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a Gian Maria e Gregorio

affinchè sappiano cosa ha fatto


il loro bisnonno
Comandante Andrea
partigiano sempre
A cura di Filippo Antonini . Prefazione di Massimo Michelucci

I edizione 2016
Società Editrice Apuana, Carrara

Comandante Andrea partigiano sempre


A cura di Filippo Antonini

Prefazione
Massimo Michelucci

Progetto grafico e impaginazione


Luca Galeazzi

Responsabile editoriale
Catia Bruni

Per i suggerimenti ed il materiale fornito si ringraziano


Massimo Michelucci, Gianni Rustighi e Massimo Mazzolini. Società Editrice Apuana
Prefazione di Massimo Michelucci

Ricordo di Giuseppe Antonini “Andrea”

Ho conosciuto personalmente Antonini agli inizi degli anni Novanta del No-
vecento, quando cominciai a collaborare attivamente con l’Anpi di Massa.
Per varie iniziative ebbi con lui un contatto diretto, la prima volta per un
intervento pubblico a Forno di Massa, in occasione di una commemorazione
dell’eccidio del 13 giugno ‘44. Alla zona massese Andrea rimase sempre molto
legato, forse perché vi avvennero vicende centrali della sua esperienza, e per
le persone che vi conobbe, o con le quali vi passò, sul piano umano, i momenti
più significativi della sua avventura, che più gli segnarono l’animo.
Quando lo conobbi aveva una settantina d’anni, era sempre lucidissimo, gli
occhietti arguti, pronto di spirito, un parlare forbito, una intelligenza viva,
aperta. Con i giovani entrava subito in sintonia, quasi li ricercava. Io poi giova-
ne non ero mica tanto! Di anni ne avevo una quarantina, ma insomma nell’am-
bito dell’ANPI lo ero. Come tutti i grandi vecchi (così subito assieme ai miei
amici lo qualificammo e per la sua storia e per il suo carisma) Antonini ai
giovani sapeva dare i “crecchi”1. Entrava subito in confidenza, si commisurava
ai loro livelli di discorso e di sentire. Si immergeva nello spirito, nei bisogni,
nelle aspettative. In ciò sorprendeva e innegabilmente catturava. Me lo im-
magino con la sua esperienza politica e di vita di fronte ai giovani ribaldi del
‘68, sicuramente non li respinse come tanta vecchia nomenclatura politica, ma
accettò il confronto e quindi anche la lezione. Nei giovani vedeva il nuovo, la
possibilità del futuro. Quasi sempre l’ho sentito ripetere: “Come andare contro
ai giovani?”.

Nel ‘94 con gli amici Ruggero Fruzzetti e Alberto Grossi lo intervistammo
per la nostra ricerca sull’eccidio di Forno del 13 giugno 1944; ne scaturì un
libro ed un video documentario, nei quali è presente la sua testimonianza. Ci

1 Manifestazioni di affetto.

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raccontò come al solito della battaglia del Sagro, un suo leit motiv, che rappre- di Sant’Anna di Stazzema, come per Del Giudice fu forte quella di Forno.
sentò innegabilmente un episodio centrale nella Resistenza Apuana, l’esempio Seguendo gli insegnamenti di tali maestri, Pietro e Andrea, non posso essere
di un vero e proprio scontro a fuoco, definibile come battaglia, tra forze par- ambiguo e non dire crudamente cosa penso. Li divideva sicuramente un di-
tigiane e tedesche, e quindi di per sé rilevante. Lui ne menava gran vanto, e verso approccio politico alla Resistenza, una ragione quindi importante, direi
ne aveva ben ragione! Di combattimenti diretti di tal genere e di tal forza non di sostanza. Antonini era un comunista formatosi nella fabbrica della Piaggio,
ne ho incontrati tanti nella cosiddetta resistenza armata delle Apuane, forse si già prima della guerra, da vero e proprio quadro operaio, aveva una coscienza
potrebbe addirittura definirlo unico. di classe, fu come suol dirsi una vera e propria avanguardia politica, cosciente
Da quell’intervista divenimmo grandi amici, fra noi era nata una simpatia. Lui delle sue finalità, in base alle quali agiva di conseguenza nella strategia della
ci chiamava “i miei ragazzi di Forno”, noi scherzavamo e lo chiamavamo sem- guerra, delle alleanze e delle cose da fare. Del Giudice era un frate dome-
pre con vistosa deferenza, soprattutto quando c’erano altre persone attorno, nicano che aveva vissuto una crisi personale, anche in ragione della guerra,
“Comandante Andrea”, ed erano poi baci ed abbracci. Lui stava bene al gioco, e che fece una scelta esistenziale, il no al fascismo, il no alla guerra, con un
forse addirittura lo cercava. I grandi vecchi amano dare i “crecchi”, ma godono unico e principale obiettivo contingente, il respingere i nazifasciscisti. L’essere
anche a riceverli. un sacerdote lo faceva sicuramente un artefice di non violenza, solo i fatti lo
A Forno, ed in tante altre occasioni, Andrea arrivava sempre con una scorta portarono ad essere scelto se non acclamato come comandante, ma non per
di fidati scudieri, tra loro ricordo con affetto Adriano Mazzoni. Ci si poteva questo gli mancarono grinta e coraggio e capacità d’intervento.
incontrare a Firenze ad un convegno, o ad una manifestazione a Pisa, ma si Lo scontro fu quindi politico, concettuale, Del Giudice non accettò per esem-
era dell’ANPI, cioè si era compagni. Con gli amici viareggini riuniti attorno ad pio la figura del commissario politico nelle sue formazioni, che tra l’altro erano
Andrea, ormai tutti sempre più anziani, che mai però demordevano, c’era una piene di comunisti. Quasi a significare che non negava l’idea, ma l’apparato!
sorta di sintonia e di solidarietà solo per tale comunanza di affiliazione che ci Figuriamoci per un comunista come Antonini negare un ruolo così impor-
rendeva amici. La stessa cosa da più giovane l’avevo vissuta nei movimenti del tante nell’architettura organizzativa! Era come eliminare aprioristicamente il
‘68, al quale, al di là delle critiche che ha ricevuto, va riconosciuto il lascito po- fine, una cosa davvero inaccettabile.
sitivo e incontestabile della solidarietà e dell’amicizia, come valori che legano Se si dovesse illustrare la figura del Commissario politico partigiano io penso
profondamente le persone, i caratteri, i sentimenti. che Andrea ne potrebbe rappresentare addirittura l’archetipo per le seguenti
Questo fa capire tra l’altro il legame profondissimo, direi il vero e proprio vin- qualità: la formazione operaia e antifascista precedente alla guerra, la prepa-
colo indissolubile, tra coloro che un tempo furono addirittura assieme giovani razione culturale, il ruolo specifico affidatogli dal Partito, entrare in Apuania
partigiani in arme. per segnare politicamente in senso comunista il movimento resistenziale che
si andava formando.
Con l’amicizia fioccavano anche le confidenze. Per esempio il suo giudizio
critico su Pietro Del Giudice, di cui pur sapeva che ero un soldato fidato. Lui Ma al di là di questo aspetto politico, certo importante, credo che la distanza
parteggiava per Vico, Alfredo Gianardi, che era il vice di Pietro, e che consi- tra Del Giudice e Antonini, fosse al fine provocata da una cosa più profonda,
derava un vero Comandante militare, capace di azione armata. più legata all’animo ed alla personalità individuali. Entrambi in effetti erano
Mentre per lui Pietro rimaneva sempre un prete, quasi oserei dire un avversa- dei leader che non ammettevano certo o di subire o sopportare la presenza di
rio di classe, nella logica della divisione ideologica che fu però cosa successiva qualcun altro che quella autorità poteva mettere in discussione proprio sul
alla Resistenza, e più attinente al dopoguerra, al periodo della guerra fredda. piano del carisma, del fascino che esercitavano sugli altri. Questa fu tra l’altro
La sua era una critica classica fatta alla resistenza cosiddetta passiva, della qua- la causa che portò anche i dissapori tra Andrea e la dirigenza comunista di
le Del Giudice e la sua formazione dei “Patrioti Apuani” furono considerati Carrara, motivo per il quale alla fine Antonini lasciò la zona apuana e se ne
esempi. In verità non fu proprio così, e del resto le affermazioni che Andrea fa ritornò in Versilia, come racconta, con l’intento di cambiare poi zona per la
nel testo riavvicinano le loro posizioni, come quando anche Andrea rivendica sua attività di resistente.
l’attenzione alla popolazione, l’esigenza di evitare azioni nei paesi o nelle loro Io comunque son qui, amico dell’uno e dell’altro, a mettere la mano sul fuoco
vicinanze, per non causare rappresaglie contro la gente, forte dell’esperienza sulla loro onestà intellettuale e sulla loro rettitudine morale. Tra l’altro, anche

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sul piano operativo ci fu poi un riavvicinamento quando, prima che Andrea come Comandante unico della Formazione che si sarebbe dovuta costituire a
se ne andasse, si ripropose l’idea di un comando unico delle Formazioni e si monte di Massa, scelta che del resto fu condivisa anche dai cattolici del CLN
ridivisero sulla questione del Commissario politico, ma Andrea non ruppe, Bondielli e Del Giudice. Tito morì a Forno il 13 giugno e Andrea, per averlo
come volevano altri suoi amici, e propugnò con i Patrioti Apuani una fase di conosciuto e iniziato all’attività partigiana attraverso la cerchia dei compagni
“collaborazione intensa”. Li accomunava poi sicuramente, e Andrea nella sua di Viareggio e Versilia, lo rivendicò da subito giustamente ai comunisti ed
intervista lo ripete più volte, la convinzione dell’assoluta necessità dell’unità alle “Garibaldi”. Tanto che con lettera formale rivendicò i denari consegnati
d’intenti contro i tedeschi occupanti ed i fascisti collaborazionisti, che doveva da Tito al CLN e ciò fu causa di altra diatriba con i “Patrioti Apuani” di Del
far superare tra le forze politiche ogni diversità ed ogni dissapore. Una con- Giudice che della Formazione di Tito si riteneva erede.
vinzione fortemente politica, di una politica di alto livello, che sapeva bene Andrea ebbe poi ruolo importante, se non centrale, nella formazione, nell’a-
quali erano i problemi in campo e l’obiettivo principale delle forze partigiane, gosto 1944, della brigata “Muccini”, affiliata alle “Garibaldi”, della quale fu
di ogni colore. comandante Contri e lui Commissario politico, e tale operazione, come docu-
Di Antonini ha scritto, con numerosi dettagli, Gianni Rustighi, in Partigiani menta ancora bene Torre, deve essere annoverata come il “uno dei più rilevanti
dei monti di marmo, Ceccotti, 2005. Un altro amico Maurizio Fiorillo, Uomini obiettivi politico-militari della Federazione Comunista Apuana”, anche se poi il
alla macchia, Laterza, 2010, lo cita sempre in maniera documentata. Ma forse tutto ebbe vita molto breve, per il sopravvenire di altre contingenze.
la migliore ricostruzione dell’operato di Andrea nella zona apuana, nel pe- L’operato di Antonini sulle Apuane e le sue posizioni rispetto a vari avveni-
riodo della Resistenza, si trova in Roberto Torre, “La Resistenza nel Comune menti, che rappresentarono sempre la linea del Partito Comunista, è stato
di Apuania 1943-45”, edito dall’Istituto Storico della Resistenza Apuana nel ricostruito nel dettaglio da Torre soprattutto attraverso innumerevoli lettere
2010. Torre, che è stato anche Presidente dell’A.N.P.I. di Massa, figlio di par- dello stesso Andrea esistenti nell’archivio del CLN Apuano che è conservato
tigiani, per la sua ricerca si confrontò spesso con Andrea che era tra l’altro un in originale presso l’Istituto Storico della Resistenza Toscana, che ha sede a Fi-
amico della sua famiglia. renze, ed in copia, comunque completa, presso la Biblioteca Civica di Carrara.
Attraverso i documenti raccolti da Torre sappiamo -così- che il Viareggino Molto interessanti sono i documenti che riguardano la battaglia del Sagro, i
si presentò ai partigiani apuani in data 11 luglio 1944, qualificandosi come veri e propri scontri di Andrea con Contri, i rapporti che si fecero difficili
Commissario politico inviato dal Comitato regionale, e che Del Giudice, che con il comandante Carmelo anch’egli del Partito Comunista, e le incompren-
stava organizzando i resti delle compagini partigiane dispersesi dopo i fatti sioni (chiamiamole così con un eufemismo) con altri responsabili del Partito,
di Forno, lo respinse fermamente in tale veste, quasi d’istinto. Il fatto portò soprattutto carrarini, che indussero infine Andrea alla decisione di lasciare
all’uscita di alcuni partigiani dalla formazione, tra cui Zekanowski, che con la zona e di riportarsi in Versilia, assieme a “Ciacco” e alla “Kira”, come poi
Andrea si unì ai Garibaldini sulla Brugiana creando la “Cartolari”. Con il racconta lui nell’intervista.
Comandante della Formazione, Carmelo, con Zekanowski che era vice, e con In una nota a firma Emilio, Dario, Marcello e Carlo, trasmessa a tutti gli atti-
Andrea che era Commissario politico, all’interno della formazione, che contò visti del Partito, la Federazione arrivò a mettere in discussione il comporta-
in breve tempo più di 120 uomini, fu formata subito anche una cellula del mento del Commissario politico Andrea attraverso l’enunciazione di 15 punti
Partito Comunista. di critica per sue mancanze ed errori, tutti incentrati su suoi rapporti con
Mi sembra che questi aspetti iniziali rappresentino e puntualizzino in maniera Carmelo ed altri dirigenti. Dopo l’estate del 1944, quando di fatto Andrea
esemplare i dettami dell’intera azione di Antonini. Poi ci furono i contatti con può essere considerato “il cervello organizzativo del movimento garibaldino in
la formazione “Ceragioli” di Righetto Antonioli, che Andrea definì trotzkista, Apuania”, il suo ruolo andò a sminuirsi. Rimando al volume di Torre per una
a voler significare un comunismo rivoluzionario, ma non maturo come quello ricostruzione compiuta di tutti questi fatti.
che agiva nella sua “Cartolari”. I tentativi di portare Vico dalla parte comuni- Io non posso far altro che rilevare come questa sorta di espulsione dalla zona
sta, in quanto obiettivo centrale del Partito era stato sempre quello di formare da parte dei dirigenti locali del Partito Comunista abbia la sua causa in rap-
una grande e potente unità militare sulle Apuane della quale gli Alleati avreb- porti personali tribolati, e nelle note caratteriali, che avevano già portato An-
bero dovuto tener conto. Questo del resto era stato sempre lo sforzo princi- drea a scontrarsi con altri non comunisti come Del Giudice.
pale dell’organizzazione fin dai tempi della scelta di Marcello Garosi “Tito” Il Viareggino, così fu chiamato Andrea in Apuania, fu rigettato come un corpo

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estraneo, che aveva invaso zone di competenza altrui, forse rotto le uova nel
paniere a qualcuno, di fatto rivoluzionato gli schemi con i quali si era fino ad
allora proceduto e si intendeva ancora procedere. Forse il carattere di Andrea, Introduzione
le sue capacità di comando, di imporsi nelle decisioni di tattica e di strategia
di guerra con i compagni, in definitiva il suo carisma, lo rendevano troppo
autonomo e scomodo e quindi pericoloso, almeno per l’apparato del suo Par- Giuseppe Antonini “Partigiano sempre”
tito, che aveva poi dei vincoli da tempi di guerra, per i quali un uomo non ben
integrato nelle caselle delle gerarchie di comando non poteva essere tollerato, N
costituendo una possibile scheggia ingovernabile.
Insomma, Antonini non era uno al quale si poteva mettere facilmente il sale
sulla coda. Forse la ragione di tutto sta semplicemente in questo. Il Partito,
comunque, per dirla tutta, arrivò a criticare Andrea anche per l’azione che Il libro “Comandante Andrea. Partigiano sempre” non è un libro su Giuseppe
aveva portato alla morte di Aldo Salvetti. Antonini ma è un libro di Giuseppe Antonini; infatti consiste in una raccolta
di scritti, documenti, interviste, interventi pubblici, foto e lettere che riper-
Questa la mia riflessione, per la quale si potrebbe chiosare, in maniera anche corrono la sua lunga vita politica ed umana. Forse, questo libro può essere
divertita, che il comunista Andrea, in Apuania, durante la Resistenza, fu una quel libro di memorie che non è riuscito mai a scrivere o non ha mai trovato
vittima del suo stesso Partito. il tempo, sempre troppo impegnato nella politica vissuta giorno per giorno.
Mai glielo dissi, per affetto e rispetto, ma chi può sapere se Andrea, nel suo Vita politica ed umana lunga un secolo, che ha attraversato tutto il secolo
spirito, non avrebbe accettato alfine tale conclusione, con un mezzo sorriso breve e l’alba del nuovo millennio, partecipando e seguendo in prima persona
sotto i baffi. Del resto in una lettera alla Federazione aveva dichiarato la sua ed in modo attivo i maggiori avvenimenti nazionali ed internazionali. Anto-
consapevolezza del tentativo in atto di “sbarazzarsi di lui”, quindi una vera e nini inizia a far politica giovanissimo come operaio alla Piaggio di Pontedera,
propria denuncia. Anche l’essere crudo, il non fare giri di parole, fu sempre in pieno fascismo, dove si formerà una coscienza di classe, vivendo gomito a
una sua precisa caratteristica. gomito con gli operai.
Se non rammento male incontrai un’ultima volta il mio amico Comandante Settantacinque anni dopo, ma ormai vecchio, fino all’ultimo istante della sua
Andrea nell’estate del 2009, forse ancora di nuovo a Forno. Ma quando l’ab- vita, lo ritroviamo sempre impegnato politicamente a difendere i suoi ideali
bracciai vidi bene gli occhi, non erano più i suoi. tra i giovani, i lavoratori, le donne e gli immigrati. Comandante partigiano a 24
anni, sui monti di Massa e Carrara lungo la linea Gotica; la Resistenza 1943-45
sarà la sua stella polare per tutta la vita, portandosi dentro quell’esperienza
che definirà straordinaria da un punto di vista politico, militare ed umano, ed
affermando in più occasioni “... là in montagna ho trascorso i giorni più belli
della mia vita ...”.
Seppur per tutta la vita trasmetterà alle nuove generazioni i valori della Resi-
stenza e dell’antifascismo, facendo sempre tesoro di quei 19 mesi passati sui
monti, Antonini non rimane relegato a quell’esperienza, seppur gloriosa, ma
ha un “intenso prima politico” ed un “lungo dopo politico”. Infatti oltre alla
esperienza politica in fabbrica a Pontedera, svolge attività clandestina anti-
fascista a Viareggio insieme a Tobino e Raggiunti; svolge il servizio militare
nell’esercito dove insieme a Dinucci crea delle cellule comuniste all’interno
dell’esercito; conosce la realtà partigiana in Jugoslavia quando prende contatti
con i partigiani di Tito poi, a seguito dell’8 settembre, torna a Viareggio dove è

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dirigente del P.C.I. e compie azioni gappiste tra Lucca, Massa e Carrara. S.Anna di Stazzema e Vinca, la Liberazione del 25 Aprile, la festa di Mari-
Poi, finalmente, la guerriglia, la lotta partigiana sulle Apuane, in cui lui stesso gnana a Camaiore, la Liberazione di Viareggio del 16 settembre 1944 (alcuni
afferma “... combattevamo per qualcosa in cui credevamo alla luce del sole ...”. Il studi recentissimi collocano la Liberazione di Viareggio anticipandola di un
dopoguerra sempre in difesa della Resistenza, dell’antifascismo, della Costitu- giorno, al 15 settembre 1944), il 1° Maggio a Stiava, l’eccidio di Forno sopra
zione e della democrazia. L’attentato a Togliatti; poi in piazza contro la “Legge Massa del 13 giugno, il ricordo dell’uccisione di Amos Paoli a Compignano di
Truffa” e ancora i fatti del luglio ‘60 a Genova, come racconta il compagno Raf- Massarosa. Sempre in prima fila in Versilia, terra martoriata dalle stragi nazi-
faello Petri2: di fronte ai divieti di manifestare anche nella città di Viareggio da fasciste, per non dimenticare mai, neanche cinquant’anni dopo, dove arrivò la
parte del questore, Antonini si mise alla testa di compagni, compagne e cittadini barbarie nazifascista.
di Viareggio con in mano un mazzo di fiori proclamando il diritto di rendere I numerosi convegni e congressi nazionali e locali del Partito comunista, gli in-
omaggio ai propri cari caduti per la Libertà. La polizia, di fronte alla pressione contri con i giovani e gli studenti nelle scuole, il concorso “I giovani nella vita
popolare, aprì un varco ed il corteo raggiunse il cimitero di Viareggio. pubblica del Paese”, l’attività nell’A.N.P.I. in quanto Presidente della Versilia
Le manifestazioni studentesche a Viareggio, il 2 febbraio 19673 che di fatto e membro della Direzione nazionale. Le lotte interne nei vari congressi per
anticiparono il ‘68 in Italia e sfociarono in una vera e propria rivolta popolare l’apertura dell’A.N.P.I. anche ai non partigiani con la qualifica di antifascisti,
davanti al commissariato di Viareggio4. L’aggressione fascista a Milano in Piaz- anticipando di molti anni la svolta del XIV Congresso di Chianciano e ponen-
za San Babila in occasione di un convegno dell’A.N.P.I. nel ’73 e i numerosi dosi il problema della successione di fronte all’inevitabile avanzare dell’età.
telegrammi e messaggi di solidarietà provenienti da tutta Italia. La massima La lunga attività di amministratore nelle istituzioni, le campagne elettorali nel-
vigilanza antifascista negli anni ’60 e ‘70, intere nottate passate fuori di casa, in le fila del P.C.I., i numerosi comizi in montagna e nelle frazioni più sperdute
particolare nei giorni dei tentati golpe De Lorenzo e Borghese, ancora nuova- di fronte a 4 o 5 persone. L’arte del comizio spesso improvvisato con mezzi
mente con lo sguardo rivolto verso i monti. La vigilanza durante il Carnevale di fortuna, su un camion, su una seggiola, sui sagrati delle chiese ad aspettare
di Viareggio per le bombe collocate in Darsena e ancora di nuovo a vigilare e le persone che uscissero dalla messa domenicale. L’amicizia e la stima con i
mobilitarsi per le stragi mafiose degli anni ‘90. preti operai della Darsena, in particolare con Don Sirio Politi, e le battaglie
Sempre in prima fila nelle numerose ricorrenze e celebrazioni: le stragi di nel movimento per la Pace, gli incontri alla chiesina dei Pescatori in Darsena,
simbolo di Pace per la città di Viareggio. Sempre in difesa di Cuba, contro
l’embargo economico, del Vietnam a favore dei vietcong, della Palestina per
2 Testimonianza orale di Raffaello Petri figlio di Sandro Petri “Sandrino”, primo Sindaco di uno Stato palestinese, contro la guerra e per la pace: in Iraq, nella ex Jugosla-
Viareggio ed esponente del P.C.I. Viareggino. Per saperne di più sulla figura di Petri si rimanda a via, in Afghanistan. Sempre per l’internazionalismo, per la libertà dei popoli
“Sandrino Petri: un sindaco comunista nella provincia bianca” di Stefano Bucciareli, “Documenti
e Studi” Rivista dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di e contro l’imperialismo.
Lucca n. 35 2013. pagg. 55-86. Si è sempre mobilitato per la pace, per il lavoro, per la democrazia, contro
3 “I fatti di Viareggio in Parlamento”. Discorso pronunciato in parlamento dall‘amico e il revisionismo in difesa della Resistenza e della Costituzione fino agli ultimi
compagno Onorevole del P.C.I. Francesco Malfatti “Cecco“ in occasione dei fatti del 2 febbraio giorni della sua vita, quando ancora una volta è salito a Forno-Massa per ri-
1967. Antonini e Malfatti, morti a pochi giorni di distanza, hanno trascorso gli ultimi anni della cordare l’eccidio e per difendere il suo Comandante “Tito”, Marcello Garosi,
loro vita vedendosi quotidianamente al bar da “Oliviero” per parlare di politica e di storia; tra
gli assidui frequentatori anche l’amico e compagno Omero Giorgetti.
ancora una volta attaccato dai revisionisti e dai fascisti vecchi e nuovi. Lui che
ne aveva viste tante nella sua vita, eccidi, stragi, bombardamenti, la mattina
4 “Viareggio visse davvero una delle giornate più roventi della sua storia come titolò un quoti-
diano dell‘epoca e certamente poteva diventare anche la più tragica (ancor di più di quelle del 2-4
del 30 giugno 2009 mi accolse piangendo, profondamente addolorato per la
maggio del ‘20) se Giuseppe Antonini e Sergio Breschi non avessero speso molto del loro prestigio terribile strage che aveva sconvolto la sua città, Viareggio, in cui erano morti
(ricevendo anche abbondanti dosi di insulti) invitando alla calma la folla dal cofano di un auto uomini e donne, in particolare bimbi dell’età dei suoi nipoti.
bianca incautamente parcheggiata davanti alla Ps.” da Il Tirreno “Anteprima del ’68. L’assalto alla Il 29 luglio, ormai minato dalle malattie nel fisico ma mai nello spirito e nella
sede della Polizia” di Roberto Pucci. “Una lettera lunga trenta anni”. Edizioni ETS, di Pucci. Il
’68 si apre a Viareggio con il fatti del 2 febbraio ‘67 e si chiude sempre a Viareggio la notte di mente, con grande dolore fisico e strazio nel cuore, partecipò alla grande ma-
capodanno del 31/12/68 con gli scontri alla Bussola di Bernardini, dove fu ferito gravemente lo nifestazione in ricordo delle vittime del 29 giugno, dalla stazione di Viareggio
studente pisano Soriano Ceccanti. a via Ponchielli, sorretto dai compagni volle esserci ed arrivare fino in fondo

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concludendo con queste testuali parole “… avrei preferito morire piuttosto che sione di Chittò e Taddei5 ... Sempre però, nello stesso tempo, uomo di pace e
non essere qui oggi!”. di dialogo, facendo della diplomazia un’arte e partecipando alle grandi mani-
Antonini, strettamente legato al secolo scorso e figlio di un certo modo di fare festazioni contro la guerra e per la pace in Vietnam, in Iraq, in Jugoslavia, in
politica: la centralità della politica stessa, i grandi ideali e le ideologie, il valore Afghanistan ...
aureo della politica come arricchimento e non, come troppo spesso capita, per Aveva aspetti di modernità nel suo agire, nel modo di vestirsi, nel modo di par-
arricchirsi, tanti oneri e nessun onore. Come d’altra parte la stessa figura del lare, l’attenzione al mondo dei giovani, nelle scuole e nei cortei, ai fenomeni
Comandante partigiano nella Resistenza che marcia in testa, porta lo zaino, che lo contraddistingueva dagli anni ‘60 e ‘70: il luglio ’60, il ’68-69, il ’77, lu-
fa le guardie di notte come tutti e mangia per ultimo; figura di Comandante glio 2001 a Genova ... fino alle proteste di questi ultimi anni contro la ministra
che tanto affascinò e stupì il maggiore Brignole preso prigioniero. Il ruolo Gelmini. Non sempre condivideva ma sempre ascoltava, si sforzava di capire
dei Partiti come spina dorsale della nostra democrazia, la disciplina di parti- ed in cuor suo simpatizzava dall’alto della sua esperienza di chi, giovane tra i
to, il centralismo democratico ed ancora i quadri, la formazione, il realismo giovani, scelse la via dei monti.
politico e la politica come arte del possibile strettamente legata alle esigenze La curiosità verso la realtà, i grandi temi del momento, l’immigrazione, la
e contingenze del momento. Insomma, come fu definito dal Presidente della mafia ... proprio pochi giorni prima di morire aveva dichiarato che la mafia
Croce Verde Milziade Caprili “uno degli ultimi quadri togliattiani” che sapeva era un tema che gli sarebbe piaciuto approfondire; il terrorismo degli anni ‘70
combinare il mito rivoluzionario con il realismo politico e con il gusto per la e ‘80; infatti in più di un’occasione ha espresso delle perplessità sul sequestro
strategia, il calcolo dei rapporti di forza e la capacità di intravedere i possibili Moro, entrando in argomento su alcuni dettagli ed idee in merito alla vicenda
passi in avanti. e affermando che Moro era prigioniero in una piccola ambasciata sudamerica-
Sicuramente il suo modo di agire e di essere incarna il secolo scorso, con tutti na, tipo Uruguay ...; ... la scorta di Moro si era trovata davanti ad un generale
i suoi limiti e le sue contraddizioni politiche ed umane, ma anche con i suoi in alta uniforme e per questo non aveva fatto fuoco ...
grandi ideali e valori di giustizia, uguaglianza e libertà e sopra tutti l’unità In ogni suo comizio o intervento pubblico non mancava mai di ricordare le
della sinistra, come era sua abitudine in ogni occasione ricordare. “Uniti nel- donne nella società, le donne nella Resistenza, che senza di loro non ci sa-
la diversità”, rifacendosi di continuo all’esperienza della Resistenza, in cui le rebbe stata la guerra di Liberazione. Le donne come staffette partigiane ma
forze della sinistra e non solo, fecero fronte comune contro il nazifascismo. soprattutto partigiane combattenti. Dalla Resistenza, da quella esperienza di
La convinzione, come movimento e come generazione, di aver fatto molto ma 19 mesi, la donna si è emancipata ed è diventata motore e protagonista della
anche la consapevolezza che doveva e poteva essere fatto di più in particolare nostra storia con le grandi battaglie del dopoguerra sul divorzio e sull’aborto.
in questi ultimi anni in cui il nostro Paese ha imboccato una deriva pessima, il La capacità di estrapolare dal fatto, dal particolare, insegnamenti generali. La
berlusconismo visto come degrado culturale, politico ed umano, una sinistra stessa dura ed intensa esperienza della lotta di liberazione tra queste monta-
inadeguata che ha perduto i propri valori e punti di riferimento, in un conte- gne, lungo la linea Gotica, seppur breve e ristretta ad un fazzoletto di terra era
sto mondiale di crisi economiche e guerre. in sé portatrice dei maggiori temi della Resistenza italiana ed europea: i giova-
Ha sempre fatto tesoro dell’esperienza militare della Resistenza, esperienza ni e i vecchi antifascisti, il contributo delle donne, i rapporti con gli alleati, le
che lo ha fatto simpatizzare per chi difendeva i propri diritti anche imbrac- stragi dell’estate ‘44, il gappismo, la guerriglia nel dilemma attesisti e non, la
ciando un fucile. In più di un occasione ha anche rivisto le sue esperienze di sinergia di operai ed intellettuali.
comandante militare in chiave di critiche ed analisi. Oggi - diceva - non sa- Di Andrea e della sua vita, due cose ritengo ancora di aggiungere: l’una, il
rebbe possibile una Resistenza come nel 1943-45 in montagna, paragonandola fattore umano, l’essere sempre presente, in ogni situazione non solo pubblica
alla vicenda della guerra in Iraq, troppa tecnologia, elicotteri, commandos ... e politica ma anche privata, non solo idealmente ma soprattutto fisicamente
ma dovremmo condurla in città, nelle metropoli ... E ancora criticava il fatto con un abbraccio, una stretta di mano leale, un sorriso e un bacio sincero.
che c’era una regola all’interno dei membri del C.L.N. di non girare arma-
ti durante gli spostamenti individuali; criticando questa regola disse che ciò 5 Il 28 agosto 1944 Giancarlo Taddei “Beppe”, Ciro Bertini “Chittò” e Gustavo Rontani
avrebbe salvato la vita a molti compagni partigiani, su tutti si riferiva all’ucci- “Tono” durante un’azione esplorativa in zona di Massarosa furono sorpresi disarmati da un’im-
boscata di una pattuglia SS, furono catturati e fucilati. Si salvò solo Rontani riuscendo a fuggire.

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Soprattutto la sua è stata una generazione di Uomini e Donne, nel senso più
alto della parola, che hanno rappresentato le più alte aspirazioni e lotte di un
intero secolo. L’altra: nonostante tutte le contraddizioni politiche e umane di
una vita e di un secolo, nonostante tutto è sempre rimasto al suo posto, dalla Perché questo libro
stessa parte della barricata, in basso a sinistra, tra i lavoratori e con i popoli
che lottano.
Questo penso che sia il suo massimo insegnamento che lascia a noi e alle ge-
N
nerazioni future. Queste montagne “taglienti come lame” per Andrea, per i
partigiani caduti, per quelli ancora vivi, per tutti noi, allora come ora sono e
saranno sempre “immacolato baluardo sempre allerta contro ogni ritorno”.
Che aggiungere, ancora, se non
“Comandante Andrea! Ora e sempre Resistenza !!!” Questo libro nasce da due esigenze: la prima, dal desiderio di Antonini di
mettere per scritto alcune esperienze fondamentali della propria vita, in parti-
Filippo Antonini colare la lotta di Liberazione 1943-45; l’altra, dal grande affetto che aveva nei
miei confronti. Pertanto è stato doveroso impegnarmi in questo progetto che a
causa dei numerosi impegni di lavoro, familiari e politici ha avuto un’elabora-
zione lunga e faticosa. Pensato dopo la sua morte, esce “solamente” nel 2016
a sette anni da quel 7 ottobre.
Il cuore, da dove sorge il presente volume, è una registrazione inedita di tre
ore circa effettuata negli anni ‘90 personalmente da Antonini. Poi questa re-
gistrazione è stata arricchita con note integrative, ulteriori interviste, scritti,
documenti, interventi pubblici e foto, al fine di rendere, non solo, più com-
pleto ed esaustivo il pensiero e le vicissitudini di Antonini ma anche più ricco
di documenti ed informazioni il periodo storico della Resistenza e non solo.
Molto tempo ho trascorso con mio nonno, l’ho seguito fin da piccolo in mani-
festazioni, riunioni, comizi politici e celebrazioni, abbiamo discusso e parlato
non solo di politica ma di numerosi argomenti in cui spesso anche in modo
colorito ha dispensato consigli, confidenze e aneddoti.
Consigli coloriti, spesso, attraverso i proverbi e detti popolari che hanno sem-
pre caratterizzato la sua natura semplice e diretta di figlio del popolo; ad ogni
manifestazione mi chiamava e diceva “occhio e gambe”, quando mi recai all’e-
stero per studi diceva “allegretto ma non troppo”, sulla professione consigliava
sempre “meglio un chiuino in catana che un germano in padule” e molti altri
detti popolari che adattava alla quotidianità.
Questo percorso educativo, seppur con tutti i limiti dovuti all’età e alle sue
condizioni di salute, l’aveva iniziato anche con mio figlio più grande. Infatti
in più di un occasione io e mio figlio, l’abbiamo accompagnato ad alcune ini-
ziative pubbliche e celebrazioni. Per questo ho voluto dedicare questo libro ai
miei figli, affinché sappiano cosa ha fatto il loro nonno, ma è anche un modo
di dedicare a tutti i giovani di oggi e di domani affinché sappiano cosa è stata

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la Resistenza ed i suoi protagonisti. Poi ... forse uno dei ricordi più belli è stato
proprio quello di mio figlio il quale, con la semplicità, spontaneità e creatività
che caratterizza solo i bambini, mi ha chiesto una sera se il nonno Beppe era
amico di Che Guevara. Io in un primo momento gli dissi di no ma poi, ripen-
sandoci, capii che aveva ragione lui ed il giorno dopo gli dissi di sì, che erano
amici, perché erano compagni e credevano negli stessi ideali politici ed umani.
MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE
Filippo
CONCESSA AL COMUNE DI STAZZEMA PER LA VERSILIA

Vittima degli orrori della occupazione nazista, insigne, per tributo di sofferenza,
fra i Comuni della Regione, riassume, nella strage di 560 fra i suoi cittadini e
rifugiati di Sant’Anna, il partigiano valor militare e il sacrificio di sangue della
gente di Versilia, che, in venti mesi di asperrima resistenza all’oppressore, trasse
dalla guerra di Liberazione il fiore dei suoi figli, donando alle patrie libertà la
generosa dedizione di 2.500 partigiani e patrioti, il sacrificio di 200 feriti ed in-
validi, la vita di 118 Caduti in armi, l’olocausto di 850 trucidati.
Tanta virtù di popolo assurge a luminosa dignità di simbolo, nobile sintesi di
valore e martirio di tutta la Versilia, a perenne ricordo e monito.
Versilia, Settembre 1943 - Aprile 1945

CONTRIBUTO DELLA VERSILIA ALLA RESISTENZA

Partigiani combattenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 617


Patrioti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 753
Partigiani caduti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118
Civili uccisi per rappresaglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 891
Feriti ed invalidi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 201

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LO AVRAI6
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ INTERVISTA
A DECIDERLO TOCCA A NOI AL COMANDANTE “ANDREA”
NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO N
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITÀ
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO [Tre cassette audio di un’ora circa ciascuna registrate da Antonini negli anni ‘90.
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI Le cassette sono state sbobinate per intero, riviste e corrette nella sintassi e nella
CHE TI VIDE FUGGIRE punteggiatura per renderne più scorrevole la lettura. Sono, inoltre, state inserite
MA SOLTANTO CON IL SILENZIO DEI TORTURATI delle note e degli approfondimenti a piè di pagina al fine di fornire maggiori
PIU’DURO D’OGNI MACIGNO elementi per una migliore comprensione di fatti, personaggi ed avvenimenti.
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO Trattandosi della trascrizione di un intervento parlato, il linguaggio ne risente
GIURATO FRA UOMINI LIBERI e non sempre si riesce a riportare, per scritto, quei significati che il complessivo
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO atteggiamento di chi parla dà alle parole.
PER DIGNITÀNON PER ODIO Stesso ragionamento per le altre interviste, tenendo conto che alcuni fatti ed
DECISI A RISCATTARE episodi sono riportati più di una volta]
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO
SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE Filippo Antonini. Perché hai scelto come nome di battaglia Andrea?
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI Comandante “Andrea”. Andrea è il Commissario politico di un vecchio film
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO degli anni ‘40 ambientato in Russia al tempo della Rivoluzione d‘Ottobre.7
POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO
CHE SI CHIAMA Come è che sei diventato antifascista?
ORA E SEMPRE Mio padre, fin dal 1912, si interessava di politica e credo abbia partecipato
RESISTENZA ai famosi moti della “Settimana Rossa” di Ancona o delle Marche. A 27 anni,
partecipava alla vita politica del paese con idee socialiste, fino al ‘22.
Quando andò al potere il fascismo, mio padre fu perseguitato: quando Mus-
solini transitava da Pisa lo arrestavano insieme ad altri antifascisti e lo teneva-
no in prigione 2-3 giorni. Quando il Re soggiornava a San Rossore nella sua
residenza di Pisa, anche in queste occasioni veniva arrestato. Quindi, già da
piccolo, all’età di 7-8 anni, ero a conoscenza delle persecuzioni alla mia fami-
6 Epigrafe (lapide ad “ignominia”) scritta dal giurista Piero Calamandrei nel Palazzo Co- glia ed in particolare a mio padre.
munale di Cuneo 21 dicembre 1952 (città Medaglia d’oro della Resistenza). Il feldmaresciallo
Kesselring, comandante delle truppe tedesche in Italia durante la guerra, dichiarò in una con-
ferenza stampa che non aveva niente da rimproverarsi e che gli italiani “avrebbero dovuto fargli 7 Il film a cui si fa riferimento è “Noi vivi - Addio Kira” film italiano del ‘42 di Goffredo
un monumento”. Kesselring fu condannato a morte da un Tribunale militare, poi la pena fu Alessandrini con Fosco Giachetti (Andrej) Alida Valli (Kira) e Rossano Brazzi (Leo), ambientato
commutata in ergastolo e nel 1952 fu scarcerato per motivi di salute. nella Russia sovietica dei primi anni ‘20.

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Nel 1927-28 ci fu uno scontro per motivi mai chiariti fra i fascisti nel paese di analfabeta, ma molto intelligente; infatti nella vita è riuscita sempre a cavarsela
Asciano, comune di San Giuliano Terme di Pisa, dove sono nato, e arrestaro- e a portare avanti la famiglia nel migliore dei modi.
no e imprigionarono per molto tempo gli antifascisti accusandoli di aver ucci- Mio padre aveva studiato alle scuole tecniche, era figlio di un piccolo impresa-
so un esponente del fascio. Uno di loro, di nome Magrini, con testimonianze rio e anche lui iniziò come piccolo impresario edile, lavorò a Pisa fino al ‘30 e
false fu accusato e, se ricordo bene, fece numerosi anni di prigione, fino a poi tra Pisa e Viareggio. Il primo lavoro a Viareggio fu da “Galliano” al Marco
quando, dopo la Liberazione, è stato riconosciuto innocente. Polo, poi insieme a mio fratello, più grande di 12 anni, hanno proseguito que-
All’età di 7-8 anni venivano continuamente a perquisire la nostra casa usan- sta attività e hanno fatto numerose costruzioni a Viareggio.
do metodi molto selvaggi nei riguardi, in particolare delle mie sorelle, che
venivano scoperte nel letto e, insomma … si comportavano in una maniera Parlavi di Mario Raggiunti.
veramente da mascalzoni. Con Raggiunti cominciai ad assaporare quello che era il concetto della libertà;
mi prestava libri di Mazzini e altri che praticamente parlavano di una libertà di
Quando sei venuto a Viareggio? tipo radical-borghese. Io mi avvicinavo a lui che aveva contatti con antifascisti
Sono venuto a Viareggio a 10 anni, nel ‘30. Ci siamo trasferiti a Viareggio per- viareggini. Questi rapporti mi consentirono di sviluppare certe conoscenze. A
ché mia madre ebbe una forte crisi depressiva per la morte della figlia di 22 17 anni terminai i due anni della scuola Tecnica industriale a Pisa, dopo tre di
anni, la mia sorella più grande. Siccome a mia madre piaceva molto Viareggio avviamento.
per esserci venuta qualche volta in villeggiatura, mio padre decise di trasferir-
visi. Quindi frequentai la 5^ elementare a Viareggio e poi i tre anni di scuola Quando hai iniziato a lavorare?
di avviamento. All’inizio del ‘38 sono entrato alla Piaggio di Pontedera. Tre anni di Piaggio,
fino al febbraio-aprile 1940, quando sono andato militare. Negli anni della
Quali sono state le prime esperienze politiche a Viareggio? Piaggio, io che ero già politicizzato sviluppai una propaganda molto accorta,
Già nel ‘36, durante la guerra di Spagna, assieme ad un compagno di scuola particolarmente verso gli operai che lavoravano nel mio reparto e che pro-
e ad un altro amico comune, di cui il cui padre era farmacista e antifascista, a venivano da una situazione contadina e non capivano i problemi della classe
16-17 anni ascoltavamo “Radio Londra” per conoscere le notizie che venivano operaia. Pertanto, nell’ingordigia di guadagnare di più, lavoravano tanto a
dalla Guerra di Spagna. cottimo fino al 200-300% di quello pattuito per una determinata produzione.
A 17 anni circa conobbi Mario Raggiunti,8 di famiglia molto agiata. Suo padre Gli facevo notare che non dovevano superare il cottimo del 70-80% perché
era gioielliere e vendeva alle famiglie più ricche di Viareggio e della Toscana. altrimenti la direzione Piaggio gli avrebbe ridotto il salario e poi diventava dif-
Frequentavo la loro casa e mi accorgevo conto di tutto quel benessere … ficilmente contestabile. Perché -gli dicevo- se fate 300 pezzi, da un minimo di
100-150 li portano ad un minimo di 200-250. Cercavo di far comprendere a
La tua famiglia che origini aveva? questi lavoratori appunto che avevano ignoranza politica quali erano natural-
Mia madre era di origine contadina, figlia di piccoli proprietari, contadina mente le leggi di mercato ed economiche, i rapporti fra operai e datori di lavoro.

8 Mario Raggiunti fu uno dei punti di riferimento dei giovani antifascisti viareggini e ne Alla Piaggio ci fu, quindi, l’incontro con la classe operaia e la dura realtà della
divenne presto la guida. Il gruppo dei giovani antifascisti viareggini era composto da Sergio fabbrica.
Breschi, Leonardo Di Giorgio, Vezio De Ambris, Giuseppe Antonini, Francesco Malfatti, Ma-
Sì, io preferivo i turni di notte, così in treno e nelle soste alla stazione di Pisa
rio Casagrande, Mario Tobino, Gaetano De Stefanis, Emilio Jacomelli, Tristano Zekanowski,
Giovannino Maffei, Adolfo Giusti e Giovanni Ciuffreda. Presto si unirono a loro i comunisti leggevo libri di un certo livello, per esempio Labriola, Marx … Cominciai a
“anziani” tra cui Roberto Goldoni, Antonio Giorgetti e Lamberto Manfredini. Questi ultimi leggere altri libri ed il periodo della Piaggio sviluppò la mia coscienza politica
avevano nell’avvocato Salvatori il capo spirituale, il consigliere e la guida. I “giovani” erano e da idee radical-liberali passai a quelle comuniste.
definiti “gruppo degli intellettuali” ed i “vecchi” “gruppo operaio” da “Antifascismo e Resisten-
za in Versilia” Bergamini-Bimbi; “In memoria di Mario Raggiunti nel decennale della morte” di
Francesco Malfatti. Discorso pronunciato il 14 gennaio 2002 nella Sala di Rappresentanza del Intanto a Viareggio svolgevi una certa attività antifascista?
Comune di Viareggio. In questi tre anni rafforzai i contatti con Raggiunti ed altri antifascisti; diffon-

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devamo volantini, piccole informazioni e usavamo tutti i mezzi possibili e im- favore dell’Urss e di Stalin come campione della lotta antifascista e antirazzi-
maginabili per costruire un minimo di struttura organizzativa che ritenevamo sta. Discussioni sempre fraterne per il carattere molto particolare di Mario,
come avanguardia dell’eventuale lotta contro il fascismo. Pensavamo che la però gli ‘scontri’ erano inevitabili.
guerra sarebbe potuta terminare con la caduta del fascismo.9 Uno fu quando l’Urss occupò una parte della Finlandia e lui condannava l’oc-
cupazione, mentre l’Urss aveva previsto un attacco dalla Finlandia da parte
Poi arrivò il servizio militare, periodo fondamentale nella tua formazione politi- di Hitler.
ca ed organizzativa futura?
Quando sono stato chiamato per il servizio militare, fui destinato al X Lancieri a Le attività che sviluppavate a Bologna in cosa consistevano?
cavallo di Bologna Porta San Felice. Portai con me alcuni documenti, alcuni libri Con il compagno Cesari costituimmo un’organizzazione anche all’interno del-
per continuare la propaganda antimilitarista e comunista all’interno delle FF.A. le FF.A. Avevamo un reggimento con 6 raggruppamenti e in ognuno un repar-
La prima persona, il primo compagno, che io incontrai si chiamava Cesari10. to. Il nostro obiettivo era di creare una cellula per ogni gruppo e di inserirsi
Era di Firenze e abitava in via Nazionale. Era politicizzato e cominciammo a nella struttura militare. Lavoravamo per organizzare il movimento clandestino
discutere di politica. Era su posizioni estremamente operaistiche, per la sua all’interno del reggimento e prendere, successivamente, contatti con altri reg-
origine operaia. Si meravigliava perché io avevo il pigiama e un anello d’oro gimenti. Il nostro obiettivo era, in primo luogo, fare propaganda per la fine
che mi aveva dato mia madre quando partii militare dicendomi: “se un giorno della guerra, perché voleva dire la fine del fascismo. Fine della guerra e caduta
avrai bisogno - come poi è accaduto - hai qualcosa da poter impegnare o vendere del fascismo.
per necessità”. Riuscimmo a creare in ogni gruppo, per un totale di 6 gruppi, una cellula e
istaurammo importanti contatti non solo con sottoufficiali ma anche con uf-
A Bologna cosa facevi da un punto di vista politico? ficiali dell‘esercito. Tanto che nell’organizzazione il tenente radiotelegrafista
A Bologna, in una trattoria in via San Felice, una bettola, stabilii rapporti con era Dinucci11 che ha partecipato alla lotta di Liberazione nazionale e poi si è
vecchi antifascisti, socialisti e comunisti di Bologna, con cui ebbi un rappor- organizzato con i marxisti-leninisti.
to politico e organizzai numerose riunioni. Ebbi modo di incontrare il prof. Anche con Dinucci iniziammo ad incontrarci, ci riunivamo la domenica po-
Ragghianti che era su posizioni di lotta antifascista e altri compagni con i quali meriggio in una vecchia chiesa dismessa. Avevo conosciuto Dinucci dal bar-
partecipammo ad azioni, sia all’interno delle FF.A. che nella città. biere e durante una conversazione si era espresso su posizioni antifasciste.
Quindi io, a Bologna, trovai il Partito comunista, il collegamento col Partito, Fu un valido aiuto perché era sempre a contatto con il colonnello in quanto
che difficilmente ero riuscito a trovare a Viareggio. Infatti Raggiunti aveva radiotelegrafista e, quando il reggimento di cavalleria fu trasformato in reggi-
collegamenti con forze democratiche liberali e radicali ma non con il Partito
comunista. A Bologna, invece, ebbi rapporti con il Partito comunista clande- 11 Fosco Dinucci (1921 - 28 aprile 1993, Pontasserchio di Pisa). Fin dal 1935, fra operai, i
stino, dato che questa città era sempre stata una fucina di attività antifasciste. contadini e gli studenti, aveva dato vita a iniziative contro il fascismo, formandosi come rivolu-
zionario e comunista. Durante la 2^ guerra mondiale, organizzò il Comitato clandestino di un
reggimento, assieme con altri militari comunisti, costituendo cellule fra i soldati e sviluppando
In quel periodo i rapporti con gli antifascisti viareggini cessarono? l’opposizione alla guerra fascista nelle Forze armate. Fu membro della commissione militare del
No, anzi … Quando venivo in licenza, le discussioni con Raggiunti si facevano Partito Comunista Italiano di Pisa; fu gappista, Commissario politico, Comandante partigiano.
sempre più vive a causa delle mie posizioni che propendevano decisamente a Dopo la Liberazione, fu dirigente della Federazione provinciale del Pci di Pisa e membro del
Comitato regionale toscano. Nel ‘49, fu chiamato ad insegnare, divenendone direttore, presso la
Scuola centrale quadri del Partito alle Frattocchie (Roma). Si pronunciò contro la politica kru-
scioviana, contro la socialdemocratizzazione avviata dai dirigenti del Pci e per la continuità del
9 L’attività dei “giovani” antifascisti viareggini di cui faceva parte Giuseppe Antonini è ben
marxismo-leninismo. Così, fu allontanato dal Partito dai dirigenti del Pci. Fu tra i promotori del
descritta nei capitoli II e III del libro “Antifascismo e resistenza in Versilia” Bergamini-Bimbi.
movimento marxista-leninista italiano che ebbe ‘Nuova Unità’ come organo di stampa. Quando
Giuseppe Antonini è citato alle pagg. 38, 39, 41, 46, 53, 58 e 59.
a Livorno, il 15 ottobre 1966, si costituì il Partito Comunista d’Italia (marxista-leninista), fu
10 Cesari Giuliano nato a Firenze il 9/9/1919. Nel ‘43 residente a Bologna. Impiegato, militò eletto segretario generale, carica che mantenne fino al 15 settembre 1991, quando il Pcd’I (m-
nella 1^ Brigata Garibaldi “Irma Bandiera” con il grado di vice-commissario. Partigiano dal 1° l), nel 6º congresso straordinario si sciolse per confluire sul progetto di unità dei comunisti alla
giugno ‘44 fino alla Liberazione. nascita di Rifondazione Comunista.

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mento corazzato, partecipava alle manovre all’interno del carro armato dove maresciallo dell’ufficio informazione fregava i soldati che transitavano dal de-
risiedeva il comandante di reggimento, il colonnello Fenulli. posito. Questo reggimento a Bologna funzionava da deposito. Infatti il soldato
Questa nostra organizzazione era perfetta sotto ogni punto di vista perché che ogni giorno sostava al deposito aveva diritto ad un ‘soldo’, cioè ad una paga
quando avessimo voluto avremmo potuto prendere in mano il reggimento in giornaliera che non gli veniva assegnata. Allora andai dal colonnello egli dissi:
qualsiasi momento. Come vedremo, l’8 settembre, saremmo stati in grado di “Guardi … non faccia il mio nome, ma stanno fregando i soldati che vanno in
raggiungere le truppe alleate sul lago di Bracciano se avessimo avuto mezzi e guerra e non si sa se torneranno”.
carburante sufficiente per raggiungere gli alleati, invece dovemmo desistere. Il colonnello chiamò il maresciallo per dirgli che se si fosse ripetuto questo fatto
l’avrebbe spedito a Gaeta. Questo favorì un rapporto maggiore con il colonnel-
Come era strutturata l’organizzazione all’interno delle forze armate? lo.
L’organizzazione era su base di cellula. Il capo cellula di ogni gruppo con- Intanto l’organizzazione funzionava, i rapporti con gli antifascisti di Bologna si
trollava gli aderenti al gruppo e quindi cercava con molta intelligenza di fare consolidavano ed avemmo anche rapporti con un maggiore dei Granatieri di
progetti e di rafforzare sempre più l’organizzazione. Un esempio: la chiave Sardegna che era stato in Russia. Stabilimmo contatti anche con questo ufficiale
dell’armeria l’avevamo noi. Si controllava il circolo ufficiali. Avevamo prati- che manifestava posizioni antifasciste e filocomuniste riuscendo a coinvolgerlo
camente il controllo. Un paio di attendenti, gli ufficiali facevano parte della nella nostra organizzazione. Durante le riunioni ci diceva che là, in Russia, le
nostra organizzazione. Questa esperienza clandestina all‘interno delle FF.A. cose erano differenti che da noi perché si era formata una coscienza antifascista
mi sarà utilissima successivamente nella lotta di Liberazione nazionale duran- popolare. Ci fu il bombardamento della caserma ed anche il capitano del depo-
te la Resistenza. sito, Revelli, venne a far parte dell’organizzazione clandestina.

Come si svolgeva la vita durante il servizio militare? Siamo sempre a Bologna?


Il colonnello che veniva dalla gavetta aveva comandato le truppe in Africa ed Sì, poi da Bologna andammo in Jugoslavia. Quando l’Italia entrò in guerra nel
era un monarchico antifascista. Me ne accorsi quando, dopo due mesi, ci fu il giugno ’40 al nostro reggimento di cavalleria fu assegnata la Jugoslavia e fummo
giuramento nel piazzale della caserma. Disse che non era la civiltà tedesca che quindi dislocati vicino a Lubiana. Non abbiamo mai sparato un colpo di fucile!
aveva solcato le strade d’Italia, ma era la nostra civiltà, la civiltà italiana e lì capii
che non era filo-tedesco. Cercai, quindi, di stabilire un rapporto con il colon- Come fu l’esperienza militare in Jugoslavia?
nello. Lui capì che io non amavo la guerra e che non amavo i tedeschi quando Il reggimento fu trasferito in Jugoslavia ed il colonnello ci disse che era sua
andai a protestare per il rancio. Il colonnello stabilì un rapporto con me e mi intenzione riportarci tutti a casa. In Jugoslavia erano già attive le formazioni
disse di informarlo su come era condotta la cucina e l’infermeria perché voleva partigiane ed il colonnello cercava un canale per stabilire contatti con i par-
che ai soldati fossero garantiti i loro diritti. tigiani jugoslavi. Noi cominciammo ad entrare nelle case, a stabilire rapporti
Effettivamente c’era, come succede in ogni occasione, l’arrangiamento nel set- con le famiglie; la nostra organizzazione tendeva ad avere un rapporto con la
tore della cucina dove il maresciallo, il sergente e i soldati, se venivano assegnati, popolazione jugoslava. Riuscimmo a sapere che vicino a noi c’era un comando
per esempio, 5 gr. di caffè sicuramente 2-3 gr. “partivano” per strada. Pertanto partigiano diretto da un comandante, professore di matematica che aveva inse-
il colonnello stabilì con me un rapporto non di spionaggio ma di informazione gnato alla Sorbona di Parigi.
nell’interesse dei soldati. Il colonnello cercava un rapporto con noi e ci fece capire che non aveva alcuna
Poi io non volevo sparare, non partecipavo alla vita militare. Si poteva consi- intenzione di farci combattere, ma voleva riportarci tutti a casa. Allora il colon-
derare il mio atteggiamento come il preludio all’obiezione di coscienza. Dicevo nello chiese se era possibile avere un incontro con il comandante e quindi fu
che mi faceva effetto sparare, mi applicavo poco e questo voleva essere un risen- concordato un appuntamento in montagna. Andò un certo Barberis che cono-
timento e se vuoi anche un sabotaggio della guerra, della guerra fascista. sceva bene il francese, un dottore di Bologna soldato semplice non avendo fatto
Pertanto conoscendo le mie qualità (avendo completato gli studi dell’avviamen- il corso ufficiali ed altri due soldati. Successivamente Barberis ci riferì che noi
to), per utilizzarmi mi assegnarono all’ufficio amministrazione dove il rapporto arrivammo all’appuntamento con fucili ‘modello 91’ mentre loro avevano armi
con il colonnello divenne ancora più stretto. In questo settore scoprii che il moderne ‘parabellum’ e tipi di mitra ultimo modello.

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Il colloquio tra il colonnello ed il comandante jugoslavo fu di stabilire un rap- fatto nuoto, calcio ed atletica leggera, in particolare la velocità. Però da militare
porto di reciproco rispetto. Il colonnello disse loro che non li avremmo di- non avevo mai espresso queste mie attività conducendo una vita passiva dal
sturbati e che loro non avrebbero dovuto attaccare le Fiamme gialle e la mo- punto di vista militare. Sennonché erano in palio 10 giorni di licenza. Furono
strina del nostro reggimento. Il colloquio si svolse in questi termini. Noi non fatte le gare di reggimento ed io ne vinsi due.
disturbiamo voi e voi fate altrettanto, perché se torcete un capello ad un nostro Quando al capitano Rocchi chiesi di essere inserito nella lista per le due gare, il
soldato siamo costretti ad intervenire. Il comandante partigiano fece presente percorso di guerra e i 100 metri, si mise a ridere ed io gli dissi: “Lei ride, ma se io
al colonnello che loro non erano contro l’esercito italiano perché l’esercito era voglio partecipare?”. Rispose: “Partecipa pure”. La prima gara era di percorso di
comandato, ma la loro azione era contro la milizia volontaria fascista. guerra, c’era un’asta in bilico e dovevamo passare attraverso una linea. Chi ca-
Il colonnello disse al comandante: “State tranquilli che la guerra finirà e voi ri- deva di qua della linea era squalificato, per chi cadeva di là il percorso era buo-
acquisterete la vostra libertà”. La risposta del comandante partigiano fu: “Caro no. Allora io su questa asta in bilico, a metà dove vi era la linea di demarcazione,
colonnello, la libertà si conquista con le proprie forze per avere la possibilità di anziché arrivare fino in cima e rischiare di cadere, scesi con la mano sull’asta e
difenderla in qualsiasi momento. La libertà concessa non ha alcun valore”. È chia- andai avanti avendo un vantaggio nei confronti degli altri concorrenti.
ro che la mentalità del comandante partigiano e dell’intellettuale comunista era Il capitano mi urlò: “Sei squalificato!”. Io cercavo di spiegare le mie ragioni e lui
diversa dalla mentalità del militare monarchico antifascista, ma monarchico. “Mettiti sull’attenti!”. “Cosa vuol dire mettersi sull’attenti” risposi. E lui “Ti dò
A seguito di questo colloquio fu stabilito l’accordo che noi non avremmo fatto 10 giorni di rigore”. Insomma mi minacciò. Siccome vidi che a pochi metri c’era
attacchi alle forze partigiane e loro non avrebbero attaccato i soldati italiani del il colonnello Fenulli, comandante del reggimento, io insistevo sulle mie ragioni
nostro reggimento. e quando si avvicinò disse: “A me sembra che Antonini non abbia torto”.
Bastò quella frase ed il capitano si mise sull’attenti e naturalmente fu ritenuta
Come erano i rapporti con la popolazione locale? valida la mia gara. Però quella gara non bastava. C’era la gara dei 100 metri e
Avevamo un ottimo rapporto con la popolazione; le abitazioni erano aperte, la la volontà di ottenere i 10 giorni di licenza, di riprendere contatto con i com-
popolazione collaborava con noi, ci aiutava, ci dava da mangiare, ci invitava a pagni di Viareggio, era forte e vinsi la batteria, la seconda batteria, la semifi-
pranzo; furono mesi dove stabilimmo questo tipo di rapporto e quindi non ci fu nale e la gara dei 100 metri. Arrivai al traguardo e caddi svenuto ma ottenni i
alcun scontro tra noi e la popolazione ed i partigiani locali. 10 giorni di licenza.
Dalla Jugoslavia non rientrammo in Italia, ma a Pordenone e la nostra zona fu
Puoi raccontare alcuni episodi della vita militare? presa dalle camicie nere e dai volontari fascisti. Successivamente, nelle marce
Ci sono molti episodi. Ad esempio, uno riguardò la mia sfera personale avvenne di trasferimento, fummo informati che i partigiani avevano attaccato i fasci-
durante una messa al campo. Tutti andarono alla messa, passivamente o attiva- sti e li avevano decimati. Questa è stata la nostra esperienza in Jugoslavia. Il
mente, ma io non andai. Mi allontanai una cinquantina di metri e mi sedetti su colonnello che aveva promesso che ci avrebbe riportati tutti a casa non ebbe
un ciglio vicino ad un grosso campo dove avevamo le tende. Venne il capitano neppure una perdita.
del distaccamento, di nome Rocco, era un principe.
Era un reggimento di cavalleria e quindi gli ufficiali erano quasi tutti di estra- Era il colonnello monarchico antifascista?
zione borghese o di estrazione nobile perché, specialmente a quei tempi, la Sì. Era il colonnello monarchico che poi è diventato medaglia d’oro al valor mi-
cavalleria era un reggimento di prestigio. litare della Resistenza. Quando rientrammo in Italia, il colonnello fu promosso
Mi disse che dovevo andare alla messa e siccome conoscevo i miei diritti dissi che generale e andò al comando assieme a Cadorna, al comando generale di Stato
non ero credente e sarebbe stato ipocrita che assistessi ad una messa solo perché maggiore. Quando andammo in Jugoslavia il reggimento era stato già trasfor-
siamo in zona di operazioni militari. “Se lei me lo ordina io vengo, ma lei me lo mato a Bologna da reggimento di cavalleria in reggimento corazzato, motoriz-
deve ordinare”, dissi. “No, non te lo posso ordinare”, rispose. Ed il colloquio finì lì. zato e corazzato. Quindi in Jugoslavia andammo con questo nuovo reggimento.
Altro episodio simpatico fu per il fatto che desideravo qualche giorno di licen- Cosa successe? Che quanto rientrammo in Italia, rientrammo a Pordenone
za. Siccome ero considerato una sfaticato sotto tutti i punti di vista e quindi che dove facevo propaganda antifascista. Scrivevamo sui carri armati “Viva la pace”,
non ero considerato in grado di competere sportivamente, mentre invece avevo “W Stalin”; quella propaganda che incitava l’esercito a dissociarsi dalla guerra

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fascista. Avevo anche lì, sotto il letto a castello, il materiale di propaganda: alcu- sopportare e fare il militare”. Chiamò il sergente Delizzani alla mia presenza e gli
ni libri, alcuni volantini, ecc. Non c’era più il colonnello Fanulli ma un altro ed disse: “Vedi quello lì, fai conto che non esista, mangia, dorme, fa qualunque cosa
avendo discussioni anche con il cappellano, facevo una propaganda mascherata … fa conto che non esista”.
come quella del fascismo della prima ora. Questo prima dell’estate; la mattina mi alzavo quando volevo, andavo nel corti-
Mussolini diceva che non era d’accordo con quelli che giocavano a golf alle le, leggevo libri, in particolare di marxismo-leninismo.
10 buche, che investivano il loro denaro nelle tele da imbianchino, Mussolini
aveva un po’ queste uscite … Allora mi richiamavo al programma iniziale del Come si svolgeva la vita in carcere?
fascismo, insomma dovevo mascherare. Nelle discussioni portavo avanti una Vi sono rimasto dai primi di febbraio fino al 25 luglio; ero in attesa di essere
posizione che potesse mascherarsi con posizioni demagogiche che aveva assun- processato, però non avevano elementi, non avevano prove. I compagni mi te-
to il fascismo all’inizio e che continuava a sostenere durante la guerra. nevano informato, mi passavano il giornale, mi informavano della situazione
Nonostante ciò, fui arrestato ugualmente perché il cappellano si rivolse al co- ed io leggevo una rivista, le “Relazioni internazionali”, edita dal Vaticano. Lì
lonnello dicendogli che stavo facendo propaganda disfattista. si trovava qualcosa di diverso dalla stampa ufficiale controllata dal fascismo.
Fui arrestato nel febbraio ’43 ed allora pensai: “Qui le cose si mettono male. Pren- Quindi mi aggiornavo sulla situazione con questa rivista oltre alle informazioni
deranno la valigia e troveranno tutto il materiale e per me c’è poco da dire e da fare. dei compagni.
Negherò, non dirò nulla. Dirò che l’ho trovato …”. Sennonché alle ore 11.30 viene
un operaio di Milano, dell’organizzazione, di nome Martello. Venne a portarmi Il 25 luglio cade il fascismo!
il rancio e mi disse: “Stai tranquillo, tutto a posto”. Cosa aveva fatto? Appena Alle 10.00 ci fu data la comunicazione; alle 10.30 vennero i compagni dell’or-
arrestato, lui prese la mia valigia, una valigia di fibra, e attraverso il muro della ganizzazione per liberarmi. Gli dissi: “Fermi, se voi mi liberate, stasera o do-
caserma andò in campagna e la sotterrò e poi venne a dirmi che era tutto a posto. mattina al massimo siamo tutti in prigione!”. Perché non avevano capito che
caduto il fascismo vi era la dittatura militare. Li convinsi di stare tranquilli.
Grazie proprio ad un’organizzazione capillare costruita all’interno delle FF.A.? L’indomani alle 7.30 arriva l’ufficiale di picchetto, il responsabile del reggi-
Era l’organizzazione! Eravamo organizzati a decine. È chiaro, c’era l’organiz- mento quella notte, e mi libera. Verso le 10.00 mi chiama il colonnello e io
zazione e lui ne faceva parte come tanti altri. Saputo dell’arresto e sapendo che sull’attenti mentre diceva: “Tu che sei un ragazzo intelligente, te che capisci
io avevo il materiale di propaganda, quale era il suo compito? Era quello di far com’è la situazione …”.
sparire il materiale. E allora pensai: “Vale il mio sì come il suo no”. A quel punto Sei mesi prima ero un criminale, un sabotatore, sei mesi dopo uno che capiva,
non c’erano più le prove della mia attività. Il colonnello mi chiamò e mi disse: una persona intelligente … ed io signorsì e basta. Poi ci si trasferì per una
“Le serpi velenose come te l’altra guerra li abbiamo distrutti come pidocchi”. marcia. Ogni mattina si faceva una marcia. Il tenente Giacalone, che era il
Ed io sull’attenti, me ne diceva di tutti i colori: “Ti mando sotto processo, in tenente del reparto, si avvicinò e mi disse: “Stai attento più di prima, perché dal
questi casi è sabotaggio, quindi rischi la fucilazione”. fascismo siamo passati alla dittatura militare; non è cambiato ancora niente, stai
Ero abbastanza tranquillo perché Martello aveva fatto sparire tutto il materiale. attento perché la situazione è pericolosa quanto e più di prima”.
E questo non era un favore fatto a me perché era l’organizzazione così struttu- La nostra organizzazione rimase in piedi e dopo il 25 luglio fummo trasferiti
rata che aveva il compito di proteggere singolarmente e collettivamente i suoi al fronte sud, sul lago di Bracciano, vicino Roma. Ed eravamo un reggimento
membri. Tutte le mattine avevo un’ora d’aria e quando passeggiavo vedevo i corazzato.
compagni alla finestra che mi esprimevano la solidarietà. Quando mi arrestarono, l’organizzazione comunicò subito a Bologna, a Di-
Prima di essere arrestato, avevo continuato a sostenere la tesi di non voler fare nucci, rimasto al comando a Bologna, perché aveva seguito il colonnello rien-
niente e non facevo nulla poiché mi avevano tolto dall’ufficio amministrazione trato dalla Jugoslavia. A Bologna fu avvisato anche Cesari, il primo compagno
e rimandato al reparto. Allora mi misi al rapporto di un tenente, di nome Gia- che avevo conosciuto nelle FF.A. Fu avvisato anche Borsari12, un maestro di
calone, un siciliano, e gli dissi: “C’è il sergente Delizzani che non mi fa vivere, Carpi, poi senatore per varie legislature.
non mi sento di far niente perché non sono nato per fare il militare”. E lui mi
disse: “Anch’io ho un fratello come te, che la pensa come te, purtroppo bisogna 12 Luigi Borsari, senatore del P.C.I. nella V° legislatura.

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Ancora l’organizzazione clandestina? stato, per molto tempo, il comandante colonnello del nostro reggimento.
Di tutti quelli che hanno partecipato all’organizzazione nelle FF.A., la maggio-
ranza ha partecipato attivamente alla lotta di liberazione nelle proprie zone. Voi del nucleo clandestino?
Una volta rifiutammo il rancio pessimo. Sì! Il nucleo cioè il reggimento … una specie di sommossa interna e prendere
Il tenente di picchetto ci impose di prendere il rancio minacciandoci con la la posizione per raggiungere gli americani; ma il colonnello durante l’incontro
pistola. Andammo sotto le tende a prendere i fucili, successe un pandemonio ci disse che non c’era solo la benzina per i carri armati, ma neppure per gli
e lui ci denunciò al colonnello che disse: “Vi mando sotto processo!”. Eravamo aerei e quindi non avevamo alcuna possibilità di poter condurre un’azione
una decina dell’organizzazione. Allora il colonnello chiese al tenente: “Tu, per- di rivolta. Sennonché si sfasciò tutto. La cosa più degradante fu vedere che
ché hai messo fuori la pistola?”, “Lo sai che siamo in guerra ed ogni tensione può questi ufficiali, il capo di Stato maggiore, che sembravano padreterni, con le
provocare situazioni difficili …”. Fece in modo che non fosse successo niente: lacrime agli occhi come degli sciagurati e non essere in grado di fermare il
“Tu non hai puntato la pistola e voi non avete promosso alcuna azione”. Ci fu reggimento. Si sfasciò tutto e ognuno prese la propria strada.
una specie di ammutinamento e lui mise le cose a posto. A questo punto, anche il nostro reggimento, si sfasciò completamente ed
ognuno prese la strada di casa, con l’impegno di continuare la nostra attività.
Poco dopo arriva l’8 settembre? Questa fu la linea dell’organizzazione al fine di poter lavorare nelle proprie
Ci trasferiscono al fronte sud perché c’era l’avanzata degli americani sul lago zone in direzione di un’attività tesa alla conquista della pace e nello stesso
di Bracciano. L’8 settembre eravamo lì e si prese contatto con il generale Fe- tempo della lotta contro i tedeschi e i fascisti che si stavano ricostituendo nelle
nulli13 che era nella zona di Roma. Una nostra delegazione si incontrò con il brigate fasciste.
generale, di idee antifasciste e antitedesche, tanto che ha partecipato alla Re- Fu una tragedia vedere ufficiali e alti ufficiali che piangevano, il crollo di un
sistenza dalla parte monarchica, poi è stato imprigionato e fucilato alle Fosse mito … L’organizzazione clandestina dall’esercito si trasferì al territorio. Mi
Ardeatine, ottenendo la medaglia d’oro al Valore militare. spiego meglio, Cesari da Bologna tornò a Firenze, anche Dugini rientrò a Fi-
Gli dicemmo che eravamo pronti a sfondare le linee, a raccogliere tutta l’orga- renze, Dinucci a Pisa, io venni a Viareggio e l’organizzazione la sviluppammo
nizzazione disponibile e a lanciare la parola d’ordine di raggiungere gli ame- sul territorio; così l’esperienza militare si trasferì nei territori di appartenenza.
ricani ad Anzio. Pensavamo che la divisione ‘Ariete’, armata di carri armati, Attraverso il treno, potei raggiungere in primo luogo Firenze, dove incontrai
di poter raggiungere gli americani sbarcati ad Anzio, grazie all’organizzazione il compagno Cesari, con il quale avevamo iniziato il lavoro clandestino nelle
all’interno del reggimento che ci avrebbe consentito di incolonnare gran parte FF.A., in particolare nel nostro reggimento. Abitava in via Nazionale a Firen-
del reggimento. Quindi, prendemmo contatto con il generale Fenulli che era ze. Stabilimmo di mantenere contatti nel limite del possibile e di operare in
linea con quanto deciso durante i nostri incontri.
13 Dardano Fenulli, nato a Reggio Emilia nel 1889, ucciso alle Fosse Ardeatine il 24 marzo
1944, generale dell’Esercito, medaglia d’Oro al Valor militare alla memoria. Deciso a darsi alla Quando raggiungesti Viareggio?
carriera militare, a 17 anni si era arruolato volontario ed era stato assegnato al Reggimento
Mi recai a Viareggio e presi immediatamente contatto con i compagni del mo-
lancieri “Milano”. Dopo aver partecipato alla 1^ guerra mondiale come tenente d’artiglieria,
Fenulli seguì i vari corsi militari e dopo la guerra etiopica divenne colonnello. Nel gennaio ‘43, vimento clandestino: Raggiunti, Di Giorgio, Breschi ed altri … come Mansù,
promosso generale di Brigata, ebbe incarichi speciali per la difesa territoriale di Bologna, ma il Marcucci14. A Viareggio presi i contatti dato che, essendo militare al 25 lu-
nell’aprile dello stesso anno assunse il comando della brigata corazzata della Divisione “Ariete”.
Nelle giornate del 9 e 10 settembre, come vice comandante della stessa Divisione, prese parte, al
contrario di certi alti ufficiali italiani, alla difesa di Roma, guidando, nei pressi di Ciampino, un 14 A Marignana (Camaiore-Lucca) nella parrocchia locale nasce la Resistenza in Versilia grazie
piccolo gruppo di combattenti. al contributo di Marcucci “Mansù“ operaio, Marcello Garosi “Tito” ufficiale dell’esercito e don
Sfuggito a tedeschi e fascisti che gli davano la caccia, il generale Fenulli, si mise subito ad Alfredo Alessandri. Immancabilmente Antonini ha festeggiato la “Liberazione” nel paese di
organizzare formazioni partigiane nella capitale e nel Lazio, ma la sua attività non durò a lungo. Marignana e in più occasione è intervenuto pubblicamente, anche in occasione del 25 Aprile
Già nel gennaio ‘44 Fenulli fu catturato, torturato e rinchiuso in carcere. Ne uscì soltanto per 2009, il suo ultino anniversario della Liberazione, ormai anziano e fortemente affaticato.
affrontare il martirio alle Ardeatine. Eccidio delle Fosse Ardeatine 24 marzo ‘44, 335 le vittime Antonini infatti affermava “… festeggiamo la Liberazione della Versilia a Marignana nel punto in
tra le quali un garfagnino trapiantato a Roma, Paolo Angelini nato a Castelnuovo Garfagnana il cui i primi iniziarono la lotta e chi furono: un intellettuale ufficiale dell’esercito Marcello Garosi,
9/7/1909, autista, arrestato il 13/3/1944 militante del P.C.I. medaglia d’oro al Valor militare della Resistenza; un operaio Mansù, muratore, padre del Sindaco di

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glio, non mi ero messo in mostra come altri compagni che avevano partecipato giovane studente al 2° anno di medicina, figlio di padre russo e di madre au-
alle manifestazioni. Questi compagni erano tenuti sott’occhio dalle brigate striaca, responsabile del Fronte della Gioventù ed insieme ad altri compagni,
nere ricostituite. fra cui Nanni Ciuffreda, sviluppava una attività collaterale a quella del CLN
Sviluppammo le attività clandestine da settembre ’43 a maggio ’44; tagliavamo (Comitato di Liberazione Nazionale) locale. Il CLN si era costituito con tutti i
i fili, facevamo saltare i ponti … e per questo grande fu il contributo di Man- partiti: dalla Democrazia Cristiana al Partito Comunista, Socialista, Azionista,
fredo Bertini15, medaglia d’oro al Valor militare, che organizzò una spedizione Liberale e Repubblicano, per sviluppare un’azione unitaria. Mantenendo le
con la propria cognata16 oltre le linee per stabilire contatti con le forze allea- differenze delle proprie posizioni politiche ma con un unico obiettivo: la cac-
te17. Fu presa una radiotrasmittente che consentiva di avere un rapporto con ciata dei tedeschi e dei fascisti.19
le forze alleate.
Un altro compagno che diede un forte contributo fu Tristano Zekanowski18, In questo periodo in cosa consisteva la tua attività?
Fu costituito un comitato in Versilia e a Lucca e si stabilirono contatti continui
Viareggio; il prete di Marignana che sotto l’altare nascondeva le armi per i partigiani. Quindi, anche
fra la Versilia e Lucca e io, in quel periodo, ebbi l’incarico della responsabilità
per questo, fu una lotta unitaria”. militare della piazza di Lucca. Stabilimmo contatti con le province di Pisa e
15 Manfredo Bertini “Maber” (Montecarlo di Lucca 12.4.1914 – Groppo Pianello di Piacen- Massa-Carrara. In particolare con quella di Pisa che ci forniva anche materiale
za 24.11.1944), Medaglia d’oro al valore militare alla memoria, conferita nel marzo del 1945 esplosivo per atti di sabotaggio nella zona. A Massa portavamo materiale di
con Decreto Luogotenenziale da Umberto di Savoia ad appena tre mesi dalla morte. propaganda e ricordo che il punto di riferimento era Ortola dove lavorava un
Allievo del Liceo classico “G. Carducci” di Viareggio, durante gli anni universitari, iscritto a
fabbro, compagno comunista.
giurisprudenza, lavorò nel mondo del cinema, come operatore cinematografico, esordendo
con il film “Pioggia d’estate” (1937); presso gli studi di Tirrenia curò -inoltre- la fotografia in al- Appena avevamo il materiale arrivava una staffetta da Firenze, una compagna
cuni film tra cui “Sotto la Croce del Sud” (1938), “Ragazza che dorme” (1940), “Il re d’ Inghilterra di nome Unica Guelfi che portava valigie di materiale che distribuivamo nella
non paga” (1941), “Cenerentola ed il signor Bonaventura” (1942) e “La casa senza tempo” (1943). zona di Massa e allo stesso tempo anche a Lucca. Il contatto di Pisa era con
Fu uno dei protagonisti e iniziatore della Resistenza in Versilia, il capo e l’organizzatore del
“Centro Radio Rosa” (dichiarazione rilasciata da Vera Vassalle il 15 gennaio 1947).
un certo Tigghe, proprietario di un garage di riferimento, specializzato nella
Famosa, la frase in codice “Per chi non crede”, coniata dallo stesso “Maber” per il primo avio- confezione di ordigni esplosivi che consisteva in un tubo di ferro, con due
lancio sulla Versilia -presso la Foce di Mosceta- quasi di monito per gli scettici antifascisti che chiusure laterali e un’asse con una vite e quindi riempito di esplosivo, con la
operavano nella zona. Nell’agosto del 1944, a capo della missione “Balilla I” o meglio cono- relativa miccia, ci consentiva di condurre azioni sotto i ponti, farli saltare ed
sciuta come Missione “Maber” fu paracadutato nel Piacentino dove a fianco di Fausto Cossu,
comandante della Divisione Piacenza di Giustizia e Libertà, assunse compiti logistici nel servi- altre attività.
zio informazioni degli alleati, favorendo numerosi aviolanci di armi e rifornimenti alle brigate A Lucca c’era un Comitato di direzione provinciale di cui facevano parte il
partigiane. Gravemente ferito in circostanze misteriose, il 24 novembre ‘44, in occasione di un prof. Bricco, il prof. Mancini, poi rettore della Università di Pisa, un geome-
massiccio rastrellamento, febbricitante ed indebolito dai postumi della ferita, dopo aver di-
tra di nome Fabbrini ed altri. Ognuno rappresentava una corrente politica.
strutto la ricetrasmittente, per non essere di intralcio ai compagni decise di uccidersi, facendosi
esplodere una bomba a mano alla tempia. La nota è tratta da “Celluloide e Resistenza partigia- Quindi, l’azione del CLN era soprattutto di mantenere l’unità delle forze anti-
na. Manfredo Bertini, una figura da non dimenticare” a cura di Andrea Bertini e Umberto Guidi. fasciste e antitedesche; la discussione era sempre molto accesa ma si riusciva a
16 Vera Vassalle “Rosa” (Viareggio 1920 - Cavi di Lavagna 1985), insegnante, medaglia d’oro trovare punti di incontro nella diversità delle opinioni per dare incisivamente
al Valore militare. “Rosa” passò le linee per entrare in contatto con le Forze Alleate al fine di il contributo alla lotta di liberazione nazionale. Io facevo la staffetta fra Via-
favorire collegamenti tra i gruppi di patrioti, informazioni e rifornimenti di armi e munizioni. reggio e Lucca, avevo un passaporto, un pass tedesco e una volta ricordo un
Durante la guerra oltre 300 messaggi inviati dai quali deriveranno anche 65 aviolanci di armi e di
rifornimenti a brigate partigiane toscane e liguri. Operò sia nella zona di Lucca che di Siena.
forte nucleo di tedeschi a Montramito. Ero in bicicletta, mi fermarono e pen-
17 “Missioni “Rosa” - “Balilla” Resistenza e alleati”, Liborio Guccione.
padre Boris il quale aveva lasciato l’Urss non condividendo gli ideali della Rivoluzione d’Ottobre
18 Tristano Zekanowski (Milano 1923 - Azzano 1944) antifascista, comunista e partigiano
ed il figlio combattè e cadde per gli ideali comunisti. “La figura di Tristano Zekanowsky nella
combattente. Arriva a Forno dopo la strage del 13 giugno ‘44, entra nei “Patrioti Apuani”, poi
Resistenza Apuano-Versiliese” di Daniele Puccinelli.
fonda la “Cartolari” di cui fu commissario politico. Muore mentre torna a Viareggio insieme
ad ‘Andrea’ e ‘Kira’. Il suo corpo fu riconosciuto dopo la guerra tra alcuni cadaveri presso la 19 “Antifascismo e Resistenza in Versilia” Bergamini - Bimbi, capitoli III e IV, Giuseppe
Cappella a Fabiano. Di Giorgio, amico della famiglia Zekanowski, fa notare lo strano destino del Antonini è citato alle pagine 66 e 83.

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sai fosse la fine, invece riuscii a passare. riale che doveva essere trasportato, distribuito e nascosto.
Bisognava essere molto prudenti, anche se i fascisti non avevano quell’intelli-
Che tipo di azioni facevate? genza e quell’improntitudine che a volte si pensava. Loro erano soliti andare
In quel periodo saltò anche il balipedio20, fu un atto di sabotaggio, perché al a cercare comunisti e partigiani nelle bettole, perché sapevano che eravamo
balipedio di Viareggio si stava studiando uno speciale tipo di cannone e il mo- operai, gente del popolo, mentre noi eravamo alla ricerca dei luoghi più im-
vimento clandestino operò affinché questo studio potesse fallire e pertanto fu pensati per incontrarsi e riunirsi. Durante i miei viaggi a Lucca, andavo a man-
deciso di far saltare il balipedio e l’azione riuscì. Purtroppo, in questa azione giare nei migliori ristoranti, in centro si trovava “il Passeggero”. Mi mettevo
perse la vita un nostro compagno che lavorava al balipedio; una lotta dura come vicino alla finestra, ero armato e per qualunque evenienza avrei sganciato due
quella che si combatteva ha i suoi sacrifici, anche di persone innocenti. La linea bombe e avrei scavalcato la finestra per la fuga.
era di condurre un’azione forte nei confronti dei tedeschi e dei fascisti. Almeno un paio di volte vidi il colonnello Borghese22, comandante della X
Poi danneggiammo un’officina in Darsena, tagliavamo i fili, facevamo saltare i Mas che veniva con 15-16 uomini della sua scorta, fra cui un mio amico di
ponti, distribuivamo materiale e altro; con un compagno, Antongiovanni, con scuola, Piero Giannotti, che gli faceva da autista. Ero pronto per qualunque
cui ero amico fin da ragazzo, distruggemmo le pompe di iniezione in una offici- evenienza. Una volta il Giannotti si avvicina e mi dice: “che fai qui?”. “Beh, mi
na di Viareggio che lavorava per i tedeschi. Gli strumenti di queste pompe furo- arrangio”, risposi e lui ha sempre pensato, fino a dopo la Liberazione, che fa-
no portati via e per passare attraverso i tedeschi, appoggiammo la bicicletta pro- cessi il mercato nero. Essendo figlio di lavoratori non avrei avuto le possibilità
prio al commissariato. Certo, nessuno può pensare che possiamo aver nascosto di pranzare nel miglior ristorante di Lucca.
qui questo materiale. Venivano condotte azioni spregiudicate sotto ogni punto
di vista. Eravamo animati da questo fortissimo ideale di libertà e di giustizia. Come si svolgeva l’attività clandestina?
L’esempio di un’azione audace e coraggiosa, ed anche simpatica, fu di Man- Si sviluppava anche a casa mia, perché mio padre qui era “insospettabile”; la
fredo Bertini che trovandosi in uno chalet in pineta con un pacco di tritolo, sua attività antifascista l’aveva svolta al mio paese. Prima degli anni ’10 fino al
siccome era un luogo frequentato dai fascisti e della “Mai morti”21, improvvi- ’25-’26 veniva spesso arrestato. Io, invece, essendo stato militare non mi ero
samente ebbe l’intuizione di dire al barista: “Mettimi questo pacco di tritolo messo in mostra il 25 luglio. Quindi la mia casa, in via Maroncelli, era sicura.
sotto il banco”. Questo episodio sta a dimostrare con quale coraggio, con quale I dirigenti locali e quelli regionali la tenevano come punto di riferimento. Di
sfrontatezza, affrontavamo la nostra attività. fronte vi abitava un responsabile del fascio di Viareggio. Mai avrebbero pen-
sato che in quella casa si tenessero quel genere di riunioni.
Erano azioni gappiste! Frequentava casa mia Gino Menconi23, responsabile regionale per il Partito
Io ero responsabile militare della piazza di Lucca ed avevo il compito di or- comunista e delle ‘Brigate Garibaldi’. Vi fu una forte discussione tra il re-
ganizzare il trasporto di armi e con Manfredo che aveva avuto la radiotra- sponsabile locale, Mario Raggiunti, padre dell’antifascismo e della clandesti-
smittente venivano fatti lanci da parte delle forze alleate di materiale vario: nità a Viareggio, e Gino Menconi; in quanto alcune posizioni di Raggiunti
vestiario, bombe, armi… I lanci avvenivano nelle zone Apuane, soprattutto divergevano dalla posizione decisa e ferma del Partito. Infatti, in alcuni settori
alla foce di Mosceta e quando il materiale vi giungeva, la radio dava un segna- dell’antifascismo, anche tra compagni si pensava bisognasse aspettare, non
le ed avevamo due parole d’ordine e gli alleati attraverso la radio clandestina
annunciavano la parola d’ordine. Allora, ci portavamo in quel tratto di zona 22 Zara Algardi “Processo ai fascisti”, Vallecchi Editore, Firenze 1973.
pianeggiante sulle Apuane, accendevamo i fuochi e ci veniva lanciato il mate- 23 Gino Menconi ‘Musoduro’ e ‘Renzi’ (Avenza di Carrara 1899 - Bosco di Corniglio, Parma,
1944). Medaglia d’oro al Valor militare alla memoria. Laureato in economia e commercio, di-
rigente del Partito comunista, formato per due anni alla scuola leninista di Mosca, antifascista
20 Il 17 gennaio ‘44 saltò in aria un grosso deposito di munizioni e solamente nel dopoguerra
dalla prima ora, arrestato nel 1931 ed incarcerato per 6 anni, poi confinato a Ponza e Ventotene
si venne a sapere che tale esplosione fu dovuta ad un sabotaggio progettato dal colonnello
fino all’agosto ‘43 quando riprese la lotta organizzando la Resistenza a Massa, Firenze e Parma.
Broferio e realizzato dal suo ex attendente Mario Caccia.
Indomito combattente fino alla morte quando viene catturato e bruciato vivo dai nazisti a Bosco
21 La ‘Mai morti’ era una formazione di fascisti proveniente dall’alta Italia che operò a Carrara. di Corniglio. Orazione di Giorgio Amendola. “Gino Menconi, un comunista, un italiano”, pro-
Tra la popolazione carrarina, tutti i fascisti repubblichini erano chiamati “Mai morti”. nunciato il 17 ottobre 1964 a Carrara.

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sacrificarsi … che poi sarebbero arrivate le truppe alleate che ci avrebbero di Farnocchia. Assaltarono una cooperativa per avere mezzi di sostentamento
liberato. La posizione del Partito, invece, era creare le condizioni di sviluppo e quello fu il primo punto di riferimento nella zona della Versilia.
ed allo stesso tempo operare e rafforzarsi per contribuire alla liberazione del Dopo un altro gruppo si formò nella zona e iniziò l’attività nella zona di Bar-
Paese e, a guerra conclusa, presentare sul piatto della bilancia la nostra attività gecchia con il tenente dei bersaglieri Marcello Garosi26, ferito a Forno, ac-
e far valere il nostro contributo. cerchiato e suicidatosi per non essere fatto prigioniero dai tedeschi. Da quel
Fu a quel punto che il Partito mi assegnò la responsabilità dell’organizzazione. gruppo ne uscì una grossa Formazione, bene organizzata con la quale avevamo
Questo fatto lo cita Tobino nel suo libro “Il Clandestino”: “… prende la respon- contatti. 4-5 di loro scesero a Viareggio e presero le armi nascoste nel magaz-
sabilità un compagno di Viareggio con i baffi” descrivendomi come una persona zino di via Puccini. Ricordo che era un giorno in cui Viareggio fu bombardata
decisa sotto ogni punto di vista che oggi potrebbe essere definito “stalinista”. in particolare nella zona di via Puccini, via Pacinotti e la stazione.
In quei momenti era necessario essere decisi, non discutere troppo, il momento La Formazione di Marcello Garosi si sviluppò come altre formazioni e nel
era di agire! L’obiettivo del Partito era, nei limiti del possibile, agire subito. giugno del ‘44 ci fu la battaglia di Forno27. Gli americani avevano fatto pre-
Quindi incontrai in piazza Santa Maria Novella a Firenze il responsabile poli- sente agli Alleati che avrebbero trovato un punto da sbarco a Marina di Massa
tico del Partito in Toscana Berto, il dott. Piero Marelli di Milano, farmacista di e le formazioni ebbero il compito di farsi trovare pronte. Garosi, che aveva
famiglia benestante. L’incontro doveva avvenire con la segnalazione del gior- grandi capacità militari, si istallò nel paese di Forno, fece saltare un pezzo di
nale. Mi trovai nella piazza e tutto corrispondeva, il giornale, le indicazioni, montagna ed ostruì la strada per favorire l’azione degli Alleati che dovevano
il segnale … ma lui era così elegante che pensai: “Come fa questo ad essere sbarcare nella zona.
comunista?”. Comunque, mi avvicinai e a quel punto presentai la mezza lira
tagliata. Il rapporto continuò sul piano militare con Gino Menconi e sul piano Ma gli alleati non sbarcarono?
politico con ‘Berto’. Questa attività clandestina si sviluppò per alcuni mesi, Purtroppo no e questa Formazione fu sacrificata, particolarmente quella di
poi fu prelevato tanto materiale dai vagoni della ferrovia. Io e mio padre ave- “Forno“. Erano più formazioni che presidiavano il paese e furono raggiunte
vamo un magazzino in via Puccini, di fronte alle scuole Pascoli e lì mettemmo dai tedeschi e dai fascisti. Combatterono eroicamente ma dovettero ritirarsi e
tutto il materiale, fra cui armi. La maggior parte del contributo, per quanto Marcello Garosi, credendo che il Comandante Guido Vannucci, fosse rimasto
riguardava il trasporto e la raccolta delle armi, era dovuto ai lavoratori; mentre intrappolato nell’accerchiamento con un russo ed un altro compagno, rientrò
gli studenti e la parte intellettuale avevano compiti di propaganda e di azioni
anche rischiose. 26 Marcello Garosi “Tito” (Firenze 1919 - Forno di Massa 1944), perito edile, medaglia d’oro al
C’erano Manfredo Bertini, Ernesto Cinquini, Sergio Breschi24, poi Commissa- Valor militare alla memoria. Ufficiale dell’esercito, antifascista e grande animatore fin dall’inizio
rio politico della Formazione ‘Luigi Mulargia’ nella zona della Versilia. Anche dell’attività partigiana. Comandante della formazione “Aldo Mulargia” che dominò le Apuane
armi e moschetti furono nascosti nel magazzino di mio padre. Nell’ottobre- dal monte Prana alla Conca di Vinca. Dopo la presa di Forno da parte di repubblichini, SS e X
MAS, riuscito a fuggire dall’accerchiamento nemico ritornò nella mischia per portare aiuto ai
novembre, il tenente d’Aviazione, Gino Lombardi25, un compagno coraggio- compagni e al vicecomandante. Accerchiato e ferito continuava con mirabile freddezza d’animo
sissimo prese l’iniziativa della formazione di un gruppo di partigiani nella zona a sparare con il mitragliatore fino all’ultima cartuccia, preferendo togliersi la vita piuttosto che
cadere in mano al nemico il 13 giugno ‘44. Lapide in sua memoria è posta in località Pizzo
Acuto di Forno. In più occasioni Antonini ha ricordato “Tito” come il migliore Comandante
24 Sergio Breschi, studente del Liceo Classico “G. Carducci”, ingegnere, partigiano e militante della zona e pochi mesi prima di morire, in occasione del 13 giugno 2009, anniversario di Forno,
del P.C.I. Dopo la guerra fu un personaggio di spicco nella Viareggio liberata, con importanti ha ricordato e onorato la sua memoria e il suo sacrificio difendendo la figura del Comandante
incarichi amministrativi e nel settore della nautica. “Tito” da attacchi revisionisti.
25 Gino Lombardi “Joe il Rosso“ (Querceta di Seravezza 1920 - Sarzana 1944), fu 27 L’eccidio di Forno fu condotto la mattina del 13 giugno dalle SS tedesche, da repubblichini
organizzatore e comandante della 1^ Formazione partigiana versiliese “Cacciatori delle Alpi e dalla X Mas. Vi furono 68 morti, di cui 56 fucilati, e 52 deportati in Germania. Tale episodio
Apuane” che operò tra Farnocchia, Stazzema e Gabberi. Cadde assieme al compagno Piero determinò lo sbandamento della “Mulargia” e da quella sconfitta sorsero le Formazioni
Consani a Sarzana il 21 aprile ‘44 mentre si recava ad Equi Terme per prendere contatti con la partigiane che operarono sulle Alpi Apuane da Carrara fino a Lucca, comandate da Pietro Del
formazione di Domenico Azzari. Le Formazioni partigiane operanti sui monti della Versilia si Giudice, Lorenzo Bandelloni, Ottorino Balestri, Giancarlo Taddei e Guido Vannucci. Alcune
batterono col nome di Brigata d’assalto “Gino Lombardi”. Una lapide lo ricorda a Farnocchia Formazioni operarono sul versante Massese (Gruppo Patrioti Apuani e brigata Garibaldi “Gino
di Stazzema. Menconi”), altre si spostarono in Alta Versilia.

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per aiutarlo. Questo ci consentì, anche nella nostra zona, di dare un carattere uniforme
Invece il Comandante Guido era riuscito, attraverso un varco, a sfuggire ai alla Formazione che già aveva un carattere estremamente rigoroso e traeva
tedeschi; Marcello Garosi fu ferito e nell’impossibilità di potersi sganciare, stimoli ed esempio dalla lotta del popolo cinese con un rapporto stretto con la
impose ai compagni di lasciarlo perché era ferito gravemente e non poteva popolazione, senza scontri e dissidi con le stesse popolazioni e soprattutto con
essere trasportato. Quando tedeschi e fascisti gli furono addosso gridò: “Cani, i contadini e i pastori della zona. La Formazione fu armata nella sua totalità
morto sì, ma vivo non mi avrete mai” e si sparò un colpo alla tempia. Così morì, ed avevamo le divise della “Mai morti” con l’unica differenza che avevamo la
eroicamente, il Comandante “Tito” Marcello Garosi. stella, lo stemma delle ‘Brigate Garibaldi’ sul cappello.
Con la sua morte e la sconfitta di Forno, le Formazioni in quella zona erano
allo sbando; allora il comando delle ‘Brigate Garibaldi’, a metà giugno, subito Come era organizzata la vostra Brigata?
dopo l’eccidio di Forno, in cui furono massacrati partigiani e civili e partico- Il primo distaccamento fu organizzato in maniera militare e con una coscienza
larmente ricordo un nome, Aldo Cartolari28, a cui demmo la denominazione politica, in quanto esistevano un Comandante ed un Commissario. Il distacca-
alla prima delle undici Formazioni della ‘Brigata’. Ebbi l’incarico di raggiun- mento era suddiviso in plotoni di 30, quattro plotoni con ognuno un Coman-
gere la zona di Forno ed alle Casette, sopra Forno, avrei trovato un gruppo di dante e un vice e poi ogni plotone era suddiviso in squadre di dieci e a sua volta
partigiani diretto da un compagno di nome Righetto. Lo chiamavano Righetto in squadre di tre. Perché? Perché quando eravamo di fronte a una forza nemica
“Stalino“, in quanto la sua mentalità era che non si potesse essere comunisti esigua, l’azione veniva concentrata su questa forza nemica, quando invece ci
se non si avevano i calli alle mani. Pernottai lì, con molto diffidenza, perché trovavamo a dover sostenere lo scontro con una forza numericamente più forte
pensavo potessero supporre che fossi una spia o qualcosa del genere. Mostrai e più armata, la nostra azione era di condurla come avanguardia e poi ritirarsi.
le mie credenziali, ma in quel periodo vi era ingenuità e molta diffidenza. Però E quando vi erano consistenti rastrellamenti, la Formazione si distribuiva a
si convinsero che avevo avuto incarico di riorganizzare le forze disperse dopo macchia di leopardo. Ogni gruppo di trenta si divideva a sua volta in gruppi
la disfatta di Forno. di dieci e a sua volta in gruppi di tre, così che nella ritirata avremmo avuto
La mattina proseguii per la Brugiana, dove incontrai un gruppo di Avenza e di maggiori possibilità di sostentamento e di nasconderci. Era sufficiente un kg.
Massa che non aveva partecipato alla battaglia di Forno, che proveniva dalla zona di farina e un litro di latte per il sostegno di 3-4 persone. L’azione era a orga-
di Avenza e di Carrara. Questo gruppo si era rifugiato sulla Brugiana perché ave- netto, si apriva e si richiudeva. Infatti, una volta passato il pericolo, la Forma-
va assaltato una caserma “Mai morti”29. Presi il contatto con questi compagni e da zione si riorganizzava.
subito iniziò l’attività per costituire una Formazione di 120-130 elementi.
A questo distaccamento demmo il nome di “Aldo Cartolari”. Il distaccamento Dove operava la vostra Formazione?
era organizzato in maniera perfetta; avevo avuto responsabilità nell’esercito, Si trovava sopra Massa e dominava una larga fascia della zona a mare e so-
avevo acquisito quelle cognizioni di organizzazione per sviluppare una simi- prattutto l’Aurelia. Ogni sera partivano le pattuglie partigiane per attaccare
le attività. C’era una affluenza continua di giovani che volevano partecipare, le forze tedesche che passavano sull’Aurelia. Certo, quando passavano grandi
provenivano dalle zone di Massa, Carrara, Avenza. Essendo a corto di armi, colonne era più difficile attaccarle; comunque la maggior parte delle nostre
studiammo un attacco alla caserma della “Mai morti” di Massa. Un gruppo di azioni era quella di colpire le forze tedesche e fasciste che passavano dall’Au-
partigiani, travestito da contadini con carro pieno di fascine che avevamo pen- relia. Poi c’era un fortino che a noi dava molta noia, poiché sparava sempre
sato di offrire alla caserma, a quel tempo non c’era il riscaldamento e per scal- nella nostra direzione. Le nostre Formazioni avevamo il sostegno della popo-
darsi si usava il legname, si decise un’azione e a sorpresa riuscendo a disarmare lazione, soprattutto dei contadini, dei montanari, dei giovani e delle donne;
tutti i soldati della “Mai morti” e i fascisti e portammo via armi, scarpe, vestiti … non avremmo potuto fare nulla se non avessimo avuto questo sostegno, da
ogni punto di vista.
28 La Formazione si chiamava ‘Cartolari’ ma il nome corretto del partigiano era Cartolaro, Eravamo informati che ogni settimana, in quel fortino, vi era il cambio della
che non morì a Forno ma fu fatto prigioniero e portato via. “Forno 13 giugno 1944” di Fruzzetti- guardia ed allora noi cogliemmo l’occasione nel momento in cui era sguarni-
Grossi-Michelucci, Ceccotti Editore Massa 1994.
to. Vi erano pochissimi elementi, perché una parte era partita e aspettavano
29 Battaglione della X Mas che operava nella zona di Massa e Carrara. l’altra che veniva a rinforzare il fortino. Quindi conducemmo un attacco mol-

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to duro e purtroppo in questa azione fu ferito un compagno, che riportammo incontrai il comandante Marcello Garosi che era venuto a Massa. Ricordo che
in Formazione. durante quell’incontro ci fu un grosso bombardamento su Massa e ci salvam-
Ma un giovane ventenne, Aldo Salvetti30, contadino analfabeta che volle par- mo strisciando e coprendosi nella sponda del Frigido. Poi lui tornò in Forma-
tecipare all’azione pur essendo giovane fu preso, martirizzato e seviziato. I zione sopra Forno, e io tornai a Viareggio.
tedeschi volevano sapere dove fosse la Formazione. Lui non parlò e fu croce- Si formarono le Formazioni sopra Massa e Tristano Zekanowski “Ciacco” era
fisso alla porta di una stalla come Cristo. Le sue ultime parole furono: «Cono- andato con i ‘Patrioti Apuani’, ma quando seppe che io stavo nella Forma-
scerete i miei compagni e il mio comandante quando verranno a vendicarmi. W zione ‘Aldo Cartolari’ lasciò i Patrioti, venne nella nostra Formazione e fu
l’Italia!».31 Noi eravamo a poco più di 3-4 km in linea d’aria. Questo giovane nominato Commissario.
è stato decorato di medaglia d’oro al Valor militare ed il monumento dedicato
a lui si trova a fianco del ponte nella zona di Castagnola. Avemmo, purtroppo, Era una bella figura quella di “Ciacco”?
questa dolorosa perdita. Il partigiano ferito, fu poi recuperato perché le ferite Intelligentissimo sotto ogni punto di vista. Riporto un esempio. Un prigio-
non erano gravissime. niero, ripulendo un’arma si era conficcato una pallottola nella gamba che era
andata in cancrena e sarebbe certamente morto. “Ciacco”, al 2° anno di medi-
Quali erano le altre Formazioni partigiane operanti nella zona? cina, mi chiese il consenso per operarlo e lo fece su una piana con coltelli che
Nella zona si svilupparono formazioni di diverso tipo e colore. Si costituì avevamo in cucina e con pezzi di stoffa di lenzuolo. Il ferito fu poi trasportato
quella dei “Patrioti Apuani”, comandata dal frate francescano Pietro32 che è all’ospedale di Massa. Il primario dell’ospedale chiese chi fosse il chirurgo
stato Prefetto di Massa e lasciò l’abito talare. Questa Formazione stava a sud che lo aveva operato. Si salvò e questo sta a dimostrare il nostro rapporto nei
del Frigido che scorre nella città di Massa. Prima dei fatti di Forno, a maggio, confronti dei prigionieri, un rapporto anche umanitario, quando questi non si
erano macchiati di atti criminali.
30 Aldo Salvetti (Massa 1923 - 1944), membro della “Cartolari”, catturato dai tedeschi nella
notte del 18 settembre ‘44 durante l’attacco al fortino tedesco di Castagnola e ucciso il giorno Ritorniamo alle Formazioni che operavano nella zona.
dopo. Aldo fu torturato, trascinato in strada, in tanti sentirono le sue grida e le sue sofferenze. Siccome si svilupparono Formazioni di diverso natura, ci fu l’indicazione di
Fu fucilato davanti ad un portone e vi rimase come crocifisso. Il sacrificio di Aldo Salvetti è
ricordato dal monumento a Massa – Castagnola, che è stato oggetto di scritte e deturpazioni da
unire quelle che andavano dalla Brugiana, sopra al lato nord del Frigido, fino
parte di neofascisti. I compagni e le compagne di Massa e della Versilia, con alla testa il parti- alla zona del Monte Cavallo, nella zona di Sarzana-La Spezia. Concordammo
giano Ermenegildo Della Bianchina (Massa 1916 - 2013), presidente dell’Anpi di Massa, hanno di fare una riunione a Tenerano, sopra la Lunigiana. Ci fu un incontro di tutti
manifestato pubblicamente lo sdegno per il vile atto ripulendo il monumento. Per questo la i Comandanti e i Commissari di tutti gli 11 distaccamenti. In questa riunio-
magistratura ha rinviato a giudizio il Presidente dell’Anpi e compagni/e per manifestazione non
autorizzata, poi assolti nel processo al Tribunale di Massa. ne costituimmo la Brigata ‘Ugo Muccini’, stabilendo che ogni distaccamento
aveva la sua autonomia con un comando centrale per le azioni da sviluppare
31 “Aldo Salvetti, Genny Marsili, miracoli di questo nostro popolo umile e generoso, che ha
avuto da secoli la sorte di essere migliore di chi lo governa: e i ragazzi delle nostre scuole, che pure su un determinato fronte.
seguitano ad imparare chi fu Muzio Scevola e Orazio Coclite, non sanno, perché nessuno glielo Ogni distaccamento aveva la piena autonomia, ma vi era questa unità. Nomi-
insegna, l’ultima frase di Aldo Salvetti, l’ultimo gesto di Genny Marsili, simbolo della Resistenza nammo il “maggiore” Contri33, monarchico, Comandante della Brigata ‘Ugo
popolana, che osa scagliare contro i lanciafiamme puntati la sua inerme furia materna”. Discorso
tenuto da Pietro Calamandrei il 21 ottobre ‘54 per l’inaugurazione della stele commemorativa
Muccini’ e io fui nominato Commissario. Perché nominammo il “maggiore”
delle Fosse del Frigido. Contri? Perché essendo monarchico avevamo maggiore possibilità per l’assi-
32 Pietro Del Giudice (Montignoso 1914 - 2002), frate domenicano. Del Giudice dopo la
strage di Forno riorganizza la Formazione “Patrioti Apuani” e ne diviene Comandante. Suo
stretto collaboratore è ‘Vico’ (Alfredo Gianardi). Del Giudice e ‘Vico’ fanno si che la Formazione 33 Alfredo Contri, si faceva chiamare “maggiore” anche se non lo era . Contribuì alla nascita
non subisca l’influenza del Partito comunista. Per questo ‘Andrea’ (Giuseppe Antonini), inviato della Brigata Garibaldi “Muccini” a Tenerano di cui fu nominato Comandante. Poi, i suoi
a Massa dal Partito ai primi di luglio ‘44 per organizzare una ‘Brigata Garibaldi’, si scontra con rapporti con le Formazioni di ispirazione comunista si deteriorarono e queste sancirono la
Del Giudice e, non riuscendo ad orientare i “Patrioti Apuani”, dà vita ad una nuova Formazione, divisione della “Muccini” il cui nome venne assunto dalla nuova Brigata comandata da ‘Andrea’.
la “Cartolari”. Nei giorni precedenti la Liberazione, Del Giudice è nominato prefetto della Contri rimase a capo della Brigata “Lunense”. (Pag. 353, indice dei nomi, Rustighi, “Partigiani
provincia dal Cpln. dei monti di marmo”).

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stenza e l’aiuto da parte degli alleati. Non dobbiamo dimenticare che americani piazza di Massa, maggiore Brignole. Fu portato in montagna e gli fu fatto un
e alleati hanno sempre avuto molta diffidenza verso le Formazioni a prevalenza regolare processo.
comunista, anche se queste nella lotta di liberazione hanno coperto un arco di Lo avevano strumentalizzato i fascisti, era un grosso proprietario terriero, ma
forze non inferiore all’80-85% dei componenti delle Brigate partigiane. non aveva compiuto alcuna azione, né contro partigiani, né contro la popola-
Mi recai a questo incontro con la squadra degli avenzini, con i quali si svi- zione. I fascisti, in certi casi, avevano bisogno di figure da presentare per darsi
luppavano i trasferimenti, gli incontri … Un gruppo coraggiosissimo che si una credibilità. Fatto il processo fu chiuso in un ovile.
rendeva sempre disponibile per le azioni più rischiose. Fu così costituita la Il processo, durato fino alle due di notte, fu condotto dal compagno Tristano
Brigata “Ugo Muccini”, un compagno di Sarzana, combattente in Spagna e Zekanowski “Ciacco”. Rinchiuso in questo piccolo ovile, dove seccavano le
caduto con le formazioni garibaldine. castagne, tentò di svenarsi e promise che se l’avessimo liberato si sarebbe im-
pegnato a liberare i due partigiani ed avrebbe abbandonato la milizia fascista.
In quale zona operavate? Non potevamo credergli, quindi lo tenemmo prigioniero.
Oltre la zona dell’Aurelia; dal nostro osservatorio controllavamo anche la stra- Siccome venne trattato umanamente, un gruppo di partigiani venne da me
da che da Massa va a Forno ed anche in questa zona conducevamo azioni con- per dire che non erano d’accordo sul trattamento riservato al prigioniero per-
tro tedeschi e fascisti. I rapporti con la popolazione erano strettissimi. Il nostro ché dovevamo tener conto del trattamento che veniva usato ai nostri compa-
obiettivo era di non occupare i paesi, ma di parlare alla popolazione, chiedere gni prigionieri. Feci presente che non potevamo fare lo stesso trattamento in
aiuto e contributi vari e poi lasciare i paesi per evitare rappresaglie da parte dei quanto saremmo stati uguali a loro. La nostra era una lotta che si ispirava a
tedeschi. I rapporti che avevamo con i contadini ed i pastori erano con i buo- principi diversi e quindi non era giusto comportarsi come i nostri nemici. Ma
ni ed il timbro regolare del comando di Brigata, firmate dal Commissario, in vista la loro insistenza, per non sembrare troppo favorevole a quel trattamen-
quanto responsabile di tutta l’attività, anche logistica. I contadini ci portavano to, diedi disposizione di riservargli lo stesso trattamento fatto ai nostri parti-
pecore ed altri animali per evitare che fossero sequestrate da tedeschi e fascisti. giani. Non era passata mezz’ora che quegli stessi compagni vennero a dirmi di
Quindi con i buoni riconosciuti ufficialmente, dopo la Liberazione, i contadini aver recepito ciò che avevo detto, cioè che non era giusto e quindi dovevamo
sono stati rimborsati del contributo materiale che avevano fornito. toglierlo dal palo e riprendere un trattamento umano nei suoi confronti... ave-
vano constatato quanto fosse crudele quel trattamento...
Ricordi qualche episodio significativo?
Due azioni in particolare. Due ragazzi, neppure quindicenni, vennero in Come si svolgeva l’attività partigiana?
Formazione e chiesero di rimanervi. Gli dissi che erano troppo giovani, ma La Brigata ‘Ugo Muccini’ estendeva la sua influenza e la sua azione dalla Bru-
soprattutto non avevamo armi e che se le avessimo avuto li avremmo fatti giana, ad ovest del Frigido fino alla zona di La Spezia. La Brigata era composta
rimanere. Fatto sta che loro andarono a Massa, fecero una specie di mitra con da 11 distaccamenti autonomi, ma uniti organicamente nella Brigata, con un
un bastone di granata, videro due “Mai morti”, gli puntarono il mitra falso, li Commissario e un Comandante.
disarmarono, tornarono in Formazione e ci dissero: “Ora le armi le abbiamo!”. Nei giorni precedenti al combattimento sul “Sagro”, avevamo la sensazione
A quel punto era chiaro che non potevamo più allontanarli. che i tedeschi, ed in particolare le S.S. stessero organizzando un rastrellamen-
Tutta la sussistenza, il pane, la carne … ci veniva portata dalle donne che era- to per liberare la zona dalla forte influenza partigiana. Allora concentrammo
no meno sospettate e quando macellavamo o avevamo generi alimentari, tene- le nostre forze nella zona del monte Sagro perché questo ci consentiva una
vamo conto della popolazione con la quale il rapporto è sempre stato stretto. maggiore possibilità di azione e di sganciamento. La mattina del 24 agosto,
Ci giunse la notizia che due nostri compagni che avevano tentato un’azione in una staffetta a sud ed una a nord ci portarono la comunicazione che i tede-
una caserma, erano stati presi e seviziati. Gli veniva sparsa della marmellata schi si stavano muovendo nella nostra direzione. A quel punto dislocammo la
sul corpo e messi al sole per essere punti da mosche e zanzare. Ogni forma di Brigata su un fronte vastissimo con la possibilità di sganciamento. Una parte
tortura veniva loro praticata. Così decidemmo di fare prigioniero una perso- nella zona dei monti di La Spezia e l’altra parte nella zona dei monti di Massa.
nalità militare o politica di Massa per poter scambiare i nostri due partigia- Queste erano le previsioni; noi eravamo la parte della Brigata a sud che aveva
ni. Fu condotta un’azione, fu prelevato il comandante militare fascista della occupato tutta la zona del Sagro.

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Quindi, siamo ai combattimenti del Sagro34? intorno alle 10.30-11.00 e marciavano attraverso lo spiazzo di Campo Cecina
Nella zona del Sagro, fra il punto più alto e la boscaglia, vi è una larga fascia di sotto il Sagro venendo avanti in fila indiana. I compagni di Avenza, quelli che
territorio a prato. A mano a mano che i tedeschi salivano nella zona iniziarono mi seguivano nei trasferimenti e nelle riunioni che si tenevano nelle diverse
anche azioni di rappresaglia da parte delle SS. Bruciarono la zona di Vinca zone e nei contatti con altre Formazioni, erano ansiosi di iniziare a combat-
e lo stesso paese35. Non potevamo attendere l’arrivo delle SS, ma dovevamo tere. A fatica riuscii a farli attendere in modo che i tedeschi, in fila indiana,
guadagnare tempo ed allora chiedemmo al maggiore Contri di muoversi nella potessero essere il più vicino possibile, a 50-100 metri.
direzione di Vinca e noi avremmo tenuto il lato sud. Ma il Contri non intese Quando la colonna dei tedeschi -ho sempre in mente un ufficiale con il bi-
assumere questa iniziativa ed allora nel momento di maggiore difficoltà, come nocolo- arrivò a tiro della nostra mitragliatrice e dei nostri mitra, iniziammo
Commissario politico con la massima responsabilità politica della Brigata, ri- l’azione. Nel giro di pochi secondi fu un macello, perché erano tutti allo sco-
unii i Comandanti di distaccamento e feci presente il pericolo a cui andavamo perto. In un minuto le SS furono in grado di nascondersi dietro la boscaglia.
incontro. Quindi non avremmo potuto, se non andando incontro ai tedeschi, Noi, a corto di munizioni, tenevamo sotto tiro la colonna tedesca e ogni tanto
tentare di fermare la loro avanzata. Non avremmo potuto avere, nella nottata, sparavamo un colpo, due colpi, poi una raffica di mitragliatrice per far vede-
la possibilità di sganciamento di una parte della Brigata sulla zona di La Spe- re la nostra presenza e il pericolo per loro di poter raggiungere la posizione
zia e l’altra sulla zona di Massa. dominante dove ci trovavamo. Tutto ciò è durato fin verso le 17-17.30 quan-
A questo punto feci l’appello che occorrevano almeno 30-40 partigiani volon- do decidemmo lo sganciamento. Per iniziarlo ci spostammo, ritornando nella
tari che in marcia potessero raggiungere una posizione dominante nei con- zona del Sagro ma continuammo a sparare per far sì che i tedeschi fossero
fronti dell’avanzata dei tedeschi. I volontari ci furono, fu formato un grup- molto prudenti nell’avanzare. Andammo avanti così fino alle 22.00. Un parti-
po di una trentina di partigiani, perché non era necessario essere un numero colare: lo stesso maggiore Brignole, che era nostro prigioniero, aveva espresso
superiore in quanto dovevamo tenere anche il fronte sud e a marcia forzata il desiderio e la volontà di combattere con noi.
riuscimmo ad arrivare in 12 compreso un prigioniero della “Mai morti”, che Raggiunto l’obiettivo, senza perdere un solo uomo e senza alcun ferito, ricor-
si era messo con noi ed era un atleta eccezionale. Un ragazzo fortissimo che do con quale velocità riuscimmo a sganciarci dalla zona dove si dominava lo
fu in grado di tenere sulle spalle una mitragliatrice Fiat per tutto il cammino. spiazzo di Campo Cecina e non consentimmo ai tedeschi di raggiungerci nella
Eravamo armati di mitra e bombe e a marcia forzata riuscimmo a raggiungere conca del Sagro.
un punto dominante dove vi erano blocchi di marmo rettangolari, lì giacenti Intorno alle 22.30 iniziò lo sganciamento. A marcia forzata arrivammo nella
da molto tempo. Si estendeva una piana per circa 200 metri e poi la boscaglia. zona della Brugiana a nord, sopra Forno. La giornata, i combattimenti, la ten-
Ci piazzammo dietro questi cubi di marmo in attesa dei tedeschi. Arrivarono sione, la stanchezza, senza pensare al fatto che i tedeschi, dopo aver raggiunto
il Sagro, nella notte avessero tentato di raggiungere o continuare il rastrella-
mento. Il nostro obiettivo era di colpire i tedeschi e i fascisti e poi sganciarsi.
34 Sui combattimenti del Sagro, in un’intervista, fa riferimento anche Walter Reder, figura
tristemente nota per le sue responsabilità negli eccidi di Sant’Anna-Stazzema (Lu) (12 agosto Loro quasi mai avevano l’ardire di raggiungere le nostre posizioni arretrate.
‘44, 560 civili uccisi), Valla, Fosse del Frigido-Massa (16 settembre ‘44, 146 civili uccisi), Vinca- Quindi sostammo nella zona a nord di Forno.
Fivizzano (Ms) (24-25 agosto ‘44, 174 civili uccisi), Bardine di San Terenzo (Ms) (19 agosto ‘44, Il maggiore Brignole fu consegnato a “Camo”36, il responsabile era il vicecom-
150 civili uccisi), Bergiola e Marzabotto (29-30 settembre ‘44, 800 civili uccisi), oltre ad altre
missario Tristano Zekanowski ‘Ciacco’, che ebbe la responsabilità di control-
stragi nel resto d’Europa (Olanda, Cecoslovacchia, Belgio, Francia, Russia ed Ungheria). Inter-
prete fedele del famigerato bando Kesselring per cui dove agivano i partigiani bisognava iniziare lare il prigioniero Brignole poiché, essendo sopra Massa, bastava una spiata o
un’offensiva travolgente contro i civili creando terrore e facendo terra bruciata. Reder per le se lui avesse potuto raggiungere Massa avremmo rischiato poiché non avrem-
stragi elencate fu condannato all’ergastolo il 31 ottobre 1951 dal Tribunale militare di Bologna. mo potuto, il mattino seguente, marciare verso Antona per spostarci.
In un’intervista del 1985 Antonini esprime tutto il suo sdegno e disappunto per la liberazione
anticipata di Reder e per l’accoglienza attribuitagli al ritorno in Austria. Riguardo ai combatti- ‘Ciacco’ incaricò ‘Camo’, farmacista di Avenza, di controllare a turno la prigio-
menti del Sagro, Antonini in un’intervista affermava: il 24 agosto abbiamo in parte vendicato la
strage di S.Anna, da “Il Catenaccio” del 22 aprile 2001 di Massimo Mazzolini.
35 Nella strage di Vinca avvenuta il 24 agosto ‘44 in provincia di Massa e Carrara, furono 36 Nino Antonio Casiglio “Camo”, partigiano avenzino appartenente alla Formazione “Car-
uccisi dalle SS, all’ordine di Reder, 174 persone tra cui numerosi bambini. tolari”.

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nia del maggiore. Fatto sta che nella nottata il prigioniero riuscì a fuggire. La distaccamento e dopo il rastrellamento riprendemmo le nostre posizioni. Me-
giustificazione del ‘Camo’ fu che, dopo una giornata di tensione, combattimenti mori della situazione creatasi e avuto notizie dell’eccidio di Sant’Anna di Staz-
e trasferimenti, si era addormentato per qualche minuto e il maggiore aveva zema38, dove 560 vittime (donne, vecchi e bambini) erano state trucidate dai
colto l’occasione. Una nostra imprudenza fu di non averlo legato, ma con una tedeschi, guidati dai fascisti, decidemmo di colpire decisamente l’avanzata dei
continua guardia armata non pensavamo sarebbe stata possibile la fuga. tedeschi in direzione del rastrellamento delle nostre forze.
“Ciacco” si sentì una responsabilità tale che chiese di essere punito per que- I tedeschi, dopo aver bruciato Vinca, si ritirarono e noi riprendemmo l’azione
sto. Tenuto conto dei combattimenti, che non avevamo perso nemmeno un dalla zona che avevamo occupato precedentemente e, con quello che i tede-
compagno, che non avevamo avuto alcun ferito, che i tedeschi avevano lascia- schi avevano subito, la loro volontà di un rastrellamento era molto diminuita.
to sul campo molti soldati appartenenti alle SS (di questo ne ebbi la conferma Pertanto si costituirono queste due Brigate e la nostra azione continuò come
dopo la Liberazione: al cimitero di Avenza vidi molte croci con il nome e la avevamo iniziato, con azioni sull’Aurelia, assalto a piccole postazioni tede-
scritta “SS - 24 agosto 1944”). sche. Queste azioni ripresero dopo i combattimenti del Sagro, che fu il più
Ovviamente la postazione dominante che raggiungemmo, fu quella che ci con- importante che abbiamo avuto e con i risultati descritti: forti perdite da parte
sentì di salvare il grosso della Brigata; era chiaro che se i tedeschi prima di mez- dei tedeschi, nessuna perdita della nostra Formazione.
zogiorno avessero raggiunto quella postazione, dalla conca del Sagro avrebbero La situazione diventava difficile anche per i rifornimenti, il sopraggiungere
loro dominato la stessa conca e noi non avremmo avuto la possibilità di una dell’inverno ed alcune divergenze all’interno delle Formazioni, in particolare
resistenza continua e tanto meno la possibilità del successivo sganciamento. A con quella di Elio Wochiecevich39, una Formazione anarchica che per certe
seguito di tutto ciò, ritenemmo non assumere alcun provvedimenti nei confron- posizioni politiche contrastava con le nostre. Questa Formazione tendeva ad
ti, in primo luogo, del vicecommissario ‘Ciacco’ e poi dello stesso “Camo”. Ma assumere la direzione, ma noi, dopo una dura discussione, costringemmo la
il dubbio che il maggiore Brignole potesse aver fatto alcune promesse e che non Formazione di Elio a spostarsi in altra zona, senza conseguenze né da una
ci fosse stata sincerità nella dichiarazione di “Camo”, è rimasto. parte, né dall’altra.
Dopo la fuga del prigioniero, iniziammo subito una nuova marcia di trasferi-
mento al di là del Frigido, sotto Forno, attraversando il Frigido per portarsi In cosa consistevano i contrasti?
sulla montagna a sud della zona di Antona-Altagnana, dove avremmo potuto Il diverbio era sull’azione politica; noi avevamo la nostra linea che era di far
sconfinare nella zona della Garfagnana e quindi con una possibilità maggiore convergere tutte le forze di idee e condizioni politiche e religiose diverse su
di poter resistere ad un eventuale rastrellamento. un unico obiettivo: la cacciata dei tedeschi e dei fascisti e successivamente
Il maggiore Brignole, grosso proprietario terriero, era stato indicato dai fa- avremmo regolato politicamente le questioni, le nostre differenze, come d’al-
scisti per legittimarsi, che comunque non aveva a suo carico né atti criminali, tra parte è avvenuto dopo la Liberazione.
né eccessi riprovevoli, mantenne il suo impegno. A Massa riprese il comando La nostra linea, la linea del Partito comunista, del CNL e particolarmente
della piazza militare e fece liberare i due partigiani prigionieri dei fascisti; poi delle ‘Brigate Garibaldi’ era di costruire la più ampia unità possibile -nella
lasciò il comando e si ritirò al nord. Questa è la realtà. Quest’uomo, nella sua diversità delle opinioni- per raggiungere gli obiettivi. Loro, invece, non erano
moralità, ritenne corretto mantenere l’impegno che aveva assunto durante il su queste posizioni. D’altra parte, anche lo stesso Pietro Nenni, segretario del
processo a suo carico tenuto sulla Brugiana dal nostro tribunale regolare delle Partito socialista e membro del governo Badoglio, aveva avuto scontri con
‘Brigate Garibaldi’. Togliatti, contrario alle sue posizioni settarie in quanto non voleva collaborare

Dopo la battaglia del Sagro e la vicenda del maggiore Brignole, cosa avvenne?
38 Eccidio di S. Anna di Stazzema 12 agosto ‘44. Ogni anno Antonini si è recato a S.Anna
A questo punto la Brigata si divise: la ‘Ugo Muccini’ di Massa-Carrara e la salendo fin su all’Ossario per ricordare l’orrenda strage compiuta dai nazifascisti.
‘Ugo Muccini’ sarzanese. Di qua rimase Bricché37, io ed altri Comandanti di
39 Elio Wochiecevich, nel luglio ‘44 fugge dal carcere di Sarzana dove era detenuto con l’amico
Luigi Rigo. Insieme danno vita alla Formazione “Elio” di cui Rigo è Commissario politico.
37 Dario Montarese “Bricché”, comunista sarzanese stretto collaboratore di Paolino Ranieri. Questa Formazione raccoglie numerosi partigiani di cui molti anarchici e slavi, ma non ebbe
Punto di contatto tra le formazioni partigiane comuniste apuane e sarzanesi. buoni rapporti con il C.L.N. e le altre Formazioni della zona.

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con i monarchici responsabili del fascismo e della guerra. Documenti importanti, copie di dichiarazioni, di verbali, di processi e copie di
Ma la posizione di Togliatti, chiara, precisa, sosteneva la necessità di collabo- buoni che rilasciavamo a tutti coloro che ci sostenevano in senso materiale e
rare anche con le forze monarchiche, anche perché avevano avuto la garanzia finanziario con mezzi di varia natura. Il nostro obiettivo era stabilire ed avere
di un appoggio maggiore da parte degli anglo-americani e poi stava nella lo- un rapporto politico e sociale con le popolazioni dove combattevamo e che ci
gica delle cose che noi dovevamo tener conto di chiunque avesse combattuto consentivano la sopravvivenza. Difficilmente mantenevamo la presenza in pa-
per due obiettivi: la cacciata dei tedeschi e dei fascisti e la liberazione del ese perché pensavamo potesse essere motivo di rappresaglia. Il nostro obiet-
nostro paese ed agire di conseguenza. tivo era di salvaguardare gli interessi della popolazione il massimo possibile.
I partigiani, in gran parte, hanno formato il Corpo volontari della libertà che In una notte molto fredda pensammo di raggiungere Seravezza. Nella zona
combatteva a fianco del risorto esercito italiano ed allo stesso tempo a fianco di Piazzano, proprio sotto la cappella, in una postazione dove erano piazzate
delle forze alleate, contribuendo alla liberazione di Ravenna e di tante altre le mitragliatrici dei tedeschi, proprio sotto ci distanziammo 20-30 metri l’uno
zone, particolarmente dell’Emilia Romagna. dall’altro. Il sacco che portavamo a spalla ce lo scambiavamo e durante il pas-
Io e ‘Ciacco’, dopo aver avuto contrasti con la direzione politica della Fede- saggio delle linee ricordo che ‘Ciacco’ aveva una forte tosse ed allora gli detti
razione del Partito comunista di Massa-Carrara, dovuti a fatti che non ritene- il mio maglione. Mise il maglione sotto la camicia grigio-verde, un maglione
vamo essenziali per una discussione politica di merito e dopo che un gruppo di lana lanciato dagli alleati, perché non prendesse freddo e questo particolare
di partigiani fu cacciato dalla Brigata e dal distaccamento per nostra decisione ha consentito di riconoscere la sua salma.
perché questo gruppo si era approfittato portando via da alcune case oggetti Ci tenevamo a vista, però a un certo momento non vedendo nessuno dietro di
e materiale dei cittadini, e noi non potevamo consentire questo. Anche se ri- me tornai indietro, incontrai la ‘Kira’ ed insieme si disse: “ma Tristano dov’è?,
conobbero l’errore e riconsegnarono quanto avevano prelevato, imponemmo ‘Ciacco’ dov’è?.” Tornammo indietro ma non lo incontrammo. Girammo in
loro di lasciare la Formazione. lungo e largo il paese di Fabiano che stava sotto la cappella e cercammo di
In una riunione con il responsabile del Comitato federale del Partito di Massa- rintracciare ‘Ciacco’ ma non vi riuscimmo.
Carrara ritennero che questa posizione fosse dovuta a rapporti che avevo con Una donna del posto ci disse che tutta la zona era minata e noi, nel paese di
la compagna partigiana ‘Kira’40 che assieme ad altre partigiane combattevano Fabiano, avevamo rischiato perché era minato. Pensammo che avesse pre-
nella nostra Formazione. Questo fu un pretesto e di fronte a questa aspra so un’altra strada e avesse raggiunto il paese di Seravezza prima di noi. Nel
discussione e a questo contrasto, alla fine dell’ottobre del ‘44, io, la Kira e momento che ‘Ciacco’ era l’ultimo, la ‘Kira’ aveva sulle spalle il materiale di
“Ciacco“ pensammo di attraversare le linee e riprendere il combattimento documentazione della Brigata. Ci fermammo, raggiungemmo Seravezza e vi
facendoci lanciare nella zona di Modena e continuare la lotta nella zona a nord rimanemmo due giorni in attesa di avere notizie di ‘Ciacco’ Ma non ne avem-
della Garfagnana. mo, allora ci spostammo su Lucca pensando che avesse potuto raggiungere
Partimmo con molto materiale della Brigata, perché era nostra intenzione Lucca. Così perdemmo completamente le sue tracce.
dopo la Liberazione fare la storia della Brigata ‘Ugo Muccini’ sulla base della Ci eravamo illusi che nelle zone liberate vi fosse una situazione tale che potesse
documentazione in nostro possesso41. consentire di continuare i combattimenti. Ma le cose erano completamente di-
verse e si rimase a Viareggio fino alla Liberazione. Dopo la Liberazione avem-
40 Adriana Guidugli “Kira”, partigiana combattente della Brigata “Aldo Cartolari”. In
mo sentore che “Ciacco” potesse essere stato intercettato da una pattuglia e
Brugiana si ricordano almeno quattro donne: Kira, Ottobrina, Gabri e Sonia. Con lo spostamento fatto prigioniero; non perdemmo le speranze di ritrovarlo vivo. In seguito,
ai primi di agosto al Boscaccio, sotto il Sagro, ‘Kira’ rimase l’unica a seguire la Formazione. fummo informati che era stato trovato un cadavere da un parroco della zona,
Proprio le donne costituirono uno degli elementi che determinarono la crisi della “Cartolari”. vicino a una pianta e che era stato seppellito nel cimitero di Fabiano.
La “Cartolari” era una Formazione eterogenea che accettava le donne e a ciò contribuì anche la
mentalità di ‘Andrea’ e ‘Ciacco’ che in quanto comunisti concepivano la Resistenza come una Insieme al professore e partigiano Nanni Ciuffredda, amico fraterno come
lotta per il progresso dove le donne non dovevano più essere discriminate. Pag. 107, Rustighi,
“Partigiani dei monti di marmo”.
questi documenti non furono più trovati. Probabilmente furono seppelliti nel magazzino in via
41 Tali documenti furono consegnati al padre di Antonini e da lui nascosti per precauzione, XX Settembre a Viareggio ma anche a seguito di lavori non riapparvero più. Forse, come riferì
a seguito anche del clima di repressione nei confronti dei partigiani successivo alla guerra, ma successivamente Roberto Mencarini, andarono distrutti dal tempo e dai topi.

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me di Tristano, facemmo la riesumazione ed accertammo che quello era il suo forze alleate. Tant’è vero che a Genova i tedeschi si consegnarono al presiden-
corpo. Aveva la maglia grigio-verde e il padre di Nanni, dentista, dette alcune te del CNL Remo Scappini45 di Empoli, operaio metallurgico; il generale te-
indicazioni sulla dentatura di Tristano ed effettivamente Nanni riscontrò quel- desco nelle sue mani consegnò l’armata ligure. Questo sta a dimostrare che fu
le indicazioni e quindi dovemmo constatare che era proprio il suo corpo. Fu giusta la posizione di non disarmare, ma di mantenere le forze in condizione
portato a Viareggio e seppellito. La sua salma è nel cimitero di Viareggio tra i di sviluppare l’offensiva e dimostrare che le forze della Resistenza ed il popolo
combattenti e reduci. italiano avevano la capacità e la forza di cacciare i tedeschi, come a Napoli e
dalle città del nord Italia.
Così si è conclusa la tua esperienza di partigiano?
Sì. Non volevano che le forze partigiane avessero molto influenza tanto che
ci fu il proclama di Alexander42 nell’inverno ‘44 che invitava le organizzazioni
partigiane a dissolversi in attesa di riunificarsi a primavera, periodo in cui
avrebbero iniziato l’avanzata per liberare il nord del Paese.
Le forze partigiane, a nord della linea Gotica43, che combattevano nella zona
del nord Italia, ebbero enormi difficoltà, sacrifici, un inverno pesante.
L’obiettivo, la linea, l’ordine del Partito comunista, dei partiti del CNL e delle
Brigate ‘Garibaldi’ e di altre Brigate era di non tenere conto del messaggio di
Alexander ma mantenere, nel limite del possibile, le forze in attesa per poi
riprendere con azioni di vario tipo. Mantenere vivo il sentimento, la volontà
di lotta in attesa dell’insurrezione nazionale che avvenne il 24-25 aprile ‘45
e dove le forze partigiane, mantenendo le proprie strutture, arrivarono nelle
grandi città italiane: a Bologna, Milano, Genova, Torino … e riuscirono a
liberarle calando dai monti con la collaborazione delle SAP, dei GAP44, delle
forze che operavano in città.
I partigiani ebbero la possibilità di liberare queste città prima dell’arrivo delle

42 Proclama di Alexander. Fu un duro colpo al movimento partigiano quando il 13 novembre


’44, il comandante delle Forze alleate sul fronte mediterraneo, il generale Alexander, annunciava
per radio ai partigiani italiani che ogni offensiva su vasta scala si intendeva rinviata fino alla
prossima primavera.
43 Dalla fine di agosto ‘44 in poi, la campagna d’Italia si svolse soprattutto sulla linea Gotica.
Sistema di fortificazione tracciato dai tedeschi tra Pisa e Rimini, appoggiato agli Appennini per
gran parte dei suoi 340 chilometri. La Linea gotica si estendeva tra montagne aspre, una breve
pianura inzuppata d’acqua, dai primi di settembre pioggia e fango, poi neve e gelo. In questo
scenario, a fianco degli alleati, operarono unità partigiane, centinaia di uomini male equipag-
giati ma con un alto spirito combattivo.
44 SAP: Squadre di azione patriottica nate nell’estate ‘44 per un più ampio coinvolgimento
popolare a fianco della lotta di liberazione e con lo scopo di favorire scioperi e azioni di
propaganda. 45 Remo Scappini (Empoli, 1° febbraio 1908 - 15 giugno 1994). Iniziò l’attività politica racco-
GAP: Gruppi di azione patriottica creati per la guerriglia urbana anche nelle sue forme più gliendo fondi a sostegno dei detenuti; antifascista aderì al Pci che lo inviò a Mosca alla Scuola
estreme come sabotaggi, attentati e soppressione di esponenti della RSI e ufficiali tedeschi. leninista. Incarcerato per 9 anni fino al 1942 quando, una volta in libertà, riprende la lotta con-
Struttura fortemente gerarchica, nella clandestinità più rigorosa e rigidamente separata dalle tro il nazifascismo: gappista a Torino e Milano entra a far parte del Triunvirato insurrezionale
altre strutture della Resistenza. Composta solo da 4 componenti compresi comandante e vice. per la Liguria. Dirigente, deputato e senatore del Pci.

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Antonini giovane studente Durante il servizio militare Andrea tiene un comizio a Forno di Massa dopo la Liberazione

Durante il servizio militare Impegnato in una gara sportiva di corsa durante il servizio militare

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Andrea durante la Resistenza Manifestazione a Viareggio nella giornata del 3 febbraio 1967. Antonini con Luciano Lama

Durante una manifestazione in Versilia. Da sinistra a destra si riconoscono Guidi, Breschi, Un intervento pubblico
Federigi, Bragadin, Jacomelli, Olivi e Lazzari

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Durante un comizio Antonini con il sen. Paolo Barsacchi, l’On. Umberto Terracini e Moreno Bucci

Antonini (il secondo da sinistra) sfila il 22 settembre 1974 a Firenze Durante un comizio

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Con Ettore Gallo Presidente della Corte Costituzionale

Antonini porge un fiore sulla tomba di Tristano Zekanowsky “Ciacco” Durante un comizio a Viareggio

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Ad una manifestazione antifascista

Insieme ai partigiani Angiolo Gracci “Gracco” e Francesca Rolla

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Estratto dell’intervista di Daniele Rossi46
a Giuseppe Antonini del 16 agosto 2005

Quand’è nato e dove?


L’11 aprile 1920 ad Asciano, nel comune di San Giuliano Terme in provincia
di Pisa.

Suo padre che lavoro faceva?


Mio padre era un piccolo impresario, era socialista, e durante il periodo fa-
scista non è stato in prigione, ma comunque … Quando Mussolini passava da
Pisa lo tenevano una notte in prigione; c’era un maresciallo tanto simpatico
che gli diceva: “Ma questa volta c’è quell’altro purtroppo» e l’altro voleva dire
Vittorio Emanuele III che soggiornava a San Rossore e allora ci rimaneva an-
che una settimana.

Come si viveva durante il fascismo? Che idea si era fatto di quel periodo?
Al mio paese i socialisti costituirono una cooperativa, mia madre faceva il
pane nel nostro forno. A 10 anni sono venuto a Viareggio e a 15-16 anni ho
incontrato un gioielliere, Mario Raggiunti, molto legato ad un professore di
Massa, certo Lalli47 e così iniziarono le prime attività antifasciste. Già nel ’36
ascoltavo ‘Radio Londra’, che informava sulla guerra di Spagna che fu guerra
civile, la nostra no.
Quella effettivamente fu guerra civile perché si combatté tra due parti dello
stesso popolo, mentre nella nostra noi combattevamo una guerra di Libera-
zione contro i tedeschi, contro l’esercito tedesco; mentre in Spagna non vi
erano gli eserciti, non c’era né l’esercito tedesco né quello italiano, ma c’erano
volontari. Quindi, quella aveva caratteristiche di guerra civile. Come c’erano

46 Intervista pubblicata nel volume Sangue d’Apuania di Daniele Rossi, ISRA 2010.
47 Il riferimento è a Oscar Lalli, membro del “Fronte nazionale di azione o salute pubblica”
formato da antifascisti a Massa dopo il 25 luglio ‘43. Autore di vari libri sulla Resistenza tra cui:
Nebbia e sole in val di Magra e Lotta partigiana intorno alle Alpi Apuane e sull’Appennino Ligure-
Tosco-Emiliano, memorie.

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i volontari dalla parte dei franchisti, c’erano i volontari nelle ‘Brigate Interna- d’oro, due d’argento, per aver combattuto eroicamente. Tornando al ‘39,
zionali’ (Brigate composte da militanti di tutto il mondo venuti ad aiutare il avevamo già un gruppo dirigente, che aveva forti capacità. Questo gruppo
legittimo governo spagnolo contro Franco). era formato da Mario Raggiunti, dall’avvocato Giusti che stava nello studio
Ho finito gli studi a Pisa nel 1937, ho fatto l’avviamento, due anni di scuola dell’avvocato Salvatori, un vecchio deputato del ’21, dal prof. Casagrande che
tecnico-industriale e sono andato a lavorare alla Piaggio di Pontedera. Ero già veniva dalla Normale di Pisa, da Giovanni Pieraccini … e dal sottoscritto. Ci
politicizzato perché leggevo libri di Labriola, altri libri e qualche volta azzar- riunivamo proprio in questa sede, perché qui c’era la sede del fascio e del Guf
davo con qualche libro più difficile. Diffondevo volantini e “L’Unità”, erano (Gruppi universitari fascisti) degli studenti universitari.
volantini da mezzo foglio, ero sindacalizzato ed operavo per come si poteva. C’erano due fratelli, uno dei quali stava con noi, e noi ci riunivamo in una
Alla Piaggio c’era una classe operaia molto debole perché erano lavoratori che stanza e si discuteva (la casa del fascio dove si riunivano clandestinamente
venivano dalla campagna e non erano né sindacalizzati, né politicizzati. questi antifascisti è divenuta nel dopoguerra la sede dell’Anpi). Pieraccini
Con loro avevo discussioni, ad esempio sul cottimo; questi lavoratori vedeva- aveva basi socialiste, ma noi eravamo tutti, o almeno ci dichiaravamo comuni-
no solo il guadagno, ma non avevano la capacità di vedere i limiti del cottimo. sti, e questo fu importante perché riuscimmo a legare con gli intellettuali nel
Gli dicevo di stare attenti che poi abbassano il salario o alzano la produzione Liceo classico e con muratori, calafati e nacque questo gruppo grazie a Mario
e così fu. Questa era prova di immaturità politica e sindacale. Qui il Partito Raggiunti, figlio di una delle famiglie più ricche di Viareggio.
comunista non esisteva, esistevano gruppi anarchici che non avevano capacità Ci dicevamo comunisti ma operavamo, visto che la politica è fatta di intelli-
organizzativa, tanto meno quella politica, tant’è vero che i vecchi compagni genza, equilibrio, prospettiva, dosaggio, sulla linea di Ciano. Noi comunisti,
del ’19, del ’21, per loro “politica” voleva dire riunirsi il 1° Maggio. Avevamo antifascisti, entravamo anche nei sindacati fascisti per vedere di orientarli in
cominciato a costruire certi legami, e nel ’39 (c’era la casa del fascio) eravamo altro modo, di lavorare all’interno di queste strutture. Operavamo su queste
un gruppo abbastanza consistente con una direzione che Mario Tobino nel basi, cioè di tipo antitedesco, per la pace; quindi per noi l’obiettivo non era
libro “Il Clandestino” riconosce nel prete rosso, Mario Raggiunti, ed il suo ne- propagandare il comunismo ma la caduta del fascismo, lo sganciamento dai
gozio era il punto di riferimento. Si lavorava per costruire un’organizzazione. tedeschi, l’armistizio e la pace. Questo era l’obiettivo.
Sennonché nel febbraio ‘40, sono andato militare a Bologna e qui ho trovato
La prima organizzazione creata era legata al Pci? la vera organizzazione del Partito (comunista) che era a Pisa, a Firenze ...
No. C’era un gruppo di giovani intellettuali che frequentavano il liceo classico Non a Carrara, dove c’erano anarchici e repubblicani che dopo la Liberazio-
e c’era un preside, Del Freo48, antifascista, liberale, democratico che portava ne erano forti elettoralmente. Il Partito era ad Empoli, tant’è che durante la
i suoi studenti in montagna per far loro scuola politica, scuola democratica Resistenza, al presidente del Comitato di Liberazione di Genova le armate
dalla quale sono usciti 15-20 dirigenti di partito, partigiani, medaglie d’oro dell’alto Tirreno si sono arrese.49 Io stavo in fanteria nel 10° lancieri e lì trovai
che nella Resistenza erano legati a operai, muratori, artigiani, calafati. Si creò il Partito e all’interno del reggimento lo organizzammo con Cesari e Dinucci.
questo legame tanto che le azioni venivano condotte assieme. C’erano gli squadroni, erano 6 squadroni ed il comando, in ogni squadrone
È stato un grande fatto che nella Resistenza abbiamo avuto due medaglie avevamo organizzato la cellula comunista ed a capo della cellula c’era un uf-
ficiale come Dinucci oppure un sottufficiale oppure un soldato; quindi erava-
48 Prof. Giuseppe Del Freo, divenne preside del Liceo classico “G. Carducci” dopo esserne mo nella condizione di prendere il reggimento in mano e lo potevamo fare in
stato insegnante di storia e filosofia. Il prof. Del Freo contribuì, durante il fascismo, tra i suoi qualsiasi momento.
studenti a formare coscienze critiche e giovani capaci di assumersi le loro responsabilità. Il 25
aprile ‘49, nell’atrio del Liceo classico venne inaugurata una lapide in ricordo dei caduti della
2^ guerra mondiale tra cui, nella sua parte sinistra, dei partigiani Manfredo Bertini, Ranieri Da questo, immagino che l’idea fascista non era così radicata nei soldati del suo
Gori, Ciro Bertini, Eudemio Menesini, Leandro Puccetti, Giulio Rebecchi, Gian Luca Spinola, reggimento?
Tristano Zekanowski e Giuseppe Vecoli. Il prof. Del Freo, in quell’occasione, ricordò i suoi Dopo si diventò reggimento corazzato, c’era un’organizzazione tale del Partito
studenti con queste significative parole: “[…] Sicchè la patria è il mondo intero, perché la patria
è l’uomo e il mondo ne è il suo regno ... Solo la libertà può giustificare la guerra, altrimenti essa è
sempre fratricida. Tutto si può e si deve discutere e patteggiare: la libertà, no. [...]” da “Quei ragazzi
del Carducci” a cura di Stefano Bucciarelli. 49 Il riferimento è a Remo Scappini, Comandante partigiano.

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… Il maggiore Guicciardini che era un marchese fiorentino, era uno smidolla- tigiana: partì il colonnello con due soldati armati di “modello 91”, uno che
to, pensava sempre alle donne, una volta disse al suo attendente: “a me lasciate- si chiamava Barberis, era dottore in scienze economiche e conosceva bene
mi tranquillo che c’ho ancora tante donne da conoscere”. Poi avevamo la fortuna il francese. Il Comandante partigiano era un professore di matematica della
che il colonnello Fenulli che veniva dai sottufficiali, era antifascista, antitede- Sorbona di Parigi; i nostri avevano il “modello 91”, loro già il parabellum. La
sco e monarchico. Di questo me ne accorsi dopo un paio di mesi del giuramen- conversazione non fu molto lunga e la conclusione fu che loro non ci avrebbe-
to e nel discorso nel piazzale della caserma lui disse: “non è la civiltà del Reno ro attaccato e noi avremmo fatto altrettanto.
che solca le nostre strade …”. Fece un discorso che, tutto sommato, era sulle Ciò voleva dire che c’era il riconoscimento della lotta partigiana perché quan-
nostre posizioni tanto che durante la Resistenza ha partecipato a Roma, è stato do si tratta ad armi pari vuol dire che c’è un riconoscimento politico e milita-
fucilato alle Fosse Ardeatine ed è medaglia d’oro al Valor militare. re. Il colonnello era nell’entourage monarchico e la monarchia non era sempre
Questo colonnello stabilì con me, dato che ero nell’ufficio del comando, un stata fascista, era massonica, quindi del fascismo si è servita e quando non ha
bel rapporto. Una volta venne un ufficiale, prese il rancio e disse: “Uh, com’è avuto più bisogno l’ha messo in un’ambulanza (Mussolini) e l’ha portato a
buono!”, ed io gli sbattei la gavetta a distanza e gli dissi: “Lo mangi lei che io Campo Imperatore.
vo’alla mensa ufficiali”. Mi fece rapporto ed io lo dissi al colonnello. Mi disse Il colonnello disse al Comandante partigiano: “Vede, la situazione volge male
di aver pazienza e non fece nulla. In un’altra occasione avevo avuto l’esonero per le forze tedesche e fasciste, stanno avanzando in Africa, in questa situazione
dalla Piaggio di Pontedera perché un mio compagno di scuola era ufficiale la guerra finirà, e voi riavrete la vostra libertà”.
dell’aviazione che controllava i motori e riuscì a farmi avere l’esonero. Il Comandante partigiano rispose: “Colonnello la libertà si conquista con le
Sai cosa vuol dire venire a casa, stare al caldo … Il capo di stato maggiore che proprie forze per avere poi le forze necessarie per la sua difesa”. Questo fu il
era uno di Pontremoli, lo chiamavamo gufo, il permesso me lo strappò in fac- discorso, noi avevamo le mostrine gialle come la finanza e l’accordo fu che
cia. Divenni un po’ come un consulente per il colonnello, nacque un bel rap- avremmo ignorato loro e loro noi. Comunque il Comandante partigiano indi-
porto, mi diceva: “Vammi a vedere questo, quello ecc.”. Lui non aveva famiglia, cò in lontananza dei villaggi in fiamme e disse: “Comunque vede, quelli sono i
era un uomo di tipo “spadoliniano” molto sé stesso, c’aveva un sergente che nostri villaggi bruciati dai vostri bersaglieri fascisti”.
gli faceva da autista e lo considerava come un figlio, quindi i rapporti erano Per noi, i tre mesi che rimanemmo lì furono una vacanza perché c’era anche la
abbastanza buoni. Il colonnello aveva capito che c’era qualcosa (ossia il movi- solidarietà della popolazione, andavamo nelle case, c’invitavano, ci offrivano,
mento antifascista), che c’era la protesta. Dopo andammo in Jugoslavia, prima ci ospitavano, eravamo tranquilli sotto ogni punto di vista. Dopo l’incontro
andavamo a fare il campo in una zona di Roma, ed eravamo già mobilitati. con il Comandante partigiano il colonnello riunì il reggimento e fece capire
che era tutt’a posto, ma disse: “Occhio e gambe! E tenete conto di quello che
In che periodo? dovete fare”, “reggimento, la popolazione sembra disponibile verso di noi, non
Nel ’42 siamo andati in Jugoslavia … rifiutammo il rancio a Roma. Un tenen- siamo le brigate fasciste, ma siamo l’esercito italiano”.
te fece rapporto, tirò fuori la pistola e chiamò il colonnello. Noi eravamo il
gruppo che dirigeva lo sciopero, il tenente ci fece un grande sermone ed il In Slovenia ci furono massacri compiuti per la maggior parte dalle formazioni
colonnello disse, riferendosi al tenente che avevo alzato l’arma: “Ma tu cosa fasciste.
fai? Tra poco si va in guerra e tu metti fuori la pistola?”. Fece il sermone a noi Parlano di “Porzus”, ma stiamo buoni … Abbiamo messo Mussolini a testa
e a lui e disse: “Che non si ripeta la questione”. Da quel momento diventammo in giù ma lo avrebbero mangiato vivo. Pensiamo a quello che avevano fatto i
reggimento corazzato ed andammo in Jugoslavia nella zona di Lubiana, una fascisti in Slovenia. Come potevano non esserci reazioni?
zona molto progredita per quei tempi; lui fece sapere che desiderava avere Noi lasciammo la Jugoslavia e al nostro posto andarono i volontari fascisti e
contatti con il Comandante dei partigiani della zona. Così stabilimmo il con- fecero un macello, massacrarono tutti (partigiani e popolazione civile). Noi,
tatto e l’appuntamento. in Jugoslavia, non abbiamo combattuto. Il colonnello disse: “Il mio impegno
è di riportarvi tutti a casa” e così fece. Siamo tornati in Italia e siamo andati
Questo in che periodo successe? in una caserma a Pordenone, nella zona di Udine e la nostra organizzazione
Fine ’42. Venne fissato l’appuntamento all’interno della sede della brigata par- continuò ...

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Io fui arrestato per la denuncia del prete del reggimento e il capitano dell’O- carcere sono cambiato, che adesso vado bene … Dopo una marcia si avvicina
vra, l’organizzazione di repressione dell’antifascismo. Fui denunciato e mi ar- il tenente Giacalone, quello che mi aveva difeso con Rebizzani, mi si avvicina
restarono il 4 febbraio; il colonnello non c’era perché era diventato generale e mi dice: “Antonini, stai attento, prima c’era il fascismo ora c’è la dittatura
e fu trasferito a Firenze, al comando tosco-emiliano con Cadorna. Mi arre- militare, quindi molto attento …”.
starono per attività comunista, filosovietica, e come sabotatore delle FF.A. In quei pochi mesi si organizzava, si operava, ma si stava attenti. L’8 settem-
Mi chiamò il nuovo colonnello, stavo sull’attenti; me ne disse di tutti i colori, bre fummo trasferiti nella zona di Roma; quel giorno ho visto gli ufficiali,
che avrebbero schiacciato i nemici della patria ed io sempre sull’attenti. Mi principalmente quelli di carriera, come se gli fosse crollato tutto addosso,
difesi sfruttando le posizioni ‘rivoluzionarie’ del primo fascismo: “Dico le cose piangevano … Noi eravamo disponibili a prendere in mano il reggimento e
come le diceva Mussolini nel ’19 …”, non mi volevo scoprire; comunque, mi andare a sud per unirsi agli alleati, ma un contatto ci disse: “Ma dove volete
schiaffarono in carcere. andare?” Non c’è nemmeno la benzina per le auto”. Ci fu lo sfascio, io tornai a
Pensai, ormai sono fritto, sotto il castello del letto avevo la valigia con il libro casa, passai da Firenze dal compagno Cesari, e tornai a Viareggio.
di Labriola, altri libri e materiale di propaganda, volantini ... Siccome non
volevo fare nulla da militare, ero già obiettore 70 anni fa, non ho sparato un Il suo reggimento l’8 settembre a Roma ha resistito contro i tedeschi?
colpo di fucile neppure alle esercitazioni. Un tenente che aveva capito come No, si è sfasciato completamente. C’era il maggiore che noi chiamavamo
la pensavo, aveva simpatia con me, c’era invece un sergente di nome Rebizzani “gufo” che piangeva disperatamente, era di Pontremoli. Durante la Resistenza
che non mi faceva vivere, già precedentemente all’arresto. Il tenente, allora, ci sono stati scontri politici non indifferenti ma mai militari, c’era chi aveva la
chiamò il Rebizzani e me (prima di questo fatto il tenente mi aveva detto: testa sulle spalle.
“Vedi Antonini io ho un fratello come te, stai molto attento, non rivoltarti ai Quel gruppo di intellettuali viareggini sono stati l’anima della Resistenza e
superiori …”; aveva un fratello comunista) e gli disse: “Lo vedi?” e lui: “Sì lo non solo a Viareggio ma in tutta la parte settentrionale tirrenica della Toscana.
vedo, è Antonini”, e il tenente gli disse: “L’Antonini non esiste più, è morto! Io ero responsabile militare nel Comitato di Liberazione Nazionale di Lucca,
Hai capito? Non esiste più, fai conto che sia cancellato”. dove il presidente era Mancini, rettore dell’Università di Pisa, contempora-
Dopo questo fatto, andavo sotto i platani a leggere Labriola. Quando fui ar- neamente ero nel Comitato di Liberazione di Massa, anche lì come respon-
restato mi ha salvato la vita un operaio metalmeccanico di Milano, di nome sabile militare dove presidente era Bondielli, democristiano, e c’era Pietro
Martello, comunista. Ce n’era un altro del Friuli Venezia Giulia, c’erano per- Del Giudice, frate domenicano Comandante dei ‘Patrioti Apuani’, aveva una
sone fedeli sotto ogni punto di vista. Martello era sempre silenzioso, ma molto grossa personalità. Un frate domenicano che ha influito molto per certe carat-
legato alla nostra idea; quando Martello passò per il rancio mi disse: “Tutt’a teristiche anche negative nella Resistenza della zona. Lui non aveva le nostre
posto”. Aveva preso la valigia (con tutto il materiale antifascista), aveva saltato posizioni delle Brigate d’Assalto ‘Garibaldi’.
il muro della caserma di 3 metri, era andato in un bosco e l’aveva sotterrata. A Viareggio avemmo subito contatti con Pisa, Firenze e qui era diventato un
Dinucci e Cesari andarono a Firenze a parlare con il generale Fenulli, gli spie- centro di irradiazione: Manfredo Bertini era uno degli intellettuali di Viareg-
garono che ero stato arrestato, gli chiese se avevano trovato qualcosa, rispo- gio, era già laureato, e mandò la Vera Vassalle, sua cognata, due o tre volte
sero no, allora disse: “Ditegli che non ammetta nulla, perché tra qualche mese al di là del fronte per portare le trasmissioni; Vera è medaglia d’oro al Valor
cade il fascismo”. Sono stato arrestato il 4 febbraio ’43, loro erano andati a militare. Manfredo lavorava alla Tirrenia film, se fosse vissuto sarebbe stato
parlarci qualche giorno dopo, i militari sapevano già mesi prima che il fasci- innegabilmente un uomo di valore nel suo campo. La Resistenza fu immedia-
smo sarebbe crollato. Sono stato in prigione fino alla mattina del 26 luglio; il tezza, non hai un libro davanti … devi decidere in pochi secondi. Manfredo
25 luglio alle 11.30 quando i compagni sono tornati dalla libera uscita sono un giorno aveva un tubo esplosivo per far saltare la Fossa dell’Abate a tre km
venuti alle celle per liberarmi. da qui, dove vi era il congiungimento tra la zona pedemontana e Viareggio;
Il fascismo è caduto, ma non avendo capito da dove si usciva e dove si andava si trovò in pineta in uno chalet pieno di fascisti e al cameriere disse: “Mettimi
a parare, dissi: “Tenete conto che domani mattina non ci sono solo io in galera, questo pacco di tritolo sotto il banco?”.
ma ci siamo tutti”. Allora si convinsero, la mattina alle 7.30 viene l’ufficiale
di picchetto e mi libera, mi chiama il colonnello e mi dice che dopo mesi in Quando divenne Comandante della Formazione ‘Cartolari’?

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Ero responsabile militare del CLN di Massa e ispettore delle Brigate “Gari- di sganciarsi, come una parte fece, invece lui fece saltare il costone sulla strada
baldi” della zona; ero legato tramite il Partito con Firenze e Gino Menconi, di Forno ma non fu sufficiente e ci fu la strage. Fu informato che il comandante
il responsabile militare, e con Piero Marelli responsabile politico. Un giorno Guido Vannucci era rimasto accerchiato, ritornò insieme a due partigiani e fu
dovevo incontrarmi a Firenze, in piazza Santa Maria Novella, con Marelli; lo ferito, comandò ai partigiani di ritirarsi visto che non poteva camminare e si
vidi alto, elegante con scarpe di vacchetta e pensai che, visto l’abbigliamento, sparò l’ultimo colpo urlando: “Morto sì, ma vivo non mi avrete mai!”.
questo non poteva essere comunista; pensiero che scaturì dalla mia mentalità
operaia, invece lo era e così anch’io imparai a come comportarmi. Quando mi Questa persona era Lombardi?
trovavo a Lucca, dato che i fascisti andavano alla ricerca dei comunisti nelle No, era Marcello Garosi, “Tito”. Dopo Forno vi fu lo sbandamento: una parte
bettole, andavo a pranzo al Passeggero, il ristorante di maggior prestigio e mi si ritirò verso la zona della Versilia, una parte si disperse; allora, sia dalle Bri-
mettevo vicino alla finestra con pistola e due bombe. Qui veniva Junio Vale- gate ‘Garibaldi’ rimaste, sia dal segretario della zona mi fu chiesto di recarmi
rio Borghese, della X MAS con i suoi scagnozzi. La mentalità dei fascisti di nella zona. Verso la metà di giugno ’44 andai, dietro consiglio di Bordigoni50,
quell’epoca era limitata, per loro il comunista e l’antifascista dovevano essere alle Casette (sopra Massa) dove trovai una Formazione locale di 25/30 parti-
personaggi da bassifondi, invece non era così. giani in prevalenza anarchici, perché Righetto51 in fondo aveva un carattere
Il compagno Breschi mi chiamava “Beppe il misterioso”. Sapevo il significato anarchico. Mi fermai alle Casette e siccome Righetto mi aveva detto che chi
della clandestinità; a casa mia veniva Gino Menconi, veniva Marelli e veni- non aveva i calli alle mani era nemico dei lavoratori, dissi: “speriamo in bene”.
vano altri corrieri con il materiale di propaganda che distribuivamo a Lucca, Era molto diffidente e l’indomani ero ancora vivo anche se non avevo i calli
Massa, in tutta la zona. Arrivò un momento in cui il gruppo di intellettuali di alle mani. Da lì raggiunsi la Brugiana dove trovai un gruppo di 10-12 partigia-
Viareggio era diventato la base di tutto il movimento in ogni sua forma: orga- ni fra cui due donne.
nizzavamo varie iniziative, sequestravamo armi … il fatto che il tutto nasceva Su queste basi cercammo rapporti e contatti con Pietro Del Giudice dei ‘Pa-
da un’unità di intellettuali, di operai, calafati, poneva il movimento come un trioti Apuani’; ma Pietro non ne voleva sapere, era anticomunista, legato alla
qualcosa legato ad ogni classe sociale. Verso i primi di ottobre ’43 il Partito curia, alla Democrazia cristiana, e quindi non voleva saperne di Brigate ‘Ga-
lancia la parola d’ordine “AGIRE SUBITO!” Il Partito comunista non fu l’u- ribaldi’, di Comandanti, Commissari, ecc. Tristano Zekanovski “Ciacco”, era
nico a far la Resistenza ma ne fu la spina dorsale, e ciò anche per l’esperienza figlio di un russo bianco, un medico, e di madre alsaziana. “Ciacco” faceva
maturata in 20 anni di antifascismo e nella guerra di Spagna. Nell’organizza- parte del gruppo di studenti del Liceo classico viareggino; stette 3-4 giorni da
zione, dovevamo tagliare fili, fare sabotaggi, spargere per le strade i chiodi a Pietro, constatando che impediva anche ai partigiani che avrebbero voluto
tre punte, far saltare i ponti ... queste erano prime azioni, poi si passava all’at- di venire al di là del fiume. I ‘Patrioti Apuani’ era una formazione anticomu-
tacco ai tedeschi, ai fascisti. Io, essendo responsabile delle Brigate ‘Garibaldi’, nista, era di Del Giudice ed altri dirigenti che bloccarono tutto, i partigiani
andavo a fare le ispezioni. erano sotto questa loro influenza. ‘Ciacco’ si staccò assieme ad altri compagni
C’era il compagno Breschi, ingegnere con un carattere duro e Mario Tobino quando seppero che al di là del Frigido si stava costituendo una Formazione
nel “Clandestino” lo nomina “il mosca”. Durante un’ispezione un partigiano d’Assalto ‘Garibaldi’. Con l’aiuto di Bordigoni abbiamo costituito una For-
gli chiese: “Ma chi è quello là?”. E lui rispose: “È quello che comanda”, riferito mazione, la ‘Cartolari’ e assaltato la caserma della “Mai Morti” a Massa.
a me. Avevo dunque la responsabilità in due CLN, la responsabilità dell’ispe-
zione, la diffusione e il contatto con Firenze. Ciò nel luglio ’44?
Il 13 giugno ‘44 c’è Forno. Con la perdita di Gino Lombardi, rimase Marcello Sì, fine giugno primi di luglio ’44. La Formazione si ingrossava continuamen-
Garosi “Tito” che operava nella zona. Per un’errata valutazione, dovuta alla
falsa notizia che sarebbero sbarcati gli alleati nella zona di Marina di Massa, oc-
cuparono Forno. Fu un errore di valutazione, perché dopo nel proseguo della 50 Bordigoni Giuliano, dirigente del Partito comunista clandestino ed organizzatore di
Resistenza non occupavamo i paesi, cercavamo sempre di metterci con le spalle formazioni partigiane, di cui è Comandante della Brigata Garibaldi “Gino Menconi”.
coperte per evitare l’accerchiamento. “Tito” scese a Forno, anziché rimanere 51 Enrico Antonioli “Righetto” detto Stalino, militante del Pci e Comandante della Brigata
agli ‘Alberghi’ 500-600 metri in alto al paese; da lì avrebbe avuto la possibilità “Ceragioli” alle Casette di Massa.

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te, io ero Commissario politico, il Comandante era Carmelo52; nelle Brigate vevamo combattere e rimanere lì. L’indomani mattina iniziò il rastrellamento
‘Garibaldi’ il Commissario era il ‘partito’, perché il gruppo del Partito nella delle SS, salendo su verso Campo Cecina dal versante di Carrara.
Formazione rispondeva a lui. Allora, abbiamo dato un indirizzo socialista: se Il Comandante non assunse alcuna posizione, allora la presi io quale Commis-
avevamo 30 pezzi di sapone, al popolo ne davamo una parte. Il maggiore Bri- sario della Formazione, riunii il Comandante di distaccamento e dissi: “Noi
gnole della piazza militare di Massa, che facemmo prigioniero, era affascinato dobbiamo andare incontro ai tedeschi ed affrontarli in campo aperto”. Decisi,
alla nostra organizzazione; quando fuggì mantenne la promessa di liberare i visto che tra la conca del Sagro e Campo Cecina, c’è un promontorio che si
nostri partigiani, visto come l’avevamo trattato, poi andò al nord e tornò dopo eleva per 50-60 metri e questa altura era la chiave di volta. Se l’avessero rag-
la Liberazione. La nostra era una Formazione su basi socialiste. giunto loro, ci avrebbero tagliato la via per lo sganciamento; se lo raggiunge-
Tutti i giorni tenevamo l’ora di lezione politica. Quando non c’erano azioni in vamo noi, avevamo una posizione perfetta per attaccare i tedeschi e poi even-
corso, le lezioni le teneva “Ciacco”, la persona più intelligente che abbia mai tualmente sganciarsi. Allora presi il comando, e dissi: “Bisogna raggiungere a
incontrato nella mia vita; alla lezione politica partecipavano anche i prigionie- marce forzate quel promontorio”.
ri che venivano utilizzati per la cucina, per la pulizia delle armi … Partimmo in 35 volontari per raggiungere il promontorio che dominava Cam-
po Cecina; arrivammo in 12 perché gli altri non ce la fecero. Le forze fisiche
Vi erano anche i prigionieri tedeschi? sono quelle, arrivò il gruppo degli avenzini, che mi accompagnava nelle marce
No, i prigionieri erano italiani, le Ss le abbiamo eliminate. Si prese il maggiore d’ispezione, di trasferimento, e con noi arrivò il “Mai morto” di 2 metri con la
Brignole, lo prelevammo e lo portammo su, gli si fece il processo a questo mitragliera Fiat sulle spalle. Ci nascondemmo e aspettammo. Quando le SS
maggiore un pò “spadoliniano”, non aveva moglie né figli, ma fondamental- cominciarono ad attraversare Campo Cecina, mentre tutti i compagni voleva-
mente era un brav’uomo. Gli facemmo il processo per 3 ore alla presenza di no sparare li fermai, solo quando furono a 70-80 metri, tutti in fila indiana,
tutta la Formazione, già più di 100, e alla presenza dei prigionieri. Il processo sviluppammo un enorme volume di fuoco, cascavano come pere cotte davanti
non era al maggiore come persona, era un processo politico. Ciò che è man- alla mitragliatrice e a 11 mitra a fuoco. Avevano sviluppato un volume di fuoco
cato con i processi per Sant’Anna di Stazzema, dove non c’è stato il processo come risulta anche dai documenti. Ebbero forti perdite e noi siamo rimasti lì
politico al fascismo e al nazismo. fino alle 17,00, senza che potessero attraversare Campo Cecina perché pensa-
Nel processo io ero il presidente e ‘Ciacco’ il pubblico ministero. Cos’è il vano di aver di fronte chissà quanti uomini per l’incredibile volume di fuoco.
fascismo? Cos’è il nazismo? Tutto questo veniva affrontato nel processo. In Verso le 17-17.30 abbiamo deciso lo sganciamento; quel giorno ho preso pra-
quell’occasione c’era un prigioniero alto quasi 2 metri, uno dei ‘Mai Morti’, ticamente il comando della Brigata. Ci sganciammo ed arrivammo nella Conca
che incominciammo ad influenzare, ed anche un altro influenzammo che ven- del Sagro, continuammo a sparare e fu che anche il maggiore Brignole avreb-
ne operato per una cancrena e trasportato in ospedale; nel processo un pri- be voluto il fucile … Fu affascinato dalla Resistenza e quando facevamo marce
gioniero si politicizzò tanto che durante i combattimenti del Sagro (24 agosto di trasferimento il Comandante era sempre davanti, e lui rimase meravigliato,
‘44), fu un supporto essenziale. mi sorreggeva il sacco e diceva di essere stupito e non capiva il fatto che un
Comandante non avesse almeno un attendente.
I combattimenti sul Sagro furono del 24-25 agosto?
Il 24 agosto, durante questi combattimenti quel prigioniero “Mai Morti” fu Le SS che avete attaccato il 24 salivano dal versante carrarese? Non da Vinca?
elemento prezioso. Dalla mattina del 23 agosto tutti i Comandanti sapevano C’era un gruppo che andò a Vinca direttamente insieme alle brigate nere pas-
che ci sarebbe stato un grande rastrellamento SS e noi tutti, Comandanti delle sando dalla Valle del Lucido e dalle vie carrozzabili normali di Sarzana. Un
Brigate della zona interessata. Molti decisero di sganciarsi. Io no perché do- altro composto da SS saliva dal versante carrarino per raggiungere Campo
Cecina e noi lo bloccammo lì.
52 “Carmelo”, Olinto Zaghet. Muratore comunista ed esule in Spagna nel ‘32. Nel ‘36 partecipa
alla guerra di Spagna; dopo anni di carcere e confino si ferma a Carrara dove partecipa alla Ho letto della Formazione ‘Elio’ della II Brigata Carrara di Contri che anche
Resistenza ed è tra i fondatori della “Cartolari”. Per contrasti con “Andrea” lascia la “Cartolari”
e si occupa della formazione di cellule comuniste; da “Partigiani dei monti di marmo” di Rustighi.

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loro hanno combattuto con voi contro i tedeschi, a lei risulta questo?53 metri si sentiva questo forte odore, lo operò con coltelli da cucina e poi lo
La Formazione “Elio” non era con noi. Era da un’altra parte, sulla destra, non portammo all’ospedale a Carrara. Il chirurgo mi chiese chi l’aveva operato e
con noi; quindi non hanno combattuto, per quello che so, hanno avuto delle mi disse che era stata fatta una buona operazione, poi è guarito e si è salvato.
scaramucce con le SS mentre si sganciavano. Elio durante la Resistenza guida- Lo potevamo lasciar morire, invece no. Perché da noi c’era la sensazione della
va una formazione anarchica e sai che tra comunisti e anarchici … conquista, il fatto che si doveva trattare tutti con rispetto, non si pensava che
Però il grande valore della Resistenza, in questa zona è che sia i monarchici, uno essendo dall’altra parte non era recuperabile, questo mai. Anche quando
sia gli anarchici, mai sono arrivati ad incrociare le armi. Sono sempre stati hanno attaccato Colombarotto a Carrara, la linea era quella di fucilare gli uffi-
scontri su posizioni politiche ma non ci furono azioni militari come in Spagna. ciali e disarmare i ‘Mai Morti’ e lasciarli vivi. Invece l’azione condotta da 18-20
Ci siamo sganciati, abbiamo continuato a sparare e loro non hanno potuto gappisti di Avenza andò a monte per un atto umanitario, perché un partigiano
sorpassare Campo Cecina e hanno pensato che fossimo 10 volte più forti di stava per ammazzare un ‘Mai Morto’, l’altro partigiano gli disse: “Ma sei matto!
quello che in realtà eravamo; erano rimasti impressionati dal volume di fuoco. Cosa fai?”, il fascista scappò e riuscì ad avvisare, ci furono due morti da parte
Te l’immagini, una mitragliatrice Fiat che spara contemporaneamente ad 11 fascista ma il colpo non andò a termine perché vi fu questo atto umanitario.
mitra dall’alto in basso. Siamo rimasti fino alle 22.00 nella conca del Sagro, e
poi abbiamo iniziato lo sganciamento dall’unica parte libera che era consentita, Dall’altra parte quest’umanità non c’era?
verso Forno. Durante la notte ci siamo fermati a metà strada e allora detti il No, ma noi l’avevamo, altrimenti saremmo stati uguali a loro. Noi i prigionieri
maggiore Brignole in consegna a ‘Ciacco’ che era vice commissario e lui lo passò li abbiamo sempre trattati bene. Lo sai, che la Resistenza è un poema. Nel pe-
a “Camo”, un medico farmacista di Avenza. La notte il maggiore Brignole fuggì. riodo che stavamo in Brugiana, sopra Massa, verso Castagnola, rimase ferito e
“Ciacco”, dopo che il maggiore era fuggito, disse: “Se sono io responsabile, fu fatto prigioniero Aldo Salvetti che poi fu ucciso.
sono io da fucilare”. “Camo” disse di essersi addormentato. Abbiamo dato Volevamo attaccare il fortino tedesco, erano due o tre militari tedeschi, era
l’allarme perché poteva dire dove eravamo ed allora siamo andati verso An- in quel momento che dovevamo condurre l’azione, quando ce n’erano pochi,
tona. Lui è andato a Massa, si è vestito da comandante della milizia, ha libe- sennonché il cambio l’avevano fatto prima e ci trovammo davanti al fortino,
rato i nostri partigiani prigionieri, poi è salito al nord ed è tornato dopo la ma dentro vi era un numero maggiore di tedeschi. Catturarono Aldo Salvetti,
Liberazione. Due anni dopo ero con amici alla gelateria “Veneta” di Marina contadino analfabeta, fu massacrato, torturato. Non ha mai parlato, noi era-
di Massa, mi sento battere dietro alla schiena e dirmi in massese: “Ti tu sei An- vamo a Castagnola, in linea d’aria 2-3 km, lo hanno crocifisso e questo l’ho
drea?”. Dico: “Sì”. E mi dice: “Io son il maggiore Brignole”. Mi porse la mano detto anche in una chiesa davanti all’immagine di Cristo: “Era un comunista
e mi disse: “L’ho mantenuta la promessa” (di aver liberato i partigiani). Questi questo ragazzo, l’hanno crocifisso alla porta di una stalla come Cristo”. È morto
sono esempi della lotta di Liberazione, con la nostra politicizzazione eravamo dicendo: “Conoscerete i miei compagni, il mio comandante, quando verranno a
riusciti ad influenzare anche questo maggiore. vendicarmi, VIVA L’ITALIA!”. Questo è il valore della Resistenza, non disse
viva il comunismo, ma viva l’Italia.
Con le SS che avete combattuto il 24 agosto c’erano anche elementi delle Brigate
Nere? Questo ragazzo di dov’era?
Erano solo SS, infatti dopo la Liberazione c’erano delle croci al cimitero di Di Castagnola. Spadolini a 18 anni scriveva sulla rivista fascista della razza;
Avenza con scritto “SS, 24 agosto ’44”. Ai prigionieri facevamo fare lavori tra questo contadino semianalfabeta è morto gridando “Viva l’Italia”. I comuni-
cui anche pulire le armi e successe che in un’arma era rimasta una pallottola e sti, anche se erano la spina dorsale della Resistenza, lottavano in primo luogo
partì un colpo che gli attraversò la gamba, lo curammo ma andò in cancrena; per la liberazione dell’Italia, la giustizia, la pace e la libertà.
allora ‘Ciacco’ che faceva il 2° anno di Medicina mi disse: “Andrea lo operia-
mo? Si tenta”. Ed io: “Fai quello che credi”. Sopra una pialla a distanza di 30

53 Relazione dello sganciamento fatto dalla Brigata d’Assalto ‘Garibaldi’ Comando gruppo
“Elio” Campo Cecina, 25 agosto ‘44 (Archivio CPLN, collocazione B.23/14).

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INTERVISTA A GIUSEPPE ANTONINI
DEL dicembre 199354

N
“noi partigiani eravamo liberi e se si moriva si moriva lì in faccia alla luna
o in faccia al sole con il mitra in spalla”
Comandante Andrea
Intervistiamo Giuseppe Antonini, nome di battaglia “Andrea”, nella sede
dell’ANPI di Viareggio. Con lui ci sono altri vecchi partigiani versiliesi.
“La Resistenza è in sé portatrice di valori universali
Quali erano i suoi compiti nella Resistenza?
come la giustizia, la pace e la libertà.
Fin da giovane ho iniziato la mia attività di antifascista. Poi sono andato mili-
È necessario tramandare la memoria di questi fatti,
tare, ho sopportato sei mesi di carcere e arrivato l’8 settembre sono tornato a
far conoscere ai giovani quei valori che
Viareggio. Ero poco conosciuto dalle autorità perchè il 25 luglio ero appunto
furono alla base del riscatto di un’intera generazione.
militare. Entrai a far parte del movimento clandestino al quale si aggiunse
L’Anpi oggi lavora in quel senso, per mantenere vivo il filo rosso
Marcello Garosi, sottotenente dei bersaglieri, di famiglia benestante, fioren-
che lega i giovani di oggi ai giovani di ieri,
tino, sposatosi a Viareggio. Consegnammo a Garosi un notevole quantitativo
contro quel revisionismo storico che vuol far apparire i morti tutti uguali!
di armi, frutto di un assalto ad un treno che avevamo compiuto precedente-
Perché chi morì per la libertà non è uguale a chi morì da oppressore della
mente. Marcello Garosi iniziò così la strada della guerriglia e si portò nelle
libertà.
zone retrostanti delle prime colline della Versilia. Vi era un altro comandante,
La conoscenza e la memoria del nostro passato sono la base del nostro
morto poi a Sarzana: Gino Lombardi, Ufficiale dell’Aviazione molto coraggio-
futuro.”
so. Cominciarono le prime azioni di collegamento tra Garosi e Lombardi. Io
Comandante Andrea andavo come responsabile militare delle Brigate Garibaldi della piazza milita-
re di Lucca, a prendere contatti con loro.
In seguito Tito si spostò nella zona di Massa.

Più il nemico è forte e meno dobbiamo avere paura Perché si era spostato?
Comandante Andrea Si era spostato con tutta la Formazione perchè c’era il sentore che ci doveva
essere uno sbarco alleato nella zona di Marina di Massa- Marina di Carrara.
Lo sbarco non arrivò e la Formazione rimase a Massa.

Che tendenze politiche aveva Tito?


Tito non era molto politicizzato quando l’ho conosciuto, mentre lo era mol-

54 Intervista a Giuseppe Antonini “Andrea” tratta dal libro “Forno 13 giugno 1944. La storia
di un eccidio” di Ruggero Fruzzetti-Alberto Grossi-Massimo Michelucci. Ceccotti Editore-
Massa 1994.

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to di più Lombardi. Durante la Resistenza la stragrande maggioranza aveva c’è paragone tra lui e gli altri Comandanti, me compreso. Lui era un coman-
idee comuniste, molti di loro senza sapere nemmeno cosa fosse il comunismo, dante naturale, è indiscutibile. Da Pisa a La Spezia non c’era nessun altro al
mentre io fin da diciassette anni ero un convinto comunista anche perché suo livello.
avevo ricevuto un’educazione da mio padre che era un fervente antifascista
e inoltre lavorando alla Piaggio avevo contatti e legami con la classe operaia. La decisione di occupare Forno, da chi fu presa?
Molti di loro erano comunisti perché il Partito Comunista era quello che per Non è facile stabilire da chi fu presa. Credo sia stata una decisione autonoma
20 anni aveva sostenuto la lotta contro il fascismo. Può darsi che a guerra da parte di Tito. Non credo nemmeno che i partigiani di Forno avessero avuto
finita molti di loro, che provenivano da classi medio borghesi, se non fossero la forza di imporre una decisione simile al loro Comandante. D’altro canto la
caduti, potevano rimanere come invece passare ad altre forze democratiche sua decisione era giustificata dal fatto che gli Alleati avrebbero dovuto sbarca-
antifasciste, ma non comuniste. Pertanto Marcello Garosi è una medaglia d’o- re sulla costa ed i partigiani avrebbero dovuto prendere alle spalle i tedeschi
ro che noi rivendichiamo come Partito Comunista. ed i fascisti. Questo sbarco è stato il fatto deviante di tutta l’operazione; non
C’erano contrasti nel CLN tra la parte comunista e quelle parti di altre ispira- sarebbe successo niente se non ci fosse stata la notizia dello sbarco.
zioni?
Vi erano molte divergenze perché molte erano le Formazioni di estrazione di- Era a Forno quel 13 giugno?
versa: Anarchiche, Giustizia e Libertà, Garibaldi, Cattoliche. Divergenze era- No, non ero a Forno.
no anche all’interno delle formazioni Garibaldi, io per un pelo non sono stato
fatto fuori. Vi era infatti nella Brigata un gruppo di anarchici che non potevano Voi considerate la Mulargia come facente parte delle Brigate Garibaldi?
sopportare la nostra disciplina e la nostra linea politica. Quando mi accorsi Certo.
che c’era la possibilità di una mia liquidazione, presi subito delle misure: riunii
la cellula dei compagni e li misi sull’avviso che ci sarebbe potuto essere uno Comandante Andrea, quando comincia ad operare nella zona di Massa?
scontro nella Formazione. Circondammo il gruppo anarchico e li invitammo Dovevo andare a ritrovare la possibilità di un’aggregazione di forze disperse,
a lasciare la Formazione. Gli permettemmo di tenere le armi leggere. Erano quindi lasciai il Comando Militare di Lucca e andai a Massa. Mi portai alle
20/25 uomini. Quindi durante la Resistenza non solo ci sono stati dei contrasti Casette da Righetto, il quale non poteva comprendere chi non avesse i calli
politici, ma anche contrasti militari. Vi era però un obiettivo comune e noi alle mani, e presi contatto con il suo gruppo che erano i partigiani di Casette.
comunisti siamo riusciti a creare l’unità tra le forze antifasciste e antitedesche. Ho dormito lì e durante la notte mi sono detto: “Se domattina sono vivo è un
miracolo”. Righetto era talmente diffidente che poteva pensare che fossi stato
Come mai Bandelloni non intervenne ad aiutare Tito? una spia. La mattina dopo mi fece accompagnare sulla Brugiana dove trovai
Bandelloni probabilmente non aveva capito la necessità di soccorrere Tito, un gruppo di dieci, dodici persone poco armate. Mi fermai lì per vedere di
perchè nella sua formazione non vi era la politicizzazione che vi era nelle no- ricreare un raggruppamento. Ci furono successivamente aggregazioni conti-
stre: una guida politica e una guida militare. Vi era tra loro, purtroppo, un’ac- nue e ci si diede in breve tempo una struttura militare e politica. Nell’arco di
cozzaglia di forze che non aveva la coscienza della lotta, del combattimento e 15 giorni si creò un raggruppamento di 100-150 persone. Io ero Commissario
la coscienza politica degli obiettivi da realizzare. Io non gli voglio rimprove- politico e Vico Comandante militare.
rare niente perchè poi è successa una cosa simile a Sant’Anna di Stazzema per
ingenuità delle forze militari che combattevano là. Ingenuità nel pensare che
ritirandosi avrebbero evitato sofferenze ed eccidi.

Quindi se Tito rimane a Forno perché ha qualcuno che lo consiglia e militarmen-


te e politicamente?
Tito aveva tutte le caratteristiche del Comandante militare, perchè aveva la
personalità, la forza, il prestigio, la capacità militare e la comprensione. Non

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libertà al popolo di cui erano parte.
STRALCI DI INTERVISTE In quel periodo storico c’è stata la Resistenza, non una guerra civile. Una
AL COMANDANTE “ANDREA” guerra civile sarebbe stata se vi fosse stato uno scontro tra la Repubblica So-
ciale e i partigiani, cittadini dello stesso Paese. Intanto c’era un governo legale
N che a Salerno aveva dichiarato guerra alla Germania e poi la presenza del
tedesco invasore in quel momento. Era guerra di liberazione nazionale. Sul
revisionismo storico bisogna andare piano. Aldo Salvetti è morto per la li-
bertà, per la libertà del proprio paese. Perdono? Quale perdono? Non c’è un
problema personale, loro hanno combattuto la loro battaglia, noi la nostra …
Da “Il Catenaccio” del 25 aprile 1998 di Massimo Mazzolini Non credo che ci sia bisogno di revisione storica; rispetto per i morti come lo
abbiamo sempre avuto, anche per quelli tedeschi, noi non abbiamo mai offeso
I giovani gridavano “oggi è sempre Resistenza” è sempre attuale questo slogan? i morti. Combattevano la nostra battaglia: la realtà è che c’è chi è morto per la
Certamente che lo è, mi sento anche commosso in questo momento, perché libertà e chi è morto contro la libertà del nostro Paese.
gli ideali della Resistenza sono ideali di pace, giustizia, libertà, fraternità e di
questi ideali ce n’è tanto bisogno … In questa difficile situazione gli ideali C’è un episodio della guerra di Liberazione che può essere ancora ricordato an-
della Resistenza sono ancora vivi, oggi, nella volontà, nel desiderio dei gio- cora oggi un insegnamento attuale?
vani di avere una società, un mondo più giusto e migliore soprattutto per la La Resistenza è stata, nella diversità come nello scontro, una lotta unitaria.
loro prospettiva ed il loro futuro. Oggi è sempre Resistenza, oggi come ieri Sulla linea Gotica hanno faticato sette camice tanto che lì abbiamo impegnato
cerchiamo di farli rivivere e radicare questi ideali nell’animo dei giovani, nelle Divisioni dell’esercito tedesco da non poterle trasferire in altre zone come in
nuove generazioni. Viviamo in una società molto difficile, anche gli ideali sono Francia.
in crisi, dobbiamo riacquisire ideali di fratellanza e amicizia. I combattimenti del Sagro del 24 agosto ’44 dopo la strage di Sant’Anna di
Stazzema. I tedeschi ci hanno lasciato le penne, perché S. Anna aveva inse-
Insomma era un periodo che ricorda come un periodo triste, triste sotto moltis- gnato che non ci si poteva fidare e, allora, anziché ritirarci gli siamo andati
simi aspetti? incontro e li abbiamo combattuti senza perdere un uomo.
Se vogliamo parlare della Resistenza dobbiamo dire che è stato da una parte La Resistenza mostra l’unità delle diverse posizioni per un unico obiettivo;
un periodo triste perché i nostri amici e compagni cadevano in combattimen- anche oggi dobbiamo ritrovare questa unità nell’interesse della libertà e della
to; le stragi sono state terribili ma poi, dopo un periodo esaltante, perché al- pace per le quali i nostri compagni sono caduti.
meno per me come per altri, i mesi della Resistenza sono stati i giorni più belli
della nostra vita, perché avevamo dentro questi profondi ideali e volevamo Da “Il Catenaccio” del 22 aprile 2001 di Massimo Mazzolini
liberare il nostro Paese dall’oppressore fascista, ma soprattutto dall’oppres-
sore nazista. Ha ancora significato oggi il 25 Aprile?
Certo, il 25 Aprile è la giornata della Liberazione del nostro paese dal nazifasci-
Che ne pensa dei tentativi di leggere il periodo storico della Resistenza. I morti smo; la lotta che abbiamo sostenuto non era una lotta di parte o di partito ma
di quel periodo sono tutti uguali? era una lotta unitaria per liberare il nostro paese e dare la democrazia al popolo
Prima di tutto dobbiamo dire che i morti hanno il rispetto di tutte le persone italiano. La Resistenza era composta da operai, intellettuali, giovani, donne che
civili. Ma vi è una grande differenza tra coloro che prima, o in buona fede si ritrovarono per dare al nostro paese quella libertà perduta nel 1922.
inizialmente, ma poi sono diventati anche criminali e hanno fatto assieme ai
tedeschi stragi e li hanno anche guidati come a S.Anna di Stazzema e coloro La Resistenza secondo il tuo punto di vista che cosa è stata Rivoluzione, guerra
che hanno sacrificato la vita per la libertà, non solo la loro e di chi la pensava civile o riscatto nazionale?
come loro, ma anche per la libertà di quanti a fianco dei tedeschi toglievano la Mi meraviglio che molti storici parlino di lotta civile, non fu tale. Questo

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giudizio lo abbiamo ribadito anche all’ultimo Congresso dell’Anpi a Padova. tigiani con il filo spinato … Ditemi voi! Sono paragonabili a quelli che hanno
Perché lotta civile si intende quando all’interno di un popolo ci sono for- combattuto e sacrificato la loro giovane età per la libertà.
ze divise che si combattono, allora è lotta civile. Se fosse stata una lotta tra Pensiamo al giovane Aldo Salvetti di 20 anni, contadino analfabeta, di fronte a
la Repubblica sociale e le forze democratiche sarebbe stata guerra civile ma chi invece era liceale e scriveva sulla rivista della razza55, è stato preso durante
quando è stato elemento determinante nella guerra l’esercito tedesco, allora si l’assalto ad un fortino, massacrato, seviziato e crocifisso come Cristo alla porta
tratta di lotta di liberazione nazionale. di una stalla nei pressi di Massa. Questo urlò contro di loro: “Conoscerete i miei
La presenza di un esercito straniero trasforma la lotta civile in lotta di libe- compagni ed il mio Comandante quando verranno a vendicarmi! Viva l’Italia! Era
razione nazionale. Mi meraviglio che tanti storici non abbiano capito questo; la parola d’ordine l’Italia, il nostro paese, la nostra terra, quello era il valore fon-
ecco perché questo revisionismo lo respingiamo e siamo impegnati a chiarire, damentale. Ognuno combatteva con le sue idee, la sua volontà, con la sua forza e
soprattutto alle giovani generazioni, il significato della Resistenza e cosa era il con le sue capacità, c’era chi portava da mangiare, chi faceva la staffetta ...
fascismo. Noi l’abbiamo conosciuto personalmente e l’abbiamo combattuto Dalla Resistenza è nata la capacità da parte della donna di affacciarsi alla vita
con orgoglio e volontà. politica, economica e sociale; è lì che la donna si è scrollata il peso medioeva-
le di essere la schiava della famiglia, è lì che ha lottato come staffetta, come
Tra non molto, per questioni legate all’età, quelli che hanno fatto la Resistenza informatrice e lottato con le armi. Ecco perché oggi il progresso della donna
non ci saranno più; non c’è il rischio che a questo punto nessuno si ricordi più è dovuto essenzialmente alla Resistenza. Pensate quando a Togliatti rimprove-
di niente? ravano di aver dato il voto alle donne … Le donne hanno dimostrato di essere
No. I valori della Resistenza sono all’interno della Costituzione italiana. La molto più mature degli uomini, perché hanno chiesto con forza il divorzio
nostra Costituzione non ha nulla da invidiare a nessuna Costituzione. Perché e l’aborto e nel divorzio e nell’aborto sono le prime a soffrire; è traumatico
ci sono i valori del lavoro, dell’intelligenza umana e della libertà. Tanto è vero il fatto che una donna debba abortire, però oggi ci sono meno morti, meno
che quando la Spagna si è liberata dal fascismo, dal franchismo, si è ispirata mammane e meno divorzi.56
alla nostra Costituzione. Noi abbiamo strutture, abbiamo gli Istituti Storici
della Resistenza. Siamo rimasti in pochi ma abbiamo in noi quella volontà e Che colore aveva la Resistenza?
quell’impegno per realizzare la massima unità possibile delle forze che si sono La Resistenza non aveva un colore ma ne aveva tre, il bianco, il rosso ed il
ispirate ieri alla Resistenza ed oggi si ispirano ad una democrazia progressista verde che sono il simbolo dell’unità d’Italia, del 1° e del 2° Risorgimento. La
e veramente forte ed affermata nel nostro paese. nostra non è stata la lotta di un colore, non andiamo a vedere quando si fa
un lavoro se tu metti il 30% della forza, il 20, il 10 o il 50. Unite fanno una
A distanza di molti anni, 56 anni, molti sostengono che i morti, da una parte e grande forza, divise non sono nulla ed il grande Di Vittorio diceva: “uniti si
dall’altra, andrebbero onorati nello stesso modo. vince, quando si è soli non si vince nessuna battaglia”. Quindi il mio appello nel
Bisogna vedere perché si muore; in senso umano e fisico i morti sono rispet- giorno del 25 Aprile prossimo è il seguente: “siate uniti, compatti, rispettate
tabili sotto ogni punto di vista. Ora siamo in piena restaurazione e mi auguro soprattutto la democrazia, la libertà, la giustizia e la pace nel nostro Paese”.
che le forze democratiche diano un forte contributo per respingere questa
azione che tende a dimenticare la Resistenza e a valorizzare le forze ostili
alla Resistenza. Ma se noi pensiamo che giovani come Marcello Garosi, in-
tellettuale ed economicamente benestante, hanno combattuto e lui è caduto
in combattimento, medaglia d’oro al Valor militare o pensiamo a Manfredo
Bertini, medaglia d’oro qui nella nostra terra e pensiamo a Vera Vassalle, po- 55 Il riferimento è al senatore Giovanni Spadolini.
liomelitica, in difficoltà fisiche, non è la stessa cosa morire per contribuire alla
56 In più di un’occasione Antonini ha ricordato la figura di Cristina Ardemagni (Pisa, 1903),
libertà, soprattutto degli altri. partigiana combattente nella Formazione Bandelloni, morta nel paese di Farnocchia (Lu) l’8
Questo contributo è il bene supremo che possiamo avere, certo, legato alla agosto ‘44 durante uno scontro contro i tedeschi. Venne sepolta nel cimitero di Farnocchia e
libertà economica, altrimenti non sei libero. Quando hanno impiccato i par- dopo alcuni anni i suoi resti furono traslati nell’ossario comune.

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Lezione tenuta all’Itc Piaggia di Viareggio i nostri avversari, quelli della Repubblica di Salò.
nella primavera 2009 Non dirò molte cose, perché se dovessi si parlerebbe una giornata di quello
che sono stati gli atti, le iniziative, i rapporti della Resistenza con le popolazioni
Presentazione del professore coordinatore dell’incontro. della Versilia e dell’Apuania. Io ero qui responsabile della Resistenza, però ad
Possiamo iniziare. Buongiorno a tutti. Oggi abbiamo l’onore della presenza di un certo punto ci fu Forno, che rientra in una delle stragi più importanti, dopo
Giuseppe Antonini, presidente dell’ANPI. Antonini è uno di quei ragazzi che, quella di Sant’Anna ed altre. Dopo lo sfaldamento delle Brigate, fui incaricato
come molte migliaia e migliaia di giovani italiani, dopo l’Armistizio del ’43, di andare là a vedere cosa si poteva fare. Abbiamo fatto molte cose, può darsi
ha partecipato alla Resistenza e ha combattuto contro l’occupazione nazista e anche degli errori, ma soprattutto ci fu unità nel cuore e nel cervello.
fascista, dando vita al grande periodo della Resistenza, i cui valori sono fondanti Avevamo tre punti di riferimento: la libertà, la giustizia sociale e la pace. Sia-
della nostra Costituzione. mo stati uniti nella diversità, questo è il grande fatto politico e ideale della
Ho detto è presidente dell’ANPI della Sezione di Viareggio, perché Antonini è Resistenza. La Brigata che ho avuto l’onore di comandare si estendeva dal
stato un protagonista e dirigente della Resistenza in Versilia. La Versilia è una Frigido fino a La Spezia. Erano tutti comunisti? No! Erano tutti cattolici?
zona, l’Alta Versilia, la zona delle Alpi Apuane è stata uno degli scenari più No! Erano tutti rappresentanti della società italiana. Dal Partito monarchico,
importanti della Resistenza. Tra l’altro nel ’44, proprio qui è stata costruita la che ha avuto pesanti responsabilità durante il fascismo, ma in quel momento
Linea gotica. Quindi per quasi un anno le postazioni, da una parte nazi-fasciste stava con noi, fino ad un distaccamento anarchico; siamo riusciti in questo.
e dall’altra alleate della Resistenza, si sono scontrate fino al settembre del ’44 Allora anarchici, monarchici, socialisti, comunisti, azionisti, repubblicani, li-
quando Viareggio ed alcune zone della Versilia sono state liberate. berali, tutti hanno operato attorno a questi tre elementi fondamentali. Non
Antonini ci parlerà della Resistenza in Versilia, degli avvenimenti, degli ideali, eravamo uguali e dopo la Liberazione ognuno ha ripreso la sua strada. Ma in
dei valori, delle speranze di quel gruppo di giovani, di quelle migliaia e migliaia quel momento eravamo tutti insieme a combattere per gli stessi ideali. Ecco il
di uomini e donne che hanno dato vita, anche nella nostra zona, alla Resistenza. valore dell’unità e a voi giovani dico: dovete sempre avere a mente l’unità sui
È un incontro molto importante, perché è un incontro della memoria, per ri- problemi fondamentali. Noi abbiamo individuato i tre problemi fondamenta-
cordare questo avvenimento, per ricordare ai giovani di oggi con i testimoni di li, ci siamo accordati e abbiamo combattuto.
allora; per fortuna, siccome è una generazione forte, ne sono vivi ancora molti; In qualunque attività, partendo anche dalla Rivoluzione francese, è ovvio vi
possiamo quindi avere un contatto diretto con testimoni di allora, con chi ha siano delle ombre, ma bisogna fare un’analisi tra le ombre e ciò che è stata
partecipato a questo grande avvenimento storico. questa nostra battaglia che non è solo merito di comunisti o socialisti, ma
Dò la parola a Antonini che ci parlerà di questo e mi raccomando, poi partecipa- di tutti. Vi ringrazio per l’appello a ricercare sempre la fondamentale idea
zione, domande, perché lui sarà sicuramente felice di rispondere. dell’unità, perché se c’è un problema che riguarda la scuola, su quel problema
dovete essere tutti uniti. Diceva Di Vittorio, grande sindacalista, capo del sin-
Giuseppe Antonini dacalismo mondiale, che aveva fatto la 2^ elementare: «Bisogna essere uniti.
Buongiorno a tutti! Grazie per avermi invitato. Da più di 60 anni andiamo L’unità è forza, la divisione è debolezza».
nelle scuole. Si può dire che abbiamo attraversato tre generazioni, perché coi Fate domande, anche le più cattive. Siamo liberi di dire quello che si pensa.
giovani noi abbiamo sempre avuto uno stretto legame, sotto ogni punto di
vista, perché è a loro che noi guardiamo, è a loro che la Resistenza guarda. Nel Come si è svolta la Resistenza in Versilia, come era organizzata, qualche espo-
’60 abbiamo anche istituito un premio: “I giovani nella vita pubblica del Paese”. nente, l’attualità dei valori della Resistenza ... qual è stato il ruolo della donna
Questo rapporto con i giovani ci offre la possibilità di esprimere le nostre espe- nella Resistenza?
rienze, le nostre idee. Ognuno è libero di esprimere le proprie idee. Questa è una domanda importante. Ho molti anni, tra un anno 90 e quindi ho
La Resistenza è stato il fatto storico più grande dell’esistenza dello Stato ita- avuto la possibilità di capire. La donna era considerata schiava e si era soliti
liano perché è riuscita a raccogliere in sé, a raccogliere tutte le forte politiche dire per semplicità: “la donna si sposava questo o quello perché aveva l’impiego
sociali del nostro paese. Non è una resistenza degli operai, degli intellettuali … fisso”. Mio cognato sposò mia sorella perché impiegato nelle ferrovie, ma la
È una resistenza di tutto il tessuto sociale del nostro paese. Lasciamo da parte donna non aveva alcun’altra possibilità. Era la schiava della casa. Salvo poche

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eccezioni, non faceva politica, non si occupava di cultura, era solo la schiava Rimase ferito e siccome non poteva camminare, ha voluto che gli uomini che
della casa. erano con lui si salvassero. Di fronte al nemico, le sue ultime parole sono state:
È dalla Resistenza, e mi riferisco alle ragazze, che la donna ha iniziato la sua “morto sì, ma vivo non mi prenderete mai”.
esplosione verso una libertà e inserirsi nella società contemporanea. Proprio Un’altra a Manfredo Bertini, anche lui suicidatosi al Nord. Era gravemente
lì, le donne, i ragazzi, le ragazze di 15 anni, si sono liberate. Le donne erano ferito e non potendo proseguire con la Formazione ha deciso di sacrificarsi.
staffette partigiane, ci portavano le vettovaglie, le informazioni, venivano su in Era un operatore cinematografico, un’intelligenza vivissima. Pensate che ha
montagna a combattere con il fucile, con il mitra. Nella nostra Brigata c’erano fatto saltare il ponte del Fosso dell’Abate col tritolo e lì nel mezzo della pineta
6 donne e combattevano con noi, al nostro fianco. c’era un bar che si chiamava “Il Fabbri”. E lui, immaginatevi, è entrato dentro
Nella Resistenza abbiamo veramente realizzato la parità uomo e donna, poi e ha detto: “mi metti questo pacco di tritolo sotto il banco” . Poi è tornato a
siamo andati avanti. Quando Togliatti, segretario del Pci, dopo la Liberazio- ritirare il pacco …
ne, propose il voto alle donne, anche molti di noi erano scettici. Ma io, per le Una volta, quando sono andati per arrestarlo, per fuggire è riuscito a passare
attività avute con donne, a parità di intelligenza, è più concreta rispetto agli da un finestrino piccolissimo del bagno. Sono venuti anche a casa mia per
uomini più distratti; la donna si applica di più. Oggi, a distanza di 64 anni, prendermi. Mia madre ha aperto la porta, i tedeschi sono entrati ed io ero
cosa possiamo dire? Non siamo ancora alla completa parità. Ancora la donna in fondo alla cucina e fortunatamente sono riuscito ad attraversare l’orto per
prende il 20% di stipendio in meno dell’uomo alle stesse condizioni. L’obiet- andare in campagna da amici contadini, nostri compagni. Da lì ho inviato a
tivo deve essere: parità di diritti, parità di salario, parità sotto ogni aspetto. mia madre una bottiglia di latte per farle sapere che ero vivo.
Noi siamo orgogliosi di aver dato questa spinta, questo contributo nella Re- L’ultimo è l’ammiraglio Inigo Campioni57. Assieme ad un altro generale fu
sistenza alla grande svolta che ha avuto la donna per i propri diritti, poi ha fucilato a Verona per non aver aderito al fascismo. Queste cinque medaglie
fatto da sé. sono l’essenza della società versiliese.

Ricordiamo nella nostra zona Vera Vassalle. La faccio io una domanda: “Come mai in Italia, il fascismo era una dittatura,
Poi ci sono state medaglie d’oro, donne ferite, che hanno dato tutto, la loro bruciavano, assaltavano le Camere del lavoro?”
forza, la volontà ed hanno perso la vita. A queste donne siamo grati per tutto Perché la borghesia, dopo la 1^ guerra mondiale, avendo paura dello sviluppo
quello che hanno fatto, soprattutto, per le donne. del movimento operaio, delle classi lavoratrici, aveva bisogno che qualcuno
La Versilia è un fazzoletto di terra. Ebbene, in questo fazzoletto abbiamo li bastonasse. Allora la borghesia italiana e, soprattutto, i proprietari terrieri
avuto 5 medaglie d’oro, non solo ad operai, impiegati, intellettuali, ma a tutto crearono le “squadre fasciste” che distruggevano le Camere del lavoro, brucia-
l’arco sociale, politico ed economico della nostra zona. vano, picchiavano; qui da noi distrussero il CRO (Circolo Ricreativo Operaio),
Vera Vassalle, poliomelitica, per ben 4 volte ha passato il fronte a portare le sede dei calafati e degli antifascisti.
radiotrasmissioni per i contatti con gli alleati. Dopo la Liberazione, è tornata Riuscirono a prendere il potere e non abbiamo più avuto la libertà, non abbia-
al suo lavoro di maestra. È andata in Liguria, si è sposata con uno di quelle mo avuto la parità e nemmeno la pace. Questo fascismo l’abbiamo subìto. Io
zone ed io ho avuto l’onore di inaugurare una targa in ricordo di questa gran- ero figlio di un antifascista, un socialista.
de donna. La cooperativa nel forno di mia madre faceva il pane. Allora esistevano già
Abbiamo la medaglia d’oro di Amos Paoli, operaio calzolaio, poliomielitico, le cooperative, l’unità, la solidarietà ... Mio padre lo chiamavano il ‘Morino’
che con la carrozzina passava messaggi e trasportava armi. È stato fucilato
poco più che ventenne.
57 Inigo Campioni, nato a Viareggio nel 1878, iniziò la carriera militare nel 1893 come allievo
Il terzo è un ufficiale dei bersaglieri. Di famiglia benestante, abitava a Via- dell’Accademia Navale. Nel 1941 fu nominato governatore delle Isole dell’Egeo e comandante
reggio e Firenze. È stato il migliore Comandante partigiano di tutta la zona; di tutte le forze operanti della zona. Dopo l’8 settembre ‘43 guidò nella zona la resistenza ai
aveva grande prestigio, grande personalità, Marcello Garosi “Tito”. Ecco, in tedeschi fino alla resa dell’Isola di Rodi l’11 settembre. Catturato, fu deportato in Germania
e poi consegnato ai fascisti di Salò i quali lo processarono e lo condannarono a morte. La
ogni settore per dirigere bisogna avere personalità, semplicità, comprensione. sentenza fu eseguita il 24 maggio ‘44 ed il 9 novembre ‘47 gli venne conferita la medaglia d’oro
“Tito” aveva queste qualità. È caduto nella battaglia di Forno il 13 giugno ’44. al Valor militare.

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perché era scuro di pelle. Avevamo casa ad Asciano Pisano e il maresciallo ché nelle ‘Brigate Garibaldi’ c’era la parte politica e quella militare. Vengo ad
che veniva a prenderlo e gli diceva: “Oh Morino, andiamo”. Si erano trova- una cosa molto concreta. Quando facevamo dei prigionieri, non li fucilavamo,
ti d’accordo che quando era Mussolini era una nottata, partiva e ritornava, a meno che non fossero spie o criminali; non potevamo fucilare uno che era
quando era il re, siccome si fermava a San Rossore, erano notti. Questa era la andato a combattere nella “Mai morti” perché altrimenti avrebbero subìto
situazione. terribili rappresaglie. Quindi, come morti possono essere considerati anche
A mio padre, piccolo impresario, a volte imponevano di assumere fascisti rac- uguali, ma non per quello che hanno fatto da vivi. Quelli che hanno lottato
comandati e, magari, lavoravano e non lavoravano. La nostra famiglia non ha per la libertà e per questo hanno dato la vita e quelli che hanno calpestato la
patito grandi sofferenze, ma ci sono famiglie che hanno subìto violenze e at- libertà
tacchi dei fascisti. E per ultimo, la Repubblica di Salò ha denunciato gli ebrei Il primo comando di Brigata è avvenuto con un documento che se lo leggessi
e a migliaia sono morti. Lì è iniziata la peggior tragedia. mi direste: “ma questa è giustizia, questo è socialismo, questa è umanità!”. Ave-
Ricordo che nella vita clandestina avevamo una rete, una situazione che vede- vamo steso lo Statuto della Brigata come espressione del futuro, della volontà
va sia Nilo Caprili, trasportatore di pane, sia il figlio di Jacomelli, tra i ricchi dei popoli, per uscire dalla miseria e dalla situazione in cui si trovavano i 2/3
della zona. Poi è venuta la guerra che è stata la tragedia del nostro paese. del mondo. Ero Commissario del distaccamento “Aldo Caltolari”. E quando
Tenete conto che durante il fascismo, milioni di italiani si riversavano nelle si costituì la Brigata designammo Comandante il maggiore Contri. Lui era mo-
piazze: “Guerra! Guerra! Guerra!”. Ero bambino e sentivo:”Duce, duce, guerra, narchico ed io ero Commissario di ‘Brigata’ e Commissario del distaccamento
guerra”. Ecco il prodotto della dittatura: chi comanda e tutti gli altri sudditi. “Aldo Cartolari”. Questa Brigata, nella sua autonomia, agiva con azioni di
Poi la guerra, la caduta del fascismo, la Liberazione. E il grande dittatore è ritirata. Quando si dice: i partigiani scappavano … Ma quando mai. La nostra
finito a testa in giù a Milano. Se non fosse stato così, l’avrebbero sbranato. E azione era sviluppata sull’esperienza della rivoluzione e dell’attacco cinese di
Hitler si è ammazzato per non fare la stessa fine. Ecco, allora bisogna impe- Mao Tse Tung, cioè attraverso il concetto della la resistenza: mordi e fuggi.
dire ‘un uomo solo al comando’. Vedete, anche noi eravamo al comando. Io Quando il nemico era in minoranza si attaccava frontalmente, ma quando
stesso comandavo una Brigata. C’erano 13 distaccamenti, circa 1.500 partigia- le sue forze erano preponderanti si colpiva e subito dopo la ritirata. Questa
ni e c’erano i comandanti. Quando si progettava un’operazione ci si riuniva, era l’azione, l’azione partigiana e in pochi minuti, a volte secondi, dovevamo
avevamo una lavagna e assieme si predisponeva tutto, andava una pattuglia a decidere il da farsi.
fare ispezione per preparare l’operazione. A volte anche senza il Comandante Bisogna agire! Diceva il Comitato di Liberazione Nazionale, nel periodo clan-
e c’era chi aveva capacità, improntitudine, coraggio per essere il Comandante, destino. Cominciamo col tagliare i fili, spargiamo i chiodi a tre punte, faccia-
per essere in grado di dare il maggiore contributo. E i Comandanti si forma- mo saltare i ponti e poi si combatte. C’era un’azione in progresso. Noi erava-
vano nella lotta, nella battaglia. mo in questa situazione e quando ci fu un rastrellamento venivamo avvisati.
Una volta abbiamo assaltato la caserma a Marina di Massa e abbiamo portato Venne su la staffetta il giorno prima a dire: “c’è qui un rastrellamento in questo
via tutto. Dovevamo assaltare un fortino dei tedeschi nella zona di Massa a arco, dalle informazioni sembra inizi domani mattina”. Eravamo nella Conca
Castagnola. Questi si davano il cambio ogni settimana. Avevamo calcolato che del Sagro, dove c’erano i depositi dell’acqua, dove si lavorava il marmo. Ad un
nella mezz’ora del cambio potevamo attaccare, avevamo queste le informazio- certo momento il maggiore Contri, nella situazione che dovevamo decidere in
ni. Il fatto volle che ritornarono e ci fu un combattimento dove rimase ferito tempo reale, perché i tedeschi avanzavano ed allora riunii tutti i Comandanti
un giovane ventenne, contadino, semi-analfabeta. Lo hanno torturato ma non di distaccamento, concordammo che qualcuno assumesse il comando, perché
ha parlato. Anche lui medaglia d’oro al Valor militare. Di esempi come questo a qualcuno spettava e tutti furono d’accordo di passare a me il comando dei
ne potremmo raccontare tanti, per mostrare il grande sacrificio. Noi crediamo combattimenti.
di aver lasciato a voi almeno una grande parte di libertà di cui avete diritto e Avevo fatto il militare, ma da militare mai avevo sparato un colpo di fucile
bisogno. perché, 70 anni fa, mi ero dichiarato obiettore di coscienza. Siamo stati in
Jugoslavia, non ho mai sparato, dicevo che mi faceva impressione, ovviamente
Volevo chiedere in quale distaccamento era e in quale zona operava. facevo il furbo. Allora, dico: bisogna tentare di raggiungere il cocuzzolo che
Operavo a Massa e Carrara ed ero Comandante e Commissario politico, per- dominava la conca e Campo Cecina, un grande spiazzo. Dissi: tentiamo l’ul-

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tima carta. Bisogna che una trentina di volontari a marce forzate raggiungano una strage. Ma ci pensate, hanno ammazzato 250 esseri umani ammassati nel
il cocuzzolo, perché chi raggiunge quella collinetta ha possibilità di potersela piazzate della chiesa, insieme al parroco che aveva tentato di evitare la strage.
cavare. Se la raggiungono prima loro siamo spacciati, se invece la raggiungia- In guerra i tedeschi sono stati terribili, criminali.
mo noi ce la possiamo fare. La collinetta fu raggiunta da 12 partigiani armati Sono stato a Lidice58 in Russia, in Ucraina, dove ci sono state 1.200 vittime.
e chi dette un grosso contributo in questo fu un prigioniero. Si raggiunge Ogni giorno, all’ora della carneficina suona una campana: “Ton! Ton! Ton!”.
questo cocuzzolo, intorno alle 10.00 grazie anche a questo prigioniero alto È un fatto emozionante. Tenete conto che nella collina di Stalingrado, che ho
quasi due metri che aveva marciato sempre con la mitragliatrice sulle spalle. visitato, ci sono sotterrati 700 mila morti, cittadini tedeschi e russi. Stalingra-
Vi voglio raccontare una cosa molto importante. Tenevamo i processi ai pri- do è stata una battaglia casa per casa, metro per metro. Ci fu poi il generale
gionieri e tutti i giorni anche l’ora di politica, non eravamo militari che non Von Paulus che capì che non potevano resistere e si arresero. Ma Hitler voleva
sapevamo per cosa combattevano, ma facevamo l’ora politica per spiegare lo che morissero fino all’ultimo uomo. Questa è stata la guerra e allora dobbiamo
scopo della nostra lotta. Questo prigioniero fascista si era politicizzato e face- affermare la pace, la fratellanza, il lavoro, la solidarietà. La guerra distrugge
va parte della Formazione. tutto. Come diceva Pertini “non riempire gli arsenali di armi, ma riempire i
Quando i tedeschi uscirono dalla boscaglia per iniziare a salire, qualcuno di granai di grano per dare il pane agli italiani”.
noi disse: spariamo, spara, spara. “no - dissi - lo dico io, io do l’ordine di spara-
re”. Quando furono vicini, come si dice, a tiro, a 80-90 metri urlai: “fuoco!” Ci Volevo sapere cosa pensa delle persone che credono che i partigiani non abbiano
fu un fuoco così concentrico, undici mitra e una mitragliatrice, in nemmeno aiutato la popolazione.
dieci secondi loro erano già di ripararsi nella boscaglia. Sapete, nelle azioni Per quanto riguarda Sant’Anna, noi della Resistenza ci siamo ritornati a pieno
militari c’è chi si salva e chi no. Per tutto il giorno un colpo, una sventagliata titolo dopo quasi 20 anni perché c’è stata un’azione concentrata per dare a noi
di mitra e poi un’altra ancora, e andammo avanti così fino alle 5 del pomerig- la colpa di quanto accaduto. I partigiani quando dovevano sacrificare un pa-
gio quando decidemmo lo sganciamento. I tedeschi non arrivarono mai sulla ese si ritiravano, ma non potevano pensare che la criminalità giungesse fino a
collina perché avevano ritenuto che per il volume di fuoco prodotto non fos- quanto avvenuto a Sant’Anna. Allora non accettavamo determinati combatti-
simo 12 partigiani ma una grande forza in condizione di combattere. menti, lo accettammo sul Sagro, proprio perché pensavamo alla popolazione.
Non avevamo avuto alcuna perdita, nessun ferito. Un partigiano che dopo i Ma Sant’Anna non fu un problema di abbandono da parte dei partigiani. No,
combattimenti voleva andare a trovare la mamma, nel tragitto ha incontrato la loro strategia era terrorizzare le popolazioni.
una pattuglia di SS e per lui è stato fatale. Siamo stati noi dell’ANPI che ci siamo adoperati per la medaglia d’oro alla
Versilia, per il contributo di sangue della popolazione; siamo riusciti a far
Volevo sapere se lei era nella zona quando ci fu l’eccidio di Sant’Anna e se sì, se riconoscere Sant’Anna come paese martire. La Versilia è medaglia d’oro della
si ricorda un episodio. Resistenza e tutti i comuni lo sono. Ma abbiamo considerato giusto che la
No, non ero nella zona. Nella Resistenza tendevamo ad ostacolare la ritirata tenesse Sant’Anna, il comune più sacrificato anche perché viene elargito un
dei tedeschi, perché la guerra era finita, il fascismo era caduto, gli alleati avan- emolumento ed abbiamo pensato al comune che aveva sofferto e pagato di
zavano su tutti i fronti. I soldati dell’Urss arrivarono fino a Berlino e liberaro- più.
no i campi di concentramento. Una situazione drammatica per i tedeschi. Noi Non siamo potuti salire a Sant’Anna per anni perché era stato scatenato l’odio
avevamo il compito di bloccare la linea Gotica, impedire ai tedeschi di avere contro i partigiani, ma noi abbiamo condotto la nostra azione. Siamo andati
via libera per attestarsi nella valle del Po e poi ritirarsi in Germania. Quindi, a Roma, abbiamo discusso con il nostro rappresentante; la Commissione per
avevano bisogno di questa zona libera. E allora, chi doveva combattere? Noi le medaglie d’oro era composta da due generali e dal nostro direttore della
partigiani e quelle popolazioni, uomini e donne, che sostenevano i partigiani. rivista ‘Patria’, Bartolini. Tutti i deputati della zona rivendicavano la medaglia
Loro, per impedire, questo dovevano terrorizzare le popolazioni, perché non
fornissero alcun contributo ai partigiani; dovevano terrorizzarli come è avve-
58 Lidice (Repubblica Ceca), eccidio nazista avvenuto il 10 giugno ‘42 come rappresaglia da
nuto a Sant’Anna di Stazzema, a Vinca, a Marzabotto ... Come si fa ad ammaz- parte degli occupanti tedeschi, in seguito all’attentato delle forze partigiane ceche in cui era
zare bambini, donne, vecchi, distruggere delle case, fare 560 vittime, è stata stato ucciso Reinhard Heydrich, “Protettore del Reich”, nel protettorato di Boemia e Moravia.

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d’oro per Sant’Anna. Ma non avevano capito che non si può dare una meda- ancora di più, diventata più conosciuta nel mondo che non naturalmente dello
glia d’oro per un sacrificio, la medaglia d’oro la si dà per un atto di eroismo. stesso Marzabotto che ha avuto più del doppio delle nostre vittime. Vedete per
Allora abbiamo ottenuto la medaglia per il sacrificio dei partigiani, delle po- quanto riguarda il film. Quelli che l’hanno osteggiato, non hanno capito nulla,
polazioni e naturalmente con al centro il martirio di Sant’Anna. non hanno capito nulla! Volevano che questo regista, regista a livello mondiale
Fino ad allora, fuori dalla zona, nessuno sapeva di Sant’Anna. Come? È il e lo scrittore, facessero un documento storico come lo vedevano quei cinque
secondo eccidio in Italia e il quarto in Europa, dopo Marzabotto, Lidice e o sei. Invece per noi stato importante, perché se lui dice che un partigiano
Oradour59. Perché non se ne parlava? Per ragioni politiche, perché il governo ha tradito e ha creato la situazione di Sant’Anna, gli faceva gioco così! Mario
di quel tempo, con gli Stati Uniti, che in quel momento dirigevano la politica Tobino nel “Clandestino” racconta la storia della Versilia. Se lo leggete, vedete
e l’armamento, avevano bisogno della Germania che si riarmasse, non dove- il comandante Brofferio, l’industriale, l’ingegnere, l’operaio, vedete tutta que-
vamo dire nulla dei loro crimini perché era vitale arginare l’Unione Sovietica. sta fascia che lavora nella Resistenza e parte di loro hanno anche combattuto.
Ma perché a Marzabotto la dettero la medaglia? Perché la in giunta c’era Mario Tobino non ha fatto un libro storico, ha fatto un romanzo e nel romanzo
un’altra composizione politica: erano comunisti, socialisti e l’hanno avuta su- ci sono dei momenti per cui una persona o l’altra o la fai disgraziata o la fai
bito. un eroe. Allora Tobino e il comandante Brofferio61 con il suo attendente, un
Da noi avevamo una amministrazione congeniale al governo del paese. Quindi nostro compagno che era nell’antiaerea fascista hanno fatto saltare Balipedio.
si atteneva alla linea del governo sotto la direzione degli Usa. Tutti i fascicoli Poi c’è stato un segretario del Fascio molto intelligente che ha salvato la città
vennero nascosti nell’ “Armadio della vergogna” scoperto pochi anni fa. Lì di Viareggio. Ma volevo dire che noi tutti quanti siamo convinti che quel film e
c’era tutto il materiale per processare i tedeschi e i fascisti responsabili di quel libro sono stati un grande contributo per nazionalizzare e mondializzare la
quel crimine. Ecco, la politica è l’arte del possibile, la politica è intelligenza, strage di Sant’Anna. Capite questo regista ha fatto come Tobino. Il comandante
la politica è mediazione, la politica deve accertare la verità! E loro nascosero Brofferio morto in un incidente stradale a Grosseto. Ma come poteva dopo
la verità! tutto quello che ha detto di Brofferio farlo morire e allora l’ha fatto morire da
Quando abbiamo ottenuto la medaglia d’oro, allora è venuto il capo del go- eroe come il generale Della Rovere. Perché sono scrittori, non sono natural-
verno Colombo, democristiano. È venuto Bartolini, direttore di “Patria” per mente degli storici. E allora bisogna rendersi conto che questo film ha girato
conto della Resistenza. Da quel momento, siamo andati in giro per l’Italia: già gran parte del mondo. È stato presentato a Londra, a Parigi, a New York, a
“ah, ma allora Sant’Anna …”. Poi è venuto Pertini, e l’Italia ha saputo della Firenze, a Roma, andrà a Tokyo, andrà dove andrà... Questo grande regista ha
strage di Sant’Anna, occultata per ragioni politiche e militari! Poi sono venuti dato un grande contributo perché ha fatto sì che non solo si potesse conoscere
anche Scalfaro e Ciampi. la tragedia di Sant’Anna, ma come avvenuta, quale tragedia che non si deve
La situazione è cambiata. C’è il museo della Resistenza regionale, che vi invito ripetere più nel mondo. Questo il grande contributo. Per quanto riguarda il
a visitarlo che è molto interessante. Anche in Lunigiana, a Fosdinovo, c’è un partigiano gli tornava così, lui non poteva sapere che c’era la linea Gotica, che
altro museo, telematico, basta cliccare un bottone e si sfogliano le pagine … È noi dovevamo impedire il passaggio dei tedeschi e allora ha trovato un motivo:
interessante andare a vedere anche quello. un partigiano che ha tradito. E allora come il partigiano traditore fa uccidere
Oggi Sant’Anna è visitato non solo da italiani, ma da tedeschi, storici, giorna- bambini di tre anni, di due mesi? Perciò per noi stato un grande contributo
listi. Quindi Sant’Anna diventata più di Marzabotto. Ora con l’ultimo film60 politico e umano, perché questi martiri di Sant’Anna almeno hanno nel mondo
il riconoscimento del sacrificio che hanno dovuto subire. Ci fu una donna che
cercò di colpire un tedesco con uno zoccolo e ha avuto una medaglia al valore
59 Oradour-sur Glane (Francia), crimine nazista operato dalla II divisione corazzata SS Das
Reich in cui furono trucidati 642 civili ed il paese fu dato alle fiamme.
magistrato che ha indagato su quell’eccidio dico solo che non fu una rappresaglia. I soldati nazisti
60 “Miracolo a Sant’Anna” di Spike Lee (2008) tratto dal romanzo di James McBride in cui
massacrarono uomini, donne e bambini e fu un atto di terrorismo, pianificato e studiato nei minimi
viene avvalorata la tesi che le SS fossero a caccia di partigiani. Il film creò polemiche ed in parti-
particolari. Deciso dai vertici del comando tedesco come politica del terrore per dissuardere i citta-
colare la sezione Anpi di Pietrasanta, nella figura del Presidente Moreno Costa e di altri membri
dini ad aiutare i partigiani” da il Corriere della Sera.
del direttivo tra cui Enio Mancini e Giovanni Cipollini, contestò la ricostruzione effettuata dal
film di Lee. Lo stesso PM del processo contro la Strage di S.Anna Marco De Paolis afferma “Da 61 Personaggio del libro di Mario Tobino “Il clandestino”

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civile del presidente della Repubblica precedente che era Ciampi. Ha preso il CONTRO OGNI RITORNO62
bambino, l’ha nascosto lì, la cucina era come il forno, il fuoco, la pentola era
così la società italiana ed allora lo nascose dentro un angolino questo bambino INERMI BORGATE DELL’ALPE
e poi si scagliò contro i tedeschi con lo zoccolo. Vedete l’affetto di… con un ASILO DI RIFUGIATI
zoccolo, vedete l’istinto della madre. E questo bimbo è stato salvato e lei la uc- PRESE D’ASSALTO COI LANCIAFIAMME
cisero lì in quella situazione. ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
Sono stato esauriente? Se non lo sono ditelo, io non son permaloso eh? Quin- I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
di un’altra domanda. Se volete utilizzare il tempo c’è ancora quarantacinque FOSSE NOTTURNE SCAVATE
minuti. Domande, domande cattive! Come quella su Sant’Anna, cioè chiarire DAGLI ASSASSINI IN FUGA
che cosa è stato Sant’Anna. PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI’

S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA


FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTÀ
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI’

ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI


E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON È OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D’ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL’ERTA
CONTRO OGNI RITORNO

62 Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del Frigido, inaugurata
il 21 ottobre ‘54.

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della funzione dell’ANPI;
b) rinnovare e intensificare la nostra azione tra i giovani al fine di favorire una
concreta educazione civile e politica, ispirata ai principi della democrazia,
Alcuni interventi di Giuseppe Antonini della Resistenza e della Costituzione.
ai Congressi Nazionali dell’Anpi Di qui consegue la necessità di una efficiente collaborazione tra gli Istituti
storici, la scuola, le biblioteche pubbliche, le Istituzioni, le associazioni de-
N mocratiche, i sindacati per curare pubblicazioni adeguate, incontri e dibattiti,
per organizzare corsi di aggiornamento con lezioni sistematiche sui problemi
della Resistenza e della Costituzione, sulla economia post-fordista, sui proble-
mi di attualità.
In questa sede, voglio ricordare le due iniziative di maggiore prestigio legate
12° Congresso Nazionale ANPI 1996 (Napoli) all’impegno politico-culturale dell’ANPI di Viareggio e della Versilia.
La prima è legata all’organizzazione del concorso “I giovani nella vita pubblica
Fin dalle origini, l’ANPI ha curato iniziative nel campo educativo e scolastico del paese” rivolto agli studenti della scuola secondaria e delle Università. Nata
come concrete manifestazioni del suo impegno politico in difesa dei valori nel 1960, essa si è andata sviluppando e perfezionando nel corso degli anni.
della Resistenza e della Costituzione. Attualmente concorrono alla sua realizzazione, l’Amministrazione Comunale
Non è il caso di fare una specie di bilancio consuntivo di tale attività (congres- di Viareggio, il Provveditorato agli Studi di Lucca, le quattro Università della
si, convegni, conferenze, ricerche storiche, iniziative editoriali, interventi nella Toscana, la Cooperativa Toscana-Lazio.
scuola, soprattutto con la collaborazione degli Istituti storici della Resistenza). In questi ultimi anni, la Cooperativa si è impegnata sia nel finanziamento che
È noto che le vicende politiche, interne ed esterne, sono sempre state occasio- nella pubblicazione degli elaborati dei vincitori.
ne e stimolo per migliorare tali attività. Recentissima è l’iniziativa che ha portato all’organizzazione del concorso “Don
Ciò è accaduto soprattutto in questi ultimi anni, caratterizzati dal diffuso di- Sirio Politi”, ispirato alla difesa dei valori della pace, dei diritti civili e sociali.
sorientamento ideologico, dalle provocazioni della destra, dagli attacchi aper- Presidente della giuria è mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea.
ti contro l’Antifascismo, la Resistenza e la Costituzione, dalla diffusione di un Il concorso è finanziato dal Circolo Ricreativo Operaio della Darsena (quar-
pericoloso revisionismo nel campo storiografico. tiere operaio di Viareggio), con la collaborazione dell’Amministrazione Co-
Si può affermare che la mobilitazione politico-culturale delle sezioni dell’ANPI munale e di associazioni democratiche del luogo.
ha contribuito alla vittoria delle forze progressiste e democratiche nelle ele-
zioni del 21 aprile.
Vittoria che ha liberato il paese dall’immediato e non ancora definitivo perico- *****
lo di un avvento delle forze del centro-destra capeggiate da Fini e Berlusconi.
Ma oggi ci si rende conto sempre più della necessità di rafforzare l’azione di
chiarimento ideologico e di educazione delle giovani generazioni, per la quali 13° Congresso Nazionale ANPI 2001
si può dire, è venuta a mancare una reale ed efficiente opera di educazione po- (Abano Terme - Padova)
litica, tenuto conto delle carenze sia della famiglia e soprattutto della scuola.
È vita per la democrazia del paese, fare la massima chiarezza contro i pericoli Care compagne e cari compagni, caro Arrigo, caro Gallo, caro Presidente, voi
sia del “revisionismo” sia della restaurazione della destra. siete un patrimonio per il Paese, quindi auguriamo a voi, come a tutti quelli come
A questo scopo è necessario un nuovo impegno da parte dell’ANPI, specie in voi, lunga vita perchè possiate portare ancora un contributo al nostro Paese.
queste direzioni: Rinnovamento e presente nel futuro, noi abbiamo dato la nostra parola d’ordine:
a) rafforzare la funzione degli Istituti storici della Resistenza e dell’età con- «Rinnovare la memoria a salvaguardia della pace, della libertà e della democrazia».
temporanea, che si devono considerare come i legittimi eredi e continuatori Noi oggi dobbiamo impegnarci in due importanti appuntamenti, soprattutto

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il 25 Aprile dovrà essere una giornata di festa ed una giornata di lotta, perché 41 anni, e dai giovani noi abbiamo imparato tante cose nei loro lavori, perchè i
il pericolo che noi andiamo ad incontrare da oggi al 13 maggio è tale per cui giovani forse prevedono più di noi il futuro che li attende. Ebbene, quest’anno
dobbiamo far sì che il nostro impegno, anche se anziani, sia quello di dare tutto noi abbiamo esteso questo concorso a tutte le Università di Italia.
il possibile per respingere questa azione reazionaria. Noi con i giovani ci troviamo sempre ed allora cosa dobbiamo fare per legare
E non possiamo fare a meno di ringraziare il Presidente Scalfaro per il suo questi giovani?
settennato, che ha dato un forte contributo alla difesa delle istituzioni democra- Io sono molto contento che abbiano parlato prima di me due nipoti e forse
tiche, grazie, Presidente Scalfaro. anche bisnipoti; il legame con le giovani generazioni deve esserci oltre le ma-
Ed un saluto ad un altro Presidente, che oggi è il Presidente d’Italia, cioè a nifestazioni del 25 Aprile, che non devono essere solo manifestazioni di festa
Ciampi, in quanto anche lui sta portando il suo contributo per la difesa della e basta, ma devono avere un contenuto politico; l’ANPI non è un’associazione
libertà, della giustizia e della pace. reducistica, l’ANPI sì, commemora i suoi morti, fa le sue manifestazioni, ma
Noi abbiamo pensato, di fronte alle istituzioni locali, di fronte alle istituzioni soprattutto noi dobbiamo essere una forza che vive nella società di oggi, che
provinciali, regionali, le associazioni combattentistiche, tutti i partiti dell’arco affonda le radici nei problemi del nostro Paese.
costituzionale, che il nostro Congresso si trasformasse in un dibattito, in un Solo così i giovani ci seguiranno, perché i problemi che affrontiamo oggi sono
confronto fra le forze di sinistra e del centro, per vedere se, andando verso il 13 quelli che domani, o laureati od operai, essi dovranno affrontare nella vita.
maggio, si possa ripetere l’unità nella diversità che noi abbiamo avuto oltre 50 Da ultimo abbiamo pensato, per quanto riguarda i giovani, che sono forse più
anni fa per liberare il nostro Paese dai tedeschi e dai fascisti. di noi partigiani, iscritti alla nostra associazione, con tutti i titoli, che i centri
Allora vi è stato un dibattito e sicuramente nessuno di loro ha potuto dire della Resistenza e dell’età contemporanea, cioè la nostra organizzazione nella
all’ANPI: «Perchè l’ANPI si impegna?», perché noi già dal 1960 abbiamo sta- quale tutti noi siamo, possa essere l’elemento fondamentale per un rapporto
bilito un rapporto stretto, anche quando fra comunisti e socialisti magari non continuo; perchè la nostra memoria deve essere trasmessa a loro e solo attra-
si parlavano, oppure fra i PSIUP ed i socialisti non si parlavano, ma l’ANPI, verso gli istituti storici della Resistenza e della età contemporanea noi abbiamo
senza pretese, è sempre stata il punto di incontro delle forze democratiche e costituito una parte per i partigiani, una parte per i caduti e per i giovani, e man
resistenziali. mano che noi, per ragioni di età, purtroppo, anche se non lo vorremmo dire
Ancora oggi, quindi, negli anni 2000, chiediamo che si ripeta questa unità nella mai, dovremo passare ad altra vita, ebbene, si porteranno dentro altri giovani;
diversità, perché la posta è grossa, cari compagni e compagne, perché siamo perché attraverso questa associazione noi possiamo andare dall’ambito istitu-
in un momento difficile come lo fummo con la strategia della tensione, allora zionale con la biblioteca comunale, con l’istituto storico della città e lì i giovani
bisogna avere un rapporto stretto con coloro soprattutto che non sono ancora troveranno naturalmente tutto il materiale possibile per realizzare degli impe-
convinti di un voto. gni per la difesa dei loro problemi, soprattutto per loro noi dobbiamo lottare e
C’è, infatti, un grosso pericolo per le giovani generazioni ed un giovane ha par- lavorare.
lato al nostro Congresso ed ha chiesto: «Dove abbiamo il punto di riferimento?», Un impegno per la libertà, la giustizia e la pace, questi sono i postulati fonda-
noi siamo uno dei tanti punti di riferimento, noi dal 1960 abbiamo stabilito un mentali della nostra associazione.
rapporto con i giovani, a cominciare dal senatore Barsacchi a tutti gli altri che
oggi hanno impegni a livello nazionale ed internazionale. Ma noi già fin dal
1960 abbiamo stabilito un rapporto ed il rapporto l’abbiamo mantenuto per 50 *****
anni nella scuola, non andando a fare delle lezioni, ma soprattutto andando a
far parlare i giovani, perchè noi abbiamo avuto la generazione dopo la Resisten-
za, una generazione legata a noi, poi c’è stato il ‘68: giovani che discutevano, 14° congresso nazionale ANPI febbraio 2006
ma era una generazione viva, con la quale potevamo avere un confronto sui (Chianciano - SIENA)
problemi che assillano il nostro Paese.
Cari compagni, care compagne,
Abbiamo avuto, poi, l’esperienza che ci sono stati 10, 15 anni di stasi, costituim-
noi non siamo mai stati solo un’associazione reducistica. Abbiamo comme-
mo un Premio provinciale: “I giovani nella vita pubblica”, nel ‘60 ed oggi sono

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morato i nostri morti, abbiamo combattuto grandi battaglie per la libertà,
abbiamo celebrato le nostre vittorie ma, in questi sessant’anni siamo sempre
stati nel tessuto della nostra società, del nostro Paese. LA BATTAGLIA DEL SAGRO
Noi non possiamo pensare solo al passato, dobbiamo guardare al presente: 24 AGOSTO 1944 63
oggi, che fare?
Bisogna impegnarsi sui due problemi fondamentali che abbiamo di fronte. Ci di Giuseppe Antonini
troviamo in una situazione talmente tragica, come non l’avevamo più avuta
dalla Liberazione ad oggi. Con un governo irresponsabile, per quello che ha
N
fatto e per quello che potrebbe fare ancora. Con un Presidente del Consiglio
che delira e, per certi versi, esprime in forma moderna alcuni aspetti di tipo
mussoliniano. Quest’uomo è pericoloso. E di fronte al pericolo è necessaria
una lotta unitaria.
La brigata “Ugo Muccini”64 si estendeva dalla Brugiana ad Ovest del Frigido
Torna d’attualità la grande esperienza della Resistenza, l’unità della diversità.
fino a S.Stefano Magra, ed era composta da dieci distaccamenti. I tedeschi ed
Prima di tutto dobbiamo dimenticare la nostra appartenenza politica alla Re-
in particolare le SS stavano organizzando rastrellamenti nella zona, i partigia-
sistenza. Vedi, caro Armando Cossutta, non vi hanno partecipato solo le tre
ni si spostarono nei pressi del monte Sagro.
grandi linee ideologiche, cattolica, comunista e socialista: hanno contribuito
Le staffette provenienti da nord e da sud non portavano buone notizie: “repar-
anche altre forze. Nella nostra brigata che operava sulle Apuane, per esempio,
ti tedeschi muovono verso la nostra zona”.
noi abbiamo avuto un distaccamento di monarchici ed uno di anarchici, gui-
La brigata era dislocata su un fronte molto ampio, dai monti della Val di Ma-
dati dal Comandante Elio. La Resistenza era unità nella diversità.
gra a Massa, la parte più a sud occupava il Sagro.
Avevamo un obiettivo comune: la cacciata dei tedeschi e dei fascisti.
I tedeschi intanto avanzavano facendo rastrellamenti e stragi nella zona.
E allora noi anziani, assieme ai giovani, vogliamo dire alle forze democrati-
I partigiani della brigata più a sud premevano perché si guadagnasse tempo
che e antifasciste: imparate questa unità dalla Resistenza. Invece ogni giorno,
verso i tedeschi che muovevano in direzione di Vinca. Il Comandante di briga-
troppo spesso, fate emergere le differenze.
ta “Maggiore Contri” tentenna e si rivela insicuro sul da farsi, ma la situazione
Oggi abbiamo due cose che ci uniscono e sono essenziali per la vita, politica,
necessita di una decisione decisa e tempestiva.
sociale ed economica del nostro Paese: la cacciata di questo governo e la vit-
“Andrea”, come Commissario politico della Brigata, riunisce i Comandanti
toria nella battaglia per la difesa della Costituzione.
dei distaccamenti e illustra la situazione. Viene presa la decisione di anda-
Per ottenere questi due risultati dobbiamo impegnarci a fondo come abbiamo
re contro i tedeschi e fermare l’avanzata. Prende il comando dell’operazione
fatto nella raccolta delle firme. È stato veramente commovente, noi anziani
“Andrea” (Giuseppe Antonini).
eravamo ancora lì a darci da fare e insieme a noi c’erano tanti giovani.
Viene formato un gruppo volontario di 35 uomini armato di mitra, bombe a
Perchè la Costituzione è l’elemento fondante e unificante della nostra società.
mano e mitragliatrice Fiat che ha lo scopo di avanzare in direzione dei tede-
Ne abbiamo raccolte il triplo di quello che ci eravamo proposti: quasi un
schi e prenderli alla sprovvista da una posizione favorevole, le altre formazioni
milione.
coprivano le retrovie e in particolare il fronte sud.
Ora bisogna andare avanti.
E questo è il giuramento che facciamo di fronte a questo cartello che porta
scritte le parole d’ordine del nostro 14° Congresso: “Per la difesa della Costi-
63 Ad integrazione della battaglia del Sagro si consiglia la relazione del “Comitato di Libe-
tuzione nata dalla Resistenza. Per il progresso democratico e civile dell’Italia in razione Nazionale Brigata d’Assalto Garibaldi Gruppo Elio” (collocazione arch. CPLN b.23/14)
Europa e nel Mondo”. e la relazione “Al Comitato Federale del P.C.I. di Apuania Campo 4 settembre 1944” a firma di
Furetto Giuseppe (collocazione arch. CPLN b.21).
64 Ugo Muccini nato ad Arcola (Sp) nel 1910 e morto in combattimento in Spagna il 13
settembre 1938, nella zona del fiume Ebro.

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Da 35 che erano partiti arrivarono in 12, per i forti ritmi sostenuti, più un
prigioniero della Mai Morti, un ragazzo alto due metri che diede un grosso
contributo portando la pesante mitragliatrice Fiat.
Verso le 10,30 del mattino raggiungemmo un punto che dominava la piana Appendice
di Acquasparta e ci appostammo dietro grossi cubi di marmo nella boscaglia.
Mezz’ora dopo circa giunsero i tedeschi, uscivano in fila indiana dalla bosca- N
glia trovandosi allo scoperto nella piana di Acquasparta. I partigiani erano
ansiosi di iniziare il combattimento ma io (Andrea) rimandavo il segnale di
sparare, aspettavo che i tedeschi si avvicinassero ancora di più in modo da
abbatterne il maggior numero.
Per i tedeschi fu un macello (numerose le perdite) ma in breve tempo erano CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ aderente al C.d.L.N.
pronti per combattere nascondendosi dietro la boscaglia ai lati dello spiazzo. COMANDO BRIGATA D’ASSALTO GARIBALDI
Essendo a corto di munizioni tenevamo sotto tiro i nemici e sparando periodi- “Ugo Muccini” Campo, 9 agosto 1944
camente dimostravamo la nostra costante presenza. La battaglia durò fino alle
17,30 circa poi iniziò lo sganciamento verso la conca del Sagro, da dove con-
tinuavamo a sparare per rallentare l’avanzata tedesca ed acquistare vantaggio.
Verso le 22,30 la Brigata, a marce forzate, lasciò la conca del Sagro e si spostò COSTITUZIONE E STATUTO DELLA BRIGATA
nella Brugiana, e a nord, sopra Forno.
(Molte furono le perdite tra i tedeschi, tra i partigiani nessuna perdita e nes- Art.1
sun ferito). Comando di Brigata. Il Comando di Brigata è così composto: Comandante
Nella notte fuggì un prigioniero, il Maggiore Brignole, comandante militare Militare e Commissario Politico a pari grado, Vice Comandante e Vice com-
nella piazza di Massa della Repubblica sociale Italiana, c’era il rischio di una missario, Capo di stato Maggiore, Intendente. La nomina dei comandanti è sul
spiata, allora venne organizzato al più presto uno spostamento al di là del Fri- sistema democratico e questi possono essere in ogni momento rimossi qualora
gido nella zona di Antona-Altagnana dove si poteva sconfinare in Garfagnana non riscuotessero la fiducia dei Comandanti e dei Commissari politici dei Di-
e resistere maggiormente. staccamenti costituenti la Brigata stessa.
La spiata non ci fu, anzi il Maggiore Brignole liberò due partigiani e lasciò gli
incarichi come ci aveva promesso durante la prigionia. Art.2
La Brigata è formata da 11 distaccamenti e può essere rinforzata da nuovi
gruppi purchè questi siano sul terreno vero della lotta di Liberazione Nazio-
nale. Anche in ogni distaccamento il Comandante ed il Commissario Politico
come qualunque altro membro che abbia incarichi di responsabilità possono
essere rimossi in qualunque momento qualora non riscuotessero più la fiducia
dei patrioti.
Non esiste una gerarchia di valori e di gradi conquistati o ricevuti in altre
occasioni, ma solo una gerarchia di valori naturali acquistati nel campo della
lotta partigiana e riconosciuti dai patrioti.

Art. 3
Qualora il Comandante di distaccamento non avesse requisiti militari suffi-
cienti per ricoprire tale carica, ma riscuotesse la fiducia incondizionata dei pa-

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trioti può essere affiancato da un tecnico militare, il quale allorché dimostrasse
di possedere qualità superiori al Comandante può essere eletto in sostituzione
del Comandante medesimo.

Art.4
Poiché tutti i componenti della Brigata sono volontari è incompatibile che
nella Brigata stessa ci siano delle differenze sotto ogni forma. Se ci dovessero
essere dei privilegi questi saranno per gli ammalati e i feriti.

Art. 5
L’organo competente nel giudicare gli elementi colpevoli di reati contro la
lotta di Liberazione Nazionale, criminali politici ed anche componenti della
Brigata resisi responsabili di gravi mancanze è il Tribunale Militare che può
essere di Brigata e di Distaccamento.
Il Tribunale Militare è così composto: Commissario Politico (Presidente) - Co-
mandante Militare un Patriota delegato dai compagni a rappresentarli. Qua-
lora un Tribunale di Distaccamento non riuscisse a risolvere un caso o non lo
giudicasse di sua competenza lo deferisce al Tribunale di Brigata. Quando un
Tribunale di Distaccamento emana un verdetto di morte deve, se è possibile,
comunicare prima dell’esecuzione la sentenza al Commissario Politico di Bri-
gata.

Art. 6
Per ogni modifica, aggiunta o soppressione di uno dei suddetti articoli è com-
petente il Comando Superiore fino a che questo riscuote la fiducia della Brigata.

IL COMANDO DELLA BRIGATA DIRAMA INOLTRE


LE SEGUENTI DISPOSIZIONI:

Disposizioni del Comando distaccamento d’Assalto “Garibaldi” Aldo Cartolari del 30 luglio 1944
(collocazione Archivio del CPLN di Apuania presso la biblioteca civica di Carrara b.3/12)

| 106 | | 107 |
Lettera di Andrea a Paolo del 31.07.1944 (Archivio CPLN b.3/10)

| 108 | | 109 |
Comunicazione di Andrea al Gruppo Vico e Casette del 4 agosto 1944 (Archivio CPLN b.23/11)

| 110 | | 111 |
Lettera di Andrea ad Emilio del 21 agosto 1944 (Archivio CPLN b.21/2)

| 112 | | 113 |
Resoconto del 2 settembre 1944 al Comitato Federale del P.C. di Apuania (Archivio CPLN b.21/6) Richiesta al C.d L.N. del 12 settembre 1944 (Archivio CPLN b.3/12)

| 114 | | 115 |
Relazione di Andrea del 30 settembre 1944 (Archivio CPLN b.7/11) Lettera di Andrea alla Federazione del P.C. di Apuania del 2 ottobre 1944 (Archivio CPLN b.3/12)

| 116 | | 117 |
Lettera di Andrea al Comando della Formazione “Silvio Ceragioli” del 3 ottobre 1944 (Archivio
CPLN b.24/2) Dichiarazione a firma di Andrea del 5-8 ottobre 1944 (Archivio CPLN b.3.12)

| 118 | | 119 |
Lettera di Andrea a Dario ed Emilio dell’8 ottobre 1944 (Archivio CPLN b.24/3)

| 120 | | 121 |
Lettera di Andrea e Ciacco alla Federazione del P.C. di Apuania del 18 ottobre 1944 (Archivio
Verbale della riunione del Partito Comunista del 13 ottobre 1944 CPLN b.24/3)

| 122 | | 123 |
Lettera di Andrea alla Federazione del P.C. di Apuania del 18 ottobre 1944 (Archivio CPLN Relazione del 28 febbraio 1946 di Andrea sul Distaccamento d’Assalto “Garibaldi” Aldo Cartolari
b.21/2) dalla formazione all’ottobre 1944 (Archivio CPLN b.3/12)

| 124 | | 125 |
| 126 | | 127 |
Comunicato ANPI Nazionale Lettera alla Nazione del 9.6.1998

| 128 | | 129 |
Telegramma di Antonini al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro Telegramma di risposta di Oscar Luigi Scalfaro

| 130 | | 131 |
Telegramma all’onorevole Armando Cossutta Telegramma del 06.11.1972 a seguito dell’aggressione fascista

| 132 | | 133 |
Schema della Brigata “Ugo Muccini”
tratti da:
G. Rustighi “Partigiani dei monti di marmo” - L. Galletto “La lunga estate”

Tenerano, 7 agosto 1944:


Costituzione della Brigata “Ugo Muccini”

Comandante: Alfredo Contri


Vice-comandante: Carmelo (Olinto Zaghet)
Commissario politico: Andrea (Giuseppe Antonini)
Vice-commissario politico: Brichè (Dario Montarese)
Capo di stato maggiore: Carlo Cucchiari
Intendente: Umberto Ugolotti

Formazioni aderenti:
Falco: Comandante Alfredo Contri e Commissario politico Aldo Cocchia),
Cartolari: c. Carmelo (O. Zaghet) e c. p. Andrea (G. Antonini),
Ulivi: c. Memo (A. Brucellaria) e c.p. M. Novelli
Elio: c. Elio Wochiecevich e c.p. L. Rigo
Mario (Parodi): c. Mario (F. Tosi) e c.p. Ulisse (G. Bernardi)
Gerini: c. Bulli (N. Garbusi) e c.p. Fiumi (B. Caleo)
Righi: c. Romualdo (E. Bassano) e c.p. Claudio (M. Portonato)
Baccinelli: c. Walter (F. Bertone) e c.p. Gino (G. Vesco)
Orti: c. Orti (L. Galletto) e c.p. V. Cargioli;
Bottero: c. Federico (P. Galantini) e c.p. Baffo G. Bottiglioni
(Totale degli uomini: circa 700)

Antona, 27 agosto 1944:


La Brigata si divide, Andrea assume il comando

Comandante: Andrea (Giuseppe Antonini)


Vice-comandante: Luciano Puliti
Commissario politico: Brichè (Dario Montarese)
Vice-commissario politico: Ciacco (Tristano Zekanowski)

Questo comando viene nominato ad Antona di Massa, dopo il rastrellamento


tedesco, da un gruppo di partigiani che vi si erano rifugiati, quasi tutti della
“Cartolari”. Non è possibile definire con certezza quali altre Formazioni vi
appartenessero.
Telegramma di Boldrini, Galleni e Ferro Contemporaneamente si organizza anche la nuova “Brigata Lunense”(o “Bru-

| 134 | | 135 |
no Bacci” o “Carrara”) del maggiore Contri con alcune delle altre Formazioni Il 6 ottobre Andrea (Giuseppe Antonini) si dimette da Commissario politico.
costituenti l’originaria Brigata “Muccini”. Partigiani della Brigata: 400-450 circa

Monte Brugiana, 2 settembre 1944:


Andrea è confermato comandante Formazione “Cartolari”

Comandante: Andrea (Giuseppe Antonini) Genesi. Si costituisce a metà luglio del ‘44 per iniziativa di Andrea (Giuseppe
Vice-comandante: Carmelo (Olinto Zaghet) Antonini) con la collaborazione di Ciacco (Tristano Zekanowski), Carmelo
Commissario politico: Brichè (Dario Montarese) (O. Zaghet) e di G. Bordigoni. Si scoglie a fine novembre a causa del grande
Vice-commissario politico: Cavallino rastrellamento tedesco. È ricostruita a fine gennaio ‘45 come “Cartolari” bis,
ma con caratteristiche diverse. Formazione comunista, rimasta tale fino al suo
Riorganizzazione del comando in seguito all’intervento del Partito comunista scioglimento.
di Carrara che convoca una riunione chiedendo ad Andrea di dimettersi. An-
drea si dimette, ma è rieletto Comandante. Dislocazione. Alla costituzione sul versante massese del monte Brugiana. Ai
La riunione è limitata ad un gruppo di partigiani della “Cartolari” assieme ad primi di agosto si sposta al Boscaccio, sotto il monte Sagro. A fine di agosto,
alcuni dirigenti del Partito comunista apuano. dopo il rastrellamento tedesco, torna in Brugiana. A fine settembre si divide
Anche in questo caso rimane l’incertezza sulle Formazioni aderenti alla Briga- in alcuni tronconi: il principale con Andrea si trova alle Cime di Gioia, sopra
ta, oltre alla “Cartolari”. Colonnata, quello degli avenzini a Bedizzano e quello di Rosamunda al Corfi-
Si può includere la “Ulivi”, essendo diretta da uomini del Partito comunista. no. Ai primi di ottobre, dopo l’uscita degli avenzini e l’abbandono di Andrea
La posizione della “Elio” resta indefinita. La “Ceragioli” delle Casette di Mas- e Ciacco, si concentra al Corfino, vicino a Bergiola Foscalina.
sa aderisce alla Brigata il 16 settembre.
Comandante. Alla costituzione: Carmelo, ma il vero Comandante è Andrea.
Carrara, fine settembre 1944: Dalla prima metà di agosto ai primi di ottobre: Luciano Puliti, che lascia la
Nuovo comando; il capitano Cucchiari al posto di Andrea Formazione per ricoverarsi all’ospedale di Carrara a causa delle ferite ripor-
tate nell’attacco al fortino tedesco di Castagnola del 18 settembre. Ai primi di
Comandante: Carlo Cucchiari ottobre è nominato Rosamunda (Domenico Conti).
Vice-comandante: Memo (Alessandro Brucellaria))
Commissario politico: Andrea (Giuseppe Antonini) Commissario politico. Alla costituzione: Andrea (che in realtà comanda la
Vice-commissario politico: Cavallino (Enrico Benedetti) Formazione), con Ciacco vice-commissario politico. Dal 7 agosto, dopo che
Ufficiale di stato maggiore: Elio (Wochiecevich) Andrea è nominato Commissario politico di Brigata: Ciacco. Il 18 ottobre
Ufficiale intendente: Michele Cappè Ciacco si dimette ed è sostituito da Mario Novelli, già Commissario politico
Coordinatore delle Formazioni: Nardo Dunchi della “Ulivi”.

Formazioni aderenti: Forza numerica. Nelle prime settimane della costituzione il numero cresce ra-
Ulivi, pidamente fino a circa 90 elementi. Ai primi di settembre circa 50 partigiani,
Cartolari, che aumentano fino ad arrivare, dopo lo sfollamento di Massa, a circa 120.
Elio, Ad ottobre, dopo lo scontro interno con gli avenzini e l’abbandono di molti
Morelli uomini, conta circa 60-70 uomini, che aumentano fino allo scioglimento di
Ceragioli dicembre.
(Totale degli uomini: circa 400-450)

| 136 | | 137 |
sotto la pioggia a pugno chiuso, funzionari del Comune lo hanno scortato
fino all’autostrada nel suo ultimo viaggio. Qualcuno ha detto “... è una grossa
perdita, soprattutto di questi tempi, era un punto di riferimento”; “Farà sempre
Il giorno del decesso di Andrea parte della nostra storia”; “Eravamo abituati a vederlo sempre ...”.
Nell’ultimo viaggio da Viareggio a Pisa una pioggia fitta ed un cielo plumbeo
N lo hanno accompagnato, poi un sole al tramonto ha squarciato le nuvole e
illuminato le Apuane, due arcobaleni ci hanno accompagnati nel viaggio di
ritorno a “Medusa” (Ne “Il Clandestino”, Tobino così definì Viareggio).

Addio nonno,
Filippo

Il 7 ottobre 2009 alle 20 e due minuti, mentre il Tg1 trasmetteva i titoli di testa
cessava di vivere all’età di 89 anni Giuseppino Antonini. Il Tg1 aveva appena
dato la notizia che la Corte Costituzionale65 aveva dichiarato l’illegittimità co-
stituzionale dell’art.1 della legge 23 luglio 2008 n. 124 (Disposizioni in materia
di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato
c.d. Lodo Alfano) per manifesta incostituzionalità degli artt. 3, 111, 112 e 138
della Costituzione italiana. Era, così, stato ripristinato l’art. 3 della Cost. per
cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge ...;
valori per i quali Andrea si era battuto per tutta la vita.
Per la sua morte aveva espresso, da tempo, precise volontà: che il suo corpo
non fosse esposto pubblicamente, che fosse vestito di abiti modesti, che non
fosse avvicinato negli ultimi istanti di vita o in quelli successivi da un ministro
religioso e che trascorsi i tempi strettamente necessari fosse cremato senza al-
cuna funzione religiosa in totale continuità con le sue idee politiche ed umane.
Mi sono domandato più volte se Andrea fosse a conoscenza del testamento
politico scritto da Giuseppe Garibaldi e della relativa appendice datata Ca-
prera, 2 luglio 1881, in cui oltre al valore ideale i punti 2) e 3) espressi da
Garibaldi ricordano molto i desideri espressi da Andrea66.
Nel rispetto delle sue volontà fu allestita la camera ardente presso la sezione
Anpi della Versilia, dove centinaia di uomini e donne di generazioni diverse
gli hanno reso omaggio: giovani, vecchi, partigiani, politici, amministratori
locali e no, semplici cittadini … i giovani studenti in corteo hanno sfilato
cantando “Bella Ciao”, i compagni e le compagne di sempre lo hanno salutato

65 Sentenza della Corte Costituzionale n. 262 del 7 ottobre 2009, Presidente Francesco
Amirante, Redattore Franco Gallo.
66 “Memorie”, Giuseppe Garibaldi, Universale Rizzoli.

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dente provinciale Associazione pensionati CIA, Alessandro Palagi presidente
CGC e consiglio direttivo, Graziano Petrucci presidente Lega maestri d’a-
scia e calafati, Associazione Puntocritico di Viareggio, AUSER Fili d’Argento,
Condoglianze e telegrammi Versilia in Tv, Toscana Indymedia, Controradio, Dada Viruz Project, studenti
in sciopero contro la riforma Gelmini,
N
Direzione nazionale PdCI, Andrea Genovali direzione nazionale PdCI, Ri-
fondazione comunista Toscana e gruppo consiliare, Federazione di Lucca del
PdCI, Federazione di Lucca del PRC,

avv. Ezio Menzione, Lisandra Biagini, Betty e Roberto, Silvano Falessi, Mauro
Menegoni e i compagni/e di Massa, Gabriele Pagani, Elena Cordoni, Fede-
La presidenza e segreteria nazionale ANPI, La sezione ANPI di Viareggio, La rigo Gemignani, famiglie Raggi-Terrusa, Franco del bagno Annita e famiglia
sezione Gino Lombardi ANPI Pietrasanta, La sezione ANPI Barona, Vittorio Brichieri, Matteo Giordano, Lisetta Raggiunti, Bruna, Ida Raggiunti, Sergio e
Meoni - presidente provinciale ANPI-Siena, presidente dell’ANPI di Massa Maria Mancini, Angelo e Lilly Lippi, Daniela Tedeschi, famiglia Rosso, Ame-
Ermenegildo Della Bianchina, lia Breschi, Giunio e Gabriella Massa, Renato Bastianelli e famiglia, Luisa e
Massimo, Carla Maristella Fornaciari, Daniele e Emma Rivieri, famiglia Do-
Regione Toscana, presidente della Regione Claudio Martini, presidente Con- nati, Fortunato e Marisa, Eugenia e Aurelio Biancalana Frati, Massimo e Da-
siglio regionale Riccardo Nencini, Giuseppe Bertolucci assessore Regione To- niela Vassalle ...
scana, Marco Montemagni assessore regionale, Eugenio Baronti consigliere
regionale Toscana, *****

Provincia di Lucca, presidente della Provincia di Lucca Stefano Baccelli,


Patrizio Petrucci vicepresidente della provincia di Lucca, gli assessori della SMS immediatamente inviato dal compagno ed amico
Giunta provinciale di Lucca, Emiliano Favilla, assessore alla provincia di Luc- Emiliano Favilla, assessore alla Provincia di Lucca
ca, Barbara Mangiapane consigliere provinciale di Lucca,
“L’emozione della bocciatura del lodo Alfano è stata fatale ed improvvisa per
Comune di Viareggio Luca Lunardini sindaco, presidente Consiglio comu- la debole salute dell’anziano e storico partigiano Giuseppe Antonini, detto
nale di Viareggio Paolo Spadaccini, Comune di Viareggio Ufficio pubblica “Beppe” (Andrea il suo nome di battaglia durante la Resistenza). Presidente
Istruzione, Comune di Montignoso Binaglia sindaco, Comune di Stazzema dell’ANPI Versilia da sempre grande e coerente figura antifascista fino all’ul-
Michele Silicani sindaco, Comune di Seravezza Ettore Neri sindaco, sindaco timo attimo della sua vita. Veramente una grande e dolorosa perdita per la
del Comune di Massa Roberto Pucci, Franco Mungai sindaco di Massaro- democrazia nel nostro Paese.
sa, Pietro Lazzerini capogruppo PRC-Pietrasanta, Osvaldo Angeli presidente Personalmente, legato da sempre a lui ed alla sua famiglia, provo un grande
della Provincia di Massa e Carrara, dolore ed esprimo le più sentite condoglianze”.

Onorevole Vannino Chiti, Onorevole Fabio Evangelisti, Onorevole Manuela


Granaiola, Onorevole Raffaella Mariani, *****

Milziade Caprili presidente Croce Verde di Viareggio, ARCI Comitato della


Versilia, ing. Massimo Lucchesi direttore APT Versilia, Renzo Luporini presi-

| 140 | | 141 |
La lettera del compagno ed amico Marco Montemagni, Tra i numerosissimi saluti e commenti
Consigliere regionale alla Regione Toscana inviata l’8 sui blog e siti si segnalano
ottobre 2009 all’ANPI di Viareggio
“ Un saluto ad un uomo saggio e coraggioso. Un abbraccio ai suoi cari. Ora e
Un sentito affettuoso ricordo di Beppe Antonini. sempre Resistenza Compagno Andrea” (Nick);
Quando la carissima Didala mi ha chiamato di prima mattina per darmi la
triste notizia della scomparsa di Beppe Antonini sono rimasto molto colpito “ciao Beppe” (Laura);
e ho voluto subito manifestare i miei sentimenti di affetto e vicinanza alla sua
adorata moglie Giuliana. “Riposi in pace. Condoglianze sincere” (Uno del Buo di Misurino);
Fin dai tempi del Liceo ho conosciuto e apprezzato molto il presidente
dell’ANPI Giuseppe Antonini: il mitico comandante partigiano “Andrea” “Un grande esempio di come avrei voluto un leader di sinistra...” (Rebecca);
che diresse con grande capacità ed audacia il movimento partigiano sulle Alpi
Apuane. “… Uguale è la canzone che abbiamo da cantare scarpe rotte eppur bisogna
Beppe Antonini -come autorevole dirigente del PCI- è sempre stato in prima andare...” (Alice);
fila nelle battaglie democratiche del dopoguerra, uno dei protagonisti della
costruzione della Versilia democratica. “Francamente mi dispiace … ricordo che in tutti i suoi interventi faceva sem-
Ha sempre avuto un rapporto privilegiato -di attento, reciproco, ascolto- con pre appello all’unità … non l’ho mai sentito urlare … mai andare sopra le
le giovani generazioni, anche nei periodi di forte contestazione. righe... veramente un signore di altri tempi.” ( Dr. Mabuse);
È stato sempre molto popolare, concreto, disponibile con tutti: questa è stata
la sua cifra nelle istituzioni, nell’associazionismo, fra la gente. “Grazie di tutto “Andrea” e come diceva Don Sirio “LA MORTE NON
È sempre stato una persona solare, ferma nei principi e nello stesso tempo con CHIUDE LA STORIA” (Foffo);
una forte propensione al dialogo, alla ricerca dell’unità.
Anche nel nostro recente ultimo incontro questa era la sua bussola quando mi “Beppe Antonini nei suoi interventi portava sempre come esempio l’unità
parlava dell’esigenza -per i lavoratori, per la democrazia, per il Paese- di un delle forze democratiche durante la lotta antifascista. Credo sia più che mai
rilancio della sinistra e di un accordo fra tutte le forze di progresso. attuale il suo messaggio” (Fabiano)
La Resistenza, l’antifascismo, Sant’Anna di Stazzema, l’unità delle forze di
sinistra e progressiste, l’amore per Viareggio e per la Versilia: questi sono
stati i suoi riferimenti fondamentali di una lunga vita vissuta intensamente, da *****
protagonista.
Grazie comandante Andrea, grazie compagno e amico Beppe, il tuo esempio
resterà vivo in chi ti ha conosciuto ed apprezzato: e sono certamente in tanti,
anche fra le giovani generazioni.

*****

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Articoli di giornale

“Il Tirreno” del 9.10.2009 “La Nazione” del 9.10.2009

| 144 | | 145 |
“Il Corriere della Versilia” del 9.10.2009 “Liberazione” del 10.10.2009

| 146 | | 147 |
VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHÈ IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI

MORTI PER SEMPRE


“L’Unità” del 9.10.2009 PER NOSTRA VILTÀ
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO

(PIERO CALAMANDREI)

“Il Manifesto” del 10.10.2009

| 148 | | 149 |
PER MAGGIORI INFORMAZIONI SULLA RESISTENZA NAZIONALE pagine XVIII, 11, 119, 154, 155, 156, “La meglio gioventù”, ANPI Carrara, So-
ED IN VERSILIA SI CONSIGLIANO I SEGUENTI TESTI E DOCUMENTI 157, 159, 163, 165, 168, 169, 172, 183, cietà Editrice Apuana.
TRA L’ALTRO IN GRAN PARTE PRESENTI 184, 185, 186, 188, 193, 196, 202, 204,
“Quei ragazzi del Carducci” a cura di Ste-
NELLA BIBLIOTECA PERSONALE DI GIUSEPPE ANTONINI 205, 206, 209, 212, 213, 230, 232, 240,
fano Bucciarelli.
E PERIODICAMENTE DA LUI LETTI E CONSULTATI 241, 242, 259, 264, 266, 269-279, 270,
271, 274, 319, 320. Daniele Puccinelli. “La figura di Tristano
Zekanowsky nella Resistenza Apuano-
Lido Galletto. “La lunga estate”, Acro-
Secchia - Frassati. “Storia della Resisten- Guido Nozzoli. “Quelli di Bulow”, Edi- Versiliese” . Testimonianze verbali di
bat. Antonini è citato alle pagine186 e
za”, Editori Riuniti. tori Riuniti. Giuseppe Antonini.
187 (capitolo 20°).
“Dizionario della Resistenza” Volume I, “Canzoni italiane di protesta 1794/1974”, Francesco Malfatti.“In memoria di Mario
“Forno 13 giugno 1944”. Fruzzetti-Gros-
“Storia e geografia della Liberazione.” Ei- a cura di Vettori, Newton Compton Edi- Raggiunti nel decennale della morte”.
si-Michelucci. Ceccotti Editore, Massa
naudi. tori. 2010. “I fatti di Viareggio in Parlamento”. Discor-
“Dizionario della Resistenza” Volume II, Battaglia - Garritano. “La Resistenza ita- si pronunciati dagli Onorevoli Martini M.
Luigi Salvatori. “Al confino e in carcere”,
“Luoghi, formazioni, protagonisti.” Ei- liana”, L’Unità - Editori Riuniti. Eletta, Malfatti Francesco, Menichelli, Se-
Feltrinelli Editore, Milano 1958.
naudi. roni e Cottone alla Camera dei Deputati
Leo Valiani. “Dall’antifascismo alla Resi- Giuliano Rebecchi. “Ballata d’autunno. nella seduta del 20 febbraio 1967.
“Lettere di condannati a morte della Resi- stenza”, Feltrinelli (Milano). Ricordo di Rolando Cecchi Pandolfini
stenza italiana”, a cura di Malvezzi - Pi- Niclo Vitelli.“C’eravamo tanto amati”.
Zara Algardi.“Processo ai fascisti”, Vallec- sindaco di Pietrasanta dal 1970 al 1985”.
relli, L’Unità. Pezzini Editore. Antonini è citato alle
chi Editore, Firenze 1973. Pezzini Editore, Viareggio 1999.
pagine 59, 61, 72, 88, 119, 145 e 167.
“Lettere di condannati a morte della Resi- Giulivo Ricci. “Storia della Brigata Gari-
Giorgio Bocca. “Storia dell’Italia partigia- “La nostra lotta” Storia della Resistenza
stenza europea”, a cura di Malvezzi - Pi- baldina Ugo Muccini”, La Spezia 1978.
na”, Mondadori. versiliese. Comune di Viareggio- ANPI
relli, Einaudi Editore.
Francesco Bergamini e Giuliano “Partigiani apuani e linea Gotica”, a cura Versilia 1995.
“La lotta della gioventù proletaria contro di Michelucci - Ianni, Anpi Massa.
Bimbi.“Antifascismo e Resistenza in Ver- “Battaglione Reder. La marcia della mor-
il Fascismo”, Teti Editore.
silia” Giuseppe Antonini è citato nel vo- “La Resistenza in lucchesia”, Quaderni te”, a cura di Bergamini, ANPI Versilia.
Pietro Secchia. “La Resistenza accusa lume alle pg. 38, 39, 41, 46, 53, 58, 59, Del Ponte - La nuova Italia.
1945 - 1973”, Mazzotta Editore. 66, 83 e 186. Giorgio Amendola. “Gino Menconi, un
“Esercito popolazione e resistenza sulle comunista un italiano”, discorso pronun-
“La guerriglia in Italia”, introduzione di Gianni Rustighi.“Partigiani dei monti Alpi Apuane” a cura di Giannecchini - ciato il 17 ottobre 1964 a Carrara.
Pietro Secchia. Feltrinelli. di marmo”; CECCOTTI Editore 2005. Pardini, S. Marco Litotipo.
Giuseppe Antonini “Andrea”, “il Viareg- “L’eccidio di S. Anna”, nella testimonian-
“La nostra lotta 1943-1945”, raccolta. Giuseppe Fabris. “La lunga, ardua marcia za di Don Giuseppe Vangelisti.
gino” è citato alle pagine 91, 92, 93, 94,
Luigi Longo. “Sulla via dell’insurrezione 95, 97, 98, 100, 101, 102, 103, 104, 107, dell’esercito italiano verso il colpo di stato
“Contributo della Versilia alla lotta di li-
nazionale”, Editori Riuniti. 116, 117,118, 119, 121, 122, 124, 126, del 25 luglio 1943”. Padova 2001. Estrat-
berazione nazionale”, opuscolo.
134, 149, 150, 151, 152, 155, 156, 157, to dalla Rassegna di studi e documenti
Piero Calamandrei. “Uomini e città della dell’Istituto Storico della Resistenza Bre- Remo Corsi. “Testimonianze nella guerra
Resistenza”, Editori Laterza. 158, 168, 169, 200, 202, 204, 207, 208,
sciana Fascicolo n. 32 (aprile 2001). di liberazione in Carrara” .
209, 210, 211, 212, 213, 214, 215, 218,
Arrigo Boldrini. “Diario di Bulow”, 229, 231, 236, 237, 238, 242, 244. Liborio Guccione. “Missioni Rosa - Balil- “Antologia della Resistenza europea”, a
Odradek. la” Resistenza e Alleati. cura di Gabrielli Rosi - Mariani.
Roberto Torre. “La Resistenza nel Comu-
Giovanni Pesce. “Senza tregua”. ne di Apuania 1943-45”, Istituto Storico Mario Tobino, “Il clandestino”, Monda- “30° della Resistenza e della Liberazione,
Arturo Colombi. “Nelle mani del nemico”. della Resistenza Apuana, Massa-2010. dori. 21-22 settembre 1974”, Comitato Regio-
Giuseppe Antonini (Andrea) è citato alle nale Toscano.

| 150 | | 151 |
Roberto Pucci. “Una lettera lunga Daniele Rossi. “Sangue d’Apuania”. ISRA, Museo Audiovisivo della Resistenza
trent’anni”. Edizioni ETS; pg. 89 e ss. e Tipografia Ceccotti, Massa 2010. (Massa- Carrara - La Spezia) di Fosdinovo
126 è citato Antonini.
“Giovanni Menesini. Ricordare per cono-
Maria Grazia Chicca.“La guerra sui monti scere senza memoria non c’è futuro”. A È presente un’intervista al Comandante “Andrea” in cui afferma “… Mi rende
di Luna”. Mauro Baroni Editore, Viareg- cura della Regione Toscana. pieno di onore essere una delle voci del Museo, proprio perché è nato ai piedi di
gio 1997. quelle montagne dove ho combattuto”.
La struttura edilizia del Museo è stata completata nel 1999 e inaugurato il 3
giugno 2000.
È costituito da una moderna installazione audiovisiva e da supporti multime-
diali che consentono organici percorsi di indagine storica e di approfondimento
didattico sui temi della Resistenza.
Il Museo è dedicato alla memoria dei Comandanti partigiani Alessandro Bru-
cellara “Memo” e Flavio Bertone “Walter” e di quanti hanno combattuto il
nazi-fascismo.
Un Museo per la conservazione e l’elaborazione della memoria storica non solo
dei partigiani, ma anche di contadini, deportati, donne, della popolazione in
lotta per la sopravvivenza, la pace, la libertà. Quindi, non solo la resistenza
armata e l’opposizione politica ai tedeschi occupanti e ai loro alleati fascisti,
ma anche resistenza delle popolazioni civili alla guerra, ai bombardamenti, alla
fame, alle stragi.
Il Museo della Resistenza propone un percorso che unisce alla narrazione di
momenti tragici, ma decisivi per la libertà e la democrazia dell’Italia, le immagi-
ni che di quegli eventi sono rimaste. Costituisce un luogo dove la memoria dei
testimoni incontra il visitatore, invitandolo ad interagire con racconti, fotogra-
fie, filmati. I 18 testimoni, residenti nelle due province, sviluppano un racconto
corale della Resistenza.
Il percorso si sviluppa intorno al “tavolo della memoria”, diviso in due da uno
schermo verticale, dove sono proiettai documenti filmati sotto forma di libro
virtuale che il visitatore può sfogliare sfiorandone la superficie con la mano. In
sincronia con le immagini contenute nel libro scorrono sullo schermo le intervi-
MAGGIORI INFORMAZIONI SULLA RESISTENZA SUL WEB
ste video dei testimoni. L’asse portante del Museo è rappresentato dalla fusione
www.anpi.it di un’antica tradizione orale con le più moderne tecnologie audiovisive.
www.museodellaresistenza.it Per chi volesse approfondire il percorso della memoria della Resistenza e delle
www.resistenza italiana.it stragi dei civili può associare alla visita del Museo di Fosdinovo anche la visita
www.viareggiointv.com alla Casa Museo Cervi a Gattatico (RE) e a Sant’Anna di Stazzema (Lu).
www.fahrenheit
Per informazioni utili:
www.viareggiok.it
info@museodellaresistenza.it
www.anpiginolombardiversilia.it info@archividellaresistenza.it
sit.comune.viareggio.viareggiopatrimonio.it www.museodellaresistenza.it

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Indice dei nomi

A Brazzi Rossano 21
Alessandri Don Alfredo 33 Breschi Sergio 12, 22, 33, 38, 56, 72
Alessandrini Goffredo 21 Bricco (?), Professore 35
Alexander Harold Rupert, Generale 52 Brignole (?), “Maggiore” 14, 45, 47, 48,
Amendola Giorgio 37, 151 74, 75, 76, 104
Amirante Francesco 138 Broferio Alberto, Colonnello 35
Angelini Paolo 32
Antongiovanni Alberto 36 C
Antonioli Enrico “Righetto” “Stalino” 8, Caccia Mario 36
73 Cadorna Raffaele 29, 70
Ardemagni o Ardemanni Cristina 85 Calamandrei Piero 20, 42, 150
“Camo” Nino Antonio Casiglio 47, 48,
B 76
Badoglio Pietro 49 Caprili Milziade 14, 140
Balestri Ottorino 39 Caprili Nilo 90
Bandelloni Lorenzo 39, 80, 85 “Carmelo” Olinto Zaghet 8, 9, 74, 135,
136, 137
Barberis (?) 27, 69
Casagrande Mario 22, 67
Barsacchi Paolo 59, 100
Ceccanti Soriano 12
Bartolini (?) 93, 94
Cesari Giuliano 24, 25, 31, 33, 67, 70, 71
Berlusconi Silvio 98
Ciampi Carlo Azzeglio 94, 96, 100
Bertini Ciro “Chittò” 15, 66
Ciano Galeazzo 67
Bertini Manfredo “Maber” 34, 36, 38, 66,
71, 84, 89 Cinquini Ernesto 38
Berto (?) 38 Cipollini Giovanni 94
Bettazzi Luigi 99 Ciuffreda Giovanni 22, 35
Boldrini Arrigo 134, 150 Coclite Orazio 42
Bonchielli 155 Colombo Emilio 94
Bordigoni Giuliano 73, 137 Contri Alfredo, “Maggiore” 9, 43, 46, 75,
91, 103, 135, 136
Borghese Junio Valerio, Principe 12, 37,
72 Cossu Fausto 34
Borsari Luigi 31 Cossutta Armando 102, 132

| 155 |
Costa Moreno 94 Guelfi Unica 35 Menconi Gino “Renzi” 37, 38, 39, 72, 73, S
Guevara Ernesto “Che” 18 151 Salvatori Luigi 22, 67, 151
D Guicciardini (?), Maggiore 68 Menesini Eudemio 66 Salvetti Aldo 10, 42, 77, 83, 85
De Ambris Vezio 22 Guidugli Adriana “Kira” 34, 50 Montarese Dario “Bricchè” 48, 135, 136 Scalfaro Oscar Luigi 94, 100, 130, 131
Del Freo Giuseppe, Professore 66 Moro Aldo 15 Scappini Remo 53, 67
Del Giudice Pietro 6, 7, 8, 9, 39, 42, 71, H Muccini Ugo 103 Scevola Muzio 42
73 Hitler Adolf 25, 90, 93 Mussolini Benito 21, 30, 65, 69, 70, 90 Spadolini Giovanni 77, 85
Delizzani (?), Sergente 30, 31 Spinola Gian Luca 66
Della Bianchina Ermenegildo 42, 140 I N Stalin Giuseppe 25, 29
De Paolis Marco 94 Inigo Campioni 89 Nenni Pietro 49
De Stefanis Gaetano 22 T
Di Giorgio Leonardo 22, 33, 34 J P Taddei Giancarlo “Beppe” 15, 39
Dinucci Fosco 25, 33, 67 Jacomelli Emilio 22, 56, 90 Paoli Amos 13, 88 Tigghe (?) 35
Di Vittorio Giuseppe 85, 87 Paulus Friedrich 93 Tito Josip Broz 11
Dugini (?) 33 K Pertini Sandro 93, 94 Tobino Mario 11, 22, 38, 66, 72, 95, 139,
Kesselring Albert, Maresciallo 20, 46 Petri Raffaello 12 151
F Petri Sandro 12 Togliatti Palmiro 12, 49, 85, 88
Fenulli Dardano, Generale 26, 29, 32, L Pieraccini Giovanni 67
68, 70 Politi Don Sirio 13, 99 V
Labriola Arturo 23, 66, 70
Fini Gianfranco 98 Puccetti Leandro 66 Valli Alida 21
Lalli Oscar 65
Francisco Franco 66 Vannucci Guido 39, 73
Lombardi Gino “Joe il Rosso” 38, 72, 73,
79, 80, 140 R Vassalle Vera 34, 71, 84, 88
G Ragghianti Carlo Ludovico, Prof. 24 Vecoli Giuseppe 66
Gallo Ettore 61, 99 M Raggi Fulvio 141 Vittorio Emanuele III 65
Gallo Franco 138 Maffei Giovannino 22 Raggiunti Mario 11, 22, 23, 24, 33, 37, 65,
Garibaldi Brigata 9, 24, 37, 39, 40, 42, 43, Magrini (?) 22 66, 67, 141, 151 W
48, 49, 52, 71, 72, 73, 74, 76, 79, 80, 81, Ranieri Paolino “Andrea” 48, 66
Malfatti Francesco “Cecco” 12, 22, 151 Wochiecevich Elio 49, 135, 136
91, 103, 107, 125, 138
Mancini Augusto 35, 71 Rebecchi Giulio 66, 151
Garibaldi Giuseppe 163
Mancini Enio 94 Rebizzani (?) 70, 71 Z
Garosi Marcello “Tito” 8, 9, 13, 33, 39,
Manfredini Lamberto 22 Reder Walter 46, 151 Zekanowski “Ciacco” Tristano 8, 22, 34,
43, 72, 73, 79, 80, 81, 84, 88
Mao Tse Tung 91 Revelli (?), Capitano 27 43, 45, 47, 60, 66, 135, 137, 151
Gelmini Mariastella 15, 141
Marcucci Mansueto “Mansù” 33 Rigo Luigi 49, 135 Zekanowsky Boris 34
Giacalone (?), Tenente 30, 31, 71
Marcucci Marco 33 Rocco (? ), Principe-Capitano 28
Giachetti Fosco 21
Marelli Piero, dott. 38, 72 Rontani Gustavo “Tono” 15
Gianardi Alfredo “Vico” 6, 42
Giannotti Piero 37 Marsili Genny 42
Giusti Adolfo 22, 67 Martello (?) 30, 70
Gori Ranieri 66 Marx Carlo 23
Mencarini Roberto 51

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INDICE GENERALE

Prefazione di Massimo Michelucci. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

Introduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

Perchè questo libro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

Intervista al Comandante “Andrea” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

Estratto dell’intervista di Daniele Rossi del 16 agosto 2005 . . . . . . . . . . . . . . . . 65

Intervista a Guseppe Antonini, tratta da “Forno 13 giugno 1944”


di Fruzzetti- Grossi -Michelucci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79

Stralci interviste a Giuseppe Antonini da “Il Catenaccio”


di Massimo Mazzolini. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82

Lezione di Giuseppe Antonini tenutasi all’ITC Piaggio di Viareggio


nella primavera del 2009. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86

Interventi ai Congressi Nazionali dell’ANPI di Giuseppe Antonini . . . . . . . . 98

Appendice. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105

Il giorno del decesso di Andrea. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 138

Condoglianze e telegrammi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140

Articoli di giornale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150

Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155

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2016 © Il Curatore
Stampato in Italia


Il testo è stato composto
da Società Editrice Apuana, Carrara
con caratteri della famiglia Garamond di Adobe
disegnati da Francesco Simoncini e W. Bilz
tra il 1958 e il 1961 in corpo 11 normale, grassetto e corsivo.


L’interno è stampato su carta ecologica avoriata da grammi 100/mq.
La copertina su Fedrigoni Acquerello Avorio da grammi 280/mq.
La stampa è stata eseguita
nel mese di maggio dell’anno 2016
Società Editrice Apuana

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