Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
PONTIFICIO ISTITUTO
GIOVANNI PAOLO II
PER STUDI SU
MATRIMONIO E FAMIGLIA
INDIA. Kerala-Thuruthy
Tel: [+91] 481 2321142 / 481 2321143 - Fax: [+91] 481 2321143
e-mail: canaismf@sancharnet.in
Centro associato:
AUSTRALIA. Melbourne
Tel: [+61] 3 9417 4349 – Fax: [+61] 3 9417 2107
e-mail: info@jp2institute.org
Sito internet: www.jp2institute.org
ne, e il luogo fondamentale di questa realizzazione sono il va la massima, ma del suo significato. Del significato che
matrimonio e la famiglia. È soprattutto nel matrimonio e le dava Protagora, e con lui il resto dei sofisti.
nella famiglia che l’uomo traccia il suo “ritratto proprio”.
Ecco perché Giovanni Paolo II, grande difensore della Per Protagora, infatti, “l’uomo è la misura di tutte le cose”
dignità della persona umana, non poteva non essere al significa che l’uomo decide da solo chi è, senza fare riferi-
contempo difensore della dignità del matrimonio e della mento a qualsivoglia criterio di verità oggettivo.
famiglia. Ecco perché l’autore di Persona e atto non pote- L’opinione – meglio se condivisa da molti – diventa una
va non scrivere l’opera Uomo e donna li creò. base sufficiente (perché l’unica possibile, nel giudizio del
L’antropologia personalistica, infatti, si realizza nell’antro- sofista Protagora) per la cosiddetta verità su se stessi.
pologia di comunione. Solo questa merita la denominazio- Non bisogna fare domande su nient’altro, perché nient’al-
ne di antropologia adeguata. tro è possibile.
Ecco perché l’Istituto che all’Università conduce una Socrate non dubitava che l’uomo nel suo operare fosse
riflessione sistematica filosofica e teologica sul matrimo- misura di ciò che è autenticamente opportuno, che, infat-
nio e sulla famiglia, non può non intraprendere una rifles- ti, diviene espressione dell’effettiva civiltà umana.
sione approfondita sull’uomo. Propongo allora che in que- Altrimenti non avrebbe espresso la massima “conosci te
sto luogo ci fermiamo un attimo al nostro “ritratto pro- stesso” come principale postulato dell’etica. Egli intende-
prio”. Nostro significa di ciascuna e ciascuno di noi. Non va tuttavia indicare per quale tramite “l’uomo è la misura
ritroviamo forse questo ritratto nella suggestiva massima di tutte le cose”, e scoprì questa misura nel bene morale.
di Protagora “l’uomo è la misura di tutte le cose”? Il suo Proprio questo bene costituisce “l’anima della cultura”. In
fascino non si spegne, anzi aumenta col trascorrere del conseguenza di questa scoperta – a dispetto di Protagora
tempo. – egli individuava le maggiori minacce per la cultura nella
Fino ad oggi essa rappresenta la parola d’ordine d’ogni tentazione di cercare l’unica e definitiva “misura di tutte
programma che desidera presentarsi sotto le illustri spo- le cose” in ciò che l’uomo pensa di se stesso.
glie dell’umanesimo. Significa questo che la stessa pater- Socrate espresse il postulato del criticismo radicale nei
confronti dell’opinione sia propria che altrui, la necessità strofe dell’uomo. E metteva a nudo con passione tutti i
di esercitare un controllo sui propri giudizi e l’esigenza di tentativi volti all’uniformizzazione del pensiero, che offen-
sottoporre continuamente il proprio giudizio su di sé alla devano i criteri della verità oggettiva. L’unanimità nell’er-
valutazione di un criterio superiore di verità oggettiva su rore non rende l’errore verità, ma sommerge l’uomo defini-
se stessi, la verità su chi è l’uomo in sé stesso. Tra la prima tivamente. I risultati negativi dei plebisciti, infatti, in
e la seconda interpretazione della massima “l’uomo è la fondo non esprimono nulla; al contrario con infallibile effi-
Dottorato honoris causa
e non solo apparenti, nella conoscenza e nell’autoconoscen- fitta morale. E ancor più minacciosa per l’uomo, perché
za. Paragonava queste scoperte-illuminazioni a ripetute sotto le spoglie di una soporifera apparenza di bene e... di
nascite dell’uomo, e considerava che aiutare gli altri in que- libertà, in realtà essa costituisce la più efficace delle vio-
ste nascite fosse il servigio più alto reso al prossimo, che lenze possibili su sé stessi. La più efficace perché, presen-
definisce il compito effettivo e la vocazione del filosofo tatasi sotto le apparenze dell’autonomia, è inflitta a se
morale. L’etico è l’ostetrico della nuova vita dell’uomo, la vita stessi di propria volontà. Non c’è tiranno più terribile di
umana autentica. E attraverso ciò al servizio della civiltà. tale “auto-tirannia”. Non ci sono maestri più servilmente
obbedienti a questa tirannia di coloro che insegnano in
In altre parole, Socrate contrapponeva al programma sem- che modo, in nome della libertà, diventare oggetto del pro-
plificato di Protagora un programma difficile, che richie- prio arbitrio e sue vittime.
deva uno sforzo – sia intellettuale che morale. Il program-
ma dell’umanità di Socrate è il programma della “pace Forse il male morale dovrebbe smettere d’essere male solo
interiore” riscattata dallo sforzo, in cui non c’è posto per lo perché qualcuno si è persuaso o si è fatto persuadere che
“stare in santa pace”. Il disturbo della “santa pace” irrita le “libertà” significhi: “mi è permesso tutto ciò che gli altri
persone, soprattutto quando queste sono riuscite a man- consentono, o almeno tutto ciò verso cui non manifestano
tenere la propria serenità tramite la simile serenità delle opposizione”? L’autentica libertà dell’uomo non dipende
molte persone che le circondano. Non è dunque strano che forse dalla possibilità di distinguere la verità dall’errore e
Socrate fosse scomodo per gli Ateniesi. Turbava la sereni- dal farsi guidare dalla verità, invece che assoggettare a sé
tà nella quale Protagora permetteva loro di vivere... la verità e con ciò consegnare se stessi alla schiavitù della
menzogna? Non è forse davvero padrone di se stesso solo
Quanto più Protagora creava le condizioni per cancellare colui che segue e si fa guidare dalla verità su sé stesso?
dalla coscienza umana la nozione di “errore” – e ancor più L’errore, infatti, non cessa d’essere errore solo perché la
quella di “colpa” – ed eliminare queste parole dal vocabola- maggior parte delle persone non lo riconosce più – o non
rio a condizione di ottenere, in una data questione, il con- ancora – come tale. Il vero giudizio, persino se conservato
senso, tanto più Socrate vedeva in questo risultato la cata- da una sola persona, non perde i connotati della verità uni-
camente perché incontra l’opinione contraria di quasi Ma Socrate e i suoi discepoli hanno fornito la risposta alla
tutti gli altri. Non c’è modo allora “per muovere la terra e “domanda delle domande”: Chi è colui che deve essere “la
fermare il sole”! Naturalmente l’unanimità, quest’unità di misura di tutte le cose”? Hanno risposto alla domanda su
pensiero e di cuore, “unanimitas mentis et cordis”, “idem ciò che costituisce le radici di tutto quello che crea auten-
velle et nolle”, è una cosa meravigliosa e sotto ogni aspet- ticamente civiltà?
to desiderabile. Deve tuttavia essere un’unanimità di
Dottorato honoris causa
stesso tema? Concludendo il convegno, in riferimento alla biscito, cercando abilmente di ottenere il “risultato auspi-
questione il cardinale Karol Wojtyl/a disse solo una frase: cabile” – vale a dire il risultato che asseconda i loro auspi-
“A volte solo uno ha ragione”]. ci. Il sondaggio della coscienza, individuale e collettiva,
preceduto dalla sua manipolazione – abilmente condotta
Cosa sorprendente, una parte considerevole della gioventù da “esperti” – dovrebbe definitivamente risolvere la “que-
ateniese non esitava su quale delle alternative fosse la via stione dell’uomo”: semplicemente liquidare, collocandola
che conduceva a un autentico umanesimo. Non si fece tra- nel rango degli pseudo-problemi, la domanda su ciò che è
scinare né illudere dal suggestivo programma dei sofisti, l’uomo nella sua reale essenza. Perché agli uomini non
con a capo Protagora e Gorgia. Scelse il programma più dif- dovrebbe bastare una solida risposta alla domanda su che
ficile – il programma di Socrate. La drammatica conclusione cosa pensano di se stessi? Che costruiscano su di essa la
della vita del maestro – condannato a morte dalla maggio- propria casa e vi abitino! Forse l’“esse” non si riduce com-
ranza dei voti dei giudici democraticamente eletti dai citta- pletamente al “percipi”?
dini di Atene! – non impedì a Platone di seguire le sue orme,
cosa che per lui non faceva prevedere facili successi. Eppure Socrate ha salvato la cultura, lasciandoci in eredità l’ine-
alla fine fu proprio intorno a Platone e alla sua Accademia stinguibile inquietudine della domanda sull’“immagine
che si radunò la cerchia di coloro ai quali oggi dobbiamo in autentica dell’uomo”, sul “ritratto proprio dell’uomo”, della
larga misura tutto ciò che osiamo chiamare civiltà e umane- domanda sul rapporto tra l’autocoscienza dell’uomo e la
simo. È qui che per venti anni studia Aristotele, e il suo suc- sua vera essenza, il suo prototipo. L’inquietudine di que-
cessivo exodus non significa affatto l’abbandono del suo sta domanda è un diritto dell’uomo e al tempo stesso un
culto per l’Accademia. È piuttosto la prova di un creativo dovere; un privilegio, ma anche un peso, dal quale non gli è
approfondimento della sua eredità e della trasmissione di permesso di liberarsi.
esso, in una forma perfezionata, alle generazioni successive.
È da quest’Accademia, nata dallo spirito di Socrate, che da Si è soliti chiamare il nostro secolo “secolo degli umanesi-
allora scorre la rapida corrente che ci impregna fino ad oggi, mi” (non dell’umanesimo, ma degli umanesimi). A volte
come un cimelio dell’antica “paideia”. persino dei personalismi. È particolare non tanto il qui sot-
tolineato uso del genere plurale, quanto quell’entusiasmo Ciò che dunque attualmente suscita la speranza di salvare
con il quale si parla di pluralismo, entusiasmo che ha preso quello che nell’uomo è autenticamente umano, e – dall’al-
il posto di una finora riconosciuta preoccupazione... tra parte – ciò che incute timore e la più profonda preoccu-
Possiamo dunque definire questo secolo come un’epoca di pazione non si riduce a quello che costituiva l’essenza
fioritura della civiltà? della controversia tra Socrate e Protagora? Il punto fonda-
mentale della questione non si riduce oggi all’alternativa
Dottorato honoris causa
noi tutti – da Ovidio nella formula “Video meliora probo- te. Esiste, dunque è, ed è quello che è, in tutta la sua digni-
que, deteriora sequor” (“Vedo le cose migliori e le appro- tà personale – con tutto ciò che egli fa di essa con la sua
vo, ma seguo le peggiori”). Non è forse una chiara diagno- libera scelta e unicamente per proprio conto – per dono
si dello stato morale dell’uomo, di ognuno di noi in quanto della munificenza del proprio Creatore. L’etica dunque, in
persona? Forse dunque anche l’etica, avendo per bocca del altre parole, non è solo la fenomenologia della “questione
poeta romano dichiarata la sua impotenza nei confronti d’Ovidio” nell’uomo. È anche – in modo inestricabile – la
della “questione d’Ovidio” che è in ognuno di noi, dovrebbe metafisica di tale questione. Non a caso nell’enciclica Fides
tacere del tutto, lasciando l’uomo, vale a dire tutti noi, solo et ratio Giovanni Paolo II afferma: “La persona, in partico-
con se stesso, con questa diagnosi che sfiora il bordo della lare, costituisce un ambito privilegiato per l’incontro con
tragedia: “Non c’è via d’uscita!”? l’essere e, dunque, con la riflessione metafisica” (n. 83).
Che cosa significa tutto questo per l’uomo – l’uomo, che è In questo punto della “questione d’Ovidio” nell’uomo il
persona! – in altre parole per ognuna ed ognuno di noi? filosofo Karol Wojtyl/a diventa teologo. Teologo che sa che
il dramma dell’uomo, per questi insolubile, diventa anche
Significa che d’ora in poi dovrò restare per sempre artefi- un dramma per Dio stesso. Ecco perché Karol Wojtyl/a –
ce della mia propria autodistruzione morale, che di questa Giovanni Paolo II conduce l’uomo dalla drammatica auto-
dovrò d’ora in poi restare per sempre vittima e che, per coscienza alla soglia della speranza, rappresentata per lui
colmo di sventura, dovrò d’ora in poi – come artefice e allo dalla fede in Dio, Redentore dell’uomo – Gesù Cristo.
stesso tempo vittima della propria autodistruzione mora-
le – restare solo con me stesso per sempre anche in quan- Qui trae la sua inesauribile fonte la straordinaria forza con
to testimone oculare e per questo giudice obiettivo orien- cui papa Wojtyl/a recita il suo credo teologico: “L’uomo [...]
tato fino alla fine al cuore stesso del problema; devo infat- non può essere compreso fino in fondo senza Cristo. O
ti da solo – come testimone e giudice – riconoscere questa piuttosto: l’uomo non può comprendere fino in fondo se
mia situazione come una situazione senza uscita. Ed ecco stesso senza Cristo”. Non è stato dunque per effetto del
che con questo – sit venia verbo – “non essere se stesso in caso che la prima enciclica di Giovanni Paolo II, con il suo
motto programmatico: “L’uomo è la via della Chiesa”, por- di sant’Agostino: “Deus homo factus est, ut homo Deus
tasse il titolo Redemptor hominis – Redentore dell’uomo. fieret!”?
Lo stesso Verbo Incarnato rivela l’uomo all’uomo in un
modo che i profeti non potevano immaginare. E in questa Il pensiero e la vita di Giovanni Paolo II non costituiscono
maniera di rivelare l’uomo all’uomo, degna unicamente di per noi una costante chiamata ad attingere a questa
Dio, si manifestano tre momenti: Fonte?
Dottorato honoris causa
Dal 1978 al 2002 ha ottenuto la Cattedra di Etica presso Ha cooperato con le riviste Il Nuovo Areopago e La Nuova
l’Università Cattolica di Lublino ed è stato Direttore del Europa.
Dipartimento di Etica, come anche, dal 1982 al 2006,
Dottorato honoris causa
Nel 1975 è stato Visiting Professor presso l’Università J. Nel 1995 ha ricevuto un Dottorato honoris causa
Gutenburg di Mainz. dall’Università di Navarra in Pamplona, Spagna.
Dal 1981 al 1986, è stato Professore al Pontificio Istituto Nel 2006 è stato insignito della Croce Ufficiale dell’Ordine
26 Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia a Roma. della Polonia Restituta. 27
È Co-fondatore (nel 1981) e Membro del Senato del- Nel 2007 ha ricevuto la Medaglia al Merito dall’Università
l’Accademia Internazionale di Filosofia di Dallas, USA (la Cattolica di Lublino.
cui attuale ubicazione è il Principato del Liechtenstein e il
Cile). Nel 2006, il Padre Styczeń si è ritirato dall’incarico di
Professore Stabile ed è ora Professore Emerito e Direttore
È Membro della Società Etica, Membro della Learned Onorario dell’Istituto Giovanni Paolo II.
Society dell’Università Cattolica di Lublino, Membro della
Società Politica Filosofica e Membro della Società di È autore di più di 400 pubblicazioni di ricerca, inclusi 20
Politica Teologica. libri, come anche editore aggiunto di numerose collezioni
monografiche, principalmente sul pensiero di Giovanni
Dal 1981 ha prestato servizio come Consultore al Pontificio Paolo II.
Consiglio per la Famiglia.
È Membro del Consiglio di Ricerca dell’Istituto per gli Linee generali di ricerca sostenute
Studi sulla Famiglia presso l’Università Cardinal Stefan dal Prof. Tadeusz Styczeń ´
n
Wyszyński di Warszawa-L/ omianki, fondata dal compianto 1. Etica e metaetica: natura oggettiva della conoscenza
vescovo, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor etica basata sulle analisi della struttura dell’atto (giudi-
Kazimierz Majdański. zio) di coscienza.
È Membro del Consiglio Editoriale di “Roczniki 2. Etica e antropologia filosofica e teologica (la verità del
Filozoficzne” (“Annuario Filosofico”). giudizio morale, l’esperienza della colpa come il terreno
per l’esperienza di fede).
È Editore Aggiunto del periodico Aletheia, pubblicato dal
IAP nel Principato di Liechtenstein, ed anche del semestra- 3. Etica e politica oppure: lo status della persona umana
all’interno delle comunità di persone (i fondamentali riferimento a questo problema anche in numerosi articoli
“beni per la persona” visti come i diritti della persona o scritti prima del 1980. Una selezione di questi è stata pub-
i «diritti umani», i fondamenti necessari di uno Stato blicata nei seguenti libri: W drodze do etyki (In cammino
rispettoso della legge, lo status del principio di mag- verso l’etica), Lublino 1984, and Wprowadzenie do etyki
gioranza norma nel contesto del principio del rispetto (Introduzione all’etica), Lublino 1993.
dei diritti umani, in particolare per il diritto alla libertà
Dottorato honoris causa
ca è una teoria?
2. L’etica, come teoria del dovere morale, rimane epistemo-
Una dettagliata spiegazione logicamente e metodologicamente indipendente da
delle attuali linee di ricerca e i programmi altre teorie (com’era stato sostenuto, per esempio, da T.
presentati dal Prof. Tadeusz Styczeń ´
n Kotarbiński and T. Czez.owski, che credevano una tale
Il problema su cui si è concentrata la mia attenzione da interpretazione dello status metodologico dell’etica
quando ho cominciato ad essere interessato all’etica è la fosse l’unica che non soccombe alle obiezioni sollevate
sfida espressa nell’affermazione di Hume che qualsiasi da Hume e Moore, e allo stesso tempo, che fosse la sola
tentativo di desumere le tesi di etica come teoremi norma- formulazione che rende capace un filosofo di attribuire
tivi (come affermazioni di carattere teoretico) dalle tesi il valore cognitivo a proposizioni etiche, in quanto oppo-
affermative della filosofia dell’uomo o della filosofia del- ste alle affermazioni di acognitivismo, la tendenza
l’essere (metafisica) – le quali, per loro natura, esprimono dominante nella metaetica contemporanea)? In altre
stati non normativi degli avvenimenti – implica una logica parole: Può l’etica essere, in senso metodologico, neces-
formale errata della transizione dall’«essere» al «dovere» sariamente in relazione ad altre teorie, in particolare
(cf. il mio articolo Spór o naukowość etyki – La controver- alla teoria filosofica dell’uomo, e inoltre: per una teoria
sia sul carattere scientifico dell’etica, 1966). Dai Principia generale dell’essere, ossia la metafisica? (Un moralista
Ethica di G. E. Moore del 1903 questa falsa credenza è stata pone questa domanda stimolato dai dati inerenti a cia-
descritta come una fallacia naturalistica. Due delle mie scun atto cognitivo diretto che è un’esperienza sui
monografie sono centrate precisamente su questo proble- generis).
ma, vale a dire: Problem moz.liwoścci etyki jako empirycz-
nie uprawomocnionej i ogólnie waz.nej teorii moralnoścci. Il punto centrale della mia ricerca può essere trovato nei
Studium metaetyczne (Il problema dell’etica come una miei lavori, nei quali ho provato a dimostrare che ogni
teoria di moralità empiricamente giustificata ed univer- istanza di giudizio cognitivo («auto-informazione») è allo
salmente valida. Studio metaetico), Lublino 1972, e Etyka stesso tempo un imperativo («auto-imperativo»). In un
niezalez.na? (Etica indipendente?), Lublino 1980. Ho fatto atto cognitivo, il suo soggetto è vincolato dalla forza della
verità che ha riconosciuto. A causa della sua soggettività, so il prisma della verità che rivela e dimostra il loro perso-
egli si trova obbligato a riconoscere il vero come vero, ordi- nale modo di esistere. Qui si situa anche una condizione
na a se stesso di rispettarlo – anche nei suoi atti liberi di necessaria dell’auto-affermazione, anche se l’aspetto del-
scelta nei quali inoltre affermerà questa verità (dando l’auto-affermazione stessa è solo secondario in relazione
prova in questo modo di essa con gli atti della sua libertà) al dovere che rimane al di sopra di essa, vale a dire, quello
– sotto pena della distruzione della propria identità, vale a di affermare la verità come verità, di affermare la verità
Dottorato honoris causa
detta ghigliottina di Hume, vale a dire l’obiezione di Hume I risultati della mia ricerca sopra delineata sono stati pre-
sollevata all’etica a motivo del suo radicamento nell’antro- sentati per la prima volta nell’articolo: “C’è notizia senza
pologia e nella metafisica. esperienza?” in Il Libro del Meeting `86, Rimini 1986,
pp.175-183, e dopo in un piccolo libro: Wolność w prawdzie
L’analisi in questione inoltre conferma e apporta nuova (Libertà nella Verità), Roma 1988, e, anche in una diversa
luce alla tesi, sostenuta da San Tommaso d’Aquino, riguar- forma breve, negli articoli: “Moralność - wyróz.nik
do al legame stretto tra la «ragion pratica» e la «ragione czl/owieka” [“Moralità – Il carattere distintivo dell’uomo”],
.
teoretica» che tuttavia restano due facoltà separate. in: “Zeby nie ustal/a wiara” [“Affinché la fede non si
Contemporaneamente, questa visione dell’etica dimostra fermi”], Lublino 1989, 409-427, e “Dobro moralne a świato-
che la convinzione di Immanuel Kant riguardo alla necessi- poglad” [“Il bene morale e lo sguardo sul mondo”], in: M.
tà di vedere le due facoltà di ragione opposte l’una all’altra RUSECKI (ed): Z zagadnieńświatopogladu chrześcijańskiego
è totalmente infondata. Non appena il soggetto ha com- [“Alcuni temi riguardanti lo sguardo cristiano sul mondo”],
preso la verità («teoretica»), egli rimane un testimone per Lublino 1989, 63-78, e infine, in un contesto più generale,
essa, obbligato a rispettarla assolutamente, che deve rea- nello studio: “Problem czl/owieka problemem mil/ości” [“Il
lizzarsi attraverso degli atti di libera scelta. Il soggetto è problema dell’uomo, il problema dell’amore”], in T. STYCZEŃ
così a confronto con una «necessità pratica» di affermare (ed), Czl/owiek w poszukiwaniu zagubionej toz.samoścci.
la verità riconosciuta con gli atti della sua libertà. Come Gdzie jesteś Adamie? [“L’uomo alla ricerca dell’identità
un testimone della verità, egli si trova obbligato ad affer- perduta. Adamo, dove sei?”] Lublino 1987, 4-84.
marla anche a causa di un altro suo dovere, vale a dire,
quello di rispettare (la verità sull’identità di) il particolare Il tentativo di caratterizzare la persona umana come «il
soggetto che ha compreso la verità, in pratica lui stesso. soggetto che costituisce se stesso attraverso la sua dipen-
denza da sé, che nel suo atto cognitivo liberamente si
Questa scoperta rivela l’obbligo di rispettare ogni altro rende dipendente dalla verità che non dipende da lui»
essere umano, dotato di una struttura soggettiva identica rende possibile dimostrare, in ultima analisi, che la dipen-
a quella sopra presentata, e di percepire lui o lei attraver- denza da sé in questione, che è un segno caratteristico
della persona umana, è data alla persona insieme con l’esi- Centrale e dell’Est “The Testimony of the Catholic Church in
stenza contingente di lui o di lei. Questo avviene perché, the Totalitarian System of Central and Eastern Europe” (11- 15
questa dipendenza da sé deve essere considerata un dono. agosto 1991)1.
L’analisi mostra anche che nell’aspetto della realtà esperi-
ta l’esistenza umana è necessariamente un’esistenza cor- Il concetto di etica che ho portato avanti potrebbe essere
porale (viventibus vivere est esse). Così, si apre una via anche usato per dimostrare gli oggettivi e insuperabili
Dottorato honoris causa
saria per rispettare ogni altro essere umano, dovuto alla ho posto il problema dei fondamenti assiologici del siste-
dignità che appartiene a lui o a lei (che risulta dall’abilità ma politico di tale paese (cf. Proceedings of the
umana di essere vincolato dalla verità riconosciuta). Constitutional Committee of the Senate, Vol. 3, 5 ), e, spe-
cificatamente, il problema della protezione legale dei non
Queste conclusioni, io credo, potrebbero essere usate con nati (vista come una particolare minoranza in uno Stato
successo in un dibattito con quei teologi morali contem- rispettoso della legge). L’Istituto Giovanni Paolo II di
poranei che da un lato, dichiarano il personalismo in etica Lublino ha avviato un dibattito su quest’ultimo problema
(avendo riconosciuto il carattere assoluto del principio: con i rappresentanti del Senato. La discussione, che si è
Persona est affirmanda propter se ipsam), mentre dall’al- tenuta all’Università Cattolica di Lublino il 2 febbraio 1991,
tro, dubitano ancora di una possibilità di alcune norme è stata pubblicata in: T. STYCZEŃ (ed): Nienarodzony miara
morali universalmente valide determinate nel loro conte- demokracji [“Il non nato è la misura della democrazia”],
nuto. Il punto di vista che hanno adottato apre la strada al Lublino 1991.
relativismo etico e al soggettivismo, e in questo modo rende
la coscienza la sola e l’ultima facoltà che crea la verità e le Sia la ricerca sostenuta nel Dipartimento di Etica (in par-
norme morali nel senso che determina i contenuti della con- ticolare il seminario dottorale) quanto la ricerca e i proget-
dotta morale giusta. (Cf. il punto 3 del cosidetto Kölner ti didattici intrapresi dall’Istituto Giovanni Paolo II di
Erklärung). Il simposio internazionale “Human Person – Lublino (il seminario sul pensiero di Giovanni Paolo II e i
Freedom – Conscience – Nature”, tenuto dall’Accademia simposi annuali), come anche la sua attività editoriale (le
Internazionale di Filosofia nel Liechtenstein insieme collezioni monografiche di commentari sui principali
all’Istituto Giovanni Paolo II a Lublino tra il 9-11 agosto 1991, documenti del pontificato di Giovanni Paolo II e i volumi
era dedicato a questo problema. Le sue conclusioni sono in monografici del trimestrale Ethos) sono stati intesi come
seguito state presentate al Congresso Teologico dell’Europa vie per approfondire e divulgare la visione personalistica
della persona umana, che, io credo, abbia un profondo sfon-
1 Gli atti del simposio sono stati pubblicati in Ethos 4 (1991), vol. 15/16, come
do teoretico, e in questo modo costituisce le basi per le
anche nell’edizione Tedesca di Ethos 1993, Sonderausgabe N°1. comunità interpersonali di matrimonio, famiglia e Stato
commensurabili all’umana dignità. Questa visione, credo, Lublino 2001; T. STYCZEŃ SDS - S. DZIWISZ, Modlitwa w
converge con la visione della persona umana che è stata Getsemani wciaz. trwa, Lublin – Vaduz 2003 (trad. tedesca:
espressamente presentata nel lavoro The Acting Person Das Gebet in Getsemani dauert weiter an; trad. italiana: La
del Cardinal Karol Wojtyl/a, e che ha il suo sfondo teologico preghiera del Getsemani continua, 2004; trad. inglese: The
nei documenti del Concilio Vaticano II, e, per voler ancora Prayer of Gethsemane Goes On, 2005); Comprendere l’uo-
approfondire, nello stesso Vangelo. Questa è la visione mo. La visione antropologica di Karol Wojtyl/a, LUP, Roma
2005; Poszukujacy czy poszukiwany? Rozwaz.ania rekolek-
Dottorato honoris causa
Così è per la comunità del Nostro Istituto che oggi, con Prof.ssa Eugenia Scabini
gioia e stima profondissima, si onora di annoverare tra i Docente ordinario di
Psicologia Sociale
suoi Dottori, l’Illustrissima Professoressa Eugenia Scabini, della Famiglia
che da lungo tempo dà lustro e rende fecondi gli studi sulla Università Cattolica del
Famiglia nella prestigiosa Università del Sacro Cuore in Sacro Cuore di Milano
Milano.
Coltivando il difficile terreno degli studi della Scienza Ambrogio e Carlo, ma si sia spinta ben oltre il nostro Paese:
della Psicologia, come Docente e, ormai da diversi anni, ne sono testimoni le numerose collaborazioni internaziona-
autorevole Preside della Facoltà di codesta Università, li, l’appartenenza ad autorevoli Centri di ricerca, la collabora-
essa ha offerto alla comunità scientifica numerosissimi zione a prestigiose Riviste scientifiche di tutto il mondo.
contributi, 20 volumi e ben oltre 200 contributi, il cui
scopo è stato quello di realizzare indagini empiriche e Non ci stupisce, allora, che proprio in questo anno 2007,
Dottorato honoris causa
Non è difficile per noi sentire che questo intenso e fecondo Manca qui il tempo, e soprattutto manca la competenza a
38 cammino di ricerca, ben si accorda con quanto ci disse il chi parla per poter illustrare, come si dovrebbe, i frutti 39
Nostro Fondatore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II nell’ulti- maturi del lungo cammino accademico della Nostra
ma Udienza concessa il 31 maggio 2001: «L’istituto familia- Carissima Neo-Laureata!
re, atto a consentire all’uomo di acquisire in modo adegua-
to il senso della propria identità, gli offre contestualmen- Sia allora concesso solo accennare alla preziosa sottoli-
te un quadro conforme alla dignità naturale e alla vocazio- neatura del “legame familiare come esempio paradigmati-
ne della persona umana. I legami familiari sono il primo co del legame sociale”: feconda prospettiva che invita a
luogo di preparazione alle forme sociali della solidarietà»1. riscoprire ad approfondire quanto sentiamo compito pro-
fondamente co-originario alla missione del Nostro
È dunque peculiare la vicinanza che sentiamo all’impresa Istituto, come ci è stato ricordato dal Sommo Pontefice
scientifica che la Carissima Professoressa Scabini ha per- Benedetto XVI, poco più di un anno fa «L’autentico amore
seguito, e ci piace pensare che le scelte e gli indirizzi che si trasforma in una luce che guida tutta la vita verso la sua
hanno guidato il suo cammino siano stati, anch’essi, in pienezza, generando una società abitabile per l’uomo. La
qualche modo orientati dalla grande testimonianza del comunione di vita e di amore che è il matrimonio si confi-
Pontefice, che riteneva parte integrante della sua vocazio- gura così come un autentico bene per la società»2.
ne “imparare ad amare l’amore umano”.
Preziosa, dunque, l’attenzione alla vita della società, affin-
Ci colpisce poi che l’attività accademica di Colei che oggi ché in essa gli uomini vivano una vita buona, confortati ed
onoriamo, ben radicata nell’Università Cattolica di Milano, edificati dal dono della maternità, paternità, generazione.
dove nel 1962 si laureava con Lode in Psicologia, di cui è E poteva essere altrimenti in Chi è della famiglia degli
Professore Ordinario dal 1999 e che la vede impegnata in “Scabini”, coloro che nella societas christiana medioevale
numerosi compiti di direzione e guida della ricerca, abbia avevano il compito di guidare le comunità all’osservanza
ben presto varcato i confini non solo della città dei Santi delle leggi e ad una buona condotta?
1 GIOVANNI PAOLO II, Ai docenti e studenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II 2 BENEDETTO XVI, In occasione del XXV anniversario della fondazione del Pontificio
per Studi su Matrimonio e Famiglia, 11 maggio 2006. Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, 11 maggio 2006.
A Colei che porta il nome che La indica come «di buona Lectio magistralis
nascita, nobile», siamo lieti di riconoscere con affetto
in occasione del conferimento
quanto questa nobiltà sia significata e testimoniata dalla
sua vita spesa al servizio della scienza psicologica e della del Dottorato honoris causa
famiglia. Ci piace pensare che le numerose donne Sante
che portano il Suo nome, di cui due nate nella stessa
Famiglia e rapporto tra le generazioni
Dottorato honoris causa
Eugenia Romana, la cui memoria si celebra nel giorno san- smarrito noi cosiddetti postmoderni. Siamo abituati a
tissimo del Natale del Signore, in cui la Chiesa esulta per il concepire il nostro mondo sociale come composto da sin-
mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, unico evento in goli individui, tutt’al più accomunati dalla stessa età della
cui trova vera luce il mistero dell’uomo (GS 22). vita (giovani e vecchi) o dalla stessa condizione sociale
(poveri o ricchi, lavoratori dipendenti o autonomi…).
Sappiamo che proprio il cuore della nostra fede cristiana
ha guidato la vita e lo studio della Nostra Carissima Neo La comunità sociale risulta in tal modo essere sempre più
Laureata, secondo quella preziosa suggestione che si evin- simile ad un aggregato contingente, casuale, e sempre
ce dal Vangelo dell’Apostolo Giovanni, giacché quando si meno “communitas”, cioè ambito nella quale le persone
dice che «Il Verbo di Dio si è fatto carne», occorre capire “mettono in comune” significati e pratiche, cioè cultura.
che «la bellezza si è fatta carne, la bontà si è fatta carne, la
giustizia si è fatta carne, l’amore, la vita, la verità s’è fatta Si può comprendere, in questa prospettiva, come anche il
carne». termine generazione risulti depauperato delle sue dimen-
sioni relazionali e connettive. Infatti lo si utilizza spesso
È, dunque, a lode e gloria di Colui che «omne cosa concla- come coorte demografica1 che ingloba soggetti della stes-
ma», come recita Jacopone da Todi, onoriamo la testimo- sa età (come ad esempio quando diciamo la generazione
nianza di amore alla verità dell’uomo e della famiglia che dei quarantenni) o nell’accezione di Mannheim2 di coloro
Eugenia Scabini offre al mondo della cultura e della scien- che sono stati segnati dallo stesso evento storico-cultura-
za e, con grande letizia, la accogliamo nella compagnia dei le (ad esempio la cosiddetta generazione del 68).
nostri Dottori Laureati.
In tale direzione si pensa alle generazioni meramente nei
Pensare per generazioni implica perciò vedere ciò che lega smissione del patrimonio affettivo, morale e valoriale che
in modo profondo chi precede e chi segue nella genealogia le generazioni precedenti consegnano alle successive e da
familiare e, per analogia, in quella sociale. Si tratta non solo ciò che queste ultime decidano che meriti di essere accol-
di mettere a fuoco una semplice successione temporale, chi to e si impegnino a loro volta a trasmettere dandogli una
viene prima e chi viene dopo, ma di cogliere una relazione personale impronta.
generativa e ciò che nasce socialmente da tale generatività.
Pensare per generazioni è perciò un pensare lungo, è un
Vedere il nostro vivere articolato e innervato dagli scambi pensare che connette passato presente e futuro. Questo
tra le generazioni non è un modo per applicare meccanica- pensiero lungo non incatena deterministicamente le sorti
mente la logica familiare al nostro vivere sociale, ma è della generazione che segue a quella che precede ma è un
piuttosto una prospettiva corretta che consente di mette- pensiero assorto e riflessivo che lascia spazio all’impreve-
re a fuoco la radice familiare del nostro vivere sociale. Il dibilità dell’accadimento e sa includere la categoria del
legame familiare è infatti primario, viene prima nel senso rischio. Non è detto infatti che il passaggio da una genera-
proprio che esso sta alla radice di ogni altro legame tra gli zione all’altra riesca nella modalità prevista, né che quella
umani. Così possiamo dire con le parole di P. Donati la prevista sia la migliore possibile e la più adeguata alle
generazione è quella “relazione sociale che lega coloro che nuove condizioni del vivere. La trasmissione tra le genera-
hanno la stessa collocazione nella discendenza familiare zioni non è un trasferimento meccanico ma uno scambio,
(figli, genitori, nonni) rispetto al modo in cui tale colloca- una trattativa in gran parte inconsapevole, comunque
zione viene trattata dalla società attraverso le sfere socia- segnata dalla libertà e quindi dal rischio, sia dalla parte di
li che mediano tali relazioni all’interno e all’esterno della chi consegna che da parte di chi riceve.
famiglia”3.
Il rapporto tra le generazioni è sempre segnato da ambiva-
lenze e da nodi problematici che ogni epoca storica ed
3 P. DONATI, “L’equità sociale fra le generazioni: l’approccio razionale”, in G. B. SGRITTA
ogni cultura tratta in modo diverso.
(a cura di), Il gioco delle generazioni. Famiglie e scambi sociali nelle reti primaie,
Franco Angeli, Milano 2002, 31. Oggi siamo colpiti dalla diffusa perdita di memoria stori-
ca. Le giovani generazioni tendono a viversi come un inizio moro parlare di distacco intergenerazionale, ma è proprio
assoluto, libero dai legami del passato generazionale sen- in queste dinamiche controintuitive che alberga la poten-
tito come vincolo. E sappiamo che la cultura odierna rifug- zialità generativa e il suo mistero) si rileva oggi non solo
ge dai vincoli di cui vede solo il lato negativo e non la sua nei confronti dei piccoli, spesso più oggetto di pre-occu-
potenziale risorsa di bene relazionale. pazione che di e-ducazione, ma anche dei giovani. Mi rife-
risco al noto fenomeno della prolungata permanenza dei
Dottorato honoris causa
minili), mortificando le loro istanze di sviluppo. Oggi Nell’ambito del centro studi e ricerche sulla famiglia
siamo in una situazione opposta: è garantito alla giovane dell’Università Cattolica abbiamo iniziato ad occuparci di
generazione un ampio spazio di realizzazione personale, questo tema parecchi anni fa5, quando non era certo di
ma la perdita del senso profondo e lungo del legame tra le moda, e abbiamo condotto al proposito parecchie ricerche
generazioni fa collassare i rapporti entro l’angusto peri- e raccolto dati che abbiamo osservato e compreso attra-
metro dell’immediato. Si perde così la componente propul- verso la lente del pensare per generazioni6. In questo modo
siva e fiduciaria che caratterizza invece il codice generati- tale fenomeno ci si è manifestato nel suo complesso
vo. I genitori sono in difficoltà a lanciare in avanti con spe- intreccio relazionale sia famigliare che sociale. In una pro-
ranza i loro figli, tendono a rispecchiarsi pericolosamente spettiva relazionale è infatti importante connettere le
in essi, a vedere in loro, proprio come Narciso chinato sullo generazioni familiari con le generazioni sociali. Infatti, a
specchio d’acqua, la loro propria immagine e i propri inap- ben vedere, sono le stesse generazioni che si confrontano
pagati desideri. Il figlio rischia di essere così una forma di e si scambiano in famiglia come genitori e figli e nella
autorealizzazione dell’adulto. società come adulti e giovani.
Dare vita, curare e lasciar andare-lasciar spazio4, così alcu- Cosa avviene oggi nel nostro paese nelle famiglie con gio-
ni autori hanno recentemente descritto la dinamica gene- vani adulti? Quale è il nodo critico? Possiamo così breve-
rativa. Nel nostro contesto culturale, avaro di figli e mente sintetizzarlo.
comunque puerocentrico, il bilanciamento tra il prendersi
cura ed il lasciar andare dando spazio e fiducia è partico-
larmente difficoltoso. Questo fenomeno di perdita della 5 E.SCABINI - P. DONATI (a cura di), La famiglia “lunga” del giovane adulto, Verso
giusta distanza tra le generazioni familiari che impedisce nuovi compiti evolutivi, Studi Interdisciplinari su Famiglia n° 7, Vita e
Pensiero, Milano 1988.
un positivo distacco intergenerazionale (sembra un ossi- 6 E.SCABINI - V. CIGOLI, “Famiglie con giovani adulti: un rallentamento evolutivo o
un’interruzione del passaggio generazionale?”, in E. SCABINI - G. ROSSI (a cura
di), Giovani in famiglia tra autonomia e nuove dipendenze, Studi
Interdisciplinari sulla Famiglia n° 16, Vita e Pensiero, Milano 1997.
4 E. DE ST AUBIN - D.P. MCADAMS - T.C. KIM (eds.), The generative society: caring E. SCABINI - E. MARTA - M. LANZ, Transition to adulthood and family relations,
for future generation, APA Books, Washington, DC 2004 An Intergenerational Perspective, Psychology Press, Hove, East Sussex 2006.
In tali famiglie il movimento di progressiva spinta emanci- inoltre allontanano il momento del cosiddetto nido vuoto,
pativa ed esplorativa che dovrebbe caratterizzare tale fase che richiama solitudine e rinuncia al ruolo protettivo a
del ciclo di vita sembra affievolirsi perché genitori e figli lungo coltivato negli anni. Prolungare la funzione genito-
tendono a soddisfare nell’ambito familiare esigenze spe- riale ha comunque un suo sottile fascino.
culari che rendono difficoltoso il distacco.
Intervistando i genitori emerge come tale prolungamento
Dottorato honoris causa
mondo del lavoro e alle richieste di articolate competenze muovono una concezione individualistica dell’identità
della nostra società tecnologica. La famiglia rappresenta, adulta (diffusa nella nostra società) nella quale campeg-
da questo punto di vista, il luogo dove poter prolungare il gia la autorealizzazione. Tale realizzazione tiene molto
tempo di preparazione in vista di un inserimento in un’are- presente i bisogni espressivi del sé e l’adeguatezza alle
na sociale sempre più competitiva. proprie aspettative e tiene molto poco presente l’investi-
mento, la cura e l’impegno nei legami significativi attra-
A partire da questo contesto familiare supportivo, i figli verso i quali e non prescindendo dai quali gli esseri umani
possono avventurarsi a piccoli passi e lentamente verso la costruiscono la loro identità, e non solo nelle prime fasi
transizione alla condizione adulta, facendo esperienza dello sviluppo. La dimensione generativa ed il suo pensie-
“controllata” del mondo professionale (al centro delle loro ro lungo paiono essere molto flebili. Piuttosto genitori e
preoccupazioni) e spostando in là la decisione di fare figli paiono accomunati da uno stesso modo di vedere la
famiglia. I giovani riescono così ad avere un consistente transizione alla vita adulta come passaggio difficile,
periodo di moratoria in cui sperimentare la vita lavorativa incerto (difficile realizzare le proprie aspettative sul piano
ed affettiva senza che si facciano carico in maniera strin- lavorativo, difficile trovare un partner affidabile) e perico-
gente dei vincoli e delle responsabilità che affetti e lavoro loso per entrambe le generazioni. Meglio così stare il più
(per dirla con Freud) implicano. possibile al di qua del guado.
Ma vediamo anche il racconto dalla parte della generazio- La lunga transizione alla condizione adulta entro la fami-
ne dei genitori, che in genere è tenuta più in ombra. glia d’origine è perciò niente affatto solo un problema di
infantilismo dei giovani ma un esito di movimenti paralle-
I genitori, nella maggioranza dei casi, apprezzano questo li di genitori e figli che ne traggono per così dire un comu-
periodo di tregua relazionale dei figli che sono usciti dalla ne vantaggio psichico/relazionale.
più movimentata e problematica adolescenza e portano in
casa tante novità e aspetti del vivere, specie di tipo tecno- Questa “soluzione” che dilata i tempi del passaggio può,
logico, spesso a loro estranei. Tenendoli a lungo in casa da un lato, essere una risposta funzionale alle richieste
sempre più complesse del nostro vivere moderno ma, dal- ne generativa, di cura ed investimento nel futuro rappre-
l’altro, può rappresentare un pericolo per lo sviluppo del- sentato dalle giovani generazioni.
l’identità adulta se si trasforma in una condizione di stal-
lo intergenerazionale. Le generazioni ci si prospettano così fortemente solidali e
con-fuse in famiglia e fortemente contrapposte nel sociale.
Tuttavia la nostra lettura del fenomeno sarebbe parziale La dinamica dello scambio intergenerazionale tra famiglia e
Dottorato honoris causa
La nostra società, specie italiana, mostra una dinamica tra le che rappresenta la linfa etico-affettiva che dà sapore e
generazioni adulte e giovanili decisamente sfavorevole a valore al legame tra gli umani. Ma se la famiglia implode,
queste ultime, una condizione questa che è stata giustamen- implode anche la società. Se si svuota di senso la prima
te etichettata come disequità generazionale7. perde di senso anche la seconda che sarà irrimediabilmen-
te destinata a una deriva frammentata e atomistica (l’esat-
Le generazioni oggi adulte-anziane hanno potuto godere to contrario della communitas di cui si è detto in esordio).
nel passato di decenni di benessere e di grande tutela Per dirla in altri termini, “conviene” alla società, nel senso
mediante le provvidenze offerte dai welfare states, che che “fa bene” al sociale, sostenere e potenziare la famiglia
non paiono oggi riproducibili e disponibili tout-court per nei suoi compiti che sono, da subito, “sociali”.
le generazioni dei giovani. Essi sono esposti ad un inseri-
mento faticoso in un ambiente competitivo e per di più Ed è per questo che urge oggi recuperare sia nella famiglia
avaro nello spartire le risorse che sono saldamente con- che nella società il compito generativo. Esso incorpora un
trollate dalle generazioni adulte-anziane. Queste ultime progetto che supera le generazioni presenti e, non dimentico
paiono muoversi nel sociale secondo una logica di difesa di quelle passate,si avventura di generazione in generazione.
corporativa dei cosiddetti diritti acquisiti come è emble-
matico nel dibattito sul tema delle pensioni che è, non Riteniamo difficile o impossibile questo compito, appiatti-
dimentichiamolo, un tipico esempio di trasferimento ti come siamo sul presente?
intergenerazionale.
Ci viene in aiuto Virgilio a ricordarci che il dramma del-
Potremmo dire che gli adulti, nel contesto sociale, hanno l’umano, pur nella diversità dei luoghi e delle situazioni,
agito e agiscono dimenticando e rimuovendo la dimensio- ripropone temi perenni.
Septembre-Octobre 1993/94, Tome XLVII, n.417, 570-580. reciprocità”, in DE PICCOLI N. - QUAGLINO G.P. (a cura di),
Psicologia sociale in dialogo. Scritti in onore di Piero
SCABINI E., “La persona dell'agente tra interazione e relazio- Amerio, Unicopli, Milano 2004, 315-329.
ne: una prospettiva intergenerazionale”, in Giornale Italiano
di Psicologia XXIII, 5, Il Mulino, Bologna 1996, 875-882. SCABINI E., “Relazioni intergenerazionali: l'ambigua stabili-
tà delle famiglie con giovani”, in Psicologia dell'educazio-
CAPRARA G.V. - SCABINI E. - BARBARANELLI C. - PASTORELLI C. - ne e della formazione, 6, 1, 2004, 59-72.
REGALIA C. - BANDURA A., Autoefficacia percepita emotiva e
interpersonale e buon funzionamento sociale, in Giornale SCABINI E., “La formazione universitaria: problemi e pro-
Italiano di Psicologia XXVI, 4, Il Mulino, Bologna 1999, 769- spettive”, in DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA DELL’UNIVERSITÀ DELLA
789. CALABRIA, Bollettino Filosofico 19/2003, Edizioni Brenner,
2004, 24-30
SCABINI E., “L'approccio relazionale simbolico e le transizio-
ni familiari”, in BRAMANTI D. (a cura di), La famiglia tra le SCABINI E., “Famiglia e matrimonio”, in CENTRO DI RICERCHE PER
generazioni, Quaderno del Centro Studi e Ricerche sulla LO STUDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA (a cura di),
Famiglia n. 21, Vita e Pensiero, Milano 2001. Dizionario di dottrina sociale della Chiesa Scienze Sociali e
Magistero, Vita e Pensiero, Milano 2004, 45-51
SCABINI E., “Orientamenti motivazionali e dinamiche identi-
tarie nell'azione di volontariato: un'analisi dei modelli SCABINI E.,“Affetti,legami,generatività”,in BOTTURI F. - VIGNA C. (a
psico-sociali”, in BOCCACCIN L., MARTA E. (a cura di), Giovani cura di), Affetti e legami, Vita e Pensiero, Milano 2004, 123-131
adulti, famiglia e volontariato. Itinerari di costruzione
dell'identità, Unicopli, Milano 2003, 151-171. SCABINI E., “Professionalizzazione e formazione in psicolo-
gia”, in BOSIO A.C. (a cura di), Professioni psicologiche e pro-
SCABINI E., “Riflessioni conclusive”, in BOCCACCIN L. - MARTA fessionalizzazione della psicologia, Franco Angeli, Milano
E., Giovani adulti, famiglia e volontariato. Itinerari di 2004, 171-174.
SCABINI E. - GIULIANI C., “La sfida delle dimensioni etnico-cul- SCABINI E. - MANZI C., “Psicologia Sociale. Approfondimenti
turali nello studio della famiglia”, in ZUCCHERMAGLIO C. - sul sé, sulle relazioni interpersonali e sulle relazioni inter-
MANTOVANI G. (a cura di), Ricerche di Psicologia, anno XXVII, gruppo”, in MODERATO P. - ROVETTO F., Psicologo: verso la pro-
n. 3, numero speciale Psicologia culturale e interculturale, fessione. Dall’esame di Stato al mondo del lavoro, McGraw-
Franco Angeli, Milano 2004, 173-189 Hill, Milano 2006, 797-823.
Dottorato honoris causa
SCABINI E., “La costruzione sociale dell’identità dei bambini e SCABINI E. – GALIMBERTI C., “Adolescents and young adults: a
degli adolescenti oggi”, in ISTITUTO DEGLI INNOCENTI, transition in the family”,in Journal of Adolescence 18 (1995),
L’eccezionale quotidiano. Rapporto sulla condizione dell’in- 593-606.
fanzia e dell’adolescenza in Italia, Istituto Poligrafico e
Zecca dello Stato, Roma 2006, 3-7. SCABINI E. - MARTA E., “Family With Late Adolescent: Social
and Family Topics”, in CUSINATO M., Research on Family
SCABINI E., “Editoriale”, in Psicologia Sociale 2, Mulino, Resources and Needs across the World, LED, Padova 1996,
Bologna 2006, 217-221 177-197.
SCABINI E., “Famiglia, Psicologia della”, in FONDAZIONE CENTRO CHERLIN A. - SCABINI E. - ROSSI G. (eds.), “Still in the Nest.
STUDI FILOSOFICI DI GALLARATE (a cura di), Enciclopedia filosofi- Delayed Home Leaving in Europe and the United States”, in
ca, Bompiani, Milano 2006, vol. IV, 3953-3955. Journal of Family Issues, vol. 18, n. 6 (1997), 572-575.
SCABINI E. - CIGOLI V., “Young Adult Families. An Evolutionary cent and middle adolescent children”, in International
Slowdown or a Breakdown in the Generational Transition?”, Journal of Behavioral Development, 25, 2 (2001), 133-147.
in CHERLIN A. - SCABINI E. - ROSSI G. (eds.), Delayed Home
Leaving in Europe and the United States, in Journal of LANZ M. - ROSNATI R. - MARTA E. - SCABINI E., “Adolescents’
Family Issues, vol 18, n. 6 (1997), 608-626. Future: A Comparison of Young People’s and their Parents’
Views”, in NURMI J.E. (edited by), Navigating Through
Dottorato honoris causa
Antisocial Conduct”, in European Psychologist, 3, 2 (1998), CAPRARA G.V. - REGALIA C. - SCABINI E. - BARBARANELLI C. - BANDURA
125-132. A., “Assessment of Filial, Parental, Marital, and Collective
Family Efficacy Beliefs”, in European Journal of
LANZ M. - IAFRATE R. - ROSNATI R. - SCABINI E., “Parent-child com- Psychological Assessment 20/4 (2004), 247-261.
munication and adolescent self-esteem in separated, inter-
country adoptive and intact non-adoptive families”, in SCABINI E. - CIGOLI V., “How Do Young Adult Children Deal with
Journal of Adolescence 22 (1999), 785-794. Parental Divorce: A Generational Prospect”, in Journal of
Family Psychotherapy, 15, 1/2 (2004), 219-233.
SCABINI E. - LANZ M. - MARTA E., “Psycho-Social Adjustment and
Family Relationships: a Typology of Italian Families with a CAPRARA G.V. - REGALIA C. - SCABINI E. - PASTORELLI C. - BANDURA A.,
Late Adolescent”, in Journal of Youth and Adolescence 28, “Impact of Adolescents’ Filial Self-Efficacy on Quality of
(1999), 633-644. Family Functioning and Satisfaction”, in Journal of
Research on Adolescence, 15/1 (2005), 71-97.
SCABINI E., “New Aspects of Family Relations”, in VIOLATO C. –
ODDONE-PAOLUCCI E. - GENUIS M. (Eds.), The Changing Family VIGNOLES V.L. - REGALIA C. - MANZI C. - GOLLEDGE J. - SCABINI E.,
and Child Development, Ashgate Publishers, London 2000, “Beyond Self-Esteem: Influence of Multiple Motives on
3-24. Identity Construction”, in Journal of Personality and Social
Psychology, vol. 90, 2 (2006), 308-333.
SCABINI E., “Parent-Child Relationship in Italian Families:
Connectedness and Autonomy in the Transition to CAPRARA G.V. - SCABINI E. - REGALIA C., “The impact of perceived
Adulthood”, in Psicologia: Teoria e Pesquisa, 16, 1 (2000), 23- family efficacy beliefs on adolescent development”, in
30. PAJARES F. - URDAN T. (a cura di), Self-Efficacy and
Adolescence, Information Age Publishing, Greenwich 2006,
LANZ M. - VERMULST A.A. - GERRIS J.R.M. - SCABINI E., 97-115 (trad. Italiana: 2007).
“Congruence on child rearing in families with early adoles-
SCABINI E. - MARTA E., “Changing intergenerational relation-
ship”, in European Review, 14, n.1, (2006), 81-98.