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La fase solida è composta dalle particelle terrose e dagli organismi viventi presenti nel terreno. La
natura chimica delle particelle terrose è in parte mineralogica, in parte organica, in parte chimica.
La natura delle particelle terrose ha influenze dirette su molte proprietà fisiche e meccaniche del
terreno.
Le particelle di origine minerale sono quelle derivate dal processo pedogenetico di disgregazione
delle rocce. In generale, i componenti che troviamo sono silicati primari e secondari, carbonati,
fosfati, idrossidi e ossidi. Altri sali, come ad esempio gli alogenuri e i solfati, sono componenti
minori e presenti in quantità significative solo in terreni derivati da rocce particolari. Le particelle
terrose sono in gran parte inerti e interagiscono con l'ecosistema suolo solo in tempi molto lunghi.
Le particelle di origine organica sono composte da materiale organico derivato in gran parte dai
resti e dai rifiuti degli organismi che compongono la biocenosi tellurica. Nel terreno agrario,
tuttavia, è presente in quantità talvolta considerevole anche materiale organico incorporato
artificialmente dall'uomo. Le particelle organiche si distinguono in due gruppi: sostanza organica
in decomposizione e humus. Quest'ultimo è dotato di proprietà colloidali ed è derivato dalla
trasformazione dei prodotti intermedi del processo di decomposizione microbica.
Le particelle di origine chimica sono derivate da processi chimici di precipitazione o di
insolubilizzazione correlati all'interazione del terreno con l'acqua delle piogge e della falda freatica
e con i composti chimici apportati con la concimazione. In generale si tratta di alogenuri, solfati,
carbonati e fosfati.
La fase liquida è composta dall'acqua e dai sali minerali in essa disciolti. Questo componente del
suolo è soggetto ad ampie fluttuazioni in virtù della dinamica degli apporti meteorici e di quelli da
falda. La proprietà fisica del terreno strettamente correlata alla fase liquida è il potenziale idrico. In
stretto rapporto con la matrice solida influisce inoltre sulle proprietà meccaniche del suolo quali
l'adesione, la coesione e la tenacità.
La densità esprime la massa del suolo riferita all'unità di volume. Si distingue fra la densità reale,
che prende in considerazione solo il volume della frazione solida, e la densità apparente, che
prende in considerazione il volume totale del suolo, compresi quindi gli spazi vuoti.
La densità reale è poco importante ai fini pratici, il suo valore dipende in sostanza dalla natura
chimica della frazione solida, mentre non ci sono particolari differenze in relazione alla tessitura. I
suoli ricchi di silicati, indipendentemente dalla tessitura, hanno in media una densità reale di 2.600
kg/m3 che scende fino a valori dell'ordine di 2.300 kg/m3 nei suoli ad alto contenuto in calcare e
dell'ordine di 2.000 kg/m3 in quelli torbosi.
La densità apparente può cambiare sensibilmente in relazione alla tessitura e alle sue interazioni
con la struttura e con la lavorazione del suolo:
I suoli sabbiosi hanno una densità apparente di 1.500-1.600 kg/m3, valori che diminuiscono
del 15% a seguito delle lavorazioni.
I suoli di medio impasto hanno una densità apparente di 1.300-1.400 kg/m3. Questi valori
possono diminuire anche del 25% in relazione alla porosità creata dalle lavorazioni.
I suoli argillosi e quelli limosi hanno una densità apparente dell'ordine di 1.200 kg/m3.
Questo valore può diminuire del 25% a seguito delle lavorazioni.
I suoli torbosi hanno densità apparente dell'ordine di 900-1.000 kg/m3. Il valore scende
sensibilmente, anche del 30-35%, a seguito delle lavorazioni.
La porosità esprime il volume degli spazi vuoti del suolo come rapporto percentuale sul volume
totale. Questa proprietà fisica influenza direttamente la dinamica della fase liquida e di quella
aeriforme nel suolo e, indirettamente, la fertilità chimica. Ha una correlazione stretta con la
struttura e con le lavorazioni.
Per porosità totale s'intende la porosità complessiva del suolo, all'interno della quale si distingue
una microporosità e una macroporosità. (Per convenzione si considerano macropori quelli con
diametro superiore a 8 μm, micropori quelli con diametro inferiore a 8 μm.)
La porosità totale determina la capacità d'invaso del suolo ed è correlata alla tessitura. In generale
aumenta con il tenore in particelle fini e finissime, raggiungendo i valori più elevati nei suoli
argillosi lavorati e quelli più bassi nei terreni sabbiosi. I terreni non lavorati hanno porosità totale
variabile in genere dal 40% (terreni sabbiosi) al 50-55% (terreni argillosi e torbosi). A seguito delle
lavorazioni può aumentare fino a valori del 50-70% (più alti nei terreni argillosi e torbosi).
La microporosità ha riflessi sulla capacità di ritenuta idrica ed è correlata sia alla tessitura sia alla
struttura. In generale aumenta con il tenore in particelle fini e finissime, raggiungendo i valori più
elevati nei terreni argillosi e limosi costipati o mal strutturati.
La macroporosità ha riflessi sulla permeabilità e sui movimenti dell'aria e dell'acqua nel suolo. È
correlata principalmente alla tessitura, raggiungendo i valori più elevati nei terreni sabbiosi, ma è
condizionata anche dallo stato strutturale e dalle lavorazioni. Queste ultime possono incrementare
sensibilmente la macroporosità nei terreni colloidali migliorando il rapporto fra micro e macropori
a favore di questi ultimi. Raggiunge invece i valori più bassi nei suoli a struttura compatta o
concrezionata fino a renderli del tutto impermeabili e asfittici.
Il rapporto ottimale fra micropori e macropori dovrebbe essere di 1:1. In queste condizioni il
terreno può ospitare un rapporto equilibrato fra fase liquida e fase aeriforme, consentendo
l'accumulo di rilevanti riserve idriche nei micropori e la presenza di un adeguato rifornimento di
aria, che occupa i macropori. Questi ultimi facilitano inoltre i movimenti dell'acqua nel suolo,
permettendo l'infiltrazione e il drenaggio sottosuperficiale dell'acqua in eccesso. Infine un
rapporto equilibrato fra macro e micropori determina un buon bilancio della sostanza organica
con equilibrio fra i processi di umificazione e di mineralizzazione.
L'adesione è la forza con cui le particelle terrose sono legate da corpi estranei che vengono a
contatto con il suolo (es. gli organi lavoranti degli attrezzi agricoli). Questa proprietà dipende dagli
stessi fattori che determinano la coesione, ma cambia il comportamento in funzione dell'umidità.
La coesione, invece, è la forza con cui le particelle terrose sono legate fra loro e si oppongono al
distacco. Questa proprietà dipende dalla tessitura, dalla struttura e dall'umidità del terreno. Ha
valori elevati con alto tenore in argilla, basso tenore in sostanza organica e con tendenza alla
struttura compatta e concrezionata.
Il colore è un elemento diagnostico molto importante per individuare sia i materiali presenti, sia i
processi in atto nel suolo. Le sfumature possibili sono moltissime e per riconoscerle in modo
univoco occorre servirsi di tavole colorimetriche.
In linea di massima e a titolo indicativo possiamo dire che il colore:
Rosso: denota la presenza del ferro, che può trovarsi allo stato ossidato, come nei terreni
aridi mediterranei o subtropicali (il suolo assume allora tonalità rosso-vive), oppure può
essere più o meno ridotto (in questo caso si hanno sfumature rosso-bruno-giallastre);
bruno è rivelatore della presenza di sostanza organica; quando l'humus è particolarmente
abbondante il colore del suolo è nero;
grigio-azzurro individua condizioni di scarsa ossigenazione; sono grigiastri gli orizzonti dove
il ferro si trova allo stato ridotto.
Il valore di temperatura media annua di un terreno è all'incirca pari a quello della temperatura
media annua dell'atmosfera soprastante. Mano a mano che ci si approfonda diminuiscono tuttavia
le escursioni termiche.
In un terreno, la temperatura media annua è all'incirca la stessa ad ogni profondità; questo valore
si mantiene generalmente immutato anche procedendo in profondità ben al di sotto del limite
inferiore del suolo.
L'orizzonte superficiale di un suolo risente sia delle variazioni stagionali di temperatura che di
quelle giornaliere, seppure in maniera più attenuata rispetto all'atmosfera; procedendo verso il
basso spariscono gradualmente le escursioni giornaliere, fino ad azzerarsi a profondità di alcuni
metri.
La Soil Taxonomy, la classificazione pedologica sviluppata dal Dipartimento dell'Agricoltura degli
Stati Uniti cita vari esempi di suoli situati in climi differenti:
Rapporti suolo-acqua:
Nel ciclo idrologico il suolo rappresenta l’interfaccia tra atmosfera e litosfera.
Tra le molteplici funzioni relative al mondo vegetale, ci sono:
combinazione con la CO2;
reazioni nei processi idrolitici;
veicolo della nutrizione vegetale;
regola la temperatura mediante la traspirazione.
Il bilancio idrico è alla base della definizione del pedoclima, ovvero dell’integrazione nel
suolo della componente climatica.
Il terreno è come una spugna; quando piove assorbe acqua e lo strato superficiale può diventare
saturo. In tal caso si formano delle pozzanghere in superficie e intanto l'acqua della pioggia si
infiltra e scende lentamente verso il basso. Questo fenomeno è analogo a ciò che accade quando
si innaffia un vaso di fiori. Infatti man mano che si innaffia, l'acqua viene assorbita dal terreno, ma
se l'acqua che arriva è troppa essa ristagnerà sulla superficie del terreno stesso .
La capacità di un terreno di farsi attraversare dall'acqua si chiama permeabilità, che ovviamente
dipende dalla presenza di vuoti nel materiale solido che costituisce il terreno stesso. Se i vuoti
sono costituiti da pori, si parla di permeabilità per porosità; se i vuoti sono costituiti da fratture, si
parla, invece, di permeabilità per fratturazione. E' importante notare che, in entrambi i casi, solo i
vuoti che comunicano tra loro possono permettere il movimento dell'acqua.
Un esempio di roccia molto porosa ma poco permeabile è dato dalla pomice, in cui soltanto pochi
dei pori presenti sono tra loro collegati. I terreni costituiti da granuli grossolani sono molto
permeabili. Ciò significa che l'acqua vi si infiltra facilmente e non tende a rimanere in superficie.
Nei terreni costituiti da granuli molto piccoli, per esempio i terreni argillosi, l'acqua filtra con molta
più difficoltà, quindi, dove ci sono questi terreni è più facile per l'acqua rimanere in superficie. Per
quanto riguarda i terreni costituiti da roccia compatta, la permeabilità varia a seconda della
quantità e delle dimensioni delle fratture e di quanto queste fratture si intersecano.