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Principio olografico
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In fisica, il principio olografico è una congettura riguardante la gravità quantistica, proposta da


Gerardus 't Hooft[1] e sviluppata da Leonard Susskind,[2] secondo cui l'intera informazione contenuta
in un volume di spazio può essere rappresentata da una teoria che si situa sul bordo dell'area
esaminata.

Indice
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Descrizione[modifica | modifica wikitesto]


Il principio olografico prende spunto da calcoli effettuati sulla termodinamica dei buchi neri, che
implicano che l'entropia massima possibile contenuta in una regione sia proporzionale alla
superficie che racchiude la regione, non al suo volume come ci si aspetterebbe (ovvero al quadrato
del raggio piuttosto che al cubo).

Nel 1972, lo scienziato e astronomo Jacob Bekenstein si domandò cosa accade a un oggetto con
entropia, ad esempio un gas caldo, quando varca l'orizzonte degli eventi di un buco nero, se essa
scomparisse, ciò comporterebbe una violazione del secondo principio della termodinamica, in
quanto il contenuto aleatorio del gas, ovvero l'entropia, sparirebbe una volta assorbito dal buco
nero. La seconda legge può essere salvaguardata solo se si considerino i buchi neri come oggetti
aleatori, con una enorme entropia il cui incremento compensi abbondantemente l'entropia del gas
risucchiato.

Nel caso specifico del buco nero, la teoria olografica comporta che il contenuto informativo caduto
nel buco nero sia interamente conservato in corrispondenza dell'orizzonte degli eventi, nella misura
calcolata di un'area di Planck per ogni bit d'informazione aggiunto (fotone in entrata di lunghezza
d'onda pari al diametro dell'orizzonte).

Nel 1981 il fisico e cosmologo Stephen Hawking mise in luce un ulteriore paradosso: il paradosso
dell'informazione del buco nero dovuto all'evaporazione dei buchi neri, fenomeno previsto dalla
termodinamica dei buchi neri e da lui calcolato per altra via, dalla fluttuazione quantistica sopra
l'orizzonte degli eventi.

In seguito all'evaporazione, l'informazione passata oltre l'orizzonte, ovvero oltre punto di non
ritorno, svanirebbe, violando il principio di conservazione dell'informazione, ovvero il primo
principio della termodinamica. Nel 1993 il fisico teorico Leonard Susskind propose una soluzione
del paradosso, basata sul principio di complementarità (concetto mutuato dalla meccanica
quantistica): il gas in caduta entrerebbe "o" non entrerebbe dentro l'orizzonte, a seconda del punto di
vista: da un punto di vista esterno, un osservatore "vedrebbe" le stringhe, ovvero i componenti
elementari del gas, allargare le spire fino ad abbracciare tutta la superficie dell'orizzonte degli
eventi, sopra il quale si manterrebbe tutta l'informazione, senza alcuna perdita per l'esterno,
nemmeno per successiva evaporazione, mentre per un osservatore che seguisse il gas in caduta,
l'attraversamento dell'orizzonte avverrebbe senza particolari fenomeni di soglia, in conformità al
primo postulato della relatività ristretta e al principio di equivalenza dovuti ad Albert Einstein.
Fenomeni estremi, indescrivibili internamente, avverrebbero nella singolarità, ma tali fenomeni
sarebbero complementari all'evaporazione, descrivibile esternamente. Il principio olografico risolve
dunque il paradosso informativo nel contesto della teoria delle stringhe.

Se tale soluzione suona strana, ciò è niente rispetto a quel che viene di conseguenza: sempre
secondo Susskind, il principio olografico serve non solo a descrivere condizioni estreme, ma anche
per descrivere la realtà fisica comunemente percepita, in relazione all'orizzonte degli eventi
cosmico, ovvero il confine sferico (rispetto a un punto di vista situato al centro) dove l'espansione
del cosmo tende alla velocità della luce. Come per il caso del buco nero, un osservatore situato sulla
soglia remota dell'orizzonte cosmologico (e in contatto causale col centro), "vedrebbe" le stringhe,
ovvero i componenti elementari della materia sensibile situata al centro, estendersi, dipanarsi e
avvolgersi sulla superficie dell'orizzonte. Secondo il principio olografico, gli eventi da noi percepiti
come tridimensionali e interni all'orizzonte (a bassa frequenza e bassa energia, cosiddetti
infrarossi), sarebbero complementari ad eventi estremi (ad alta frequenza ed alta energia, cosiddetti
ultravioletti) situati sulla superficie sferica bidimensionale dell'orizzonte cosmologico. Una
soluzione matematica del principio olografico è stata ricavata per il caso particolare di uno spazio
tempo a curvatura negativa: Spazio Anti de Sitter, ovvero a costante cosmologica negativa, opposta
a quella misurata astronomicamente per il nostro universo, caratterizzato da una pressione di vuoto
non nulla (definita impropriamente energia oscura), dunque instabile, asimmetrico e in espansione
inflativa esponenziale.

Definizione[modifica | modifica wikitesto]


Il principio olografico attesta che al più esiste un grado di libertà (o una costante di Boltzmann k,
l'unità di entropia massima) per ognuna delle quattro unità di misura di Planck, il che può essere
rappresentato nella forma di limite di Bekenstein:

S≤A/4

dove S è l'entropia e A è l'unità di misura considerata.

Significato[modifica | modifica wikitesto]


Il principio olografico è quindi la misura di radiazione reattiva della massa attratta dalla gravità di
un buco nero.
Ogni massa attratta esercita una reazione che ne determina il peso. Nel caso di attrazione su masse
stellari da parte di buchi neri, la reazione all'attrazione in senso inverso nella riduzione di materia
provoca un aumento dell'antimateria nella parte terminale dell'orizzonte degli eventi.

In base a questa teoria nello spettro olografico delle onde e delle particelle di antimateria emesse dal
buco nero, i vari livelli olografici rendono conoscibile la massa attratta e la creazione di reazioni
anch'esse proporzionali alla massa attratta moltiplicate per le masse solari del buco nero.

Lo spettro olografico identifica la reazione della massa all'attrazione in rilascio di elettroni dalle
masse interne verso le esterne. Può inoltre essere di aiuto nella misurazione delle masse prossime al
collasso gravitazionale per principio di equilibrio di esistenza e relativa gravitazione di due o più
buchi neri.
Tale concetto è alla base della teoria per la quale due o più buchi neri possono coesistere nello
stesso spazio-tempo simultaneamente a più livelli olografici di manifestazione gravitazionale
inversa sempre per il principio olografico di trascinamento e rilascio di materia a livello olografico
neutronico ed elettronico di gravitazione.

Nota su Principio Olografico e Paradossi di Zenone[modifica |


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Il principio olografico risolve dunque il paradosso dell'informazione del buco nero, ma non solo. I
paradossi di Zenone derivano la loro inconfutabilità dalla tensione insolubile tra finito e infinito.
Secondo il principio olografico lo spazio-tempo dell'universo è descrivibile da una superficie sferica
chiusa, un poliedro di area di Planck per faccia, dunque con un numero molto grande ma non
illimitato di facce (corrispondenti a quanti, o atomi, o bit d'informazione), e non infinito, ed ecco il
punto: se l'infinito viene meno, i paradossi connessi all'infinito nel mondo naturale cadono.
Analoghi paradossi, derivanti da soluzioni a risultato infinito per quesiti fisici, sono sempre stati una
sfida per la fisica teorica, stimolarono Democrito nella formulazione della teoria atomistica e poi
Max Planck nella formulazione dei principi della meccanica quantistica (per risolvere un analogo
paradosso riguardante una soluzione ad energia infinita per la somma delle radiazioni del corpo
nero su tutte le frequenze). In tal senso i quanti (o atomi, o bit) rappresentano la quadratura del
cerchio o meglio la non esistenza dei cerchi in natura, approssimati da poligoni di lunghezza di
Planck di lato. Tornando al principio olografico, l'universo è descritto da una superficie poliedrica,
numerabile con 10 elevato a gogle e spicci (che sembra molto ma è poco rispetto a infinito), con ciò
tornando a Pitagora e alla teoria della numerabilità di tutte le cose. La soluzione ai paradossi di
Zenone è dunque un corollario del principio olografico, teoria che, unitamente al principio di
dualità, risolve il paradosso informativo, e affonda le radici su basi puramente empiriche. Eppure,
facendo un ulteriore esercizio di "dualità": da un punto di vista logico e razionale (da ratio: divido...
illimitatamente): finito e infinito, poliedri e circonferenze ideali, numeri interi e numeri reali,
esistono paritariamente, e dunque i paradossi di Zenone, dal punto di vista puramente logico,
rimangono inconfutabili, monumento e sfinge dell'antichità.

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