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In questo numero:
Riccardo Anselmi, Meridiane inclinate
Giacomo Agnelli, La sofisticata meridiana digitale
Nicola Severino, Ancora sulle ore canoniche, temporarie e planetarie
Renzo Righi, Orologio solare kircheriano a Cogruzzo
AlessandroGunella, Come facevano?
Nicola Severino, Mystery
Stefano Bianchi, Orologi solari in Canavese
Enrico Del Favero, Il GPS nella gnomonica
Frederick Sawyer, Nuove meridiane a coordinate tolemaiche (trad. di G. Ferrari)
Diego Bonata, La gnomonica nel WEB
Alberto Nicelli, Dalla Sundial Mailing List
Enrico Del Favero, Il nuovo logo della SQS e dell’UAI
Alberto Cintio, I libri di gnomonica della Biblioteca Comunale di Fermo
Alberto Cintio, Motti e sentenze sul tempo
Redazione - Nicola Severino, Via Lazio, 6 - 03030 Roccasecca Stazione (FR) Italy-
Phone 0776 - 56.65.08 - e-mail: niksev@officine.it
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Sommario
English Summary
Editoriale
Gnomonica oltr’Alpe
Rubrica dei lettori
Dalle riviste
Attività gnomoniche italiane
Riccardo Anselmi, Meridiane inclinate
Giacomo Agnelli, La sofisticata meridiana digitale
Nicola Severino, Ancora sulle ore canoniche, temporarie e planetarie
Renzo Righi, Orologio solare kircheriano a Cogruzzo
Alessandro Gunella, Come facevano?
Nicola Severino, Mystery
Stefano Bianchi, Orologi solari in Canavese
Enrico Del Favero, Il GPS nella gnomonica
Frederick Sawyer, Nuove meridiane a coordinate tolemaiche (trad. di G. Ferrari)
Diego Bonata, La gnomonica nel WEB
Alberto Nicelli, Dalla Sundial Mailing List
Enrico Del Favero, Il nuovo logo della SQS e dell’UAI
Alberto Cintio, I libri di gnomonica della Biblioteca Comunale di Fermo
Alberto Cintio, Motti e sentenze sul tempo
La vignetta di Giacomo Agnelli
Gnomonica, organo della Sezione Quadranti Solari dell’U.A.I. fondato da Nicola Severino nel settembre 1998.
Redazione:Nicola Severino - Via Lazio, 6 - 03030 Roccasecca Staz. (FR) -Tel. 0776 - 56.65.08
e-mail niksev@officine.it
In copertina: Orologio solare sullo scalvo di uno zoccolo. IL tacco è lo gnomone. E’ evidente, con questa storica testimonianza lasciataci da
Oddi Muzio da Urbino nel suo famoso trattato degli orologi solari del 1614, la tendenza nell’ambito gnomonico ad esaltare il carattere
artistico e lo spirito inventivo, dato che la Gnomonica era stata già esplorata quasi totalmente in tutti i suoi aspetti. Athanasius Kircher,
qualche decennio dopo, pubblicherà una delle opere più significative indagando a fondo i diversi rapporti esistenti tra l’orologio solare e
l’uomo, raggiungendo il culmine dell’immaginario gnomonico dell’epoca.
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ENGLISH SUMMARY
Riccardo Anselmi:The author shows his own method of making a sloping dial.Equivalence between
sloping dials and vertical dials, application of the projective method to calculate sloping dials.
Giacomo Agnelli:The sophisticated digital sundial. Recently in USA and in Germany the digital sundial
has been perfected so as to show the time on a digital display. Using simple examples and clear
illustrations the author explains how this is possible, remembering the use of electric sundials in the past.
Nicola Severino:More on Canonical, Temporary and Planetary hours. Still some reflections and
comparisons of the main methods of ancient time telling. With the help of historic evidence the author
tries to prove his own ideas on some of the different characteristics of time telling between
Canonical,Temporary and Planetary hours.
Renzo Righi:The sundial of Cogruzzo In this article the first wall sundial is introduced. Built by the great
Jesuit Athanasius Kircher in his own gnomonic style. In particular, the author shows through the Kircher's
"Planetografia Sciaterica" how a sundial can indicate the positions of the planets in the costellations for
several decades, like an astronomic almanac.
Alessandro Gunella: How did they do it? In this article the author takes into account the work of ancient
Greek and Roman dialists, and shows part of his own personal thesis on how the "Hemicyclum" type of
sundial were built.
Enrico Del Favero: The Global Positioning System in Gnomonic. The small multi-useful instrument
called G.P.S. helps to simplify the work of the dialist. In this article Del Favero looks at the various
possible advantages of the G.P.S. unit when used in gnomonic practices.
Fred Sawyer:Ptolemaic coordinate Meridians. Sawyer's article is extremely valuable both for its historic
contribution regarding the Ptolemaic coordinates, and for its ingenious application in the modern science
of Gnomonics. Hence a new chapter where we find examples of a new type of sundial, based on the
Ptolemaic coordinates, called Hectemoros.
Diego Bonata:The Gnomonic on the Web. Our collaborator tells about the interesting exploration on
Internet concerning Gnomonic.
Alberto Nicelli:From the Sundial Mailing List. The author summarizes the most interesting topics
discussed on Internet in Daniel's Roth's Sundial Mailing List.
Enrico Del Favero:The new U.A.I. Sundials logo. The new U.A.I. Sundials section is introduced.
Alberto Cintio:Communication and time mottoes. Cintio presents a list of ancient books on Gnomonics
owned by the Fermo's Municipal Library. He also offers a precious list of sayings and time mottoes found
on the thousands of sundials he has seen.
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EDITORIALE
Per ora non mi resta che augurare a tutti una buona lettura.
Nicola Severino
Giuseppe Angelo di Milano, Riccardo Balestrieri di Brescia, Giannantonio Beltrami di Milano, Genesio Branca di
Dairago, Angelo Brazzi di Budrio, Harold Brandmaier (USA), Antonio Calossi di Certaldo, Claudio Canepari di
Vercelli, Bruno Caracciolo di Roma, Mauro Coghi di Bolzano, Luke Coletti - California, Giovanni Flora di
Treviso, Antonio Giorgi di Ascoli Piceno, Giorgio Galliano di Perosa Argentina, Fabio Garnero di Saluzzo, Paolo
Gattoni di Gozzano, Manfred Huttig – Germania, Tania Lai di Cagliari, Franco Martinelli di Viareggio, Giorgio
Mesturini di Casale Monferrato, Simon Moroder di Ortisei, Rossano Motta di Novate Mezzola, Aurelio Pantanali
di Aiello del Friuli, Flavio Pontiggia di Vimercate, Herbert Rau di Berlino (G), Luca Salucci di Pesaro, Ivano
Zuccolotto di Mogliano Veneto.
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Gnomonica, oltr’Alpe
Hallo Nicola,
Today I have gotten the ‘Gnomonika’, No. 1. Congratulation ! The newspaper is very
informative and extensive. It is an enrichment of the gnomonic literature. To read the
Italian text I need some time.
Karl Schwarzinger, Austria
Querido Nicola
He leido el primer numero de Gnomonica. Me ha gustado mucho. Encuentro muy acertado el
proposito de que no sea una revista solo para expertos, sino tambien un instrumento de
divulgacion para difundir los conocimientos y el amor a los relojes de sol. Enhorabuena !! ...
y mucha paciencia y dedicacion. La memoria necrológica de C. Aked (con el que he tenido
contacto cambiando varias cartas), me ha emocionado.
Manuel Maria Valdés, Spagna
Nicola,
I have received Gnomonica. Thank you and congratulations on your first issue. I will enjoy
working through it. Fred Sawyer, NASS - Stati Uniti
Cher Monsieur
J’ai bien recu Gnomonica et vous felicite pour la qualite de cette nouvelle revue. Je ne
manquerai pas de signaler son existence lors de notre prochaine reunion de la Commission
des cadrans solaires le 17 octobre. Nous vous enverrons toutes nos publications en echange
de votre tres interessante revue.
Denis SAVOIE, Pdt de la Commission des cadrans solaires, SAF, Francia
Spett.le Redazione ,
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La sua constatazione è più che mai giusta e veritiera e trova ampio riscontro nella
letteratura specializzata. Un esemp io che valga per tutti e sufficientemente autorevole lo
si trova in un famoso libro del matematico Enrico Garnier, che pure moltissime volte si
occupò dell’argomento anche a livello divulgativo attraverso la nota rivista “Sapere”. Il
testo in questione è Gnomonica. Teoria e pratica dell’orologio solare, Milano, Hoepli, 1939.
Nella prefazione, scritta nell’ottobre del 1938, egli riporta testualmente: “Un’opera sui
quadranti solari può parere superflua in quanto l’argomento, oltre che privo di attualità, è
generalmente ritenuto esaurito”.
Poi si rifà, ritenendo che un problema matematico ha sempre carattere di attualità per lo
studioso. Sicchè, e stando alla nostra attuale esperienza, possiamo concludere che la
gnomonica non solo è più attuale che mai, ma sembra addirittura essere inesauribile nei suoi
risvolti storici, sociali, artistici e tecnici. I nostri colleghi americani della NASS (North
American Sundial Society) - e non solo - stanno scrivendo intere pagine di gnomonica nuova,
come un tempo facevano Munster, Galluccio, Schoenberg, Clavio, Kircher, eccetera. Mentre
proprio in questo numero, il nostro Renzo Righi di Correggio presenta il primo orologio
solare verticale della storia realizzato sull’ insegnamento della gnomonica kircheriana
divulgata per la prima volta da chi scrive dal 1994 ad oggi. Se è vero che per leggere l’ora
con facilità e velocità in tutti i momenti della giornata si fa riferimento al nostro orologio
da polso, è anche vero che per leggere una pagina della nostra storia e di quella dei nostri
avi, la meridiana è un libro insostituibile.
Spett.le Redazione,
Mi riferisco all’interessante articolo di L. Colombo “La meridiana di Acaz”, pubblicato nel n°
1 di Gnomonica, Roccasecca, Settembre 1998, che tratta sostanzialmente del prezioso
recupero di un orologio solare a rifrazione del 1547; viene anche detto che il medesimo
orologio è del tipo che permise al Profeta Isaia il miracolo di cui parla la Bibbia nel famoso
passo del libro “RE, 20 (secondo la moderna notazione), ecc. Un contenuto analogo lo avevo
trovato qualche anno fa nell’articolo di P.M. Sadler, “An ancient tile machine: The Dial of
Ahaz”, American Journal of Physics, (63), 3, Marzo 1995, dove si prende spunto dal
ritrovamento in USA di un altro orologio a rifrazione del 1578. Non si dice, però, in
entrambi, che dopo la scoperta dei rotoli di Qumràn (rotoli del Mar Morto) che ci hanno
dato parti della Bibbia in ebraico di oltre mille anni più antiche delle più antiche di cui si
disponeva e che hanno permesso di eliminare alcune corruzioni ed errori di traduzione,
l’orologio di Achaz non esiste più (non è mai esistito): il miracolo avvenne per la
retrocessione dell’ombra di 10 gradini di una scalinata del palazzo reale di Gerusalemme
(Vd. Japanese Biblical Institute, “The Dead Sea Scrolls”, preface of M. Burrows, Kodanska
Ltd, Tokio, 1979; S. Iwry, “The Qumràn Isaiah and the end of the Dial of Ahaz”, Bulletin
of the American School of Oriental Research, n° 147, Ottobre 1957). Quindi, per spiegare
il miracolo è inutile appoggiarsi ad orologi a rifrazione o di qualsiasi altro tipo. Ma a parte il
contenuto determinante dei rotoli di Qumràn, bisogna che gli sforzi fatti negli ultimi secoli
fino ad oggi per dare interpretazione non metafisica, diano spiegazioni plausibili, verosimili
e non banali. Di questo, tra l’altro, ho trattato nel lavoro: La retrogradazione dell’ombra,
Atti del VI° Seminario Nazionale di Gnomonica, 1994, scritto da me in collaborazione con
Nicola Severino.
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Edmondo Marianeschi, Terni
Gli istanti in cui venivano originariamente recitate le principali preghiere canoniche erano
legati a fenomeni naturali ben determinabili dal fedele come l'alba, il tramonto o da altri
istanti individuabili con buona approssimazione come la metà mattina e la metà pomeriggio.
Questi istanti, legati al moto diurno del Sole, sono gli stessi istanti che nelle ore
temporarie indicano l'inizio della ora 1', il termine della 12' (tramonto) e il termine delle
ore 6', 3' e 9'
In questo senso gli istanti delle preghiere canoniche coincidono con alcuni istanti delle ore
temporarie che furono quindi indicati con il termine di "ore canoniche".
In questo senso i Padri della Chiesa adottarono il "sistema delle ore ineguali per le ore
Canoniche"
Se indichiamo invece con il nome di "ore canoniche" gli intervalli di tempo che ritroviamo
nelle meridiane canoniche, queste ore sono sì ore ineguali ma non coincidono con quelle
temporarie. Una semplice e ovvia dimostrazione sta nel fatto che se così non fosse le m. ad
ore canoniche coinciderebbero come linee e forma con quelle ad ore temporarie e quindi
sarebbero da queste indistinguibili.
Nelle meridiane ad ore canoniche "classiche" 1 2 solo gli istanti del mezzogiorno, dell'alba
e del tramonto coincidono con gli istanti di inizio-fine di ore temporarie.
Gli istanti in cui l'ombra dello stilo orizzontale coincide con una delle linee inclinate di 45
gradi (indicanti la metà del mattino e del pomeriggio) non coincidono con quelli delle ore
temporarie 3 e 9' e quindi gli intervalli fra questi istanti (cioè la durata delle ore) sono
diversi : seguendo una meridiana ad ore canoniche la preghiera dell'ora Nona non veniva
quindi recitata nello stesso istante in cui una m. ad ore temporarie segnava la stessa ora.
In conclusione la suddivisione oraria presente nelle m. canoniche (cioè il sistema delle ore
canoniche) differisce da quello delle m. ad ore temporarie (e quindi dal sistema di ore
temporarie).
Ecco perché sono d'accordo con Rohr quando dice che non bisogna "confondere le ore
temporali …"
1
A proposito di meridiane ad ore canoniche non ho compreso l'affermazione "le meridiane canoniche che siano veramente tali "
: quale è il criterio per fare una classificazione ?
2
Mi permetto qui di riportare una immagine tratta dal pregevole libro di Mario Arnaldi "Orologi Solari a Taggia" a cui rimando
per diverse considerazioni in merito pag. 32-37
7
Dal punto di vista matematico l'angolo x che l'ombra di uno stilo, orizzontale e normale a
una parete verticale rivolta a Sud, forma con la linea verticale è dato da tang(x)=
tang(angolo orario)/cos(Latitudine) da cui si ricava, ad esempio, che in una data località
l'istante in cui l'ombra coincide con una linea a 45 gradi è sempre quello in tutti i giorni
dell'anno (in ore moderne) o cambia ogni giorno se misurato in ore temporarie.
Ad es.. con Latitudine = 45 gr. l'istante avviene alle 14h 21m (Tempo Vero Locale) e in ore
temporarie al termine delle ore temporarie 9h 17m (Inverno) e 7h 49m (Estate)
Al termine della 9' ora temporaria l'angolo formato dall'ombra vale 41.6, 54.7, 66.0 gr.
(Inverno, Primavera, Estate) Gianni Ferrari - Modena Ottobre 1998
Sulla base delle conoscenze storiche acquisite in merito fino ai nostri giorni, emerge il
seguente quadro:
1) Le informazioni relative al computo delle ore Canoniche in relazione agli orologi solari
dell’Alto e Basso medioevo sono pressoché inesistenti;
2) Ne segue che nessuno fino ad oggi ha avuto la possibilità di dimostrare sulla base di
valida documentazione il vero uso, scopi e significati delle meridiane che noi chiamiamo
“canoniche” e che si vedono ancora sulle facciate di alcune chiese dell’epoca.
3) Non si ha la possibilità di dimostrare che tali meridiane fossero davvero consultate dai
monaci per conoscere gli istanti delle preghiere o che le stesse meridiane non fossero solo
un caratteristico ornamento artistico con funzioni simboliche.
4) Sulla base dell’unica scorta documentale (sconosciuta a tutti se non attraverso i miei
scritti) che sono riuscito a reperire - l’opera di Marcello Francolini “De tempore horarum
canonicarum” del 1525 - è possibile dimostrare che almeno dal XV secolo in poi, ovvero da
quando l’orologio astronomico da campanile aveva trionfato nelle piazze di ogni città e da
quando la Chiesa adottò il sistema delle ore Italiche (ore eguali), il computo delle ore
Canoniche - che tradizionalmente era stato adottato sulla base delle ore Temporarie
dell’antico sistema temporario - era effettuato con molta precisione attraverso apposite
tavole astronomiche, spesso prese dal Regiomontano, da cui era possibile conoscere la
precisa relazione tra i principali sistemi orari: quello Astronomico, Italico e, appunto,
Temporario.
5) Ne segue che, almeno storicamente, è dimostrato che le ore Canoniche venivano
computate in quell’epoca sulla base della loro corrispondenza con il sistema delle ore
Temporarie antiche. Cioè era necessario conoscere in quale ora (o istante) del sistema
temporario doveva dirsi “Terza”, “Sesta”, “Nona”, ecc. e tale istante a quale ora coincideva
nei rispettivi sistemi Astronomico e quindi Italico.
6) Se questo tipo di computo era effettuato anche dai monaci dell’Alto medioevo, non è
dato sapere; ma sarei dell’opinione che in quei tempi difficilmente ci si affidava ad una
meridiana del genere per conoscere con precisione tali istanti.
7) Nell’Alto medioevo (e solo in Europa) pare non fosse ancora in uso il sistema delle ore
Italiche, sicchè sarebbe facile concludere che l’unico sistema cui riferire le ore Canoniche
fosse quello delle ore Temporarie, ma ciò è stato contestato dall’amico Ferrari.
8) Purtroppo, però, nessuno fino ad oggi - e neppure il Rohr - ha saputo spiegare il computo
delle ore Canoniche in relazione alle meridiane “canoniche” che io chiamo classiche quando
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recano alcuni simboli che contraddistinguono alcune linee orarie, o almeno ciò che dovrebbe
essere l’ora Canonica Terza, Sesta e Nona.
Sulla base di queste semplici considerazioni, cosa si può concludere? Che non sappiamo
niente di come veramente venivano computate le ore Canoniche nell’Alto medioevo; oppure
che esse venivano computate con tutte le approssimazioni possibili attraverso semplicissimi
orologi solari ricavati in un semicerchio suddiviso in 12 parti uguali o giù di lì; ma queste
linee non sono, giustamente, linee orarie temporarie corrette, perciò essi leggevano ore
canoniche sbagliate! Oppure tali linee costituivano un nuovo ed indipendente sistema orario
di cui nessuno sa dire nulla e di cui nessuno ha mai parlato! O forse tali orologi erano solo un
caratteristico arredo delle chiese. C’è chi ha detto che i monaci erano così assuefatti dai
soliti quotidiani gesti che non avevano bisogno di nessun orologio per scandire con
precisione la loro giornata: e se avesse ragione? Senza dimenticare chi ha asserito che i
principali uffici religiosi erano quelli notturni in cui le meridiane non servivano a nulla. E se
la necessità di conoscere con precisione a che ora Italica si debba dire “Terza Canonica”
dell’antico sistema Temporario fosse una novità solo del XV secolo?
Dopo tutto ciò, perchè prendere per buone le frasi di Rohr che non ha né aggiunto né
sottratto nulla alla conoscenza di questo specifico argomento?
Da queste incertezze ne ricavo che l’unica certezza - almeno storica - è il testo di
Francolini che almeno mi fa vedere nella pratica come venivano computate le ore Canoniche
negli orologi del 1500 e se lui computa - seguendo la tradizione - le ore Canoniche sulla base
del sistema ad ore Temporarie (voglio dire adottando direttamente le ore Temporarie e
distinguendo alcuni tratti di queste come istanti in cui recitare le ore Canoniche), devo
riconfermare i miei dubbi sulla correttezza della frase dell’amico Gianni “il sistema delle
ore canoniche differisce dal sistema delle ore temporarie”.
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Se poi vuole inserirsi nel discorso anche qualcun altro, ben venga. Magari ci desse un
lume definitivo sulla faccenda. Nell'ultimo Seminario io ero andato intorno ponendo il
problema, senza molta fortuna: avevo trovato due soli interlocutori, Mario Arnaldi e Nicola
Severino; ora lo lancio a tutti:
Premessa: Apianus afferma in ben due suoi lavori (io l'ho letto nel trattato sull'
Horoscopio-1533-, e Rohr su un altro testo) che "tuttavia, in questo nostro Secolo, i più
intendono al posto delle ore ineguali o planetarie, le ore giudee; e ciò è male, perchè
queste sono sempre uguali fra di loro, qualsiasi sia la lunghezza o la brevità del giorno o
della notte." invitando a leggere sull'argomento Ermete Trismegisto, Niceforo, Messalla ed
Ermanno. Egli si dilunga nella spiegazione, per cui non vi sono dubbi sul suo modo di vedere:
"perchè la prima e la 12a in alcune regioni e per certi periodi sono lunghe il doppio della 6a
e della 7a. Al contrario, per qualche giorno, queste ultime superano quelle della stessa
quantità... "
Problema e domanda: date queste premesse, esiste forse un altro "sistema orario"
qualcosa come un sistema semisegreto degli astrologi, che si è perso nella memoria degli
gnomonisti? E se sì, ci sono dei testi che lo confermano e lo espongono, oltre Apianus?
Argomenti contro le mie idee: guarda che Apianus ha preso un granchio, probabilmente
facendosi fuorviare da qualche esoterista locale; lui era un tipo modesto, un poco
piagnucoloso, che cercava di non dare contro a nessuno; e poi, nessuno dei maggiori (Clavius,
Kircher) ne ha mai accennato; anche Ermete Niceforo eccetera, citati da lui, possono
essere interperetati in mille modi diversi; quattro modi di dividere il giorno (ore francesi
italiche babilonesi e antiche), più quegli orologi abbastanza rudimentali dei monaci bastano
e avanzano, rendono già da soli la vita abbastanza complicata, lascia perdere. Nun è cosa.
Argomenti pro: solo uno o due, ma tali da far pensare.
Circa 1250: manoscritto di Robert Anglés, illustrante un quadrante "universale", detto
quadrante nuovo. Se uno fa appena attenzione, vede che la suddivisione oraria solstiziale
data da questo quadrante è esattamente quella descritta da Apianus. (Lo confermano alcuni
articoli della Dott. Archinard, conservatore del Museo della Scienza di Ginevra).
Quello che è più convincente, però, è un altro argomento, che si sovrappone: se si prende un
qualsiasi astrolabio precedente il 500, per mezzo di esso si possono trovare con buona
precisione le ore "giudee", limitatamente alla latitudine per cui è costruito il timpano (gli
astrolabi hanno sovente 7 timpani, per adattarsi a varie latitudini. Notiamo che nessuno di
essi ha i dati per trovare le ore eguali; solo dopo il 500 si affaccia tale problema) perchè
allora quasi tutti questi strumenti hanno sul retro della madre il quadrante di Robert ? che
utilità avrebbe un quadrante che dà l'ora sbagliata sul retro di uno strumento che dà l'ora
esatta? E' ragionevole pensare che il quadrante sul retro serva per fare gli oroscopi,
mentre la facies serve per trovare l'ora esatta? (Ermanno semplifica ulteriormente perchè
non conosce ancora il quadrante di Robert, ma lasciamolo perdere, per non aggiungere altra
carne al fuoco).
Ancora : 1270 - Manoscritto di Profacio Ebreo noto astrologo, completato da lui stesso nel
1302, illustrante il quadrante d'Israele, astrolabio valido per molte latitudini, da lui
inventato per non trascinarsi dietro molti timpani: egli illustra due modi per trovare le ore
ineguali, uno con il quadrante di Robert, ed un secondo, con metodi trigonometrici
abbastanza raffinati, metodi entrambi coincidenti con le idee di Apianus.
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Che cosa pensare?
Non arrivo a dare torto a Severino; probabilmente
parliamo di due argomenti diversi; probabilmente il
sistema orario "planetario" attraverso gli arabi si è
arricchito di questo modo nuovo e molto "metafisico" di
suddividere le ore del giorno e della notte, mentre in
origine (che, secondo l'Astronomo Schiaparelli,
risalgono ad una mescolanza di credenze egiziane e
siriache contaminate dalla cultura greca fra il 200 AC e
l'inizio dell'era cristiana) non si faceva distinzione fra il
sistema orario di uso comune all'epoca nell'area
mediterranea, e le speculazioni degli astrologi.
Il problema è aperto, e se qualcuno lo risolve, è benvenuto.
Resta una piccola considerazione: i nomi dei giorni della settimana derivano da questa
contaminazione fra orologio e astrologia, e risalgono molto probabilmente ad epoca
precristiana. I Romani temevano il sabato, giorno di Saturno, pianeta che porta male.
Meditate, gente, meditate.
Alessandro Gunella, Biella, Halloween 1998
Bene. Se qualche sistema di computo per la misura del tempo sia stato occultato o perso nei
bui meandri del medioevo o tra lo splendore rinascimentale, non è dato sapere (come –
credo – nessuna sappia). Se qualcosa è stato dimenticato che ben ritorni tra i suoi fidi
posteri. Ciò che mi sembra strano però è che nessuno dei “grandi” dell’epoca cui si fa
riferimento, abbia mai parlato di questo oscuro sistema, per cui non mi resta da pensare
che il quadrante di Roberto e qualche altra cosa che gli somiglia siano rarità che non
possono bastare a testimoniare una mancanza così importante nella storia della Gnomonica.
D’altra parte perché una simil cosa sarebbe dovuta sfuggire a tanti autori?
Per quanto riguarda la mia tesi sul significato delle ore Planetarie, lascio la parola
direttamente agli amici che proprio in quel tempo andavano delineando nella letteraruta
gnomonica i diversi significati di questi termini, sperando – una volta per tutte – che se il
lettore non vuole credere a me, riponga almeno un briciolo di fiducia in chi queste cose le
ha vissute di persona in quei tempi:
“Hore ineguali o vero planetarie sono la duodecima parte del giorno artificiale, o della
notte, perché gl’antichi Romani, et gli Hebrei dividevano il giorno per lungo, o breve, che
egli fosse sempre in 12 parti, tal che di state l’hore erano grandi, et d’inverno piccole….Ma
Planetarie sono chiamate, perché in ciascuna di dette hore predomina, et signoreggia un
Pianeta, et di qui hanno preso il nome i giorni della Settimana…”
Trattato dell’uso della Sfera di Egnatio Danti, Firenze 1573, pag. 18
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“…Dichiariamo per qual cagione queste dodici hore (ineguali), che dividono qual si voglia
giorno artificiale…si domandino hore Planetarie. Per la qual cosa habbiamo da sapere, che
da quei primi osservatori dell’Astrologia Giudicativa fu osservato o creduto di
conoscere…che venivano li pianeti ad haversi in modo…che secondo l’ordine che hanno li lor
Orbi in Circolo, succedono nel dominio di queste hore l’uno all’altro…(…)…dunque che alli
tredici di Giugno, l’hora Planetaria, overo inequale, importi in Venetia una hora equale, et un
terzo più…”
La sfera del mondo, Alessandro Piccolomini, Venetia 1595, Cap. XVI, pag. 173
“…A cada qual destas horas de planetas, davan los antiguos su planeta: y de alli son nacidos
los nombres delos dias dela semana: de la observacion delos Ethnicos gentiles. Si comiencas
de la Luna distribuyendo los planetas …Facil cosa sera cada qual, hallada la hora desigual,
ver que planeta tiene dominio en ella…”
Libro dela Cosmographia, Pedro Apiano (Apianus), Basilea, 1548 – Anillo astronomico de
Gemma Frisio foglio 65 retto e verso
DALLE RIVISTE
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offrendo anche combinazioni singolari di orologi orizzontali con gnomone fisso con
tracciato analemmatico.
Spreadsheet Sundial design, H. Sassenburg. L’autore ha preparato un foglio di calcolo che
gira sotto Microsoft Excel. Calcola tutto l’essenziale per costruire un orologio solare
(declinazione ed equazione del tempo con approssimazione di pochi secondi, angoli orari,
coordinate X,Y,Z, correzioni in latitudini e rotazione da 0 a 90° di latitudine, correzionin in
declinazioni est o ovest del piano usando la rotazione dell’asse z, correzione per
l’inclinazione del piano, calcolo dei punti d’ombra x, y. L’autore sarà felice di fornirne una
copia agli interessati per posta ordinaria o e-mail.
The Excellent Greek sundial of Leyden, J. Kragten. L’autore dimostra che le misurazioni
effettuate da Sharon Gibbs nel suo famoso volume Greek and Roman sundials, edito nel
1976, sugli orologi solari ad emicicli del tipo conico, sono sbagliate. Per esporre il suo
metodo, l’autore prende in esame l’orologio conico di Leyden per il quale calcola le nuove e
giuste misure e conclude che il suo costruttore era un professionista molto bravo nella
gnomonica. (N.S.)
Nelle corso delle manifestazioni per l’inaugurazione del Palazzo Cominelli, a Cisano di
S.Felice del Benaco (BS), in data 2 ottobre ‘98 lo gnomonista Lucio Maria Morra ha tenuto
un “Incontro libero” sull’argomento “Le Meridiane”. Nel periodo dal 27 settembre al 25
ottobre 1998 sono state esposte diverse gigantografie di Davide Dutto, che sono le
illustrazioni contenute nel libro dello stesso Morra “Meridiane - Segnali di tempo”. Il
pubblico gardesano o turista forestiero, non esperto di gnomonica, ha plaudito alla
simpaticissima dissertazione sull’arte di costruzione degli orologi solari, di cui il relatore é
fra i realizzatori più quotati in Italia. Garbato e convincente, Lucio Maria ha saputo
accostare alla meridiana l’estensione del cielo illuminato dal sole, paragonandolo allo spazio
infinito del cosmo, un simbolo benefico e pacificante che ci connette, seppur
inconsciamente, ai suoi ritmi sublimi.
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Il 27/30 agosto 98 a Carpineti (RE), in occasione della fiera di S.Vitale è stata inaugurata
la mostra: Il Tempo del Sole, rassegna fotografica di 30 meridiane di Carpineti e dintorni
curata dalla prof. Diva Valli.
Due nuove meridiane sono state restaurate in provincia di Modena: a Sassuolo sulla facciata
della Chiesa di S.Francesco, ex Cappella Palatina dei duchi Estensi e a Bomporto, villa
Cavazza Corte della Quadra. Entrambi gli orologi sono stati restaurati con la collaborazione
tecnica di Renzo Righi.
Il 12 Settembre la prof.ssa Nicoletta Lanciano, dell’Università La Sapienza di Roma, ha
presenziato come chairman alla sessione di storia dell’astronomia e gnomonica durante il
congresso nazionale dell’Unione Astrofili Italiani tenutosi a Sessa Aurunca (CE).
Nell’occasione, la stessa Lanciano ha parlato dell’uscita in Italia del primo bollettino di
gnomonica invitando i presenti a divulgare la notizia nei propri ambienti ed a partecipare
attivamente.
MERIDIANE INCLINATE
Riccardo Anselmi, S. Vincent (Aosta)
L'autore espone un metodo personale per la realizzazione delle meridiane inclinate: equivalenza tra
meridiane inclinate e meridiane verticali, applicazione del metodo proiettivo al calcolo delle meridiane
inclinate.
Su di un sistema xyz di coordinate cartesiane monometriche di origine O e unità u (figura 1 e 1 bis), sia Π
un piano (quadrante) inclinato di in° dal piano verticale, ZO la linea meridiana sul piano verticale x = 0,
XO la linea meridiana sul piano orizzontale z = 0, ZX la linea meridiana sul piano Π , ∆ ϕ l’angolo tra la
linea meridiana verticale e quella inclinata. Appare evidente che ∆ ϕ rappresenta la differenza tra la
latitudine ϕ e nϕ ϕ latitudine alla quale Π risulta verticale e il piano OHY orizzontale; sia d la declinazione
(positiva verso est e negativa verso ovest) di Π alla latitudine ϕ , nd la declinazione di Π alla latitudine nϕ ϕ
e ρ l’angolo tra HY e XY.
Alcune semplici considerazioni di carattere trigonometrico ci consentono di ricavare le seguenti formule:
tg(∆∆ ϕ ) = tg(in) / cos(d), nϕ
ϕ = ϕ + ∆ ϕ , tg(nd) = tg(d)*cos(∆ ∆ ϕ ), tg(ρ
ρ ) = sen(nd)* tg(∆
∆ ϕ ). Inoltre si ricorda
la formula che permette di calcolare l’elevazione dello stilo ε delle meridiane verticali: senε ε =
cosnϕ ϕ *cosnd e quella per calcolare la distanza sustilare σ ’: senσ
σ ’ = tgεε *tgnd.
Pertanto è sufficiente trasformare la latitudine e la declinazione del quadrante inclinato, utilizzando le
formule precedenti, per ottenere la latitudine e la declinazione di un quadrante verticale equivalente che
comunque dovrà essere ruotato di ρ °.
17
Vediamo alcuni esempi :
ϕ = 42 ϕ = 73.566
nϕ ϕ = 47 nϕϕ = 72.77 ϕ = 37 ϕ = 71.881
nϕ
d = 20 nd =17.23 d = -15 nd = -13.56 d = 70 nd = -41.64
in = 30 ρ =10.314 in = 25 ρ = -6.46 in = 45 ρ = 242.763
ε = ε = ε = ε = ε =- ε =13.43851
15.67641 15.67641 16.73561 16.73561 13.43851
σ = 15.3069 σ ’ = 4.9929 σ =-10.6215 σ ’ =-4.1609 σ = 50.4976 σ’ = -
12.266
Il primo caso riguarda la costruzione di un orologio alla latitudine di 42°, declinante di 20° verso
est ed inclinato di 30°. Si calcola un orologio per la latitudine di 73.566° che presenta una declinazione
verso est di 17.23°. Ottenuto il quadrante lo si deve fare ruotare in senso orario di 10.314°. La linea
dell’orizzonte naturalmente non è più la stessa, né passa per il piede della meridiana ma è posizionata
orizzontalmente sul piano inclinato allo stesso livello della punta dello stilo.
Nel secondo esempio per ottenere un quadrante declinante verso ovest di 15°, inclinato di 25°alla
latitudine di 47°si deve calcolare un orologio verticale per la latitudine di 72.77°, declinante verso ovest
di 13.56°al quale si dovrà imporre una rotazione antioraria di 6.46°.
Nel terzo caso si osserva che un orologio situato a 37° di latitudine, declinante ad est di 70° ed
inclinato di 45° equivale ad un orologio posto alla latitudine di 71.88°, declinante verso ovest di 41.64°
che dovrà essere ruotato in senso orario di 242.76°.
Si presenta anche l’inversione delle ore poiché il quadrante viene capovolto e lo stilo puntato verso l’alto.
Nell’applicare le formule dianzi segnalate si dovrà comunque ricordare che
18
Si prenda ora ni considerazione la figura 2 dove è rappresentata una meridiana verticale, equivalente ad
una meridiana inclinata. Il quadrante dovrà essere però sottoposto alla rotazione ρ per soddisfare alle
condizioni prima stabilite.
Se si osserva la figura 3, a rotazione avvenuta, si nota che è possibile trovare, alcuni valori che ci
consentono di determinare direttamente l’orologio inclinato senza ricorrere alla rotazione.
Infatti, la nuova latitudine Φ viene ricavata dalla formula sen( Φ ) = cos(ε ε )*cos(σσ ’ + ρ ), poi, dalla formula
sen(D) = tg(σ σ ’ + ρ )*tg(ΦΦ ) si ottiene la nuova declinazione D.
Infine resta da stabilire la correzione in longitudine che deve essere introdotta per completare la
trasformazione di un orologio inclinato declinante nell’orologio verticale declinante equivalente.
Dalle figure 2 e 3 si ricavano le due formule : tg(µ µ ) = tg(σ
σ ’) / sen( ε ) che fornisce µ e tg(µµ + ρ 1 ) = tg(σ
σ’ +
ρ ) / sen( ε ) da cui si ottiene ρ 1. ZM è la linea meridiana che risulta distanziata di ρ ° da ZM1 linea
verticale di massima pendenza.
ϕ = 45 nϕ = 68.382 Φ = ϕ = 20 nϕ = Φ =
55.32531 41.17283 38.56523
st = 0.4 m st = 0.4 m st = 0.4 m st = 0.2 m st = 0.2m st = 0.2m
d = 45 nd = D = d = -20 nd = - D = -
42.54815 61.50562 18.74724 24.27035
in = 17 in = 0 in = 0 in = 20 in = 0 in = 0
λ = 15 λ = 15 Λ = - λ = 15 λ = 15 Λ =
6.308479 23.60417
σ = σ’ = σ = σ = - σ’ = - σ = -
31.29877 15.00134 31.29877 27.27317 20.17721 27.27317
ε = 15.74845 ε = 15.74845 ε = 15.74845 ε = 45.46251 ε = 45.46251 ε = 45.46251
ρ1 = ρ1 = ρ1 = ρ1 = - ρ1 = - ρ1 = -
21.30849 21.30849 21.30849 8.604169 8.604169 8.604169
ρ=0 ρ = ρ=0 ρ=0 ρ = - ρ=0
16.29743 7.095971
19
µ = µ = µ = µ = - µ = - µ = -
44.63459 44.63459 44.63459 27.27317 27.27317 27.27317
Ritorniamo sul primo riquadro e esaminiamo il caso in cui quadrante finale ha un’inclinazione tale da
invertire la rotazione delle ore così come accade in un quadrante orizzontale (rispetto a uno verticale) o in
un quadrante verticale con declinazione
superiore a 90° (o < -90°).
I valori di Φ e D sono, rispettivamente,
la nuova latitudine e la nuova
declinazione del quadrante verticale
equivalente al quadrante inclinato di
latitudine ϕ = 37°, declinazione d = 70°
ed inclinazione in = 45°. La divisione
ore, riferita al cerchio di raggio st*tgεε,
inizia dalla linea del mezzogiorno ZM,
determinata dall’angolo µ con la
sustilare.
20
ϕ = 37 nϕ = 71.88172 Φ = 38.22078
st = .8 m st = .8 m st = .8 m
d = 70 nd = -41.64114 D = 107.2064
in = 45 in = 0 in = 0
λ = 15 λ = 15 Λ = 137.2457
σ = 50.49763 σ = -12.26605 σ = 50.49763
ε = -13.43851 ε = 13.43851 ε = -13.43851
ρ’ = -122.2457 ρ’ = 122.2457 ρ’ = -122.2457
ρ =0 ρ = -117.2363 ρ = 242.7637 ρ =0
µ = 43.09171 µ = -43.09171 µ = 43.09171
hs = 9h 7’ 38” hs = 9.127219 hs = 9.127219
L’aspetto del quadrante, ottenuto al computer, è quello rappresentato nella figura 4, utilizzando i dati Φ ,
D e µ oppure Λ , quello della figura 5, risultato dell’applicazione del metodo proiettivo, e quello della
figura 6 che andrà ovviamente ruotato o in senso orario di 242.7637° o in senso antiorario di 117.2363°.
Pur essendo positivo µ va preso con rotazione antioraria sul cerchio che determina la suddivisione ore,
contrariamente a quanto avviene nei precedenti quadranti dove per µ > 0 si effettua la misurazione
dell’angolo in senso orario e per µ < 0 con rotazione antioraria. Questa apparente contraddizione dipende
dalla natura delle cose. Nel caso in oggetto, l’ombra dello stilo ruota in senso orario mentre nei 2 casi
antecedenti in senso antiorario.
Sono state indicate le variazioni da apportare ai valori di nϕ ϕ , nd e ρ quando la nuova latitudine supera i
90°. Anche alle formule che forniscono i valori di Φ e D sono necessarie alcune modifiche : infatti, al
valore di D, bisogna sostituire il valore di 180 - D, che soddisfa (come D) sia l’equazione senD = tg(σ σ’ +
ρ )*tgϕϕ che l’equazione senε ε = cos Φ *cosD in cui senε ε risulta < 0 solo per 180 - D : ed al valore di -D,
bisogna sostituire il valore di D - 180, che soddisfa (come -D) sia l’equazione senD = tg(σ σ ’ + ρ )*tgϕ
ϕ che
l’equazione senε ε = cos Φ *cosD in cui senε ε risulta < 0 solo per D - 180. L’elevazione dello stilo,
contrassegnata dalla lettera greca ε , diventa negativa quando la punta dello stilo è rivolta verso il polo
nord celeste.
I metodi proposti sono validi per il sistema orario astronomico, per le linee diurne ma non si applicano
alla linea dell’orizzonte ed ai sistemi orari ad essa collegati. In questo caso, si traccerà la linea orizzontale
partendo dal punto d’incontro dell’equinoziale con la linea oraria delle 6.
21
Meridiane inclinate calcolate con il metodo proiettivo
Scopo di questa seconda parte del presente articolo è quello di preparare un algoritmo da inserire in un
programma atto alla realizzazione di un quadrante inclinato declinante che operi sia attraverso la grafica,
sia fornendo una serie di dati indispensabili, tra cui le coordinate cartesiane delle varie linee, per tracciare
il quadrante con riga e compasso.
E’ stato scelto il metodo proiettivo perché, oltre ad essere un’interessante alternativa alle vie solitamente
usate, è diretto ed immediato, per lo meno nella parte grafica.
Dato che è stato espressamente studiato per il computer, alcuni passaggi che avrebbero condotto a lunghe
e noiose formule, sono stati evitati inglobando parte delle stesse entro variabili più semplici da trattare,
ma egualmente efficaci. Il metodo proiettivo presenta talvolta un piccolo difetto che però non pregiudica
il risultato. Dato che l’algoritmo che sviluppa le varie funzioni non opera tra - ∞ e + ∞ , la parte grafica
potrebbe presentare una zona d’ombra, nella quale risulta mancante una piccola parte dell’immagine.
Il problema viene risolto ricorrendo alla geometria analitica tridimensionale e a quella bidimensionale ; le
linee orarie, l’equinoziale e le curve dei solstizi o altre linee diurne, appartenenti alla meridiana
generatrice che si trova sul piano Π di equazione y = 0, sono definite dalla funzione generica z1 = f(a),
che rappresenta le equazioni bidimensionali delle suddette linee, i cui punti vengono proiettati dalla punta
N dello stilo st sopra il piano schermo Σ .
22
Il centro C del quadrante è pure posizionato nell’origine delle coordinate (figura 7) che viene così
indicato.
Il piano x = 0, su cui giace lo stilo st che termina nel punto N ( 0, st cos ϕ,− st sen ϕ ) rappresenta il piano
meridiano (figura 8).
La meridiana è rivolta esattamente a sud.
1
L’equazione della generica retta oraria è z = m*x, dove m = − e ho è la variabile che assume
tanh o cosϕ
valori da -90° a + 90° con intervalli di 15° se indica le ore, con intervalli di 7.5° se indica le mezze ore
ecc., quella dell’equinoziale è z = -cm.
23
L’equazione generale della conica, di cui ometto la dimostrazione, è la seguente :
− s ± s − 4 (u + tx )
2 2
2 ⋅ st ⋅ cos ϕ 1 st 2
z= − cm dove s = − ; t= ; u= ; nt = cos 2 ϕ − kt ⋅ sen 2 ϕ
tan ϕ ⋅ nt tan ϕ ⋅ nt
2
2 nt
1
e kt = .
tan 2 δ
Affinché il piano Σ mantenga costante l’inclinazione al variare della declinazione, deve essere tangente al
cono Ω che ha il vertice in C e la cui equazione è x 2 + y 2 = tan 2 in ⋅ z 2 . L’equazione di Σ risulta essere
tan in
y = tan δ ⋅ x − z . Bisogna unire P1 con N e trovare le coordinate (xyz) di P2, punto di Σ , per
cosδ
trasformarle, successivamente, nelle coordinate xp, yp che caratterizzano il sistema di assi cartesiani
bidimensionale di Σ . Gli assi coordinati di Σ sono la retta di equazioni z = 0 e y = tand*x per le ascisse e
per le ordinate la generatrice tangente al piano.
Detta z1 = f(a) l’equazione della funzione scelta tra le 3 dianzi indicate le equazioni della retta P1,P2,N
y − st cosϕ z + st sen ϕ
sono le seguenti : x = − a ; (1) x = a ; (2)
st cosϕ f ( a) + st sen ϕ
st cosϕ − y z + st sen ϕ
da cui eliminando la x si ha : = ; (3)
st cosϕ f ( a ) + st sen ϕ
facendo sistema tra la (3) e l’equazione di Σ dove la variabile x è stata sostituita dalla (1) si ottiene, dopo
alcuni passaggi, il seguente algoritmo, corredato dal loop delle linee orarie e da quello della composizione
per punti di tutte le funzioni, che incorpora diversi polinomi e propone la routine grafica in Quick Basic,
ma facilmente adattabile al Visual Basic, delle varie funzioni :
Il piano Σ forma con l’asse delle y l’angolo ψ che normalmente, in valore assoluto, è maggiore di
ϕ . Se accade che ψ diventa minore di ϕ lo stilo si posiziona nella parte al di sotto di Σ . In questo caso
bisogna sostituire lo stilo st con lo stilo -st il cui vertice N ha le coordinate( 0,−st cos ϕ, st sen ϕ) . Il
quadrante, quindi, si presenta con lo stilo rivolto verso l’alto e un’elevazione dello stilo negativa. In
condizioni normali, quando -90<d<90, risulta cosd/tanin > tanϕ ϕ ovvero cosd > tanϕ ϕ*tanin. Se accade
che cosd < tanϕ ϕ*tanin bisogna porre st = -st.
Il valore dell’ortostilo gn viene dedotto calcolando la distanza D tra N e Σ con la formula della
distanza tra un punto e un piano indicata sulla figura 2 dalla quale si ottiene gn = st*(cosin*cosd*cos ϕ -
senϕϕ*senin) e da cui segue senε ε = cosin*cosd*cos ϕ - senϕ ϕ*senin valore che si poteva comunque trovare
nel modo indicato nella prima parte dell’articolo dove sono stati trattati altri aspetti dei quadranti inclinati
declinanti tra i quali è pure indicata la via per calcolare la distanza sustilare σ .
25
26
LA SOFISTICATA MERIDIANA DIGITALE
Giacomo Agnelli, Brescia
Anche per gli Gnomonisti - coloro che costruiscono le meridiane - potrebbe essere una
notizia nuova, poiché, seppure siano stati fatti degli esperimenti in Usa fin dal 1981, é
comparsa solo recentemente sulla stampa specializzata, in lingua inglese e tedesca.
Infatti, su Compendium, Volume 2 n.3, Dr. Robert L. Kellogg "A True Digital Sundial" ,
september 1995, pp 4-10 c’è un ampio resoconto delle sperimentazioni americane, fatte da
ricercatori appassionati e le cui dimostrazioni sono state presentate nel ’95 all’annuale
Congresso della North American Sundial Society.
27
del convento di S. Giuseppe) e, mediante il suono di campana, ci si regolava a registrare in
modo uniforme tutte le torri cittadine.
Il principio delle due finestrelle, che in qualche modo consentono il passaggio dei raggi
solari soltanto in un determinato istante, sta sempre alla base del Momento informativo, il
quale poi verrà utilizzato nei modi più diversi per renderlo evidenziabile!
Nelle applicazioni elettroniche, Digitale è sinonimo di numerico (dall’inglese "digit" nel
significato di cifra) attualmente molto di moda… ma qui non si tratta affatto di
applicazione elettronica, ma del solo utilizzo dei raggi del sole per illuminare un sistema che
metta in evidenza dei numeri che rappresentano l’ora: nella fattispecie, si rende visibile la
cifra che indica l’orario mediante i successivi passaggi da coppie di finestrelle che sono
angolarmente predisposte in modo che, a turno, ciascuna di esse risulti allineata con il
passaggio del sole (quindi non soltanto al mezzogiorno), cosicché ne sarà possibile
l’individuazione, come mostrato in figura.
Il sistema è siglato C.P.D. (Compound Polar Dial) e consente di evidenziare – ovviamente
con la presenza del sole – un massimo di 16 ore giornaliere, alle nostre latitudini, con
28
indicazioni di 10 minuti in 10 minuti, esempio 11:30, 11:40, 11:50 e così via, ma può anche
essere utilizzato un Display con cifre romane, ebree, sanscrito ed arabo (originale).
Per quanto attiene il confronto fra l’ora del sole e quella degli orologi meccanici - che in
alcune meridiane alla francese si ottiene mediante l’Equazione del tempo - il Cpd originale di
per sé non è in grado di provvedere, ma la necessaria compensazione può avvenire ruotando
avanti o indietro, della opportuna angolazione, il supporto che contiene gli elementi
riceventi. Stessa cosa, come è necessario fare per ubicare con precisione tale supporto in
base alla Latitudine e Longitudine del luogo.
Ma la fantasia creativa dello Gnomonista è sempre stata imprevedibile. Recentemente,
sulla stampa tedesca è apparso un articolo (Digitale Sonnenuhr) che fa riferimento a
quanto sopra descritto ed annuncia un ulteriore passo in avanti. Il sistema è praticamente
un perfezionamento del Cpd e si avvale della rifrazione della luce allorquando un raggio
passa attraverso mezzi che hanno differenti indici di rifrazione. Per la comprensione
schematica dell’applicazione, anche qui si rimanda il lettore alla figura riportata.
Quale applicazione pratica può avere un simile sistema, quando esistono metodi
grandemente più pratici ed economici? La risposta va cercata soltanto nel campo della
ricerca pura, laddove la molla che fa scattare il desiderio di fare non è sollecitata per nulla
dall’interesse economico ma dal piacere, molto più appagante per taluni, di sperimentare
qualcosa di nuovo!
29
30
ANCORA SULLE ORE CANONICHE, TEMPORARIE E
PLANETARIE
Nicola Severino, Roccasecca (FR)
Riflettendo per l’ennesima volta sul significato ed il confronto delle ore Canoniche con il
similare sistema delle ore Temporarie e Planetarie, ho pensato che spendere ancora
qualche parola su un argomento non troppo chiaro per tutti gli appassionati di orologi solari
possa ritornare in qualche modo utile, se non altro per stimolare ulteriori approfondimenti
sul tema.
In altre occasioni ho avuto modo di dire che le ore Canoniche sono, nella pratica della
misurazione del tempo, esattamente uguali alle ore Temporarie antiche adottate da S.
Benedetto nel VI secolo. Sulla storia delle ore Canoniche rimando il lettore al mio articolo
Le meridiane canoniche e il computo delle ore Canoniche dei monaci del medioevo,
pubblicato in Rivista Cistercense, 14, 1997, pp. 41-71, dell’Abbazia di Casamari. Solamente
prendo in prestito dal suddetto lavoro la seguente definizione:
“Le meridiane canoniche sono dei semplici segnatempo solari adatti sostanzialmente ad
indicare le ore temporarie, come in uso anticamente; utilizzando la stessa suddivisione
oraria, e contrassegnando alcune linee con dei simboli, esse venivano adattate alle esigenze
della vita religiosa: conoscere, attraverso l’ombra del sole proiettata dallo gnomone, i
momenti delle principali azioni liturgiche, in particolare le ore dette minori, cioè Terza,
Sesta e Nona e, con la retta alba-tramonto, la Prima e i Vespri”.
Una particolarità che è bene ricordare, invece, che è propria praticamente di tutte le
meridiane canoniche del medioevo, riguarda la loro semplicissima pratica costruttiva;
ovvero il fin troppo semplice modo di realizzarle (non si può neanche parlare di
progettazione). Le meridiane ad ore temporarie venivano costruite già dal IX secolo dagli
astronomi arabi, ma con requisiti tecnici e matematici che l’Occidente Cristiano conobbe
31
solo con l’Illuminismo! L’appassionato di gnomonica non ha difficoltà nel riconoscere le
meridiane arabe ad ore temporarie fatte attorno all’anno Mille non come semplici
semicerchi suddivisi in 4 in 6 o in 12 spazi uguali, ma con un tracciato orario perfetto
ottenuto con il calcolo.
Forse è per questo che nei monasteri dell’Alto e Basso medioevo le meridiane canoniche
(quindi temporarie) furono sempre e solo dei semplici semicerchi suddivisi in spazi uguali
con le linee orarie convergenti verso il centro, mentre bisognerà attendere il pieno
Rinascimento per vedere qualche meridiana temporaria murale progettata secondo i canoni
classici della gnomonica (in cui le linee orarie non possono convergere verso il centro orario
perché non sono archi di cerchio massimi passanti per il Polo).
Tutto ciò, per sottolineare che molte volte gli studiosi perdono la testa nel cercare di
giustificare, con astrusi calcoli matematici, questa o quella linea oraria su tali semplici ed
approssimative meridiane canoniche, senza tenere in conto che in quel tempo non si badava
al minuto di precisione e che tali meridiane, così concepite, erano già sbagliate in partenza,
nella teoria e nella pratica. Ma erano facili a farsi per mano di chiunque ed utili per lo scopo
cui venivano utilizzate. Dal 1300 in poi, l’orologio meccanico cominciò a farsi strada e a
pretendere un posto di maggior rilievo nella misurazione del tempo. Così, all’inizio della
Rinascenza, quando la meridiana Canonica medievale era ormai solo un vago ricordo, gli
Uffici Religiosi venivano computati per mezzo dell’orologio meccanico astronomico, od
Italico. Ma siccome la tradizione delle Ore Canoniche si riferiva sempre all’antico sistema
delle ore Temporarie, fu necessario dotarsi di apposite tavole, calcolate in base a tavole
astronomiche. E’ questo il motivo principale per cui non fu più necessario costruire
meridiane canoniche oltre il XIII -XIV secolo.
La necessità di calcolare con sufficiente precisione i momenti delle ore Canoniche, rispetto
al sistema Italico, Babilonico ed Astronomico, più comunemente in uso, si fa sentire
maggiormente nei secoli XV e XVI, quando furono pubblicati alcuni volumi che rendevano
chiaro anche l’uso pratico delle tavole suddette, come nel caso di Marcello Francolini , De
tempore horarum canonicarum tractatus, pubblicato in Roma nel 1545. Da questo testo ho
tratto due figure che rappresentano con la maggiore chiarezza possibile la corrispondenza
tra i tre sistemi orari principali: Italico, Astronomico, Temporario e Canonico.
Si badi bene, non vi è differenza sostanziale tra Temporario e Canonico, anche se qui ho
usato la congiunzione “e”. Ed è questo un punto importante che andremo subito a vedere.
32
Le due figure si riferiscono, la prima al Fig. 1 Disegno di Francolini valido per gli equinozi
tempo degli equinozi, quando tutti e tre i
sistemi orari si equivalgono e la seconda al
tempo dei solstizi. Prendiamo in esame
solo la parte inferiore dell’intero cerchiò,
cioè il semicerchio inferiore che potrebbe
rappresentare una classica meridiana
canonica medievale. Ai lati intanto si
leggono i riferimenti ai punti cardinali. Si
ha, a destra di chi guarda, l’Ortus ad
indicare l’Est, quindi l’Occasus (Ovest),
Medianox (Nord), Meridies (Sud). Inoltre,
la parte inferiore è quella del giorno-luce
(Dies) e quella superiore riguarda lo spazio
notturno, compreso il crepuscolo serale e
mattutino (c.v., c.m.). Come si vede, la
notte è suddivisa in quattro Vigilie, come
in uso anticamente, oppure in tre Fig. 2 Disegno di Francolini valido per gli equinozi
Notturni e le Lodi. Il cerchio più esterno
indica il sistema orario Italico e comincia
con la 12 vero l’Ortus al nascere del sole,
18 sulla linea verticale della linea
meridiana (meridies) e 24 al tramonto
del sole, come si conviene appunto nel
sistema Italico. Il secondo cerchio indica
il sistema Astronomico, cominciando da
12-0 sulla linea della Mezzanotte, le 6 al
sorgere del Sole, le 12 a Mezzogiorno e
ancora le 6 al tramonto. Il terzo cerchio
indica il sistema Temporario con “Hora I”
verso l’Ortus, 6 a mezzogiorno e 12
all’occaso, passando per le intermedie
suddivisioni. L’ultimo cerchio interno, il
più largo, indica gli spazi delle classiche ore Canoniche. La Prima, come si vede, inizia alle 6
ora astronomica e termina alle 7 sempre ora astronomica. Ma si ha anche il riferimento
degli altri sistemi: finisce all’ora 7 astronomica, 13 italica e 1 temporaria; l’ora Terza
Canonica inizia alle 7 ora astronomica e termina alle 15 di ora Italica, alle 9 ora astronomica
e alla 3 (terza) ora temporaria; l’ora Sesta Canonica inizia alle 9 ora astronomica e termina
all’ora 18 italica, 12 astronomica e 6 temporaria.
Ecco la differenza di cui si diceva prima. L’ora Canonica raggruppa, diciamo così, alcune ore
temporarie insieme; l’ora Temporaria vera e propria invece si riferisce alla singola ora. Gli
orologi solari antichi recavano sempre le 11 linee per 12 spazi temporari. Nella norma erano
33
senza numerazione alcuna, mentre le meridiane canoniche dell’Alto medioevo recavano incisi
i simboli in corrispondenza dei tre principali raggruppamenti: Prima, Sesta e Nona.
L’ora Canonica è sostanzialmente uguale al sistema orario Temporario. Ogni ora Canonica
raggruppa, come abbiamo visto, alcune ore Temporarie che a causa della loro diversa
lunghezza, regolamentata a seconda delle stagioni, hanno durata diversa. La seconda figura
(fig.2) di Francolini ci mostra, infatti, la durata delle ore Canoniche ai tempi del solstizio
estivo. Si ha che la Prima ora Canonica comincia circa alle 4,30 ora astronomica e termina
poco prima delle 6, quando inizia la Terza ora Canonica che termina poco dopo le 8 lasciando
il passo alla Sesta ora canonica che termina sempre con il passaggio del sole in meridiano
all’ora 12 astronomica locale. Inizia quindi la Nona che termina circa un quarto d’ora prima
delle 4 pomeridiane; segue l’ora dei Vespri che termina poco dopo le 6 ed il Completorium
(Compieta) che termina al tramonto del Sole (circa le 7,30 astronomiche ora locale per una
latitudine di circa 42,5 gradi adottata da Francolini per il suo disegno).
E’ da notare che tradizionalmente le ore Canoniche venivano richiamate col suono delle
campane alla fine di ognuna di esse. Così, la Sesta veniva suonata a Mezzogiorno esatto e si
diceva “Sesta”, ovvero l’ora Sesta era completata. D’altra parte, i segni incisi sulle
meridiane canoniche sono ancora più espliciti ed indicano appunto la fine dello spazio
temporale di ciascuna ora canonica.
Nei disegni tratti da Zinner (fig. 3) si possono vedere alcune diverse tipologie stilistiche di
meridiane canoniche medievali. Si può osservare che in alcune di esse sono marcate diverse
linee orarie. Nel primo esempio (n° 33) si vedono solo tre linee che rappresentano solo gli
spazi orari della Terza, Sesta e Nona. Nella 34 si notano contrassegnate ancora la Terza la
Sesta e la Nona, sebbene siano state evidenziate le ore del mattino. La n° 35 è
sostanzialmente identica alla 33. La n° 37 conferma che le usanze nei monasteri dovevano
essere diverse a seconda dei luoghi e delle regole locali. Si ha una suddivisione in 11 linee
come per una normale meridiana temporaria, ma sono contrassegnate con una croce le linee
della Seconda ora temporaria, della Quarta ora temporaria, la Sesta e con le lettere
l’ottava ora temporaria come il termina dell’ora Nona e la decima ora temporaria come il
termine dei Vespri. La n° 36 riporta solo 5 linee orarie che sembrano rispecchiare la stessa
marcatura della n° 37. Lo stesso per la n° 38 con la differenza che reca incise le lettere
greche. Più normale è, invece, la n° 39 che porta contrassegnate solo le linee orarie della
Terza, Sesta e Nona ora temporaria.
34
Detto questo, non rimane che
spendere le ultime parole sul Fig. 3
sistema delle ore dette
“Planetarie”. Queste sembra
siano state divulgate per la
prima volta da Dione Cassio
attorno al IV secolo, ma sono
il retaggio di una più antica
tradizione caldeo-egizia. Le
ore Planetarie sono anch’esse
esattamente uguali alle ore
Temporarie. L’unica
differenza è che esse sono
destinate ad indicare,
secondo le antiche credenze
astrologiche, l’influsso che un
determinato pianeta ha sulle
vicende umane in
corrispondenza di ciascuna
ora temporaria. Anche in
questo caso le ore Planetarie
si costruiscono esattamente
come le ore Temporarie, ma
si contrassegnano oltre che
con la tradizionale
numerazione temporaria
anche con i simboli dei
pianeti, abbinati a ciascuna
ora, che hanno influsso
sull’uomo in ciascun giorno della settimana. Questa simbologia si ricava da un’antica
tradizione, da cui sarebbe derivata anche la normale settimana ed il nome dei singoli giorni,
che in genere si usa presentare sotto forma di “tavola dei Reggenti”. Una sorta di tabella
che indica per ogni giorno e per ogni ora il pianeta dominante che ha influsso sull’uomo. Pure
e semplici indicazioni astrologiche cui credevano i nostri avi, ma le ore Planetarie sono
rigorosamente uguali alle ore Temporarie.
1. Le ore Canoniche sono gli istanti corrispondenti all’ inizio o fine di alcune ore Temporarie
(gruppi) stabiliti dai monaci del medioevo per il computo dei propri uffici religiosi.
2. Ogni gruppo è rappresentato, nella norma della tradizione, dalla Terza ora Canonica (1°
gruppo) che comprende (al tempo degli equinozi e per una latitudine di 42 gradi)) la
Prima, la Seconda e la Terza ora temporaria; la Sesta ora Canonica (2° gruppo) che
35
comprende la Quarta la Quinta e la Sesta ora temporaria; la Nona ora Canonica (3°
gruppo) che comprende la Settima, l’Ottava e la Nona ora temporaria; I Vespri e il
Completorio (4° gruppo) che comprende la Decima l’Undicesima e la Dodicesima ora
Temporaria.
3. Le ore Canoniche, essendo derivate dalle ore Temporarie, sono comprese sull’orizzonte
tra i punti di massima e minima amplitudine ortiva ed occasa del Sole e si rappresentano
sulla sfera celeste per mezzo di archi tangenti alle calotte polari.
4. Questi archi, non essendo archi di cerchio massimi passanti per il polo, si rappresentano
sul piano come linee vagamente serpeggianti e - con la dovuta e normale approssimazione
- come linee rette.
5. Le linee orarie Canoniche (e quindi Temporarie e Planetarie), non essendo archi di
cerchio passanti per i Poli celesti non possono convergere nel centro orario della
meridiana canonica;
6. Ne segue che tutte le meridiane canoniche realizzate suddividendo un semicerchio
inferiore in vari spazi uguali e facendo convergere le linee orarie verso il centro, sono
teoricamente errate ed approssimative.
7. Le ore Canoniche (come le Temporarie e Planetarie) non essendo archi di cerchio
passanti per i Poli celesti, non possono essere indicate con la lunghezza dell’ombra di un
assostilo (stilo polare), ma esclusivamente dal vertice di un ortostilo orizzontale che
rappresenta il centro di proiezione.
8. La più antica meridiana canonica (divulgata ai tempi nostri da chi scrive) fu scoperta in
Palestina verso la fine del 1800 e testimonia l’uso di questo sistema di computo per
mezzo di orologi solari già nel III-IV secolo d.C. Essa conferma, inoltre, la tradizionale
suddivisione e raggruppamenti indicato al punto 2).
9. La maggior parte delle meridiane canoniche medievali sono molto approssimative. La
semplice suddivisione di un semicerchio era un’operazione molto facile anche per chi non
conosceva alcuna regola della gnomonica. E’ questo il motivo del loro successo ed impiego,
ma scomparvero gradualmente con l’incessante successo dell’orologio meccanico da torre
che consentì il calcolo preciso delle ore Canoniche rispetto a tutti gli altri sistemi orari,
grazie ad apposite tavole.
10.Le ore Temporarie, Canoniche e Planetarie, sono identiche nella teoria e costruzione e si
diversificano nel significato di ciò che indicano. Le ore Temporarie indicano l’incostante
durata delle ore naturali dovuta alla diversa lunghezza del giorno nell’anno; le ore
Canoniche adottano le ore Temporarie ed indicano, raggruppando alcune di esse, alcuni
momenti relativi ai principali uffici religiosi istituiti dalla regola benedettina; le ore
Planetarie sono uguali alle ore Temporarie ma indicano anche l’influsso che un certo astro
ha sulla vita dell’uomo e sulla natura nei singoli giorni ed ore in cui domina.
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GNOMONISTI: RENZO RIGHI di Correggio
Presentazione di Nicola Severino
La rivincita di Kircher
“Ogni buona idea è già stata pensata, occorre pensarla un’altra volta”. Così scrisse Goethe e
così scrivo ora con l’intento di rafforzare questa frase attraverso la dimostrazione
dell’esperienza pratica. Non subito avevo intuito che una nuova generazione artistica di
orologi solari sarebbe nata, dopo la scoperta della gnomonica di Athanasius Kircher
attraverso la comprensione dei suoi messaggi criptati nelle “tavole sciateriche” di
Monteporzio Catone e nella sua opera principale Ars Magna Lucis et Umbrae del 1646. Solo
dopo qualche anno, e grazie a Kircher, mi fu chiaro che se la gnomonica fosse stata
considerata anche in particolar modo non soltanto dal punto di vista tecnico-matematico,
ma anche dal punto di vista artistico, le favoleggiati, chimeriche, imprese sciateriche di
Kircher avrebbero avuto un senso molto più elevato ed una originalità ed unicità oggi
assolute.
Non molto tempo fa ne parlai con qualche amico gnomonista, ma l’unico che finora sembra
avermi dato ascolto (e fiducia) è il buon emiliano Renzo Righi di Correggio. Così, e con mia
felicità, è toccato al grande Renzo recuperare artisticamente e gnomonicamente
l’originaria idea, e rendere alla memoria il primo orologio solare al mondo basato su una
piccola parte della gnomonica di Kircher. Insieme ai complimenti della redazione di
Gnomonica non mi resta che augurargli di continuare ed allargare questo primato anche agli
altri aspetti dell’ars magna del gesuita.
************************
L’idea di questa realizzazione nasce nel 1994, quando al VI° Seminario Nazionale di
gnomonica, lo storico Nicola Severino, presentò quattro opere sconosciute di Athanasius
Kircher (1602-1680) della Compagnia di Gesù e conservate nel Museo Astronomico e
Copernicano con sede all’Osservatorio Astrofisico di Monte Porzio Catone (Roma).
Le successive pubblicazioni di Severino con le quali iniziò la divulgazione della monumentale
opera “Ars Magna Lucis et Umbrae”, hanno permesso di cogliere con maggior attenzione la
filosofia e i dettagli tecnici dei lavori del grande Gesuita, dando così indicazioni preziose,
come auspicava Severino, “su nuove forme artistiche di progettazione e disegno degli
orologi solari”.
L’opera qui presentata è frutto di una collaborazione tra Renzio Righi, che ha curato la
parte tecnica, e la pittrice Maria Luisa Montanari, nell’ambito di un progetto gnomonico da
37
completare nell’abitazione dell’artista di Castelnovo; il complesso comprende oltre a tre
quadranti già realizzati, un orologio sul lato est ed una meridiana a riflessione sul lato nord.
Anche in quest’opera benchè secondaria, attraverso un originale progetto grafico,
l’emergente pittrice reggiana ha ancora una volta rivelato, in una esplosione
d’immaginazione, tutto il suo talento e lo struggente rapporto che la lega al tempo, alla
natura ed ai loro simbolismi.
Descrizione :
L’orologio è dipinto su una superficie verticale di 370 x 350 cm e declinante 106°
all’occidente; del tipo bistilare con due quadranti eliodromici 3 a sette curve di declinazione
zodiacale.
Il settore superiore ha demarcazioni orarie temporarie - non presenti in queste immagini -
e orarie siderali al sorgere (ascendente) e al tramontare (discendente) dell’equinozio di
Primavera.
Il settore inferiore è
Fig. 1
delineato dalle curve di
massima declinazione
assoluta lunare e
caratterizzato dalle
linee orarie notturne da
leggere con l’indicazione
dell’ombra generata
dalla luce della Luna.
La suddivisione
complessiva dei
quadranti in campiture,
ha permesso, con una
successione semestrale
a serpentina,
l’inserimento della
datazione dall’anno 2000 al 2020 delle eclissi di Sole e di Luna visibili in Italia.
Nello stesso intervallo di tempo è evidenziato il percorso del pianeta Saturno tra i vari
segni zodiacali.
In questo modo lo strumento si qualifica anche come un almanacco di durata ventennale e in
grado di ricordare il periodo - per ovvi limiti geometrici - in cui avverranno questi fenomeni
astronomici.
Ogni tipo di lettura è indicata dall’ombra del vertice sferico.
Particolari
3 Il termine “eliodromo” fu coniato da Kircher per rappresentare lo spazio eliodromo, ossia lo spazio compreso tra le curve di declinazione
dell’orologio solare nel quale l’ombra dello stilo cammina in senso ascendente e discendente per la durata di un anno. In tal senso egli
distinse lo spazio eliodromo legato ad un anno, un mese, un giorno ed un’ora (ndr).
38
Fig. 2
Figg. nn. 1 e 2: Settori
eliodromici, sono
evidenziate dall’anno 2000
al 2020 le date delle
eclissi e il moto di Saturno
tra i segni zodiacali.
Le icone delle eclissi sono
posizionate sulle linee a
serpentina che delimitano i
semestri, per Saturno i
segni iconografici sono
collocati all’interno delle
campiture con codice e
colori azzurro per il primo
semestre e blu per il
secondo; la lettera R indica quando il pianeta è retrogrado, il ritorno al moto diretto è
chiarito dalla ripetizione del segno.
Le tolleranze di lettura sono legate ai limiti geogetrici dell’impianto, ed alla scelta di non
appesantire il progetto grafico con ulteriori linee diurne, date, numeri Saros e gradi di
longitudine celeste; è pertanto corretto, senza nulla togliere all’originalità tecnico-grafica,
parlare di periodo nel quale avverranno questi fenomeni astronomici.
Tra i vari pianeti si è scelto Saturno perchè Crono-Saturno era la deità mitologica legata al
fluire del tempo.
Fig. 3: Particolare con la carta celeste della costellazione di Pegaso - si evidenzia come
questa costellazione è in sostanza posta sul cerchio orario del punto gamma.
Fig.4: Ritmo siderico della Luna, dove è schematizzata la chiave di lettura tipica degli
almanacchi lunari, per indicare il miglior periodo delle attività agricole naturali.
Dal cammino del Sole tra i segni dello zodiaco tropico e con la conoscenza della fase lunare,
è possibile risalire, anche se in modo approssimato, alla posizione del nostro satellite sullo
sfondo dello zodiaco siderale.
Tale conoscenza permette di sfruttare quelle tecniche di coltivazione relative agli influssi
biologici della Luna, troppo presto regalati ad un ruolo secondario da una stupida astrologia.
Fig. 5: Sciaterica selenica, è presente la legenda iconografica per la scansione delle ore
notturne attraverso l’ombra generata dalla luce selenica. La lettura è ovviamente legata
all’età della Luna e le cifre acquistano valori assoluti al primo quarto crescente ed alla luna
piena.
Fig. 6: Il serpente, simbolo dell’eterno ritorno, sostiene la medaglia con la stella a sette
punte d’antica memoria caldea. Secondo questo schema ebbero origine i nomi dei giorni
della settimana e l’associazione tra le antiche ore temporarie e i pianeti reggenti
39
Renzo Righi, vive e lavora a Correggio (RE), via F. Manzotti n° 133 - tel. 0522/641120
Appassionato gnomonista con particolare interesse alla storia della gnomonica locale.
Progetta, costruisce e restaura; collabora con qualificati pittori ed artigiani e con studi
d’architettura privati e pubblici. Interventi: 40 nuove opere, 12 restauri e ripristini, 14
progetti in corso di realizzazione.
Fig. 3 Fig. 4
40
41
COME FACEVANO?
Alessandro Gunella, Biella
Come facevano gli antichi “tagliapietre romani” a realizzare un orologio solare come
l’hemiciclium? Quali metodi pratici usavano? E soprattutto quali “segreti” avevano per
tracciare con precisione le linee orarie e di declinazione sulla superficie sferica
dell’orologio? A queste apparentemente semplici domande tenta di rispondere Alessandro
Gunella, ingegnere civile ed esimio esperto di storia dell’Astronomia e Gnomonica di Biella,
con originali ed avvincenti ipotesti che si leggono come un romanzo.
42
E' comunque un fatto che ancora alla fine del ‘500 la Geometria aveva la prevalenza sul
calcolo, e che solo in epoca successiva (diciamo da Cartesio in avanti, ma prima di Cartesio
dovremmo mettere in conto Regiomontanus, i geografi del Cinquecento, Copernico, Keplero,
.. e sappiamo che già Tolomeo disponeva di accurate tavole numeriche delle corde,
purtroppo perdute) i metodi numerici e analitici cominciarono a prendere il sopravvento.
Tutta questa tiritera per giustificare un qualche fondamento logico a questa mia ricerca
per via esclusivamente geometrica.
Per la rappresentazione delle linee delle ore uguali il problema non presenta particolari
difficoltà, trattandosi comunque dell'intersezione dei piani orari con la sfera; le linee
orarie sono archi di cerchio, rappresentabili in sezione con archi di ellisse, e in "pianta" con
segmenti di retta. Come si vede, in luogo della pianta, ho preferito rappresentare una
proiezione su un piano parallelo alla equinoziale, passante per il centro della sfera. La per-
pendicolarità al fascio dei piani orari rende più facili il disegno e l'illustrazione dei risultati.
Per quanto attiene le curve orarie delle ore planetarie, ho potuto individuare 7 punti
ciascuna, definendo con una certa cura il loro aspetto; si tratta di curve matematicamente
complesse, sulle quali sarà bene meditare.
Interessanti, dal punto di vista geometrico, le linee giornaliere, nella fattispecie le curve
mensili corrispondenti all'ingresso del Sole nei segni zodiacali. La equinoziale è un cerchio,
intersezione di un piano perpendicolare alla retta polare con la sfera costituente l'orologio.
Le altre sono l'intersezione di un cono (il cui vertice è il foro gnomonico, e il cui asse è la
Polare) con la sfera. Sono curve appartenenti alla famiglia delle Lemniscate. I coni sono tre,
quello corrispondente ai due solstizi, e i due corrispondenti ai mesi intermedi: nel disegno
non è rappresentata la congiunzione del ramo di curva al disotto della equinoziale con il
ramo corrispondente al disopra di essa, perchè inutile ai fini del seguito di questa chiac-
chierata. Il matematico potrebbe obiettarmi che anche il piano equinoziale non è che la
degenerazione del cono, e avrebbe ragione. Chi volesse approfondire ulteriormente lo
studio grafico di questo genere di curve, dovrebbe procurarsi un articolo di J M Raja
Roman, "Reloj solar de Belo" apparso sul Boletin del Museo Arqueologico Nacional (Madrid)
43
n0 JJ- 1984: lo trova svolto per intero, e rappresentato in varie proiezioni. Peccato che
l'articolo abbia qualche imprecisione di carattere gnomonico!
Ho poi provato a disegnare l'analemma (Fig. 3/1+4) per diverse latitudini, giungendo alla
conclusione che questo genere di orologi è ragionevolmente utilizzabile per latitudini
modeste, sempre che lo si voglia utilizzare per leggere veramente l'ora, e non piuttosto
come ornamento da giardino.
Ciò non è praticamente fattibile, per ragioni connesse con la tecnica costruttiva del
supporto in pietra, che, come vedremo , deve essere comunque una semisfera (ne verrebbe
fuori un orologio ad anello, difficilmente leggibile, anche se suggestivo). Un orologio polare
è invece realizzato negli orologi con la bocca zenitale, nei quali il centro della semisfera,
debitamente materializzato, costituisce lo gnomone.
Infine si osservi che i quadranti ad ore uguali possono essere considerati “universali”,
perché con una adeguata rotazione lungo l'asse Est/Ovest (e quindi ancora con uno
spostamento in avanti, o indietro, del foro gnomonico rispetto alla posizione zenitale)
possono servire per una latitudine diversa da quella per cui sono stati costruiti.
44
Non so se i nostri predecessori l'abbiano fatto, questo spostamento in avanti o indietro,
però...
Parte seconda , in cui si fanno confronti non essenziali, e forse non in tema, con un
altro genere di orologi.
Ho ancora una osservazione di carattere meramente tecnico da portare all'attenzione del
lettore:
E' noto che le linee orarie delle ore uguali sono il frutto dell’intersezione dei piani orari con
la superficie di supporto dell'orologio, e che ovviamente, se la superficie è piana, come in
qualsiasi orologio murale, le linee orarie sono delle rette.
Per la medesima ragione è altrettanto ovvio, e qui non è il caso di dilungarsi ulteriormente,
che le linee orarie di un orologio da parete ad ore planetarie non possono essere dei
segmenti di retta, ma degli archi di curve più complesse (si veda il noto trattato del
Fantoni, nel capitolo che tratta appunto di questi orologi).
Tuttavia si può dimostrare facilmente che in orologi "piccoli" tali curve possono
confondersi con dei segmenti di retta (già il Clavio consigliava di tracciarle così, che tanto
era inutile una maggior cura), anche perché la curvatura diventa più sensibile per latitudini
elevate; ma per tali latitudini le ore ineguali perdono di significato, tant’è che esse erano in
uso nella sola fascia mediterranea, e sopravvissero a se stesse solo per ragioni religiose
(ore canoniche), da una parte, o per sfizio degli astrologi, dall'altra.
E in merito alle ore canoniche, si potrebbe ancora discutere se gli orologi dei monasteri
siano mai stati dei veri orologi ad ore
planetarie... Alcuni, molti di essi sono una mera
suddivisione di un semicerchio in 4 o 12 parti,
solo approssimativamente corrispondenti a tali
ore.
45
Parte terza, in cui si espone una teoria sulla tecnologia impiegata dagli antichi lapicidi;
e si ha la spudoratezza di ritenere che sia quella giusta.
Le altre superfici non hanno importanza dal punto di vista costruttivo, e possono essere
lavorate nei modi più svariati.
Nel "Reloj solar de Belo" di cui all'articolo richiamato sopra, la superficie α è stata
conservata tale e quale; la superficie β presenta delle rosette a sbalzo in corrispondenza
46
degli angoli ed un orlo rialzato lungo il bordo della semisfera: ciò significa che il tagliapie-
tre ha avuto la pazienza e l'abilità di spianare e ribassare a mano l'intera superficie.
Complimenti.
2) Perché' emisfero? E' un fatto che, esaminando il disegno dell'orologio di cui alle fig. I e
2, si è portati a pensare ad una certa insufficienza della superficie semisferica, perchè la
curva del solstizio estivo è pressoché tangente
al bordo dell'orologio. Se vogliamo, manca il
posto per i numeri. Il tagliapietre però poteva
operare solo come segue: in mezzo alla
superficie β faceva una piccola scanalatura, su
cui appoggiava gli estremi di una "scarsetta"
(dalle mie parti si chiama cosi; il suo nome più
conosciuto è probabilmente "dima") costituita
da un semicerchio con due sporgenze (fig. 5);
oggi sarebbe di lamiera, o di semplice latta, ma
allora probabilmente era di legno, e le due
sporgenze potevano essere due chiodi: egli
scalpellava via un poco di marmo sotto la
scarsetta, e poi controllava che quest'ultima entrasse di mi sura; poi ancora un altro poco, e
così via. La scanalatura serviva come asse di rotazione delle sporgenze laterali, che
facevano da perni per il semicerchio. Con questo metodo si scava mezza sfera, non di più.
La difficoltà stava nell'arrivare con la superficie della mezza sfera, senza rovinare l'opera,
il più vicino possibile alla superficie α. Bisognava inoltre lasciare un certo spessore davanti
alla zona di quasi-tangenza delle due superficie, per garantire una certa consistenza
residua al manufatto, nel punto in cui era più debole. Per questo l'angolo fra le superficie α
e β non poteva essere al disopra di 65°- 70°. (Incidentalmente si osserva che quasi tutti
gli orologi reperiti sono rotti proprio nell 'orlo superiore, fino al foro gnomonico; chissà
perchè..)
3) Il foro gnomonico:
Era praticato nel punto più sottile, di quasi-contatto fra la superficie cava della semisfera
e la superficie α. A volte l'operazione andava meno bene, ed allora in quel punto il
tagliapietre praticava un'apertura più larga, sagomata opportunamente per ricevere una
lastrina di rame, o di altro metallo, nella quale veniva poi praticato il foro gnomonico
definitivo.
Sulle dimensioni di quest'ultimo, in relazione a quelle dell'orologio: ritengo che esso non
superasse la 50a parte del diametro della semisfera, ma non ho elementi che non siano
quelli dell'esperienza diretta dello gnomonista praticante.
Date le premesse teoriche di cui sopra, doveva essere importante che la parete fosse
molto sottile, per permettere il passaggio della luce nelle condizioni estreme del solstizio
invernale.
47
Per le ragioni che ho appena espresso, e per quanto segue, non era però essenziale che il
foro fosse esattamente sullo zenit, sulla cuspide della sfera, in quanto le operazioni di
tracciamento delle curve dell'orologio, secondo la mia congettura, prescindevano da una sua
tassativa posizione.
48
mettere una fiammella nel centro della dima, e proiettare quindi in un sol colpo l'intero
quadrante sulla parete. Un Planetarium ante litteram.
Da queste premesse sono giunto a ritenere
molto probabile che uno schema semplificato,
tridimensionale dell'analemma sia stato usato
dai lapicidi per individuare un congruo numero
di punti delle linee da disegnare. Del resto
Daniel Barbaro era vescovo di Aquileia, e
sappiamo che uno dei centri di produzione di
questo orologi era appunto Aquileia. Che cosa si
oppone a ritenere che permanessero in tale lo-
calità delle vestigia, dei ricordi per così dire, di
una antica attività? Mi si potrebbe
rispondere:" mille anni”, purtroppo.
E qui ritengo venuto il momento di sottolineare il ruolo essenziale della superficie α, quale
riferimento per la costruzione del quadrante
nella semisfera. La premessa che α deve
essere orizzontale è essenziale sia per la co-
struzione che per l'orientamento e la
collocazione finale dell'orologio.
Su di essa vanno appoggiate le dime che
proietteranno all’interno le linee orarie. Sarà
quindi necessario che tale superficie sia
mantenuta anche in occasione della sistemazione dell'orologio nella sua posizione definitiva,
o che, con riferimento ad essa, il tagliapietre tracci delle "marche" in altri punti del masso
contenente l'orologio, marche che dovranno garantire la collocazione dell'orologio rispetto
alle coordinate celesti.
E' logico ritenere che il tagliapietre lavorasse con l'orologio "coricato", vale a dire con la
conca verso l'alto, perchè in quella posizione gli veniva più facile scalpellare, tracciare,
vedere insomma quello che stava facendo. Le dime dovevano essere compatibili con questa
posizione coricata.
Il suo armamentario poteva essere questo:
per individuare la linea equinoziale: poteva essere sufficiente un’asticella con una barretta
sfilabile, correttamente inclinata di (90° -ϕ ): si appoggiava l’asticella, e poi si faceva
scorrere la barretta, che penetrasse di misura nel foro gnomonico (fig. 6) fino a toccare la
superficie della conca, segnando il punto orario delle 12, o dell'ora sesta. Appropriati segni
sul piano α, o controlli di simmetria fatti all'interno della conca, facevano si che il punto
fosse esattamente sul piano del meridiano, vale a dire sul cerchio massimo perpendicolare
alla bocca dell'emisfero. Sappiamo che la linea equinoziale è sempre un cerchio, per
qualsiasi orologio. Una volta determinato il diametro, è possibile fare con facilità un disco
(di legno, per esempio) e suddividerlo in 12 parti uguali, con angoli al centro di 30°(fig. 7). I
49
due punti diametrali sono individuati dal foro gnomonico e dal punto di mezzodì: il traccia-
mento di equinoziale e punti orari non deve seguire altro che il bordo della dima circolare.
per le linee di solstizio: la dima è relativamente facile da costruire; un poco più complesso è
il suo corretto posizionamento rispetto allo gnomone (fig. 8). Essa riproduce il percorso del
sole ai solstizi, prendendo dall'analemma le posizioni dei due cerchi estremi. In realtà
basta costruire un solo disco con il diametro di questi cerchi, e poi tagliarlo in due, perchè
il "resto" del solstiziale estivo è il solstiziale invernale. Sui dischi, in legno o in metallo, è
possibile segnare in posizione opportuna la suddivisione oraria desiderata. La dima deve
tener conto dello spessore residuo fra la posizione del foro gnomonico e la superficie α,
per cui dovrà essere dotata di "registri" (che possono essere dei semplici cunei). Per il
corretto posizionamento rispetto al foro potrebbe bastare una bacchetta di metallo
inserita con la giusta inclinazione sia nel foro di riscontro della dima che nel foro
gnomonico, bacchetta che va poi asportata per l'effettivo uso della dima. Inserendo nel
foro gnomonico un'asticciola rettilinea, che va posizionata di volta in volta a contatto delle
marche orarie della dima, il tracciamento per punti delle linee solstiziali e dei loro punti
orari diventa un gioco semplicissimo. Per gli orologi più grandi si possono fare anche le
mezze ore. Le linee orarie sono degli archi di cerchio passanti per tre punti. Naturalmente
il tagliapietre doveva disporre di una intera collezione di archi di cerchio, da adattare, linea
oraria per linea oraria.
Sono ipotesi campate in aria? Non mi pare.
50
M Y S T E R Y
Nicola Severino
L’immagine che qui propongo è senz’altro una rarità che ho già avuto modo di presentare nel
mio volume Antologia di Storia della Gnomonica, del 1995, cui però sono legati due piccoli
misteri: uno storico, l’altro tecnico. Il primo, quello storico, è dato dal fatto che
l’eccezionale reperto fu rinvenuto nel Campo Marzio, nei perssi del Mausoleo di Augusto e
forse, in qualche modo, esso ha a che fare anche con il dissotterramento dei pezzi del
grande e noto obelisco-gnomone di Augusto. Le uniche informazioni che si hanno di questo
reperto è la breve scritta - e la figura - che si trova in Inscriptiones antiquae totius orbis
Romani, redatta da Giuseppe Scaligero e Marco Velsero, sotto la supervisione di Giovanni
Grutero, con le tavole del Grevio, pubblicata ad Amsterdam da Francesco Halma nel 1707:
Romae Horologii Solaris, aut alterius instrumenti astrologici fragmentum, in mausolaeo
Augusti, in Campo Martio. Possiamo solo arguire che si tratta certamente di una meridiana
orizzontale ad ore temporarie, tracciate - stranamente - leggermente incurvate e non come
rette. Ciò che offrì al matematico Giuseppe Settele, nel XIX secolo, di dimostrare appunto
che matematicamente la proiezione sul piano delle linee orarie temporarie non sono delle
rette, ma delle curve - come diceva anche Montucla, “assai bizzarre”. Una vera anomalia - e
qui siamo nel secondo mistero, quello tecnico - riguarda invece le linee di declinazione che
sono 6 anziché 7 e tracciate in modo diverso dal solito, come diversa è la disposizione delle
abbreviazioni, disposte a lato, degli equinozi. Un’altra rarità è data dal nome dell’autore,
Favonius Africus, che è difficilissimo leggere sulle meridiane romane e dell’antichità in
genere.
51
SPIGOLATURE
...da G.G. Leibnitii, Opera Philologica, Lettre II.ii, Lettre III.i, Lettre IV.i
52
OROLOGI SOLARI IN CANAVESE
Aggiornamento a settembre 1998
Silvano Bianchi, Romano Canavese (TO)
La realtà Canavesana non si discosta da altre località italiane per quanto riguarda la
presenza di orologi solari, anzi per la conformazione alpina che caratterizza gran parte del
suo territorio è stato favorito lo sviluppo di una cultura “solare” più marcata rispetto alle
zone pianeggianti del territorio nazionale.
Dobbiamo innanzi tutto precisare a cosa ci riferiamo parlando di “Canavese”: definire una
precisa area non è compito facile, se non tenedosi in limiti molto ristretti. Le antiche carte
considerano Canavese la zona compresa tra le due Dore, Baltea e Riparia, e quindi anche le
Valli di Lanzo: nella ricerca effettuata abbiamo considerato come “Canavese” l’area
compresa tra la Serra d’Ivrea verso il biellese, la Valle d’Aosta a nord, Chivasso a sud e
che comprende sul lato sud-occidentale i paesi da Leinì, Caselle, Ciriè fino a Lanzo e zona
collinare compresa. Un totale di 137 Comuni, di cui ben 107 presentano orologi solari.
Possiamo quindi a ragione affermare che i quadranti solari sono ben rappresentati nel
comprensorio canavesano: un patrimonio gnomonico costituito per lo più da quadranti
ottocenteschi, mentre si sta osservando una certa tendenza al restauro dei vecchi orologi
ed alla costruzione di nuovi.
La ricerca ha evidenziato l’esistenza di ben 457 esemplari, considerando sia quelli visionati
personalmente, sia quelli relativi a segnalazioni attendibili, sia quelli non più visibili ma di cui
esiste documentazione certa.
Analoghe ricerche effettuate nel resto del Piemonte, non così accurate come in Canavese
derivate per lo più da fonti bibliografiche e dalla collaborazione di Parroci ed Enti locali,
hanno condotto alla seguente situazione:
53
per un totale di, compreso il Canavese, 2794 esemplari. Il valore è da ritenersi sicuramente
in difetto e senza esagerare si può ipotizzare che il numero totale dei quadranti piemontesi
superi abbondantemente i 3000.
Ma ritorniamo al Canavese.
I quadranti più antichi: sembrano essere gli italici di Chivasso (Duomo) e di frazione
Boschetto di Chivasso (Parrocchiale), nonchè quello del Torrione Medioevale di Feletto
restaurato ad ora francese tutti risalenti a fine ‘500 inizi ‘600; i quadranti sono stati
completamente rinnovati negli ultimi anni. Ancora esistente, seppure molto sbiadito, in una
forma che si presume originale è l’orologio solare di Perosa Canavese, in via Umberto 40,
che risale al 1655.
Ubicazione: la distribuzione è abbastanza omogenea sul territorio. La presenza è
leggermente maggiore nelle vallate alpine, ma si può dire che ogni paese possiede o ha
posseduto (e con un po’ di buona volontà se ne possono ancora riscontrare le vestigia)
almeno un quadrante: dove oggi sono gli orologi meccanici era quasi sicuramente, nel secolo
scorso, una meridiana come attesta molte volte l’esistenza di un riquadro intonacato magari
con ancora visibili dei segni inequivocabili. Limitatamente alle località che presentano
(ancora esistenti o non più esistenti ma noti) più di 9 quadranti solari si delinea questa
classifica:
Ivrea con
24 orologi solari,
S. Maurizio Canavese
14
Settimo Vittone e Frazioni
14
Rueglio
12
Agliè
12
Lanzo
11
Valperga
11
San Giorgio Can.
11
Bollengo
10
Piverone
9
54
QUADRANTI FRANCESI : 218
QUADRANTI ITALICI : 69
QUADRANTI BABILONICI : 2
QUADRANTI AD ORA ANTICA: 1
QUADRANTI MISTI : 35
TIPO SCONOSCIUTO : 123 (in quanto
mancano notizieo indecifrabili)
ALTRI : 9
Si tratta per la quasi totalità di quadranti murali di tipo verticale. Ci risultano 3 quadranti
orizzontali: a Parella sulla balconata del Castello, nel primo cortile; a Candia, nel giardino di
una non meglio identificata “Casa Mongiovi” [cfr.: Trinchero - L’ombra e il tempo - VANEL
1988]; a Ivrea, nel giardino della villetta di via Torre Maridon 7. 2 sfere armillari, a
Baldissero Canavese nel parco della Fondazione Damanhur e a Palazzo, in via Piverone 19 nel
giardino di casa Puccini. 1 quadrante analemmatico nel cortile della Scuola Media Statale
Enrico Fermi di Burolo. Le Meridiane vere e proprie sono pochissimo rappresentate : 2 a
Strambino affiancano il quadrante del Municipio; forse, ma il loro cattivo stato non
permette di valutare meglio, tracce di altre due si riscontrano rispettivamente a Lanzo in
una striscia verticale in rilievo e a Lugnacco sul campanile della Pieve. Pochissimi sono i
quadranti che presentano gnomoni a filo o a piattello, essendosi sempre data la preferenza
a quelli di fattura tradizionale. Le coppie di quadranti (Italico - Francese) sono in tutto 13.
In quanto alla forma del quadrante, prevale quella rettangolare, precipuamente a sviluppo
orizzontale.
Motti e Scritte. Non sembra, anche sui quadranti di più recente
fattura, che esista una particolare predilezione a completare il
quadrante con motti o sentenze. 113 quadranti presentano motti o
scritte ancora visibili (25% ca):
in Latino
40
in Italiano
39
in Francese
4
in Piemontese
4
Scritte varie
13
Indecifrabili
13
55
Distrutti o non più esistenti: 27 orologi solari.
Ci si riferisce a distruzioni o scomparse avvenute negli ultimi 10 anni, nei comuni di: Ivrea,
Caluso, Castellamonte, Borgofranco, Agliè, Fr. Fondo di Traversella, Borgomasino, Pont
Canavese, Rueglio, San Benigno Canavese, Strambino, Vico, Villareggia e Piverone (Lido di
Anzasco).
Completamente illeggibili: 121 (26% ca)
Autori attuali: Mario Tebenghi (con 14 qs) - Stenciling Ivrea (nella persona di Amanda
Trovero, con 6 quadranti) - Bartolomeo Data (4) - Renzo Rancoita (3) - Sergio Puccini (2) -
Sergio Tappero (2) - Enzo Bili (2) - Mario Anesi - Verzino - Pajin - Beraldo - Bruatti -
Banfo - Prelle - Lorenzo Bena (pittore) - Garda - Merlo - Avignone - Boggio - Treito - Risso
- Tibi - Sonia P. - G. Perino - Umberto D’Agnese/Mario Bazzano (del GAE) - Canepari -
Lopardo, Bonfanti - Antonio Scavarda.
Dove?
(ubicazione dei quadranti, tutti, anche quelli non più esistenti, ma di cui rimane notizia):
Abitazioni e edifici privati, ville - 182
56
IL GPS NELLA GNOMONICA
Enrico Del Favero, Milano
58
La bussola, in cui un particolare indice a triangolo segnala la direzione del movimento su di
un arco di cerchio graduato con suddivisioni ogni 3° e munito di rosa dei venti
La velocità istantanea del momento
Il tempo intercorso dal momento della partenza dalla posizione base (funzione cronometro)
La velocità media tenuta dalla partenza
I chilometri percorsi dalla partenza (funzione contachilometri)
I dati più interessanti della Pagina per lo gnomonista e l’astronomo, sono invece
esclusivamente di tipo stazionario ossia riferiti alla posizione corrente dell’operatore al
momento della rilevazione. Essi sono:
La data ed il tempo correnti
Le coordinate della posizione
Il tempo dell’alba e del tramonto del sole nella data e nel luogo
59
10°, all’interno delle quali le posizioni dei punti sono individuate mediante un sistema di
coordinate lineari di tipo cartesiano.
Volendo verificare la precisione con la quale il GPS individua le coordinate di una posizione
si è fatto riferimento ad un edificio reale (denominato P) riportato chiaramente nel foglio
12 II° NE “Pieve di Cadore” ( prov. di Belluno) della Carta d’Italia in scala 1:25000
dell’Istituto Geografico Militare (IGM), Edizione 4/A, aggiornata nel 1984.
Attraverso opportune interpolazioni operate sul foglio, l’edificio P è risultato avere le
coordinate geografiche che seguono ( in cui, per la longitudine, si è tenuto presente che la
carta presenta un sistema di coordinate angolari principali riferite al meridiano di Roma
Monte Mario che ha longitudine rispetto a Greenwich di 12° 27’ 10,9” = 12,4530° E):
Latitudine 46° 25’ 33,2” = 46,4259° N
Longitudine 00° 04’ 52,3” = 0,0812° W di M. Mario, convertita in 12° 22’ 18,6” = 12,3718°
E di Greenwich
La rilevazione della posizione dell’edificio P, eseguita mediante la media di 4 misure GPS
fatte in ore e giorni diversi, ha portato ai seguenti dati:
Latitudine 46° 25’ 34,7” = 46,4263° N con una differenza di 1,5” rispetto al dato della
carta
Longitudine 12° 22’ 15,3” = 12,3709° E con una differenza di 3,3” rispetto al dato della
carta
Da notare che nella zona un secondo d’arco in latitudine corrisponde a circa 31 metri,
mentre lo stesso secondo in longitudine corrisponde a 21 metri.
Passando al reticolato chilometrico UTM, si rileva che il punto P si trova sulla carta nella
zona denominata 33T e, all’interno di essa, in un quadrato di 100 chilometri di lato
denominato TM. Nell’ambito di questo quadrato, P è contraddistinto sulla carta dalle
seguenti coordinate :
98060 E metri rispetto al lato Ovest del quadrato (coordinata questa analoga alla
longitudine)
45000 N metri rispetto al lato Sud del quadrato ( coordinata questa analoga alla
latitudine)
Le analoghe rilevazioni con il GPS portano ai seguenti risultati:
97978 E con differenza di 82 metri rispetto al dato della carta
44880 N con differenza di 120 metri rispetto al dato della carta
Un’altra verifica sulla precisione del GPS è stata fatta sul sagrato del Duomo di Milano,
all’aperto, a circa 10 metri di distanza in orizzontale dal piede del foro gnomonico circolare
della grande meridiana a camera oscura costruita nel 1786 nel Duomo stesso. Le coordinate
di detto piede sono state determinate con notevole precisione (molto superiore a quella
connessa alla cartografia IGM al 25000) nel 1977 dall’Istituto di Topografia
del Politecnico di Milano, appoggiandosi al punto trigonometrico di I° ordine dell’IGM
costituito dall’asse della guglia portante più alta del Duomo, detta “La Madonnina”, in
occasione delle complesse operazioni di verifica della funzionalità della meridiana eseguite
in quell’anno.
Le coordinate geografiche ottenute in occasione della verifica del 1977, e recentemente
con il GPS, sono :
Latitudine: verifica. 45° 27’ 47,767” N GPS 45° 27’ 50,5” N Diff. 2,8”
60
Longitudine: verifica 09° 11’ 27,843” E GPS 09° 11’ 25,0” E Diff. 2,8”
Per quanto riguarda le coordinate UTM, desumibili solo in parte dalla verifica di cui sopra,
esse evidenziano una differenza rispetto alla rilevazione con il GPS dell’ordine di 80-100
metri.
I risultati ottenuti con la verifica milanese risultano pertanto in sintonia con quelli ottenuti
con riferimento al punto P sopra descritto.
Concludendo questa parte della ricerca si può constatare che la determinazione delle
coordinate di una posizione mediante GPS dia risultati senz’altro paragonabili, nonostante i
già ricordati errori sistematici indotti artificialmente nel sistema, a quelli ottenibili con
l’uso di una cartografia di notevole precisione come quella al 25000 dell’IGM e largamente
sufficiente per i vari usi della gnomonica. Il GPS risulta poi particolarmente indicato in
assenza di una cartografia adeguata o nel caso la posizione da rilevare sia difficilmente
rintracciabile sulla carta per l’assenza nelle vicinanze di significativi elementi topografici di
riferimento.
63
Fred Sawyer - Meridiane a coordinate Tolemaiche
( traduzione a cura di Gianni Ferrari, Modena)
Estratto
Questo articolo introduce un nuovo gruppo di meridiane presentate per la prima volta dall'autore alla
conferenza della NASS di Chicago e alla conferenza della BBS di Dunchurch.
Le tre meridiane presentate qui sono le prime fra le molte che possono derivare da questo approccio al
problema base della costruzione di orologi solari.
La prima è universale; la seconda è indipendente dalla latitudine; la terza è anch'essa indipendente dalla
latitudine ed è qui presentata con l'equazione del tempo incorporata nelle linee orarie in modo tale da
indicare il tempo medio locale.
Introduzione
La maggior parte degli orologi solari che non misurano direttamente l'angolo orario del Sole possono
essere considerati dei calcolatori analogici.
Essi utilizzano un procedimento grafico per calcolare l'angolo orario partendo da una combinazione di
altri angoli o incorporati nel progetto del quadrante o noti attraverso una misura dell'ombra.
Come esempio consideriamo una meridiana azimutale : se abbiamo la linea meridiana l'ombra dello
gnomone ci dà il valore dell'azimut del Sole e l'orologio è progettato per risolvere il problema grafico di
trovare l'angolo orario utilizzando questa informazione conoscendo la latitudine e la data ( cioè la
declinazione del Sole) .
Una meridiana di altezza è un esempio diverso : essa utilizza la conoscenza della latitudine e della
declinazione del Sole, insieme ad una misura dell'altezza del Sole, per trovare l'angolo orario.
Un orologio solare del tipo Astroide si basa sulla declinazione, l'altezza e l'azimut per trovare l'angolo
orario.
Tutte queste meridiane si basano sul fatto che l'angolo orario del Sole può essere determinato quando
sono noti tre qualunque dei seguenti angoli : latitudine, altezza, azimut e declinazione del Sole.
Questo fatto suggerisce una strategia interessante se vogliamo progettare nuovi tipi di meridiane: definire
un nuovo gruppo di angoli che, possibilmente in combinazione con il gruppo precedente, possa essere
legato analiticamente all'angolo orario del Sole e possa essere misurato attraverso qualche osservazione di
punti o linee-ombra.
Lo scopo di questo articolo è di presentare tre meridiane sviluppate con questa strategia e l'adozione degli
angoli di un sistema di coordinate originalmente introdotto da Tolomeo 18 secoli fa.
Coordinate Tolemaiche
Iniziamo con alcune coordinate che ci sono familiari.
Supponiamo di avere due cerchi massimi verticali sulla sfera celeste : il primo passante per lo Zenit e per
i punti a Nord e a Sud sull'orizzonte (cerchio Meridiano); il secondo passante anche esso per lo Zenit ma
intersecante l'orizzonte nei punti Est e Ovest. (cerchio Primo Verticale )
Supponiamo che in un certo istante il Sole si trovi in un certo punto del cielo e disegniamo un cerchio
massimo sulla sfera celeste passante per lo Zenit e per il Sole (cerchio verticale per il Sole).
L'arco compreso fra l'intersezione di questo cerchio e
quella del meridiano con l'orizzonte è l'Azimut del Sole.
L'arco compreso fra l'orizzonte e il Sole misura l'altezza
del Sole.
Questi due angoli , azimut e altezza, sono coordinate che
identificano univocamente la posizione del Sole in cielo.
64
Tolomeo introduce un diverso sistema di coordinate4 .
Consideriamo il cerchio massimo passante per i punti Est Cerchio ZENIT Cerchio
e Ovest sull'orizzonte e attraverso il Sole: il cerchio Horarius Hectemorus
hectemoros 5 .
Dato che il Sole è in continuo movimento anche il cerchio
hectemoros si muove con lui. A mezzogiorno nei giorni Sole
In inverno l'hectemoros inizia il suo cammino coincidendo con l'orizzonte a Sud , si alza verso lo Zenit
ma non lo raggiunge : il valore più alto dell'angolo sopra l'orizzonte è uguale a 90°.
L'angolo del cerchio hectemoros compreso fra il punto in cui incontra l'orizzonte a Ovest e il Sole da' una
misura dell'angolo hectemoros Hec.
L'arco del cerchio meridiano compreso tra il punto in cui interseca l'orizzonte a Sud e l'intersezione dei
cerchi hectemoros e meridiano dà , in ogni istante, l'angolo meridiano m (esattamente Tolomeo
considerava quest'angolo come il complemento dell'angolo meridiano, dato che egli lo misurava dallo
Zenit invece che dall'orizzonte)
L'angolo meridiano veniva indicato come l'angolo del cerchio hectemoros al di sopra dell'orizzonte.
Consideriamo ora il cerchio massimo passante per il Sole e per i punti Nord Sud sull'orizzonte: questo
cerchio è detto cerchio horarius.
Anche il cerchio horarius si muove continuamente con il Sole.
A mezzogiorno di ogni giorno coincide con il meridiano6 ; all'alba e al tramonto coincide con l'orizzonte.
L'arco del cerchio horarius compreso fra il punto in cui interseca l'orizzonte a Sud sino al Sole è una
misura dell'angolo horarius Hor.
L'arco del primo verticale compreso fra il punto sull'orizzonte a Ovest e l'intersezione del primo verticale
con il cerchio horarius è l'angolo verticale v del Sole.
Se conosciamo uno degli angoli Hec o m e uno fra Hor e v possiamo identificare la posizione del Sole in
cielo7 .
Le formule
Ora che abbiamo introdotto 4 nuovi angoli (Hec, Hor, m, v) possiamo esplorare le relazioni tra di essi e
gli angoli a noi più familiari : a altezza , z azimut, ϕ latitudine, δ declinazione del Sole.
Dopo qualche esercizio di geometria 8 si trovano le
relazioni sotto
4 N.d.T. - Il traduttore presenterà al prossimo Seminario di Gnomonica una relazione su questo argomento
5 N.d.T. - In italiano Ectemoro . Ho mantenuto i nomi originali utilizzati nell'articolo in inglese senza tradurli.
6 N.d.T. nel testo si dice dice che esso coincide con il primo verticale ma il p rimo verticale è il cerchio verticale passante per i punti Est-
Ovest
7 N.d.T. Mi sono permesso di inserire una figura esplicativa da me disegnata
8 N.d.T. sic !!! Il traduttore ha impiegato un po' di tempo . La prima formula della seconda non è corretta mentre la seconda della 4' fila dá il
cos Hec = sen z ⋅ cos a cos Hor = cos z ⋅ cos a sen Hor = sen z ⋅ cos a / cos v
tan t = cot v ⋅ sen m / sen( m + ϕ) sen t = cos Hec / cos δ sen t = sen Hor ⋅ cos v / cos δ
Queste formule che includono il valore dell'angolo orario t sono il primo passo per il progetto di nuove
forme di meridiane.
Mostreremo in seguito i risultati che si ottengono usando tre di queste formule.
Progetti di meridiane
Il procedimento di progetto richiede almeno tre passi.
Il secondo9 richiede di trovare qualche metodo per utilizzare il Sole o l'ombra per misurare il valore del
nuovo angolo che vogliamo utilizzare nella meridiana.
Istruzioni succinte per effettuare queste misure sono date in seguito insieme alla spiegazione per utilizzare
i nuovi orologi solari.
Il terzo passo infine, richiede un procedimento grafico che ci porti dal valore dell'angolo misurato
all'angolo orario del Sole.
Mi servirò qui di alcuni elementi base di nomografia10 . Cominciamo con la descrizione di un
nomogramma base per la moltiplicazione.
La prima meridiana.
Disegniamo due linee parallele e uniamole con una linea diagonale di lunghezza k.
Sulla prima parallela disegniamo una scala nella variabile m che, prendendo l'origine e il verso come
indicato in figura, sia proporzionale ai valori dati dalla formula r ⋅ sen(m) con un valore conveniente
della costante r
Sulla diagonale , iniziando dalla sua intersezione a sinistra con l'altra linea parallela, disegniamo una scala
cos( v)
nella variabile v proporzionale a k ⋅ s ⋅ con un opportuno valore di s
s ⋅ cos( v ) + r ⋅ sen( v)
In questa meridiana occorre conoscere la latitudine in quanto il suo valore deve essere aggiunto al valore
osservato dell'angolo m . La meridiana lavora con qualsiasi latitudine ma richiede che ne venga dato il
valore : è quindi universale ma non latitudine indipendente in quanto le meridiane latitudine indipendenti
possono anch'esse operare in un luogo qualsiasi ma non richiedono la conoscenza della latitudine stessa
La seconda meridiana , per ottenere l'ora, combina osservazioni della altezza e dell'angolo verticale con
la conoscenza della declinazione del Sole in un certo giorno.
Nella forma data qui le scale dell'altezza e dell'angolo verticale formano un nomogramma per la
moltiplicazione per ottenere s ⋅ sen( a) ⋅ cot( v ) che, da una delle equazioni date si sa che è uguale a
s ⋅ sen( t ) ⋅ cos(δ)
L'osservatore deve quindi semplicemente disegnare una riga tra le linee orarie curve per trovare il punto
opposto alla data attuale. La posizione di questo punto tra le linee orarie indica l'ora.
Come si è già accennato questo risultato viene ricavato senza la necessità di conoscere il valore della
Latitudine.
67
Consideriamo ora la terza meridiana : l'hectemoros ; essa si basa sulla equazione
sen( t ) = cos( Hec ) cos(δ ) .
Questa meridiana è più semplice delle altre in quanto richiede solo la misura di una coordinata del Sole :
questa misura è però un poco più difficile da fare con cura.
Come si può capire dalle istruzioni che seguono, la misura deve essere fatta sostenendo la meridiana in
angolo appropriato e non verticale.
Una volta fatta la misura è sufficiente disegnare una linea : il punto in cui essa incontra la linea della data
attuale indica l'ora.
Dato che questa meridiana impegna meno delle altre è possibile incorporare direttamente nelle curve
orarie l'equazione del tempo usando l'equazione sen( t '−eot ) = cos( Hec ) cos(δ)
Per disegnare la meridiana conviene iniziare a disegnare le linee delle date, che possono essere scelte
arbitrariamente purché ogni linea retta che va dal centro del quadrante al perimetro attraversi una sola
volta ciascuna linea delle date.
Un esempio semplice di linee delle date sarebbe quello di associare a ciascuna di esse un cerchio di dato
raggio.
La forma data qui si è scelta solo per motivi estetici.
Per disegnare la curva dell'ora t' conviene usare la data come variabile indipendente. Per ogni giorno
conosciamo la declinazione e l'equazione del tempo e quindi possiamo calcolare con l'equazione
riportata sopra, per ogni valore di t', il valore dell'angolo Hec.
Poi occorre disegnare l'angolo Hec calcolato e trovare il punto in cui la semiretta che lo delimita incontra
la linea diurna fissata. Il punto così trovato è un punto della linea oraria t' : proseguendo in questo modo
per tutte le date che interessano si possono ottenere vari punti di essa e, collegandoli, disegnarla in forma
continua.
Per concludere
Le relazioni fra gli angoli re-introdotti qui e quelli più familiari agli gnomonisti portano a nuove
meridiane ma quelle qui presentate sono le più interessanti che ho trovato a tutto oggi. Invito altri a
ricercare le possibilità che si hanno utilizzando le coordinate Tolemaiche e sarei lieto di conoscere altri
progetti derivanti da tali ricerche.
Per usare una di queste meridiane occorre per prima cosa disporre di due linee disegnate su una superficie
orizzontale : una linea indica la direzione (vera) Nord - Sud e l'altra la direzione Est - Ovest..
Il punto in cui le linee si incontrano è l'origine.
I numeri indicati attorno al perimetro delle meridiane (vedi figure) formano un goniometro con la feccia
che indica il punto centrale
68
esattamente sull'origine segnata sul quadrante. Segnare l'angolo trovato sulla scala perimetrale : questa è
l'altezza del Sole.
69
Prima meridiana (fig. 2)
NOTA
La NASS vende una meridiana hectemoros a
doppia faccia delle dimensioni di 4"x 6 "(10 x 15
cm) in metallo. Il costo è di $ 15.
70
Specifica: Nel nuovo almanacco UAI per il 1999 è stata inserita una sezione dedicata ai quadranti solari tra cui anche un
elenco, certamente non definitivo, del catalogo informatico nazionale degli orologi solari d’Italia. Tale catalogo riporta tre
colonne: “Province e regioni”, “Quadranti censiti”, “Coordinatori e autori di censimento”. Alla voce “Lazio”, ove viene
specificato quale coordinatore regionale Roberto Cappelletti, viene anche riportato quale coordinatore/autore per la provincia
di Frosinone con 40 quadranti censiti la Sig.ra Maria Antonietta Guerrieri. Desidero quindi comunicare con questa specifica
che il sottoscritto risulta invece quale unico ed originario autore del censimento dei quadranti solari della provincia di
Frosinone effettuato nel 1988, più volte pubblicato in varie riviste regionali e nazionali dal 1990 ad oggi ed invito, pertanto, gli
autori del catalogo ad una attenta revisione dei dati acquisiti onde evitare il ripetersi dell’errore anche nei confronti di altri
eventuali autori di censimenti.
Nicola Severino
RECENSIONI
Trovare pubblicazioni che illustrino i quadranti solari di una ben circoscritta zona non è facile: normalmente occorre fare
riferimento ad articoli su giornali locali o a numeri monografici di particolari riviste. Il Canavese non fa eccezione a ciò, se si
esclude il volumetto “Vecchio Sole della Valchiusella . ‘L Sol dij Nost Vecc” di Bovis, Margherio: un libretto di 96 pagine,
ormai introvabile, edito nel 1980 e presto esaurito.
Le meridiane censite rappresentano quasi la totalità della reale esistenza al 1980; peccato che le fotografie in bianco e nero non
permettano un migliore apprezzamento dei quadranti, molti dei quali oggi scomparsi o ridotti in condizioni decisamente
pietose. Le notizie sui singoli orologi solari sono poi come sempre succede quando si parla di antiche meridiane estremamente
scarse, per cui il valore del libro non sta tanto nel suo contenuto tecnico, che si può definire inesistente, ma nelle
considerazioni “solari” ed “agresti” da cui è permeato, nei bei ricordi di un tempo andato che affiorano in ogni pagina e che ne
fanno un invito a preservare i valori della cultura contadina - di cui anche le meridiane fanno parte - così spesso bistrattati ed
ignorati. Non è altro in fondo che la dimostrazione di come l’orologio solare possa sempre essere considerato in un contesto
molto più esteso di quello di un obsoleto segnatempo. (b.s.)
Il libro è stato presentato a fine maggio a Udine nell’ambito di una mostra fotografica all’insegna del “Sine Sole Sileo”.La
pubblicazione elenca le 471 meridiane catalogate fino ad oggi in regione. Nella provincia di Udine vengono censite 329
meridiane, 102 in quella di Pordenone, 34 in quelle di Gorizia e Trieste. Nella prima parte del libro vengono forniti al lettore,
molto succintamente, elementi di astronomia e di gnomonica, vengono descritti i vari tipi di orologi solari, le correzioni. Per la
costruzione della meridiana di rimanda ai programmi del computer. Il secondo capitolo è dedicato alla storia della misura del
tempo e ai vari tipi di ore utilizzati nei secoli passati. In chiusura, una discreta raccolta di motti in varie lingue; di particolare
interesse quelli in friulano. Le foto, tutte a colori e di piccolo formato, sono di tanto in tanto accompagnate da disegni di ottimo
effetto a cura di G. Meroi.
71
SPAZIO INTERNET
La Gnomonica nel WEB
Diego Bonata – Circolo Astrofili Bergamaschi
Nel primo numero di questa rivista avevamo parlato di come si devono muovere i primi passi
nel web; ora, che non esistono più differenze fra neofiti navigatori e vecchi lupi di mare, è
il momento di passare ad analizzare qualche cosa di più interessante per tutti.
Nel Web c’e’ di tutto perché è una vetrina globale, e tutti siamo un po’ narcisisti ed amiamo
mettere in mostra quello che facciamo, se si è quindi un po’ pazienti si riesce quasi sempre
a trovare quello che ci serve frutto dell’altrui lavoro.
Uno dei modi più diretti e proficui per utilizzare la Grande Rete, è quello di scaricare del
software, o più volgarmente dei programmi (e a noi interessano quelli di gnomonica
ovviamente!).
Bisogna fare subito una distinzione che mi sembra doverosa soprattutto per i meno
preparati in matera in merito al tipo di software che è possibile trovare, Possiamo cosi
suddividerlo:
- Freeware: è quel software completamente disponibile ed utilizzabile in tutte le sue
funzioni, per il quale il realizzatore non richiede alcun tipo di compenso diretto e per il
quale si richiede esclusivamente il rispetto dei diritti d’autore; il che vuol dire che non è
possibile manipolarlo o distribuirlo senza citare il realizzatore e soprattutto usarlo a
scopo commerciale..
- Shareware: contrariamente al precedente questo software difetta in qualche sua parte,
perché deve permettere a chiunque lo scarichi di poterlo usare (almeno in parte) e di
rendersi conto se il programma è interessante per il proprio utilizzo e si vuole
acquistarlo. Le limitazioni sono di numerosi tipi:
- con data di scadenza del funzionamento;
- con password a tempo limitato;
- con schermata ricorrente che avvisa dello stato del programma e ne disturba
l’utilizzo;
- con dati errati, che non lo rendono inutilizzabile;
- con disattivazione di alcune funzioni (soprattutto quelle che forniscono dati
all’utente);
- con dei dati di progetto fissati;
I primi tre casi non inficiano il corretto funzionamento del programma anche se lo
disturbano, mentre gli altri lo rendono utilizzabile solo a scopo dimostrativo o in situazioni
particolari. Questo tipo di programmi possono essere acquistati completi, generalmente
direttamente dal venditore.
-Demo: Il programma è inutilizzabile se non per dare una completa carrellata delle
possibilità offerte dalla sua versione commerciale.
Esistono altri tipi di programmi del WEB fra cui quelli che solo gli hacker (i pirati
informatici) possono utilizzare senza pagarne i diritti d’autore, ma questo non è certo
72
quello che vogliamo fare noi; il nostro proposito infatti è solo quello di indicare dove
trovare del software interessante per dilettarci con la gnomonica.
Passiamo quindi in rassegna alcuni esempi di software, più o meno utili o interessanti.
http://www.skypub.com/software/so
ftware.shtml
Il primo ed il più semplice
programmino che vi propongo è quello
che si può trovare nel sito del
software di Sky & telescope
pubblicato sul numero di dicembre
1987, si tratta di DIAL.BAS che può
essere fatto facilmente funzionare in
abbinamento ad un Basic, come
BASICA o GWBASIC normalmente
fornito con il dos.
Rispondendo alle domande poste dal
calcolatore è possibile progettare un semplicissimo quadrante solare verticale e le
coordinate per il tracciamento dei punti che costituiscono la meridiana.
http://staff.sunrise.it/gnomonica/software.html
Se quello appena presentato era un semplicissimo esempio, addentrandosi all’interno del
sito italiano dell’Associazione Astronomica di Cortina, che riporta anche alcuni interessanti
articoli divulgativi e di descrizione di come si costruisce una meridiana, si possono trovare
due programmi un po’ più complessi e curati.
Entrambi sono per sistemi operativi Dos, non necessitano di alcun programma di supporto,
ma in compenso necessitano di un programma di decompressione, come pkunzip.exe per dos
o winzip per windows, essendo stato compattato per fargli occupare meno spazio ed
abbreviare i tempi di prelievo dal web….. il telefono costa!
MERIDIA.ZIP, ha come scopo quello di permette la progettazione di una meridiana su
parete verticale (in modo analogo al programma precedente), calcolando le linee orarie,
delle iperboli solstiziali e della linea equinoziale. Ovviamente, un programma per computer
non funziona da solo, e necessita di alcuni dati di progetto come: Latitudine, Longitudine,
Declinazione della parete o Azimut, Costante locale e Equazione del tempo, ma per il resto
pur non avendo enormi esigenze svolge semplicemente e seriamente il suo dovere..Del tutto
analogo ma più completo ed esauriente, è il programma OROSOL.ZIP che permette anche la
progettazione di orologi solari su piani orizzontali.
http://www.iae.nl/users/ferdv/
Se qualcuno però ha un palato più raffinato e non si accontenta, ma soprattuto ha la
pazienza di scaricare dei grossi programmi dal web, allora il mio consiglio è di andare nel
sito sopra indicato, dove è possibile entrare in possesso di ZONWVLAK.zip per dos oppure
ZWVLAK95.zip per Windows95 che permette di sbizzarrirsi nella progettazione di
quadranti solari. In realtà io ho usato solo quello per windows95 e pur essendo molto
73
diffuso fra le associazioni gnomoniche estere, non mi è parso molto intuitivo ed ho fatto
estrema fatica ad utilizzarlo nonostate i miei 15 anni da informatico e 13 da gnomonista.
Il programma comunque è corredato di un ampio help e di utilities di stampa, che lo rendono
estremamente versatile e preciso.
http://web.fc-net.fr/frb/shadows.html
Una sensazione del tutto diversa l’ho provata utilizzando il software francese per
windows95 SHADOW, che oltre a presentare numerosissime possibilità di progetto, anche
se meno dell’analogo programma ZWVLAK95, è soprattutto estremamente piacevole e
semplice da utilizzare, a tal punto che una persona con pochissime conoscenze di gnomonica
potrebbe senza alcun dubbio realizzarsi i propri orologi solari. Unico difetto, se si esclude
la gamma di possibilità ha alcuni limiti, è che è scritto in francese e recentemente è stato
tradotto in inglese.
http://oak.oakland.edu/simtel.net/msdos/astronomy-bydate.html
Per concludere la carrellata sui programmi di progettazione mi soffermerei,
doverosamente, sul demo di quello che considero il più completo programma attualmente a
disposizione in Italia, che inoltre è anche estremamente bello da vedersi ed utilizzarsi.
L’autore e l’ing.Gianni Ferrari, e se avete tempo di farlo, il mio consiglio è di scaricarne il
demo completo delle istruzioni per poterlo acquistare che è contenuto nel file:
SUNDEMO.ZIP.
http://www.mclink.it/mclink/astro/uai/sez_gqs/gqsmaq2.htm
Passando ad altro, anche il programma di archiviazione dei quadranti solari utilizzato
nell’ambito del programma nazionale di catalogazione promosso dall’U.A.I. è disponibile su
internet, e non poteva che esserlo nel sito dell’U.A.I. dove viene periodicamente aggiornamo
all’emissione di ogni nuova versione. Il suo nome è aqs ed è la versione per dos. Il
programma ideato da Claudio Garetti è certamente il più completo e preciso (malgrado
alcuni suoi piccoli difetti d’infanzia) di quelli disponibili in europa.
http://www.uninetcom.it/astro/bonata/Aqs95.htm
La versione per Windows95 del programma di archiviazione dei quadranti solari è stata
realizzata dal sottoscritto e può essere prelevata dal sito del Circolo Astrofili
Bergamaschi. Esso permette di ampliare quelle che sono già le numerose possibilità base
offerte dal programma per dos. Tutte le ulteriori funzionalità saranno presenti nell’ultima
versione, la 4.2 che entro il 31 ottobre sarà raggiungibile all’indirizzo indicato. Non mi
dilungherò sulle effettive potenzialità di tale programma visto che riprenderemo il
discorso in un numero successivo della rivista, è mio desiderio comunque comunicare che
assieme alla versione italiana, e ad alcune novità che pochi ancora conoscono, sarà presente
anche una versione in inglese perché alcune associazioni straniere se ne sono interessate.
Chissà che noi italiani non riusciremo a lanciare uno standard nella catalogazione dei
quadranti solari. Sarebbe effettivamente bello poter consultare alchivi esteri con lo stesso
programma e poter scambiare informazioni con i cugini europei.
74
Vorrei concludere infine dicendo, che il software gnomonico presente in rete non si
esaurisce in questi pochi ma significativi esempi, esistono numerosi altri programmi ma
penso che questa breve carrellata possa essere sufficiente. E’ proprio in questi giorni che
anche il sottoscritto stà decidendo se inserire in rete una versione shareware di “Sundial
Pro”, ma anche di questo parleremo probabilmente un’altra volta.
Riflettendo sui contenuti delle mails che gnomonisti di tutto il mondo si scambiano su
questa Mailing List, dall’ espertissimo professionista fino al neofita appassionato, si
rafforza la mia convinzione che la gnomonica sia espressione non solo di capacita` tecniche
e artistiche applicate ad antichi strumenti segnatempo, ma anche di una vasta e profonda
sensibilita` culturale che trova in essi affascinanti stimoli per realizzarsi, stimoli che
spaziano dall’ astronomia alle arti , dalla matematica al latino, dalla fisica alla poesia ! Senza
contare i riferimenti alla storia, alla filosofia .... Mi viene in mente l’ecletticita` dell’uomo
Rinascimentale, che spesso si cimentava in molti campi del sapere, basti pensare al sommo
Leonardo Da Vinci, pittore, ingegnere , geniale inventore .... Forse il nuovo rigoglioso
interesse in tutto il mondo per gli orologi solari e` anche dovuto al fascino di quella
completezza culturale e umana che caratterizzava l’uomo istruito di qualche secolo fa e
che stiamo invece perdendo nella nostra epoca di velocissima specializzazione in tutti i
campi. Qualunque ne sia la ragione e` sempre valido il monito semiserio di Mac Oglesby,
membro di questa Lista, che cito testualmente dall’introduzione a un suo manuale sulle ore
italiche :
*** Warning *** Dialing, the involvement with the history, art,and science of
sundials, is very intriguing and rewarding, and the reader may find that a little
dabbling with sundials leads to a life-long interest.
E` proprio cosi` ! Almeno, questa e` stata anche la mia personale esperienza. Occhio quindi
a dilettarsi solo per passatempo con la gnomonica : potrebbe davvero diventare una
profonda passione per tutta la vita !
Ma passiamo subito agli argomenti piu` discussi su questa Lista negli ultimi mesi , perche`
ce ne sono alcuni molto interessanti......
• Come influisce il fenomeno della Precessione degli Equinozi sull’Equazione del Tempo
?
Questo e` il quesito posto da Pete Swanstrom . E` chiaro che se l’Equazione del Tempo
cambiasse in modo apprezzabile cio`impatterebbe negativamente sull’accuratezza degli
orologi solari ( quelli che segnano il tempo medio, ovviamente !) . Rispondono e dibattono
intensamente numerosi gnomonisti ( Arthur Carlson, Luke Coletti, Fer J. de Vries ....) . La
precessione provoca una variazione dell’ obliquita` dell’eclittica sull’ equatore celeste e le
perturbazioni dovute principalmente alla Luna, a Venere e Giove provocano lo spostamento
del perielio terrestre in senso diretto ... Inoltre bisogna tenere in conto la variazione
dell’eccentricita` dell’orbita terrestre ... E` vero che le variazioni di tutti questi singoli
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elementi orbitali sono lente , ma l’ Equazione del Tempo dipende dalla loro somma ! Tuttavia
il risultato della dotta discussione e` che gli effetti saranno sensibili solo a lungo termine,
dell’ordine delle migliaia di anni ! Possiamo lasciare il problema di queste inaccuratezze agli
archeoastronomi del futuro ! Sono ben piu` importanti gli attuali scostamenti a breve
termine dovuti al calendario , che lo gnomonista puo` minimizzare considerando l’Equazione
del Tempo media sui quattro anni che costituiscono il ciclo bisestile . La conclusione era
forse prevedibile, ma e` stato interessante il dibattito di per se stesso, con il supporto di
calcoli, grafici e dati quantitativi .
• L’ orologio di Augusto
S.E. Durkin chiede notizie sull’ orologio di Augusto. Rispondono Fer J. de Vries , N.
Severino e F. Gronberg e A. Burgeon. Questi riporta il seguente sito contenente
bibliografia sull’argomento : http://www.unicaen.fr/rome/historique/b_horologium.html .
Fer J. de Vries segnala il libro di Buchner , l’ autore degli scavi fatti nel 1980/81 :
Edmund Buchner , Die Sonnenuhr des Augustus ISBN 3-8053-0430-7 1982.
Gronberg cita un articolo in tedesco critico con l’interpretazione di Buchner :
M Schütz, 'Zur Sonnenuhr des Augustus auf dem Marsfeld' in Gymnasium 97 (1990), pp.
432-457.
Nicola Severino ha scritto un libro dedicato alla storia di questo orologio dall’antichita`
fino ai nostri giorni : "Storia dell'Obelisco e dell'orologio solare di Augusto in Campo
Marzio" Roccasecca 1996.
• Ingegneria dell’ombra
Ben Hoffman pone molte interessanti problematiche riguardanti l’ombra dello gnomone :
quale deve essere lo spessore dello gnomone in relazione alla distanza dal quadrante per
rendere meglio distinguibile l’ombra ? Questo dipende anche dalla luminosita` dell’ombra
rispetto al resto del quadrante illuminato ...Quali materiale e quali colori del quadrante
permettono un migliore contrasto ?
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A queste e molte altre domande risponde esaurientemente Ross McCluney , con una lunga
mail piena di precise considerazioni, riferimenti bibliografici e siti internet. Risponde anche
Fer J. de Vries raccomandando il seguente libro :
“Sundials Australia” di Margaret Folkard e John Ward ISBN 0 646 27581 X .
Gli autori hanno fatto molti esperimenti sull’ombra di una meridiana e hanno dedicato un
intero capitolo di 19 pagine ai loro risultati.
• Esiste una forma di gnomone tale che la sua ombra tenga conto dell’Equazione del
Tempo ?
Questa era una mia personale curiosita` e l’ho sottoposta alla Lista. Avevo e ho tuttora in
mente un possibile gnomone-scultura, diverso e originale per ogni orientamento di
meridiana, al posto del solito stilo rettilineo e dell’analemma per l’Equazione del Tempo. Mi
hanno risposto David Higgon, John Pickard, Tony Moss, Luke Coletti e Keijo Ruohonen.
Quest’ ultimo, dell’ Universita` di Tampere, in Finlandia, aveva gia` studiato
matematicamente il problema, che nel caso generale di quadranti comunque orientati non
ammette una soluzione esatta, ma qualche approssimazione lo renderebbe risolvibile nella
pratica ! E` possibile scaricare il suo interessante articolo ( in formato PostScript ) da
questo sito : ftp://ftp.cc.tut.fi/pub/math/ruohonen/Raportit/PRep9/
• La rifrazione atmosferica
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Arthur Carlson chiede a quale altezza del sole sull’orizzonte comincia a essere apprezzabile
l’impatto della rifrazione atmosferica sulla lettura di una meridiana. Questa e` una
domanda importante per ogni gnomonista ! Rispondono Luke Coletti, Bob Terwillinger,
Richard Koolish e Roger Keith. Luke Coletti fornisce un bel grafico da cui si puo`
concludere che la rifrazione provoca uno scostamento superiore a 20 secondi nella lettura
dell’ora solo se il Sole ha un’altezza inferiore a 10 gradi sull’orizzonte. Se pensiamo che
quasi mai i nostri orizzonti sono completamente liberi da monti, colline, alberi e case ,forse
trascurare la rifrazione non e` poi cosi` grave ...Roger Keith riporta una comoda
formuletta dalla rivista Sky and Telescope : R = 1 / tan ( h + 7.31 / ( h + 4.4 ) ) , dove
h e` l’ altezza apparente in gradi e R e` la rifrazione in minuti d’arco. Poiche` la rifrazione
dipende dalla temperatura e dall’umidita`, difficili da prevedere al momento della
costruzione della meridiana, questa formula fornisce un valore medio utile per la pratica.
Questo e altro ancora sulla Sundial Mailing List ! C’e` anche chi chiede informazioni sul
raggio della Terra per calcolare la distanza della linea dell’ orizzonte, chi cerca una
formula per la lunghezza della spirale o la somma di una progressione geometrica o
l’algoritmo per stabilire la data di Pasqua.... Che cosa c’entra tutto cio` con la gnomonica ?
C’entra, c’entra ... Chissa` quali originali progetti e quante meditazioni gnomoniche si
nascondono dietro quesiti apparentemente off-topic ... E poi quello che davvero stupisce e`
che c’e` sempre qualcuno che sa rispondere in modo rigoroso ed esauriente. Non mancano
discussioni meno tecniche e piu` filosofiche, per esempio su che cosa sia il Tempo !
Domanda avvincente, ma forse senza risposta !
Ma il nostro spazio finisce qui .....In attesa del prossimo numero di Gnomonica il miglior
saluto dalla Sundial Mailing List non puo` che essere ..... SUNNY DAYS !
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IL NUOVO LOGO DELLA SEZIONE QUADRANTI SOLARI DELLA UNIONE
ASTROFILI ITALIANI
Enrico Del Favero – Milano
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Unione Astrofili Italiani Sezione Quadranti Solari
UAI
Francia Belgio
Austria
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Ars Gnomonica Un nuovo sito Internet sugli orologi solari creato da Antonio Giorgi.
Recensione di Nicola Severino
Antonio Giorgi è un architetto di Ascoli Piceno che coltiva con amore la passione per gli
orologi solari. In un suo messaggio e-mail del 19 ottobre comunicava ad una stretta cerchia
di interessati l’apertura di un nuovo sito internet sugli orologi solari da lui stesso creato,
chiedendo eventuali suggerimenti, commenti e pareri. E’ con vero piacere che ho potuto
visitare il nuovo sito ArsGnomonica che si presenta subito molto bene con una pagina
iniziale che fa da indice ai vari argomenti. Un grande sole in stile Hartman cinquecentesco
campeggia al centro della pagina iniziale. I suoi raggi sembrano invitare il navigatore ad
accedere ad uno dei 6 link: Le opere, il software, ordini, teoria, l’autore, altri lidi. Mentre
un contatore mi dice (il 27 ottobre) che sono il quarantesimo visitatore del sito dalla sua
apertura del 19 ottobre. Le pagine dedicate alla “teoria” sono ben fatte ed indirizzate
soprattutto a curiosi, neofiti e quanti da pochissimo si sono avvicinati allo studio degli
orologi solari. L’esposizione, semplicissima e chiara, è accompagnata da bellissime immagini
colorate che danno un’idea di come si sia evoluto il sistema della misurazione del tempo a
mezzo delle ombre solari. Le immagini di due quadranti solari esplicano con chiarezza come
si leggono le linee orarie, di declinazione e gli altri elementi dell’orologio solare. Una bella
raccolta di motti latini, con relativa traduzione, completa questa piacevole escursione per il
navigatore tra l’affascinante mondo della gnomonica. Cliccando “opere”, si accede ad un
elenco di opere già realizzate dall’autore e di alcuni nuovi progetti, restauri o spunti di
opere da realizzare. Ricca ed interessantissima è anche la pagina dedicata al software che
mostra alcune immagini del programma realizzato dall’autore.
Insomma, una nuova iniziativa senz’altro da elogiare che si propone di essere un libro
elettronico consultabile con Internet, un aiuto a chi si avvicina a tale studio. Non ci resta
che augurare all’autore di fare sempre meglio e di ampliare continuamente questo sito,
sicuro punto di riferimento per tutti gli appassionati.
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• Costruzione dell’orologio solare a ore italiche, in Orione, Ed. Il Castello, Milano,
settembre/ottobre 1990, pp.18-21.
• Disegnare quadranti, in L’Astronomia, Ed. Media Presse, Milano, maggio 1991, pp.50-59.
• Programmi al computer per orologi solari: nuova edizione, L’Astrofilo, Brescia, 1992,
pp.3-14.
• Orologi solari par la didattica, in Nuovo Orione, Ed. Sirio, Milano, febbraio 1996, pp.52-
54.
• CINTIO ALBERTO - ROSETTANI PATRIZIA, Lo Scriptorium di Fonte Avellana, in
Nuovo Orione, Ed. Sirio, Milano, ottobre 1997, pp.38-41.
TESTI DI GNOMONICA NELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI FERMO (AP)
La biblioteca comunale di Fermo è una delle più e meglio fornite nel campo della gnomonica:
vi sono infatti preziosi incunaboli e quasi tutte le maggiori opere del ‘500 e del ‘600
relative a questa disciplina, grazie anche alla presenza dei Gesuiti nella università. Ne
citiamo le principali:
b.. Un trattato sulle coniche del grande matematico greco Apollonio di Perge del 1537,
utilissimo per calcolare le curve di declinazione per ogni latitudine.
c.. Gnomonices libri octo, in quibus non solum horologiorum solariorum sed aliarum quoque
rerum quae ex gnomonis umbra cognosci possunt, descriptiones geometrice demonstantur. -
Auctore Christophoro Clavio Bambergensi Societatis Jesu - Romae apud Franciscum
Zanettum - 1581. E’ l’opera più voluminosa e completa in materia.
e.. In sphaeram Johannis De Sacro Bosco sempre del P.Cristoforo Clavio del 1607.
f.. Athanasii Kirkerii Fuldensis Buchonii e Soc. Jesu - Magnes sive de arte magnetica
opus tripartitum - Sumptibus Hermanni Scheus sub signo Reginae - Romae ex typographia
Ludovici Grignani - 1641. E’ un’opera che tratta del magnetismo ma contiene una ampia parte
relativa all’orientamento e al calcolo dell’azimut.
g.. Athanasius Kircher (1602-1680): Ars magna lucis et umbrae in decem libros digesta.
Quibus admirandae lucis et umbrae in mundo, atque adeo universa natura, vires
effectusque uti nova, ita varia novorum reconditiorumque speciminum exhibitione, ad varios
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mortalium usus panduntur - Romae, sumptibus Hermanni Schaens ex typographia Ludovici
Grignani - 1646.
h.. Don Domenico Luchini da Pesaro: Trattenimenti matematici - Stamperia del Zenobi,
incontro al Seminario Romano - 1730.
1. A lumine motus
2. A solis ortu usque ad occasum laudetur nomen Domini
3. Ab umbra lumen
4. Accepte les saisons de ton coeur
5. Ad Boream terrae, sed coeli mensor ad Austrum, Preco Dei exortum videt, Occasumque poeta.
6. Ad opus non ad otium
7. Aeterne pungit, cito volat et occidit
8. Afflictis longae celeres gaudentibus horae
9. Age quod agis et sine loqui
10. Agite ne pereant
11. Al comparir del sol prendo respiro, al tramontar del sol perisco e spiro
12. Al Sol misuro i passi, all’uom la vita
13. Al tramontar del Sole mi ritiro.
14. Alea non omnia facit
15. Alius et idem
16. Alla buon’ora
17. Alla letizia paion brevi l'ore, lunghi i minuti al dolore.
18. Allor che il sol mi si farà palese darò l’ora germanica e la francese
19. Ambiguis alis labilis hora volat
20. Ambulate dum lucem habetis, venit enim dies cum tempus non erit amplius
21. Amicis quaelibet hora
22. Anche ai solleciti il tempo vola
23. Ante Solem permanet nomen Domini
24. Aria e luce a tarda età conduce
25. Arridens vita citius umbra fugit
26. Arripe horam ultimamque timeas
27. Ars longa vita brevis
28. Ars magna lucis et umbrae
29. Arte mira mortalium temperat horas
30. Aspice quam celeri cursu levis effugit hora
31. Aspice respice prospice
32. Aspiciendo senescis
33. Aspicis umbra fugax nostras ut temperet horas, umbras umbra regit, pulvis et umbra sumus
34. Assai sa chi non sa, se tacer sa
35. Astra regunt homines sed regit astra Deus.
36. At irrevocabilis ultima latet
37. Aurora hora aurea
38. Aut ipsa sunt tempora aut non tempora metior (S.Ag. Conf. 27)
39. Ben può sbagliar della campana il ferro, ma quando splende il Sol io non erro
40. Bene vivamus et bona sunt tempora. Nos sumus tempora: quales sumus talia sunt tempora (S.Ag.Sermo
80,8)
41. Bien faire et laisser dire
42. Breve enim tempus aetatis satis longum est ad bene honesteque vivundum (Cic.De Sen.XIX,70)
43. Brevis aetas vita fugax
44. Brevis hominum vita
45. Brevis hora est
46. C’è un tempo per ogni cosa
47. C'è più tempo, che vita.
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48. C'est l'heure de bien faire
49. Caligo terrae scinditur percussa Solis spiculo, rebusque iam color redit vultu nitentis sideris
50. Cammino senza piedi e parlo senza lingua
51. Carpe diem
52. Cave ultimam
53. Ce que tu vois est deja passé
54. Cedant tenebrae lumini et nox diurno sideri
55. Celeritas una tempus remittit
56. Ch’io segni per voi sempre un’ora lieta
57. Chaque heure fait sa plaie et la derniere acheve
58. Che il Sole non si corichi sulla vostra collera
59. Che l’ora sia buona per tutti
60. Che la luce sia
61. Cheminez tandis que vous avez la lumiere
62. Chi dell’ora saper vuole, guardi quando risplende il Sole
63. Chi mi guarda e non lavora molto presto va in malora.
64. Chi troppo mi guarda perde il suo tempo
65. Chiara è l'ora del sol che pur con l'ombra segno.
66. Ciascuno è artefice della propria fortuna
67. Ciò che una rifiuta l’altra porta
68. Cito pede praeterit aetas
69. Clarus sol facit me loqui et digitus umbrae
70. Coelestium index
71. Coeli enarrant gloriam Dei
72. Coeli refert imaginem
73. Col bel tempo ti indico il buono
74. Col distinguer del sol veloce il moto l’ore del viver tuo brevi dinoto.
75. Col sol tramonta in noi la vita ancora passa qual lampo l'anno il mese l'ora
76. Colui che dorme fino a tardi deve lavorare di pomeriggio
77. Come l’erba sono i giorni dell’uomo, come il fiore del campo così egli fiorisce (Ps,103,15)
78. Come un veliero al vento il tempo scorre nell’oceano dell’infinito
79. Comes luminis umbra
80. Con gioia do l'ore.
81. Con il suo giro il Sole segna i tempi felici
82. Con l’ore anco la vita
83. Con l'ombra mia fuggon di vita l'ore
84. Consumando ore e tramonti ringiovanisco e invecchio
85. Contra vim mortis non est medicamen in ortis
86. Così la vita
87. Così noi andremo, voi andrete, essi andranno
88. Così va il tempo e così va la vita: a noi mortali il Sole ognor l'addita.
89. Cras et cras? Quare non modo? Quare non in hac ora finis turpitudinis tuae? (Conf.8,12,28)
90. Cuique suum metitur
91. Cum umbra nihil sine umbra nihil
92. Cuncta parent cui iusta placent
93. Cur petis horam? Dum petis jam ipsa fugit
94. Da mihi Solem dabo tibi horam
95. Da ogni errore si assicura chi a regola del ciel l'hore misura.
96. Dal levare del Sole l’ombra segna la vita dell’uomo
97. Dall’altrui cura solo non dipendo
98. Dammi il Sole e del giorno l'ora è certa: solo dell'uomo è l'ultima ora incerta
99. Dammi il Sole ti darò l’ora
100. De die tecum loquitur et de hoc ipso fugiente - Seneca
101. Deficio dum proficio
102. Del cerchio il piano abbraccia un punto solo, del tempo immago all'uom che fugge a volo
103. Dell’arte adorno il mezzodì vedrai ove nube non tolga a Febo i rai
104. Dell’autor mio serbo il prisco governo
105. Dell'ora non cercar qui la misura, poichè fui fatta sol per la figura.
106. Dell'orbe in linee miro il diurno e l'annuo giro
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107. Deo favente horas laetas enumero
108. Deus mihi lux
109. Deus monet umbra docet: cernis qua vivis, qua moriere latet
(continua)
La Sig.ra Casanova è una fedele appassionata del mondo degli orologi solari e la redazione desidera ringraziarla per la
sua bontà e generosità nel mettere sempre a disposizione la propria competenza in materia di informatica e la volontà
di collaborazione manifestata sin dai primissimi giorni alla redazione.
Il sito, sul quale ci proponiamo di presentare un articolo dettagliato in uno dei prossimi numeri del bollettino, è uno
dei principali punti di riferimento per la gnomonica in Internet ed ospita anche vari articoli del redattore Nicola
Severino.
Siamo sicuri che la preziosa collaborazione della Sig.ra Casanova non può che apportare benefici apprezzabili nel
tempo a questa nuova iniziativa e, per l’appassionato “navigatore”, uno strumento indispensabile per entrare in
immediato contatto con la redazione di questo bollettino, col mondo della gnomonica e con i suoi organi promotori,
l’Unione Astrofili Italiani e la Sezione Quadranti Solari.
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Le Vignette di
Giacomo Agnelli
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