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Pontificia Università Lateranense

PONTIFICIO ISTITUTO
GIOVANNI PAOLO II
PER STUDI SU
MATRIMONIO E FAMIGLIA

Conferimento del Dottorato honoris causa


Prof.Tadeusz Styczeń, SDS
Prof.ssa Eugenia Scabini

Città del Vaticano


6 dicembre 2007
SEZIONE CENTRALE Sommario
Piazza S. Giovanni in Laterano, 4
00120 CITTÀ DEL VATICANO
Tel. [+39] 06 698 86 113 – Fax [+39] 06 698 86 103
e-mail: segreteria@istitutogp2.it.
Saluto del Preside, Prof. Mons. LIVIO MELINA 5
Sito internet: http://www.istitutogp2.it
Dottorato honoris causa

Dottorato honoris causa


Pontificio Istituto Giovanni Paolo II
è presente nelle seguenti nazioni:
Consegna del Dottorato honoris causa al Prof. TADEUSZ STYCZEŃ, SDS
UNITED STATES. Washington D.C.
Tel.: [+1] 202 526 3799 - Fax: [+1] 202 269 6090 Laudatio academica: Prof. JAROSLAW MERECKI, SDS 7
e-mail: information@johnpaulii.edu
Lectio doctoralis del Prof. TADEUSZ STYCZEŃ, SDS
Sito Internet: www.johnpaulii.edu
« Ritratto proprio dell’uomo.
2 L’antropologia adeguata di Karol Wojtyl/a - Giovanni Paolo II » 11 3
MEXICO. Mexico D.F., Guadalajara, Monterrey.
Tel: [+52] 55 5627 02 10 ext. 7149 - Fax: [+52] 55 5251 33 97
Curriculum vitae et operum del Prof. TADEUSZ STYCZEŃ SDS 24
Sito Internet: www.isef.edu.mx

ESPAÑA. Valencia, Madrid


Tel: [+34] 96 044 00 70 - Fax: [+34] 96 391 30 32 Consegna del Dottorato honoris causa alla Prof.ssa EUGENIA SCABINI
e-mail: jpII@ucv.es
Laudatio academica: Prof. GILFREDO MARENGO 34
BRASILE. San Salvador - Bahia
Tel: [+55] 71 3334 5748 / 3334 5568 - Fax: [+55] 71 3334 1359 Lectio doctoralis della Prof.ssa EUGENIA SCABINI
e-mail: isfamilia@terra.com.br « Famiglia e rapporto tra le generazioni » 38
Sito Internet: www.ifamilia.org.br
Curriculum vitae et operum della Prof.ssa EUGENIA SCABINI 48
BENIN. Cotonou.
Tel: [+229] 21 30 32 97 - Fax: [+229] 21 30 32 76
e-mail: ipjpbenin@otitelecom.bj

INDIA. Kerala-Thuruthy
Tel: [+91] 481 2321142 / 481 2321143 - Fax: [+91] 481 2321143
e-mail: canaismf@sancharnet.in

Centro associato:
AUSTRALIA. Melbourne
Tel: [+61] 3 9417 4349 – Fax: [+61] 3 9417 2107
e-mail: info@jp2institute.org
Sito internet: www.jp2institute.org

© Pontificio Istituto Giovanni Paolo II


Saluto del Preside
in occasione del conferimento
del Dottorato honoris causa
ai Prof. Tadeusz Styczen´ e Eugenia Scabini

Dottorato honoris causa


Prof. Mons. LIVIO MELINA

“Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi 5


giorni sopra la terra, che il Signore sta per darti” (Es 20,
12). L’atto accademico che stiamo compiendo, col conferi-
mento del Dottorato honoris causa ai Professori Tadeusz
Styczeń e Eugenia Scabini, chiama in causa sia il termine
di onore che quello di paternità, riconosciuta nel livello
accademico che ci è proprio. Si tratta di un atto di giusti-
zia, che riconosce con gratitudine un debito verso le per-
sone che vengono oggi onorate. Chi non ha memoria e non
riconosce i propri padri non ha identità vera e non potrà
avere futuro. Per questo il gesto che compiamo è nello
stesso tempo volto a far sì che “si prolunghino i nostri
giorni” nell’ambito di quella ricerca accademica che ci è
stata affidata.

Il lavoro intellettuale dello studio e della ricerca non è mai


qualcosa che avviene nell’isolamento solipsistico, anche se
ha bisogno di momenti di silenzio e di riflessione persona-
le. E’ un lavoro che accade sempre nella comunione delle
persone. La crescita di una coscienza e di un’identità
avviene nel dialogo con altri, che la arricchiscono con la
loro presenza e le loro intuizioni, con il loro lavoro e le loro
conoscenze. I grandi maestri sono poi i punti di riferimen-
to che lanciano nell’avventura affascinante e mai conclusa
della ricerca della verità.
Racconta Giovanni Gerson che una volta uno studente si Laudatio
rivolse a San Tommaso chiedendogli che cosa gli poteva
suggerire per aiutarlo a diventare un grande teologo come
in occasione del conferimento
lui, quali libri dovesse leggere, quali metodologie applica- del Dottorato honoris causa
re, ecc. E la risposta del Santo fu che la cosa fondamentale ´, SDS
al Prof. Tadeusz Styczen

era quella di scegliersi un maestro, anzi gli indicò come
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maestro un collega della scuola francescana, Alessandro Prof. JAROSLAW MERECKI, SDS
di Hales, mostrando così una profonda umiltà e libertà di Pontificio Istituto Giovanni Paolo II
spirito. Pur nella diversità delle prospettive, infatti, i gran-
di maestri aprono tutti alla verità che è una.

Conferire il Dottorato honoris causa ai Professori Tadeusz


Styczeń ed Eugenia Scabini significa per noi riconoscerli
6 come maestri, che per il loro contributo alla ricerca della Il Prof. Tadeusz Styczeń, membro della Congregazione reli- 7
verità, sono punti di riferimento del nostro lavoro accade- giosa Società del Divin Salvatore, è uno dei maggiori rappre-
mico: del nostro insegnamento, del nostro studio, della sentanti della scuola dell’Etica
nostra ricerca. Con questo gesto essi entrano a far parte personalistica di Lublino. È
ufficialmente della nostra comunità accademica, della stato successore di Karol
nostra famiglia, perché già fanno parte della nostra iden- Wojtyla alla Cattedra di Etica
tità dialogica. Il rapporto con loro, con il loro pensiero e presso l’Università Cattolica di
con la loro persona è già parte di noi. Sentiremo poi nelle Lublino e fondatore e direttore
laudationes le motivazioni specifiche del conferimento di dell’Istituto Giovanni Paolo II
questa onorificenza. presso la medesima Università.
Per diversi anni è stato il più
Ora vorrei solo aggiungere che questo atto accademico è stretto collaboratore di Karol
anche un gesto di gratitudine, una memoria riconoscente Wojtyla nel campo di filosofia.Il
che assicura il nostro futuro. Padre Styczeń ha accompagna-
to tutto il Pontificato di Giovanni
Paolo II non soltanto con la sua
riflessione filosofica e teologica,
ma anche con la sua presenza,
ospite del Pontefice durante
periodi festivi oppure durante le
vacanze del Santo Padre.Gli è stato accanto anche nei momen- Prof.Tadeusz
ti difficili, dopo l’attentato alla sua vita e fino alle sue ulti- Styczeń, SDS
Docente emerito
me ore sulla terra. di Etica Università
Cattolica di Lublino,
Per la volontà del Santo Padre ha tenuto regolarmente i Polonia
corsi al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su
Matrimonio e Famiglia a Roma nei primi anni della sua
fondazione, tornandovi poi diverse volte come relatore ai sapere che cosa serve all’uomo bisogna conoscerlo, per cui
congressi e simposi. sul livello della giustezza morale l’etica è metodologica-
mente legata all’antropologia. Secondo il Prof. Styczeń esi-
Anche se il suo primo interesse riguardava la musica, i ste ancora un livello della riflessione etica sul quale ci chie-
superiori religiosi gli hanno chiesto di proseguire gli studi diamo delle ragioni ultime dell’esperienza morale e,su questo
filosofici, cominciati a Cracovia. È stato allora che il Padre livello, l’etica non può fare a meno del legame con la meta-
Styczeń ha deciso di seguire un giovane professore di
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fisica.
Etica, che era agli esordi dell’insegnamento di Etica filoso-
fica presso l’Università Cattolica di Lublino. Questo giova- La riflessione sulla struttura metodologica di etica e sulla
ne professore si chiamava Karol Wojtyla. sua autonomia ha portato Styczeń, negli anni settanta ed
ottanta, al confronto con quelle impostazioni della teolo-
Styczen era affascinato dall’approccio di Wojtyl/a alla pro- gia morale, che avevano sostenuto l’autonomia della
blematica etica, specialmente dal suo modo di partire coscienza morale nei confronti del Magistero.
8
dalla persona che è poi sfociato nel progetto dell’etica per- 9
sonalistica. Alle intuizioni che Wojtyl/a poteva appena In una serie di articoli lui ha cercato di chiarire il vero
segnalare, ma a causa di altri impegni non era in grado di senso dell’autonomia morale che è radicata nella relazione
elaborare sistematicamente, Styczeń ha dato la giustifica- della coscienza con la verità. In questa visione il Magistero
zione teoretica e le ha inserite nel progetto di etica meto- appare come servitore ed accompagnatore della coscienza
dicamente elaborato. in virtù del suo legame con la verità, assicurato dall’assi-
stenza dello Spirito Santo. Credo che non sia illecito dire
Nello stesso tempo è entrato in discussione metaetica che che questa riflessione del Prof. Styczeń abbia indiretta-
si svolgeva soprattutto nell’ambito della lingua inglese e mente contribuito – fra tanti altri contributi – alla prepara-
che riguardava la natura della conoscenza morale e la zione dell’Enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II.
struttura metodologicamente adeguata dell’etica filosofica. Allo stesso tempo il confronto con la nuova teologia mora-
Da queste discussioni e riflessioni è nata la sua proposta le lo ha portato alla riflessione sul problema degli assolu-
dell’etica personalistica il cui centro costituisce la norma ti morali, contestati nell’ambito della “morale autonoma”.
personalistica: persona est affirmanda propter seipsam. Partendo dai presupposti personalistici, il Prof. Styczeń ha
Secondo Styczeń l’etica si distingue dall’eudaimonologia e cercato di dimostrare che all’accettazione della norma per-
dalla deontologia proprio per il fatto che l’atto umano è sonalistica segue necessariamente il valore assoluto di
buono non perché conduce alla felicità, né perché è stato alcune specifiche norme morali – quelle cioè che difendo-
comandato da qualche autorità (esterna o interna), ma per- no l’identità personale dell’uomo.
ché costituisce la risposta dovuta alla dignità della perso-
na. La dignità della persona non è invece dedotta da un Una di queste norme difende la sua vita. Il Prof. Styczeń ha
più comprensivo sistema filosofico oppure dalla visione dedicato molta attenzione alla questione della difesa della
teologica ma è accessibile direttamente nell’esperienza vita, soprattutto di quella delle persone ancora non nate.
morale dell’uomo. Per questo – sul livello della bontà mora- Questa sua attività era specialmente rilevante in Polonia
le – secondo il Professor Styczeń l’etica è epistemologica- dopo la caduta del muro di Berlino; i suoi testi sono servi-
mente autonoma, perché dispone del suo proprio punto di ti come punto di riferimento per i parlamentari che hanno
partenza nell’esperienza morale. Non lo è invece per quan- cercato di estendere – con un relativo successo – la tutela
to riguarda i contenuti di ciò che è dovuto all’uomo. Per del diritto alla vita a tutte le persone.
Fin dall’inizio del Pontificato di Giovanni Paolo II il Prof. Lectio magistralis
Styczeń, approfittando della sua profonda conoscenza
della filosofia di Karol Wojtyl/a, ha contribuito alla miglio-
in occasione del conferimento
re comprensione di ciò che è specifico nell’approccio di del Dottorato honoris causa
Giovanni Paolo II alla questione dell’uomo. Le sue numero-
se pubblicazioni gli sono valse il riconoscimento come
Ritratto proprio dell’uomo
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uno dei più autorevoli commentatori del pensiero di
Wojtyl/a e del suo legame con il Magistero di Giovanni L’antropologia adeguata
Paolo II.
di Karol Wojtyl/a
Anche se, nell’elaborazione sistematica della sua filosofia Giovanni Paolo II
dell’uomo, Styczeń parte dall’esperienza, in altre parole Prof. TADEUSZ STYCZEŃ SDS
procede dalla filosofia alla teologia, non è illecito pensare
10 che molte intuizioni, che hanno poi trovato la conferma 11
Eminenze, Eccellenze
nella genuina esperienza dell’uomo, sono nate dal suo
Eccellentissimo Preside dell’Istituto Giovanni Paolo II
cuore di sacerdote che fin dall’inizio ha visto l’uomo attra-
verso il mistero dell’amore di Dio presente specialmente
Ringraziando per questa eccezionale onorificenza che mi
nell’Eucaristia, di questo Dio che ha tanto amato l’uomo da
conferisce la comunità del Pontificio Istituto Giovanni
dare il suo Figlio unigenito in cui è diventato il Redemptor
Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, desidero per
hominis.
un attimo tornare ad una data che tutti ricordiamo bene, il
giorno 13 maggio 1981. In questo luogo in particolare, in
quest’Università, ricordiamo che il Santo Padre Giovanni
Paolo II, recandosi proprio quel giorno in Piazza san Pietro,
intendeva rendere pubblica la decisione, già presa in prece-
denza, di fondare l’Istituto per Studi su Matrimonio e
Famiglia presso la Pontificia Università Lateranense.

Fu una delle sue numerose iniziative volte a sottolineare il


peso fondamentale di quella comunità di amore rappre-
sentata dal matrimonio e dalla famiglia, una comunità
nella quale – come egli stesso rimarcava – “l’uomo riceve le
prime e determinanti nozioni intorno alla verità ed al bene,
apprende che cosa vuol dire amare ed essere amati e, quin-
di, che cosa vuol dire in concreto essere una persona” (CA
39). Inoltre il matrimonio e la famiglia sono una comunità
che rispecchia ciò che l’uomo è in quanto persona. Sono
anche l’ambiente della sua realizzazione in quanto persona.

Giovanni Paolo II delinea proprio questa visione dell’antro-


pologia in una particolare opera del suo Pontificato, cioè nità del motto “l’uomo è la misura di tutte le cose” ha
nell’opera Uomo e donna li creò. Traccia il “ritratto proprio garantito storicamente a Protagora il titolo di portavoce
dell’uomo”, partendo come filosofo dalla sua “immagine di ciò che costituisce il banco di prova della cultura, il
personalistica” e giungendo come teologo alla sua visione banco di prova dell’umanesimo?
come “immagine incarnata di Dio”. Dal momento che nella
persona è inscritta – come dice Giovanni Paolo II – “la Chissà se Protagora non sarebbe entrato nella storia della
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legge del dono”, allora l’uomo delinea il suo “ritratto pro- cultura proprio con questo prestigioso appellativo, se non
prio” attraverso il dono disinteressato di sé. Se in seguito fosse stato per... Socrate, che come tale è divenuto qualcu-
il corpo diviene egualmente un elemento costitutivo della no che non solo conosciamo, ma anche apprezziamo al più
persona umana, allora questo dono disinteressato si com- alto grado – attraverso la radicale opposizione nei con-
pie anche attraverso il corpo. Ecco che il corpo, come fronti del programma di Protagora. Socrate però voleva
segno distintivo della persona, diviene “coelemento” di ciò mettere in discussione la massima di Protagora “l’uomo è
che Wojtyl/a chiama communio personarum. L’uomo come la misura di tutte le cose”, che suonava così attraente?
12 persona si realizza dunque in una dimensione di comunio- Niente affatto! Per Socrate non si trattava di come suona- 13

ne, e il luogo fondamentale di questa realizzazione sono il va la massima, ma del suo significato. Del significato che
matrimonio e la famiglia. È soprattutto nel matrimonio e le dava Protagora, e con lui il resto dei sofisti.
nella famiglia che l’uomo traccia il suo “ritratto proprio”.
Ecco perché Giovanni Paolo II, grande difensore della Per Protagora, infatti, “l’uomo è la misura di tutte le cose”
dignità della persona umana, non poteva non essere al significa che l’uomo decide da solo chi è, senza fare riferi-
contempo difensore della dignità del matrimonio e della mento a qualsivoglia criterio di verità oggettivo.
famiglia. Ecco perché l’autore di Persona e atto non pote- L’opinione – meglio se condivisa da molti – diventa una
va non scrivere l’opera Uomo e donna li creò. base sufficiente (perché l’unica possibile, nel giudizio del
L’antropologia personalistica, infatti, si realizza nell’antro- sofista Protagora) per la cosiddetta verità su se stessi.
pologia di comunione. Solo questa merita la denominazio- Non bisogna fare domande su nient’altro, perché nient’al-
ne di antropologia adeguata. tro è possibile.

Ecco perché l’Istituto che all’Università conduce una Socrate non dubitava che l’uomo nel suo operare fosse
riflessione sistematica filosofica e teologica sul matrimo- misura di ciò che è autenticamente opportuno, che, infat-
nio e sulla famiglia, non può non intraprendere una rifles- ti, diviene espressione dell’effettiva civiltà umana.
sione approfondita sull’uomo. Propongo allora che in que- Altrimenti non avrebbe espresso la massima “conosci te
sto luogo ci fermiamo un attimo al nostro “ritratto pro- stesso” come principale postulato dell’etica. Egli intende-
prio”. Nostro significa di ciascuna e ciascuno di noi. Non va tuttavia indicare per quale tramite “l’uomo è la misura
ritroviamo forse questo ritratto nella suggestiva massima di tutte le cose”, e scoprì questa misura nel bene morale.
di Protagora “l’uomo è la misura di tutte le cose”? Il suo Proprio questo bene costituisce “l’anima della cultura”. In
fascino non si spegne, anzi aumenta col trascorrere del conseguenza di questa scoperta – a dispetto di Protagora
tempo. – egli individuava le maggiori minacce per la cultura nella
Fino ad oggi essa rappresenta la parola d’ordine d’ogni tentazione di cercare l’unica e definitiva “misura di tutte
programma che desidera presentarsi sotto le illustri spo- le cose” in ciò che l’uomo pensa di se stesso.
glie dell’umanesimo. Significa questo che la stessa pater- Socrate espresse il postulato del criticismo radicale nei
confronti dell’opinione sia propria che altrui, la necessità strofe dell’uomo. E metteva a nudo con passione tutti i
di esercitare un controllo sui propri giudizi e l’esigenza di tentativi volti all’uniformizzazione del pensiero, che offen-
sottoporre continuamente il proprio giudizio su di sé alla devano i criteri della verità oggettiva. L’unanimità nell’er-
valutazione di un criterio superiore di verità oggettiva su rore non rende l’errore verità, ma sommerge l’uomo defini-
se stessi, la verità su chi è l’uomo in sé stesso. Tra la prima tivamente. I risultati negativi dei plebisciti, infatti, in
e la seconda interpretazione della massima “l’uomo è la fondo non esprimono nulla; al contrario con infallibile effi-
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misura di tutte le cose” – l’interpretazione di Protagora e cacia offendono le persone.
di Socrate – c’è un abisso, che separa l’umanesimo auten-
tico dalle sue imitazioni, e la cultura dalle sue figure Quanto più il programma di Protagora apriva la possibili-
“pseudoculturali”, quando non caricaturali. tà di eliminare dalla coscienza umana e dal suo vocabola-
rio la parola “male morale” – a condizione di ottenere l’ap-
Suona forse singolare, ma Socrate vedeva la salvezza della provazione della controparte per la propria condotta –
civiltà autentica nell’ammissione e nel riconoscimento da tanto più Socrate proprio su questo punto metteva in
14 parte dell’uomo della possibilità di commettere errori reali, guardia le persone dal pericolo di subire una totale scon- 15

e non solo apparenti, nella conoscenza e nell’autoconoscen- fitta morale. E ancor più minacciosa per l’uomo, perché
za. Paragonava queste scoperte-illuminazioni a ripetute sotto le spoglie di una soporifera apparenza di bene e... di
nascite dell’uomo, e considerava che aiutare gli altri in que- libertà, in realtà essa costituisce la più efficace delle vio-
ste nascite fosse il servigio più alto reso al prossimo, che lenze possibili su sé stessi. La più efficace perché, presen-
definisce il compito effettivo e la vocazione del filosofo tatasi sotto le apparenze dell’autonomia, è inflitta a se
morale. L’etico è l’ostetrico della nuova vita dell’uomo, la vita stessi di propria volontà. Non c’è tiranno più terribile di
umana autentica. E attraverso ciò al servizio della civiltà. tale “auto-tirannia”. Non ci sono maestri più servilmente
obbedienti a questa tirannia di coloro che insegnano in
In altre parole, Socrate contrapponeva al programma sem- che modo, in nome della libertà, diventare oggetto del pro-
plificato di Protagora un programma difficile, che richie- prio arbitrio e sue vittime.
deva uno sforzo – sia intellettuale che morale. Il program-
ma dell’umanità di Socrate è il programma della “pace Forse il male morale dovrebbe smettere d’essere male solo
interiore” riscattata dallo sforzo, in cui non c’è posto per lo perché qualcuno si è persuaso o si è fatto persuadere che
“stare in santa pace”. Il disturbo della “santa pace” irrita le “libertà” significhi: “mi è permesso tutto ciò che gli altri
persone, soprattutto quando queste sono riuscite a man- consentono, o almeno tutto ciò verso cui non manifestano
tenere la propria serenità tramite la simile serenità delle opposizione”? L’autentica libertà dell’uomo non dipende
molte persone che le circondano. Non è dunque strano che forse dalla possibilità di distinguere la verità dall’errore e
Socrate fosse scomodo per gli Ateniesi. Turbava la sereni- dal farsi guidare dalla verità, invece che assoggettare a sé
tà nella quale Protagora permetteva loro di vivere... la verità e con ciò consegnare se stessi alla schiavitù della
menzogna? Non è forse davvero padrone di se stesso solo
Quanto più Protagora creava le condizioni per cancellare colui che segue e si fa guidare dalla verità su sé stesso?
dalla coscienza umana la nozione di “errore” – e ancor più L’errore, infatti, non cessa d’essere errore solo perché la
quella di “colpa” – ed eliminare queste parole dal vocabola- maggior parte delle persone non lo riconosce più – o non
rio a condizione di ottenere, in una data questione, il con- ancora – come tale. Il vero giudizio, persino se conservato
senso, tanto più Socrate vedeva in questo risultato la cata- da una sola persona, non perde i connotati della verità uni-
camente perché incontra l’opinione contraria di quasi Ma Socrate e i suoi discepoli hanno fornito la risposta alla
tutti gli altri. Non c’è modo allora “per muovere la terra e “domanda delle domande”: Chi è colui che deve essere “la
fermare il sole”! Naturalmente l’unanimità, quest’unità di misura di tutte le cose”? Hanno risposto alla domanda su
pensiero e di cuore, “unanimitas mentis et cordis”, “idem ciò che costituisce le radici di tutto quello che crea auten-
velle et nolle”, è una cosa meravigliosa e sotto ogni aspet- ticamente civiltà?
to desiderabile. Deve tuttavia essere un’unanimità di
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“grado superiore”: un’unanimità nella verità. Da quando la domanda è stata posta e n’è stata individua-
ta l’importanza, ciò che può effettivamente contare è solo
[Mi permetto ora un piccolo ricordo personale. Negli anni un’adeguata risposta. Eppure tutto ciò che la nostra cultu-
Sessanta a Cracovia i partecipanti al convegno dedicato ra deve all’antichità non sta tanto nelle risposte alla
all’enciclica Humanae vitae rivolsero la loro attenzione al domanda sull’uomo che gli antichi ci hanno trasmesso,
pluralismo delle opinioni riguardanti le norme dell’etica quanto piuttosto nel fatto che c’è stata lasciata in eredità
sessuale. Questi pareri nascondevano un’inquietudine: quella grande inquietudine che i successori di Protagora
16 come rapportarsi ad una tale quantità d’opinioni su uno si sforzano fino ad oggi di eliminare, richiamandosi al ple- 17

stesso tema? Concludendo il convegno, in riferimento alla biscito, cercando abilmente di ottenere il “risultato auspi-
questione il cardinale Karol Wojtyl/a disse solo una frase: cabile” – vale a dire il risultato che asseconda i loro auspi-
“A volte solo uno ha ragione”]. ci. Il sondaggio della coscienza, individuale e collettiva,
preceduto dalla sua manipolazione – abilmente condotta
Cosa sorprendente, una parte considerevole della gioventù da “esperti” – dovrebbe definitivamente risolvere la “que-
ateniese non esitava su quale delle alternative fosse la via stione dell’uomo”: semplicemente liquidare, collocandola
che conduceva a un autentico umanesimo. Non si fece tra- nel rango degli pseudo-problemi, la domanda su ciò che è
scinare né illudere dal suggestivo programma dei sofisti, l’uomo nella sua reale essenza. Perché agli uomini non
con a capo Protagora e Gorgia. Scelse il programma più dif- dovrebbe bastare una solida risposta alla domanda su che
ficile – il programma di Socrate. La drammatica conclusione cosa pensano di se stessi? Che costruiscano su di essa la
della vita del maestro – condannato a morte dalla maggio- propria casa e vi abitino! Forse l’“esse” non si riduce com-
ranza dei voti dei giudici democraticamente eletti dai citta- pletamente al “percipi”?
dini di Atene! – non impedì a Platone di seguire le sue orme,
cosa che per lui non faceva prevedere facili successi. Eppure Socrate ha salvato la cultura, lasciandoci in eredità l’ine-
alla fine fu proprio intorno a Platone e alla sua Accademia stinguibile inquietudine della domanda sull’“immagine
che si radunò la cerchia di coloro ai quali oggi dobbiamo in autentica dell’uomo”, sul “ritratto proprio dell’uomo”, della
larga misura tutto ciò che osiamo chiamare civiltà e umane- domanda sul rapporto tra l’autocoscienza dell’uomo e la
simo. È qui che per venti anni studia Aristotele, e il suo suc- sua vera essenza, il suo prototipo. L’inquietudine di que-
cessivo exodus non significa affatto l’abbandono del suo sta domanda è un diritto dell’uomo e al tempo stesso un
culto per l’Accademia. È piuttosto la prova di un creativo dovere; un privilegio, ma anche un peso, dal quale non gli è
approfondimento della sua eredità e della trasmissione di permesso di liberarsi.
esso, in una forma perfezionata, alle generazioni successive.
È da quest’Accademia, nata dallo spirito di Socrate, che da Si è soliti chiamare il nostro secolo “secolo degli umanesi-
allora scorre la rapida corrente che ci impregna fino ad oggi, mi” (non dell’umanesimo, ma degli umanesimi). A volte
come un cimelio dell’antica “paideia”. persino dei personalismi. È particolare non tanto il qui sot-
tolineato uso del genere plurale, quanto quell’entusiasmo Ciò che dunque attualmente suscita la speranza di salvare
con il quale si parla di pluralismo, entusiasmo che ha preso quello che nell’uomo è autenticamente umano, e – dall’al-
il posto di una finora riconosciuta preoccupazione... tra parte – ciò che incute timore e la più profonda preoccu-
Possiamo dunque definire questo secolo come un’epoca di pazione non si riduce a quello che costituiva l’essenza
fioritura della civiltà? della controversia tra Socrate e Protagora? Il punto fonda-
mentale della questione non si riduce oggi all’alternativa
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Sembra che molto dipenda dal fatto se le risposte alla tra verità o consenso? Tra l’esame approfondito o l’opinio-
domanda: “Chi è l’uomo?” – evidenti oggi nella gran quan- ne quale misura definitiva e criterio di civiltà dell’uomo?
tità di programmi che si definiscono umanesimi – si leghi-
no alla profonda esigenza di cercare la verità sull’uomo e Sembra che sia – o che almeno dovrebbe essere – una
dalla volontà di superare le difficoltà da essa poste, oppu- domanda solo retorica. Se tuttavia è così, dove dobbiamo
re se queste risposte siano un segno della resa dell’uomo allora cercare oggi una risposta fondata alla domanda: chi
ad alcune forze, inferiori a lui, che tuttavia egli è disposto è l’uomo? In che modo scoprire l’uomo, conoscere sé stes-
18 a riconoscere – o che piuttosto riconosce – come forze che si: la misura del bene e del male, di ciò che è giusto e ingiu- 19

definiscono l’uomo. sto, dell’autorealizzazione e dell’autodistruzione, dei suc-


cessi e delle sconfitte. La misura che permette di valutare
È significativo che quasi ognuna di queste forze, evidenzia- il livello di civiltà di singole persone e della loro intera col-
te con tanta precisione da san Giovanni Evangelista – “la lettività, la misura che permette egualmente di leggere la
concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la “curva della civiltà” nella storia? Quis ostendit nobis
superbia della vita” (1 Gv 2, 16) – trovi oggi i suoi protagoni- bona?
sti e riunisca attorno ad essi vaste schiere di seguaci. Non
sempre è facile ammettere di fronte a noi stessi l’atto di Solo nel contesto delle fondamentali domande appena
capitolazione nei confronti della propria grandezza. Perciò citate si può capire l’opera di Karol Wojtyl/a, filosofo e teo-
ascoltiamo con un certo senso di sollievo la “novella” che logo. La riflessione filosofica di Karol Wojtyl/a si basa su
non siamo affatto – e non dobbiamo essere – così grandi una diretto esame di sé, che oltrepassa ogni opinione sul-
come pensavamo, che la conversione esige non tanto un l’uomo. Conduciamo quest’esame sempre insieme alla con-
modo di vita, quanto un modo di pensare sé stessi. Ecco il trastante conoscenza del mondo reale, nel quale ognuno
luogo in cui si origina l’opera dei contemporanei “maestri di noi si manifesta “a parte”, è dato a sé stesso come qual-
del dubbio”, la qual cosa allo stesso tempo spiega il fatto cuno che oltrepassa questo mondo. Proprio quest’atto,
che il loro programma di un cosiddetto nuovo umanesimo l’atto della conoscenza di sé, della conoscenza della verità
può sempre contare su una certa risonanza, a cui del resto su di sé, è la premessa alla scelta di essa. Il luogo di questa
il “maestro” non manca di fare riferimento (“vox populi”!) conoscenza di sé è la coscienza, in altre parole l’esame di
come al “test della verità” del suo “messaggio”. In modo se stessi. “Nella coscienza, infatti – scrive il filosofo Karol
massimamente efficace si possono manipolare coloro che Wojtyl/a in Persona e atto – si compie quel particolare
si sono lasciati persuadere che ciò che fanno lo fanno per aggancio tra la verità e il dovere, che si mostra come pote-
propria convinzione e scelta. Queste convinzioni e scelte del re normativo della verità”. Ognuno di noi scopre sponta-
resto trovano un alleato nella nostra debolezza umana. Lo neamente questo potere normativo della verità in modo
sanno bene – e si servono magistralmente di questo sapere più profondo nel momento in cui, decidendo di negare
– i “maestri del dubbio”. L’umana debolezza è la loro forza... quello che personalmente afferma, opera una scissione in
se stesso. L’uomo, infatti, realizza se stesso solo quando se stesso grazie a se stesso!” dovrò restare per sempre, e
con un atto della propria libertà oltrepassa se stesso in per questo tragico stato di cose devo irreversibilmente e
direzione della verità. unicamente condannare me stesso. Da questo non ci ha
forse messo in guardia Socrate, spaventato da Platone,
Wojtyl/a, testimone della verità sull’uomo, sa tuttavia che mentre questi di notte cercava di farlo uscire di nascosto
l’uomo fin troppo spesso tradisce la verità su se stesso. dalla prigione? Eppure persino il dichiarato anti-teista Jean-
Dottorato honoris causa

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Come poeta, proprio da questo egli mette in guardia quan- Paul Sartre chiama “inferno” questa situazione della perso-
do scrive: “Se tuttavia la verità è in me, deve esplodere / na! (Huis clos). Giustamente dunque questo dramma, che
Non posso respingerla, perché respingerei me stesso” (La abbiamo chiamato “questione d’Ovidio” nell’uomo, costitui-
nascita dei confessori). In più lui è cosciente che l’uomo sce la formula classica del locus ethicae metodologico.
da solo non è capace di liberarsi dalla colpa che questo pro-
voca. Questa autoconsapevolezza morale come conoscen- Ma l’etica come filosofia non è solo la descrizione della
za di natura empirica è stata espressa del resto già con situazione morale dell’uomo. È anche il tentativo di una
20 assoluta precisione e disarmante sincerità – in nome di sua definitiva spiegazione. L’uomo è un essere contingen- 21

noi tutti – da Ovidio nella formula “Video meliora probo- te. Esiste, dunque è, ed è quello che è, in tutta la sua digni-
que, deteriora sequor” (“Vedo le cose migliori e le appro- tà personale – con tutto ciò che egli fa di essa con la sua
vo, ma seguo le peggiori”). Non è forse una chiara diagno- libera scelta e unicamente per proprio conto – per dono
si dello stato morale dell’uomo, di ognuno di noi in quanto della munificenza del proprio Creatore. L’etica dunque, in
persona? Forse dunque anche l’etica, avendo per bocca del altre parole, non è solo la fenomenologia della “questione
poeta romano dichiarata la sua impotenza nei confronti d’Ovidio” nell’uomo. È anche – in modo inestricabile – la
della “questione d’Ovidio” che è in ognuno di noi, dovrebbe metafisica di tale questione. Non a caso nell’enciclica Fides
tacere del tutto, lasciando l’uomo, vale a dire tutti noi, solo et ratio Giovanni Paolo II afferma: “La persona, in partico-
con se stesso, con questa diagnosi che sfiora il bordo della lare, costituisce un ambito privilegiato per l’incontro con
tragedia: “Non c’è via d’uscita!”? l’essere e, dunque, con la riflessione metafisica” (n. 83).

Che cosa significa tutto questo per l’uomo – l’uomo, che è In questo punto della “questione d’Ovidio” nell’uomo il
persona! – in altre parole per ognuna ed ognuno di noi? filosofo Karol Wojtyl/a diventa teologo. Teologo che sa che
il dramma dell’uomo, per questi insolubile, diventa anche
Significa che d’ora in poi dovrò restare per sempre artefi- un dramma per Dio stesso. Ecco perché Karol Wojtyl/a –
ce della mia propria autodistruzione morale, che di questa Giovanni Paolo II conduce l’uomo dalla drammatica auto-
dovrò d’ora in poi restare per sempre vittima e che, per coscienza alla soglia della speranza, rappresentata per lui
colmo di sventura, dovrò d’ora in poi – come artefice e allo dalla fede in Dio, Redentore dell’uomo – Gesù Cristo.
stesso tempo vittima della propria autodistruzione mora-
le – restare solo con me stesso per sempre anche in quan- Qui trae la sua inesauribile fonte la straordinaria forza con
to testimone oculare e per questo giudice obiettivo orien- cui papa Wojtyl/a recita il suo credo teologico: “L’uomo [...]
tato fino alla fine al cuore stesso del problema; devo infat- non può essere compreso fino in fondo senza Cristo. O
ti da solo – come testimone e giudice – riconoscere questa piuttosto: l’uomo non può comprendere fino in fondo se
mia situazione come una situazione senza uscita. Ed ecco stesso senza Cristo”. Non è stato dunque per effetto del
che con questo – sit venia verbo – “non essere se stesso in caso che la prima enciclica di Giovanni Paolo II, con il suo
motto programmatico: “L’uomo è la via della Chiesa”, por- di sant’Agostino: “Deus homo factus est, ut homo Deus
tasse il titolo Redemptor hominis – Redentore dell’uomo. fieret!”?
Lo stesso Verbo Incarnato rivela l’uomo all’uomo in un
modo che i profeti non potevano immaginare. E in questa Il pensiero e la vita di Giovanni Paolo II non costituiscono
maniera di rivelare l’uomo all’uomo, degna unicamente di per noi una costante chiamata ad attingere a questa
Dio, si manifestano tre momenti: Fonte?
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Il Verbo Divino rivela l’uomo all’uomo, conducendolo Tolle et lege!
soprattutto alle sue proprie radici, all’“inizio”, cioè al
momento in cui lo sguardo creatore dell’Amore gli diede
forma in un essere a immagine di Dio, uomo e donna: “E
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto
buona” (Gn 1, 27-31).
22 23

Il Verbo Divino rivela successivamente l’uomo all’uomo


“dopo la caduta”, e allo stesso tempo nella prospettiva sto-
rica della Redenzione: nell’atto Verbum Caro – Il Verbo si è
fatto Carne. Un atto-riscatto, che Dio era pronto a dare e
dà per la salvezza della grandezza dell’uomo, riscatto che
paga anche per mostrare all’uomo, attraverso la grandezza
del riscatto, la sua propria grandezza.

Il Verbo Divino rivela infine l’uomo all’uomo nella visione


escatologica del completo compimento successivo alla
“resurrezione del corpo”, un compimento “definitivo” che, in
conseguenza della “nuova creazione”, è diventato un’incre-
dibile eppur reale opportunità per ognuna e ognuno di noi.

Ecco che l’antropologia di comunione di Karol Wojtyl/a,


costruita sull’“immagine personalistica” dell’uomo, viene
completata dall’antropologia cristologica di Giovanni
Paolo II, e come tale merita la definizione di antropologia
adeguata.

Ecco che l’“antropologia divina” contenuta nell’evento


dell’Incarnazione suggerisce a ognuno di noi una sola e
unica risposta alla domanda: “Chi sono veramente?”.
Questa risposta è: “Sei qualcuno per il quale Dio è diventa-
to uomo”. Qualcuno lo ha forse espresso più chiaramente
Curriculum vitae et operum del
Prof. Tadeusz Styczen´ SDS

Dottorato honoris causa

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24 25
Tadeusz Styczeń, SDS [Societas Divini Salvatoris] è nato il
21 dicembre 1931 a Wol/owice, vicino Cracovia, in Polonia.
Ha completato gli studi teologici alla Facoltà Teologica
dell’Università Jagellonica di Cracovia.

Nel 1955 è stato ordinato sacerdote.

Ha completato gli studi filosofici presso l’Università


Cattolica di Lublino e si è specializzato in filosofia morale
al Dipartimento di Etica, diretto dal Rev. Karol Wojtyl/a,
Ph.D., Professore Onorario dell’Università Cattolica di
Lublino. Nel 1960, Padre Styczeń ha conseguito il titolo di
Master in Etica presentando una Tesi di Master sul concet-
to di virtù in N. Hartmann. Nel 1963 ha conseguito il
Dottorato presso l’Università Cattolica di Lublino, dove ha
presentato una dissertazione sul problema della possibili-
tà dell’Etica nella filosofia di John Locke.

Nel 1963 è stato assunto dal Dipartimento di Etica


dell’Università Cattolica di Lublino, dove ha continuato la
sua ricerca. Nel 1971 ha presentato una dissertazione post-
dottorale (Abilitazione) intitolata Il problema dell’etica
come una teoria di moralità empiricamente giustificata
ed universalmente valida.

Nel 1981 è diventato Professore Assistente presso


l’Università Cattolica di Lublino e nel 1992 ha ricevuto il le Anthropotes, pubblicato dal Pontificio Istituto Giovanni
titolo e il posto di Professore Stabile. Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia, Roma.

Dal 1978 al 2002 ha ottenuto la Cattedra di Etica presso Ha cooperato con le riviste Il Nuovo Areopago e La Nuova
l’Università Cattolica di Lublino ed è stato Direttore del Europa.
Dipartimento di Etica, come anche, dal 1982 al 2006,
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Direttore dell’Istituto Giovanni Paolo II e Redattore Capo È Esperto della Commissione del Senato per Problemi
del trimestrale Ethos. Costituzionali, in Polonia.

Nel 1975 è stato Visiting Professor presso l’Università J. Nel 1995 ha ricevuto un Dottorato honoris causa
Gutenburg di Mainz. dall’Università di Navarra in Pamplona, Spagna.

Dal 1981 al 1986, è stato Professore al Pontificio Istituto Nel 2006 è stato insignito della Croce Ufficiale dell’Ordine
26 Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia a Roma. della Polonia Restituta. 27

È Co-fondatore (nel 1981) e Membro del Senato del- Nel 2007 ha ricevuto la Medaglia al Merito dall’Università
l’Accademia Internazionale di Filosofia di Dallas, USA (la Cattolica di Lublino.
cui attuale ubicazione è il Principato del Liechtenstein e il
Cile). Nel 2006, il Padre Styczeń si è ritirato dall’incarico di
Professore Stabile ed è ora Professore Emerito e Direttore
È Membro della Società Etica, Membro della Learned Onorario dell’Istituto Giovanni Paolo II.
Society dell’Università Cattolica di Lublino, Membro della
Società Politica Filosofica e Membro della Società di È autore di più di 400 pubblicazioni di ricerca, inclusi 20
Politica Teologica. libri, come anche editore aggiunto di numerose collezioni
monografiche, principalmente sul pensiero di Giovanni
Dal 1981 ha prestato servizio come Consultore al Pontificio Paolo II.
Consiglio per la Famiglia.

È Membro del Consiglio di Ricerca dell’Istituto per gli Linee generali di ricerca sostenute
Studi sulla Famiglia presso l’Università Cardinal Stefan dal Prof. Tadeusz Styczeń ´
n
Wyszyński di Warszawa-L/ omianki, fondata dal compianto 1. Etica e metaetica: natura oggettiva della conoscenza
vescovo, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor etica basata sulle analisi della struttura dell’atto (giudi-
Kazimierz Majdański. zio) di coscienza.

È Membro del Consiglio Editoriale di “Roczniki 2. Etica e antropologia filosofica e teologica (la verità del
Filozoficzne” (“Annuario Filosofico”). giudizio morale, l’esperienza della colpa come il terreno
per l’esperienza di fede).
È Editore Aggiunto del periodico Aletheia, pubblicato dal
IAP nel Principato di Liechtenstein, ed anche del semestra- 3. Etica e politica oppure: lo status della persona umana
all’interno delle comunità di persone (i fondamentali riferimento a questo problema anche in numerosi articoli
“beni per la persona” visti come i diritti della persona o scritti prima del 1980. Una selezione di questi è stata pub-
i «diritti umani», i fondamenti necessari di uno Stato blicata nei seguenti libri: W drodze do etyki (In cammino
rispettoso della legge, lo status del principio di mag- verso l’etica), Lublino 1984, and Wprowadzenie do etyki
gioranza norma nel contesto del principio del rispetto (Introduzione all’etica), Lublino 1993.
dei diritti umani, in particolare per il diritto alla libertà
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e per il diritto del non nato alla vita). Il centro dei miei interessi in etica e metaetica è un proble-
ma che appare cruciale sia per la giustificazione metodo-
4. Il pensiero di Karol Wojtyl/a - Giovanni Paolo II. logica dell’etica come una conoscenza autentica, sia per
dimostrare il nesso fondamentale tra etica e antropologia.
Le basi del progetto di ricerca nei suddetti campi sono Il problema in questione è stato posto già nel libro Etyka
state presentate negli editoriali per gli speciali volumi niezalez.na? (Etica indipendente?) e può essere espresso in
monografici di Ethos, il trimestrale dell’Istituto Giovanni breve per mezzo di due questioni:
28 Paolo II di Lublino, pubblicati dal 1988. 1. Come si deve comprendere il dovere morale di cui l’eti- 29

ca è una teoria?
2. L’etica, come teoria del dovere morale, rimane epistemo-
Una dettagliata spiegazione logicamente e metodologicamente indipendente da
delle attuali linee di ricerca e i programmi altre teorie (com’era stato sostenuto, per esempio, da T.
presentati dal Prof. Tadeusz Styczeń ´
n Kotarbiński and T. Czez.owski, che credevano una tale
Il problema su cui si è concentrata la mia attenzione da interpretazione dello status metodologico dell’etica
quando ho cominciato ad essere interessato all’etica è la fosse l’unica che non soccombe alle obiezioni sollevate
sfida espressa nell’affermazione di Hume che qualsiasi da Hume e Moore, e allo stesso tempo, che fosse la sola
tentativo di desumere le tesi di etica come teoremi norma- formulazione che rende capace un filosofo di attribuire
tivi (come affermazioni di carattere teoretico) dalle tesi il valore cognitivo a proposizioni etiche, in quanto oppo-
affermative della filosofia dell’uomo o della filosofia del- ste alle affermazioni di acognitivismo, la tendenza
l’essere (metafisica) – le quali, per loro natura, esprimono dominante nella metaetica contemporanea)? In altre
stati non normativi degli avvenimenti – implica una logica parole: Può l’etica essere, in senso metodologico, neces-
formale errata della transizione dall’«essere» al «dovere» sariamente in relazione ad altre teorie, in particolare
(cf. il mio articolo Spór o naukowość etyki – La controver- alla teoria filosofica dell’uomo, e inoltre: per una teoria
sia sul carattere scientifico dell’etica, 1966). Dai Principia generale dell’essere, ossia la metafisica? (Un moralista
Ethica di G. E. Moore del 1903 questa falsa credenza è stata pone questa domanda stimolato dai dati inerenti a cia-
descritta come una fallacia naturalistica. Due delle mie scun atto cognitivo diretto che è un’esperienza sui
monografie sono centrate precisamente su questo proble- generis).
ma, vale a dire: Problem moz.liwoścci etyki jako empirycz-
nie uprawomocnionej i ogólnie waz.nej teorii moralnoścci. Il punto centrale della mia ricerca può essere trovato nei
Studium metaetyczne (Il problema dell’etica come una miei lavori, nei quali ho provato a dimostrare che ogni
teoria di moralità empiricamente giustificata ed univer- istanza di giudizio cognitivo («auto-informazione») è allo
salmente valida. Studio metaetico), Lublino 1972, e Etyka stesso tempo un imperativo («auto-imperativo»). In un
niezalez.na? (Etica indipendente?), Lublino 1980. Ho fatto atto cognitivo, il suo soggetto è vincolato dalla forza della
verità che ha riconosciuto. A causa della sua soggettività, so il prisma della verità che rivela e dimostra il loro perso-
egli si trova obbligato a riconoscere il vero come vero, ordi- nale modo di esistere. Qui si situa anche una condizione
na a se stesso di rispettarlo – anche nei suoi atti liberi di necessaria dell’auto-affermazione, anche se l’aspetto del-
scelta nei quali inoltre affermerà questa verità (dando l’auto-affermazione stessa è solo secondario in relazione
prova in questo modo di essa con gli atti della sua libertà) al dovere che rimane al di sopra di essa, vale a dire, quello
– sotto pena della distruzione della propria identità, vale a di affermare la verità come verità, di affermare la verità
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dire sotto pena di distruggere la sua unità interiore con per il suo amore, di affermare la verità che costituisce il
atti di auto-inganno e auto-costrizione. primum assiologico per il soggetto in un atto cognitivo. In
quest’esperienza, il soggetto contemporaneamente entra
Questa analisi rivela una fondamentale identità del punto in una relazione diretta con la verità dell’oggetto che
di partenza tanto dell’antropologia quanto dell’etica: pri- rimane trascendente sia al suo atto cognitivo che a lui
mum anthropologicum et primum ethicum convertuntur. stesso. Qui è rivelata la dimensione comune dell’auto-
Ciò mostra anche una natura radicalmente esperienziale coscienza morale.
30 dell’etica, e così rivela l’assoluta infondatezza della cosid- 31

detta ghigliottina di Hume, vale a dire l’obiezione di Hume I risultati della mia ricerca sopra delineata sono stati pre-
sollevata all’etica a motivo del suo radicamento nell’antro- sentati per la prima volta nell’articolo: “C’è notizia senza
pologia e nella metafisica. esperienza?” in Il Libro del Meeting `86, Rimini 1986,
pp.175-183, e dopo in un piccolo libro: Wolność w prawdzie
L’analisi in questione inoltre conferma e apporta nuova (Libertà nella Verità), Roma 1988, e, anche in una diversa
luce alla tesi, sostenuta da San Tommaso d’Aquino, riguar- forma breve, negli articoli: “Moralność - wyróz.nik
do al legame stretto tra la «ragion pratica» e la «ragione czl/owieka” [“Moralità – Il carattere distintivo dell’uomo”],
.
teoretica» che tuttavia restano due facoltà separate. in: “Zeby nie ustal/a wiara” [“Affinché la fede non si
Contemporaneamente, questa visione dell’etica dimostra fermi”], Lublino 1989, 409-427, e “Dobro moralne a świato-
che la convinzione di Immanuel Kant riguardo alla necessi- poglad” [“Il bene morale e lo sguardo sul mondo”], in: M.
tà di vedere le due facoltà di ragione opposte l’una all’altra RUSECKI (ed): Z zagadnieńświatopogladu chrześcijańskiego
è totalmente infondata. Non appena il soggetto ha com- [“Alcuni temi riguardanti lo sguardo cristiano sul mondo”],
preso la verità («teoretica»), egli rimane un testimone per Lublino 1989, 63-78, e infine, in un contesto più generale,
essa, obbligato a rispettarla assolutamente, che deve rea- nello studio: “Problem czl/owieka problemem mil/ości” [“Il
lizzarsi attraverso degli atti di libera scelta. Il soggetto è problema dell’uomo, il problema dell’amore”], in T. STYCZEŃ
così a confronto con una «necessità pratica» di affermare (ed), Czl/owiek w poszukiwaniu zagubionej toz.samoścci.
la verità riconosciuta con gli atti della sua libertà. Come Gdzie jesteś Adamie? [“L’uomo alla ricerca dell’identità
un testimone della verità, egli si trova obbligato ad affer- perduta. Adamo, dove sei?”] Lublino 1987, 4-84.
marla anche a causa di un altro suo dovere, vale a dire,
quello di rispettare (la verità sull’identità di) il particolare Il tentativo di caratterizzare la persona umana come «il
soggetto che ha compreso la verità, in pratica lui stesso. soggetto che costituisce se stesso attraverso la sua dipen-
denza da sé, che nel suo atto cognitivo liberamente si
Questa scoperta rivela l’obbligo di rispettare ogni altro rende dipendente dalla verità che non dipende da lui»
essere umano, dotato di una struttura soggettiva identica rende possibile dimostrare, in ultima analisi, che la dipen-
a quella sopra presentata, e di percepire lui o lei attraver- denza da sé in questione, che è un segno caratteristico
della persona umana, è data alla persona insieme con l’esi- Centrale e dell’Est “The Testimony of the Catholic Church in
stenza contingente di lui o di lei. Questo avviene perché, the Totalitarian System of Central and Eastern Europe” (11- 15
questa dipendenza da sé deve essere considerata un dono. agosto 1991)1.
L’analisi mostra anche che nell’aspetto della realtà esperi-
ta l’esistenza umana è necessariamente un’esistenza cor- Il concetto di etica che ho portato avanti potrebbe essere
porale (viventibus vivere est esse). Così, si apre una via anche usato per dimostrare gli oggettivi e insuperabili
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verso un dibattito autentico dei teologi morali occidenta- limiti assiologici di costruire uno Stato democratico
li e chi propone la tesi molto diffusa che non si può espri- rispettoso della legge che non rifiuti arbitrariamente
mere alcuna norma generale, assolutamente obbligatoria (sulla base di principi formalmente adottati dalla maggio-
di condotta morale con un predeterminato contenuto. Il ranza) il principio di eguaglianza di tutti davanti alla
concetto di etica sopra riassunto dimostra chiaramente legge, che è il principio di giustizia (suum cuique).
che il rispetto per la vita umana, che sembra essere il
«bene per la persona» che è inseparabilmente legato con il In questo contesto, come Esperto della Commissione
32 bene (valore) della persona umana è la condizione neces- Costituzionale del Senato della Repubblica della Polonia, 33

saria per rispettare ogni altro essere umano, dovuto alla ho posto il problema dei fondamenti assiologici del siste-
dignità che appartiene a lui o a lei (che risulta dall’abilità ma politico di tale paese (cf. Proceedings of the
umana di essere vincolato dalla verità riconosciuta). Constitutional Committee of the Senate, Vol. 3, 5 ), e, spe-
cificatamente, il problema della protezione legale dei non
Queste conclusioni, io credo, potrebbero essere usate con nati (vista come una particolare minoranza in uno Stato
successo in un dibattito con quei teologi morali contem- rispettoso della legge). L’Istituto Giovanni Paolo II di
poranei che da un lato, dichiarano il personalismo in etica Lublino ha avviato un dibattito su quest’ultimo problema
(avendo riconosciuto il carattere assoluto del principio: con i rappresentanti del Senato. La discussione, che si è
Persona est affirmanda propter se ipsam), mentre dall’al- tenuta all’Università Cattolica di Lublino il 2 febbraio 1991,
tro, dubitano ancora di una possibilità di alcune norme è stata pubblicata in: T. STYCZEŃ (ed): Nienarodzony miara
morali universalmente valide determinate nel loro conte- demokracji [“Il non nato è la misura della democrazia”],
nuto. Il punto di vista che hanno adottato apre la strada al Lublino 1991.
relativismo etico e al soggettivismo, e in questo modo rende
la coscienza la sola e l’ultima facoltà che crea la verità e le Sia la ricerca sostenuta nel Dipartimento di Etica (in par-
norme morali nel senso che determina i contenuti della con- ticolare il seminario dottorale) quanto la ricerca e i proget-
dotta morale giusta. (Cf. il punto 3 del cosidetto Kölner ti didattici intrapresi dall’Istituto Giovanni Paolo II di
Erklärung). Il simposio internazionale “Human Person – Lublino (il seminario sul pensiero di Giovanni Paolo II e i
Freedom – Conscience – Nature”, tenuto dall’Accademia simposi annuali), come anche la sua attività editoriale (le
Internazionale di Filosofia nel Liechtenstein insieme collezioni monografiche di commentari sui principali
all’Istituto Giovanni Paolo II a Lublino tra il 9-11 agosto 1991, documenti del pontificato di Giovanni Paolo II e i volumi
era dedicato a questo problema. Le sue conclusioni sono in monografici del trimestrale Ethos) sono stati intesi come
seguito state presentate al Congresso Teologico dell’Europa vie per approfondire e divulgare la visione personalistica
della persona umana, che, io credo, abbia un profondo sfon-
1 Gli atti del simposio sono stati pubblicati in Ethos 4 (1991), vol. 15/16, come
do teoretico, e in questo modo costituisce le basi per le
anche nell’edizione Tedesca di Ethos 1993, Sonderausgabe N°1. comunità interpersonali di matrimonio, famiglia e Stato
commensurabili all’umana dignità. Questa visione, credo, Lublino 2001; T. STYCZEŃ SDS - S. DZIWISZ, Modlitwa w
converge con la visione della persona umana che è stata Getsemani wciaz. trwa, Lublin – Vaduz 2003 (trad. tedesca:
espressamente presentata nel lavoro The Acting Person Das Gebet in Getsemani dauert weiter an; trad. italiana: La
del Cardinal Karol Wojtyl/a, e che ha il suo sfondo teologico preghiera del Getsemani continua, 2004; trad. inglese: The
nei documenti del Concilio Vaticano II, e, per voler ancora Prayer of Gethsemane Goes On, 2005); Comprendere l’uo-
approfondire, nello stesso Vangelo. Questa è la visione mo. La visione antropologica di Karol Wojtyl/a, LUP, Roma
2005; Poszukujacy czy poszukiwany? Rozwaz.ania rekolek-
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della persona umana come essere che compie se stesso e
conferma la sua umanità nella comunione con gli altri. cyjne [Colui che cerca o colui che è cercato? Meditazioni spi-
L’essenza di questa comunione consiste nel rendere ciò rituali], Lublino 2006; Gratias ago ergo sum, Lublino 2007.
possibile, sia per gli individui particolari e per la comunità
come tale, per riconoscere e scegliere la verità sull’uomo,
e anche, soprattutto, la verità su se stessi, riconosciuta e
verificata nell’impegno con gli altri.
34 35

Questa questione è stata presentata nell’intervista pubbli-


cata nella forma di un libro: T. STYCZEŃ - E. BELAWAJDER,
Jedynie prawda wyzwala. Rozmowy o Janie Pawle II
[“Soltanto la verità rende liberi. Conversazioni su Giovanni
Paolo II”], Polish Institute of Christian Culture, Roma 1987.
È stata elaborata anche in altri testi, quali: “The Origins of
the Concept of the Person: Four Variations on the
Suggested Theme,” in Dolentium Hominum. Church and
Health in the World 11 (1996) No. 31, 150-154; “Freiheit und
Gesetz. Für oder gegen das Leben? Der Ethiker und die
« Wirkungslosigkeit» der Wahrheit,” in H. DOBIOSCH - J.
PIEGSA (hrsg.), Christsein als radikales Füreinander.
Festschrift für Bischof Alfons Nossol zum 40-jährigen
Priesterjubiläum, Augsburg 1997, 128-151; “Verschiedene
Aspekte der Gnadenmoral,” in “Christus ist in euch -
Christus ist unter euch” (Kol 1, 27). Die Gnadenmoral in der
Polarität von Vernunft und Glaube. Festschrift für Prälat,
Prof. Dr. h.c. Josef Georg Ziegler zum 80. Geburtstag, St.
Ottilien 1998, 64-100; E. SGRECCIA - T. STYCZEŃ (ed.), Medicine
and Law: For or Against Life? Proceedings of the
Symposium Held on the 50th Anniversary of the United
Nations Universal Declaration of Human Rights (Warsaw -
Lublin - Cracow, 30 November-1 [5] December 1998), Città
del Vaticano 1999; Rozum i wiara wobec pytania: Kim
jestem? [“Ragione, fede e la questione Chi sono io?”],
Laudatio
in occasione del conferimento
del Dottorato honoris causa
alla Prof.ssa Eugenia Scabini
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Prof. GILFREDO MARENGO
Pontificio Istituto Giovanni Paolo II

36 La tradizione dell’Accademia assegna alla Laurea honoris 37


causa un significato di speciale solennità.

È certamente occasione in cui volen-


tieri ogni comunità accademica sce-
glie di tributare speciale onore ed
apprezzamento a chi abbia illustrato
il cammino del sapere in modo emi-
nente: è dunque onore che viene
dato a Chi tale Laurea riceve.

Ma, è altrettanto vero, che in tali scel-


te ogni Accademia si riconosce ono-
rata di aggregare tra i suoi Dottori
quanti, pur in altri ambiti, hanno
saputo illustrare le scienze che sono
studiate, amate e perseguite
dall’Istituzione accademica che la
Laurea concede.

Così è per la comunità del Nostro Istituto che oggi, con Prof.ssa Eugenia Scabini
gioia e stima profondissima, si onora di annoverare tra i Docente ordinario di
Psicologia Sociale
suoi Dottori, l’Illustrissima Professoressa Eugenia Scabini, della Famiglia
che da lungo tempo dà lustro e rende fecondi gli studi sulla Università Cattolica del
Famiglia nella prestigiosa Università del Sacro Cuore in Sacro Cuore di Milano
Milano.
Coltivando il difficile terreno degli studi della Scienza Ambrogio e Carlo, ma si sia spinta ben oltre il nostro Paese:
della Psicologia, come Docente e, ormai da diversi anni, ne sono testimoni le numerose collaborazioni internaziona-
autorevole Preside della Facoltà di codesta Università, li, l’appartenenza ad autorevoli Centri di ricerca, la collabora-
essa ha offerto alla comunità scientifica numerosissimi zione a prestigiose Riviste scientifiche di tutto il mondo.
contributi, 20 volumi e ben oltre 200 contributi, il cui
scopo è stato quello di realizzare indagini empiriche e Non ci stupisce, allora, che proprio in questo anno 2007,
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riflessioni tecniche che, condotte negli anni, hanno con- anche la più alta Istituzione della Repubblica Italiana ha
sentito di mettere a punto una innovativa prospettiva di voluto illustrata Eugenia Scabini della medaglia d’oro e
comprensione dei fenomeni familiari che trova nell’ap- diploma di prima classe in qualità di Benemerita della
proccio relazionale una efficace sintesi. Tale approccio è scienza, della cultura e dell’arte conferita dal Presidente
ormai noto anche negli ambiti internazionali. della Repubblica il 1 giugno 2007.

Non è difficile per noi sentire che questo intenso e fecondo Manca qui il tempo, e soprattutto manca la competenza a
38 cammino di ricerca, ben si accorda con quanto ci disse il chi parla per poter illustrare, come si dovrebbe, i frutti 39

Nostro Fondatore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II nell’ulti- maturi del lungo cammino accademico della Nostra
ma Udienza concessa il 31 maggio 2001: «L’istituto familia- Carissima Neo-Laureata!
re, atto a consentire all’uomo di acquisire in modo adegua-
to il senso della propria identità, gli offre contestualmen- Sia allora concesso solo accennare alla preziosa sottoli-
te un quadro conforme alla dignità naturale e alla vocazio- neatura del “legame familiare come esempio paradigmati-
ne della persona umana. I legami familiari sono il primo co del legame sociale”: feconda prospettiva che invita a
luogo di preparazione alle forme sociali della solidarietà»1. riscoprire ad approfondire quanto sentiamo compito pro-
fondamente co-originario alla missione del Nostro
È dunque peculiare la vicinanza che sentiamo all’impresa Istituto, come ci è stato ricordato dal Sommo Pontefice
scientifica che la Carissima Professoressa Scabini ha per- Benedetto XVI, poco più di un anno fa «L’autentico amore
seguito, e ci piace pensare che le scelte e gli indirizzi che si trasforma in una luce che guida tutta la vita verso la sua
hanno guidato il suo cammino siano stati, anch’essi, in pienezza, generando una società abitabile per l’uomo. La
qualche modo orientati dalla grande testimonianza del comunione di vita e di amore che è il matrimonio si confi-
Pontefice, che riteneva parte integrante della sua vocazio- gura così come un autentico bene per la società»2.
ne “imparare ad amare l’amore umano”.
Preziosa, dunque, l’attenzione alla vita della società, affin-
Ci colpisce poi che l’attività accademica di Colei che oggi ché in essa gli uomini vivano una vita buona, confortati ed
onoriamo, ben radicata nell’Università Cattolica di Milano, edificati dal dono della maternità, paternità, generazione.
dove nel 1962 si laureava con Lode in Psicologia, di cui è E poteva essere altrimenti in Chi è della famiglia degli
Professore Ordinario dal 1999 e che la vede impegnata in “Scabini”, coloro che nella societas christiana medioevale
numerosi compiti di direzione e guida della ricerca, abbia avevano il compito di guidare le comunità all’osservanza
ben presto varcato i confini non solo della città dei Santi delle leggi e ad una buona condotta?

1 GIOVANNI PAOLO II, Ai docenti e studenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II 2 BENEDETTO XVI, In occasione del XXV anniversario della fondazione del Pontificio
per Studi su Matrimonio e Famiglia, 11 maggio 2006. Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, 11 maggio 2006.
A Colei che porta il nome che La indica come «di buona Lectio magistralis
nascita, nobile», siamo lieti di riconoscere con affetto
in occasione del conferimento
quanto questa nobiltà sia significata e testimoniata dalla
sua vita spesa al servizio della scienza psicologica e della del Dottorato honoris causa
famiglia. Ci piace pensare che le numerose donne Sante
che portano il Suo nome, di cui due nate nella stessa
Famiglia e rapporto tra le generazioni
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Milano (le beate Eugenia Ravasco ed Eugenia Picco, esem-
plari testimoni di carità e sollecitudine per la famiglia e le
donne), abbiano accompagnato con discrezione e attenta Prof.ssa EUGENIA SCABINI
intercessione la sua esistenza. Ma non possiamo dimenti-
care che nella gloriosa Basilica dei SS. Apostoli in Roma,
tra le più antiche e illustri della Città Eterna, ed oggi chie-
sa Titolare dell’Em.mo Cardinale Angelo Scola, già Nostro
40 Docente e Preside, riposano le reliquie della Martire Pensare per generazioni: ecco la prospettiva che abbiamo 41

Eugenia Romana, la cui memoria si celebra nel giorno san- smarrito noi cosiddetti postmoderni. Siamo abituati a
tissimo del Natale del Signore, in cui la Chiesa esulta per il concepire il nostro mondo sociale come composto da sin-
mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, unico evento in goli individui, tutt’al più accomunati dalla stessa età della
cui trova vera luce il mistero dell’uomo (GS 22). vita (giovani e vecchi) o dalla stessa condizione sociale
(poveri o ricchi, lavoratori dipendenti o autonomi…).
Sappiamo che proprio il cuore della nostra fede cristiana
ha guidato la vita e lo studio della Nostra Carissima Neo La comunità sociale risulta in tal modo essere sempre più
Laureata, secondo quella preziosa suggestione che si evin- simile ad un aggregato contingente, casuale, e sempre
ce dal Vangelo dell’Apostolo Giovanni, giacché quando si meno “communitas”, cioè ambito nella quale le persone
dice che «Il Verbo di Dio si è fatto carne», occorre capire “mettono in comune” significati e pratiche, cioè cultura.
che «la bellezza si è fatta carne, la bontà si è fatta carne, la
giustizia si è fatta carne, l’amore, la vita, la verità s’è fatta Si può comprendere, in questa prospettiva, come anche il
carne». termine generazione risulti depauperato delle sue dimen-
sioni relazionali e connettive. Infatti lo si utilizza spesso
È, dunque, a lode e gloria di Colui che «omne cosa concla- come coorte demografica1 che ingloba soggetti della stes-
ma», come recita Jacopone da Todi, onoriamo la testimo- sa età (come ad esempio quando diciamo la generazione
nianza di amore alla verità dell’uomo e della famiglia che dei quarantenni) o nell’accezione di Mannheim2 di coloro
Eugenia Scabini offre al mondo della cultura e della scien- che sono stati segnati dallo stesso evento storico-cultura-
za e, con grande letizia, la accogliamo nella compagnia dei le (ad esempio la cosiddetta generazione del 68).
nostri Dottori Laureati.
In tale direzione si pensa alle generazioni meramente nei

1 G. MICHELI, Generazioni. Il comportamento procreativo nell’ottica di una demogra-


fica comprendente, Franco Angeli, Milano 1991.
2 K. MANNHEIM, Sociologia della conoscenza, Il Mulino, Bologna 2000 (ed. or. 1928)
termini di elementi aggregati: questo può comportare il Pensare per generazioni è una forma di pensiero tipico
rischio di un fraintendimento dei rapporti sociali stessi, della logica generativa che mette al centro il legame affet-
intesi esclusivamente secondo una logica strumentale o tivo e responsabile tra chi precede, chi segue e chi verrà.
di difesa corporativa del più forte nei confronti del più Vedere il legame tra le generazioni significa allora affron-
debole. Un tale fraintendimento, o addirittura contrappo- tare l’evidenza che le generazioni precedenti hanno un
sizione, difficilmente potrà condurre a concepire un bene ruolo cruciale e specifiche responsabilità nel favorire od
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“comune” alla cui costruzione le generazioni concorrano ostacolare la possibilità che le generazioni successive pos-
solidalmente. sano essere più o meno generative. Tale aspetto è stato
considerato soprattutto in relazione alle condizioni mate-
Invece il termine generazione ha una portata semantica riali o ambientali del vivere, dello sviluppo sostenibile e
ben più profonda. È interessante rilevare che la sua radice dell’equità come criterio adattivo-allocativo, come ridistri-
“gèn” lo rinvii a generare. È a dire generazione indica buzione di risorse. Ma che una generazione possa essere
essenzialmente un rapporto tra generanti e generati. generativa non dipende solo dalla salvaguardia e trasmis-
42 sione dei beni materiali, ma anche dalla salvaguardia e tra- 43

Pensare per generazioni implica perciò vedere ciò che lega smissione del patrimonio affettivo, morale e valoriale che
in modo profondo chi precede e chi segue nella genealogia le generazioni precedenti consegnano alle successive e da
familiare e, per analogia, in quella sociale. Si tratta non solo ciò che queste ultime decidano che meriti di essere accol-
di mettere a fuoco una semplice successione temporale, chi to e si impegnino a loro volta a trasmettere dandogli una
viene prima e chi viene dopo, ma di cogliere una relazione personale impronta.
generativa e ciò che nasce socialmente da tale generatività.
Pensare per generazioni è perciò un pensare lungo, è un
Vedere il nostro vivere articolato e innervato dagli scambi pensare che connette passato presente e futuro. Questo
tra le generazioni non è un modo per applicare meccanica- pensiero lungo non incatena deterministicamente le sorti
mente la logica familiare al nostro vivere sociale, ma è della generazione che segue a quella che precede ma è un
piuttosto una prospettiva corretta che consente di mette- pensiero assorto e riflessivo che lascia spazio all’impreve-
re a fuoco la radice familiare del nostro vivere sociale. Il dibilità dell’accadimento e sa includere la categoria del
legame familiare è infatti primario, viene prima nel senso rischio. Non è detto infatti che il passaggio da una genera-
proprio che esso sta alla radice di ogni altro legame tra gli zione all’altra riesca nella modalità prevista, né che quella
umani. Così possiamo dire con le parole di P. Donati la prevista sia la migliore possibile e la più adeguata alle
generazione è quella “relazione sociale che lega coloro che nuove condizioni del vivere. La trasmissione tra le genera-
hanno la stessa collocazione nella discendenza familiare zioni non è un trasferimento meccanico ma uno scambio,
(figli, genitori, nonni) rispetto al modo in cui tale colloca- una trattativa in gran parte inconsapevole, comunque
zione viene trattata dalla società attraverso le sfere socia- segnata dalla libertà e quindi dal rischio, sia dalla parte di
li che mediano tali relazioni all’interno e all’esterno della chi consegna che da parte di chi riceve.
famiglia”3.
Il rapporto tra le generazioni è sempre segnato da ambiva-
lenze e da nodi problematici che ogni epoca storica ed
3 P. DONATI, “L’equità sociale fra le generazioni: l’approccio razionale”, in G. B. SGRITTA
ogni cultura tratta in modo diverso.
(a cura di), Il gioco delle generazioni. Famiglie e scambi sociali nelle reti primaie,
Franco Angeli, Milano 2002, 31. Oggi siamo colpiti dalla diffusa perdita di memoria stori-
ca. Le giovani generazioni tendono a viversi come un inizio moro parlare di distacco intergenerazionale, ma è proprio
assoluto, libero dai legami del passato generazionale sen- in queste dinamiche controintuitive che alberga la poten-
tito come vincolo. E sappiamo che la cultura odierna rifug- zialità generativa e il suo mistero) si rileva oggi non solo
ge dai vincoli di cui vede solo il lato negativo e non la sua nei confronti dei piccoli, spesso più oggetto di pre-occu-
potenziale risorsa di bene relazionale. pazione che di e-ducazione, ma anche dei giovani. Mi rife-
risco al noto fenomeno della prolungata permanenza dei
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Ma dobbiamo pure osservare che anche le generazioni pre- giovani nelle mura domestiche di cui oggi molto si parla e
cedenti non sono esenti da un loro rischio. Esse sono meno di cui si evidenziano le cause per lo più in termini di imma-
facilmente esposte alla dimenticanza ma più facilmente turità psicologica o di fattori economici. Esse sono un
esposte al timore di perdere ciò che hanno così tenace- aspetto del problema, certamente da non sottovalutare,
mente e amorosamente coltivato. ma ci dicono poco della radice intergenerazionale dello
stesso e dei processi simbolico-culturali che ne stanno
Nel passato tale timore si è espresso nel tenere in posizio- all’origine.
44 ne di inferiorità le giovani generazioni (specie quelle fem- 45

minili), mortificando le loro istanze di sviluppo. Oggi Nell’ambito del centro studi e ricerche sulla famiglia
siamo in una situazione opposta: è garantito alla giovane dell’Università Cattolica abbiamo iniziato ad occuparci di
generazione un ampio spazio di realizzazione personale, questo tema parecchi anni fa5, quando non era certo di
ma la perdita del senso profondo e lungo del legame tra le moda, e abbiamo condotto al proposito parecchie ricerche
generazioni fa collassare i rapporti entro l’angusto peri- e raccolto dati che abbiamo osservato e compreso attra-
metro dell’immediato. Si perde così la componente propul- verso la lente del pensare per generazioni6. In questo modo
siva e fiduciaria che caratterizza invece il codice generati- tale fenomeno ci si è manifestato nel suo complesso
vo. I genitori sono in difficoltà a lanciare in avanti con spe- intreccio relazionale sia famigliare che sociale. In una pro-
ranza i loro figli, tendono a rispecchiarsi pericolosamente spettiva relazionale è infatti importante connettere le
in essi, a vedere in loro, proprio come Narciso chinato sullo generazioni familiari con le generazioni sociali. Infatti, a
specchio d’acqua, la loro propria immagine e i propri inap- ben vedere, sono le stesse generazioni che si confrontano
pagati desideri. Il figlio rischia di essere così una forma di e si scambiano in famiglia come genitori e figli e nella
autorealizzazione dell’adulto. società come adulti e giovani.

Dare vita, curare e lasciar andare-lasciar spazio4, così alcu- Cosa avviene oggi nel nostro paese nelle famiglie con gio-
ni autori hanno recentemente descritto la dinamica gene- vani adulti? Quale è il nodo critico? Possiamo così breve-
rativa. Nel nostro contesto culturale, avaro di figli e mente sintetizzarlo.
comunque puerocentrico, il bilanciamento tra il prendersi
cura ed il lasciar andare dando spazio e fiducia è partico-
larmente difficoltoso. Questo fenomeno di perdita della 5 E.SCABINI - P. DONATI (a cura di), La famiglia “lunga” del giovane adulto, Verso
giusta distanza tra le generazioni familiari che impedisce nuovi compiti evolutivi, Studi Interdisciplinari su Famiglia n° 7, Vita e
Pensiero, Milano 1988.
un positivo distacco intergenerazionale (sembra un ossi- 6 E.SCABINI - V. CIGOLI, “Famiglie con giovani adulti: un rallentamento evolutivo o
un’interruzione del passaggio generazionale?”, in E. SCABINI - G. ROSSI (a cura
di), Giovani in famiglia tra autonomia e nuove dipendenze, Studi
Interdisciplinari sulla Famiglia n° 16, Vita e Pensiero, Milano 1997.
4 E. DE ST AUBIN - D.P. MCADAMS - T.C. KIM (eds.), The generative society: caring E. SCABINI - E. MARTA - M. LANZ, Transition to adulthood and family relations,
for future generation, APA Books, Washington, DC 2004 An Intergenerational Perspective, Psychology Press, Hove, East Sussex 2006.
In tali famiglie il movimento di progressiva spinta emanci- inoltre allontanano il momento del cosiddetto nido vuoto,
pativa ed esplorativa che dovrebbe caratterizzare tale fase che richiama solitudine e rinuncia al ruolo protettivo a
del ciclo di vita sembra affievolirsi perché genitori e figli lungo coltivato negli anni. Prolungare la funzione genito-
tendono a soddisfare nell’ambito familiare esigenze spe- riale ha comunque un suo sottile fascino.
culari che rendono difficoltoso il distacco.
Intervistando i genitori emerge come tale prolungamento
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Ecco il racconto dalla parte dei figli. non sia su base generativa e non espliciti la spinta propul-
siva verso la comune meta di tenere vivo il complesso sim-
Le mura domestiche sono una sorta di zona franca carat- bolico familiare lungo le generazioni comprese quelle a
terizzata da grande libertà di movimento e da pochissime venire. Piuttosto tale prolungamento della funzione geni-
restrizioni. toriale si basa su un processo di identificazione con i figli
e con la loro condizione.
Di più i figli possono contare su un appoggio sicuro e pro-
46 lungato della famiglia specie di fronte alle incertezze del I genitori anche se inconsapevolmente, si muovono e pro- 47

mondo del lavoro e alle richieste di articolate competenze muovono una concezione individualistica dell’identità
della nostra società tecnologica. La famiglia rappresenta, adulta (diffusa nella nostra società) nella quale campeg-
da questo punto di vista, il luogo dove poter prolungare il gia la autorealizzazione. Tale realizzazione tiene molto
tempo di preparazione in vista di un inserimento in un’are- presente i bisogni espressivi del sé e l’adeguatezza alle
na sociale sempre più competitiva. proprie aspettative e tiene molto poco presente l’investi-
mento, la cura e l’impegno nei legami significativi attra-
A partire da questo contesto familiare supportivo, i figli verso i quali e non prescindendo dai quali gli esseri umani
possono avventurarsi a piccoli passi e lentamente verso la costruiscono la loro identità, e non solo nelle prime fasi
transizione alla condizione adulta, facendo esperienza dello sviluppo. La dimensione generativa ed il suo pensie-
“controllata” del mondo professionale (al centro delle loro ro lungo paiono essere molto flebili. Piuttosto genitori e
preoccupazioni) e spostando in là la decisione di fare figli paiono accomunati da uno stesso modo di vedere la
famiglia. I giovani riescono così ad avere un consistente transizione alla vita adulta come passaggio difficile,
periodo di moratoria in cui sperimentare la vita lavorativa incerto (difficile realizzare le proprie aspettative sul piano
ed affettiva senza che si facciano carico in maniera strin- lavorativo, difficile trovare un partner affidabile) e perico-
gente dei vincoli e delle responsabilità che affetti e lavoro loso per entrambe le generazioni. Meglio così stare il più
(per dirla con Freud) implicano. possibile al di qua del guado.

Ma vediamo anche il racconto dalla parte della generazio- La lunga transizione alla condizione adulta entro la fami-
ne dei genitori, che in genere è tenuta più in ombra. glia d’origine è perciò niente affatto solo un problema di
infantilismo dei giovani ma un esito di movimenti paralle-
I genitori, nella maggioranza dei casi, apprezzano questo li di genitori e figli che ne traggono per così dire un comu-
periodo di tregua relazionale dei figli che sono usciti dalla ne vantaggio psichico/relazionale.
più movimentata e problematica adolescenza e portano in
casa tante novità e aspetti del vivere, specie di tipo tecno- Questa “soluzione” che dilata i tempi del passaggio può,
logico, spesso a loro estranei. Tenendoli a lungo in casa da un lato, essere una risposta funzionale alle richieste
sempre più complesse del nostro vivere moderno ma, dal- ne generativa, di cura ed investimento nel futuro rappre-
l’altro, può rappresentare un pericolo per lo sviluppo del- sentato dalle giovani generazioni.
l’identità adulta se si trasforma in una condizione di stal-
lo intergenerazionale. Le generazioni ci si prospettano così fortemente solidali e
con-fuse in famiglia e fortemente contrapposte nel sociale.
Tuttavia la nostra lettura del fenomeno sarebbe parziale La dinamica dello scambio intergenerazionale tra famiglia e
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se non ci chiedessimo a questo punto quale è il rapporto società si basa perciò su processi di scissione più che su pro-
tra le generazioni nella società. cessi di distinzione e di cooperazione. Non c’è gioco virtuoso
tra famiglia e società ma piuttosto circolo vizioso. L’esito
Se il quadro del rapporto tra le generazioni in famiglia è complessivo è povertà relazionale in entrambe le sfere.
all’insegna della protezione/complicità dei genitori nei
confronti dei figli, tutt’altro panorama ci si prospetta se La famiglia, sempre più ridotta a puro ambito privato,
vediamo le stesse generazioni all’interno della società. viene di fatto socialmente delegittimata e da sola non rie-
48 sce a tener viva l’esperienza generativa che le è propria e 49

La nostra società, specie italiana, mostra una dinamica tra le che rappresenta la linfa etico-affettiva che dà sapore e
generazioni adulte e giovanili decisamente sfavorevole a valore al legame tra gli umani. Ma se la famiglia implode,
queste ultime, una condizione questa che è stata giustamen- implode anche la società. Se si svuota di senso la prima
te etichettata come disequità generazionale7. perde di senso anche la seconda che sarà irrimediabilmen-
te destinata a una deriva frammentata e atomistica (l’esat-
Le generazioni oggi adulte-anziane hanno potuto godere to contrario della communitas di cui si è detto in esordio).
nel passato di decenni di benessere e di grande tutela Per dirla in altri termini, “conviene” alla società, nel senso
mediante le provvidenze offerte dai welfare states, che che “fa bene” al sociale, sostenere e potenziare la famiglia
non paiono oggi riproducibili e disponibili tout-court per nei suoi compiti che sono, da subito, “sociali”.
le generazioni dei giovani. Essi sono esposti ad un inseri-
mento faticoso in un ambiente competitivo e per di più Ed è per questo che urge oggi recuperare sia nella famiglia
avaro nello spartire le risorse che sono saldamente con- che nella società il compito generativo. Esso incorpora un
trollate dalle generazioni adulte-anziane. Queste ultime progetto che supera le generazioni presenti e, non dimentico
paiono muoversi nel sociale secondo una logica di difesa di quelle passate,si avventura di generazione in generazione.
corporativa dei cosiddetti diritti acquisiti come è emble-
matico nel dibattito sul tema delle pensioni che è, non Riteniamo difficile o impossibile questo compito, appiatti-
dimentichiamolo, un tipico esempio di trasferimento ti come siamo sul presente?
intergenerazionale.
Ci viene in aiuto Virgilio a ricordarci che il dramma del-
Potremmo dire che gli adulti, nel contesto sociale, hanno l’umano, pur nella diversità dei luoghi e delle situazioni,
agito e agiscono dimenticando e rimuovendo la dimensio- ripropone temi perenni.

Egli nell’Eneide ci ricordava che beviamo al Lete prima di


7 P. DONATI, “Equità generazionale: un nuovo confronto sulla qualità familiare”,
nascere, cioè tendiamo a dimenticare le nostre origini e a but-
in P. DONATI (a cura di), Secondo rapporto sulla famiglia in Italia, Ed. Paoline,
Cinisello Balsamo 1991. tare il passato generazionale dietro alle nostre spalle.
L’atteggiamento di smemoratezza storica e la perdita del pen- Curriculum vitae et operum
siero lungo intergenerazionale, non sono quindi solo dell’oggi.
della Prof.ssa Eugenia Scabini
Se il passato viene facilmente rimosso esso opera comun-
que in noi, al di là della nostra consapevolezza, e tende a
riaffiorare in momenti cruciali, come un fiume carsico a
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lungo trattenuto nelle viscere della terra.

Lo stesso Virgilio infatti ci parla, oltre che della dimenti-


canza del Lete, anche di Enea che, nelle sue traversie, porta
in salvo sulle spalle il padre Anchise che egli incontrerà
successivamente negli inferi e da cui riceverà la profezia
di una gloriosa discendenza. La cura del legame generazio- Eugenia Scabini è nata a Milano il 27 settembre 1939; è
50 nale e la sua memoria restituisce così ad entrambi pro- 51
coniugata e ha due figli.
spettiva di vita e quel bene relazionale squisitamente
generativo rappresentato dal fatto che sopravviviamo a
noi stessi attraverso la nostra discendenza. Il legame È stata insignita della onorificenza della medaglia d’oro e
familiare unisce, infatti, chi è sulla scena e chi l’ha lascia- diploma di prima classe in qualità di Benemerita della
ta e chi verrà e dà al tempo un’insospettata profondità. scienza, della cultura e dell’arte conferita dal Presidente
della Repubblica il 1 giugno 2007.
Ma la storia non finisce qui. La nostra storia ci ha traman-
dato e consegnato, oltre alla cultura romana, la cultura cri-
stiana ed il suo messaggio universale. Attualmente è Preside della Facoltà di Psicologia
dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano sin dall’a.a.
Esso ci invita arditamente a far emergere dai legami fami- 1999/2000.
liari quella profonda istanza generativa che supera gli
stessi legami di sangue e consente così a tutti, anche a Dall’a.a. 1999/2000 è Professore ordinario di Psicologia
coloro che nelle loro vicissitudini personali ne riportano Sociale della Famiglia presso la Facoltà di Psicologia
dolorose ferite, di poter sperimentare inusitate e impreve- dell’Università Cattolica di Milano.
dibili modalità di essere padri, madri, figli e fratelli.
È Direttore del Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia
È questa mi pare la strada per recuperare oggi, e proprio a dell’Università Cattolica di Milano dal 1979, ora Centro
partire dal complesso simbolico familiare, l’importanza e il Ateneo di Studi e Ricerche sulla Famiglia.
fascino del legame tra gli uomini, per essere e diventare con-
sapevoli di quanto esso sia una risorsa unica e preziosa del Dal 1 novembre 2004 è Coordinatore della Scuola di
“fare”, cioè generare, società. Possiamo così sperare, in un Dottorato in Psicologia dell’Università Cattolica del S.
momento storico che ci pone davanti a scenari relazionali Cuore di Milano.
drammatici,di poter dar forma ad una società generativa che
si prenda responsabilmente cura delle future generazioni. È Direttore dal 1992 del Laboratorio Sperimentale di
Ricerche Psicologiche del Centro Auxologico Italiano. Membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto per la
Ricerca e la Formazione Culturale Cattolica “Veritatis
Ha conseguito la Laurea in Filosofia presso l’Università Splendor” dal 1999.
Cattolica del S. Cuore di Milano (1962), con lode;.
Membro dell’Executive Board dell’European Society on
Si è specializzata in Psicologia presso l’Università Family Relations dal 2002 al 2007.
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Cattolica di Milano (1967), con lode.
Componente di Panel CIVR per l’esercizio di Valutazione
È stata Incaricata dell’insegnamento di Psicologia e Triennale della Ricerca (2001-2003).
Psicologia Sociale nella Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università degli Studi di Torino dal 1973 al 1980, poi Delegato nazionale per il 7° Programma Quadro di Ricerca
professore straordinario di Psicologia Sociale nella stessa e Sviluppo Europeo 2007-2013.
Facoltà. Dal 1982 si è trasferita all’Università Cattolica in
52 qualità di professore ordinario di Psicologia Sociale della Programma tematico “Capacity, Science and Society”. 53

Famiglia, prima nella Facoltà di Lettere e Filosofia e suc-


cessivamente nella Facoltà di Scienze della Formazione Membro Comitato Scientifico e Organizzatore delle
(corso di laurea in Psicologia) ed infine nella Facoltà di Settimane Sociali dei Cattolici Italiani dal 2006.
Psicologia.
Membro del Comitato Scientifico dell’Istituto IARD Franco
Dal 1991 al 1993 è Delegato Nazionale della SIPs, Divisione Brambilla dal 2006.
di Psicologia Sociale, nonché rappresentante italiano
dell’International Academy of Family Psychology.
Ha diretto e collaborato con le collane e riviste scientifi-
che seguenti:
Ha ricoperto numerose cariche tra cui:
Vicepresidente del Centro interuniversitario per la ricerca Direttore con G. Rossi della Rivista “Studi Interdisciplinari
sulla genesi e sullo sviluppo delle motivazioni prosociali e sulla Famiglia” Vita e Pensiero;
antisociali.
Direttore con V. Cigoli della collana di Psicologia Sociale e
Membro del Comitato Scientifico del Centro Internazio- Terapia della Famiglia F. Angeli;
nale Studi sulla Famiglia (Cisf) dal 1987.
Membro del Comitato di Direzione della rivista “Psicologia
Consulente scientifico del Consultorio Familiare di Roma Sociale” dal 2006;
e Napoli dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori
dal 1995. Membro del Comitato dei Corrispondenti Scientifici della rivista
“Giornale di Psicologia” dal 2007;
Membro della Commissione tecnico-consultiva per il ricono-
scimento degli istituti di Psicoterapia del Ministero Membro dell’Editorial Board della rivista TPM dal 2007;
dell’Istruzione,dell’Università e della Ricerca dal 2002 al 2005. Referee per le Riviste “Archivio di Psicologia, Neurologia e
Psichiatria”,“Giornale Italiano di Psicologia”,“Età evolutiva”,“Ricerche SCABINI E. - ROSSI G. (a cura di), Giovani in famiglia tra autono-
di Psicologia”, ”Rassegna di Psicologia”, “Bollettino di Psicologia mia e nuove dipendenze, Studi Interdisciplinari sulla
Applicata”, “Journal of Adolescence”, “Psychological Reports”, Famiglia N. 16, Vita e Pensiero, Milano 1997.
“International Journal of Behavioral Development”.
SCABINI E. - ROSSI G. (a cura di), Famiglia ‘generativa’ o fami-
glia ‘riproduttiva’? Il dilemma etico nelle tecnologie di
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Pubblicazioni e aree di ricerca fecondazione assistita, Studi Interdisciplinari sulla Famiglia
È autrice di più di 200 pubblicazioni, su riviste scientifi- n. 17, Vita e Pensiero, Milano 1999.
che nazionali ed internazionali e di una ventina di volumi.
SCABINI E. - CIGOLI V., Il famigliare. Legami, simboli e transizio-
I suoi interessi di ricerca recenti sono relativi alle ni, Raffaello Cortina, Milano 2000.
seguenti aree:
1. Percezione interpersonale, interazione e conflitto SCABINI E. - ROSSI G. (a cura di), Dono e perdono nelle relazioni
54 2. Teorie in psicologia della famiglia familiari e sociali, Studi Interdisciplinari sulla Famiglia n. 18, 55

3. Relazioni intergenerazionali e funzionamento Vita e Pensiero, Milano 2000.


familiare
4. Processi di transizione all’età adulta SCABINI E. - ROSSI G. (a cura di), La famiglia prosociale, Studi
5. Adolescenza e comportamenti a rischio Interdisciplinari sulla Famiglia n. 19, Vita e Pensiero, Milano
6. Autoefficacia e relazioni familiari 2002.
7. Comportamento prosociale e relazioni familiari
SCABINI E. - ROSSI G. (a cura di), Rigenerare i legami: la
Le indagini empiriche e le riflessioni tecniche condotte negli mediazione nelle relazioni familiari e comunitarie, Studi
anni hanno consentito di mettere a punto una innovativa Interdisciplinari sulla famiglia n. 20, Vita e Pensiero, Milano
prospettiva di comprensione dei fenomeni familiari che 2003.
trova nell’approccio relazionale una efficace sintesi. Tale
approccio è ormai noto anche negli ambiti internazionali. SCABINI E. - IAFRATE R., Psicologia dei legami familiari, Il
Mulino, Bologna 2003.

Volumi e curatele: MARTA E. - SCABINI E., Giovani volontari. Impegnarsi, crescere


SCABINI E. - DONATI P. (a cura di), La famiglia in una società e far crescere, Giunti, Firenze 2003.
multietnica, Studi Interdisciplinari sulla Famiglia n. 12,
Vita e Pensiero, Milano 1993. SCABINI E. - ROSSI G. (a cura di), Le parole della famiglia, Studi
Interdisciplinari sulla Famiglia n. 21, Vita e Pensiero, Milano
SCABINI E. - DONATI P. (a cura di), Tempo e transizioni fami- 2006.
liari, Studi Interdisciplinari sulla Famiglia n. 13, Vita e
Pensiero, Milano 1994. SCABINI E. - ROSSI G. (a cura di), Promuovere famiglia nella
comunità, Studi Interdisciplinari sulla Famiglia n. 22, Vita e
SCABINI E., Psicologia sociale della famiglia, Bollati Pensiero, Milano 2007.
Boringhieri, Torino 1995.
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presso la Pontificia Università Lateranense

Piazza San Giovanni in Laterano, 4


00120 Città del Vaticano
Tel.: 06 698 86 113 – Fax: 06 698 86 103

STAMPA TIPAR ARTI GRAFICHE – ROMA

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