia per le femmine che per i maschi, maggiore per questi ultimi. Infatti a partire dal 2005 il
tasso di mortalità per le femmine diventa, contrariamente agli anni precedenti, più alto di quello maschile e tale si
mantiene fino al 2015.
Figura 7
Figura 8
Considerando l’intero periodo 1993-2015 si evidenzia una variabilità della mortalità generale fra i diversi territori
distrettuali, nel Distretto di Casalecchio nei maschi si osserva un tasso statisticamente inferiore al dato Aziendale,
mentre nelle femmine si osserva al contrario un dato statisticamente superiore nel confronto con l’Azienda.
11
Figura 9
Figura 10
La percentuale di copertura e presumibilmente sottostimata in quanto esiste una percentuale consistente di po-
polazione che effettua il test autonomamente, presso ginecologi liberi professionisti, comportamento che appare
ricorrente nei grandi centri urbani. Per quanto riguarda la stima della copertura possiamo fare riferimento ai dati
derivanti dal sistema di sorveglianza PASSI.
12
Nel periodo 2011-2014 in AUSL l’88,9% delle donne 25-64enni intervistate ha riferito di aver eseguito un test pre-
ventivo negli ultimi tre anni, dato perfettamente in linea con quello della Regione Emilia-Romagna.
Tra le donne residenti nel Distretto di Casalecchio il 39,5% ha eseguito il test al di fuori dei programmi di screening,
atteggiamento che risulta più frequente rispetto agli altri Distretti, ad eccezione del Distretto di Bologna Città.
Figura 11
Lo Screening per il tumore della mammella, attivo dal 1997, si rivolge alle donne di età compresa fra i 45 e 74, alle
quali viene offerta la mammografia quale test di 1° livello con periodicità annuale per le classi di età 45-49 e bien-
nale per le classi di età 50-74 anni. Le donne positive a questo test hanno la possibilità di accedere agli approfon-
dimenti di 2° livello ed agli eventuali trattamenti terapeutici. La popolazione femminile interessata dal programma
e costituita da circa 182.000 donne. Nel biennio 2014-2015 il programma ha coinvolto complessivamente 157.426
donne, pari al 90% della popolazione bersaglio.
L’adesione e stata complessivamente del 66,4% (67,9% per la classe 50-69 anni, 57,4% per la classe 45-49anni e
73,3% per la classe 70-74 anni).
Figura 12
13
L’adesione complessiva nel Distretto di Casalecchio e del 67,1%, poco più alta rispetto al dato osservato al livello
aziendale.
Figura 13
Nel periodo 2011-14 in AUSL l’86,1% delle donne 50-69enni intervistate nell’ambito del sistema di sorveglianza PAS-
SI ha riferito di aver eseguito una mammografia, in assenza di sintomi, negli ultimi due anni, in linea col dato della
Regione Emilia-Romagna. Il 70,3% delle donne 50-69enni ha eseguito il test all’interno dei programmi di screening
e il 15,8% al di fuori. La quota di adesione spontanea al di fuori dei programmi di screening organizzati e del 13.6%
a Casalecchio rispetto al 15.8% osservato in Azienda USL.
Figura 14
14
Lo screening per il tumore del colon retto e stato attivato nel 2005 e si rivolge ad uomini e donne di età compresa fra
i 50 e i 69 anni con l’offerta di un esame per la ricerca del sangue occulto nelle feci (FOBT) con intervallo biennale.
La popolazione interessata da questo programma di e di circa 220.000 persone. Anche in questo screening, in caso
di positività del test vengono proposti accertamenti di 2° livello ed eventuali trattamenti terapeutici.
Nel biennio 2014-2015 il programma ha coinvolto complessivamente 218.389 persone pari al 97,9 %.
L’adesione media aziendale all’invito del totale della popolazione bersaglio e stata del 49,9%. Nel corso del solo
anno 2015 mentre l’adesione a livello aziendale e stata del 55,8%, nel Distretto di Casalecchio e stata più alta con
una percentuale del 62%.
Figura 15
Nel periodo 2011-14 in AUSL il 69,2% delle persone 50-69enni intervistate ha riferito di aver eseguito negli ultimi
2 anni un esame di screening colon rettale (ricerca del sangue occulto). Il Distretto di Casalecchio risulta essere il
Distretto con la piu bassa percentuale di esecuzione del test con un 65.2%.
Figura 16
15
Dal sistema di sorveglianza PASSI per l’Italia, siamo in grado di avere informazioni sufficienti su comportamenti,
abitudini e stili di vita dei nostri cittadini, di età compresa fra 18 e 69 anni.
Nel Distretto il 76% delle persone intervistate percepisce come buono o molto buono il proprio stato di salute (valore
medio AUSL 70.8%).
Circa il 21.2% degli intervistati e completamente sedentario, la percentuale piu bassa a livello aziendale (valore
medio AUSL 23.4%).
Il 29.3% ha riferito di fumare (valore medio AUSL 28.7%).
Il 40.5% degli intervistati presenta un eccesso ponderale, poco inferiore alla media aziendale (valore medio AUSL
41.9%). Il 11.7% ha aderito alla raccomandazione di consumare cinque porzioni al giorno di frutta e verdura (five a
day) (valore medio AUSL 12%).
Il 15.8% del campione e classificabile come bevitore a rischio (valore medio AUSL 22.3%).
Il 9.2% degli intervistati ha dichiarato di aver guidato sotto l’effetto dell’alcool nel mese precedente all’intervista
(valore medio AUSL 11.5%).
Soggetti dipendenti da gioco 0,17 (GAP gioco azzardo patologico, pop 15-110*1000 ), il valore medio area metropo-
litana è 0,22.
16
DATI DI ANALISI
17
2. DATI DI ANALISI
2.1. MAPPA DEI SERVIZI
Il Distretto Reno, Lavino Samoggia, in una fase di sviluppo ed innovazione, attualmente vede la presenza nel pro-
prio ambito territoriale di un presidio Ospedaliero a Bazzano, di Case della Salute a Sasso Marconi, a Casalecchio
di Reno e Lavino Samoggia con sede a Zola Predosa. Una Sede Polifunzionale in Via Cimarosa, un Hospice, centri
poliambulatoriali privati accreditati, una casa di Cura Privata accreditata, 74 MMG , 18 PLS ; un’Azienda di Servizi
per la Cittadinanza (ASC-Insieme ) per la gestione dei servizi socio-sanitari.
Nelle pagine successive si illustrano i servizi Sanitari e socio-sanitari attualmente attivi.
Figura 17
Viene qui descritta la mappatura dei i principali servizi presenti ad oggi con la loro attuale connotazione. Viene
privilegiata la presentazione in forma sintetica per una lettura complessiva.
18
stici e strutturali che ne limitano fortemente lo sviluppo e l’innovazione tecnologica e organizzativa. La CdS situata
nel Piazzale Rita Levi Montalcini è stata realizzata dal Comune di Casalecchio di Reno, oltre al precedente poliambu-
latorio ha accolto altri servizi del territorio: dalla CRA di S. Biagio Via Porrettana: la Fisiatria, la Riabilitazione; dalla
sede di Via Cimarosa: la Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, la Farmacia, la Continuità Assistenziale,
l’ambulatorio per i Disturbi Cognitivi, l’Assistenza domiciliare, Pediatria di Comunità e Igiene Pubblica. Proveniente
dalla sede del Comune di Casalecchio di Reno è presente anche lo sportello e gli Assistenti Sociali di ASC Insieme.
Di nuova attivazione invece sono:
■■ un ambulatorio di PLS,
■■ l’ambulatorio infermieristico per pazienti cronici e percorsi PDTA,
■■ il punto di informazioni h12
■■ la presenza del volontariato AUSER per informazioni, orientamento e supporto ai cittadini incremen-
tato nelle fasce orarie e nel numero delle presenze.
■■ uno spazio dedicato alla presenza attiva del CCM e delle associazioni di Volontariato presenti nel
territorio.
La Casa della Salute è aperta dalle 7.15 alle 19.15 da lunedì a venerdì e sabato dalle 7.15 alle 13.30.
Nella Casa della Salute di Casalecchio di Reno sono presenti i seguenti servizi:
Piano Interrato: alcune sale riunioni (spazio polifunzionale per la promozione della salute e per attività comuni), gli
spogliatoi per il personale e locali tecnici.
Piano Terra: funzione di accoglienza (informazioni, orientamento e consegna referti.),il Punto di Coordinamento
dell’assistenza Primaria e il punto di valutazione fisiatrica, il CUP, il punto prelievi, l’ambulatorio e le postazioni della
Continuità Assistenziale, gli ambulatori infermieristici per la presa in carico delle patologie croniche, il coordinamen-
to dell’assistenza domiciliare e i locali degli infermieri domiciliari, i locali per la distribuzione diretta dei farmaci, lo
sportello sociale, l’ambulatorio della psichiatria e la direzione di struttura.
Piano Primo: dedicato all’attività sanitaria: attività specialistica con le discipline di allergologia, cardiologia, chirur-
gia, dermatologia, diabetologia, endocrinologia, neurologia, nefrologia, odontoiatria, ortodonzia, otorino, oculistica,
oncologia, ortopedia, neurologia, pneumologia e urologia e l’ambulatorio geriatrico per i Disturbi cognitivi. Compren-
derà anche le attività di diagnostica radiologica, il centro screening mammografico e la Medicina riabilitativa.
Sempre su questo piano saranno collocati anche gli ambulatori del Dipartimento Sanità Pubblica.
Piano Secondo: interamente dedicato all’area donna bambino, oltre agli spazi per area sociale di riferimento di ASC
Insieme. Vi si troveranno gli spazi dedicati alla pediatria di Libera Scelta, alla pediatria territoriale, al Consultorio
familiare con i locali per il “Corso di preparazione al parto”, palestra e la neuropsichiatria dell’ infanzia e dell’adole-
scenza.
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fermieristico per pazienti affetti da patologie croniche e inseriti in percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali e
cure palliative, ospita 2 ambulatori dei Pediatri di Libera Scelta in rete come i Medici di Medicina Generale e un
ambulatorio di Cardiologia. Sono presenti, inoltre, il Consultorio familiare, la Pediatria Territoriale, l’ambulatorio di
Specialistica ambulatoriale di Salute Mentale Adulti, l’équipe di Neuropsichiatria Infantile, l’Igiene Pubblica.
Tutti i servizi sanitari sono integrati con quelli sociali del Comune di Sasso Marconi (ASC Insieme).
All’interno della Casa della Salute operano 8 Medici di Medicina Generale, 2 Pediatri di Libera Scelta, 1 Ginecologo,
1 Ostetrica, 2 Psicologi del consultorio e 1 psicologo della Casa della Salute, 1 Pediatra territoriale, 1 Psichiatra, 1
Neuropsichiatra infantile, 1 Logopedista, 1 Medico igienista, 1 Cardiologo, 1 Dermatologo, 1 Oncologo, 1 coordina-
tore infermieristico , 7 Infermieri, 2 Assistenti Sanitari, 1 Assistente Sociale dei servizi sociali comunali, 2 operatori
CUP, 1 addetto all’accoglienza.
Il servizio di assistenza infermieristica domiciliare è attivo dalle 7.00 alle 19.00 dal lunedì al venerdì, il sabato dalle
7.00 alle 13.00. Il servizio opera in pronta disponibilità il sabato dalle 13.00 alle 19.00 e la domenica e festivi dalle
8.00 alle 20.00
Il servizio di Continuità Assistenziale è attivo nei giorni di sabato, domenica e festivi, dalle ore 8 alle ore 20, nei
prefestivi dalle ore 10 alle ore 20. I cittadini possono rivolgersi direttamente al servizio telefonando al n. 051-3131
per consigli e visite domiciliari, mentre l’accesso ambulatoriale è garantito presso il punto centralizzato di Continuità
Assistenziale di Casalecchio di Reno, in Via Cimarosa 5/2.
Il punto di accoglienza informazioni è gestito da volontari AUSER
Nel Punto Prelievi è ad accesso diretto dal lunedì al sabato. E’ attiva la distribuzione diretta dei farmaci.
20
2.1.2. MAPPATURA COMPLESSIVA DEI SERVIZI PRESENTI
Tabella 1
Centro Roncati
Centro Medico
Pol. Riva Reno
Casalecchio R
Casalecchio R
Via Cimarosa
Pol. S.Biagio
specialistico
Villa Chirara
Casalecchio
Casalecchio
Crespellano
S.Giuseppe
Pol. Cavour
CdS Lavino
Casaleccio
Segragnoli
di Bazzano
CdS Sasso
SPECIALITÀ
Samoggia
Medipass
Sasso M
Sasso M
Marconi
Hospice
Zola P
Osp.
CdS
Allergologia x x x x x
Ambulatorio Infermieristico x x x x
Ambulatorio Infermieristico Cronicità x x x x
Angiologia x x
Assistenza domiciliare x x x x
Cardiologia x x x x x x x x x x
Chirurgia x x x
Consultorio familiare x x x x
CSM e ambulatori x x x x
Cure palliative x x
Dermatologia x x x x x x x
Diabetologia x x x
Diagnostica Radiologica x x x
Dietologia x x x x
Distribuzione Farmaci x x x
Distribuzione Presidi diabetici x x x x
Disturbi cognitivi x
Ecografia percorso nascita x x
Endocrinologia x x x x x
Fisiatria x x x x x x x
Gastroenterologia x
Ginecologia x x x x x x x x x
Igiene Pubblica Ambulatori Vaccinali x x x x
Medicina dello Sport x x
Nefrologia x x x
Neurologia x x x x x x
Neuropsichiatria x x x x
Oculistica x x x x x x x
Odontoiatria x x x
Oncologia x x x x
Ortodonzia x x
Ortopedia x x x x x x
Ostetricia x x x x x
Otorinolaringoiatria x x x x x x x
Pediatria di Comunità x x x x
Percorso nascita ostetricia x x x x
Pneumologia x x x
Psicologo CdS x
Punto Prelievi x x x x
Reumatologia x x
Riabilitazione fisioterapia x x x x
Screening mammografico x x
SERT x
Servizio Ausili per incontinenza x x
Spazio Giovani x
Urologia x x x x x
PROGRAMMAZIONE ED INNOVAZIONE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE E OSPEDALIERA DISTRETTO RENO, LAVINO E SAMOGGIA
21
Tabella2
TOT
Amb inf Cronici Dal lunedì al venerdì, 7,30-13,30 6 h/die
Amb Infermieristico Dal lunedì al sabato, 8 - 13 5h/die
Casalecchio 69
Ambulatorio terapie Dal lunedì al venerdì, 8 - 9.30 1.5 h/die
Amb Inferm Cure Palliative Merc, 13-19; giov e ven, 08.30 - 13 15/sett
L’Ospedale di Bazzano oltre all’attività Specialistica ricompresa nella tabella precedente, è dotato di un Pronto Soc-
corso e di posti letto come da tabella 3:
Tabella 3
Denominazione n. PL
Chirurgia 6
Medicina 41 Tot 54 PL
Lungodegenza 8
Attività DH polispecialistico (DS ginecologia, chirurgia, ortopedia, oculistica, medicina) 12
OBI 6
22
ELENCO STRUTTURE PRIVATE ACCREDITATE UBICATE NEL TERRITORIO1
Tabella 4
23
Quando non è possibile co-costruire un progetto territoriale il Ser.D.P. si avvale dell’apporto di strutture sanitarie
di ricovero o delle strutture comunitarie facenti capo al privato accreditato. L’accesso è libero e i programmi sono
individualizzati. Importante sottolineare il rispetto della privacy come da dpr. 309/90.
Prestazioni erogate:
■■ disintossicazioni ambulatoriali e in regime di ricovero
■■ terapie farmacologiche specifiche e attinenti
■■ screening, diagnosi, prevenzione e collaborazione alla cura di patologie concomitanti
■■ monitoraggio clinico, laboratoristico e strumentale
■■ invio in CT terapeutiche
■■ counselling
■■ psicoterapie
■■ sostegno psicologico
■■ sostegno sociale
■■ sostegno educativo
■■ orientamento e sostegno ai familiari
■■ attivazione di gruppi terapeutici e/o educativi
■■ programmi di educazione alla salute,
■■ di riabilitazione e di prevenzione delle ricadute
■■ consulenza ai reparti ospedalieri ed ai medici di medicina generale
24
Neurosviluppo’ per la realizzazione di consulenze e di programmi di screening per i DSA e con il PRIA per la patologia
autistica. L’attività è svolta curando in particolare la collaborazione con ASC_Insieme, con le Associazioni di Fami-
liari e con il Terzo Settore.
Figura 20
25
2.1.7. FISIOTERAPIA ADULTO
La fisioterapia assicura l’assistenza riabilitativa nel setting ambulatoriale e domiciliare. Per i degenti dell’ospedale
di Bazzano viene garantita la presenza del fisioterapista secondo le indicazioni contenute nel Progetto Riabilitativo
di Struttura per i pazienti ricoverati.
Il Punto di Valutazione Fisioterapico di concerto con il PCAP assicura continuità riabilitativa ospedale-territorio
garantendo risposta agli eventuali bisogni riabilitati anche a domicilio attraverso fisioterapisti dell’azienda integrati
con professionisti del privato accreditato. La valutazione domiciliare di ausili per il mantenimento della massima
autonomia è l’altro asse portante dell’attività fisioterapica che in collaborazione con l’ufficio protesica contribuisce
al mantenimento di una domiciliarità protetta.
26
Queste peculiarità sono sempre state un fattore di qualità e garanzia del lavoro svolto.
PERCORSO NASCITA
Presa in carico delle gravidanze
Corsi di accompagnamento alla nascita
Spazio Mamme e bambino
Consulenza in allattamento
Mediazione culturale per le donne straniere
Visite di controllo in gravidanza
GINECOLOGIA
Controllo della fertilità /contraccezione
Contraccezione d’emergenza
Visite ginecologiche
SPAZIO GIOVANI
E’ un centro rivolto agli adolescenti 14-20 anni e agli adulti del contesto con funzioni di accoglienza della domanda,
informazioni, consulenze e presa in carico sulle principali tematiche inerenti la crescita e la salute. In merito all’atti-
vità clinica si occupa di informazioni, consulenza e cura vede la presenza del ginecologo, ostetrica, psicologo.
Le tematiche trattate sono: sessualità, contraccezione, contraccezione d’emergenza, prevenzione di malattie ses-
sualmente trasmesse, problemi relazionali, disagio psicologico, gravidanza, interruzione volontaria di gravidanza
27
relazioni con il cittadino, rappresentano uno dei principali punti di accesso degli stessi alla rete dei servizi, contri-
buiscono a realizzare i diritti del cittadino, favoriscono l’integrazione delle diverse fasi dei processi che i cittadini
attraversano all’interno delle strutture sanitarie e socio-sanitarie.
Tutti i servizi amministrativi sul territorio di competenza vengono erogati a livello distrettuale, e consistono in:
■■ garantire l’accesso, l’informazione e l’ascolto dei cittadini, il loro orientamento all’interno della rete
dei servizi, e la possibilità di accesso alla documentazione sanitaria attraverso l’accoglienza, fisica,
telefonica, la pagina web aziendale, l’Ufficio Relazioni con il Pubblico, Segreterie, Portinerie e Cen-
tralini
■■ assicurare l’accesso alle prestazioni sanitarie, attraverso tutte le funzioni di Front Office, in partico-
lare CUP e Anagrafe
■■ consentire l’istruttoria delle pratiche per l’accesso all’assistenza sanitaria all’estero, alla mobilità
internazionale e ai relativi rimborsi
■■ permettere l’accesso all’assistenza Socio Sanitaria, attraverso la corretta gestione del Fondo per
la Non Autosufficienza, l’erogazione di contributi economici a favore di minori, disabili o anziani
non autosufficienti, la definizione ed il monitoraggio dei contratti con i gestori delle attività e delle
strutture Socio –Sanitarie
■■ garantire l’Assistenza Protesica ed Integrativa (fornitura ausili e protesi e loro manutenzione, for-
nitura ausili per incontinenti e stomizzati, attivazione ossigenoterapia ventiloterapia e nutrizione
domiciliare, predisposizione, invio, e controllo dei buoni per: alimenti per celiaci e per pazienti affetti
da insufficienza renale, erogazione dei contributi per cure termali e climatiche agli invalidi di guerra
e di servizio, etc…)
■■ consentire l’accesso all’Assistenza sanitaria di Base, attraverso la gestione di tutte le Convenzioni
Sanitarie e dei rapporti con i MMG, i PLS ed i medici di GM
■■ supportare l’erogazione dell’attività specialistica ambulatoriale territoriale ed ospedaliera, attraver-
so la gestione delle agende delle prestazioni specialistiche ambulatoriali
■■ favorire la partecipazione dei cittadini all’attività dell’Azienda attraverso i loro organismi di rappre-
sentanza, quali ad esempio i Comitati Consultivi Misti Distrettuali
■■ consentire di attivare progetti di SERVIZIO CIVILE dentro le strutture dell’intera Azienda USL
■■ rendere possibile il buon funzionamento delle attività sanitarie e socio sanitarie attraverso la ge-
stione degli istituti contrattuali del personale dipendente e non di tutti i Dipartimenti di produzione
che si trovano sul territorio di competenza, il monitoraggio e la rendicontazione per tutti i livelli
istituzionali, interni ed esterni, la tenuta degli archivi documentali, informatizzati e non, il supporto
alla gestione delle cartelle cliniche, ambulatoriali e socio sanitarie
■■ garantire il controllo della corretta applicazione delle disposizioni normative, attraverso attività di
monitoraggio, di controllo e liquidazione fatture, di recupero crediti per ticket non pagati, per man-
cato ritiro referti, per mancata disdetta appuntamenti e per falsa attestazione di reddito
Risulta da tutto questo evidente il ruolo importante che gli operatori amministrativi rivestono all’interno dell’orga-
nizzazione, insieme alle figure degli operatori sanitari e socio sanitari.
28
Tabella 6
Orari di apertura
Sede Da Lunedì a Venerdì Sabato Prefestivi
al pubblico
10.00-8.00
20.00-8.00 (RispondeSa- 8.00-8.00 (8.00 del giorno
Bazzano (8.00 del giorno successi-
vigno) successivo al festivo) vo al festivo)
10.00-8.00 Eventuali visite ambulato-
8.00-8.00 (8.00 del giorno
Monte S.Pietro 20.00-8.00 (8.00 del giorno successi- riali a seguito di valutazio-
successivo al festivo) vo al festivo) ne del medico
da lun a ven e prefestivi
infrasettimanali:
10.00-8.00
8.00-8.00 (8.00 del giorno 20.00-22.00
Casalecchio di Reno 20.00-8.00 (8.00 del giorno successi-
successivo al festivo) sab, dom, festivi infraset-
vo al festivo) timanali
10.00-12.00; 16.00-18.00
10.00-8.00 Eventuali visite ambulato-
20.00-8.00 (Risponde Ca- 8.00-8.00 (8.00 del giorno
Sasso Marconi (8.00 del giorno successi- riali a seguito di valutazio-
salecchio di Reno) successivo al festivo) vo al festivo) ne del medico
10.00-8.00 Eventuali visite ambulato-
8.00-8.00 (8.00 del giorno
Savigno 20.00-8.00 (8.00 del giorno successi- riali a seguito di valutazio-
successivo al festivo) vo al festivo) ne del medico
Medici in gruppo sedi: Castello di Serravalle 4, Zola Predosa 5, Bazzano 4, Monteveglio 4, Crespellano 4, Sasso
Marconi 6, Casalecchio di Reno 4, Monte S. Pietro 6
Medici in associazione: Savigno 2
Medici in Rete sedi: Casalecchio di Reno 10, Casalecchio di Reno 5, Sasso Marconi 3, Zola Predosa 8.
29
Figura 22
I Pediatri di Libera scelta nel distretto sono 18, operano in 22 sedi: (1 Ceretolo, 1 S.Biagio, 5 Zola Predosa, 7 Casalec-
chio di Reno, 1 monte S.Pietro, 1 Bazzano , 2 Crespellano, 1 Calcara, 1 Monte S.Pietro , 2 Sasso Marconi)
Figura 23
30
Figura 24
Prestazioni anno BAZZANO CRESPELLANO CALCARA MONTEVEGLIO SAVIGNO CASTELLETTO
MONTEPA-
2016 STORE
Iniezioni 1614 1094 154 962 406 298 39
Medicazioni 550 315 75 222 128 201 15
Rilevazione PA 1982 2492 552 1179 2045 728 781
Glucotest 828 866 339 659 572 695 866
Colesterolo 447 371 0 372 130 0 0
Totale prestazioni 5421 5138 1120 3394 3281 1922 1701 21977
ORE INFERMIERI 972 963 204 545 778 629 296 4387
DISAGIO PSICHICO
familiari di persone con disagio
Speranza 2 venerdì al mese dalle 15.30 alle 17.00
psichico
Per uditori di voci…e non persone in cura presso DSM di
solo Bologna
DETERIORAMENTO COGNITIVO
familiari di anziani fragili o affetti
San Biagio Cafè da deterioramento cognitivo
DIPENDENZE
Persone con problematiche legate
Gruppo Casalecchio tutti i giovedì dalle 18 alle 19
al gioco compulsivo
Persone con abitudini insistenti,
S.O.S. - STARE consumo problematico e dipen- 2 giovedì al mese dalle 19.00 alle 21.00
denza
Persone che desidrano smettere
FUMATORI tutti i venerdì dalle 18.30 alle 20.00
di fumare o hanno già smesso
Familiari di persone con problemi
APRITI CIELO! legati alla dipendenza (sostanze 2 lunedì al mese 17.30-19.00
e/o comportamenti)
CAT CASALECCHIO DI Club Alcologico Territoriale tutti i mercoledì dalle 17.30 alle 19.00
RENO
DISABILITA' ADULTI E MINORI
Tra persone che esercitano la fun- il martedì ogni due settimane dalle 13.30
BADIAMOCI zione di Assistenti Familiari alle 15.30
BARCOLLO MA NON lunedì ogni due settimane dalle 14.00
Tra care giver familiari
MOLLO alle 15.30
BARCOLLO MA NON mercoledì ogni due settimane dalle
Tra care giver familiari
MOLLO 20.00 alle 21.30
31
COMPORTAMENTI ALIMENTARI
Persone con problematiche relati-
DIMAGRIRE INSIEME ve al sovrappeso e all'obesità
PROBLEMI GENITORIALI
Sostegno sull'allattamento,
svezzamento, sonno e quanto di
AllattiAMO&CresciAMO un sabato al mese 10.30-12.00
interesse tra genitori e bambini
0-3 anni
il primo lunedì del mese dalle 17.30
Luna Sole Genitori di ragazze/i 10-16 anni alle18.30
Ancora genitori Genitori separati con figli minori
PROBLEMI GENITORIALI
Aiuto tra persone che hanno per- il lunedì ogni 2 settimane dalle 17.30
NOI DOPO DI VOI so un figlio alle 19.00
2.1.16. FARMACIE
Nel distretto si contano 25 farmacie così distribuite:
10 Casalecchio di Reno, 3 Sasso Marconi, 2 Monte S.Pietro, 6 Valsamoggia , 4 Zola Predosa
Comune Sede
CASALECCHIO DI RENO CUP Farmacia Bertuzzi
CASALECCHIO DI RENO Cup Farmacia Calzavecchio
CASALECCHIO DI RENO CUP Farmacia Comunale Marconi
CASALECCHIO DI RENO CUP Farmacia di Ceretolo
CASALECCHIO DI RENO CUP Farmacia Montebugnoli
CASALECCHIO DI RENO CUP Farmacia S.Lucia della Croce
CASALECCHIO DI RENO CUP Farmacia Salus
CASALECCHIO DI RENO CUP Farmacia San Biagio
CASALECCHIO DI RENO CUP Farmacia San Martino
CASALECCHIO DI RENO CUP Farmacia Soli della Croce di Casalecchio
SASSO MARCONI Cup Farmacia Comunale
SASSO MARCONI CUP Farmacia Grimaldi
SASSO MARCONI CUP Farmacia Moretti
MONTE SAN PIETRO CUP Farmacia di Monte S. Pietro
MONTE SAN PIETRO Cup Farmacia Monte San Giovanni
VALSAMOGGIA CUP Farmacia Burzi Calcara
VALSAMOGGIA CUP Farmacia di Monteveglio
VALSAMOGGIA CUP Farmacia Mondì Crespellano
VALSAMOGGIA CUP Farmacia Montanari Savigno
VALSAMOGGIA CUP Farmacia Osti Bazzano
VALSAMOGGIA CUP Farmacie Associate Legnani Castello di Serravalle
ZOLA PREDOSA CUP Farmacia Angelini dr. Stefano
ZOLA PREDOSA Cup Farmacia Comunale
ZOLA PREDOSA CUP Farmacia Ghironda
ZOLA PREDOSA CUP Farmacie associate Legnani
32
2.2. UNITÀ ATTIVITÀ SOCIO SANITARIA - LA RETE SOCIO-
SANITARIA
E’ articolazione distrettuale della DASS e ha principalmente la funzione tecnica di supporto al Direttore di Distretto
sia nel coordinamento e nella promozione dell’integrazione socio sanitaria, sia nella programmazione, monitoraggio
e verifica del FRNA e FNA.
Nel Distretto la produzione di attività ed interventi sociali e socio sanitari è assicurata dal Servizio Sociale Territo-
riale gestito da ASC InSieme Azienda di servizi per la cittadinanza dell’Unione dei Comuni .
Ciò comporta la necessità di ricomporre il quadro degli interventi e delle attività socio-sanitarie, integrando l’ope-
ratività dei professionisti di area sociale e di area sanitaria, omogeneizzando metodi e strumenti che garantiscano
appropriatezza ed equità nelle prestazioni, sia a livello distrettuale sia a livello aziendale.
La UASS assume la funzione di facilitatore rispetto all’attivazione di un approccio multidimensionale ed integrato
dove i differenti sistemi degli interventi socio-assistenziali, socio-sanitari e quelli sanitari si strutturano inscindibil-
mente al fine di garantire la tutela della salute intesa in modo complessivo e globale della persona e della famiglia.
Contribuisce alla rilevazione del bisogno socio-assistenziale e sociosanitario dei cittadini in situazione di non auto-
sufficienza e fragilità, promuove azioni di integrazione tra i professionisti di area sanitaria e di area sociale, nell’am-
bito delle fasce non autosufficienti e fragili della popolazione, con particolare riferimento al coordinamento dell’
Unità di Valutazione Multiprofessionale e multidimensionale.
Garantisce l’accesso ai servizi della rete Socio Sanitaria delle fasce di popolazione non autosufficienti e fragili con
particolare attenzione al tema dell’equità e della riduzione delle disuguaglianze nella fruizione dei servizi.
Le funzioni principali della UASS sono:
■■ contribuire a garantire la continuità assistenziale tra ospedale e territorio per le persone in situazio-
ne di fragilità socio sanitaria o non autosufficienza (dimissioni protette);
■■ coordinare l’attività della Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM Area Anziani, Adulti, Mi-
nori, Disabili e Gravissime Disabilità Acquisite), coinvolgendo i professionisti sanitari dei diversi
Dipartimenti della Azienda USL e i professionisti del Servizio Sociale territoriale di ASC InSieme ed
eventualmente altri professionisti coinvolti nel caso ;
■■ gestire le graduatorie di accesso alla rete dei servizi socio-sanitari;
■■ autorizzare l’accesso alle rete dei servizi socio-sanitari secondo quanto previsto dalla programma-
zione annuale approvata in sede di Comitato di Distretto;
■■ garantire la raccolta e la elaborazione dei dati sull’accesso alla rete socio-sanitaria e la puntuale
implementazione del sistema operativo informatizzato GARSIA;
■■ collaborare alla definizione e alla gestione del Piano distrettuale delle attività finanziate con il FRNA.
33
QUALITÀ DELL’OFFERTA: ACCREDITAMENTO E STANDARD DEI PRODUTTORI
La UASS presidia e favorisce l’adeguamento progressivo agli standard dell’accreditamento definitivo da parte degli
Enti gestori del territorio, curando in modo particolare l’applicazione delle linee guida regionali relative alle presta-
zioni sanitarie nei servizi socio sanitari accreditati. Questo percorso, che non si esaurisce con il solo adempimento
di quanto previsto dalla normativa regionale, passa obbligatoriamente attraverso lo sviluppo della cultura della
qualità. Proprio in questa ottica la UASS è chiamata sia a garantire il proprio contributo sia a facilitare l’adesione
e la partecipazione dei rappresentanti degli Enti gestori ai percorsi che la Direzione DASS ha attivato da anni per
la costruzione di un sistema organico (già oggi articolato nei due Gruppi Qualità Anziani e Disabili) finalizzato al
miglioramento continuo della qualità dei servizi socio-sanitari residenziali, semiresidenziali e domiciliari, mediante la
sperimentazione e successiva messa a regime degli strumenti operativi necessari (Audit, gruppi di miglioramento,
procedure operative.
Figura 27
Figura 28
POSTI
STRUTTURA COMUNE (da contratto di servizio)
CRA SAN BIAGIO Casalecchio di Reno 60 POSTI
CSRD Casa Dolce Casalecchio di Reno 14 POSTI
CSRD Villa Giada Casalecchio di Reno 11 POSTI
CD Anziani Ca’ Mazzetti Casalecchio di Reno 18 POSTI
CD Anziani San Biagio Casalecchio di Reno 10 POSTI
CD Anziani Villa Magri Casalecchio di Reno 18 POSTI
CD Disabili La Lanterna di Diogene Casalecchio di Reno 1 POSTO
CRA NUOVA VILLA FIORE Sasso Marconi 44 POSTI
CRA VILLA TERESA Sasso Marconi 60 POSTI
CD Anziani Borgo del Sasso Sasso Marconi 18 POSTI
CSRD Disabili Modiano Sasso Marconi 17 POSTI
CSRD Disabili Montechiaro Sasso Marconi 2 POSTI
CSRD Disabili Il Borgo Sasso Marconi 8 POSTI
Tot. 281
34
POSTI
STRUTTURA COMUNE (da contratto di servizio)
CSRR Casa Remo Zola Predosa 16 POSTI
CD Anziani G.Biagini Zola Predosa 18 POSTI
CD Anziani Isora Fantoni Zola Predosa - Riale 18 POSTI
CSRD Disabili La Quercia Zola Predosa 13 POSTI
CRA VILLA MARIA VITTORIA Monte San Pietro 14 POSTI
CRA VILLA DEI CILIEGI Valsamoggia Loc. Monteveglio 25 POSTI
CRA IL PELLICANO Valsamoggia Loc. Bazzano 44 POSTI
CRA ISTITUZIONE Valsamoggia Loc. Crespellano 60 POSTI
CD Anziani B. Pedrini Valsamoggia Loc Crespellano 20 POSTI
CSRD Disabili Il Domino Valsamoggia Loc.Crespellano 12 POSTI
Valsamoggia Loc. Crespellano
CSRD Disabili Calcara 6 POSTI
(Calcara)
Totale Distretto 527 Tot . 246
Figura 29
L’accreditamento socio sanitario si inserisce nel sistema di Governance regionale e di programmazione delle politi-
che sociali e sanitarie. E’ regolamentato da una normativa specifica della nostra Regione. Realizzare una maggiore
equità del sistema (distribuzione più omogenea delle risorse, qualità dei servizi, sistema di contribuzione).
35
ASC InSieme è nata con l’intento di omogeneizzare progressivamente i Servizi e gli interventi sull’intero territorio
distrettuale, in modo che ciascun cittadino/a possa ricevere un trattamento uguale a quello di altri cittadini/e di
Comuni limitrofi, facilitando anche lo scambio per quelle persone che, per esigenze di lavoro o familiari, possono aver
bisogno di usufruire dei Servizi presenti su un altro Comune del Distretto. ASC InSieme garantisce il principio di pari
opportunità attraverso tutte le sue azioni.
Le funzioni di ASC InSieme comprendono gli ambiti socio-assistenziale, socio-sanitario integrato e socio-educativo
per le quattro Aree di intervento: Area Minori e Famiglie, Area Adulti, Area Anziani, Area Disabilità.
L’Accesso ai Servizi è immediato e avviene attraverso lo Sportello Sociale dal quale, se necessario la persona viene
indirizzata ad un Assistente Sociale che, sulla base di una valutazione (anche multidimensionale), può attivare un
progetto individualizzato. Il progetto viene condiviso con utenti e familiari e costantemente monitorato.
Per gli interventi in emergenza, che si possono presentare fuori dagli orari di apertura degli Uffici, ASC InSieme è
convenzionata con il Servizio di Pronto Intervento Sociale (PRIS).
Figura 30
36
I Servizi Progetti Interventi dell’Area Minori e Famiglie sono orientati a tutelare il diritto alla vita, alla sopravvivenza,
allo sviluppo e al benessere dei minori. Per perseguire questi obiettivi si occupano di tutti quei contesti dei quali il
minore è partecipe: la famiglia, la scuola, la società.
Le azioni di Servizio Sociale sono molteplici e vanno dalla integrazione scolastica, al sostegno alla genitorialità, dalla
erogazione di contributi economici, alla organizzazione di interventi per l’integrazione lavorativa dei genitori o per la
prevenzione del disagio minorile.
I Servizi Progetti Interventi dell’Area Adulti sono orientati a sostenere il mantenimento di dignitose condizioni di vita
e a favorire l’integrazione di adulti in condizioni di disagio sociale, in particolare nell’ambito del lavoro o del sostegno
alla ricerca di soluzioni abitative.
Le azioni di Servizio Sociale sono molteplici e vanno dall’orientamento alle risorse istituzionali e informali esistenti
sul territorio, al contributo economico finalizzato, dall’inserimento in progetti di tirocini formativi, a progetti di inse-
rimento nell’ambito lavorativo, dall’accoglienza in strutture di emergenza abitativa, al prestito sull’onore, dall’acco-
glienza dei profughi, agli interventi di “riduzione del danno” in situazioni problematiche.
I Servizi, Progetti e Interventi dell’Area Anziani sono orientati da un lato a favorire la prevenzione della condizione
di non autosufficienza e dall’altro a garantire la domiciliarità e il ricovero in strutture adeguate per le persone non
più autosufficienti.
Le azioni di Servizio Sociale sono molteplici e vanno dagli interventi di socializzazione, alla promozione del rapporto
con ambiente, territorio e famiglia, dai Centri Diurni alle Case Residenze Anziani, all’accompagnamento nei percorsi
di tutela, curatela e amministrazione di sostegno.
I Servizi, Progetti e Interventi dell’Area Disabilità sono orientati a rispondere alle esigenze delle persone con disabi-
lità (minori ed adulti) e dei loro familiari, anche in relazione alla gravità delle situazioni.
Le azioni di Servizio Sociale sono molteplici e vanno dagli interventi di socializzazione e di tempo libero, alla integra-
zione scolastica e lavorativa, dai Centri Diurni e laboratori protetti, alle strutture residenziali.
Figura 31
37
Centro Sociale Bruno Pedrini VALSAMOGGIA (CRESPELLANO) Piazza Togliatti, 5/f
Centro Socio Culturale di Vedegheto VALSAMOGGIA (SAVIGNO) Via Faggeto, 233
Centro Socioculturale Luigi Raimondi Ponte Samoggia) VALSAMOGGIA (CRESPELLANO) Via S.Pertini, 44
Centro Socio Culturale Sandro Pertini (Riale) ZOLA PREDOSA BO Via Raibolini, 44
Centro Socio Culturale Giovanni Falcone ZOLA PREDOSA BO Via Bruno Tosarelli, 4
Centro Socio Culturale I gessi ZOLA PREDOSA BO Via Gesso, 120
Centro Socio Culturale Ilaria Alpi (Ponte Ronca) ZOLA PREDOSA BO Via Matilde di Canossa 2/b
Centro Socio Culturale Susanna Molinari ZOLA PREDOSA BO Via Madonna dei Prati 81/3
Centro Socio Ricreativo (si accede tramite i servizi sociali) Monte S.Pietro (Calderino) Via Gullini , 11 Piazza della Pace
2.3. PRODUZIONE
Figura 32
Figura 33
Figura 34
38
Figura 35
Figura 35 bis
39
FONTANELICE 0 0,0%
GAGGIO MONTANO 3 0,0%
GALLIERA 5 0,0%
GRANAGLIONE 0 0,0%
GRANAROLO DELL'EMILIA 16 0,1%
GRIZZANA MORANDI 6 0,0%
IMOLA 10 0,0%
LIZZANO IN BELVEDERE 1 0,0%
LOIANO 3 0,0%
MALALBERGO 3 0,0%
MARZABOTTO 23 0,1%
MEDICINA 7 0,0%
MINERBIO 2 0,0%
MOLINELLA 5 0,0%
MONGHIDORO 2 0,0%
MONTE SAN PIETRO 1.318 6,3%
MONTERENZIO 1 0,0%
MONTEVEGLIO 0 0,0%
MONZUNO 27 0,1%
MORDANO 2 0,0%
OZZANO DELL'EMILIA 10 0,0%
PIANORO 9 0,0%
PIEVE DI CENTO 3 0,0%
PORRETTA TERME 0 0,0%
SALA BOLOGNESE 20 0,1%
SAN BENEDETTO VAL DI SAMBRO 12 0,1%
SAN GIORGIO DI PIANO 7 0,0%
SAN GIOVANNI IN PERSICETO 57 0,3%
SAN LAZZARO DI SAVENA 22 0,1%
SAN PIETRO IN CASALE 8 0,0%
SANT'AGATA BOLOGNESE 7 0,0%
SASSO MARCONI 281 1,3%
SAVIGNO 0 0,0%
VALSAMOGGIA 9.302 44,5%
VERGATO 73 0,3%
ZOLA PREDOSA 2.435 11,6%
EMILIA-ROMAGNA ALTRE PROV 2.212 10,6%
ALTRE REGIONI 712 3,4%
STATO ESTERO 387 1,9%
SENZA FISSA DIMORA/NON DEFINITO 46 0,2%
totale 20.905 100,0%
40
Figura 36
Figura 37
Figura 38
41
Figura 39
Ricoverati PS BAZZANO per Problema Principale e tipologia accesso ANNO 2016
Problema Principale altro C O 118 decisione propria Totale
Alterazione del ritmo 9 1 12 22
Altri sintomi o disturbi 102 260 470 832
Altri sintomi sistema nervoso 4 29 13 46
Coma 2 2
Dispnea 40 124 95 259
Dolore addominale 16 34 77 127
Dolore precordiale 2 2 4
Dolore toracico 5 9 39 53
Emorragia non traumatica 1 8 9
Febbre 11 50 45 106
Intossicazione 2 2
Ipertensione arteriosa 1 3 4
Pneumologia Patologia respiratoria 2 1 3
Problema sociale 2 1 3
Psichiatrico 2 1
Reazione allergica 2 2
Shock 1 1
Sindrome neurologica acuta 6 5 11
Sintomi o disturbi oculistici 1 1
Sintomi o disturbi orl 2 2 4
Sintomi o disturbi ost gin 1 2 3
Sintomi o disturbi urologici 2 6 27 35
Stato di agitazione psicomotoria 1 3 1 5
Trauma 4 25 38 67
Totale 198 562 844 1.604
Si rileva la necessità di una codifica con maggior dettaglio per la voce: altri sintomi e disturbi.
Figura 40
42
2.3.2. ASSISTENZA DOMICILIARE
Figura 41
Figura 42
Figura 43
43
FASCE DI ETÀ PER DISTRETTO DI RESIDENZA ANNO 2016
Figura 44 Fonte dati: Flusso SISM (al netto dei record scartati)
Figura 45
44
RICOVERI IN REPARTI PSICHIATRICI PUBBLICI E PRIVATI ANNO 2016
Figura 48
45
Figura 49
Figura 51
46
2.3.5. ATTIVITÀ SERT
Figura 52
ASSISTENZA SPECIALISTICA2
2 Nota: sono escluse le prestazioni di PS e OBI . Regime SSN. Non è considerata la mobilità Extra RER. Fonte Dati : Banca dati ASA ,
Regione Emilia Romagna
47
2.3.7. ATTIVITÀ PCAP E PDTA
Attualmente nel distretto è presente un unico Punto di Coordinamento Assistenza Primaria, il PCAP è situato presso
la Sede di Via Cimarosa. In esso operano due Infermieri in stretto collegamento con l’Assistente Sociale e il Medico
di Direzione DCP.
Il PCAP è lo snodo fondamentale per assicurare la tempestività di presa in carico e la continuità degli interventi
assistenziali è in grado di:
■■ Ricevere segnalazioni
■■ Impegnarsi in una presa in carico responsabile caratterizzata da un approccio sistematico e da una
metodologia dinamica in grado di adattare il percorso in modo flessibile alle esigenze dell’assistito e
della sua famiglia tenendo conto della capacità erogativa dei servizi.
■■ Integrarsi con i professionisti coinvolti nella valutazione del bisogno complesso, mantenendo con
essi un’efficace comunicazione, nelle varie fasi che concorrono alla definizione del percorso di cura
territoriale secondo modalità e tempi di attivazione adeguati al bisogno.
■■ Informare e orienta l’ospedale sulle modalità di attivazione di percorsi territoriali formalizzati (richie-
ste, tempi di attivazione ecc.)
■■ Contattare l’ufficio protesico se necessario, per verificare se la pratica è stata effettivamente inol-
trata e a che punto è la fase del percorso di approvvigionamento dell’ausiliazione
■■ Collaborare con il punto unico di valutazione fisioterapico
■■ Verificare se l’utente è già in carico ai servizi o inserito in percorsi formalizzati e se necessario li
attiva (es: percorso Tao, Femore, Stroke, Scompenso, Cure Palliative
■■ Contattare e trasmette informazioni a MMG, specialisti, PLS, infermieri dell’assistenza domiciliare,
Case Manager territoriali
■■ integrarsi con il servizio farmaceutico aziendale per l’approvvigionamento in tempi brevi di nutrizioni
enterali o parenterali relativamente ai piani nutrizionali ricevuti dall’ospedale
■■ Contattare i servizi sociali territoriali e verifica i tempi e le modalità di presa in carico in riferimento
agli interventi di supporto, attivati dal sociale
■■ Valutare l’appropriatezza delle richieste di trasporto in ambulanza gratuito e le richieste di sommini-
strazione di emotrasfusioni attivando la procedura aziendale per l’autorizzazione
■■ Trasmettere all’ufficio competente le richieste di proroga in lungodegenza (sociale, riabilitativa, sa-
nitaria) concertandole con Medico PCAP Assistente Sociale e Fisiatra territoriale
■■ Documentare le attività svolte con relazioni che trasmette ai professionisti coinvolti
■■ Mantenere aggiornamento dei dati statistici in merito all’attività svolta.
48
Figura 54
Figura 55
49
Figura 56
PDTA
I processi di cura e assistenza sono sempre più complessi e articolati, sull’utente gravano modalità di accessibilità
complesse e la continuità degli interventi non sempre sono coordinati e programmati e a volte non uniformai sul
territorio Aziendale.
I percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) sono interventi complessi basati sulle migliori evidenze scien-
tifiche e caratterizzati dall’organizzazione del processo di assistenza per gruppi specifici di pazienti, attraverso il
coordinamento e l’attuazione di attività consequenziali standardizzate da parte di un team multidisciplinare.
Il PDTA è inteso come l’iter clinico e organizzativo definito dalla migliore sequenza temporale e spaziale possibile nel
contesto di riferimento delle attività ritenute necessarie per risolvere il problema di salute, sulla base delle cono-
scenze tecnico-scientifiche e delle risorse a disposizione (Casati, 1999). Nell’ottica di accogliere in modo tempestivo
e accompagnare i pazienti e i caregiver lungo tutto il programma di cure l’AUSL di Bologna ha scelto di strutturare
(PDTA). Nel distretto sono attivi Scompenso Post IMA Femore e Stroke I percorsi presuppongono interventi pro-
grammati coordinati fra i tutti professionisti che intervengono nel processo di cura. Tale approccio si basa su un
cambiamento culturale e dell’organizzazione che vede modificarsi il concetto di luoghi di cura e di presa in carico
sempre più multiprofessionale.
La strutturazione dell’assistenza secondo il modello del PDTA rappresenta un impegno rilevante e un cambiamento,
che richiede una costante capacità di adattamento dell’organizzazione alle esigenze di funzionalità che tale approc-
cio impone.
PERIODO NUMERO PRESA DOM. AMBULAT. NON ADES.MMG UTENTI GIA’ IN CAMBIO
SEGNALAZIONI IN CARICO MANTIENE PRESA CARICO SETTING
INCARICO MMG RISEGNALATI ASSIST.
1° TRIMESTRE 29 27 11 16 2 0 0
2° TRIMESTRE 41 40 27 13 1 0 0
3° TRIMESTRE 27 27 16 11 0 0 0
4° TRIMESTRE 43 41 20 21 2 0 0
TOTALE 140 135 74 61 5 0 0
50
Figura 59
PERIODO NUMERO PRESA DOM. AMBULAT. NON ADES.MMG UTENTI GIA’ IN CAMBIO
SEGNALAZIONI IN CARICO MANTIENE PRESA CARICO SETTING
INCARICO MMG RISEGNALATI ASSIST.
1° TRIMESTRE 54 50 30 20 4 0 0
2° TRIMESTRE 39 34 13 21 4 0 1
3° TRIMESTRE 19 15 6 9 4 0 0
TOTALE 112 99 49 50 12 0 1
Distretto Reno Lavino, Samoggia Copertura Vaccinale al 12° mese Anno 2016
DIFTERITE 98,7 %
TETANO 99 %
EPATITE B (HBV) 98,5 %
PERTOSSE 98,7 %
HAEMOPHILIUS INFLUENZAE TIPO B (HIB) 98,5 %
POLIOMIELITE (IPV) 98,8 %
PNEUMOCOCCO 97,3 %
51
Figura 62
Figura 63
52
2.3.9. IGIENE E SANITÀ PUBBLICA
Figura 64
Figura 65
53
CONSULTORIO FAMILIARE/ SPAZIO GIOVANI
Presso l’ambulatorio spazio giovani sono nell’anno 2016 state accolti 101 ragazzi/ragazze ai quali sono state fornite
311 prestazioni. Si precisa che i dati descritti sono preliminari, non ancora validati.
SPAZIO GIOVANI - ANNO 2016 *
Dati come da flusso SICO - ultima estrazione da DWH aziendale 6 aprile 2017
Figura 66 ren- Dati come da flusso SICO - ultima estrazione da DWH azien-
dale 6 aprile 2017
Dettaglio utenti
Figura 68
54
Figura 69
55
2.3.12. CONTINUITÀ ASSISTENZIALE
Figura 71
PROGETTO DIABETE
Figura 72
Questo dato di presa in carico può rappresentare un interessante ambito su cui lavorare per la cronicità
56
2.3.13. SERVIZI SOCIO ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARI
Dati attività ASC Insieme - anno 2016
Figura 73
57
Numero Utenti
PRESA IN CARICO SOCIALE 629
TEMPO LIBERO 119
CENTRI ESTIVI 60
ACCOMPAGNAMENTO SCOLASTICO 21
AREA DISABILITA' EDUCATIVA SCOLASTICA 262
RESIDENZE 32
TIROCINI 43
CONTRIBUTI SOGGIORNI ESTIVI 18
CONTRIBUTI LEGGE REGIONALE 29/97 7
CONTRIBUTI DISABILI 18
Figura 74
Figura 75
Figura 76
58
Figura 77
2.3.14. PROTESICA
Figura 78
Figura 79
59
2.3.15. ASSISTENZA FARMACEUTICA TERRITORIALE
Figura 80
60
APPROFONDIMENTI
61
3. APPROFONDIMENTI
Il gruppo di lavoro ha approfondito alcuni contenuti specifici attraverso l’analisi e l’approfondimento della normativa
nazionale e regionale di riferimento, della letteratura a disposizione nonché delle recenti linee di programmazione
aziendale sulla costruzione della rete ospedaliera e territoriale. Si riporta quanto ritenuto di maggior interesse fina-
lizzato al raggiungimento dell’obiettivo del gruppo di lavoro.
La piramide di seguito rappresenta i sette livelli nei quali si articola l’intero sistema sanitario e socio-sanitario.
62
Il documento di Programmazione e dell’assistenza territoriale e della rete ospedaliera nell’area metropolitana di
Bologna (PATRO)definisce le cure intermedie come livello strategico per la riorganizzazione all’interno del sistema
sanitario e socio-sanitario.
Le cure intermedie riguardano tutto ciò che può essere attivato per affrontare i problemi sanitari e sociali dei cittadi-
ni in ambito territoriale, problemi che presentano caratteristiche di cronicità, disabilità e vulnerabilità psico-sociale.
Obiettivo primario delle cure intermedie è la prevenzione al ricorso di ospedalizzazione e/o la riduzione della sua
durata. Supportare il processo di dimissione ospedaliera favorendo un il rientro al domicilio.
Le cure intermedie assicurano assistenza a pazienti complessi e non autosufficienti o terminali in alternativa al
ricovero ospedaliero, intervengono per il completamento di un percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale –
Riabilitativo che ha avuto inizio in ospedale.
Per le cure intermedie sono fondamentali le modalità di relazioni/collegamenti che debbono attivare e promuovere
con tutti gli altri livelli di assistenza e cura.
La gestione delle fragilità e cronicità e vulnerabilità psicosociale richiede una presa in carico multiprofessionale
e multidisciplinare. Le cure intermedie sono organizzate come un servizio multidisciplinare, dotato di strumenti di
intervento flessibili su più livelli (domiciliarità, ambulatorialità, day care, residenzialità sanitaria), ispirato ad una
pro attività basata sulla conoscenza dei soggetti fragili e disabili del territorio, in grado di utilizzare tutte le risorse
pubbliche e private presenti sul territorio.
Nelle Cure Intermedie sono ricomprese le attività di presa in carico a lungo termine, in particolare
■■ l’assistenza domiciliare,
■■ gli ambulatori infermieristici,
■■ la rete delle cure palliative,
■■ le attività della geriatria territoriale,
■■ gli Ospedali di Comunità (OsCO) ed i letti tecnici assimilabili agli OsCO
■■ PCAP (Punti di Coordinamento della Assistenza Primaria)
■■ CEMPA (Centrale Metropolitana Post Acuzie),
■■ le attività del DSM-DP che comportano una presa in carico a lungo termine, domiciliarità, semiresi-
denzialità, residenzialità etc…
La cabina di regia per l’accesso alle Cure Intermedie è rappresentata dal PCAP che, opportunamente arricchito di
competenze cliniche come team di cure intermedie, diventa lo snodo tra tutto ciò che sta tra il medico di medicina
generale e l’ospedale e l’assistenza domiciliare.
63
■■ La Casa della Salute è un presidio del Distretto, la cui gestione complessiva è affidata al Diparti-
mento di Cure Primarie che coordina le attività erogate e cura le interfacce con gli altri dipartimenti.
È la sede di accesso e di erogazione dei servizi sanitari, sociosanitari e socio assistenziali rivolti alla
popolazione dell’ambito territoriale di riferimento del Nucleo di Cure Primarie.
E’ strutturata come un sistema integrato di servizi che si prende cura delle persone, fin dal momento dell’accesso,
attraverso: l’accoglienza dei cittadini, la collaborazione tra i professionisti, la condivisione dei percorsi assistenziali,
l’autonomia e la responsabilità professionale, la valorizzazione delle competenze.
Si configura come un assetto organizzativo, all’interno di una rete integrata di servizi, con relazioni cliniche e orga-
nizzative strutturate che mettono in relazione i Nuclei di Cure Primarie (assistenza primaria) con gli altri nodi della
rete (assistenza specialistica, ospedaliera, sanità pubblica, salute mentale).
Nel suo ambito, le relazioni organizzative tra i diversi setting assistenziali sono di norma raccordate dall’infermiere,
secondo i principi del case-management.
I profili di cura definiti dai diversi professionisti (le reti cliniche) sono agiti all’interno della rete Organizzativa.
In base alla diversa complessità delle Case della salute sono descritte nel Dgr tre tipologie (grande,
media, piccola)
Nel 2016 con il Dgr 2128 “Case della salute: indicazioni regionali per il coordinamento e lo sviluppo delle comunità di
professionisti e della medicina d’iniziativa”
Le Case della Salute esprimono appieno gli attuali orientamenti europei e nazionali relativi allo sviluppo dell’assi-
stenza territoriale (DG SANCO, 2014; Legge n.189/2012; Patto per la Salute 2014-2016).
I principi che orientano lo sviluppo delle Case della Salute sono l’equità di accesso e presa in carico, secondo il
paradigma della medicina d’iniziativa, e la qualità dell’assistenza, declinata nelle sue varie dimensioni (es. appropria-
tezza, sicurezza, coordinamento/continuità, efficienza)
64
In particolare, le Case della Salute intendono qualificarsi come strutture facilmente riconoscibili e raggiungibili dalla
popolazione di riferimento, per l’accesso, l’accoglienza e l’orientamento del cittadino.
In esse operano comunità di professionisti (équipe multiprofessionali e interdisciplinari), secondo uno stile di
lavoro orientato a programmi e percorsi integrati, tra servizi sanitari (territorio-ospedale), e tra servizi sanitari e
sociali.
Per integrazione orizzontale si intende la collaborazione, la partecipazione, la condivisione di obiettivi e azioni tra
tutti i protagonisti che concorrono alla progettazione e realizzazione delle Case della Salute, nel rispetto delle spe-
cifiche competenze di ciascuno:
■■ medicina convenzionata (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, ambulatoriali),
■■ dipartimenti territoriali (sanità pubblica, cure primarie, salute mentale e dipendenze patologiche)
■■ dipartimenti ospedalieri delle Aziende Sanitarie,
■■ Servizio Sociale Territoriale,
■■ la comunità nelle sue diverse forme singole e associate (paziente / caregiver / associazioni di pazien-
ti/ Comitati Consultivi Misti, associazioni di cittadini, singoli cittadini, e altro)
Le Case della Salute della Regione Emilia Romagna intendono garantire in modo coordinato:
1. l’accesso all’assistenza sanitaria, socio-sanitaria e socio-assistenziale in un luogo visibile efacilmen-
te raggiungibile dalla popolazione di riferimento;
2. la valutazione del bisogno della persona e l’accompagnamento alla risposta maggiormente appro-
priata, programmabile e non programmabile;
3. la prevenzione e promozione della salute;
4. la risposta alla domanda di salute della popolazione e la garanzia della continuità dell’assistenza
anche attraverso il coordinamento di tutti i servizi sanitari territoriali (H 12, H 24 di norma a livello
distrettuale);
5. la presa in carico della cronicità e fragilità secondo il paradigma della medicina d’iniziativa;
6. l’attivazione di percorsi di cura multidisciplinari, che prevedono la integrazione tra servizi sanitari,
ospedalieri e territoriali, e tra servizi sanitari e sociali;
7. la partecipazione della comunità locale, delle associazioni di cittadini, dei pazienti, dei caregiver, dei
Comitati Consultivi Misti;
8. la promozione dell’integrazione con la Rete Ospedaliera e gli Ospedali di Comunità per garantire la
continuità dell’assistenza.
Il Dgr in base ai livelli di complessità delle Case della Salute individua strutture a bassa complessità assistenziale
(spoke) e media/alta complessità assistenziale (Hub).
Per l’organizzazione delle Case della Salute a media/alta complessità esprime una proposta che valorizza il ruolo dei
programmi e dei percorsi di prevenzione e assistenza come strumenti privilegiati del coordinamento professionale,
coordinamento orientato a definire obiettivi e risultati comuni e regole e procedure condivise fra tutti
i professionisti coinvolti.
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L’ORGANIZZAZIONE DELLE CASE DELLA SALUTE DGR 2128/2016
Nel documento di “Programmazione dell’assistenza territoriale e della rete ospedaliera nell’area metropolitana di
Bologna” La Casa della Salute è definita come l’insieme coordinato dei servizi territoriali presenti in ciascuno dei
15 ambiti territoriali identificati. Il numero delle sedi fisiche di ciascuna casa della salute diventa un problema di
programmazione sanitaria legato alle caratteristiche del territorio. In un ambito territoriale cittadino l’attività della
Casa della Salute può facilmente essere concentrata in una sola struttura erogativa, oppure in una sede principale
ed una collegata. Nei distretti periferici e soprattutto nei territori a bassa densità abitativa, una eccessiva concen-
trazione limita di fatto la possibilità di accesso. In questo caso deve essere trovato un equilibrio tra concentrazione
e diffusione, prevedendo una sede principale ed altre sedi collegate.
Ogni CdS così definita si sviluppa su impulso e coordinamento degli organismi di committenza deputati a seguire
l’intero percorso che va dalla analisi dei bisogni alla formulazione della committenza, passando per la identificazione
dei servizi e delle attività necessarie e dal coordinamento con i livelli politici e partecipativi.
I distretti sono quindi garanti dell’intero processo e facilitano l’integrazione della rete professionale comprendente
i vari produttori interni (MMG e PLS, DCP, DSM-DP, DSP, Dipartimenti ospedalieri, DATeR) ed esterni (privato accre-
ditato ANISAP ed AIOP, privato sociale accreditato). Gli stessi distretti sono garanti della accessibilità e della equità,
anche riguardo alla dislocazione delle sedi.
I Dipartimenti di produzione sono deputati a qualità, efficacia ed efficienza dei servizi sanitari e socio-sanitari. Essi
devono identificare, sostenere e sviluppare le leadership professionali.
Il Dipartimento delle Cure Primarie in questo ha un ruolo da pivot, attraverso le UO di ambito territoriale nelle quali
è articolato. Il DCP deve anche identificare per ogni ambito punti di responsabilità per la declinazione locale delle
principali azioni aziendali (ad esempio obiettivi sulla farmaceutica e sulla specialistica).
Committenza e produzione devono fornire ai cittadini dell’ambito territoriale di riferimento la più ampia garanzia di
prevenzione, cura ed assistenza, a partire dalle garanzie di un set minimo di servizi.
Nello schema che segue è descritto il set minimo di servizi per ogni ambito. Nella tabella territoriale (nel distretto di
Bologna e in casi eccezionali alcuni servizi possono avere una valenza per più ambiti territoriali).
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PRESENTI AD OGGI EVOLOUZIONE E PROGRAMMAZIONE FUTURA per ambito
Portineria/accesso Portineria ed accoglienza
CUP Servizi per l’accesso (sportello unico e reti amiche esterne)
Ufficio Protesica (distribuzione ausili protesici e per l’incontinenza)
Ufficio Protesica
Ufficio amministrativo e/o di Staff (eventuale)
Medicina generale Medicina generale (di norma associati in gruppo)
Pediatria di libera scelta PLS singoli o in associazioni
Ambulatorio Infermieristico
Ambulatorio Infermieristico
Ambulatorio per la cronicità
Assistenza Infermieristica Domiciliare Assistenza Infermieristica Domiciliare
Punto Prelievi Punto Prelievi
Continuità assistenziale (ex Guardia medica)
Continuità assistenziale (ex Guardia medica)
Ambulatorio di Continuità assistenziale
Punto di coordinamento dell’Assistenza Primaria Punto di coordinamento dell’Assistenza Primaria (PCAP)
Punto di Valutazione fisioterapica Punto di Valutazione fisioterapica
Servizio Sociale Territoriale e/o Unità assistenziale Socio-Sanitaria Servizio Sociale Territoriale e/o Unità assistenziale Socio-Sanitaria
(UASS) (UASS)
Consultorio di Pediatria di Comunità Consultorio di Pediatria di Comunità
Consultorio familiare Consultorio familiare
Ambulatorio/i el Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze Ambulatorio del Centro di Salute Mentale e del SerT
Patologiche
Ambulatorio di Neuropsichiatria Infantile
Ambulatorio di Neuropsichiatria Infantile
Psicologia di base
Ambulatori di specialistica ambulatoriale (almeno il 70% delle branche
specialistiche rappresentate)
Diagnostica strumentale (RX, ECG, ECO, cabina audiologica)
Ambulatorio oncologico e cure Palliative
Ambulatori di specialistica ambulatoriale Geriatria (ambulatorio di Geriatria e sui disturbi cognitivi )
Fisiatria e Riabilitazione
Palestra Polifunzionale
Ambulatorio del Dipartimento di Prevenzione
Assistenza Farmaceutica comprensiva di erogazione diretta
Assistenza Farmaceutica
Spazi /Uffici per associazioni di volontariato
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dopo 26 settimane di follow-up, un numero significativamente sempre maggiore di pazienti risultavano responsabi-
lizzati e più indipendenti nella cura, senza alcun aumento della mortalità e del numero di giorni di ricovero.
Nel Decreto Ministeriale n.70 del 2 aprile 2015 l’Ospedale di Comunità viene definito come una struttura
con un numero limitato di posti letto (15-20), gestito da personale infermieristico, in cui l’assistenza medica è assicu-
rata dai medici di medicina generale o dai pediatri di libera scelta o da medici dipendenti del SSN.
Nel DM 70/2015 vengono esplicitati i seguenti aspetti:
■■ la finalità generale dell’Ospedale di Comunità consiste nella presa in carico di persone che neces-
sitano di interventi sanitari potenzialmente erogabili a domicilio, ma che necessitano di ricovero
in queste strutture in mancanza di idoneità del domicilio (strutturale e familiare) e di sorveglianza
infermieristica continuativa sulle 24 ore;
■■ la degenza media prevedibile è di 15/20 giorni;
■■ l’accesso può avvenire dal domicilio o dall’ospedale;
■■ la sede fisica dell’ospedale di comunità potrà essere opportunamente allocata presso presidi ospe-
dalieri riconvertiti e/o presso strutture residenziali.
La definizione e le caratteristiche dell’Ospedale di Comunità riprendono l’esperienza e gli atti normativi dell’Emi-
lia-Romagna (Delibere di Giunta Regionale 284/2013 e 221/2015), precedenti alla approvazione del Decreto Mini-
steriale. In Emilia-Romagna, negli Ospedali di Comunità l’accesso avviene sulla base di una valutazione multidimen-
sionale e l’assistenza viene erogata secondo il piano integrato e individualizzato di cura, concordato attivamente tra
operatori sanitari e sociali, pazienti e caregiver.
Nelle Indicazioni attuative del piano Sociale e Sanitario regionale per il Biennio 2013-2014 n.284/2013.
Nell’ambito del sistema sanitario regionale, in relazione alla riconversione dei posti letto ospedalieri, deve essere
programmato lo sviluppo di strutture sanitarie territoriali intermedie di degenza temporanea o altre ricon-
versioni coerenti con la programmazione locale, nell’ambito della residenzialità assistita. Le strutture sanitarie in-
termedie dovranno assicurare ricovero e assistenza di natura prevalentemente infermieristica e rendere disponibili
prestazioni diagnostiche e terapeutiche, mediche e chirurgiche di tipo ambulatoriale.
Le strutture territoriali intermedie possono essere collocate sia all’interno delle Case della Salute oppure essere
collocate all’interno dei presidi ospedalieri, in aree appositamente ri-organizzate e gestite dai Dipartimenti delle
Cure Primarie.
Queste strutture si rivolgono principalmente a:
■■ Pazienti per lo più anziani, ricoverati in ospedale e clinicamente dimissibili ma in condizioni di non
poter essere adeguatamente assistiti al domicilio per la complessità del quadro clinico;
■■ Pazienti fragili e/o cronici per la presenza di persistente instabilità clinica.
■■ La definizione delle funzioni specifiche, la localizzazione e la gestione di queste strutture dovrà
avvenire nell’ambito di un approccio integrato, da un lato con la rete ospedaliera e dall’altro con la
rete dei servizi socio sanitari.
Il Patto per la Salute 2014/2016 (Intesa Stato Regioni e province autonome di Trento e di Bolzano) 10
luglio 2014
Al fine di promuovere la riduzione dei ricoveri inappropriati ed i percorsi di deospedalizzazione garantendo un’omo-
genea risposta assistenziale territoriale in tutto il territorio nazionale, si fa riferimento agli Ospedali di Comunità e
rimanda a ad un’intesa entro ottobre 2014 la definizione dei requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi di
tali presidi, in cui l’assistenza medica è assicurata dai medici di medicina generale o da PLS o da altri medici dipen-
denti o convenzionati con il SSN e che effettuano ricoveri brevi per casi non complessi, che necessitano:
■■ Di interventi sanitari potenzialmente erogabili a domicilio, ma che necessitano di ricovero in queste
strutture in mancanza di idoneità del domicilio (strutturale e familiare).
68
■■ Di assistenza e sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna, non erogabile a
domicilio.
Il DGR 221/2015: “Requisiti specifici per l’accreditamento del DCP Emilia Romagna”
«Gli Ospedali di Comunità sono finalizzati ad ottenere specifici obiettivi sanitari, attraverso modelli assistenziali
intermedi tra l’assistenza domiciliare e l’ospedalizzazione, in particolari tipologie di pazienti che prolungherebbero,
la durata di un ricovero ospedaliero e potrebbero essere trattate appropriatamente anche al di fuori dell’ospedale,
ma non a domicilio.»
L’assistenza viene erogata utilizzando i Letti intermedi territoriali sanitari a gestione infermieristica ed organizzati
per moduli assistenziali, di norma, dai 15 ai 20 posti letto.
I criteri di accesso a tale struttura riguardano:
■■ pazienti, prevalentemente anziani provenienti da struttura ospedaliera, per acuti o riabilitativa,
clinicamente dimissibili per conclusione del percorso diagnostico terapeutico ospedaliero, ma con
condizioni richiedenti assistenza infermieristica continuativa;
■■ pazienti fragili e/o cronici provenienti dal domicilio per la presenza di riacutizzazione di condizione
clinica preesistente, insorgenza di un quadro imprevisto, comunque non meritevoli di ricovero presso
ospedale per acuti;
■■ pazienti che necessitano di assistenza infermieristica nelle ADL, nella somministrazione di farmaci
o nella gestione di presidi e dispositivi non erogabili a domicilio, monitoraggi che richiedono una
sorveglianza continua o quasi continua, anche se non di tipo intensivo; necessità di formazione/
educazione/addestramento del paziente e caregiver prima dell’accesso a domicilio;
■■ pazienti che necessitano di riattivazione motoria o di supporto riabilitativo/rieducativo respiratorio
o di altro organo/distretto (…omissis)
I casi vengono proposti per il ricovero al responsabile dell’Ospedale di Comunità, secondo i modelli organizzativi
vigenti nelle aziende sanitarie, da:
■■ MMG per il paziente a domicilio non in ADI (anche in comunità alloggio, …)
■■ infermiere/MMG dell’ADI per i pazienti in ADI
■■ medico ospedaliero/territoriale, infermiere case manager/infermiere di continuità assistenziale, éq-
uipe di dimissione protetta ecc. se il paziente è ricoverato in ospedale.
La richiesta di accesso avviene attraverso l’invio all’OsCO utilizzando la scheda di proposta di ricovero regionale
che viene valutata, da parte del case manager dell’OsCO e del Responsabile Infermieristico di Struttura, ai fini della
possibilità di accoglienza in struttura.
La durata della degenza non deve superare, di norma, le 6 settimane.
Requisiti strutturali
Oltre ai requisiti autorizzativi, l’area della degenza deve possedere, di base, i requisiti di
accreditamento previsti per le strutture di Medicina Interna, ulteriori requisiti devono essere
soddisfatti in funzione della tipologia dei pazienti ricoverati.
Requisiti tecnologici
Per garantire alcune attività diagnostiche e di monitoraggio, la struttura deve disporre di almeno:
■■ defibrillatore
■■ 1 elettrocardiografo portatile/telemedicina
■■ un numero di pulsossimetri pari ai 2/3 delle degenze previste
■■ 1 ecografo portatile per la diagnostica di primo livello
Se la struttura è lontana da centri diagnostici di riferimento può essere dotata di strumenti diagnostici di primo
69
livello (es POCT). Le attrezzature, gestite dal personale infermieristico, devono essere collegate a un sistema di
telemedicina per la lettura dei referti da parte di centri specialistici.
In relazione al Piano Individuale di Assistenza, la struttura deve poter disporre di eventuali ulteriori attrezzature/
presidi utili al processo assistenziale.
Al fine di realizzare anche attività di riabilitazione cardiorespiratoria e motoria ogni OsCO deve
essere dotato di idonei locali attrezzati, destinati alle principali attività motorie e riabilitative.
Requisiti organizzativi
Per ogni paziente che accede all’Ospedale di Comunità deve essere disponibile il Piano Individuale di Assistenza
(PAI).
La responsabilità del modulo è in carico ad un dirigente infermieristico con funzioni gestionali, organizzative e di
programmazione delle figure professionali necessarie per rispondere ai programmi individuali di assistenza come
fisioterapisti, psicologi, infermieri referenti sul territorio del paziente (infermieri di comunità o case manager delle
cure domiciliari), assistenti sociali, caregiver, ecc., oltre che dei MMG o degli specialisti che hanno inviato i pazienti
nella struttura.
Oltre al dirigente infermieristico, ai fini della sicurezza, deve essere prevista la presenza continuativa di infermieri
sulle 24 ore, 7 giorni la settimana, coadiuvati dagli OSS con un mix e numerosità rispondenti alle reali necessità e bi-
sogni assistenziali dei pazienti; devono inoltre essere presenti altri professionisti quando necessario. Se le necessità
assistenziali sono di tipo riabilitativo, dovrà essere presente personale idoneo a soddisfare tali necessità.
L’OsCO deve prevedere la presenza dell’Infermiere case-manager il quale mantiene le relazioni tra il paziente e la
sua famiglia e i servizi domiciliari in modo da predisporre l’assistenza e gli ausili eventualmente necessari una volta
che il paziente tornerà al domicilio.
L’assistenza medica negli OsCO è garantita dai MMG curanti dei pazienti ricoverati o da altro personale medico
individuato dall’Azienda sanitaria, che si coordinano con il personale infermieristico della struttura e sulla base di
quanto previsto dal Piano assistenziale integrato.
La consulenza medica notturna e pre-festiva e festiva viene garantita dal Servizio di Continuità Assistenziale, salvo
accordi locali.
In fase di accesso e di dimissione presso gli Ospedali di Comunità il medico curante e l’infermiere Case Manager
effettuano la valutazione multidimensionale per individuare gli obiettivi assistenziali e terapeutici conseguibili, il
tempo previsto per il raggiungimento dei risultati attesi e il team per la costruzione del PAI.
Devono esistere procedure per la gestione dei pazienti provenienti dalle Strutture residenziale Territoriale o che non
siano seguiti dal proprio MMG.
Devono esistere procedure per la gestione delle urgenze e della assistenza medica notturna, prefestiva e festiva.
Devono essere definite le interfacce e le procedure per la gestione della dimissione del paziente al domicilio.
Devono essere definite le tipologie di analisi che possono essere eseguite con il sistema POCT in accordo al Labo-
ratorio di riferimento.
Devono essere garantite alcune attività diagnostiche e di monitoraggio, utili a un primo inquadramento e monito-
raggio clinico dei pazienti.
Devono essere svolte attività educative e di addestramento del paziente e del caregiver nelle attività di autoassi-
stenza ed autocura.
I dati di attività confluiscono nel flusso Cure intermedie.
L’evoluzione degli OsCO in regione Emilia-Romagna ( DGR 2040/2015)
Nella nostra regione una riflessione sulla necessità di identificare strutture sanitarie intermedie era presente già nel
PSSR 2013-2014 (Delibera Assembleare 117/2013): tali strutture avrebbero dovuto assicurare a pazienti cronici e/o
fragili, ricoveri temporanei, con assistenza, prevalentemente infermieristica, garantendo prestazioni diagnostiche e
terapeutiche, mediche e chirurgiche di tipo ambulatoriale. Le previsioni del PSSR prendevano atto di una riflessione
e di un percorso di riconversione di strutture ospedaliere in OsCO che si era già avviato nella nostra regione molti
anni fa, interessando alcune strutture già alla fine degli anni ’90. Tale percorso ha però avuto un decisivo impulso
70
con il PSSR 2013-2014: la tabella 2.3.1 riporta le riconversioni realizzate dal 2013 ad oggi, con alcuni elementi carat-
terizzanti, qualiquantitivi.
Un aspetto da sottolineare è che, come peraltro emerge anche dal DM 70/2015, gli OsCO rappresentano un setting
di cura sanitario e non sostituiscono i setting sociosanitari.
Di seguito l’elenco degli OsCO attivati in Regione Emilia Romagna dal 1/1/2013:
Ubicazione/struttura
Denominazione Data avvio POSTI OsCO Caratteristiche
originaria
Conversione di PL U.O.
OsCO Borgo Val di Taro 01/03/2015 Ospedale Borgo Val di taro 16 Medicina Interna
e Lungodegenza
OsCO San Secondo Par- Ospedale San Secondo Conversione del presidio
01/03/2013 30
mense (3 moduli) Parmense San Secondo - (40 PL)
OsCO di Castel San Pietro Ospedale di Castel San Conversione delle U.O
11/04/2014 28
Terme Pietro Terme Lungodegenza e oculistica
Conversione 34
OsCO di Bondeno 01/06/2014 Ospedale di Bondeno 34 PL Lungodegenza
Conversione 26
OsCO di Comacchio 01/06/2014 Ospedale di Comacchio 26 PL Lungodegenza
OsCO di Copparo 01/06/2014 Ospedale di Copparo 20 Conversione 20 PL Lungodegenza
Conversione di 59 PL dI
OsCO Forlimpopoli 01/11/2013 Ospedale di Forlimpopoli 28 Medicina, Lungodegenza e
riabilitazione
Ospedale di Mercato Conversione di 6
OsCO Mercato Saraceno 01/01/2014 6
Saraceno PL Lungodegenza
Ospedale di Savignano sul Conversione di 8
OsCO del Rubicone 01/01/2014 8
Rubicone PL Lungodegenza
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dagli attuali letti di Lungodegenza/bassa intensità ed eventuali altri derivanti dal superamento dell’area per acuti.
I pazienti elegibili al ricovero in OsCO sono riconducibili essenzialmente a due tipologie:
■■ pazienti, prevalentemente anziani provenienti da struttura ospedaliera, per acuti o riabilitativa, clini-
camente dimissibili da ospedali per acuti, ma non in condizioni di poter essere da subito adeguata-
mente assistiti al proprio domicilio;
■■ pazienti fragili e/o cronici provenienti dal domicilio o dalle CRA per la presenza di una instabilità cli-
nica (secondo protocolli definiti), pazienti anziani che necessitino di eseguire accertamenti o terapie
non eseguibili a domicilio oppure in ambulatorio, in maniera da evitare il ricorso “improprio” al P.S.
o al reparto per acuti.
Ferma restando la importanza fondamentale della direzione infermieristica, nelle esperienze condotte sin qui l’as-
sistenza medica è risultata variabile in funzione della disponibilità di medici ospedalieri o dei MMG e dei medici di
Continuità Assistenziale ad integrarsi nell’assistenza. In alcuni casi questi ultimi hanno assunto, di fatto, la maggior
parte della assistenza, lasciando al medico dipendente ospedaliero una presenza giornaliera in fasce orarie definite.
In altri casi i MMG hanno sostituito pressoché completamente i medici ospedalieri, con presenza attiva a rotazione
la mattina e reperibilità pomeridiana, e con funzioni di guardia assolte dal medico del PS/PPI (dove presente conte-
stualmente) o dal medico di Continuità Assistenziale. Nelle strutture aziendali andranno valutate le migliori opzioni
possibili a seconda delle opportunità locali.
L’integrazione con le UUOO di Riabilitazione rappresenta un punto nodale per la qualità delle cure in OsCO. Va svilup-
pato un progetto riabilitativo di struttura, con un contenuto di forte integrazione fra Infermieri, OSS e Terapisti della
riabilitazione. In altri casi è necessario un trattamento riabilitativo individuale estensivo, che è assicurato dal fisiatra
(consulente) e dai terapisti. Le consulenze per altre discipline possono essere assicurate dagli specialisti ospedalieri
o territoriali già presenti all’interno della locale Casa della Salute. Gli esami laboratoristici e quelli radiologici sono
gestiti sfruttando le possibilità tecnologiche della tele radiologia e del point of care.
Nel modello di stretta integrazione e continuità tra Ospedale di Comunità, Casa della salute e
attività territoriali, è prevista un’evoluzione verso un’équipe infermieristica unica, che abbia in carico il paziente sia
sul territorio (domicilio, ambulatorio), sia in caso di inserimento in Ospedale di Comunità per un periodo di osserva-
zione e/o cura non erogabile a domicilio che, infine, per una fase di post acuzie con l’obiettivo di una più puntuale pia-
nificazione del possibile rientro a domicilio. L’individuazione del setting assistenziale più appropriato al bisogno del
singolo paziente vede coinvolto nella valutazione multidimensionale anche il servizio sociale, in un’ottica sistemica
che ha nell’Ospedale di comunità una risorsa integrata con le altre strutture residenziali socio sanitarie temporanee
o definitive.
La durata media della degenza attesa è generalmente non superiore alle 4 settimane.
Per i pazienti ricoverati in Ospedale di Comunità è prevista tanto una dimissione tradizionale che, più spesso, una
dimissione protetta, con passaggio a presa in carico territoriale.
La presenza, nella stessa struttura, della Casa della Salute e gli stretti rapporti di continuità/contiguità con i MMG,
il PCAP e i Servizi infermieristici domiciliari e ambulatoriali rappresenta un valore aggiunto che agevola la continuità
assistenziale, sia nell’accesso alla struttura che nell’attivazione dei percorsi di dimissione protetta, consentendo la
redazione di progetti assistenziali personalizzati e integrati, che hanno l’obiettivo finale di sostenere la domiciliarità.
Cenni sulla realtà nazionale
Un gruppo di lavoro del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università La Sapienza di Roma ha effettuato una analisi
di benchmarking in merito all’Ospedale di comunità, di seguito si riportano alcune parti del lavoro3.
Diverse decine sono, ad oggi in Italia, gli “Ospedali di Comunità” e l’idea che li ha fatti nascere, intorno agli anni
1990, unisce all’esigenza dell’assistenza quella dell’ottimizzazione delle risorse - umane e materiali - presenti sul
territorio, per rispondere meglio ai bisogni socio-assistenziali della popolazione unendo la professionalità, l’intelli-
3 R. Ferraro, D. Giannunzio A. Grassitelli, F.Marchitelli, P. Savina, D.Scanzani “Sistemi Integrati di Assistenza in Regime di Pros-
simità: L’Ospedale di Comunità” Università La Sapienza di Roma - MIAS - 2015
72
genza organizzativa e l’uso oculato delle risorse finanziarie, all’appropriatezza dell’intervento in un mix virtuoso che,
oltretutto, sgrava le Strutture ospedaliere - appesantite da ricoveri impropri - e concretizza i principi del diritto alla
salute e dell’umanizzazione della cura.
Nel dibattito politico sulla Sanità del nostro Paese è entrato - da tempo - il problema delle risorse finanziarie e del
loro utilizzo in rapporto alla resa, in termini di servizi erogati all’utenza.
Le ricadute benefiche non riguardano però solo il malato, perché il ricorso all’”Ospedale di Comunità” permette
alle Strutture ospedaliere di ridurre - se non di eliminare del tutto - i cosiddetti “ricoveri impropri”, che spesso ne
appesantiscono e rallentano la funzionalità, a vantaggio di altre fasce di utenza per le quali il ricovero ospedaliero è
necessario e/o indispensabile.
Per quanto riguarda gli Ospedali tradizionali, la degenza è improntata essenzialmente alla malattia, ogni giornata
di degenza presuppone un costo piuttosto elevato (la media è di 500 euro al giorno per ospedali a basso livello di
complessità assistenziale!), le patologie trattate devono essere acute e di alta intensità diagnostica, suddivise per
reparti omogenei, al fine di contenere la permanenza e velocizzare la dimissione del paziente.
Gli “Ospedali di Comunità”, invece, hanno una residenzialità prettamente improntata alla persona, ossia viene ef-
fettuata un tipo di medicina olistica che presuppone una assistenza al malato adeguata al suo livello di complessità,
hanno costi di degenza nettamente inferiori (circa 150 euro al giorno, per posto letto) e vengono spesso utilizzati per
trattare il riacutizzarsi di patologie croniche post acuzie e per trattare malati in regime di dimissioni protette.
In questo modo è possibile dare una risposta concreta al bisogno di salute di una larga fetta di cittadini e rispettare
in pieno i principi che stanno alla base dei cosiddetti LEA, del bisogno di salute, dell’equità nell’accesso all’assisten-
za, della qualità delle cure e della loro appropriatezza, riguardo alle specifiche esigenze, nonché dell’economicità
nell’impiego delle risorse. L’Ospedale di comunità fa parte delle Cure intermedie; si sta andando verso una definizio-
ne più precisa di che cosa debba essere questa tipologia di assistenza ma ancora nel nostro Paese ci sono modelli
diversi a seconda delle regioni.
Di seguito sono riportate le strutture attivate dal 1995 al 2014.
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Perugia Pg 2002 10
Cori Lt 2002 16
Demonte Cn 2002 14
Cecina Li 2003 12
Levanto Sp 2003 8
Bitonto Ba 2003 10
Novara I No 2003 22
Novara 2 No 2003 12
Oleggio No 2003 10
Berzogno Di Pogno No 2003 10
Cameri No 2003 10
Trivero Bi 2003 6
Savignano sul Rubicone Fc 2004 8
Torremaggiore Fg 2004 9
Grosseto Gr 2004 25
Vico del Gargano Fg 2004 10
Grumo Appula Ba 2004 2
Rutigliano Ba 2004 12
Vieste Fg 2004 9
Mercato Saraceno Fc 2004 4
Auronzo di Cadore Bl 2005 20
Sannicadro Garganico Fg 2005 20
Biccari Fg 2005 17
Panni Fg 2005 18
Boves Cn 2005 20
Città della Pieve Pg 2005 9
Padova Pd 2006 Non noto
Tregnago Vr 2006 15
Orzinuovi Bs 2006 4
Casciana Terme Pi 2006 4
Caprino Veronese Vr 2007 10
Valdagno Vi 2007 15
Berzonno di Pogno No 2008 10
Novara 3 No 2008 10
Marlia Lu 2008 9
Poggibonsi Si 2009 18
Roma (ASL RM D) Rm 2011 35
Semproniano Gr 2013
San Secondo Pr 2013
Forlimpopoli Fc 2013 28
Castel San Pietro Bo 2014 40
Orbetello Gr 2014 6
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IL MODELLO DELL’EMILIA-ROMAGNA4
Aspetti funzionali
PROFILO FUNZIONALE
DEFINIZIONE RISPOSTA A QUALI BISOGNI TIPOLOGIA DI PAZIENTI DEI PAZIENTI
Ospedali di Comunità (OsCO) sono I ricoveri presso gli OsCO non de- A. pazienti, prevalentemente A. Pazienti con insufficienza
finalizzati ad ottenere specifici vono confondersi né sovrapporsi anziani provenienti da struttura cardiocircolatoria e/o respira-
obiettivi sanitari, attraverso alle attività socio-sanitarie rese ospedaliera, per acuti o riabili- toria, condizioni neurologiche o
modelli assistenziali intermedi a favore di pazienti non autosuffi- tativa, clinicamente dimissibili post-traumatiche per completa-
tra l'assistenza domiciliare e cienti, ma in condizioni di discreta da ospedali per acuti, ma non mento di stabilizzazione, etc.
l'ospedalizzazione, in particolari stabilità clinica, destinati usual- in condizioni di poter essere
tipologie di pazienti che prolun- mente ai Centri Residenziali per adeguatamente assistiti al B: Pazienti con riacutizzazione di
gherebbero, senza particolari Anziani (CRA), o con i ricoveri di proprio domicilio o di non potere patologie cronica preesistente o
utilità, la durata di un ricovero pazienti in Cure Palliative presso altrimenti proseguire le terapie monitoraggio dell’introduzione
ospedaliero o potrebbero essere gli Hospice. riabilitative per la complessità del di presidi medici invasivi o nuovo
trattate appropriatamente anche quadro clinico. B. Pazienti fragili evento destabilizzante, come i
al di fuori dell'ospedale, ma non a e/o cronici provenienti dal domici- postumi di terapie oncologiche
domicilio. lio o dalla CRA, per la presenza di
una instabilità clinica.
4 R. Ferraro, D. Giannunzio A. Grassitelli, F.Marchitelli, P. Savina, D.Scanzani “Sistemi Integrati di Assistenza in Regime di Pros-
simità: L’Ospedale di Comunità” Università La Sapienza di Roma - MIAS - 2015
75
Ingresso Dimissione
76
PROPOSTA DISTRETTUALE
77
4. PROPOSTA DISTRETTUALE
A partire dagli innovativi servizi che costituiscono i nodi delle cure intermedie si sono presi in considerazione, e di
seguito esplose, le proposte e le ipotesi di riassetto della Rete Ospedaliera e Territoriale del Distretto Reno, Lavino
e Samoggia.
Il gruppo dopo aver approfondito aspetti normativi, organizzativi nonché i dati di attività di tutti servizi Socio Assi-
stenziali del Distretto, ha individuato alcuni aspetti peculiari che connotano la rimodulazione dell’offerta che viene
qui descritta nei suoi elementi essenziali :
■■ Case della Salute
■■ Medicina di Iniziativa e Ambulatori infermieristici
■■ Cooprogettazione e strategie di coinvolgimento della comunità locale
■■ Dal PCAP al Team delle Cure Intermedie (TCI)
■■ Ospedali di comunità (OsCO) e/o Letti tecnici assimilabili
■■ Gruppi di Auto Mutuo Aiuto
■■ Formazione
Gli ambiti di riferimento del Distretto con le relative Case della Salute, saranno due:
uno - ambito Reno Sasso - sviluppato sulla valle del Reno (50.845 abitanti) e uno - Lavino Samoggia - lungo valli del
Lavino e del Samoggia (60.016 abitanti).
Le case della Salute Reno-Sasso e Lavino-Samoggia saranno organizzate, secondo il sistema Hub e Spoke. Le
due sedi principali, Casalecchio di Reno e Zola Predosa, sono collegate alle sedi di Sasso Marconi, Bazzano, Monte
S.Pietro, Crespellano , Monteveglio, Castello di Serravalle, Savigno nonché a tutti i nodi sociali e sanitari che si
prendono cura della popolazione di quell’ambito.
A regime, attraverso una robusta azione di collegamento, integrazione, sinergia organizzativa e professionale, l’of-
ferta nelle due Case della Salute, si comporrà di:
un punto di accesso ed accoglienza qualificato ed esperto, la Medicina Generale e PLS funzionalmente collegata
alla Casa della Salute organizzati sui singoli o in associazione (Rete e Gruppo, Continuità Assistenziale, Specialisti-
ca ambulatoriale pubblica e privata accreditata, Diagnostica per immagini tradizionale, Ambulatori infermieristici,
Ambulatori cronicità, Distribuzione diretta farmaci e presidi, Pediatria di Comunità, Consultorio Familiare, Neuro-Psi-
chiatria Infantile, Geriatria e Centro Disturbi Cognitivi, Ambulatori del Dipartimento di Salute Mentale, Sert Psicolo-
go integrato con MMG, Sportelli e Servizi Sociale, Sportello Unico Distrettuale, Protesica, Assistenza Infermieristica
Domiciliare, Rete delle cure palliative, Team delle Cure Intermedie, Punto di valutazione fisioterapica e riabilitazione
funzionale, Sanità Pubblica.
Completano l’offerta distrettuale l’ospedale di Bazzano e l’ospedale privato accreditato Villa Chiara.
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Attualmente sono in corso precisi approfondimenti e riflessioni del gruppo di lavoro che ha redatto il presente do-
cumento che, insieme ai partecipanti delle due iniziative di formazione in corso, intende costruire percorsi, azioni
ed attività utili a dare graduale concretezza alle Case della Salute contraddistinte dalle nuove logiche ed indicazioni
contenute nel documento di Programmazione dell’assistenza territoriale e della rete ospedaliera nell’area metropo-
litana di Bologna (PATRO) approvato dalla CTSS, dalla DGR 2128/2016 e dai contenuti del Piano Sociale e Sanitario
2017-2019 della Regione Emilia Romagna.
Ciò significherà rivedere, in modo graduale e progressivo il layout, la distribuzione delle attività, delle funzioni e
dell’organizzazione nelle diverse Case della Salute ponendo particolare attenzione ad una articolazione sensibile alle
esigenze e alle caratteristiche del territorio distrettuale
Per entrambi gli ambiti, il pensiero che deve sottendere il lavoro futuro riguarda la costruzione e lo sviluppo di una
nuova cultura della salute attraverso:
■■ la condivisione di un pensiero e di un’azione consapevole e costante da parte della comunità profes-
sionale (dipendenti, convenzionati, privati accreditati), in rete ed integrata a favore di una effettiva,
e semplificata, presa in carico dei cittadini. Ciò significa anche promuovere lo sviluppo di una co-
munità tra tutti i professionisti, le sedi, le strutture e i servizi presenti nel territorio di riferimento;
■■ l’organizzazione e la cura, in ogni Casa della salute, di un modello di accesso-accoglienza facilmente
identificabili e competenti per riconoscere l’insieme dei bisogni della persona e generare risposte
appropriate, orientate alla massima continuità di cura ed equità di accesso;
■■ l’attivazione di un deciso approccio proattivo, con interventi diversificati (dalla promozione degli stili
di vita alla cura dei pazienti cronici) a seconda della fascia di rischio e fragilità della popolazione;
■■ l’aumento dell’autosufficienza territoriale per le prestazioni ambulatoriali specialistiche fino ad arri-
vare al 70% per le branche specialistiche che consentono la presa in carico di primo livello;
■■ il coinvolgimento attivo del Volontariato, delle Associazioni e dei Cittadini nella progettazione e
realizzazione delle politiche socio-sanitarie (co-progettazione);
■■ azioni volte a facilitare la presenza, il sostegno e l’energia delle fasce giovanili.
Altresì, sulla base del principio che vuole i cittadini soggetti attivi e sempre più protagonisti nelle decisioni che
riguardano la loro salute, la nuova Casa della Salute prevede la presenza del volontariato nelle sue forme più classi-
che di accoglienza e orientamento per i cittadini ed anche nella progettazione e realizzazione di iniziative rivolte alla
Comunità con la formula già in parte avviata di co-progettazione.
79
Nella Delibera 2128/2016 sono descritti spunti esemplificativi di aree integrate di intervento secondo il paradigma
della medicina d’iniziativa
80
nella costruzione di momenti di lavoro in equipe con i MMG per la massima condivisione di percorsi e di obiet-
tivi nonché nel rendere tempestive le informazioni di feedback sui singoli casi/problemi/risultati. Secondo la logica
della Casa della Salute “ oltre i muri” si sostiene la possibilità di prevedere lo stesso tipo di attività ambulatoriale
infermieristica anche in alcune sedi collegate, privilegiando le sedi di Medicina di Gruppo.
In linea con quanto sopra, si vuol procedere ad un maggior coinvolgimento degli Ambulatori Amico, come parte della
comunità professionale, nei percorsi e nei processi di cura ed assistenza.
81
In merito alla presa in carico degli utenti in OsCO dal punto di vista clinico si è aperta una discussione su diversi
modelli possibili:
■■ modello ideale che vede nell’MMG il responsabile clinico dei propri pazienti che si rapporta
con i diversi consulenti (psichiatra, psicologo, oncologo, cardiologo…);
■■ modello in cui MMG è responsabile clinico di tutti gli utenti in OsCO e si rapporta con colleghi
MMG e consulenti (presenze a rotazione di diversi MMG);
■■ MMG come medico di riferimento “consulente” per il medico Responsabile Clinico all’interno
della struttura di cure intermedie. Qualora il paziente sia assistito dal medico della CRA in cui risie-
de, sarà lo stesso a svolgere la funzione di “consulente”.
Qualsiasi sia il modello scelto si ritiene fondamentale:
■■ la predisposizione del PAI con la presenza/coinvolgimento del MMG unitamente agli altri pro-
fessionisti interessati;
■■ l’avvalersi, come per il domicilio, della Continuità Assistenziale e del 118 per gli interventi in urgenza
nelle ore notturne e nei fine settimana;
■■ la presa in carico e la continuità tra i setting di cura, facilitata da un approccio di Case Mana-
gement e dal coinvolgimento degli infermieri di riferimento in particolare nelle fasi di accesso, di
definizione del piano di assistenza, di verifica e dimissione;
■■ il coinvolgimento di familiari e caregiver che diventa determinante per assicurare continuità
assistenziale al rientro a domicilio del paziente. La loro presenza in OsCO, come struttura aperta,
deve essere incentivata dai professionisti per attuare percorsi di educazione e condivisione del
progetto integrato di presa in carico personalizzata.
82
Il tavolo di coordinamento distrettuale manterrà costante il collegamento al tavolo di coordinamento metropolitano
con incontri programmati e collaborerà alla produzione di eventi formativi di 2 tipi:
■■ I livello di informazione e conoscenza di base dell’auto mutuo aiuto
■■ II livello di formazione di facilitatori e promotori dell’auto mutuo aiuto
4.7. FORMAZIONE
A fronte del significativo inquadramento offerto dalla regolamentazione regionale, abbiamo avviato processi ed
esperienze che, superata la fase esplorativa, tendono a configurarsi come pratiche strutturate, con importanti ele-
menti di differenziazione non solo nei diversi contesti dimensionali ma anche su base geografica a livello distrettua-
le. Un elemento evidente dell’esperienza fatta ad oggi è, peraltro, offerto dalla centralità dei professionisti, i quali
ricoprono in maniera sempre più evidente il ruolo di veri e propri agenti del cambiamento.
Superata la fase esplorativa di introduzione del cambiamento, emerge l’esigenza di estendere i processi innovativi in
maniera sempre più efficace e pervasiva, così da completare la diffusione dello sviluppo delle cure intermedie e delle
Case della Salute quali contesti di costruzione sociale della salute, patrimonio della comunità e non mere soluzioni
organizzative di natura strettamente gestionale.
Si prevede il proseguimento di iniziative di formazione che coinvolgano, per i due ambiti individuati, i professionisti
sanitari e sociali e principali interlocutori esterni facenti parte la comunità.
83
5. CONSIDERAZIONI E QUESTIONI APERTE
La complessità dell’intera riorganizzazione impone una graduale realizzazione delle proposte presentate. Il gruppo di
lavoro ritiene di riportare di seguito alcune considerazioni e questioni rimaste aperte che potranno diventare oggetto
del lavoro futuro.
■■ Gli elementi portanti del progetto che devono essere meglio dettagliati e condivisi sono il sistema
delle responsabilità clinica assistenziale e organizzativa e la descrizione del percorso dalla presa in
carico individuando le funzioni principali degli snodi strategici come il TCI e dei professionisti che lo
compongono.
■■ il modello organizzativo e la responsabilità clinica dovranno essere sostenuti e coerenti con gli ac-
cordi contrattuali di riferimento per la Medicina Convenzionata e per i professionisti dipendenti.
■■ analizzando i criteri di inclusione di utenti per OsCO sono emerse necessità di approfondire percorsi
di accesso anche per minori cronici e utenti in carico ai CSM.
■■ l’analisi delle risorse, professionali e strutturali, necessarie per attivazione dei letti di Cure Interme-
die nei due ambiti territoriali e per l’intera progettazione descritta.
■■ necessità di diffusione e condivisione delle finalità ed opportunità della proposta con tutte le parti
interessate (Comunità locale, comunità professionale, stakeholder di riferimento, ecc).
84
6. TEMPOGRAMMA
TEMPI DI REALIZZAZIONE
Fasi/ Attività
settembre
settembre
novembre
novembre
dicembre
dicembre
febbraio
gennaio
ottobre
ottobre
maggio
maggio
agosto
agosto
giugno
giugno
Incontri
marzo
aprile
luglio
luglio
Incontri UDD
Analisi dati documenti e
normative
Discussione /proposte
Elaborazione documento
del gruppo di lavoro
Presentazione Direzione
Proposta Macro * *
Presentazione CTSS
* * *
Gruppo Layout Bazzano
Azioni di Concretizzazione
delle proposte emerse
Visita presso strutture
regionali avviate
Formazione specifica
Condivisione e Diffusione
interno /esterno
*Incontri
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7. DOCUMENTI E NORMATIVE DI RIFERIMENTO
DGR 291/2010
Casa della salute: indicazioni regionali per la realizzazione e l’organizzazione. Funzionale.
DGR 221/2015
Requisiti specifici per l’accreditamento del dipartimento di cure primarie.
LEGGE 135/2012
DM 70/2015
Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assisten-
za ospedaliera.
DGR 2040/2015
Riduzione tempi attesa chirurgici
Riorganizzazione rete ospedaliera
Area chirurgica
Riorganizzazione dalla rete ospedaliera secondo gli standard previsti dalla legge 135/2012, dal patto per la salute
2014/2016 e dal dm salute 70/2015
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ALLEGATO
Approfondimenti sulla coprogettazione
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LA COPROGETTAZIONE
Progettare deriva dal latino “proicere” che significa “gettare avanti” che implica un’attività di ideazione e prefigu-
razione che anticipa delle possibilità realizzative. La preposizione “co” richiama il carattere plurale del soggetto che
progetta e determina una visione della coprogettazione come processo sociale.
Per coprogettazione si intende una modalità di costruzione, affidamento e gestione di iniziative e interventi sociali
attraverso una partnership tra pubblica amministrazione e soggetti del privato sociale. Le esperienze di coproget-
tazione stanno avendo una sempre maggiore diffusione. Di qui la sollecitazione a sviluppare riflessioni e valutazioni
sul loro funzionamento e la loro efficacia. Gli enti locali e i soggetti del privato sociale si trovano, infatti, ad agire
in una cornice che supera il tradizionale rapporto committente fornitore a favore di una relazione caratterizzata da
partenariato e corresponsabilità. Ciò richiede nuovi strumenti e metodologie sia dal punto di vista operativo sia dal
punto di vista relazionale e organizzativo1.
La crescente domanda di processi democratici nella costruzione di un nuovo welfare inclusivo che nasca “dal basso”
si traduce, quindi, nella necessità di avviare un processo di co-produzione attraverso la partecipazione dei cittadini
nella costruzione dell’offerta di servizi di pubblica utilità.
Una molteplicità di attività che compongono un servizio possono essere co-prodotte: dalla co-pianificazione (si pensi
ad esempio alla partecipazione deliberativa), alla co-progettazione (per esempio la consultazione degli utenti); dalla
co-prioritizzazione (i budget partecipati) al co-finanziamento (alcune forme di fundraising); dal co-management (ov-
vero la gestione comunitaria di beni comuni piuttosto che le scuole gestite da genitori) alla co-erogazione (gruppi di
supporto tra pari, attività gestite dagli utenti, ecc.) e alla co-valutazione (cioè rating realizzati dagli utenti)2.
La co-produzione può, quindi, essere interpretata come una nuova cultura e un nuovo stile di lavoro che pone al
centro la relazione tra utente e professionista, aperta agli apporti delle reti social dell’uno (famiglia, amici, comunità,
associazioni) e dell’altro (organizzazioni di appartenenza, reti di pari, enti locali), per la produzione di servizi perso-
nalizzati e personalizzanti, ossia costruiti con, a favore di, per la “crescita” dell’utente stesso e della sua comunità
di riferimento3.
LE PRATICHE PARTECIPATIVE
La partecipazione4, intesa come leva strategica inclusiva, apre alla co-costruzione di senso, rafforza l’accountability
delle scelte, e attiva anche azioni di ascolto e consultazione al fine di individuare nuovi bisogni e fragilità, attuando
o ricalibrando progettualità. La partecipazione resta tuttavia non solo un mezzo ma anche un fine che in termini di
risultati può portare sia a scelte migliori ma anche a migliori relazioni, rafforzando quindi il legame di fiducia tra
istituzioni pubbliche e cittadini. In senso longitudinale, si può infatti affermare che un processo partecipativo con-
tribuisce a sviluppare un percorso di crescita, quindi di apprendimento dei soggetti coinvolti, prevedendo anche il
processo evolutivo di cittadini, da potenziali stakeholder, informati o che si informano, a stakeholder consultatati e
ascoltati, che a loro volta possano diventare shareholder, cioè cittadini responsabili non solo della propria salute ma
anche responsabili della salute della propria comunità (Fig.1),attivando processi di empowerment5.
1 “La Coprogettazione” La partnership tra pubblico e terzo settore , Ugo De Ambrogio Cecilia Guidetti -2016 – Carrocci Faber
2 Orlandini, Rago, Venturi , Short Paper 1/2014 “Co-produzione ridisegnare i servizi di welfare”
3 “Imprese Ibride” Modelli di innovazione sociale per generare valore. Paolo Venturi, Floriano Zardani - Maggio 2016 - EGEA
4 S.T.- Le Case della Salute N. 211 – 2016 ”Dall’awareness all’empowerment di comunità”
5 Palumbo M, Torrigiani C. “La partecipazione fra ricerca e valutazione” Milano 2009 Franco Angeli
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Nello stesso tempo, la stessa organizzazione apprende, allontanandosi dall’idea che esista un one best way determi-
nato dal sapere tecnico-specialistico e riconoscendo come nelle società complesse sia impossibile una netta sepa-
razione tra “sapere esperto” e “sapere profano”,portando nei processi decisionali anche le conoscenze esperienziali
dei cittadini, considerati anche nelle loro forme di rappresentanza6.
La partecipazione rischia di essere considerata positiva in sé ma spesso vaga e con poche ricadute in termini di
risultati. Per tale ragione, siamo partiti da un impianto concettuale che considera le dimensioni sociali della parteci-
pazione, definita come un insieme categoriale di azioni che ripropongono le “pratiche che intervengono nel percorso
partecipativo”. Nello specifico: comunicazione, animazione (engagement), ascolto ed empowerment. (Fig. 2).
L’individuazione di categorie, tuttavia, non deve indurre a pensare la partecipazione come sommatoria di azioni,
in modo particolare per l’impossibilità di individuare confini netti che separino inequivocabilmente una categoria
dall’altra e consentano in questo modo di isolare e considerare distintamente ciascuna pratica. Al contrario, all’in-
terno del processo partecipativo, le azioni di comunicazione, di animazione, di consultazione e di empowerment non
solo si alimentano a vicenda, ma si richiamano di continuo7.
6 Cervia S., “La partecipazione dei cittadini in Sanità”, Franco Angeli , Milano 2014
7 Ciaffi D., Mela A., “La partecipazione” Carrocci, Roma 2006
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Affinché questo “richiamo” non produca ridondanza e confusione è altresì necessario che dietro un progetto parte-
cipativo così concepito ci sia sempre una strategia intenzionale e condivisa con tutti gli attori interessati e che le
azioni siano agite in modo coordinato, tempestivo e riflessivo sui risultati prodotti. In particolare due sono le que-
stioni sui cui porre attenzione durante tutto il processo: i soggetti da coinvolgere e l’orchestrazione degli strumenti
operativi che si intende
proporre nelle diverse fasi. In riferimento agli attori, è importante sottolineare l’attenzione che si è posta nel map-
parne le risorse formali e informali presenti nel territorio, cercando quindi di andare
al di là dei “soliti noti”, allargando il coinvolgimento a soggetti diversi fra loro ma che fossero il più possibile rappre-
sentativi dell’interesse della collettività (grado di inclusività orizzontale). Pensare a chi coinvolgere significa anche
rivolgersi verso l’interno del sistema Azienda, agganciando i professionisti sanitari, protagonisti del processo e
andare verso altri attori istituzionali (grado d’inclusività verticale). Alla luce di queste ultime considerazioni una delle
conditio sine qua non, per impostare un percorso di partecipazione delle comunità alla salute risulta la sua qualità
“embedded” che definisce quanto i risultati ottenibili siano strettamente connessi al territorio e contesto sociale in
cui si vuole agire.
8 Ostrom E., Crossing the Great Divide: Coproduction, Synergy and Development, in «World Development», 1996, 24, 6, pp. 1073-1087.
9 Sabel, C., Esperimenti di democrazia. Architetture di governance nella globalizzazione poliarchica, Roma, Armando editore, 2012.
90
Ostrom ha elaborato otto principi progettuali (design principles) che spiegano la buona riuscita e i positivi risultati ot-
tenuti da tali esperienze. Questi criteri possono essere “adottati” come modelli di riferimento nella coprogettazione:
1. Chiara definizione fisica dei confini (geografici, tematici, sociali)
2. Congruenza tra le regole di appropriazione e di fornitura e le condizioni locali (regolare l’utilizzo delle
risorse comuni)
3. Metodi di decisione collettiva (per l’indirizzo democratico e partecipativo della coprogettazione i
processi decisionali sono improntati alla collegialità)
4. Controllo (soggetto-organo collegiale al quale si affida la responsabilità di controllo di utilizzo di
risorse collettive e il comportamento dei fruitori dei servizi)
5. Sanzioni progressive(responsabilità gestionale di sanzioni rivolte a chi vìola norme operative con-
divise)
6. Meccanismi di risoluzione dei conflitti (trattare in modo rapido e precoce i conflitti che possono
insorgere, coprogettazione come prospettiva per lo sviluppo di welfare relazionale)
7. Riconoscimento del diritto di organizzarsi (promuovere la partecipazione dei cittadini e dei destina-
tari dei servizi in attività di indirizzo e verifica della coprogettazione favorendo la partecipazione di
rappresentanza e favorendo l’espressione di loro contributi).
8. Organizzazioni articolate su più livelli (sviluppare adeguate articolazioni proporzionate all’ampiezza
dei contesti se necessario su più livelli concentrici)
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Fase III
Selezione pubblica: sono selezionati i soggetti con cui sviluppare le attività di coprogettazione e di realizzazione
degli interventi, sulla base dei criteri oggettivi di valutazione delle loro proposte progettuali, predeterminati e resi
noti con il bando di indizione dell’istruttoria
Criteri di valutazione “specifici” dell’ istruttoria pubblica di coprogettazione:
■■ proposta progettuale requisiti oggettivi (coerenza con documento linee guida coprogettazione; at-
tività innovative e sperimentali; interazioni progettuali e collaborazioni stabili con i soggetti della
rete; integrazione organizzativa e operativa tra ente e partner progettuale; governo, di presidio, di
controllo della coprogettazione; monitoraggio e valutazione della qualità e dei risultati; rilevazione
grado di soddisfazione dell’utenza) requisiti soggettivi valutabili solo se strettamente attinenti alle
caratteristiche oggettive e al merito valutativo della proposta progettuale e con pesi non prepon-
deranti (organizzazione, personale impegato; esperienze maturate nella gestione di servizi che di-
mostrino capacità di radicamento e di fundraising ; progetti finanziati da altri enti pubblici o privati;
accreditamenti o certificazioni)
■■ costi della coprogettazione ( costi dei beni immobili e strumentali e delle attività e delle prestazioni
messi a disposizione dal partner progettuale; quota di copertura di tali costi da parte del partner pro-
gettuale con risorse proprie o autonomamente reperite ; misura del finanziamento pubblico richiesto
dal soggetto partner a titolo di compensazione degli oneri relativi alla attuazione del progetto)
Fase IV
Coprogettazione: svolgimento dell’attività di vera e propria dicoprogettazione tra i responsabili tecnici del soggetto
selezionato ed i responsabili tecnici dell’ente
Fase V
Stipula, in forma di convenzione, dell’ accordo di collaborazione con il quale sono regolati i rapporti tra l’ente locale
e soggetto del terzo settore
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PROGRAMMAZIONE ED INNOVAZIONE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE E OSPEDALIERA DISTRETTO RENO, LAVINO E SAMOGGIA
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PROGRAMMAZIONE ED INNOVAZIONE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE E OSPEDALIERA DISTRETTO RENO, LAVINO E SAMOGGIA
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