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Disabilità, Terminologia, Identità e

Rappresentazione

Alessio Covelli
alessio.covelli@uniroma4.it
Pedagogia, Rappresentazione e Sguardo

RICONOSCIMENTO SOCIALE E SPOSTAMENTO DEL FOCUS


CULTURALE DI PERSONE SULLE PERSONE CON
RITENUTE “DIVERSE” E AL DI DISABILITÀ «DALLA
FUORI DELLE COORDINATE CONDIZIONE DEFICITARIA
CULTURALI DELLA C.D. ALLA PIÙ GLOBALE
“NORMALITÀ” CONDIZIONE ESISTENZIALE
(Covelli, 2016) E REALIZZATIVA»
(Mura & Zurru, 2013, p.10;
de Anna, 2011)

FLESSIBILITÀ DEL SAPERE


PEDAGOGICO PER LA ANALISI E MONITORAGGIO
PROGETTAZIONE E DELLA QUALITÀ DEI
REALIZZAZIONE DI PROCESSI DI INCLUSIONE
INTERVENTI E STRATEGIE CHE SCOLASTICA ATTRAVERSO LE
CONSIDERINO LE SPECIFICITÀ RAPPRESENTAZIONI DEL
DI OGNI PERSONA GRUPPO DOCENTE, D.S.,
ALUNNI E FAMIGLIE
(Booth & Ainscow, 2002)

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Pedagogia Speciale e Rappresentazioni Sociali

STIMOLARE LA
RIFLESSIONE PEDAGOGICA

• Centralità della persona, dei contesti e delle


interazioni sociali degli attori che vi partecipano
(de Anna, 1998, 2006, 2014);
• Osservazione e lettura delle situazioni e dei
contesti;
• Adeguare le proprie capacità, modelli e strategie
alle diverse realtà e situazioni;
• Flessibilità del sapere pedagogico per la definizione e realizzazione di interventi e
strategie che considerino le specificità di ogni alunno in tutti i suoi aspetti
(cognitivi, relazionali, affettivi, corporei, estetici, etici, spirituali e religiosi)

CONSAPEVOLEZZA RIFLESSIVA - SVILUPPO DI COMPETENZE


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Rappresentazioni Sociali: Cosa sono?
Forme di sapere convenzionali e prescrittive, condivise
socialmente e culturalmente (Farr & Moscovici, 1984; Jodelet, 1989)

ELEMENTI ELEMENTI
INFORMATIVI COGNITIVI

VALORI
IMMAGINI
IDEOLOGICI
RAPPRESENTAZIONI
VALORI SOCIALI
CULTURALI CREDENZE

ELEMENTI
ATTITUDINI
NORMATIVI

SISTEMI DI INTERPRETAZIONE SOCIALE E CULTURALE CHE


CONTRIBUISCONO ALLA CO-COSTRUZIONE DI UNA REALTÀ COMUNE E
DELL’IDENTITÀ INDIVIDUALE E COLLETTIVA
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Rappresentazioni Sociali: Cosa sono?
“Simultanément expressive et
constructive du social, elle consiste
non seulement en un moyen de
connaissance, mais en un
instrument d’action. [. . . ]
C’est la rencontre d’une expérience
individuelle et de modèles sociaux
dans un mode d’appréhension
particulier du réel: celui de l’image–
croyance qui, contrairement au
concept et à la théorie qui en est la
rationalisation seconde, a toujours
une tonalité affective et une charge
irrationnelle”
(Laplantine, 1989, p. 278)

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La Disabilità tra Storia e Cultura:
Età Classica
Disabilità, infermità e menomazione fisica come elemento fondante del
mito e della cultura occidentale (Lévi-Strauss, 1966):
• Menomazione-Zoppaggine come “difficoltà di andare dritto” (Labdaco, Laio,
Edipo), simbolo della vulnerabilità dell’Uomo nella sua esistenza terrena
(Schianchi, 2012)
• Carattere Mistico-Religioso: Mondo Divino vs Mondo Terreno (Tiresia)
• Codardia, malvagità e spregevolezza insite nell’infermità e nella deformità
(Tersite)
• Punizione-Colpevolezza

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La Disabilità tra Storia e Cultura:
Età Classica

DEFORMITÀ-MOSTRUOSITÀ

AMMONIRE MOSTRARE

MESSAGGIO-PRESAGIO DEGLI DEI DA INTERPRETARE

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La Disabilità e la Religione
(Stiker, 2005; Schianchi, 2012)
Antico Testamento
• Disabilità come simbolo della Debolezza Umana, della Colpevolezza-Peccato che
solo Dio può eliminare o guarire;
• Separazione tra Divino e Umano;
• Logica punitiva: è il peccato a causare la disabilità;
• Divieto per le persone con disabilità di officiare i riti sacri

Nuovo Testamento
• Indebolimento del legame
Disabilità-Peccato;
• Diffusione dello spirito di
accoglienza e carità (messaggio
di Cristo) rispetto alla Punizione
Divina;
• Commistione tra Umano e
Divino (guarigioni)

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La visione della Disabilità nel Medioevo
(Schianchi, 2012)

• Marginalità-Povertà;
• Distinzione tra p.c.d. inabile e abile al lavoro;
• Carità-Elemosina per coloro che non hanno possibilità di altre forme di
sussistenza (mendicanti di professione);
• Credenza del legame tra menomazione e presenza demoniaca (Filippo V,
Editto di Poitiers: massacro dei lebbrosi, 1321)
• Connotazione di inganno
associata ai mendicanti (finta
inabilità);

RIFORMA DEL SISTEMA


CARITATEVOLE E
ASSISTENZIALE
(riforma degli Ospedali)
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Istituzionalizzazione tra Norma e Categoria
L’istituzionalizzazione degli “infermi”, a partire dal ‘600, è stata la soluzione per
ridurre il pericolo delle devianze sociali come elementi destabilizzatori della
normalità e dell’ordine sociale (Stiker, 2005; Gardou, 2006; Schianchi, 2009)

Stereotipi e Pregiudizi = semplificazione e contrapposizione tra il normale-giusto-


valido e il diverso-anormale, ritenuto nei casi più estremi inquietante, ingiusto e
cattivo

DENOMINAZIONE CATEGORIZZAZIONE

Isolamento-Segregazione di “coloro che non rientrano nella norma”


Costruzione dello stigma che caratterizza la condizione di disabilità
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Stereotipi e Pregiudizi
Processi psicologici e sociali che servono a semplificare, catalogare e a giudicare
ciò che non si conosce

Semplificazione delle visioni del mondo Paura


dualismo consueto/inconsueto attraverso le passaggio da un carattere
nozioni di norma e categoria mistico-religioso a uno medico-
sociale

CATEGORIZZAZIONE e RICONOSCIMENTO per ANTITESI della REALTÀ


normale-ordinario vs diverso-straordinario-anomalo

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L’Epoca Moderna e il Riconoscimento del
Principio di Educabilità per Tutti
(Canevaro & Goussot, 2000; de Anna, 2014; Mura, 2012)
• Maturazione dell’Illuminismo e dell’interesse
scientifico allo studio dell’uomo e delle differenze che
lo caratterizzano;
• Prime esperienze sistematiche per l’educazione dei
bambini sordomuti con la costituzione dell’Istituto
per l’educazione dei sordomuti dall’abate Charles de
L’Épée (Parigi, 1771);
• Costituzione dell’Istituto per l’istruzione ed
educazione per i non vedenti da Valentin Hauy (Parigi,
1774);
• Ritrovamento del «selvaggio dell’Aveyron» (1800) e
intervento di Itard che rivela «l’intima relazione tra
problema terapeutico e problema educativo,
scoprendo la possibilità del recupero e
dell’inserimento sociale del soggetto svantaggiato»
(Gaspari, 2000, p.86; cfr. Mura, 2012, pp.23-33)

AFFERMAZIONE DEL PRINCIPIO DI EDUCABILITÀ COME POSSIBILITÀ DI


SVILUPPO E REALIZZAZIONE DELL’ESSERE UMANO
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Itard e le origini della Pedagogia Speciale
(cfr. Magnanini & Crispiani in Crispiani, 2016, pp.178-194)

• Avvio dell’attenzione all’educazione delle persone fino


ad allora escluse dai contesti educativi e scolastici
«poiché considerati irrecuperabili a causa di condizioni
patologiche e di deficit organici, psico-biologici e
sensoriali» (p. 178);
• Nuovo assetto della Pedagogia (laico, razionale,
scientifico) per la riforma della società a partire dal
versante educativo e attenzione ai gruppi più marginali
ed esclusi dalla comunità sociale;
• Nuovo sguardo verso la patologia e il deficit per
superare i principi dell’assistenza e della custodia a
favore della riabilitazione e dell’educazione;
• Emersione dell’idea che «educare non è solo
adeguamento all’essere, ma tensione verso il dover
essere» inteso come «ciò che ancora non c’è ma che
sarebbe auspicabile ci fosse» (p.180);

CONVERGENZA TRA SAPERI MEDICI E PEDAGOGICI


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Itard e le origini della Pedagogia Speciale
(cfr. Magnanini & Crispiani in Crispiani, 2016, pp.178-194)

• Victor grazie all’opera di Itard non è semplicemente il «diverso», il


«selvaggio» e l’«idiota» ma un giovane da educare «da condurre sulla strada
della perfettibilità e della crescita, aiutandolo a diventare qualcuno» (p.180);
• Sviluppo di un primo approccio globale alla persona con disabilità e
passaggio dalla medicina all’educazione;
• «Primo caso di azione riabilitativa e abilitativa condotta con assoluta
intenzionalità, alta competenza, progettazione e controllo, fornendo una
organica documentazione, che riesce a creare esperienza, tradizione e fiducia
nell’educazione come cura-sostegno e strumento di crescita/trasformazione
migliorativa dell’uomo e della società (p.181)

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Itard e le origini della Pedagogia Speciale
(cfr. Magnanini & Crispiani in Crispiani, 2016, pp.178-194)

• Superamento dei paradigmi medici del tempo basati sul


presupposto di irrecuperabilità-ineducabilità a favore del
principio dell’educabilità di tutti e di ciascuno che non
può essere disgiunta dal riconoscimento e dalla
valorizzazione delle diversità come fondamento della
prospettiva inclusiva;
• Importanza dell’osservazione quale strumento per una più
approfondita comprensione dell’educando e delle sue
potenzialità (vedere senza osservare è come giudicare
senza conoscere) (p.184);
• Importanza della dimensione ermeneutica-interpretativa
per conoscere e riconoscere la persona nella sua unicità-
irripetibilità;
• «Itard ha ben chiaro l’unicità del giovane Victor ed è
convinto che non siano necessarie ricette ed etichette
precostituite, poiché per intraprendere il cammino
dell’educazione è necessario conoscere e riconoscere la
persona, che è sempre portatrice della sua individualità e
diversità» (p.185) © AC 2019
Identità e Misconoscimento
Principio di Identità (A=A)

• Principio di Separazione-Esclusione;
• Affermazione della propria Unità-Sostanza (Aristotele) e Appartenenza come
meccanismo di difesa nei momenti d’insicurezza che generano paura
nell’identificazione-etichettatura e nel riconoscimento dell’alterità, della
diversità e di ciò che viene considerato esterno ed estraneo al gruppo
preesistente;
• Relazione Identità-Integrità-Completezza come “qualificazione della sostanza” e
della sua purezza che deve essere difesa e non contaminata (Remotti, 2011).

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Identità e Misconoscimento
delle Persone con Disabilità
• Handicap e menomazione come tratti distintivi che denotano la persona;
• Visione di non conformità e anormalità della persona
rispetto alle “coordinate di normalità”;
• Essere di minor valore rispetto alla norma (minorato);
• Persone con disabilità come “disadattati sociali” (Clogston,
1991; Smart, 2001) riflettendo la visione culturale “abilista”
nella quale la gerarchia sociale è definita sulla base delle
capacità che conferiscono maggior valore alle persone con
“corpi normali”, poiché quelle più impiegate nel mondo del
lavoro (Smart, 2001; Myers Hardin & Hardin, 2004);
• Riduzione della persona a oggetto di cura e assistenza che
la rende da un punto di vista identitario un soggetto agito
piuttosto che un soggetto agente (Zurru, 2015; Covelli, 2016).

RIDUZIONE DEI RUOLI SOCIALI PER LE PERSONE CON DISABILITÀ


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Identità e Riconoscimento
Identità Plurale - Pluralità dell’Io
(Remotti, 2011)

• Visione dinamica della Persona a seconda dei contesti, dei ruoli vissuti e del suo divenire
(Eraclito)
• Unità-Sostanza come illusione frutto di immaginazione (Hume)
• Sostituzione del concetto di “Identità” con quello di “Riconoscimento”
• Riconoscere il valore e il diritto all’esistenza dell’altro (Gardou, 2013)
• Riconoscere l’esistenza dell’altro per riconoscere la sua specificità, il suo spazio di vita e i
suoi bisogni
• Riconoscere l’esistenza dell’altro per riconoscere i suoi diritti (Honneth, 2002)
• Il riconoscimento presuppone una relazione simmetrica tra le alterità che non è
accettazione o tolleranza intersoggettiva, non è coesistenza (separazione) ma
interdipendenza
• Molteplicità dell’Io frutto delle relazioni sociali e delle situazioni vissute

Speciale Normalità (Ianes, 2006)


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Riconoscimento e Sviluppo della Persona
(Honneth, 2002)

• La persona acquisisce gradualmente la


consapevolezza della propria soggettività
affrontando situazioni inedite (problemi di azione)
nelle quali è costretta a rielaborare creativamente
le strategie necessarie per risolverle (sviluppo di
competenze)
• Potendo evocare in sé il significato che ha l’altro
del proprio agire, la persona ha la possibilità di
considerarsi come soggetto sociale attraverso
l’interazione e le relazioni intersoggettive;
• Sviluppo del ME inteso come immagine cognitiva
che l’altro ha di me;
• Molteplicità dei ME attraverso la generalizzazione
progressiva di un numero sempre maggiore di
relazioni sociali che consentono lo sviluppo delle
RAPPRESENTAZIONI DI NORME D’AZIONE
SOCIALI © AC 2019
Sviluppo della Persona e Riconoscimento dei Diritti

«Con l’assunzione delle norme sociali che


regolano il nesso cooperativo della comunità,
l’individuo che cresce non apprende soltanto gli
obblighi ai quali deve ottemperare di fronte ai
membri della società; oltre a ciò egli acquista
una conoscenza dei diritti che gli spettano, così
da poter legittimamente contare sul rispetto di
determinate sue esigenze: i diritti sono, per
così dire, le pretese individuali delle quali posso
essere certo che l’ «altro generalizzato» le
rispetterà» (Honneth, 2002, p. 113).

IL RICONOSCIMENTO DIPENDE DALLA TUTELA SOCIALE DEI


DIRITTI CHE CONSENTE A UN SOGGETTO DI CONCEPIRSI COME
MEMBRO PIENAMENTE ACCETTATO DI UNA COMUNITÀ
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Mass Media e rappresentazioni disabilità

MEDICO-INDIVIDUALE
Oliver (1990); Clogston (1990, 1994); Barnes
(1991b, 1992); Ferrucci (2004); Riley (2005)

• Disabilità identificata attraverso una


determinata malattia;
• Persona denotata sulla base della sua
menomazione e del suo deficit-
limitazione;
• Persona identificata esclusivamente nel
ruolo di paziente;
• Immagine di passività della persona
come oggetto di cura e in condizione di
dipendenza.

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ASSISTENZIALISTA-CARITÀ
Lachal (1990b); Barnes (1991b, 1992), Nelson (1994,
2003); Shakespeare (1997); Combreuze (2000); Borg &
Camilleri (2009)

Chi è in condizione di disabilità è


necessariamente dipendente da
qualcuno;
Persona priva di autonomia e bisognosa
di aiuto e sostegno grazie alla
generosità delle persone non disabili;
Connotazione di peso e carico per i
famigliari e/o per la società di
appartenenza;
Disumanizzazione della persona con
disabilità considerata incapace di
realizzarsi nella vita

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MEDICO-PIETISTICO-TRAGICO
• Disabilità assimilata al deficit individuale;
• Visione pietistica e tragica della disabilità a
causa delle sue implicazioni mediche e degli
impedimenti che ne conseguono;
• Definizione di normalità a partire
dall’anomalia;
• Normalità o normalizzazione come obiettivo
ideale da raggiungere o ristabilire
combattendo le «incapacità» derivanti dalla
propria menomazione

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SUPEROMISTICO-EROICO
(“SUPERCRIP” e “SURVALORISATION”)
Clogston (1990, 1994); Barnes (1992); Nelson (1994, 2003) Shapiro (1994); Besio &
Roncarolo (1996); Myers Hardin & Hardin (2004); Lachal (1990b); Combreuze (2000);
Ferrucci (2004); Riley (2005); Schianchi (2009), Russo (2010)

Nonostante la menomazione e lo
svantaggio dato dal proprio handicap,
la persona con disabilità grazie alla sua
forza e al suo coraggio eccezionale
compie imprese eroiche, straordinarie
e fuori dal comune che le hanno
permesso di realizzarsi e avere
successo nella vita.

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SUPEROMISTICO-EROICO
• Focus sul deficit della persona e sui relativi impedimenti;
• Sviluppo e/o scoperta di qualità eccezionali che consentono all’individuo di
superare se stesso e di sviluppare “abilità diverse”;
• Lo sviluppo di abilità fisiche, mentali e/o sensoriali diverse per compensare il
deficit rendono l’individuo fuori dal comune;
• Il deficit viene superato dalle qualità eccezionali dell’individuo;
• Connotazione eroica della persona;
• I poteri eccezionali talvolta sono percepiti come
un’anomalia motivo di isolamento ed esclusione

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VISIONE DEFICITARIA DELLA PERSONA


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Modello Medico-Individuale
(ICF, 2001, p.36)

• La disabilità è intesa come un problema della


persona causata dalla presenza di malattie,
traumi o altre condizioni di salute che
necessitano di assistenza medica come
trattamento individuale;
• La gestione della disabilità mira alla cura delle
patologie o all’adattamento dell’individuo e a
un cambiamento comportamentale;
• A livello politico, la risposta alle problematiche
derivanti da disabilità è sul piano medico-
sanitario

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Criticità del Modello Medico

• La disabilità è assimilata alla patologia ed è vista come


un discostamento dalla norma (visione standardizzata
della persona e del suo funzionamento);
• Riduzione della persona alla sua patologia e al suo
deficit;
• Esclude la dimensione relazionale dall’esperienza
esistenziale della persona nella sua interazione nei
propri contesti di vita;
• Trattamento individuale e standard;
• Visione unidimensionale della persona con disabilità e
restrizione dei suoi ruoli sociali (non può/non sa fare);
• La salute è ristretta all’assenza di malattia
(sanitarizzazione-medicalizzazione degli interventi e dei
servizi)

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Manca qualcosa...

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Il contesto

Dimensione Dimensione
soggettiva-
CONTESTO intersoggettiva-
individuale DI VITA relazionale

Ambiente

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DISABILITÀ-CATTIVERIA-MALVAGITÀ

• L’anomalia fisica e/o il disagio psichico


caratterizza la figura del “cattivo”;
• La cattiveria o la malvagità scaturisce dalla
non accettazione della persona nella sua
società poiché “anormale-deforme”;
• La persona è “anormale” perché è cattiva
o malvagia e/o viceversa;
• Focus sulla paura frutto della relazione tra
anomalia-cattiveria;
• L’anomalia fisica può essere causa di
disagio psichico e difficoltà relazionali;
• La persona può utilizzare la sua diversità
per giustificare i propri comportamenti
malvagi (compensazione-vendetta)

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DISABILITÀ-CATTIVERIA-MALVAGITÀ

Ora l’inverno della nostra amarezza s’è cambiato in gloriosa estate a questo sole
di York; e tutte le nuvole che pesavano sulla nostra casa sono sepolte nel
profondo cuore dell’oceano. Ora le nostre fronti sono strette da ghirlande di
vittoria; le nostre armi contorte appese per memoria, i nostri bruschi allarmi
mutati in lieti convegni, le nostre terribili marce in amabili danze. La guerra dal
viso arcigno ha spianato la sua fronte corrugata, e ora, invece di montare bardati
destrieri per atterrire il cuore dei tremendi nemici, salta lievemente nella stanza
d’una lady al diletto lascivo d’un liuto. Ma io, che non ho grazia fisica per simili
giochi e neppure per corteggiare un amoroso specchio, io che sono di rozzo
conio, manco della forza regale dell’amore per girare lento davanti a una molle,
ancheggiante ninfa; io che sono privo di questa bella simmetria, frodato nel
volto dalla natura simulatrice, deforme, imperfetto, spinto prima del tempo in
questo mondo che respira, appena formato a metà e così storpio e fuori d’ogni
sembianza comune che i cani mi abbaiano contro, quando passo zoppicando
vicino a loro; io, in questo fiacco tempo di pace, adatto mia ombra al sole e
meditare sulla mia deformità. E perciò, non potendo essere un amante per
trascorrere questi bei giorni in piacevoli colloqui, sono deciso a mostrarmi
malvagio e a odiare i pigri piaceri del nostro tempo.
DISABILITÀ-BONTÀ
• Rovesciamento dello stereotipo
anormalità-cattiveria-malvagità;
• La cattiveria è insita nella normalità che
esclude e si prende gioco dell’anormalità
trattando le persone diverse come
fenomeni da baraccone;
• La diversità è vista in termini di deformità
che genera la paura dei “normali”;
• La propria diversità può generare vergogna
ed è causa di isolamento dal mondo

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PATOLOGIA SOCIALE-
ECONOMICO
Clogston (1990, 1994); Lachal (1990); Haller (1995);
Combreuze (2000); Ferrucci (2004)
• Persone con disabilità identificate come
gruppo sociale svantaggiato. Focus sui fondi
destinati alla disabilità, sulla spesa per
l’assistenza e la mancanza di risorse

CONSUMATORE
Clogston (1990, 1994); Nelson (1994); Haller (1995);
Ferrucci (2004)
• Persone con disabilità come consumatori e
target di mercato

NORME e TUTELA LEGALE


Clogston (1990, 1994); Haller (1995); Ferrucci (2004)

• Rispetto dei diritti e delle leggi in riferimento ad


aspetti e situazioni specifiche;
• Denuncia di abusi, violazioni e discriminazione
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REDENZIONE-RISCATTO-EMPOWERMENT

• La disabilità stimola un percorso di redenzione-


riscatto dalla condizione di partenza spesso infelice;
• La redenzione coincide con un processo di crescita e
maturazione (empowerment);
• L’empowerment consente alla normalità di andare
oltre i propri pregiudizi ed estendere la conoscenza e
lo sguardo verso la diversità dell’altro;
• Reciprocità della relazione con l’altro: apprendere
dalla diversità per conoscere meglio se stessi e, al
contempo, contribuire al miglioramento dell’altro

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Il modello sociale
(Covelli, 2016, pp. 40-42)
• Si sviluppa nel Regno Unito sotto l’impulso dei movimenti
per i diritti delle persone con disabilità e degli studiosi
afferenti ai Disability Studies (anni 60-70);
• Strumento che consente di cogliere il fenomeno della
disabilità, fornendo nuove coordinate di senso per
comprendere una condizione tradizionalmente
considerata solo in termini individuali e medici (Oliver,
1990b; Finkelstein 2001; Barnes, 2008; Fougeyrollas,
2010);
• Non nega le problematiche individuali che possono
incontrare le persone con disabilità, ma sposta il dominio
dalla sfera individuale alla sfera sociale;
• Si contrappone all’identificazione della disabilità con la
menomazione della persona spesso vista in termini di
tragedia personale;
• Visione oppressiva della società verso la disabilità
(Oliver, 1990b; Barnes, 1992, 2008)

© AC 2018
Il modello sociale
(Covelli, 2016, pp. 40-42)

Il modello sociale della disabilità non è una vera e propria teoria in grado di spiegare la
moltitudine di fenomeni connessi alla disabilità ma un approccio olistico che spiega quali
problemi specifici vengono vissuti dalle persone con disabilità, avendo riguardo alla
totalità dei fattori ambientali e culturali che rendono disabili

• È la società che «disabilita» la persona non


consentendole di accedere all’istruzione, ai
sistemi di comunicazione e informatici, agli
ambienti di lavoro, trasporti, edifici pubblici
e alloggi;
• Discriminazione nell’offerta dei servizi
sanitari e di solidarietà sociale;
• Discriminazione culturale alimentata dai
media attraverso immagini negative che
svalutano le persone con disabilità (Barnes,
2008, p. 91)
© AC 2019
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BARRIERE COME RESTRIZIONE DI RUOLI SOCIALI E DI PARTECIPAZIONE NELLE


DIMENSIONI ESISTENZIALI DEI CONTESTI DI VITA
© AC 2018
Il modello sociale
(ICF, 2001, pp.36-37)

• La disabilità non è una caratteristica


individuale ma una complessa
interazione di condizioni, provenienti
principalmente dall’ambiente sociale;
• La gestione della disabilità richiede
azioni sociali ed è responsabilità
collettiva della società;
• Necessità di implementare le modifiche
ambientali per la piena partecipazione
delle persone con disabilità in tutte le
aree esistenziali della vita sociale

SVILUPPO DEL PARADIGMA DEI DIRITTI UMANI


© AC 2019
Modello Medico vs Modello Sociale:
quali differenze?

© AC 2019
Modello Medico vs Modello sociale

NECESSITÀ DI REINTERPRETARE LA RELAZIONE


TRA IL FUNZIONAMENTO DELLA PERSONA E I CONTESTI DI VITA

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Modello Medico VS Modello sociale
• Disabilità come problema
sociale;
• Evoluzione culturale e degli
• Disabilità come problema atteggiamenti;
personale; • Azione collettiva e responsabilità
• Trattamento medico individuale; sociale;
• Approccio specialistico alla • Progettazione condivisa per la
persona e competenze settoriali; trasformazione dei contesti di
• Cura sanitaria; vita;
• Politica sanitaria • Riconoscimento dei diritti umani
e delle pari opportunità di
accesso e partecipazione nelle
politiche di riforma
ADATTAMENTO
INDIVIDUALE
TRASFORMAZIONE DEI
CONTESTI
© AC 2018
Elementi di criticità del Modello sociale

• Tende a escludere la dimensione


biologica della disabilità e la relativa
esperienza soggettiva;
• Il carattere pervasivo della dimensione
sociale tende ad assorbire la
dimensione della corporeità e della
relativa percezione;
• Il carattere oppressivo della società
non è generalizzabile alla condizione di
tutte le persone con disabilità (Ferrucci,
2004)

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INCLUSIONE, RICONOSCIMENTO dei DIRITTI CIVILI
Bogdan & Biklen (1977); Clogston (1990, 1994); Haller, 1995; Ferrucci (2004); U.N. (2006);
Fougeyrollas (2004, 2010); Knpd (2007); Russo (2010)

• Riconoscimento dei diritti civili della


persona su una base di uguaglianza ed
equità;
• Focus sulla partecipazione sociale,
l’autodeterminazione e l’autonomia
personale;
• La disabilità non è vista in termini
medico-individuali ma come risultato
dell’interazione tra il proprio
funzionamento e le barriere di ogni
sorta che la persona incontra nei propri
contesti di vita

© AC 2019
PLURALISMO CULTURALE e
AFFETTIVO
Clogston (1990, 1994); Nelson (1994); Haller (1995); Ferrucci (2004)

• Ampliamento del ventaglio sociale e dello


sguardo culturale che caratterizza le diverse
dimensioni di vita a prescindere dalla
disabilità e al di fuori della ristretta logica
d’impedimento e svantaggio con riferimenti
anche alla dimensione affettiva e sessuale
LA PERSONA PRIMA DELLA SUA DISABILITÀ
• Visione pluridimensionale della persona nella sua globalità e nelle sue
potenzialità (pluralismo culturale e affettivo);
• Autonomia e autodeterminazione della persona al di là della sua disabilità e dei
propri impedimenti;
• Relazioni sociali con la diversità come catalizzatore di empowerment;
• La diversità e l’incontro con l’alterità sono visti in termini di arricchimento
reciproco;
• Sensibilizzazione del pubblico su stereotipi e pregiudizi insiti nelle relazioni
sociali

© AC 2014

MEDIAZIONE TRA UGUAGLIANZA E DIFFERENZE © AC 2019


Rappresentazioni, disabilità e media in
Francia, Canada e Malta

“SPECIALE NORMALITÀ”
riconoscimento diritti civili,
MISERABILITÀ (-) IPERVALORIZZAZIONE (+)
uguaglianza, pari opportunità,
sofferenza, povertà, coraggio e straordinarietà di
pluralismo culturale e affettivo
isolamento, fragilità persone eroiche in grado di
difficoltà, pietà, oltrepassare gli ostacoli, i
carità problemi e le difficoltà
derivanti dalla loro
• POLARIZZAZIONE delle RAPPRESENTAZIONI condizione di svantaggio
• IMMAGINE MEDICALIZZATA
• DISABILITÀ = CONDIZIONE “A PARTE” della SOCIETÀ
• SCARSA ATTENZIONE al RICONOSCIMENTO dei DIRITTI
• DIRITTI = PRIVILEGI
• SCARSO PLURALISMO CULTURALE

EDUCAZIONE E FORMAZIONE come STRUMENTI


FONDAMENTALI di SENSIBILIZZAZIONE-
COSCIENTIZZAZIONE alla DIVERSITÀ © AC 2014
© AC 2019
Disabilità e Linguaggio
“ [...] i professionisti dell’educazione
devono scegliere di utilizzare la
terminologia specifica con consapevolezza
riflessiva. Ciò significa, per esempio, che
l’utilizzo di espressioni ormai datate dal
punto di vista storico culturale quali
“persona handicappata” o “minorata”, si
giustifica solo se opportunamente
contestualizzato, sapendo che gli effetti
del linguaggio su chi si forma, e con chi si
interloquisce, sono diversissimi. Senza la
suddetta consapevolezza si rischia, infatti,
di connotare in maniera persino opposta
ciò che si intende significare”
(Mura, 2015, p. 20)

© AC 2019
Terminologia e Disabilità: alcune definizioni…
(ICF, 2001; ONU, 2006)

Funzionamento: è un termine ombrello che


comprende tutte le funzioni corporee (funzioni
fisiologiche dei sistemi corporei), le attività e la
partecipazione.

Menomazioni: problemi nella funzione o nella


struttura del corpo, intesi come una deviazione o una
perdita significative.

Disabilità: il risultato dell’interazione tra persone


con minorazioni e barriere attitudinali ed ambientali,
che impedisce la loro piena ed efficace partecipazione
nella società su una base di parità con gli altri (ONU,
2006).

Conseguenza o risultato di una complessa relazione tra la condizione di


salute di un individuo e i fattori personali, e i fattori ambientali che
rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo (ICF, 2001, p. 21)
© AC 2019
Modello Biopsicosociale
(ICF, 2001, p.23)

MODELLO MODELLO MODELLO


MEDICO BIO-PSICOSOCIALE SOCIALE

SINTESI CHE VUOLE FORNIRE UNA PROSPETTIVA COERENTE


DELLE DIVERSE DIMENSIONI DELLA SALUTE
A LIVELLO BIOLOGICO, INDIVIDUALE E SOCIALE

© AC 2019
Terminologia e rappresentazione della disabilità
(Covelli, 2016)

• I diversi modelli di rappresentazione sono


chiaramente ancorati alle scelte lessicali e
semantiche di chi produce i vari discorsi
mediatici. Ai modelli tradizionali
“disabilitanti” per le persone corrisponde
dunque una terminologia equivalente;
• Terminologia people-first: il suo utilizzo è
innanzitutto finalizzato a restituire una
visione umanizzante e pluridimensionale
della persona in quanto tale, prima di
essere disabile, handicappato, portatore di
handicap, autistico, amputato, ecc.

PERSONA CON DISABILITÀ DIVERSAMENTE ABILE

© AC 2019
Terminologia e rappresentazione della disabilità
(Covelli, 2016)

«Saviano parla di altre ferite e di straordinarie capacità


di sanarle: affronta di petto il tema dei diversamente
abili, della loro “straordinaria voglia di vivere” e della
lezione che da loro – “dalle loro abilità diverse” – arriva
a tutti noi. Quanto di più lontano dal pietismo o dalla
compassione. […] “Quando si parla di diversamente abili
si pensa che sia un modo gentile per dire handicappati,
e invece significa abilità diverse, abilità che il
normodotato non ha”. La lezione è venuta dalle
Paralimpiadi. Lì si è vista un'altra Italia: di Zanardi, della
Minetti, dei tanti atleti che hanno vinto 28 medaglie
paralimpiche, le stesse dei normodotati”.
Storie che parlano a tutti: “L'abilità diversa mostra che
ogni giorno con quei problemi devi attuare delle
strategie per stare al mondo, nulla è scontato, se ti
rassegni non c'è vita. Guardare al mondo della abilità di-
versa ti dà una traccia, una strategia che in questo
momento di crisi può essere utile».
Fonte: Anonimo, “L'inno di Saviano all’abilità diversa”, Repubblica.it, 01.10.2012.
http://www.repubblica.it/politica/2012/10/01/news/saviano-43667485/ (Accesso: 13.09.2013)
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Terminologia e rappresentazione della disabilità
(Covelli, 2016)

«“Persone con disabilità”, perché la


disabilità dipende non solo dagli esiti di
una malattia, di un incidente, di una
situazione congenita, ma dal contesto
sociale e ambientale nel quale si è inseriti.
Se continuiamo a pensare che la disabilità
sia qualcosa di “diverso”, addirittura una
grande opportunità per sviluppare
“diverse abilità”, facciamo un grave torto a
quei milioni di persone nel mondo che
ogni giorno si battono solo per vedere
rispettati i propri diritti di cittadinanza alla
pari degli altri, anche se non sono bravi
come Petrucciani, per dire»

Fonte: F. Bomprezzi, “Caro Saviano sei diversamente bravo”, Corriere.it, 02.10.2012.


Fonte: http://invisibili.corriere.it/2012/10/02/caro-saviano-sei-diversamente-bravo/ (Accesso: 13.09.2013)
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Terminologia e rappresentazione della disabilità
(Covelli, 2016)

DIVERSAMENTE ABILE

Identificare una persona in situazione di


disabilità come “diversamente abile”
enfatizza la sua diversità rispetto alle
coordinate di normalità e non come
caratteristica universale del mondo in cui
viviamo.
Altrimenti sarebbe usata indistintamente
per identificare qualsiasi persona
considerando che le abilità e le attitudini
variano in ciascuno di noi in relazione a
interessi, potenzialità, al proprio specifico
funzionamento, ecc.

Il rischio è di considerare la diversità come una mancanza da


compensare attraverso lo sviluppo di abilità diverse
© AC 2019
Pedagogia Speciale e Riconoscimento delle Diversità

“Se si guarda alle diversità senza


cogliere che nella differenza specifica
ed unica di ogni singolo individuo
(genetica, di etnia, di cultura, di
lingua, di religione, dei tempi di
apprendimento, degli stili cognitivi)
riposa la naturalità della condizione
umana, e che anche ciò che più
spaventa (il deficit, la malattia,
l’alienazione) non vi dimora come
“opposto” o come “fuori norma” ma
come condizione ontologica
costitutiva, difficilmente si potranno
valorizzare le diversità”.
(Mura, 2015, p. 17)

© AC 2019
Pedagogia Speciale, Rappresentazione e
Inclusione
Favorire un’evoluzione culturale per uscire da una rappresentazione stigmatizzante della
disabilità equivale a considerare tale condizione come «[…] uno degli aspetti particolari
all’interno dei problemi generali della nostra umanità» (Gardou, 2006, p. 22).

PEDAGOGIA SPECIALE = MEDIAZIONE E RIELABORAZIONE di


DIFFERENTI DISCIPLINE e PROSPETTIVE di RICERCA
per una “CULTURA INCLUSIVA” come
STRUMENTO FORMATIVO e di RICONOSCIMENTO SOCIALE

APPROCCIO ECOLOGICO agli


ESSERI UMANI, alla
DIVERSITÀ, alla CONDIZIONE
di DISABILITÀ e ai PROCESSI
di INCLUSIONE

© AC 2014

RAPPRESENTAZIONI SOCIALI = STRUMENTO di INCLUSIONE


© AC 2019
Rappresentazioni sociali come strumento di Inclusione
COSTRUZIONE di NUOVI MODELLI INTERPRETATIVI
della DISABILITÀ e della DIVERSITÀ

Attenzione alle specificità, alla


diversità e alle diverse Esempi di realtà vissuta per affrontare
problematiche culturali, personali e argomenti e tematiche complesse
sociali per alimentare la crescita legate a disabilità e inclusione
formativa di tutti (de Anna, 1998;
2014)
RICONOSCIMENTO delle DIVERSITÀ
come PRINCIPIO EDUCATIVO e FORMATIVO

© AC 2019
© AC 2019
Bibliografia
Allport, G. W. (1954). The nature of prejudice. Cambridge: Addison–Wesley.
Canevaro, A. & Goussot, A. (2000). La difficile storia degli handicappati. Roma: Carocci.
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de Anna, L. & Covelli, A. (2013). Disabilità e identità nella rappresentazione dei media. In A. Mura & A.L. Zurru (Eds.), Identità, Soggettività e
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de Anna, L., Gaspari, P. & Mura, A. (Eds.) (2015). L’insegnante specializzato. Itinerari di formazione per la professione. Milano: FrancoAngeli.
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Gardou, C. (2012). La société inclusive, parlons-en! Il n’y a pas de vie minuscule. Toulouse: érès.
Gardou, C. (2006). Diversità, vulnerabilità e handicap. Per una nuova cultura della disabilità. Trento: Erickson.
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Mercier, M. (Ed.). (2004). L’identité handicapée. Namur: Presses Universitaires de Namur.
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Milano: FrancoAngeli.

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