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SANDRA MACCIONI

ILRITRATTO
E L’ IMMAGINE DI SÉ

MAGRITTE - TENTARE L’IMPOSSIBILE

IL RITRATTO E L’IMMAGINE DI SE’

Dott.ssa Sandra Maccioni, Psicologa

Lezione tenuta all’Accademia di Belle Arti di Brera il 26/11/19

Il ritratto rappresenta l’immagine esterna e l’immagine interna della persona raffigurata. Chi siamo, cosa
proviamo. Nel ritratto antico l’uomo si proponeva di trasmettere ruolo e status (di regnante, cardinale..), in
quello moderno l’individualità dell’uomo emerge nei suoi tratti psicologici e sempre di più oggi l’artista,
esprime il proprio Sé rispetto a quanto avveniva in passato quando era vincolato da commissioni e
incarichi.

Freud ha paragonato l’Arte al sogno, cioè una raffigurazione per immagini di conflitti e desideri. Altri
psicoanalisti vi hanno trovato un valore trasformativo: riparativo di eventi o sentimenti negativi (Melanie
Klein), del Sé (C. Smirgel), di situazioni traumatiche, ma anche una ricreazione ex novo di una realtà che
l’artista sente il bisogno di riscrivere. In particolare Bion riconosce l’arte come portatrice di rinnovamento,
mentre Winnicott come creatività analoga al gioco, nel cui ambito è possibile esprimere ogni fantasia in
maniera simbolica e ritrovare aspetti di sé occultati dalle difese razionali. L’artista è alla continua ricerca di
un linguaggio autonomo per costruire la propria individualità (Rank) e opera in uno stato di “regressione”
nel suo intimo, ma “al servizio dell’Io”, cioè utile al raggiungimento di stati del Sé profondi (Kris). (Tabella)
ARTE E PSICOANALISI

S. Freud Arte come sogno e sublima zione. Recupero di uno sta to na rcisistico perduto
C. Jung a rte come espressioni di Archetipi dell’inconscio collettivo
M. Klein a rte come ripa ra zione (migliora mento) di emozioni, eventi o rela zioni da nneggia te
Chasseguet Smirgel a rte come ripa ra zione del Sé e via di supera mento delle difficoltà
Bion a rte come” sogno della veglia ”: comprensione per imma gini dello sta to emotivo di sé e
del gruppo. Arte come ca mbia mento evolutivo (l’a rtista non sa cosa l’opera diventerà ).
Winnicott a rte come il Gioco: cora ggio e ca pa cità di tra sforma zione del rea le e messa in
a tto di fa nta sie. Recupero di a spetti occulta ti da lla ra ziona lità .
Otto Rank a rte come bisogno di espressione a utonoma e individua lizza zione
Ernst Kris a rte come “regressione a l servizio dell’ Io”, utile a l ritrova mento del Sé profondo

Sappiamo che questo lavoro creativo è tumultuoso, toccando aree profonde, e comporta un impegno
analogo a quello del lutto oltre a quello della nascita: l’artista deve distaccarsi e insieme conservare, in
sintesi ricreare una realtà. Lo sforzo creativo e la concentrazione che porta a un contatto con stati del Sé
profondi è studiata attualmente anche dalle NEUROSCIENZE, che hanno portato anche alla branca detta
NEUROESTETICA (Tabelle seguenti)

Gallese e Rizzolati sono stati i primi studiosi, italiani, a scoprire i Neuroni Specchio, che consentono di
provare le stesse emozioni che sentono le persone che noi osserviamo; studi successivi hanno dimostrato
che anche durante la visione di un’opera d’arte, oltre l’emozione trasmessa dal soggetto raffigurato, si
rivive l’emozione dell’artista e persino il suo gesto pittorico (Kandel, Zeki).

Le Neuroscienze hanno scoperto anche a livello cerebrale sistemi preposti al Sé psichico: esso si forma su
Memorie dell’infanzia (Damasio), viene organizzato dalla Linea Corticale Mediana e esprime i suoi geni in
base all’ambiente e alla regolazione trasmessa da generazioni precedenti (Iovino).

La Neuroestetica ha scoperto che anche la visione di un’opera d’arte instaura una rete neuronale (DMN-
Default Mode Network) che elabora ricordi, emozioni e riflessioni profonde su Sé. Attiva perciò una
“Autocoscienza riflessiva”, una visione e rispecchiamento di sé, creato appunto dai neuroni specchio. Anche
lo stato di concentrazione profonda di un artista e di estraniamento dal mondo durante la creazione -
definito “Flow” - dà benessere e produce anch’esso uno stato di equilibrio ottimale nel Sé, riducendo
conflittualità e angoscia.
NEUROSCIENZE

• Neuroni specchio (Gallese, Rizzolati) L’osserva zione dell’a ltro a ttiva le stesse a ree
cerebra li motorie e emotive in chi osserva (ba se del rispecchia mento ed empa tia )
• Memorie implicite e procedurali dell’infanzia (Cohen, Kandel). Damasio: Tra cce
mnestiche soma tosensoria li forma no un Proto Sé/ Sé nuclea re/ Sé a utobiogra fico
• CMS Linea Mediana Corticale (Northoff) Rete neurona le Self-rela ted (che
orga nizza e ela bora ricordi, impressioni, riflessioni su Sé e sugli a ltri)
• Memoria epigenetica (Zenk, Iovino) eredita rietà intergenera ziona le delle
regola zioni epigenetiche (espressione dei geni influenza ta da ll’a mbiente e da lle
genera zioni precedenti)

NEUROESTETICA

• Autocoscienza riflessiva (Kandel, Zeki) la visione di un’opera d’a rte


a ttiva Neuroni specchio come nelle intera zioni
• Stato di Flow (Csikszentmihalyi) equilibrio ottima le del Sé nello sta to
di concentra zione profonda . Riduce conflittua lità e a ngoscia
• DMN Default Mode Network l’opera d’a rte a ttiva una Rete
neurona le che ela bora ricordi, emozioni, riflessioni profonde sul Sé

Si potrebbe dire che le Neuroscienze ritrovano nella creazione e fruizione dell’opera d’arte quello stato di
contatto col Sé profondo che Freud definiva “Idillio fusionale” con le proprie parti e con la propria storia
(recupero di uno stato narcisistico perduto) e che i successivi analisti hanno visto come una
riorganizzazione creativa di aspetti emotivi. Bion sosteneva al riguardo che l’artista non è solo in contatto
con il proprio Sé, ma con quello di tutto il gruppo sociale di appartenenza, riuscendo ad essendo portavoce
ed a rappresentare aspetti e situazioni che nella società sono ancora ad un livello latente. L’artista, come
dicono gli psicoanalisti, ha quindi un maggiore contatto con aspetti inconsci, mettendo in immagini
emozioni e stati d’animo di tutti. Perciò la fruizione dell’arte ci aiuta a conoscerci meglio,in maniera più
profonda ed articolata, vedendo rappresentati aspetti che ci appartengono intimamente, grazie all’empatia
stabilita attraverso l’opera. L’arte viene compresa da chi osserva, ma allo stesso tempo comprende
l’osservatore, proponendogli immagine di sé, prima ancora che sia lui stesso a farlo: l’osservatore capisce le
intenzioni dell’artista e al contempo si sente capito, rispecchiato nei suoi moti interiori. Da qui la
rigenerazione data dall’arte.

Il Sé

L’immagine del nostro Sé è dato dalla somma delle esperienze, vissuti, emozioni e anche difese da queste
(agiamo e sentiamo in base a ciò che abbiamo vissuto o rimuoviamo, spostiamo). Il sé si forma dall’infanzia.
Come siamo tenuti, accuditi, coccolati, ci informa di come siamo, attraverso il come siamo visti; il nostro
primo specchio sono gli occhi della madre o di chi ci cura. Nella prima infanzia (0-3 anni) il corpo è lo
strumento di espressione e soddisfazione (orale, sensoriale). E le emozioni che viviamo attorno e dentro di
noi caratterizzeranno le nostre basi del Sé. Nella seconda infanzia (0-6 anni) interverrà il linguaggio, la
motricità caratterizzare le nostre azioni e ideazioni; le autonomie, le persone al di fuori della famiglia
diventano fonte di identificazioni importanti quanto quelle con i genitori, da cui assumiamo aspetti (da
identici a opposti!) nel corso della relazione con loro. Nell’adolescenza, età adulta e vecchiaia, il Sé subisce
continue trasformazioni: l’immagine corporea cambia con la pubertà, il Sé ridiventa Noi con la coppia e
subisce trasformazioni (la sessualità, la procreazione, l’invecchiamento). Ogni epoca integra e modifica la
nostra immagine di Sé, che è auspicabile viva momenti di coesione e di trasformazione.

Noi siamo composti di tante identità altrui (assimilate) e di tanti aspetti della nostra identità (conforme o
reattiva a quella che ci è stata trasmessa, più integra o scomposta a seconda dei passaggi evolutivi o degli
eventi attraversati).

Nei ritratti emerge molto bene questo aspetto:

i volti vuoti come quelli di De Chirico o Munch esprimono una mancanza, uno spazio da riempire;

quelli sovrastrutturati (Es Sherman, Warhol, Delmeire) una ridondanza, un eccesso di identificazioni;
PIENO O VUOTO DI SE’

F-x Delmeire C. Sherma n A. Wharol De Chirico Munch

Delmeire, contemporaneo, mostra come le identificazioni del bambino con gli adulti possano essere
formative oppure vincolanti come catene. La fotografa Cindy Sherman o Andy Warhol, anticipando le
trasformazioni sociali e la ridefinizione dei ruoli, hanno interpretato già dagli anni 50/60 tante identità in
cambiamento: maschili e femminili, maschere posticce o trasmutazioni di ruoli e di genere, come avviene
nel Sé per arrivare alla definizione e alla scelta della propria identità.

I volti destrutturati invece (Es: Picasso, Bacon) evocano una scomposizione degli aspetti identitari; in Jean
Poungy i volti arrivano addirittura a scomparire. Questa dissonanza interiore, questa disarmonia, può
essere affermata o subita, ricercata come ribellione ai modelli o prodotta da eventi ed emozioni.
PICASSO BACON J. POUNGY

Anche nella scultura i tratti non definiti (Giacometti, Ceroli), rimandano una perdita o una ricerca di nuovi
riferimenti (il busto del fratello Diego, che Giacometti ripetutamente riproduce, segna con i suoi spazi vuoti
una complementarietà quasi mentale tra i due). Al contrario l’iperrealismo (Ron Mueck) impone una
presenza (eco anch’essa sul piano interiore di un eccesso o di una mancanza).

Non ci soffermeremo sulla biografia degli autori, che


naturalmente incarnano o sovvertono lo spirito artistico
dell’epoca in cui sono attivi, ma ad esempio De Chirico ha
subito gravi lutti, Warhol ha incarnato la sua multipla
identità: la vita degli artisti determina molte delle loro
ricerche creative che, superato il loro livello personale,
parlano e rappresentano vissuti e interrogativi
universalmente condivisi.

Questo quadro di Magritte, che ha perso precocemente la


madre, ci mostra come le figure per noi significative si
affaccino continuamente per ricordarci la nostra identità.
La “Ga lleria delle bellezze” Il sorriso “irridente” di Rembra ndt nel suo ultimo a utoritra tto
Di J K Stieler nel Roma nticismo orma i in rovina (l’a ltro della prima moglie Sa skia )

Come vediamo in ogni espressione i vari autori hanno colto un po’ dell’oggetto raffigurato, un po’ della
soggettività del pittore. La stessa espressione dell’artista o del soggetto può essere congrua col suo stato
d’animo reale o deformata da difese, come ci mostra Yue Minjum con la sua critrìtica all’inflazione del
sorriso nella nostra epoca moderna.

Apollo di Veio Fanciullo che ride, Desiderio da Settignano (1460 c.a)


IL SE’

Il sé è composto da emozioni, affetti, immagini di noi che ci


formiamo attraverso le nostre relazioni e ogni ritratto esprime
stati d’animo e contatti umani, come vediamo in questo
quadro di Casorati, dove pur trattandosi di manichini, essi
appaiono in interazione e animati da uno sguardo di ricerca o
di rifiuto, di speranza o delusione..

Il Sé contiene tutta la gamma dei nostri sentimenti. L’uomo


prova sentimenti positivi e negativi che si alternano e
coesistono in noi: amore e rabbia, sicurezza e paura,
tenerezza e durezza, bisogno di dipendenza e indipendenza,
narcisismo e riconoscimento dell’altro. E più che un qualcosa
di innato che deve giungere a una definizione, il Sé viene oggi
pensato come una struttura in continuo accrescimento e
divenire, come nel lato destro della seguente tabella. E
visivamente può essere rappresentato come un insieme di
elementi intorno a noi (come quelli galleggianti nella vasca
dipinta da Frida Kahlo) che agglomeriamo (come il volto di
Dalì) e teniamo in equilibrio statico ma anche mobile (come nei mobiles di Calder). Inoltre, come per i
mobiles il cui ordine e posizione dipende dal vento, così anche per il Sé non tutto è innato : infatti la
psicoanalisi e tutte le scienze Neuropsichiatriche oggi ritengono che il Sé sia influenzato dal tipo di
ambiente in cui cresciamo (non si parla più di Genetica ma di Epigenetica)

FORMAZIONE DELSÉ

Frida Kahlo , Quello che l’acqua mi ha da to Da lì Calder

Sé come struttura / Sé come complesso di relazioni, esperienze, emozioni, difese


Sé unitario, coeso / Sé articolato, in divenire
Sé come traguardo / Sé come costruzione sempre mutevole e in equilibrio

Sé “evolutivo” - Evolve dal’infanzia all’adolescenza all’età adulta


Sé “Epigenetico” - E’ influenzato dal tipo di ambiente nell’espressione dei suoi geni
Stadi Evolutivi del Sè
0 - 3 anni
Aspettative e fantasie genitoriali immaginano il bambino che nascerà
Fusionalità madre/bambino dopo la nascita (Sé duale)
Importanza del padre (partner) “triade” che apre la diade madre/bambino al mondo esterno

Rispecchiamento Winnicott : “iGli occhi della madre sono il primo specchio del bambino”
necessario per il Sè Lacan : 6-18 mesi fase in cui il bambino si riconosce allo specchio

Basi di sé nel corpo Holding, Handling (Winnicott): le cure materne informano il bambino su
di sè (come viene tenuto, toccato, visto)
3 - 10 anni
Separazione/individuazione 18-24 mesi (Mahler) Primo distacco dalla madre
Fase dell’”Io sono” 3 anni, prime autonomie , affermazione di sé, senso di efficacia,
“Regolazione” del comportamento modulazione del comportamento del bambino da parte dei genitori
Sperimentazione del Sé scuola, amicizie e nuove identificazioni extrafamiliari
Identità di genere sviluppo dell’identità maschile/femminile

Adolescenza - Età adulta


Processo di “Soggettivazione” Adolescenza, diventare “Sé stessi”, rifiuto vecchie identificazioni
La coppia, dal Sé al “Noi” allargamento dei confini del Sé , per divenire due (G. Klein)
Coniugalità, genitorialità Riemergere delle vecchie identificazioni e dinamiche familiari
e creazione di nuove
Maturità, vecchiaia trasformazioni corporee, lutti, ma possibilità di realizzazione
degli aspetti di Sé non ancora espressi

Parallelamente all’Evoluzione del Sé, nei primi anni, evolve la rappresentazione grafica: dalle macchie, alle
tracce involontarie, ai punti e le linee (come nel titolo di Kandinsky), emerge il ritratto anche nei bambini: a
3 anni (fase in cui hanno più coscienza di Sé, compare il cerchio/volto con occhi e testa) e poi via via l’omino
figurato. Ma il ritratto è per il bambino la prima espressione di Sé, la prima rappresentazione sia simbolica
che presimbolica del suo gesto, del suo essere: perciò la prima traccia di colore che lascia sul foglio prima
dei 3 anni, egli dirà che è lui, o la mamma. Questo valore comunicativo, affettivo, oltre che assertivo di Sé,
io credo rientri in ogni ritratto, come dirò più avanti.
Il Ritratto

Anche la ritrattistica, cioè la rappresentazione artistica di un individuo, ha seguito, nel corso dei secoli, una
particolare evoluzione, legata strettamente a quella che è stata la riflessione sulla personalità e sullo
sviluppo del concetto di Sé (vedi tabella seguente). Così come Freud - oltre al merito di avere scoperto il
Conscio e l’Inconscio- pensava a una personalità strutturata da Es, Io, Super Io (Pulsioni e Razionalità,
contro Coscienza morale condizionati da una società allora rigida e moralistica), così nella ritrattistica si è
passati da una raffigurazione dell’uomo legata all’autorità, al sacro, ad moderna visione legata alla
particolare e personale identità del soggetto raffigurato. Soprattutto durante e a ridosso dei due conflitti
mondiali del novecento, a cause dello spaesamento umano e dello sconvolgimento storico, si è cominciata
ad usare in psicologia la parola Sé (l’uomo aveva bisogno di ritrovarsi) e nel contempo nell’ ambito artistico
il ritratto si è fatto sempre più astratto, destrutturato, quasi a rappresentare l’uomo in cerca di Sé.
Attualmente sono molte le ricerche sulla mente attraverso le immagini cerebrali (Brain Imaging) così come
la tecnologia si sta sempre più diffondendo in ambito creativo, generando sempre nuove forme di
rappresentazione artistica .

IL RITRATTO E ILSÉ

Epoca Ritratto Sè
1000-1400 Ritratto in ambito religioso /Uomo legato al sacro
1400-1800 Ritratto in ambito sociale / Uomo definito dal ruolo
1900- 2000 Astrattismo e spaesamento / Identità da costruire, indagare, cambiare
Le immagini si fanno sempre più destrutturate e personali
Ghirla nda io 1488 Pica sso

Freud : Conscio/Inconscio Es/Io/Super Io Inizio ‘900 Società gerarchica


Post Freudiani : Sè 1930-1950 Tra le due guerre

Psicologia dello sviluppo : Sé relazionale 1970 (Osservazioni madre/bambino)

Neuroscienze Sé neuronale 2000 (Brain Imaging)

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