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23/10/2008

J’ACCUSE
In questi giorni siamo bersagliati in continuazione dalle immagini di proteste,
manifestazioni, addirittura occupazioni da parte di qualche studente facinoroso, trasmesse
alla TV. Questi disordini sono causati, a sentire i diretti interessati, dai contenuti della
nuova riforma promossa dal Ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini.
Gli studenti, infatti, si dicono sconcertati, così come le forze dʼopposizione, dai contenuti di
tale “maxiemendamento”, del quale contestano diversi punti: secondo questi, infatti, verrà
diminuito (talvolta abolito) il tempo pieno alle elementari, verranno create classi da 30
alunni, verranno licenziati 87.000 insegnanti a causa dellʼintroduzione del cosiddetto
“maestro unico”, saranno chiuse diverse scuole di montagna, si verrà bocciati con il 7 in
condotta.
Ma chi sostiene ciò ha letto il testo della riforma nella sua interezza? Ha ascoltato i mezzi
che porteranno al fine?
Con lʼintroduzione del maestro prevalente (N.B. prevalente, non unico!), al quale saranno
affiancati un docente di lingua straniera, uno di religione ed un altro di informatica, il tempo
pieno nelle scuole elementari non sarà diminuito, bensì aumentato, poichè, grazie anche
allʼeliminazione delle compresenze, ci saranno più insegnanti disponibili per il tempo
pieno. Nello specifico, già dallʼanno scolastico 2009/2010, 2350 classi in più avranno il
tempo pieno (circa 49.350 studenti), fino ad arrivare allʼA.S. 2013/2014, nel quale le classi
a beneficiare del tempo pieno saranno 3950, indi circa 82.950 alunni. Voglio ricordare,
inoltre, che il maestro prevalente è presente in tutta Europa, con lʼunica eccezione
dellʼItalia. Le classi sarannò in media composte da 18 elementi, fino ad un massimo di 26.
Sulla spinosa questione degli 87.000 licenziamenti è bene precisare che, al contrario di
quanto sostenuto, nessun docente sarà licenziato! Il numero dei docenti sarà adeguato
alle esigenze grazie al fatto che non ne saranno assunti nuovi.
A dimostrare che questa riduzione del personale è necessaria ci sono i numeri: sono,
appunto, 1.350.000 (unmilioneetrecentocinquantamila!) i dipendenti della scuola italiana,
che potevano anche essere adatti anni e anni fa, ma che non lo sono adesso che nascono
meno bambini e, di conseguenza ci sono meno studenti. Negli anni passati a questa
diminuzione si è risposto con lʼassegnazione di molti insegnanti in una sola classe,
soluzione non più sostenibile al giorno dʼoggi.
Altri numeri che fanno pensare: in Italia abbiamo più docenti che in Germania, con lʼunica
differenza che in Germania vivono 23.000.000 di persone in più; nelle scuole del
“Belpaese” sono presenti allʼincirca 167.000 bidelli, contro, ad esempio, 140.000
carabinieri. Conseguiamo che in Italia abbiamo più bidelli che carabinieri! (Pare inoltre che
in diverse scuole le pulizie vengano talvolta esternalizzate ad altre imprese...).
Nessuna scuola di montagna o di piccoli paesi verrà chiusa: queste saranno infatti
raggruppate sotto la giurisdizione di un unico preside, creando così degli istituti
comprensivi. Nessuno studente sarà bocciato con il 7 in condotta, bensì, solo in casi gravi
(bullismo, teppismo, vandalismo, violenza etc.) si potrà essere bocciati col 5 in condotta.

La situazione delle occupazioni è particolarmente grave soprattutto nelle università, dove


gli studenti, sostenendo che si vogliono “privatizzare” gli Atenei, prendono loro possesso
di un luogo pubblico, costringendo la ben più corposa parte degli studenti che invece vuole
studiare, a seguire le lezioni allʼaperto o nei corridoi. Nelle facoltà occupate sono presenti
manifesti (talvolta volgari ed offensivi) rivolti contro il governo, in particolare contro la figura
del Ministro Gelmini.
23/10/2008
Questi abili studenti evidentemente politicizzati forse non sanno, però, che il cosiddetto
“decreto Gelmini” non menziona minimamente le università! Le quali sono invece toccate
dalla legge 133.
Probabilmente non sanno nemmeno che in Italia ci sono ben 37 corsi di laurea con un
solo iscritto, che 327 facoltà non superano i 15, che sono proliferate le cattedre ed i posti
di professori senza guardare alle esigenze dei ragazzi, che abbiamo 5500 corsi di laurea
contro i 2444 del 2001 e contro la media europea di 2750. Negli ultimi sette anni sono stati
banditi 13.232 concorsi, con 26.000 promossi e con un aumento dei costi di 300.000.000
di euro. Ricordiamo poi che gli studenti sono sottoposti al triplo delle ore di lezione della
media europea, per giustificare corsi fatti solo per assegnare cattedre.
I risultati di questi metodi sono sotto gli occhi di tutti, basti pensare che il Cile produce più
laureati dellʼItalia, che nelle prime 150 università del Mondo non ce nʼè una italiana.
Queste spese folli hanno portato in rosso il bilancio di 5 università (Siena, Firenze, Pisa,
Urbino, Camerino); il governo vuole quindi che i bilanci degli atenei siano pubblici, chiari e
disponibili in Internet.

Viene infine da chiedersi cosa o chi ci sia davvero dietro a questi movimenti che, è bene
precisare, coinvolgono solo una minima parte degli studenti, dato che la stragrande
maggioranza di essi frequenta regolarmente le lezioni (quando può...); viene da chiedersi
perchè gli universitari brucino in piazza un decreto che non li tange minimamente. Viene
da chiedersi se questa sia davvero una manifestazione studentesca, o solamente un
disperato tentativo di lotta al governo orchestrata da frange estremiste non più
rappresentate in parlamento, ma che sappiamo essere ben radicate, invece, nella scuola.
Come disse Giulio Andreotti: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende”; o,
ancor meglio: “Il potere logora chi non ce lʼha”.

Luca Baracchini

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