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29 giugno 2020 - 16:26 > Versione online

Il ricordo dell’ Università di Urbino per la


scomparsa di Giulio Giorello
Il filosofo si è spento a Milano il 15 giugno scorso
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Il filosofo Giulio Giorello, scomparso la settimana scorsa, aveva un antico rapporto con l’
Università di Urbino e con i suoi docenti. Questo il ricordo di tre di loro.
“Lunedì 15 giugno è morto a Milano Giulio Giorello. Tre giorni prima aveva sposato la
compagna Roberta Pelachin. Allievo di Ludovico Geymonat, che a Milano aveva tenuto la prima
cattedra italiana di Filosofia della scienza, Giorello gli è succeduto su quella medesima cattedra,
dopo esser stato anche professore ordinario di Storia e fondamenti della matematica. Come
Geymonat aveva diffuso in Italia la filosofia del neopositivismo, così Giorello ha valorizzato e
fatto conoscere quella post-positivistica e post-popperiana di Lakatos, Kuhn e Feyerabend. Nei
suoi scritti ha sempre propugnato una visione della scienza attenta ai suoi sviluppi storici, e
dunque concreta, pluralistica ed antidogmatica. Ma una fondamentale esigenza di libertà e
atteggiamento critico per lui si estendeva dal sapere scientifico anche alla filosofia, al pensiero
civile, politico e religioso. Personalità di vastissime letture e grande efficacia comunicativa,
propugnatore di imprese culturali ed editoriali, era dunque diventato uno degli epistemologi
italiani più in vista, anche a livello mediatico, collaborando a riviste, giornali e trasmissioni
televisive. In tal modo aveva contribuito all’avanzamento e alla diffusione della filosofia della
scienza anche oltre i suoi ristretti confini accademici.
Nell’anno accademico 2003-04 avevamo attivato due nuovi corsi di filosofia e storia della scienza
per la Laurea triennale in Filosofia. Per dare un po’ di lustro al nostro Corso di studi chiedemmo
all’amico Giulio e al suo brillante allievo Corrado Sinigaglia di tenere queste lezioni. Ora Corrado
insegna a Milano sulla medesima cattedra che era stata di Giorello e prima ancora di Geymonat.
Furono settimane coinvolgenti e spassose: oltre alle lezioni vere e proprie, presentazioni dei libri
della collana Scienza e idee di Raffaello Cortina, che lui dirigeva, giornate di studio su
Feyerabend e l’anarchismo metodologico, e talvolta qualche bicchiere di whisky, rigorosamente
irlandese, fra due battute dissacranti di Giulio.
Giorello dormiva ai Collegi, come uno di noi, tanto che una volta, venendo in centro a piedi, con

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le sue scarpe da cittadino, scivolò disastrosamente sul mitico ghiaccio dei vicoli urbinati. Senza
farsi nulla, per fortuna. Eppure, si diceva che a Milano prendesse il taxi per attraversare la
strada… potenza di coinvolgimento dell’atmosfera urbinate …
Con noi Giulio è sempre stato affettuoso, difendendoci più volte là dove si puote ciò che si vuole.
Aveva stima del nostro lavoro e amava Urbino, dove quel dialogo fra scienze naturali e storia, che
lui tanto promuoveva, aveva avuto una delle sue più alte espressioni nella Scuola di Federico
Commandino, matematico e filologo allo stesso tempo. Infatti, nell’umanesimo matematico
urbinate affondava alcune radici anche la formazione di uno degli autori prediletti da Giorello,
quel Galileo Galilei che era stato discepolo ed amico di Guidobaldo Dal Monte. Giulio
apprezzava molto anche gli approcci alternativi ai fondamenti delle teorie fisiche, in particolare le
interpretazioni non ortodosse della meccanica quantistica, su cui noi lavoriamo.
Giorello ha difeso il nostro Ateneo al tempo della sua grave crisi finanziaria, sottoscrivendo con
la sua autorevole firma la richiesta al Ministero di intervenire, tanto che l’allora Rettore Giovanni
Bogliolo lo ringraziò personalmente. Cinque anni fa aveva partecipato alla presentazione del
nostro Festschrift per i 60 anni di Gino Tarozzi. Anche ad aprile scorso, mentre era ancora in
ospedale, si era impegnato a sostenere la pubblicazione di un volume in preparazione da parte
nostra.
La sua scomparsa prematura comporta una perdita incolmabile non solo per noi ma per l’intero
nostro campo di studi e la cultura italiana. Ci mancherà la sua ironia graffiante, la sua cultura
sterminata, la sua memoria prodigiosa, la sua voglia di capire e soprattutto il suo desiderio di
libertà, che anche qui da noi ha potuto esprimersi.
Mario Alai, Vincenzo Fano e Gino Tarozzi
da: Università degli Studi di Urbino

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