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J’ACCUSE
In questi giorni siamo bersagliati in continuazione dalle immagini di proteste,
manifestazioni, addirittura occupazioni da parte di qualche studente facinoroso, trasmesse
alla TV. Questi disordini sono causati, a sentire i diretti interessati, dai contenuti della
nuova riforma promossa dal Ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini.
Gli studenti, infatti, si dicono sconcertati, così come le forze dʼopposizione, dai contenuti di
tale “maxiemendamento”, del quale contestano diversi punti: secondo questi, infatti, verrà
diminuito (talvolta abolito) il tempo pieno alle elementari, verranno create classi da 30
alunni, verranno licenziati 87.000 insegnanti a causa dellʼintroduzione del cosiddetto
“maestro unico”, saranno chiuse diverse scuole di montagna, si verrà bocciati con il 7 in
condotta.
Ma chi sostiene ciò ha letto il testo della riforma nella sua interezza? Ha ascoltato i mezzi
che porteranno al fine?
Con lʼintroduzione del maestro prevalente (N.B. prevalente, non unico!), al quale saranno
affiancati un docente di lingua straniera, uno di religione ed un altro di informatica, il tempo
pieno nelle scuole elementari non sarà diminuito, bensì aumentato, poichè, grazie anche
allʼeliminazione delle compresenze, ci saranno più insegnanti disponibili per il tempo
pieno. Nello specifico, già dallʼanno scolastico 2009/2010, 2350 classi in più avranno il
tempo pieno (circa 49.350 studenti), fino ad arrivare allʼA.S. 2013/2014, nel quale le classi
a beneficiare del tempo pieno saranno 3950, indi circa 82.950 alunni. Voglio ricordare,
inoltre, che il maestro prevalente è presente in tutta Europa, con lʼunica eccezione
dellʼItalia. Le classi sarannò in media composte da 18 elementi, fino ad un massimo di 26.
Sulla spinosa questione degli 87.000 licenziamenti è bene precisare che, al contrario di
quanto sostenuto, nessun docente sarà licenziato! Il numero dei docenti sarà adeguato
alle esigenze grazie al fatto che non ne saranno assunti nuovi.
A dimostrare che questa riduzione del personale è necessaria ci sono i numeri: sono,
appunto, 1.350.000 (unmilioneetrecentocinquantamila!) i dipendenti della scuola italiana,
che potevano anche essere adatti anni e anni fa, ma che non lo sono adesso che nascono
meno bambini e, di conseguenza ci sono meno studenti. Negli anni passati a questa
diminuzione si è risposto con lʼassegnazione di molti insegnanti in una sola classe,
soluzione non più sostenibile al giorno dʼoggi.
Altri numeri che fanno pensare: in Italia abbiamo più docenti che in Germania, con lʼunica
differenza che in Germania vivono 23.000.000 di persone in più; nelle scuole del
“Belpaese” sono presenti allʼincirca 167.000 bidelli, contro, ad esempio, 140.000
carabinieri. Conseguiamo che in Italia abbiamo più bidelli che carabinieri! (Pare inoltre che
in diverse scuole le pulizie vengano talvolta esternalizzate ad altre imprese...).
Nessuna scuola di montagna o di piccoli paesi verrà chiusa: queste saranno infatti
raggruppate sotto la giurisdizione di un unico preside, creando così degli istituti
comprensivi. Nessuno studente sarà bocciato con il 7 in condotta, bensì, solo in casi gravi
(bullismo, teppismo, vandalismo, violenza etc.) si potrà essere bocciati col 5 in condotta.
Viene infine da chiedersi cosa o chi ci sia davvero dietro a questi movimenti che, è bene
precisare, coinvolgono solo una minima parte degli studenti, dato che la stragrande
maggioranza di essi frequenta regolarmente le lezioni (quando può...); viene da chiedersi
perchè gli universitari brucino in piazza un decreto che non li tange minimamente. Viene
da chiedersi se questa sia davvero una manifestazione studentesca, o solamente un
disperato tentativo di lotta al governo orchestrata da frange estremiste non più
rappresentate in parlamento, ma che sappiamo essere ben radicate, invece, nella scuola.
Come disse Giulio Andreotti: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende”; o,
ancor meglio: “Il potere logora chi non ce lʼha”.
Luca Baracchini