Concerto in re maggiore K 107 n. 1
(17712)
Alllegro (J. Chr. Bach: Allegro di molto)
B +
Andante (J. Chr. Bach: Andante di molto)
‘Tempo di minuetto (J. Chr. Bach: Minuetto)
tr
2 82
Accompagnamento: violino I, violino II, basso (violoncello).
Durata: 14’
L’origine dei tre concerti, compresi nell’op. 107 del catalogo Koechel,
non é chiara e in passato ha dato luogo a errate attribuzioni cronolo-
giche, a loro volta causa di gravi errori di valutazione. Come nel caso
dei primi quattro concerti, non si tratta di opere mozartiane autenti-
che, bensi di trascrizioni di sonate altrui. Questa volta peré Mozart usa
materiale della stessa fonte, attingendo alla ricca produzione del suo
antico maestro Christian Bach, conosciuto a Londra nel 1765 durante
la memorabile cournée che condusse la famiglia Mozart fino in Inghil-
terra. Questo particolare aveva anzi indotto a pensare che i tre con-
certi, ottenuti trasformando rispettivamente le sonate n. 2, 3 e 4
dell’op. 5 di Bach, risalissero allo stesso anno di quel viaggio, come
tante altre opere del bimbo novenne che il padre spronava continua-
mente, anche nel corso dei faticosi spostamenti da una citta all’altra, da
un paese all’altro, a esercitarsi nella composizione. Retrocessi in una
delle successive revisioni del catalogo Koechel, in base a tale ipotesi, al
posto n. 21, essi riassunsero definitivamente la loro vecchia sigla di K
107 dopo che l’esame comparativo della scrittura, eseguito con metodi
meno empirici di quelli in uso nell’Ottocento, aveva permesso di
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aaccertare che il manoscritto, molto probabilmente, non poteva risalire
ad epoca anteriore al 1771. Non ancora sicuro di sé 0 non ancora
soddisfatto dei risultati ottenuti con le quattro opere precedenti,
Mozart, forse su invito del vigile Leopold, decise di ripetere l’esperi-
mento della trascrizione prima di passare alla composizione vera e
propria. E a Salisburgo rielabord le eleganti sonate del Bach italiano
per formare tre concerti che sono inoltre strettamente conformi al
modello di concerto per piano ¢ orchestra che lo stesso Bach seguiva in
quegli anni fedelmente: taglio in due o tre movimenti, finale per lo pit
non in forma sonata, accompagnamento limitato agli archi. In tutti e
tre e in particolare nel primo di essi, che é Punico in tre movimenti, si
nota, rispetto ai concerti n. 1-4, una maggiore trasparenza del discorso,
idee pit elaborate e contemporaneamente pit concise, contrasti pit
accentuati fra i temi- elementi questi che tuttavia vanno ricondotti
all’arte raffinata di Bach piu che alla bravura del ragazzo prodigio — ¢
inoltre una rilevante attivita dell’orchestra, la quale, pur essendo
numericamente e timbricamente ridotta, non si limita ad anticipare o
ripetere i “pensieri” della sonata, bensi presenta di tanto in tanto
materiale completamente nuovo. Cosi la “codetta” dell’esposizione
che riaffiora regolarmente nei primi due movimenti, entrambi in for-
ma sonata, é tutta di Mozart e cosi pure, in ancora pit larga misura,
quella del minuetto conclusivo.
Allegro. Nel tema principale, il cui motivo di testa € una versione
semplificata del coup d’archet tanto caro a Christian Bach, si pud
prefigurare, nei suoi tratti essenziali, ouverture del Ratto dal serra-
glio. Un successivo motivo puntato del basso fa avanzare il discorso
sino al secondo tema che, nella versione orchestrale, appare pit! ondu-
lato e modellato dell’originale. Dopo questa brillante presentazione del
materiale tematico, entra in campo, come al solito, il piano per ribadire
Venunciato, diffondendosi in passi ornamentali. Qua e [a gli archi
commentano, creando uno sfondo sonoro che, senza sovrastare l’elo-
quio del solista, lo mette nel dovuto rilievo. Lo sviluppo, inframezzato
da un lungo intervento dell’orchestra, é portato avanti dallo strumento
a tastiera e.si basa interamente sul secondo tema; lo stesso vale per la
cadenza, che Mozart, anni piu tardi, compose appositamente per l’al-
legro insieme con una cadenza per l’andante.
Andante. Anche in questa pagina pastorale, piena di legature e di
sospiranti note puntate nello stile di “dolce arcadia”, sono rawvisabili
due temi, esposti per intero prima dall’orchestra e quindi dal piano: il
primo, sognante ¢ rococé, é una via di mezzo fra la serenata viennese,
da suonare con la sordina, e la siciliana di derivazione operistica; il
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na pid scuro’e introverso, si espande successivamente in
ce orelingaenento melodico di sapore folcloristico, come la remini-
scenza di un inno o di un tune popolare inglese. E il primo tema che ora
si presta alla rielaborazione nella parte pianistica, mentre ancora una
volta orchestra afferma la sua presenza con una frase dicommiato che
n esisteva nella composizione di Bach. . a .
neTempo di minuetto. La principale modifica Tispetto al ' ‘minuetto”
della sonata é l’abolizione delle barre di cesura e dell’indicazione de!
ritornello dalla prima parte, alla quale succede cosi, direttamente, il
trio. Ma, sul piano melodico, al flessuoso ed aggraziato tema di danza
di Bach, Mozart affianca sviluppi e nuove proposte tematiche, una
delle quali basta da sola a caratterizzare questo insolito finale di con-
certo. Il trio é press’a poco identico a quello della sonata: l’orchestra si
limita infatti a sostenere la melodia, molto affine a quella del minuetto,
con un pizzicato, a mezzavoce.
NOTA DISCOGRAFICA
Galling (clavicembalo) 6 4 5s
Kann (clavicembalo) 5'30" 4°30" 4’
Veyron-Lacroix 5 5 4 =14
it ‘a dei concerti derivati dalle sonate dei “preromantici” della scuola
Gipangiint oi quest’opera, come le due seguenti, sembra meglio adattarsi
alle possibilita espressive del clavicembalo anziché al timbro | del pianoforte.
Malgrado cid e malgrado un primo tempo troppo sostenuto, | interpretazione
pianistica di Veyron-Lacroix @ superiore alle due altre grazie soprattut 0 ar
un'orchestra scattante nei movimenti veloci e molto sfumata nell’andante.
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