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REPORT SUL FORO MONDIALE DEI PASTORI, NOMADI E TRANSUMANTI.

SEGOVIA 8 – 15 SETTEMBRE 2007

L'evento, organizzato nell'ambito di un progetto sostenuto dalla UE, è nato con l'ambizione di riunire da tutto il mondo
esponenti dei popoli nomadi, dei transumanti, e dei piccoli produttori che ancora oggi dipendono dal bestiame e dal suo
habitat per la loro sopravvivenza. Con esponenti di circa 40 paesi, ha visto una partecipazione tale che ad oggi, è senza
dubbio l'incontro più partecipato e rappresentativo che si sia svolto per questa categoria. Su otto giorni totali di attività,
tre sono stati dedicati ad eventi di visibilità per il pubblico e le autorità locali, essenzialmente rispondenti ad esigenze
delle organizzazioni ospiti e per i loro rapporti con le autorità locali e nazionali; i rimanenti cinque giorni sono stati
dedicati ad una discussione strutturata, animata da esperti del tema e della mediazione culturale di caratura
internazionale. Tale discussione ha condotto, al termine del foro, alla firma condivisa di due documenti: l'analisi della
situazione e dei problemi degli allevatori, pastori nomadi e transumanti di tutte le regioni convenute, ed una
dichiarazione contenente la loro visione ed una strategia possibile per affrontare tali problemi. Tale dichiarazione si
attesta su principi generali condivisi dai partecipanti, e non si rivolge specificamente a nessuno dei problemi ne' in
particolare a un solo destinatario: esprime piuttosto la voce del foro di Segovia, rivolto ai governi, agli organismi
internazionali, a quelli non governativi e ai cittadini affinchè aumenti la coscienza e l'attenzione verso i problemi dei
pastori non sedentari, le esigenze particolari legate alla mobilità e le minacce a cui è soggetta, il loro ruolo nella
conservazione della natura e della biodiversità sia animale sia ecosistemica, la richiesta unanime di condizioni di
sussistenza e sviluppo che permettano di rafforzare un'identità e una dignità minacciate, creando un clima favorevole ad
invertire la tendenza alla senilizzazione e alla perdita degli antichi mestieri e modi di vita dei pastori nomadi e dei
transumanti.

Pur essendosi tenuto in rapida successione con l'incontro di Wilderswil, CH (organizzato dalla società civile in parallelo
al Comitato Tecnico FAO sulla Biodiversità Animale) il foro di Segovia non vi ha fatto riferimento esplicito.
Nonostante questo, vi è stata una forte convergenza di temi e visioni con la dichiarazione conclusiva dell'incontro
svizzero, con la differenza che mentre la dichiarazione di Wilderswil è centrata essenzialmente sul problema
dell'allevamento industriale come causa prinicipale della scomparsa di razze locali e comunità di piccoli allevatori in
tutto il mondo, il foro di Segovia ha prodotto un'analisi più generale, che include la «globalizzazione neoliberale» tra i
fattori di minaccia, ma si sofferma anche sui particolari problemi dei pastori non sedentari, citando ad esempio la
necessità di fornire a questi gruppi servizi educativi e sanitari adatti alle loro specifiche esigenze, o di regolare i conflitti
locali e transfrontalieri considerando le caratteristiche naturali dei territori e del comportamento animale come criterio
per la delimitazione dell'uso di risorse quali acqua e pascoli.

Durante l'ultima notte dei lavori è giunta in diretta la notizia dell'approvazione della dichiarazione sui diritti dei popoli
indigeni da parte dell'Assemblea delle Nazioni Unite, già nota a diversi partecipanti al forum. La dichiarazione di
Segovia è probabilmente il primo documento ufficiale al mondo a farvi riferifemento.

Oltre a queste osservazioni, si rimanda ai due documenti prodotti dal Foro. Una sintesi più analitica dei documenti
prodotti a Segovia non potrebbe che essere fatta tramite una selezione arbitraria di capoversi, dato che essi
rappresentano già la sintesi di cinque giorni di dibattito molto intenso, del quale costituiscono un distillato già di per se'
estremo, discusso e condiviso parola per parola in assemblea plenaria. È sicuramente notevole l'attenzione che tutti
hanno posto affinché nessuna voce restasse inespressa, con speciale attenzione per le minoranze e le categorie più
svantaggiate (donne, bambini, etnie di minoranza eccetera).

Da un punto di vista politico, è interessante osservare il fatto stesso che Segovia abbia prodotto una «dichiarazione»:
con tale termine si indica a rigore il risultato di un processo politico che di fatto non è avvenuto. Nel senso che i
partecipanti, pur selezionati per regione e categoria di appartenenza, sono stati invitati al foro dagli organizzatori, e non
delegati da una base territoriale. Si esprimevano dunque a titolo dell'organizzazione o rete di appartenenza, se non
personale, e non si può dunque affermare che la dichiarazione sia il risultato di una conslutazione democratica, che
esprime la voce di una larga rappresentanza mondiale. È anche vero però, che la selezione delle persone da invitare è
stata fatta in modo molto accorto, sia per provenienza geografica che per categoria, e non è azzardato affermare che i
risultati sono ampiamente condivisibili, con ogni probabilità, da una larga maggioranza dei pastori nomadi e
transumanti del pianeta.

Un altro aspetto notevole è che dal Foro non è sorta nessuna nuova organizzazione (a sfidare il rasoio di Occam...) con
l'ambizione di rappresentare formalmente la categoria dei pastori nomadi e transumanti. Sarà interessante in futuro
seguire le azioni dei diversi partecipannti, per vedere se l'opera iniziata avrà un seguito in termini di creazione di nuove
reti, o se le reti esistenti, che in larga maggioranza esprimono a livello mondiale la voce prevalente degli agricoltori,
sapranno ampliarsi ed adeguare i meccanismi esistenti di dialogo, rappresentanza e democrazia per poter accogliere ed
esprimere anche la voce dei piccoli allevatori, e in particolare di quanti fra di essi resistono alla spinta verso la
sedentarizzazione. Al momento non sembra che nessuno dei presenti si sia candidato al ruolo di coordinatore di una
dinamica di questo genere. In particolare, l'impressione di chi scrive è che gli organizzatori siano piuttosto interessati e
calibrati sulla scala nazionale, con azioni e rivendicazioni rivolte soprattutto al pubblico e ai politici spagnoli. Alcuni
esponenti di organizzazioni internazionali (IUCN, IFAD) sembravano piuttosto interessati a far conoscere le proprie
iniziative, con spirito attento ma non «aggressivo». È anche vero che subito dopo il foro si è aperto, nello stesso posto e
con molti dei partecipanti, il primo congresso mondiale di WAMIP, sul quale sarebbe indubbiamente interessante
acquisire notizie, e mantenere contatti.

Per quanto riguarda l'IPC, era presente al foro in qualità di osservatore, nonostante il ruolo anche molto attivo dei suoi
esponenti nella facilitazione dei dibattiti. La piattaforma è nota a diversi partecipanti, coinvolti a vario titolo dalle sue
attività; altri ne sono stati informati durante numerose conversazioni. L'esperienza e le capacità dell'IPC potrebbero
sicuramente apportare al processo di Segovia il contributo della capacità di costruire rappresentanze su base partecipata
e democratica, e portare ad un eventuale gruppo di lavoro sul pastoralismo il risultato di una visibilità e credibilità
costruita in più di dieci anni di lavoro altamente apprezzato in diverse sedi, oltre ai contatti diretti con alcuni degli
organismi internazionali più direttamente coinvolti nelle politiche che diretta o indirettamente influenzano il modo di
vivere degli allevatori.

In particolare, sarebbe urgente apportare a qualunque organismo o contesto di dibattito che emerga dal Foro di Segovia
una serie di contenuti sul contesto generale, politico, economico, eco-diplomatico geopolitico, come ad esempio la CBD
e il suo significato per gli stati, il ruolo e il funzionalmento della FAO, o del WTO ecc. Tali tematiche sono quasi
totalmente sconosciute a molti e sarebbe estremamente utile fornire chiavi di lettura della realtà che ne permettano
un'analisi più profonda, specialmente per quanto riguarda i ruoli e i meccanismo dei diversi attori sulla scena nazionale
e internazionale.

A livello italiano, potrebbe essere utile mappare le diverse realtà che lavorano sul pastoralismo, e fra di esse, chi si
occupa della memoria e dei relitti sul territorio della transumanza, sia come pratica che nelle tracce residue del territorio
e della cultura. Come per il caso internazionale, potrebbe essere utile tentare un'opera di integrazione di queste istanze
con quelle affini, di chi si occupa ad esempio di qualità alimentare, di produzione equa, mercati di ciclo corto, prodotti
legati al territorio e alla tradizione, campagne sui beni collettivi, e tutto il baluardo di resistenza al modello di
produzione industriale.

dex, 25/09/2007

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