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N. LESKOV, L’angelo suggellato, in Id.

, Il viaggiatore incantato e altri racconti,


Gruppo editoriale L’Espresso, Roma, 2004.

Walter Benjamin nel celebre saggio Il narratore (1936) evidenzia il nesso essenziale
tra il viaggio e la narrazione in Nicolàj Leskov, scrittore autodidatta e genio del
racconto. Egli viaggiò per tutta la Russia come rappresentante di una grande ditta
inglese ed ebbe dunque modo di conoscere direttamente il mondo popolare russo, già
incontrato da I. Turgenev nelle “Memorie di un cacciatore”. Leskov fu iniziato alla
sua vocazione di artista dalla lettura del libro di Turgenev, come lui stesso riconosce
nella sua Autobiografia. Ma il suo approccio alla vita e alla scrittura è diametralmente
opposto. Mentre Turgenev è occidentalista, Leskov è un credente ortodosso, un
fedele, interessato e attratto dalle fede dei Vecchi credenti, dall’amore per la
tradizione e per l’antico. Le pagine dei suoi racconti trasudano di spiritualità orientale
e di misticismo e si nutrono dell’idioma e dell’immaginario del mondo delle sette,
degli scismatici, dei Vecchi credenti. Vi si respira la stessa tensione spirituale delle
Anime morte e del Diario di un pazzo di Gogol, che considerava un suo maestro. La
scrittura di Leskov, senza mai perdere la sua purezza cristallina e la sua geometrica
composizione, simile a quella di un mosaico bizantino, gravida di densità semantica
che, si è rilevato, si perde nella traduzione, è informata ad una vigorosa visione
religiosa e ideale, incentrata sull’unità politica e spirituale del mondo slavo e il
raggiungimento della sobornost, la pienezza della comunione nel grembo della
Chiesa russa. Leskov conobbe il mondo delle sette russe, degli Scismatici
(Raskolniki), che dapprima criticò in lavori giornalistici e poi sempre più apprezzò,
lasciandone traccia nei suoi racconti. Il suo personaggio base è un santo che opera nel
mondo, un giusto, un pellegrino, un irregolare. I suoi eroi sono contadini, uomini
semplici che narrano in prima persona vicende favolose. Il mondo della sua
narrazione è quello delle fiabe popolari raccolte dal folclorista russo A. Afanasiev, un
mondo pieno di sortilegi, magie, eventi straordinari. I sogni, le visioni e i mirabili
miracoli descritti rimandano alla tradizione agiografica della confessione religiosa
ortodossa. I suoi racconti debbono catturare l’attenzione del lettore e così si dipanano
in brevi capitoli, come piccole scene o vignette di una storia raccontata da un
cantastorie, in un linguaggio pieno di arcaismi e di presenze stratificate della lingua
parlata del popolo e dei codici del gergo giudiziario ed ecclesiastico (soprattutto
slavonico, la lingua antica russa della liturgia).
In Zapečatlënnyj angel, 1873 (L'angelo suggellato) il focus della narrazione è
rappresentato dalle peripezie di un gruppo di Vecchi Credenti in relazione all’icona di
un Angelo oggetto delle loro preghiere. Costituiscono un gruppo di lavoratori che è
anche un gruppo di devoti scismatici che pregano incessantemente davanti alle loro
icone – trasportate su un carro come l’Arca dell’Alleanza del Patto degli Ebrei. Il loro
imprenditore e leader spirituale, essendo privi di sacerdoti, cioè  беспоповцы,
bespopovcy, è Lukà Kirìlov, che porta sempre sul petto l’immagine dell’Angelo
(p.142). I suoi operai e correligionari costruiscono delle abitazioni sulla riva sinistra
del Dnepr e trascorrono tre anni lavorando alla costruzione di un ponte e pregando
con fervore. Il racconto contiene frequenti riferimenti alla storia dell’arte iconologica
russa. Leskov amava le icone ed era un cultore della pittura religiosa russa, la cui
massima manifestazione è appunto l’iconografia. In realtà il racconto L’angelo
suggellato è un tentativo, riuscito perfettamente, di trasformare la scrittura in una
pittura iconografica, come “un valente iconista dalla mano esperta” (p. 166). Si tratta
di una narrazione di miracoli, di un’Icona dei Miracoli, che consente il passaggio da
questa realtà al mondo del sacro e della rivelazione. L’ordine dei capitoli del
racconto, distinto in tre gruppi, dentro la cornice del primo e del sedicesimo risponde
in effetti alle regole canoniche per l’esecuzione di questo genere di icona. I fatti
raccontati all’inizio preparano la storia dell’icona dell’Angelo riferita dal narratore
“di pelo rosso” Mark Aleeksandrovic. L’Angelo di cui si parla è l’angelo dei
miracoli per i Raskolniki (gli scismatici o Vecchi credenti (cfr. p. 160-61). Per un
prestito che debbono fare ad un funzionario che è stato truffato da Giudei di un
villaggio che praticavano il contrabbando le loro icone sono sequestrate e sigillate (p.
163). Allora viene richiesta dalle autorità una somma di denaro per non suggellarle
tutte. Alla fine anche l’icona dell’Angelo viene suggellata e deturpata nella porzione
che ritrae il viso. L’ Angelo è “accecato con un suggello” (p.166). Ecco di nuovo
manifestarsi la lotta tra Cristo e il suo popolo e Satana, con il suo strumento
principale, il denaro. L’icona dell’Angelo, dunque, viene deturpata dal funzionario
per suggellarla con la ceralacca (p.164-65). Pimen, uno dei devoti del gruppo, che ha
causato il guaio, entra nella chiesa ortodossa ufficiale e abbandona i Vecchi credenti.
Si comincia a cercare un valente iconista capace di cancellare la deturpazione del suo
puro viso arso dalla ceralacca del sigillo (p.168). Trovato l’iconista Sevast’jàn l’icona
dell’Angelo suggellato viene trafugata e sostituita da una copia e infine ripulita dal
suggello (p.205): “alzò verso la luce l’icona, e il sigillo non c’era più” (p.205). Ma
nella copia dell’icona, dipinta dall’iconista, appare miracolosamente lo stesso
suggello (p.210) che era stato cancellato dall’iconista nell’originale. Il racconto, in
crescendo, somiglia sempre più ad una leggenda medioevale e ad una parabola
evangelica. Il messaggio è chiaro: oltre le sette e gli scismi i fedeli debbono essere
riuniti in un solo gregge di agnelli guidati da un solo pastore (211), la grande Chiesa
russa, indicata dall’angelo suggellato. La fede genuina che coincide con l’unità
spirituale dell’ortodossia e l’unità politica russo-slava riassume in sé, dissolvendolo,
ogni errore e vince ogni adulterazione.

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