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Συµµετρια

N.13 – Marzo 2012


In questo Numero:
Pletone e la rinascita del Platonismo
in Italia
di A.Bonifacio
Selezione di articoli, commenti, riedizioni, estratti e segnalazioni relative alle attività di Sim-
metria.

La rivista on-line, agile e di poche pagine, si affianca alla rivista cartacea di Simmetria, ha lo stesso comitato di-
rettivo ed editoriale e sviluppa temi particolari, prescelti fra quelli di maggiore interesse fra i nostri lettori.
Ha un carattere aperiodico e viene inviata gratuitamente a tutti i soci ed amici che ne facciano richiesta.

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I platonici rinascimentali hanno pro- Negli anni che vanno dal 1434 e il 1443
prio questo fine e oltre alla rigenerazione la città gigliata fu teatro di un evento politi-
spirituale in Dio, che comporta la diviniz- co e culturale estremamente significativo e
zazione, accolsero anche le dottrine della al contempo spettacolare ossia la convoca-
rigenerazione della civiltà e dell’umanità zione di un concilio ecumenico tra le Chiese
nella loro origine aurea. Perciò la rina- di Roma e di Bisanzio e per questo la curia
scita è ritorno, riacquisizione dello stato di Eugenio IV venne stabilmente collocata
originario, non la riattualizzazione di presso il convento di Santa Maria Novella
un’antichità passata, ma di uno stato del- fornendo così più d’una occasione per com-
l’essere immutabile e immodificabile, del- missionare opere artistiche che si rivelarono
lo stato originario, nel quale l’uomo pre- d’altissimo rango, tra cui si annovera ap-
sentava la sua perfezione. punto l’opera di Domenico Veneziano.
(L.M.A.Viola) L’intento del concilio era di ricercare un
accordo tra la Chiesa di Roma e quella d’O-
riente al fine di arginare la minaccia dell’in-
I maestri pagani, attraverso l’esercizio vasione dei turchi nei territori bizantini ma,
della virtù, giunsero a una conoscenza in questa prospettiva, nonostante il numero
così elevata da discernere ogni virtù con degli incontri registrato, l’assise fiorentina
chiarezza e precisione maggiore di quella non conseguì grandi risultati, anzi, il fragile
di san Paolo e di tutti i santi nel loro pri- accordo raggiunto fu infranto appena dopo
mo rapimento. il termine dei lavori. Se quindi in ambito ec-
(Meister Eckart) clesiale il concilio può essere considerato
un fallimento, diverso fu il risvolto in altri
contesti (tra cui quello artistico cui si è fatto
Alla Gemaldegalerie dello Staatliche cenno).
museum Berlino si conserva una significa-
La presenza a Firenze di dotti orientali,
tiva tela (un tondo) del pittore Domenico
come Gemisto Pletone e Giovanni Bessario-
Veneziano rappresentante la visita dei tre
ne, segnò per l’umanesimo italiano la possi-
Magi al Re nascituro. La tela, aldilà del
bilità di consolidare i contatti diretti con la
suo elevato valore storico-artistico, segna
cultura greca e in particolare con il Platoni-
un momento fondamentale nella vicenda
smo di Mistrà, riagganciandosi così a quelle
della ripresa del pensiero platonico in oc-
sezioni della filosofia classica che erano sta-
cidente, esperienza dello spirito umano
te amputate (le unghie e capelli della
forse a tutt’oggi non adeguatamente valo-
“schiava” secondo l’espressione di Pier Da-
rizzata. In essa il pittore rappresenta i
miani) dal cristianesimo per adeguarli ac-
Magi e il loro corteo raffigurati con abbi-
conciamente e ancillarmente ai contenuti
gliamenti sontuosi e inusuali in quanto
della religione rivelata.
ispirato da modelli di costume inaspettati,
quali aveva sotto gli occhi in quegli anni a
Firenze.

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Il platonismo è risorto più volte nel La presenza in Italia di Pletone nella cir-
tempo e in luoghi diversi. A Roma si affer- costanza descritta determinerà un orienta-
mò con la scuola di Plotino di cui fece mento specifico degli studi umanistici, già
parte Porfirio. A questa corrente si deve il rifioriti in Grecia, dove si generò un florido
tentativo di ripresa della tradizione plato- periodo denominato rinascimento ellenico.
nica innestata nella politica imperiale pri- Cosimo de Medici per l’impressione che de-
ma a opera di Galliano, poi di Giuliano. Si stò in lui e nei suoi contemporanei il filoso-
trattò di lampeggiamenti di “paganità”che fo greco non esitò a definire Pletone un Pla-
non ebbero alcun successivo esito politico. tone redivivo, ovvero una nuova manifesta-
Poi, per rimanere all’essenziale, rinacque zione della sapienza apollinea determinata
nella scuola di Atene, centro ormai cultu- dall’azione della Provvidenza universale.
ralmente defilato rispetto a quello che or-
mai era il cuore politico dell’epoca e insie-
me il motore del cristianesimo trionfante e
cioè Roma. La scuola sopravvisse con vari
scolarchi per circa di mezzo secolo, fino a
che la sua riservata attività non fu stronca-
ta dalle disposizioni repressive contenute
nell’editto di Giustiniano. Questo centro
superstite si espresse nel suo tempo a li-
vello altissimo con Plutarco, Siriano, Pro-
clo. Proprio quest’ultimo tracciò una pre-
cisa catena divina di tramandamento della
Prisca Theologia, che scorreva da Hermes
Trismegistos a Orfeo, da Orfeo a Pitagora,
da Pitagora infine a Platone operando in
un flusso provvidenziale ininterrotto.
E’ noto da studi recenti che, nonostante Fig .1 Il tondo di Domenico Veneziano che è for-
questa chiusura (che seguiva quella di temente ispirato agli sfarzosi e bizzarri costumi
Delfi il più celebre santuario della classici- orientali dei rappresentanti della Chiesa d’Orien-
te intervenuti a Firenze per il Concilio, tra i vari
tà), mai si interruppe il filo sapienziale
elementi spiccano i bizzarri cappelli
della tradizione platonica, e la dottrina
ebbe occasione di riemergere carsicamente
nel divenire storico per mostrare infine il
suo volto dottrinale ancora pienamente vi-
goroso, dopo circa nove secoli dalle vicen-
de che qui si sono accennate, nella scuola
di Mistrà, località sita nei pressi di Sparta,
dove agirà il rappresentante più autorevole
della ripresa platonica, ovvero Giorgio
Gemisto detto Pletone.

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Il destino di Pletone del resto si legherà
per sempre all’Italia, infatti, malgrado il
suo rimpatrio nel suolo natio, avvenuto
quasi immediatamente dopo la conclusio-
ne dei lavori a Firenze, egli si ritrovò nel
nostro paese per circostanze davvero sin-
golari. Negli anni appena successivi alla
sua morte, avvenuta a Mistrà quando or-
mai lui era quasi centenario, il paese fu in-
vaso dai Turchi e per questo i suoi resti fu-
rono pietosamente trafugati, per essere Fig.2a-2c La Casina del Cardinal Bessarione a
composti in Italia dove riposano nel Tem- Roma, nella decorazione parietale della sala regia
pio Malatestiano di Rimini. si conservano alcuni elementi che, secondo alcuni
osservatori, hanno forti similitudini simboliche
con le illustrazioni del libro di Francesco Colon-
na. Immagine dei decori interni.

Lasciamo quindi ora Domenico Venezia-


no alle sue primeve elaborazioni prospetti-
che, che troveranno compiuta affermazione
in Pietro della Francesca, e rivolgiamo la
nostra attenzione alla coppia formata da
Pletone e Bessarione.

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Era quella l’epoca in cui i dotti rinascimen-
tali guardavano con crescente interesse e
ammirazione al passato e all’epoca classica
e in cui iniziavano a ricomparire le opere di
Platone e di quei neoplatonici di cui si è
menzionato fugacemente qualche illustre
nome in precedenza. Oltre a ciò, questi ri-
cercatori avevano finalmente a disposizione
migliori traduzioni di Aristotele, il cui pen-
siero aveva costituito l’impalcatura del si-
stema filosofico medievale, ossia l’epoca
immediatamente precedente agli eventi che
qui si narrano. Le menti di quegli uomini
non erano allora per nulla sopraffatte dal
mito profano contemporaneo dell’evoluzio-
ne (semplicemente perché tale mito non esi-
steva) e, guardando al passato, crederono di
rintracciare delle linee di trasmissione di
una sapienza originaria che, scaturendo da
un centro di elevatissima spiritualità, si di-
panasse sapientemente nei secoli, manife-
Fig. 2d Immagine del cardinale Bessarione che standosi ogni volta “avaticamente” in per-
mai dismise gli abiti dell’ordine di appartenen- sonalità pressoché divine. Per costoro Plato-
za, sopra la tomba del medesimo che è collocata ne era ritenuto il più perfetto discepolo di
nella basilica dei Santi Apostoli a Roma. Pitagora, colui che costituì l’Accademia ini-
ziatica dedicata al culto di Apollo e delle
Muse (secondo Guénon Pitagora è un nome
che si riferisce a un “attributo” d’Apollo in
quanto significa “colui che conduce la Pi-
zia”). Da questo atto fondativo primigenio
si sarebbe sviluppata la vera tradizione au-
rea fondata sulla riattualizzazione della co-
noscenza metafisica totale, pienamente pre-
sente nel principio dell’età aurea, una cono-
scenza che il maestro restaurò appunto in
accordo alle nuove condizioni dell’umanità.

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Tutto questo viene meglio compreso se “Ho appreso che nostro padre e maestro
si considera che gli insegnamenti che di- comune ha deposto ogni elemento terrestre
spensavano queste scuole ai loro adepti e se n’è andato in cielo, al soggiorno senza
erano di natura iniziatica e quindi andava- mescolanza, per danzare lo Iaccos mistico
mo ben oltre il limite dello sterile appren- con gli dei olimpici…” e successivamente
dimento mentale. Tali insegnamenti erano “…in modo che se si accetta la dottrina di
quindi in grado di condurre i discepoli Pitagora e di Platone sulla periodicità re-
qualificati, dopo un’accurata opera di puri- golare dell’ascesa e discesa delle anime,
ficazione interiore, verso stati sovraordi- non si rifiuterà di aggiungere che è l’ani-
nati di coscienza, come del resto è testi- ma di Platone, obbligata a servire i decreti
moniato dalla vita di Plotino che in vita irrefragabili di Adrastea e ad adempiere al
ebbe diverse estasi. L’omaggio fatto da suo ritorno necessario, che è stata inviata
Proclo al suo maestro Siriano è il suggello sulla terra per prendere il corpo di Gemi-
perfetto di questo efficace sto e la vita con lui..” Non stupisca dopo
tramandamento:” …quest’uomo ci ha reso aver letto tali affermazioni di scoprire che,
partecipi non solo dell’intera filosofia di nella sala Regia della Casina del Cardinale a
Platone, ma anche ci ha dato comunica- Roma, una villa rustica, purtroppo attual-
zione di dottrine venerande…ci ha resi mente non più visitabile e piacevolmente in-
compagni nel santo coro d’una verità globata nella bella zona archeologica del-
iniziatica relativa ai divini misteri”. l’Appia antica, siamo presenti delle decora-
Tra gli uomini del Rinascimento che zioni parietali piuttosto peculiari anche per
percorrevano dopo tanti secoli i sentieri la disposizione volutamente asimmetrica di
della prisca theologia fu il cardinal Bessa- questi “ornamenti” e per la presenza di alcu-
rione che divenne il mentore italico di Ge- ne figure dai tratti enigmatici. Esse ben pos-
misto Pletone. Egli lo considerò ben di più sono testimoniare le frequentazioni del car-
del “suo” maestro, dal momento che riten- dinale e le idee che all’epoca circolavano
ne di scorgere in lui una vera e propria anche in ambienti ecclesiastici. Questi dise-
manifestazione teofanica apollinea, come gni inducono a un raffronto con l’iconogra-
dimostra l’orazione funebre che il cardina- fia dell’Hypnetoromachia Poliphili (“Il So-
le volle dedicargli e che può essere consi- gno di Polifilo”, ossia “L’amoroso combatti-
derata il “manifesto” delle idee che circo- mento onirico dell’amatore di Polia”) che è
lavano in certi cenacoli rinascimentali del- un vero monumento del sapere rinascimen-
l’epoca. Si tratta di espressioni che appa- tale intorno ai temi della filosofia classica.
iono decisamente lontane da ciò che si Questa edizione è il capolavoro a stampa
considera “dottrina cristiana” coniate da del tipografo veneziano Aldo Manuzio, pub-
una limpida personalità che presumibil- blicata nel 1499, ma già completata nel
mente non divenne (purtroppo) pontefice 1467 secondo le conclusioni di Jean Sezdec.
proprio a cagione della sua dirittura mora- Si tratta quindi di un prodotto letterario di
le. Sarebbe qui interessante riprodurre in- prolungata interiore ruminazione e per con-
teramente tale documento, tuttavia due seguenza di lunghissima gestazione, attri-
stralci del medesimo saranno sufficienti a buito concordemente al frate Francesco Co-
evidenziare i pensieri del loro autore. lonna (il nome dell’autore parrebbe codifi-
cato nell’opera che si presenta in forma ano-
nima). Il volume è meravigliosamente ador-
nato da numerose e preziosissime xilografie

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(sono circa 170), che costituiscono il pun- Il tema è classicamente pagano, mutuato
tuale corredo illustrativo alla complessa da Apuleio, ovvero si è di fronte a un viag-
narrazione (tanto che ha fornito lo spunto gio di “ricerca” e stavolta l’oggetto della
per il film “La Nona porta” di Polansky). queste è la donna amata (Polia), cui ci si po-
Il sogno di Polifilo è rilevante per le nostre trà accostare solo dopo aver compiuto un’o-
conclusioni in relazione ai caratteri total- pera una profonda purificazione, premessa
mente eterodossi di cui la narrazione è in- per una indispensabile conversione interiore
trisa, in cui non è presente neanche un’on- in un percorso scandito in tre tappe. Si tratta
cia di pensiero cristiano (da qui la necessi- quindi di una realizzazione che si compie
tà di anonimato del nostro frate) e nono- sotto l’egida di Eros e di Venere (argomenti
stante indubbie e profonde affinità struttu- dell’amor cortese mutuati anche da Andrea
rali con l’opera dantesca massima, esso Cappellano e per nulla estranei all’autore).
appare irriducibile alla matrice cristiana La sapienza dell’opera è profondissima e
propria del capolavoro dell’Alighieri. per questo i commenti che la riguardano
sono davvero dottissimi, riportiamo qui uno
stralcio di quello di Mino Gabrielli verso
cui particolarmente conveniamo per la sot-
tolineatura che lo studioso pone in ordine
alla presenza della componente immaginale
nella strutturazione della narrazione onirica:
“il sogno di Polifilo per i profondi conte-
nuti mistico filosofici, cosmologici e pneu-
matici, per l’eccezionale veste verbale e
iconologica che li dissimula, va considera-
to, oltreché il più alto monumento lettera-
rio-figurativo del Rinascimento, anche mo-
dello insuperato di creazione immaginale”.

Fig.3- La copertina del libro François Masai


dedicata a Gemisto Pletone. Si può notare la
scelta di riprodurre la facciata del tempio mala-
testiano a sottolineare lo stretto legame che in-
tercorreva tra il filosofo greco e Sigismondo
Malatesta

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Questo il clima nel quale si muoveva la logica: si tratta del celebre disegno posto al-
cultura dell’epoca soprattutto nella corte l’ingresso del duomo di Siena dove sono
fiorentina di Cosimo il Vecchio il quale fu stati accostati in un’unica composizione Er-
da questi iniziato ai misteri platonici. Que- mete Trismegisto e Mosè, quest’ultimo vi-
sto incontro, con quel che ne conseguì, lo sto come l’ancestrale detentore di un’altra
spinse a costituire in Firenze un’accade- linea di trasmissione di sapienza, stavolta
mia dedicata al maestro ateniese, un pro- d’origine biblica, scaturente da una tradizio-
getto che si concretizzò alcuni anni dopo, ne primordiale e conosciuta come Cabala.
quando Cosimo scelse per la fondazione Non sfuggirà una certa contigua coerenza
del prestigioso nuovo centro il giovane fi- operativa tra queste due linee. Se abbiamo
losofo Marsilio Ficino, ordinato successi- evidenziato come nelle scuole platoniche e
vamente sacerdote, al quale assegnò i testi neoplatoniche esistessero delle discipline di
di Platone e Plotino per compierne una de- metodo per giungere a distacchi dalla com-
finitiva traduzione. L’accademia, nata nel ponente psicocorporea culminanti in estasi,
1460, si collegò direttamente a Pletone per anche nella cabala “fiorentina” possiamo
mezzo di Cosimo, divenendo un centro la evidenziare significative convergenze sul-
cui importanza può essere ben evidente a l’argomento. A tale proposito ci focaliz-
chiunque solo se si considera la connes- ziamo su un caratteristico tema talmudico
sione “linfatica” con il maggior “esperto” evidenziato da Pico nei suoi scritti relativo
di platonismo disponibile. All’interno del- all’espressione della “morte per bacio”. Il
l’accademia platonica fiorentina ricompar- cabalista ebreo Maimonide nella sua Guida
vero le oscurate dottrine relative alla Sa- ebbe a scrivere:”A questo stato i dottori
pienza eterna universale, e l’origine di ri- hanno fatto allusione parlando della morte
velazione fu ricondotta a Hermes Trimegi- per mezzo del bacio di Mosè, di Aronne, di
stos, mentre a Platone fu attribuita l’arti- Miriam dicendo che tutti e tre morirono
colazione definitiva della stessa. L’impor- per un bacio”. Il bacio separa infatti l’ani-
tanza del Trismegisto nella Firenze lauren- ma dal corpo, “ora dunque che l’anima è
ziana ci è nota dagli scritti di Frances Ya- stata liberata dalla sua sede solida, può
tes, che nei suoi studi sottolinea come Co- sentirsi dotata di una luce a lei infusa”. E’
simo avesse intimato a Ficino di sospende- questo lo stato estatico come ben si legge in
re la traduzione dei filosofi greci per pro- un altro testo cabalistico “…chi opera me-
cedere a quella dei libri ermetici procurati- diante quabballah senza la presenza di al-
gli dal monaco Leonardo da Pistoia al ter- cun estraneo, se si eserciterà a lungo mori-
mine di un’inesausta ricerca. L’altra costo- rà nell’estasi”.
la di questo sapere iniziatico deriva dal
contributo di Pico della Mirandola che
compì profondi studi sulla cabala, quale
esoterismo dell’ebraismo e dello stesso
cristianesimo, restando al contempo soler-
te allievo di Ficino. Entrambi, per opposte
derivazioni, sostenevano la totale compati-
bilità delle dottrine degli antichi con il cri-
stianesimo. La sintesi di queste due linee
di pensiero ha una precisa segnatura ico-
nografica che si presta a una lettura icono-

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Come detto in precedenza le spoglie di
Pletone sono tornate in Italia trafugate “dal-
l’arca della somma filosofia”, ossia la for-
tezza di Mistrà, durante un’incursione co-
raggiosa orchestrata da Sigismondo Malate-
sta, che si considerò discepolo diretto del
grande maestro e che per questo volle con-
servarne le reliquie nella sua incompiuta cit-
tadella filosofica, ovvero il Tempio malate-
stiano, caduta ormai la città ellenica in
mano ai turchi.
Fig.4- Sarcofago funebre di Pletone le cui spo- Facciamo un passo indietro. Nel 1450 Si-
glie furono trafugate da Mistrà dopo un’audace gismondo Malatesta fece voto di riedificare
incursione compiuta da un manipolo di soldati il duomo di Rimini, e operò secondo una
sotto la direzione di Sigismondo per sottrarlo ai modalità assai inconsueta, ossia incapsulan-
Turchi ormai padroni del paese. La gloria po-
litica del condottiero era ormai alla fine, dopo la do la chiesa cristiana di San Francesco al-
scomunica comminatagli dal papa, ma il rap- l’interno di questo nuovo edificio progettato
porto devozionale di Sigismondo per colui che principalmente da Leon Battista Alberti e
considerava il suo maestro non venne meno no- mai portato a termine. Questa fagocitazione
nostante le avversità del presente. architettonica possiede ai nostri occhi un
A queste espressioni può accostarsi la elevato valore simbolico, in quanto il ruolo
riflessione di Platone che suggerisce la che assume la filosofia classica, e segnata-
possibilità di “condensare” in un’unità l’a- mente Platone, nei rapporti con il cristiane-
nima, mentre essa è “dispersa” nel corpo- simo viene ora a invertirsi. E’ infatti la filo-
reo: “la purificazione consiste nel sepa- sofia che riprende il ruolo primaziale e ac-
rare il più possibile l’anima dal corpo e corda alla dottrina cattolica un ruolo legitti-
nell’abituarla a raccogliersi e concen- mo nella misura in cui essa concorre (o può
trarsi sola in sé stessa, a prescindere da concorrere) alla concordia universale delle
ogni parte del corpo, e a dimorare, per religioni. Del resto la stessa “Stanza della
quanto è possibile, in presente e in futuro, Segnatura” affrescata da Raffaello e sita nel
sola in sé stessa, quasi sciolta dalle cate- cuore del Vaticano segna la celebrazione del
ne del corpo”. platonismo e dei suoi misteri nel centro
stesso della cristianità, quale vivificazione
stessa del cristianesimo (almeno secondo
Il Tempio malatestiano di Rimini l’interpretazione del filosofo cattolico Gio-
vanni Reale).

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Scrive L.M.A. Viola: “la visione politi-
ca tradizionale prevede la comprensione
unitaria delle religioni, non la loro tolle-
ranza, come modernamente si suole dire,
ma una comprensione unitaria, fondata su
una sapienza di ordine metafisico”. Non è
quindi certo per caso che la struttura del
Tempio (si noti il termine) era contraddi-
stinta da una cupola simile a quella del
Pantheon che com’è noto è stato il “tem-
pio di tutti gli dei”. Questa cupola avrebbe
dovuto costituire la struttura principale
dell’edificio e la chiesa doveva svolgere
quasi una funzione d’ingresso, una via
d’accesso “religiosa” alla comprensione di
un “mistero” interpretabile platonicamen-
te. La cosa fu tanto evidente a Aby War-
burg che questi ebbe a affermare: “I miste-
ri pagani rinascimentali furono concepiti
per iniziati: richiedono quindi una’’inizia-
zione” .
Le intenzioni “pagane” di Sigismondo
del resto sono ben evidenti nelle porzioni
di Tempio realizzate, in cui la tematica cri-
stiana è talmente ridotta e defilata da sem-
brare pressoché assente.
Forse è per questo che il grande avver- Fig. 5 - L’attuale stato del Tempio in cui è eviden-
sario politico di Sigismondo Malatesta, te la sua incompiutezza e l’immagine della meda-
papa Pio II, così descrisse l’edificio nei glia di Matteo de Pasti che riproduce la forma che
suoi Commentari: “Aedificavit tamen no- il Tempio malatestiano avrebbe dovuto assumere
al termine dei lavori, in questa struttura la chiesa
bile templum Arimini in honorem divi
di San Francesco si sarebbe ridotta a una sorta di
Francisci; verum ita gentilibus operibus pronao dell’edificio.
implevit ut non tam Christianorum quam
Infidelium daemones templum esse videre- In verità Pio II manifestò ben altra indul-
tur". “Costruì un nobile tempio a Rimini genza verso se stesso, quando, col nome se-
in onore di San Francesco; ma lo riempì colare di Enea Silvio Piccolomini, non si
di tante opere pagane che non sembra un fece scrupolo di accumunare i più venerandi
tempio di cristiani ma di infedeli adorato- nomi della Chiesa con quelli dell’Olimpo,
ri dei demoni”. né la veste porporale impedì a questo mora-
lista di inchinarsi, in un commento delle
Metamorfosi, al letterato Ovidio.

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Fig.6a-d - I rapporti del cristianesimo con l’a- La lettura simbolica dell’apparato del
strologia nel Rinascimento sono assai complessi Tempio non si presenta affatto agevole in
e meriterebbero uno studio a sé, tuttavia non
quanto le fonti letterarie ispiratrici delle im-
possiamo non menzionare alcuni esempi di ga-
gliarda persistenza del pensiero astrologico al- magini sono molteplici e tutte riconducibili,
l’epoca. Così nella sala di Galatea alla Farnesi- secondo l’interpretazione del perspicuo stu-
na l’ordine delle figure riproduce esattamente dioso del Warburg Institute Charles Mit-
la posizione che gli astri avevano a Roma il 1 chell, a protagonisti del platonismo che egli
dicembre 1466, giorno natalizio di Agostino individua in Macrobio, Platone, Porfirio,
Ghigi, ancora la sua cappella, posta a Santa
Giamblico e infine anche l’amico e maestro
Maria del Popolo a Roma, appare quasi la tra-
duzione pittorica del poemetto astrologico “Ura- di Sigismondo ovvero Gemisto Pletone. Fu
nia” di Giovanni Pontano. Allo stesso modo nel- Roberto Valturio, membro della corte illu-
la Sacrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze, minata che circondava il Malatesta e suo
come nella Cappella Pazzi di Santa Croce, si personale consigliere, a svolgere un ruolo
rinviene sopra l’altare, una cupola con le figure prioritario nella definizione dei temi da rap-
mitiche delle costellazioni la cui collocazione è
presentare. Questi affermò nella sua opera
in esatto riscontro con la posizione degli astri
nel cielo di Firenze alla data del 9 luglio 1422, De re militari che il Tempio era colmo di
ovverosia il giorno di consacrazione dell’altare. “simboli tratti da’ nascosti penetrali della
Un discorso a sé merita lo straordinario ciclo filosofia atti ad attrarre fortemente i cono-
pittorico della Camera di San Paolo dipinta a scitori delle lettere e del tutto alieni al vol-
Parma dal Correggio tra il 1518 e il 1519. Il vi- go”. Elemire Zolla c’introduce, con il suo
sitatore si trova di fronte ad una complessa nar-
pastoso linguaggio, a un esemplare tentativo
razione mitologica nella totale assenza di ogni
simbolo cristiano. Ciò è particolarmente stupe- ermeneutico di lettura della cappella di San
facente nella considerazione che l’ambiente era Girolamo ivi presente. Scrive: “Quivi è il
parte degli appartamenti della badessa Gioan- bassorilievo del giro zodiacale dell’anno,
na. perché San Girolamo aveva spiegato nella
lettera a Fabiola, il Pettorale del sommo
sacerdote,‘i cui quattro colori indicano i
quattro elementi che costituiscono ogni
cosa: terra, acqua, aria, fuoco. La trama
d’oro dei quattro colori significa il calore
vitale, la provvidenziale forza divina che
penetra nell’universo, le dodici pietre inca-
stonate, i dodici mesi dell’anno’. Un noc-
chiero spaventato tra i flutti della vita (Por-
firio spiega che la barca è l’involucro che
porta lo spirito sulle acque del mondo, del-
la generazione), sta all’inizio dell’ascesa
nel settenario, la quale tocca via via la
Luna, la mediatrice che fa salire le stelle,
Mercurio, dio di musica e di conoscenza;
Venere o bellezza; il Sole o splendore profe-
tico; Marte o giustizia come perfezione in-
teriore; Giove come amore; Saturno come
saggezza”. Nel Palazzo Schifanoia della vi-
cina Ferrara è presente un sapiente zodiaco,

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diviso per decani, alla cui realizzazione • Ivan Clounas: Lorenzo Il magnifico voll1,2, Il
concorsero notevoli artisti dell’epoca e pur Giornale, Biblioteca Storica.
tuttavia esso si trova in una dimora priva- • G. Hancock, R. Bauval: Talismano, Corbaccio
ta, e non in un edificio templare, il che na- • Nuccio d’Anna: Il neoplatonismo, Il Cerchio
turalmente non è privo di significato. Tut-
tavia questa nuova manifestazione apolli- • François Masai. Pletone e il platonismo di Mi-
strà, Victrix
nea, per usare ancora l’espressione di
L.M.A. Viola, era presto destinata a esau- • François Secret: I cabalisti italiani nel Rinasci-
rirsi. Prescindendo dall’amara conclusione mento, Arkeios
della vicenda dei Malatesti a Rimini, gli • Marsilio Ficino. Teologia Platonica, Bompiani
stessi platonici ellenici furono crudelmen- • a cura di Ilaria Ramelli, Corpus Hermeticum,
te perseguitati in patria. Fu il patriarca Bompiani
Gennadio, già acerrimo avversario di Ple- • Giovanni Reale. Le stanze della segnatura,
tone al concilio di Firenze, che invitò i Bompiani
Despoti (dirigenti nobili) a "togliere di
• Francesco Colonna: Hypnotoromachia Poliphi-
mezzo" gli allievi di Pletone e tutti gli El- li, Adelphi
lenisti, cioè coloro che volevano tornare
all'educazione e alla cultura ellenica. Per • Elemire Zolla: Le meraviglie della natura,
Bompiani.
questo i libri di Pletone furono bruciati e i
suoi seguaci ridotti al silenzio. Gennadio,
in una sua lettera inviata a un despota lo-
cale, Emanuele Raul, dopo l’uccisione di
un allievo di Pletone, Juvenalio, trova que-
ste parole per congratularsi: "Ave soldato
di Cristo e difensore della sua gloria, ave
mani sante. Gli irrispettosi e buoni a nulla
Ellenisti,con ferro e fuoco e acqua e con
ogni modo fate uscire da questa vita…
..Picchia, tortura, dopo taglia la lingua ,
dopo taglia la mano e se nonostante tutto
rimane cattivo, buttalo in fondo al mare".
Evidentemente i tempi in cui Ficino
scriveva; “la predetta opinione (intorno a
Dio) de’ Mercuriali (seguaci di Ermete
Trismegisto) et Platonici philosophi è in
tucto quella che i teologi Cristiani defen-
dono” erano ormai tramontati per sempre.

Antonio Bonifacio

Bibliografia

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