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Introduzione
"Questa batteria è compressa", "se non usi un compressore tuoi brani suoneranno sempre mosci",
"senza compressione valvolare il suono della chitarra non è professionale"...
Alzi la mano chi non ha mai sentito pronunciare una frase come queste.
Non c'è niente come la compressione, nell'audio sia analogico che digitale, che sia in grado di
scatenare panico e diffondere miti e mitologie nei tecnici alle prime armi, e a volte anche in quelli
più esperti.
Fino ad una certa età ho sentito parlare della compressione come di un fenomeno esoterico, avvolto
in aloni mistici, le cui misteriose regole potevano essere comprese solo da veri iniziati.
Nondimeno, alla compressione erano dovuti i più grandi suoni che potessero esistere, e
contemporaneamente vi erano attribuiti i più gravi errori.
Un fondo di verità in tutto questo c'è: in effetti la compressione non è un processo semplice o dai
risultati comprensibili e controllabili per un profano come invece, ad esempio, la regolazione di un
equalizzatore (non che quest'ultima sia semplice) o l'applicazione di un effetto come un riverbero.
Già il nome "compressione" causa equivoci e fraintendimenti.
E va detto che molti fattori nella compressione possono produrre effetti spiacevoli o rovinare
completamente il lavoro di registrazione.
Nonostante ciò, la compressione è essenziale per ottenere buoni risultati sia dal vivo che in studio,
ed in questo tutorial cercheremo di capire perchè e come ottenere dei buoni risultati.
Attenzione: diciamo subito che i compressori esistono in numerose forme, sia software che
hardware. Questi ultimi in particolare si suddividono, come molte altre apparecchiature, tra
compressori valvolari e a transistor.
Si dice in genere che le apparecchiature valvolari siano migliori di quelle a transistor. Per quanto
ciò, in presenza di ottime circuiterie, e a pari livello di accuratezza nella progettazione e nella
costruzione, sia probabilmente vero, bisogna ricordare che non è la presenza di una valvola a
rendere migliore un circuito per altri versi scadente o comunque non eccelso.
Quindi, se intendete acquistare un compressore, prima di spendere delle grosse cifre, provatene vari
modelli e imparate a fidarvi prima di tutto delle vostre orecchie.
Definizioni
I compressori e i limiter sono processori di segnale che riducono la gamma dinamica del segnale.
In generale i processori che agiscono sulla dinamica vengono appunto detti processori di dinamica.
Cosa sia la dinamica e come questa venga "compressa" lo spiegheremo tra poco.
Notate che come plug-ins di software come Logic o Cubase i compressori vengono appunto
catalogati come dynamics.
Prima di tutto cerchiamo di capire cosa è che viene compresso, e in che modo.
Se infatti è ovvio che il compressore comprime, il cosa, come e perchè venga compresso sono
concetti più difficili da afferrare.
Cominciamo dal cosa: il compressore comprime, come abbiamo detto, un segnale audio.
La dinamica di un segnale è il range nel quale varia l'ampiezza di un segnale.
Ad esempio, la dinamica di un brano musicale potrebbe essere tra 40 dB e 90 dB (ipoteticamente,
tanto per fare un esempio). In questo caso la dinamica complessiva sarebbe di 50 dB, ossia la
differenza tra il valore massimo e quello minimo. Ciò descrive il fatto che i valori hanno la facoltà
di variare in un intervallo (o, appunto, range) di 50 dB complessivi.
Abbiamo detto che per tutto il tempo per il quale la compressione è applicata, il segnale viene
compresso in una gamma dinamica più ristretta di quella originaria.
Attenzione: non è detto che, in termini di livelli, il segnale sia di livello più alto o più basso che in
origine; ma certamente la differenza tra il massimo livello e il livello minimo del segnale compresso
sarà minore della differenza tra il massimo livello e il livello minimo del segnale non compresso.
Facciamo un esempio cambianfdo i valori: se il segnale originario assume valori oscillanti tra 10 dB
e 80 dB, l'effetto del compressore potrebbe essere di fare in modo che il segnale venga "costretto" in
un range compreso tra 50 dB e 100 dB. Come vediamo, il segnale avrà un valore massimo più alto
del segnale originario, ma la sua gamma dinamica complessiva sarà stata "compressa" - appunto -
da 70 dB (80-10) a 50 dB (100-50).
Sarà anche possibile che lo stesso segnale venga compresso per assumere valori di ampiezza
compresi tra 40 e 70 dB: in questo caso la gamma dinamica è ancora più ristretta (soli 30 dB) ma il
valore massimo sarà inferiore a quello originario. In entrambi i casi c'è stata compressione.
Come si fa a dire al compressore come modificare la gamma dinamica di un segnale?
Diciamo per ora che il compressore agisce quando il segnale raggiunge una certa soglia o threshold,
ossia un certo valore minimo prestabilito, regolato dall'utente, e che la "quantità" di compressione
applicata viene stabilita mediante controlli di ratio e gain, oltre a controlli più fini come attack,
release e knee. Vedremo tutti questi valori più avanti.
Parametri e valori
Per i segnali sopra la threshold, il rapporto tra la variazione nel livello d'ingresso (in dB) e la
variazione del livello di uscita - dopo la compressione - è conosciuto come "rapporto di
compressione" o ratio.
Attenzione: perchè per la ratio si parla di "variazione nel livello" e non semplicemente di "livello"?
Se ci pensate un attimo è ovvio. Il compressore agisce sulla dinamica, per cui reagisce a variazioni
di livello. Come abbiamo già detto, è la dinamica del segnale ad essere compressa.
La ratio indica esattamente la percentuale della quale il compressore comprime le variazioni del
livello d'ingresso. Con una ratio di 2:1, ad esempio, il compressore trasformerà una variazione di 20
dB (ad esempio da 40 dB a 60 dB) in una variazione di 10 dB.
Vediamo questo esempio nella schermata del compressore grafico nel software soundforge.
La maggior parte dei limiter, che sono come abbiamo visto particolari compressori - avranno una
ratio tra 8:1 e 20:1, o anche superiore.
Se un'unità è impostata su una compressione di 8:1, allora un incremento nel livello d'ingresso di 8
dB (assumendo che il segnale d'ingresso sia sopra il valore di soglia) risulterà come un incremento
di 1 dB nel livello d'uscita.
Alcune unità offrono un valore di compressione infinita, dove nessun incremento del livello
d'entrata sopra la soglia causerà un incremento nel livello di uscita. E' il caso del "muro" come
abbiamo visto prima. In questo caso il compressore-limiter impone un livello massimo possibile di
uscita al segnale.
I compressori in genere usano una ratio più bassa dei limiter, normalmente tra 1,5:1 e 4:1.
Vediamo un'impostazione di limiter nel compressore di soundforge.
Poichè la caratteristica di trasferimento (ossia la pendenza del grafico raffigurante il cambiamento
in uscita del segnale in entrata) cambia al livello di soglia, la soglia o threshold è anche conosciuta
come punto di rotazione (ma si tratta di una dicitura utilizzata molto raramente).
Nel grafico che segue vediamo come cambia la risposta del compressore con un effetto combinato
delle regolazioni di threshold e ratio.
I processori di dinamica hanno in generale due possibili modalità di funzionamento: ci sono quelli
basati sui valori di picco e quelli che si basano sul valore "rms response". Ognuno dei due sistemi
presenta i suoi vantaggi in differenti situazioni. Ad esempio, l'analisi basata sui picchi si rivela
particolarmente efficace con le percussioni, mentre l'analisi rms dà migliori risultati con programmi
complessi.
Inoltre, il compressore ha due possibili modi di applicare la riduzione di gain (gain reduction) i
cosiddetti "hard knee" e "soft knee". Alla lettera, queste locuzioni potrebbero essere tradotte come
"ginocchio duro"e "ginocchio soffice". Il ginocchio è quello che prima abbiamo chiamato punto di
rotazione della caratteristica di compressione, ossia il punto in cui il segnale raggiunge la threshold.
Con un'impostazione di hard knee si ha una risposta più "meccanica" dal compressore, mentre il
soft knee può garantire risultati più morbidi, con un senso più "musicale", in quanto la
compressione inizia a lavorare in modo meno istantaneo e quindi, apparentemente, più naturale.
Tra i valori che l'utente può modificare in un compressore che lavori in peak mode, ci sono l'attack
e il release. I compressori che lavorano in rms mode regolano questi valori automaticamente.
Con il valore di attacco (generalmente compreso tra 0.1 ms e 200 ms) si stabilisce quanto
velocemente la circuiteria interna del compressore/limiter debba reagire ai cambiamenti nel livello
del segnale d'ingresso. Quanto più lungo viene settato il tempo di attacco, tanta più parte della
dinamica del segnale originale viene lasciata inalterata prima che entri in azione il compressore.
Con tempi d'attacco più lenti, si ottiene un suono più omogeneo, che tende a mantenere le
caratteristiche dinamiche del segnale originale, ma in compenso il compressore non reagirà molto
rapidamente a cambi di livello subitanei, e questo è un fattore di cui tenere conto nella regolazione
del tempo di attacco.
Vediamo un paio di esempi chiarificatori: con un tempo di attacco lungo su un suono di chitarra, si
potrà ottenere una compressione che mantenga il classico attacco della pennata del chitarrista.
Analogamente, un tempo di attacco lungo su una cassa di batteria conserva una parte del suono
iniziale tipico di questo strumento. In questi casi, scegliere un tempo più lungo può rendere un
suono più naturale e che non snatura le caratteristiche degli strumenti presi in esame.
Un attacco cortissimo è invece necessario quando si usi un limiter per evitare forti picchi che
possano danneggiare l'impianto.
Il tempo di release (generalmente compreso tra 50 ms e 5 secondi) determina quanto impiega il
compressore ad interrompere la propria azione. Con tempi di rilascio brevi, il compressore
riproduce ogni minima variazione nel livello d'ingresso, il che può produrre un effetto irregolare di
"ondulazione" che riduce la dinamica ma aumenta il livello di uscita. Tempi di rilascio più lunghi
tendono a schiacciare maggiormente il segnale, producendo un output più basso ma mantenendo
maggiormente le caratteristiche della dinamica del segnale originale.
Un tempo di release molto lungo può essere utilizzato come un effetto, e infatti negli anni '60 una
tecnica di registrazione molto diffusa utilizzava lunghi tempi di rilascio nella compressione della
batteria.
Nell'immagine che segue osserviamo l'effetto dei tempi di attacco e rilascio.
Un altro valore da regolare su tutti i compressori è l'output gain, in genere variabile tra -20 e +20
dB).
Questo controllo è importantissimo e per capire come agisce bisogna aver capito molto bene come
agisce la compressione.
Nel processo di riduzione della dinamica, si ha un abbassamento del livello generale del segnale.
Con la threshold a -20 dB, una ratio di 10:1 ed un valore massimo di input di -10 dB, il livello
massimo di output sarà di -19 dB. Come esercizio, verificate questo calcolo! Il controllo del gain di
output è necessario per poter compensare questa perdita generale di livello, aumentando il livello
del segnale in uscita.
Nel nostro esempio, sarà necessario un output gain di +9 dB per compensare l'effetto della
compressione.
Attenzione: ciò causerà anche un incremento della regione situata sotto la threshold, il che comporta
una maggiore "potenza" del segnale nel suo insieme (e questo è un effetto che può essere ricercato
in molti casi) ma anche un incremento del rumore di fondo, per cui fate attenzione nel regolare
questo parametro. E' ovvio inoltre che un output troppo alto può causare distorsione nel segnale.
Vediamo ad esempio, nell'illustrazione che segue, prima il segnale originale, poi il segnale
compresso senza aggiustamento del gain, e infine l'effetto della compensazione apportata con la
regolazione del gain output.
Generalmente i limiter sono usati solo per processare i picchi di un programma, e questo è il motivo
per cui sono anche conosciuti come limitatori di picco (peak limiters).
Nel settore delle trasmissioni radio-televisive (broadcast), tali unità impediscono una
"sovramodulazione" del segnale trasmesso.
Nell'amplificazione dal vivo (sound reinforcement) possono essere usati per proteggere i diffusori
da eventuali danni meccanici nel caso, ad esempio, della caduta di un microfono (limitando il
livello di picco che sarà fornito all'amplificatore ed agli altoparlanti).
Nell'incisione dei dischi (parliamo ovviamente dei dischi in vinile), essi prevengono un'eccessiva
escursione della puntina di incisione, che potrebbe altrimenti causare la fusione di solchi adiacenti e
perciò conseguenti salti quando il disco impresso viene riprodotto.
Il limiter viene utilizzato in tutte quelle situazioni in cui un improvviso incremento del livello del
segnale possa essere dannoso.
Poichè la circuiteria è quasi identica, la reale distinzione tra un compressore e un limiter sta nel
modo in cui il dispositivo viene usato. Molti di questi dispositivi sono progettati per svolgere
entrambe le funzioni. Essi hanno un'ampia gamma di impostazioni del valore di soglia e del valore
del rapporto di compressione (ratio), e a volte anche dei valori dei tempi di attacco e di rilascio, e
sono quindi conosciuti come compressori/limiter.
Non è possibile dare delle regole da seguire in tutti i casi per una buona compressione. E' possibile
però mettere insieme dei consigli di massima, da apllicare "cum grano salis" e soprattutto fidandosi,
come al solito, di ciò che ci dice l'orecchio.