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IL NUOVO DIRITTO
DELLE SOCIETÀ
I PRODOTTI ASSICURATIVI
diretto da Oreste Cagnasso e Maurizio Irrera
coordinato da Gilberto
Quarta edizioneGelosa
11-2017
In questo numero:
Competenze gestorie e assemblea
Espropriazione di partecipazioni in s.r.l.
Pignoramento dell’azienda
Esecuzione forzata su quote di società di persone
Focus on South-East Asia
G. Giappichelli Editore
IL NUOVO DIRITTO DELLE SOCIETà
diretto da Oreste Cagnasso e Maurizio Irrera
coordinato da Gilberto Gelosa
11-2017
Comitato Scientifico
Carlo Amatucci, Giovanni Arieta, Guido Bonfante, Mia Callegari, Oreste Calliano, Maura
Campra, Guido Canale, Paolo Felice Censoni, Stefano A. Cerrato, Mario Comba, Mauri-
zio Comoli, Paoloefisio Corrias, Emanuele Cusa, Eva Desana, Massimo Fabiani, Francesco
Fimmanò, Patrizia Grosso, Manlio Lubrano di Scorpaniello, Angelo Miglietta, Andrea Peri-
ni, Gabriele Racugno, Paolo Revigliono, Emanuele Rimini, Achille Saletti, Marcella Sarale,
Giorgio Schiano di Pepe.
Redazione
Maria Di Sarli - Cristina Saracino (Coordinatori).
Alessandro Bollettinari, Alessandra Bonfante, Maurizio Bottoni, Mario Carena, Marco Sergio
Catalano, Massimiliano Desalvi, Salvatore De Vitis, Elena Fregonara, Giulia Garesio, Seba-
stiano Garufi, Stefano Graidi, Alessandro Monteverde, Leonardo Nesa, Vittorio Occorsio,
Luca Pecoraro, Giuseppe Antonio Policaro, Irene Pollastro, Federico Riganti, Rossella Riva-
ro, Enrico Rossi, Riccardo Russo, Marina Spiotta, Andrea Sacco Ginevri, Massimo Travo-
stino, Maria Venturini.
In questo numero:
Competenze gestorie e assemblea
Espropriazione di partecipazioni in s.r.l.
Pignoramento dell’azienda
Esecuzione forzata su quote di società di persone
Focus on South-East Asia
G. Giappichelli Editore
Il nuovo diritto delle società
Mensile - Iscrizione al R.O.C. n. 25223
Registrazione al Tribunale di Milano 8 novembre 2002, n. 618
ISSN 2039-6880
Diritto dell’impresa
a cura di Oreste Cagnasso e Maurizio Irrera
Company Law
edited by Oreste Cagnasso and Maurizio Irrera
ABSTRACT
La relazione illustra l’ambito di autonomia concessa ai soci di s.p.a. e di s.r.l. nel
delineare le competenze gestorie, nonché con particolare riferimento alla s.r.l.,
l’opportunità di introdurre deroghe al sistema delineato dal legislatore.
PAROLE CHIAVE: s.p.a. – s.r.l. – assemblea – gestione.
The report illustrates the margin of autonomy given to shareholders in limited com-
panies and in limited liability companies in choosing the managerial assignments as
well as, with particular reference to the limited liability companies, the opportunity to
introduce exceptions to the system shaped by the legislator.
KEYWORDS: limited companies – limited liability companies – shareholders’ board –
management.
*
Relazione tenuta in occasione del Convegno in tema di “Orientamenti e Questioni di Di-
ritto Commerciale e Fallimentare” organizzato da Civil Law International Notary Public As-
sociation in Milano il 10 marzo 2017, già pubblicata in Notariato, Quaderni, Orientamenti e
questioni di diritto commerciale e fallimentare, Milano, 2017, p. 3 ss.
**
Professore Ordinario f.r. di Diritto Commerciale presso l’Università degli Studi di Torino
– Prof. Straordinario di Diritto Commerciale presso l’Università Link campus di Roma.
1. Premessa
2.1. – Sul fondamento della disciplina suppletiva dettata dal legislatore non
pare che l’organo costituito dai soci di s.r.l. possa qualificarsi come “sovrano”.
Infatti – lo si è già osservato – ad esso competono le attribuzioni relative alla
nomina dei componenti degli altri organi (o di soggetti esterni alla società) ed
al controllo sul loro operato, nonché alle modificazioni dell’atto costitutivo. Si
tratta quindi sostanzialmente delle stesse competenze affidate all’assemblea
dei soci nell’ambito della società per azioni. La gestione della società, sia in
questa che nella società a responsabilità limitata, spetta agli amministratori.
Dall’esame dei compiti assegnati alle decisioni dei soci – determinati in via
positiva, con la conseguenza che la competenza degli amministratori ha carat-
tere “residuale”, abbracciando ogni altra attribuzione – pare dedursi chiara-
mente che ai soci non sono conferiti né un potere di indirizzo in ordine alla
gestione, né una competenza concorrente: l’unico elemento, da cui può dedur-
si una posizione in qualche misura di loro sovraordinazione sugli amministra-
tori, è costituito dalla previsione della facoltà della minoranza di sottoporre un
determinato argomento alla decisione della collettività dei partecipanti. In
questo senso, e solo in questo senso, stando al tessuto normativo, potrebbe
parlarsi di una limitata “sovranità” rispetto all’organo gestorio.
La prospettiva può mutare radicalmente se vi sia un intervento dei soci in
sede di atto costitutivo: in questo caso è possibile, come si è già osservato,
prevedere che l’assemblea (o l’organo costituito dai soci) sia dotata di tutti i
poteri gestori, salvo quelli inderogabilmente spettanti agli amministratori: in
tal modo ai soci spetterebbe una posizione “sovrana” all’interno della struttura
societaria e gli amministratori avrebbero sostanzialmente il ruolo di esecutori
della loro volontà (ed inoltre le competenze dell’organo amministrativo sareb-
bero individuate in via positiva, attribuendo tutte i compiti residui ai soci). È
altresì possibile – sempre sul fondamento dell’ampia autonomia concessa ai
soci – che questi ultimi si riservino poteri di indirizzo – o di autorizzazione –
rispetto alle scelte strategiche della società, lasciando agli amministratori la
gestione “quotidiana”.
Ovviamente tra i poli estremi – costituiti dall’attribuzione ai soci delle sole
competenze previste dal legislatore o sostanzialmente dell’intera gestione so-
ciale – sono possibili tutte le soluzioni intermedie, che le esigenze del singolo
caso concreto e la fantasia loro (e dei consulenti) possono suggerire.
2.3. – In conclusione il modello previsto per la società per azioni, con la netta
distinzione tra le competenze dell’assemblea e quelle dell’organo amministrati-
vo, appare rigido, sia pure con qualche grado di flessibilità, essendo ammissibi-
le, come si è sottolineato, la previsione di attribuzioni all’organo formato dai so-
ci di competenze gestorie di carattere autorizzativo. Per contro il modello offer-
to dalla s.r.l. appare dotato di una grande elasticità, con la possibilità di attribui-
re alle decisioni dei soci competenze gestorie o anche singoli atti gestori, col so-
lo limite costituito dal ridotto nucleo di attribuzioni inderogabilmente proprie
dell’organo amministrativo. Tuttavia appare opportuno esaminare se gli spazi di
autonomia concessi agli azionisti non siano più ampi di quelli desumibili dalla
lettera del dato normativo e se, per contro, l’ampia possibilità di scelte attribuite
ai soci di s.r.l. non debba tener conto anche dei “costi” derivanti da essa.
1
PINTO, Sub art. 2364, in Le società per azioni, diretto da P. Abbadessa e G. B. Portale, I,
Milano, 2016, p. 852. Sul punto v., per tutti, ABBADESSA-MIRONE, Le competenze dell’assem-
blea nelle s.p.a., in Riv. soc., 2010, p. 269 ss.; ABRIANI, L’assemblea, in ABRIANI-AMBROSINI-
CAGNASSO-MONTALENTI, Le società per azioni, in Trattato di dir. comm., diretto da G. Cotti-
no, Padova, 2010, p. 433 ss.; ANGELICI, La società per azioni. Principi e problemi, in Trattato
di dir. civ. e comm., diretto da Cicu e Messineo, Milano, 2012; CERRATO, Il ruolo dell’as-
semblea nella gestione dell’impresa: il “sovrano” ha veramente abdicato?, in Riv. dir. civ.,
2009, II, p. 133 ss.; MAUGERI, Considerazioni sul sistema delle competenze assembleari nella
s.p.a., in Riv. soc., 2013, p. 336 ss.; ID, Le deliberazioni assembleari “consultive” nella società
per azioni, in Società, banche e crisi di impresa. Liber amicorum Pietro Abbadessa, I, Torino,
2014, p. 819 ss.; PORTALE, Rapporto fra assemblea e organo gestorio nei sistemi di ammini-
strazione, in Il nuovo diritto delle società. Liber amicorum Gian Franco Campobasso, 2, Tori-
no, 2006, p. 5 ss.
2
V. MAUGERI, Le deliberazioni assembleari “consultive” nella società per azioni, cit.
3
LUCIANO, La gestione della s.p.a. nella crisi pre-concorsuale, Milano, 2016, p. 179.
4
FABIANI, Il concordato preventivo, in Commentario del codice civile e codici collegati
Scialoja-Branca-Galgano, a cura di G. De Nova, Bologna, 2014, p. 275.
Francesco De Santis
ABSTRACT
Il presente scritto analizza alcuni aspetti della procedura espropriativa avente ad
oggetto partecipazioni in s.r.l. oggetto di incertezze interpretative all’indomani della
riforma societaria del 2003 e, in particolare, della modifica dell’art. 2471 c.c. Tali
aspetti sono esaminati alla luce dei più recenti orientamenti giurisprudenziali.
PAROLE CHIAVE: esecuzione forzata – società a responsabilità limitata – partecipazioni.
The paper analyses some aspects of enforcement procedure on shares in a limited
liability companies, subject of different interpretations after the reform of Company
Law in 2003 and, expecially, the introduction of new art. 2471 c.c. Such aspects are ex-
aminated taking into account the recent case-law.
KEYWORDS: enforcement – limited liability company – shares.
*
Professore Associato di Diritto processuale civile presso l’Università di Camerino.
L’art. 2471, 1° co., c.c., nel testo attualmente in vigore, prevede che il pi-
gnoramento di partecipazioni in una s.r.l. debba essere eseguito mediante noti-
ficazione al debitore e alla società di un atto successivamente destinato all’i-
scrizione nel registro delle imprese. L’originaria formulazione risalente alla
riforma societaria del 2003 includeva altresì un ulteriore inciso che gravava gli
amministratori del dovere di procedere senza indugio all’annotazione del vin-
colo nel libro dei soci, inciso soppresso dall’art. 16, comma 12-quinquies, del
d.l. 29 novembre 2008, n. 185 (convertito in l. 28 gennaio 2009, n. 2) il quale,
allo scopo di ridurre i costi amministrativi gravanti sulle imprese, ha abolito
l’obbligo di tenuta del libro dei soci per le società a responsabilità limitata.
Il testo del previgente art. 2480, 1° co., c.c. (antesignano dell’attuale art.
2471 c.c.) non conteneva invece alcuna indicazione circa il procedimento da
seguire per l’esecuzione del pignoramento, limitandosi ad una generica enun-
ciazione di espropriabilità della quota, con ciò prestando il fianco ad un’ampia
varietà di ricostruzioni dottrinali, rimaste per lo più senza riscontro giurispru-
denziale. A chi aveva prospettato il ricorso alle forme dell’espropriazione di
beni indivisi (sul presupposto che essa si prestasse a ricomprendere tutte le
ipotesi in cui il debitore è titolare di una quota del bene soggetto ad espropria-
zione) 1 si era contrapposto chi aveva suggerito l’utilizzo delle forme del pi-
gnoramento mobiliare presso il debitore (in forza di un’assimilazione delle
quote alle azioni in quanto beni comunque suscettibili di costituire oggetto di
un diritto assoluto) 2, ed ancora chi si era spinto ad ipotizzare un modello di
pignoramento documentale sui generis, da effettuarsi mediante notificazione
al debitore di un atto contenente, oltre l’ingiunzione dell’ufficiale giudiziario,
1
CARNELUTTI, Espropriazione della quota sociale, in Riv. dir. processuale, 1958, II, 443
ss., spec. 445 s.; ID., Istituzioni del processo civile italiano, III, Roma 1956, 85.
2
BIONDI, Osservazioni circa la natura giuridica della quota di società a responsabilità li-
mitata, in Banca, borsa e tit. credito, 1957, I, 553.
Pur avendo escluso che la quota si configurasse come bene del debitore in
possesso della società o come diritto di credito del socio nei confronti della
stessa, nondimeno la giurisprudenza ha a lungo affermato che l’espropriazione
dovesse svolgersi con le modalità previste dagli artt. 543 ss. c.p.c. Le ragioni
di questa posizione sono state chiaramente espresse da un’importante pronun-
cia della Suprema Corte, la quale ha ritenuto il ricorso alle forme dell’espro-
priazione presso terzi “una scelta obbligata tra le forme di pignoramento tas-
3
BONSIGNORI, Espropriazione della quota di società a responsabilità limitata, Milano,
1961,74 ss.
4
Cfr. la significativa pronuncia di Cass. 14 marzo 1957, n. 859, in Riv. dir. processuale,
1958, II, 443 ss., con la nota critica di CARNELUTTI, cit., supra, nt. 1.
5
In questo senso, Cass. 21 ottobre 2009, n. 22361 (in Fall., 2010, 565, con nota di GASPE-
RINI, Espropriazione di quote e fallimento della s.r.l. terzo pignorato: inapplicabile l’art. 51 l.
fall.); Cass. 13 settembre 2007, n. 19161 (in Foro it., 2008, I, 3295); Cass. 26 maggio 2000, n.
6957 (in Soc., 2000, 1331, con il commento di COLLIA). Cass. 23 gennaio 1997, n. 697 (ivi
1997, 647); Cass. 12 dicembre 1986, n. 7409 (in Foro it. 1987, I, 1105, con nota di DONATI).
6
Così, espressamente, Cass. 12 dicembre 1986, n. 7409, cit. nella nt. precedente.
7
CHIARLONI, Il pignoramento di quote di società a responsabilità limitata si esegue ora
tramite iscrizione nel registro delle imprese, in Giur. it., 1994, IV, 160 ss.
8
Cfr. Trib. Milano, 17 febbraio 2000, in Nuova giur. civ. comm., 2001, 318, con nota di
CORSINI, Sulle modalità di esecuzione del pignoramento di una quota di s.r.l., e Trib. Milano,
28 marzo 2000, in Soc., 2000, 1460, con commento di BONAVERA. Analogamente, Trib. Tori-
no, 9 ottobre 2002, in Giur. it., 2003, 71, con nota di CORSINI, L’espropriazione di una quota
di società a responsabilità limitata tra diritto vigente e prospettive di riforma (con qualche ac-
cenno al pignoramento di azioni non emesse).
9
V., in proposito, ACONE, Note in tema di pignoramento di quote di società a responsabili-
tà limitata, in Riv. esecuz. forzata, 2004, 634 s.; AMENDOLA, Il pignoramento di quota di s.r.l.,
ivi, 17 ss.; CORSINI, Art. 2471 c.c., in Il nuovo processo societario, commentario diretto da S.
Chiarloni, Bologna, 2004, 1312 ss.; GASPERINI, Pignoramento e sequestro di quote di s.r.l. nel-
la riforma delle società di capitali, in Riv. dir. proc., 2004, 831 ss.; ID., Pignoramento e seque-
stro di partecipazioni sociali, Torino, 2007, 97 ss.
10
La legittimazione concorrente del creditore e dell’ufficiale giudiziario è riconosciuta sia
da CORSINI (op. ult. cit., 1314) che da AMENDOLA (op. cit., 24).
11
In tal senso cfr. CASTORO, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, X° ediz. am-
pliata e aggiornata, Milano, 2006, 468 ss.; SCOTTI, Art. 2471 c.c., in Il nuovo diritto delle so-
cietà. Commento sistematico al D.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6 aggiornato al D.lgs. 28 dicembre
2004, n. 310, a cura di A. Maffei Alberti, III, Padova, 2005, 1871 s.; PINNARÒ, Art. 2471 c.c.,
in Società di capitali, commentario a cura di G. Niccolini e A. Stagno D’Alcontres, III, Napoli,
2004, 1519; ZAGANELLI, Art. 2471 c.c., in La riforma delle società a cura di M. Sandulli e V.
Santoro, III, Torino, 2003, 74. Per la giurisprudenza v., ad es., Trib. Melfi (ord.), 13 gennaio
2010 (in Giust. civ., 2010, 1245 ss., con nota di GASPERINI, Persistenti disorientamenti giuri-
sprudenziali in tema di pignoramento di partecipazioni in una società a responsabilità limita-
ta), nonché – seppur con riferimento al sequestro conservativo – Trib. Pistoia, 8 marzo 2010
(in http://studiolegale.leggiditalia.it).
12
Per questo rilievo v. PICCININI, Art. 2471 c.c., in Codice commentato delle s.r.l. diretto da
P. Benazzo e S. Patriarca, Torino, 2007, 186.
13
Ai sensi dell’art. 548 c.p.c., infatti, il mancato invio della dichiarazione da parte del terzo
comporta che il giudice debba fissare una successiva udienza per la comparizione del terzo
stesso.
14
Per questi rilievi v. già BONSIGNORI, Espropriazione della quota, cit., 70 s.
15
REVIGLIONO, Il trasferimento della quota di società a responsabilità limitata. Il regime
legale, Milano, 1998, 316 s.; BONSIGNORI, op. cit., 115.
16
Per la giurisprudenza di merito cfr., ad es., Trib. Milano, decr. 13 giugno 2016 (in Giur.
it., 2017, 406 ss., con nota di GARESIO, Il pignoramento di quote di s.r.l. al vaglio del Giudice
del Registro); Trib. Rimini, ord. 12 maggio 2016 (in www.ilcaso.it); Trib. Udine, 18 febbraio
2013 (in Giur.it., 2013, 864 ss., con nota di GOBIO CASALI, Note (tra teoria e pratica) sulle
modalità di espropriazione della quota di s.r.l.). Per quanto concerne la giurisprudenza di le-
gittimità v., in particolare, Cass. 18 giugno 2014, n. 13903 (in Soc., 2015, 343 ss., con il com-
mento di FERRARI) la quale, in motivazione, ha individuato nell’art. 2471 c.c. la norma di rife-
rimento anche per l’attuazione del sequestro conservativo di quote, affermando che questo
debba intendersi validamente eseguito mediante iscrizione del relativo provvedimento nel Re-
gistro delle Imprese.
17
È in ragione della formale estraneità della società alla procedura espropriativa in esame
che deve condividersi quell’orientamento della giurisprudenza di legittimità secondo cui la so-
pravvenuta dichiarazione di fallimento della società a responsabilità limitata non comporta
l’improseguibilità del procedimento di espropriazione della quota promosso dal creditore parti-
colare del socio, non trovando applicazione l’art. 51 l. fall. (così Cass. 21 ottobre 2009, n.
22361, cit. supra, nt. 5).
18
Per questi rilievi v. anche Trib. Monza, 14 marzo 2016 (in Soc., 2017, 622 ss., con il
commento di FARINA).
19
Cfr. BONSIGNORI, Espropriazione della quota, cit., 85; PICCININI, Art. 2471 c.c., cit., 198,
nt. 51.
20
Su questa linea CENNI, L’iscrizione nel registro delle imprese e la doppia alienazione di
azienda e di quota di s.r.l., in Contratto e impresa, 1996, 467 ss.; G. FERRI JR., In tema di pub-
blicità del trasferimento di quota di s.r.l. secondo la legge n. 310, in Riv. dir. comm., 1994, I,
336 ss.; CHIARLONI, Il pignoramento di quote, cit., 160. In giurisprudenza v., ad es., Trib. Pe-
rugia (decr.), 25 febbraio 2002, in Soc., 2002, 1008 ss., con il commento di ZAGRA; Trib. Mi-
lano, decr. 4 aprile 2001, ivi, 77 ss., con commento di BONAVERA.
21
V. ARIETA-DE SANTIS, L’esecuzione forzata, in MONTESANO-ARIETA, Trattato di diritto
processuale civile, III, 2, Padova, 2007, 1054 s.; VERDE, Pignoramentomobiliare diretto ed
immobiliare, in Enc. dir., XXX, Milano 1983, 27; TARZIA, Sul termine di efficacia del pigno-
ramento, in Riv. dir. proc., 1966, 320 ss.
22
Anche la giurisprudenza di merito sembra orientata ad escludere, per il pignoramento di
quote,la valenza costitutiva dell’iscrizione nel registro delle imprese nel momento in cui, con rife-
rimento alla decorrenza del termine per la presentazione dell’istanza di vendita, ritiene che essa si
abbia dal momento della notificazione dell’atto di pignoramento al debitore esecutato, e non
dall’iscrizione nel registro (in questo senso Trib. Milano, 20 maggio 2013, in www.ilcaso.it; Trib.
Parma, 24 maggio 2013, in Soc., 2013, 997).
23
Cfr. REVIGLIONO, Il trasferimento della quota di s.r.l., cit., 146 ss.; SPADA, La “legge
Mancino” e la circolazione della ricchezza imprenditoriale: forma degli atti e funzioni di poli-
zia, in Riv. dir. comm., 1994, I, 283; ANGELICI, Sul nuovo testo dell’art. 2479 c.c., ivi, 327;
PROTO PISANI, Appunti sulla modifica dell’art. 2479 c.c., ivi, 332.
24
È quanto rileva, in motivazione, Cass. 16 maggio 2014, n. 10826 (in Corr. giur., 2015,
362 ss., con nota di FURGIUELE, Iscrizione del registro delle imprese e conflitti tra titolari di
diritti incompatibili sulle quote di società a responsabilità limitata), osservando che chi per
primo ha provveduto ad iscrivere l’atto nel registro delle imprese “prevale sugli atti compiuti
in data anteriore, ma non trascritti, solo se abbia agito in buona fede, cioè ignorando di ledere
l’altrui diritto”. Uno spunto in questo senso è dato cogliere, sempre in motivazione anche in
Trib. Milano, ord. 18 novembre 2014 (in Giur. it., 2015, 858 ss., con nota di GOBIO CASALI,
Pignoramento, vendita e assegnazione della quota di società a responsabilità limitata).
25
Cfr. a tal proposito, AMENDOLA, Il pignoramento di quota di s.r.l., 25 ss.
26
Tendono ad escludere l’utilizzabilità dell’art. 2470, 3° co., c.c., oltre l’ambito dei trasfe-
rimenti volontari, ACONE, L’espropriazione dei crediti e degli altri diritti, in Le espropriazioni
individuali e concorsuali. Incertezze e prospettive. Atti del XXIV° convegno nazionale
dell’Associazione fra gli studiosi del processo civile tenutosi a Siena il 30-31 maggio 2003,
Milano, 2005, 121 s.; CORSINI, Art. 2471, cit., 1317 s.
27
Analogamente, CORSINI, op. cit., 1318, il quale ritiene che l’applicabilità dell’art. 2193
c.c. escluda il ricorso all’art. 2914, n. 1, c.p.c., in quanto l’art. 2193 c.c. regola uno speciale
regime di pubblicità, mentre l’art. 2914 c.c. si riferisce indistintamente a tutti i tipi di iscrizione
nei pubblici registri. Propenso invece a privilegiare l’art. 2914, n. 1, c.c., sia pure con un certa
cautela, ACONE, L’espropriazione dei crediti e degli altri diritti, cit., 123, nt. 109, il quale ri-
tiene che la regola della conoscenza cd. negativa tipica della pubblicità commerciale sia in-
compatibile con il regime normativo di opponibilità del pignoramento, che non tollera
l’“intrusione” di stati soggettivi (l’opinione è ribadita in Note in tema di pignoramento, cit.,
633 s.).
28
Come riconosce anche CHIARLONI, Il pignoramento di quote, cit., 160.
29
Per questa ricostruzione v. FURGIUELE, Iscrizione nel registro delle imprese e conflitti tra
titolari di diritti incompatibili sulle quote di società a responsabilità limitata, cit., 365 ss.
30
Come noto, le disposizioni contenute negli artt. 26 e 26-bis c.p.c. sono state, rispettiva-
mente, sostituite ed introdotte ex novo dall’art. 19, 1° co., lett. a) e b), del d.l. 12 settembre
2014, n. 132, conv. in l. 10 novembre 2014, n. 162.
31
GASPERINI, L’espropriazione delle partecipazioni di società, in Le espropriazioni presso
terzi a cura di F. Auletta, Bologna, 2011, 493 s.
32
In tal senso, Trib. Monza, 14 marzo 2016 (cit. supra, nt. 18), osservando che “è lo stesso
art. 2471 c.c., in tema di espropriazione della quota a identificare il luogo ove si trova il bene-
quota, cioè la residenza del debitore presso cui la notifica del pignoramento va eseguita ai fini
del suo perfezionamento”.
33
Osserva peraltro opportunamente FARINA, nel commento alla pronuncia, cit., 630, che il
criterio del luogo in cui la società ha sede appare maggiormente in linea con le indicazioni del-
la normativa comunitaria uniforme in materia di procedure di insolvenza, ed in particolare con
l’art. 2, n. 9, lett. i), Reg. UE 848/2015 (sostitutivo del Reg. 1346/2000 a partire dal 26 giugno
2017), il quale prevede che, con riferimento alle quote di partecipazione in società di capitali
(non “quotate”) per “Stato membro in cui si trovano i beni” vada inteso “lo Stato membro nel
cui territorio si trova la sede legale della società emittente”.
34
AMENDOLA, Il pignoramento di quota, cit., 24; CORSINI, Art. 2471, cit., 1314; ACONE,
Note in tema di pignoramento di quote, cit., 636; ZANARONE, Art. 2471 c.c., in Della società a
responsabilità limitata, I, in Comm. Schlesinger, Milano, 2010, 689. In precedenza, nello stes-
so senso, BONSIGNORI, Espropriazione della quota, cit., 116.
35
REVIGLIONO, Il trasferimento della quota di società a responsabilità limitata, cit., 321.
36
In effetti, l’attribuzione di questa prerogativa in capo all’ufficiale giudiziario può trovare giu-
stificazione nell’espropriazione mobiliare presso il debitore in ragione del ruolo attivo da questi
svolto nella detta procedura, mentre non si spiega nell’ambito di un procedimento, quale quello ex
art. 2471 c.c., in cui la funzione dell’ausiliare è solo quella di curare la notificazione dell’atto.
37
Si tratta, non a caso, di una soluzione analoga a quella suggerita dalle Commissioni riunite
Giustizia e Finanza della Camera dei Deputati nel parere del 16 dicembre 2004 sullo schema di
decreto legislativo che sarebbe divenuto poi il n. 310/2004, ove si proponeva di prevedere che,
all’atto della notificazione del pignoramento, il debitore assumesse gli obblighi del custode, salvo
provvedimento di sostituzione che il giudice dell’esecuzione poteva in ogni momento pronunciare.
38
È da considerare in ogni caso che l’art. 559 c.p.c., così come parzialmente novellato dalle
leggi di riforma nn. 80/2005 e 263/2005, ha ampliato i poteri di sostituzione del custode da
parte del giudice dell’esecuzione, prevedendo, al quarto comma, una fattispecie di sostituzione
contestuale alla pronuncia dell’ordinanza di vendita (o di delega delle relative operazioni) che
il giudice deve disporre ex officio in favore degli istituti autorizzati alla vendita o del profes-
sionista delegato qualora custode dei beni pignorati sia, per l’appunto, il debitore e “salvo che
per la particolare natura degli stessi ritenga che la sostituzione non abbia alcuna utilità”.
39
GALGANO, Il nuovo diritto societario, in Trattato di diritto commerciale e di diritto pub-
blico dell’economia diretto da F. Galgano, XXIX, Padova, 2003, 126.
40
In questo senso ACONE, Note in tema di pignoramento, cit., 636; CORSINI, Art. 2471, cit.,
1316.
41
Va dato conto di un orientamento della giurisprudenza di merito (non condivisibile per la ra-
gioni esposte nel testo) che equipara, sotto il profilo considerato, la situazione del pignoramento a
quella che si viene a creare in caso di pegno di partecipazioni, riconoscendo una legittimazione con-
corrente all’esercizio di taluni diritti sociali in capo al socio titolare delle quote pignorate e al credi-
tore pignorante (con riguardo all’impugnativa di delibere sociali, Trib. Napoli, 12 settembre 2011, in
Soc., 2012, 1294, con il commento di MERONI; con riferimento all’azione di responsabilità e alle
azioni cautelari di revoca dell’amministratore, Trib. Roma, 27 aprile 2011, in Giur. comm, 2012, II,
1260, con nota di D’AIUTO, Sulla legittimazione all’esercizio dell’azione di responsabilità sociale e
revoca cautelare dell’amministratore ex art. 2476 c.c. in caso di pignoramento di quota).
42
In proposito vanno segnalate due interessanti pronunce di merito (il riferimento è a Trib.
Milano, decr. 10 febbraio 2012; ord. 16 febbraio 2012, entrambe in Soc., 2012, 873 ss., con il
commento di SALAFIA) le quali, ritenuto insussistente, nel caso di sequestro conservativo di
quote di s.r.l., un necessario automatismo tra costituzione del vincolo e trasferimento ad un ter-
zo dell’esercizio dei diritti corporativi, hanno ritenuto legittimato al voto in assemblea il socio
la cui quota era stata sottoposta a misura cautelare ex art. 671 c.p.c., in assenza di un custode
giudiziario appositamente nominato. Pur non disconoscendo il dibattito teorico sul punto, i
giudici milanesi consapevolmente non hanno preso posizione sulla veste formale (titolare della
quota o custode ex lege della medesima) in base alla quale il socio sequestrato è da ritenersi le-
gittimato all’esercizio dei diritti sociali nelle more della nomina di un custode “terzo”, repu-
tando la questione non incidente sull’esito dei procedimenti pendenti dinanzi ad essi (aventi ad
oggetto, rispettivamente, l’iscrivibilità della delibera nel registro delle imprese ex art. 2436, n.
4, c.c., e la sospensione cautelare dei relativi effetti ex artt. 2479-ter e 2378 c.c.).
43
Così, in motivazione, Trib. Milano, ord. 18 novembre 2014 (cit., supra, nt. 24).
44
In proposito, il modello procedimentale previsto dagli artt. 569, 1° co., e 173-bis, disp.
att., c.p.c., per la stima dell’immobile pignorato appare applicabile anche alla stima delle quote
societarie pignorate, sussistendo analoghe esigenze di contenimento dei tempi processuali e di
valutazione del valore “reale” del bene espropriando (sia consentito, ancora, il rinvio a GASPE-
RINI, Pignoramento e sequestro, cit., spec. 314 ss.).
45
Nel primo senso v. Cass., 1 ottobre 1997, n. 9577; nel secondo, Cass., 4 aprile 1997, n.
2926 (entrambe le pronunce sono pubblicate in Giur. comm, 1999, II, 531 ss., con nota di
ROSSI, Sull’espropriazione di quote di società a responsabilità limitata).
46
Per questi rilievi v. ancora, Trib. Milano, ord. 18 novembre 2014, cit., il quale precisa che
il previo esperimento di un tentativo di vendita – all’incanto, ma anche senza incanto, ovvero
tramite commissionario, o con delega a professionista – esclude che il debitore possa subire un
pregiudizio dal provvedimento di assegnazione.
47
La relativa ordinanza deve essere notificata alla società a cura del creditore, secondo
quanto disposto dall’art. 2471, 2° co., c.c. Vale la pena ricordare come lo scopo di questa noti-
ficazione alla società, in caso di vendita di quote liberamente trasferibili, sia quello di consenti-
re alla società stessa di far intervenire all’incanto acquirenti ad essa graditi, ferma restando la
preclusione per la società, in quanto tale, di partecipare alla vendita, stante il divieto di acqui-
sto di quote proprie(cfr. sul punto le ancora attuali considerazioni di BONSIGNORI, Espropria-
zione della quota di società a responsabilità limitata, cit., 138).
48
In questo senso BONSIGNORI, op. cit., 135 ss. (a questa opinione si è ritenuto prece-
dentemente di poter accedere: cfr. GASPERINI, Pignoramento e sequestro, cit., 323 s.).
49
Invero, il secondo comma dell’art. 503 c.p.c. (aggiunto dall’art. 19, 1° co., lett. d-bis) del
d.l. 12 settembre 2014, n. 132, conv. in l. 10 novembre 2014, n. 162) prevede che il giudice
possa disporre la vendita all’incanto solo ove ritenga probabile che essa abbia luogo ad un
prezzo superiore della metà rispetto al valore stimato del bene.
50
Questo articolo è stato introdotto dall’art. 19, 2° co., lett. b), del decreto cit. nella nota
precedente.
51
L’art. 532, 2° co., c.p.c. (così come modificato dal d.l. 27 giugno 2015, n. 83, conv. in l. 6
agosto 2015, n. 132 e, successivamente, il d.l. 3 maggio 2016, n. 59, conv. in l. 30 giugno
2016, n. 119) prevede un numero massimo di tre esperimenti di vendita, nonché l’assegnazione
al commissionario di un termine massimo di sei mesi oltre i quali, ove non si addivenga alla
vendita e non vi siano istanze di integrazione del pignoramento ex art. 540-bis c.p.c., il giudice
dispone la chiusura anticipata del processo esecutivo anche in mancanza dei presupposti di cui
all’art. 164-bis, disp. att., c.p.c.
52
Occorre ricordare, in proposito, che Corte cost. 19 maggio 2008, n. 186 (in Soc., 2008,
1470) ha dichiarato inammissibile la q.l.c. (sollevata da Trib. Bologna, 14 maggio 2007, ivi,
1409 ss.) degli artt. 2471 c.c. e 538 c.p.c. per contrasto con gli artt. 3, 24, 42 e 111 Cost., nella
parte in cui non prevedono – in caso di mancata vendita della quota pignorata di s.r.l. anche
dopo il secondo incanto ed in mancanza di altri beni del debitore esecutato – la possibilità per
il giudice dell’esecuzione di disporre un nuovo incanto a prezzo ribassato fino ad un quinto,
ma con esclusione della possibilità per la società di presentare un altro acquirente che offra lo
stesso prezzo entro dieci giorni dall’aggiudicazione.
53
Come si legge, infatti, nella Relazione al codice civile (n. 1013), la disciplina procedi-
mentale in esame mira a contemperare “l’interesse del creditore particolare alla vendita agli in-
canti con quello della società, che col disporre nell’atto costitutivo la non libera alienabilità
della quota, abbia dimostrato di non voler accogliere nel suo seno persone non gradite”.
54
Per un caso di applicazione del previgente art. 2480, 3° co., c.c., all’espropriazione di ti-
toli azionari v. Pret. Milano, 6 febbraio 1988 (in Dir. fall., 1988, II, 815 ss., con nota di PELLE-
GRINO, Vendita forzata delle azioni concesse in pegno a terzi e clausola di prelazione). Per
l’applicazione della norma all’espropriazione di quote di società personali v., invece, Cass., 7
novembre 2002, n. 15605 (in Soc., 2003, 707 ss., con nota di FUSI, Assoggettabilità della quota
di partecipazione del socio di s.a.s. a sequestro conservativo).
55
Il riferimento è a Cass. 3 aprile 1991, n. 3482 (in Soc., 1991, 1203 ss., con il commento
di TAURINI).
56
Così, in motivazione, Cass. 7 novembre 2002, n. 15605 (cit. nella nt. precedente), il cui
orientamento è stato successivamente ribadito da Cass. 14 gennaio 2005, n. 691 (in Soc., 2005,
1520 ss., con il commento di RINALDI), nonché da Cass. 12 maggio 2010, n. 11493 (non mas-
simata perché conforme alle precedenti).
57
L’aggiudicazione potrà qualificarsi come definitiva nell’ipotesi in cui all’udienza vi sia la
comparizione (oltre che del creditore, del debitore e della società) anche dell’acquirente con-
cordato, il quale faccia contestualmente offerta del prezzo stabilito, mentre è da intendersi co-
me provvisoria laddove detto acquirente non compaia, nel qual caso il giudice assegnerà a
quest’ultimo un termine per il versamento del prezzo, ad esso subordinando l’aggiudicazione
delle partecipazioni ed i provvedimenti conseguenziali (in primis, la cancellazione del pigno-
ramento dal registro delle imprese).
58
In questo senso SANTINI, Della società a responsabilità limitata, in Comm. Scialoja-
Branca, Bologna, 1992, 162.
59
Così BONSIGNORI, Espropriazione della quota, cit., 143 ss. Sulla stessa linea, più di re-
cente, PICCININI, Art. 2471 c.c., cit., 197.
60
La giurisprudenza ha più volte sottolineato come la società sia titolare di un interesse giu-
ridicamente qualificato a che il giudice dell’esecuzione, in caso di mancato accordo sulla ven-
dita delle partecipazioni, disponga l’incanto e non altra modalità di liquidazione dei beni pi-
gnorati: così Cass., 4 aprile 1997, n. 2926 (cit. supra, nt. 45), secondo cui, in caso di espropria-
zione di quota di s.r.l. non liberamente trasferibile, la società è legittimata a proporre opposi-
zione ai sensi dell’art. 617 c.p.c. avverso il provvedimento di assegnazione della quota ad un
soggetto ad essa estraneo, al fine di far valere il proprio diritto di presentare un altro acquirente
a norma dell’art. 2480, 3° co. (ora 2471, 3° co., c.c.). Peraltro, secondo Cass., 29 febbraio
2008, n. 5493 (in Notariato, 2008, 368), il diritto della società di presentare altro acquirente
sussiste anche nell’ipotesi in cui l’aggiudicazione sia stata disposta in favore di uno dei soci,
salvo che la clausola d’intrasferibilità sia stata limitata al caso del trasferimento della quota ad
un non socio.
61
BONSIGNORI, Espropriazione della quota, cit., 174 s.
62
Cfr., in proposito, Cass. 11 giugno 1980, n. 3715 (in Giust. civ., 1980, I, 2702; Giur. it.,
1981, I, 1, 243; Giur. comm., 1981, II, 913, con nota di RACUGNO, Sulla competenza a presen-
tare un altro acquirente nella espropriazione di quota di società a responsabilità limitata), con
riguardo alla designazione di altro acquirente operata dall’amministratore senza una conforme
delibera assembleare, in difetto di apposita clausola statutaria attributiva della relativa facoltà.
ABSTRACT
L’azienda, in quanto bene mobile immateriale non iscritto in un pubblico registro,
concorre a formare il patrimonio responsabile del debitore e può formare oggetto di
espropriazione forzata. Si applicano per analogia le norme in materia di esecuzione su
quota di società a responsabilità limitata. Il pignoramento si esegue mediante notifica-
zione al debitore ed iscrizione nel registro delle imprese. L’acquirente risponde dei de-
biti e succede nei crediti e nei contratti relativi all’azienda espropriata. Alla gestione
interinale dell’impresa provvede il custode nominato dal giudice dell’esecuzione.
PAROLE CHIAVE: azienda – espropriazione forzata.
The company, as an intangible asset that is not registered in a public register, acts
as the holder of the debtor’s assets and may be subject to forced expropriation. The
rules on the execution of quota on limited liability companies apply by analogy. The
seizure is carried out by means of notification to the debtor and registration in the
business register. The buyer is liable for debts and is in the debts and contracts relat-
ed to the expropriated company. The custodian appointed by the court of execution
shall be responsible for the interim management of the enterprise.
KEYWORDS: company – forced expropriation.
*
Avvocato in Teramo.
1
V. infra, n. 2.
2
BARBIERA, Responsabilità patrimoniale. Disposizioni generali, Milano, 1991, 5.
3
Il concetto di “ramo d’azienda” non è definito, ma presupposto, dall’art. 105 l. fall., che
ammette la vendita dell’azienda o di singoli rami. Invece l’art. 2112, comma 5, c.c. estende la
disciplina a tutela dei lavoratori dipendenti dall’azienda ceduta “al trasferimento di parte
dell’azienda, intesa come articolazione funzionalmente autonoma di un’attività economica or-
ganizzata, identificata come tale dal cedente e dal cessionario al momento del trasferimento”.
Costituisce pertanto elemento costitutivo della cessione del ramo di azienda prevista dall’art.
2112 c.c. l’autonomia funzionale del ramo ceduto, che deve essere già idoneo, quando viene
scorporato dal complesso cedente, a perseguire uno scopo produttivo con i propri mezzi e
quindi a svolgere (autonomamente dal cedente e senza integrazioni di rilievo da parte del ces-
sionario) il servizio o la funzione cui risultava finalizzato nell’ambito dell’impresa cedente al
momento della cessione (Cass., 19 gennaio 2017, n. 1316, Riv. not., 2017, II, 319). Si richiede,
in altri termini, la preesistente autosufficienza economica del ramo ceduto.
4
SATTA, Commentario al codice di procedura civile, III, Milano, 1966, 229.
5
V. infra, n. 6. La teoria del diritto d’impresa fu elaborata da NICOLÒ, Riflessioni sul tema
dell’impresa e su talune esigenze di una moderna dottrina del diritto civile, in Riv. dir. comm.,
1956, I, 177 ss., secondo il quale l’azienda è oggetto di un diritto d’impresa, del quale è titolare
l’imprenditore, così come il proprietario è titolare del diritto reale sul bene.
6
Bene in senso giuridico è l’oggetto di un diritto soggettivo: per questa definizione v. PU-
GLIATTI, Beni (teoria generale), in Enc. dir., V, Milano, 1959, 173.
7
PUGLIATTI, Cose (teoria generale), in Enc. dir., XI, Milano, 1962, 27.
8
MAIORCA, Beni, in Enc. giur., Roma, 1988, 12.
9
TARZIA, L’oggetto del processo di espropriazione, Milano, 1961, 77 ss,
10
LUISO, Diritto processuale civile, III, VI ed., Milano, 2011, 74.
11
L’art. 670 c.p.c. menziona genericamente le universalità, mentre l’art. 816 c.p.c. riserva
tale qualificazione ai soli mobili. Il difetto di coordinamento tra norma processuale e norma
sostanziale è dovuto alla posteriore emanazione della seconda: il libro III del codice civile fu
infatti approvato con r.d. 30 gennaio 1941, n. 16, successivamente al codice di procedura civi-
le, approvato con r.d. 28 ottobre 1940, n. 1443. CARNELUTTI, Istituzioni del processo civile ita-
liano, III, V ed., Roma, 1956, 148 deduce dal raffronto tra le due proposizioni normative che
“la ragione sta dalla parte del codice di procedura appunto perché nell’azienda si compren-
dono non di rado anche beni immobili”. Ma ANDRIOLI, Commento al codice di procedura civi-
le, IV, III ed., Napoli, 1964, 149 si domanda “se sia teoricamente esatta la qualifica di univer-
salità di beni riconosciuta all’azienda”.
12
Ad es. demaniali, sempre che si tratti di controversia inter privatos e la misura giudiziale
non interferisca con il provvedimento amministrativo di concessione (SATTA, Commentario,
IV, 1, 167; in senso implicitamente conforme v. Cass., Sez. un., 14 luglio 1981, n. 4592, Giust.
civ., 1981, I, 2488).
13
Affermazione diffusa (ma non unanime: v. i rilievi di DENTI, L’esecuzione forzata in
forma specifica, Milano, 1953, 76 ss.) in dottrina: v. CARNELUTTI, Istituzioni, III, V ed., 89 s.;
REDENTI, Diritto processuale civile, III, II ed., Milano, 1957, 292; ZANZUCCHI, Diritto proces-
suale civile, III, V ed. a cura di VOCINO, Milano, 1964, 255.
14
Così FERRARA, La teoria giuridica dell’azienda, II ed., Milano, 1982 (rist.), 96 ss., spec.
123 ss. La natura di bene giuridico unitario dell’azienda è sostenuta, tra gli altri, da AULETTA,
Dell’azienda, in Commentario del codice civile, a cura di SCIALOJA e BRANCA, Bologna-
Roma, 1959, 19 ss.; ID., Azienda (diritto commerciale), in Enc. giur., IV, Roma, 1988, 16; TE-
DESCHI, Le disposizioni generali sull’azienda, in AA.VV., Trattato di diritto privato, diretto da
RESCIGNO, XVIII, Torino, 1983, 12 ss.
15
CASANOVA, Azienda, in Dig. disc. priv., Sez. comm., II, Torino, 1987, 81 ss.; FERRI, Ma-
nuale di diritto commerciale, V ed., Torino, 1980, 216; GRAZIANI-MINERVINI, Manuale di di-
ritto commerciale, II ed. Napoli, 1974, 43 ss., spec. 45.
16
Tra i sostenitori di questa teoria v. soprattutto PUGLIATTI, Riflessioni in tema di “univer-
sitas”, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1955, 985 ss., il quale valorizza l’unità funzionale, non strut-
turale dell’azienda, negando che costituisca un bene autonomo distinto dalle entità che com-
pongono il complesso, non foss’altro perché tale bene dovrebbe formare oggetto di un diritto di
natura assoluta, analogo alla proprietà, ed allora “il creditore del titolare di codesto diritto asso-
luto sull’azienda potrebbe eseguire sul complesso, compreso il diritto di godimento ex locato
conducto dello stabilimento, mentre il creditore del proprietario di questo non potrebbe separa-
tamente subastare l’immobile” (op. cit., 993 ss.); non è pertanto configurabile un diritto di pro-
prietà sull’azienda, né quindi può formare oggetto “di esecuzione forzata (di che specie?) da
parte dei creditori del titolare, con esclusione dei diritti di terzi sui singoli componenti” (op. cit.
1008). Configurano l’azienda come universalità di diritto anche MESSINEO, Manuale di diritto
civile e commerciale, I, VIII ed., Milano, 1950, 407 ss.; SANTORO-PASSARELLI, Dottrine gene-
rali del diritto civile, IX ed., Napoli, 1986, 87 ss.
17
Così VERDE, Pignoramento in generale, in Enc. dir., XXXIII, Milano, 1983, 797, contra-
rio, per tale ragione, all’espropriabilità dell’azienda, intesa quale bene autonomo.
18
Sulla cui natura di bene mobile immateriale v. infra, n. 7.
19
Per un accenno alla specialità delle forme di tutela espropriativa individuale dei beni im-
materiali, in ragione della peculiarità dell’oggetto, v. COSTANTINO, Le espropriazioni forzate
speciali, Milano, 1984, 2.
20
Cass., 21 gennaio 2004, n. 877, in Giur. it., 2004, 1358, con nota di CORSINI.
21
Si noti, infatti, che l’art. 138, d.lgs. n. 30/2005 enumera, tra gli atti che “debbono essere
resi pubblici mediante trascrizione presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi”, sia “il verbale
di pignoramento” che “il verbale di aggiudicazione in seguito a vendita forzata”, mentre l’art.
139 risolve il conflitto tra più aventi causa secondo il criterio della priorità temporale della tra-
scrizione.
22
L’interpretazione estensiva sembra godere del favore di CARNELUTTI, Istituzioni, III, V
ed., 15, secondo il quale “oggetto del pignoramento è in ogni caso l’unità economica, corri-
spondente alla cosa descritta nella ingiunzione. Ciò è dovuto non tanto a un intento di garan-
zia del creditore quanto di tutela dell’economia, nel senso che l’espropriazione non alteri quei
rapporti di complementarità dei beni onde le unità economiche risultano”. Anche MICHELI,
Dell’esecuzione forzata, II ed., in Commentario del codice civile, a cura di SCIALOJA e BRAN-
CA, Bologna-Roma, 1977, 38 reputa ipso iure esteso il vincolo “a tutte quelle ‘cose’ che in va-
rio modo concorrono a costituire ed a completare il valore economico del bene pignorato”. In
questa prospettiva, l’estensione del vincolo ai beni mobili aziendali servirebbe a garantire l’u-
nità dell’azienda.
23
V. infra, n. 6.
24
E si dovrebbe in tal caso attuare il coordinamento dei due processi esecutivi: il primo
avente ad oggetto l’azienda e, in estensione, i mobili; il secondo concernente soltanto i mobili.
La fattispecie è analoga a quella del pignoramento dell’immobile arredato (art. 556 c.p.c.) se-
guita dal pignoramento degli arredi, sussistendo relazione di continenza tra il primo ed il se-
condo, onde i processi vanno riuniti (sul tema v. TARZIA, L’oggetto del processo di espropria-
zione, 541 ss.; G.F. RICCI, La connessione nel processo esecutivo, Milano, 1986, 115, 138 ss.;
Cass., 10 marzo 1979, n. 1492, Giur. it., 1980, I, 1, 1240, con nota di CONSOLO). Se la riunione
non è disposta e si procede alla vendita dell’immobile, comprensivo delle pertinenze, diventa
tuttavia improcedibile, per inesistenza dell’oggetto, l’espropriazione forzata mobiliare (Trib.
Padova, 5 ottobre 2005, www.Dejure.it).
25
Sul quale v. diffusamente G.F. RICCI, La connessione nel processo esecutivo, 69 ss. Se-
condo Cass., 29 settembre 1993, n. 9760, in Foro it., 1994, I, 1840 l’ipoteca iscritta sull’immo-
bile aziendale (nella specie, azienda alberghiera) non si estende automaticamente ai mobili che
31
Nell’unico precedente edito, la giurisprudenza si è occupata di un caso nel quale, ceduta
dal debitore l’azienda (con scrittura privata avente data certa, benché non iscritta nel registro
delle imprese, all’epoca non ancora istituito), comprendente un bene mobile che era stato pre-
cedentemente pignorato, l’aggiudicatario ne aveva preteso la consegna dal terzo acquirente.
Nel confermare la decisione di merito che aveva ritenuto l’alienazione inopponibile all’aggiu-
dicatario, nonostante che il cessionario avesse conseguito in buona fede il possesso dei beni
aziendali, la S.C. ha statuito che “siccome la vendita di azienda costituisce una universitas re-
rum, essa resta sottratta dall’art. 1156 c.c. alla regola ‘possesso vale titolo’ di cui all’art.
1153 c.c.” (Cass. 6 novembre 1995, n. 11531, approvata da BONSIGNORI, GLI effetti del pigno-
ramento, Milano, 2000, 84, per il quale il principio è da condividersi “qualunque opinione si
sostenga a proposito della ricomprensione o no dell’azienda nell’universalità di diritto”).
32
V. infra, n. 4.
33
ACONE, Le novità in tema di pignoramento e vendita mobiliare, in AA.VV., Il processo
civile di riforma in riforma, II, Milano, 2006, 27 cita infatti la relazione al d.d.l. A.C. n. 6232,
che giustifica la novellazione dell’art. 515, comma 3, c.p.c. adducendo la “necessità di operare
un reinquadramento di sistema alle procedure esecutive nelle quali sia parte un imprenditore
commerciale”, stante l’esenzione dalle procedure concorsuali dei soggetti che non soddisfano i
requisiti dimensionali previsti dall’art. 1 l. fall. ed il connesso incremento delle espropriazioni
singolari in danno degli imprenditori non fallibili. Sulla controversa interpretazione della nor-
ma, specie con riferimento al computo del limite del quinto (soprattutto in presenza di un unico
bene pignorabile), v., anche per ulteriori riferimenti, MANCUSO, L’espropriazione mobiliare
presso il debitore, in AA.VV., Codice commentato delle esecuzioni civili, a cura di ARIETA-DE
SANTIS-DIDONE, Milanofiori Assago, 2016, 792 ss. Sull’estensione del regime di favore all’im-
prenditore individuale, ove il lavoro (se del solo debitore od anche dei familiari che lo coadiu-
vano e dei dipendenti è questione che la norma che risolve) prevalga sul capitale (criterio non
agevolmente applicabile), v. pure SOLDI, Manuale dell’esecuzione forzata, V ed., Padova,
2016, 821.
34
Ma v. la diversa opinione di MESSINEO, Manuale, I, VIII ed., 402.
35
Benché l’art. 816 c.c. reputi sufficiente che i beni appartengano al medesimo soggetto che at-
tribuisce loro destinazione unitaria (mentre il rapporto pertinenziale può essere costituito, per espres-
sa disposizione dell’art. 817 c.c., soltanto dal proprietario o titolare di un diritto reale sulla res prin-
cipalis), la dottrina civilistica è concorde nell’assegnare identico valore semantico ai termini “appar-
tenenza” e “proprietà”, affermando che la destinazione unitaria dei beni componenti l’universitas
facti non può essere impressa che dal proprietario delle singole cose (v., anche per citazioni, BIONDI,
I beni, in Trattato di diritto civile italiano, diretto da VASSALLI, Torino, 1953, 94).
36
In argomento v. CIRULLI, La competenza nel processo esecutivo, in AA.VV., Codice
commentato delle esecuzioni civili, a cura di ARIETA-DE SANTIS-DIDONE, 127 ss.
37
Sulla possibilità che il tribunale, investito del ricorso per dichiarazione di fallimento del
debitore, disponga nelle more della pronuncia l’adozione di un provvedimento cautelare inibi-
torio dell’espropriazione forzata pendente (rectius, della vendita o dell’assegnazione), avente
ad oggetto singoli beni aziendali, v. CIRULLI, La sospensione del processo esecutivo, Milano,
2015, 492 ss.
38
Esigenza che ha indotto la dottrina commercialistica a predicare la sottoponibilità
dell’azienda a sequestro conservativo, nella prospettiva di una eventuale procedura concorsuale
(che conservi l’unità del complesso produttivo), “che da un preventivo sequestro potrebbe ve-
nire particolarmente avvantaggiata”; e l’espropriazione forzata unitaria dell’azienda sarebbe
del pari innegabile “quanto meno in tutte le ipotesi in cui sia esclusa la possibilità del fallimen-
to del titolare” [FERRARI, Azienda (diritto privato), in Enc. dir., IV, Milano, 1959, 740 e gli
AA. ivi citt. alla nt. 282].
39
BIONDI, I beni, 101.
40
Si ripropone per l’azienda la questione, già dibattuta con riferimento alla quota di s.r.l.,
circa la possibilità di disporne l’assegnazione. In argomento v., anche per i riferimenti del caso,
CONSOLO, Assegnazione di beni mobili, specie se partecipazioni societarie, nella logica degli
incanti esecutivi, con postilla di VACCARELLA, Riv. es. forz., 2015, 543 ss.
41
DURANTE, Patrimonio (diritto civile), in Enc. giur., XXII, Roma, 1.
42
LASERRA, La responsabilità patrimoniale, Napoli, 1966, 213 strettamente intende il ter-
mine “beni”, che figura nell’art. 2740 c.c., come sinonimo di “situazioni giuridiche patrimo-
niali attive”, che quindi sono, ad un tempo, suscettibili di valutazione pecuniaria ed attribui-
scono al titolare “la posizione dominante e non quella sottoposta”.
43
Secondo la nota espressione di CARNELUTTI, Lezioni di diritto processuale civile. Pro-
cesso di esecuzione, II, Padova, 1931, 182, seguito da PUGLIATTI, Esecuzione forzata e diritto
sostanziale, Milano, 1935, 148 ss.; LIEBMAN, Il titolo esecutivo riguardo ai terzi, in Problemi
del processo civile, Napoli, 1962, 375 s. Per un più compiuto svolgimento del concetto v.
CARNACINI, Contributo alla teoria del pignoramento, Padova, 1936, 125 ss. Tra gli oneri che
continuano a gravare sul bene espropriato, resistendo all’effetto purgativo della vendita, rien-
trano i contributi condominiali maturati nell’anno in corso ed in quello precedente, dei quali
l’acquirente risponde in solido con l’escusso ai sensi dell’art. 63 disp. att. c.c. (Trib. Bologna, 6
maggio 2000, in Arch. loc., 2001, 133).
44
REDENTI, Diritto processuale civile, III, II ed., 214.
45
Trib. Milano, 12 marzo 2016 e Trib. Milano, 9 settembre 2015, in Giur. it., 2016, 1664 con
nota di SECONDO, Sequestro conservativo e universitas aziendale: un connubio (ancora) impossi-
bile; Trib. Civitavecchia, 18 luglio 2008, in www.Dejure.it; Trib. Pisa 20 aprile 1994, in Giust.
civ., 1994, I, 3305, con nota di JACCHERI, Sequestro conservativo d’azienda e, in subordine, dei
singoli beni. È risultato vano il tentativo di eludere l’insequestrabilità dell’azienda mediante la
nomina, chiesta con ricorso ex art. 700 c.p.c., di un custode giudiziario onde inibire alla società,
cui il debitore aveva conferito un ramo d’azienda, il compimento di atti dispositivi dell’azienda,
per supplire al deficit di tutela cautelare tipica, stante la non assoggettabilità dell’azienda a pigno-
ramento e quindi a sequestro conservativo: secondo Trib. Milano, 15 gennaio 2014, in Giur. it.,
2015, 108, con nota di VANZ, Alienazione fraudolenta dell’azienda e tutela cautelare, “la solleci-
tata inibitoria produrrebbe infatti il medesimo effetto del sequestro conservativo e cioè il divieto
per il terzo acquirente di compiere atti di disposizione dell’azienda”, mentre il creditore non resta
privo di tutela assicurativa, potendo chiedere il sequestro di singoli beni aziendali. Non si rinven-
gono, invece, precedenti editi in tema di pignoramento unitario dell’azienda.
Sull’inammissibilità del sequestro conservativo di azienda, sulla premessa della relativa in-
convertibilità in pignoramento, salva la sequestrabilità dei singoli beni aziendali, v., tra i pro-
cessualisti, CONIGLIO, Il sequestro giudiziario e conservativo, III ed., Milano, 1949, 79 s.; CO-
STA, Sequestro conservativo, in Nss. dig. it., XVII, Torino, 1970, 45 s.; ARIETA, Le tutele som-
marie. Il rito cautelare uniforme. I procedimenti possessori, in MONTESANO-ARIETA, Trattato
di diritto processuale civile, III, 1, Padova, 2005, 440; PROTO PISANI, Lezioni di diritto proces-
suale civile, V ed., Napoli, 2012, 616; CONTE, Il sequestro conservativo nel processo civile,
Torino, 2000, 164 ss.; POTOTSCHING, Il sequestro conservativo, in AA.VV., Il processo caute-
lare, a cura di TARZIA e SALETTI, IV ed., Padova, 2011, 31 ss.
46
CAPPONI, Manuale di diritto dell’esecuzione civile, IV ed., Torino, 2016, 269. Si pronun-
ciano per l’impignorabilità dell’azienda, tra gli altri, ANDRIOLI, Commento, IV, III ed., 155;
VERDE, Diritto processuale civile, III, III ed., Bologna, 2012, 36; TRAVI, Espropriazione mobi-
liare presso il debitore, in Nss. dig. it., VI, Torino, 1960, 921; BONGIORNO, Espropriazione
mobiliare presso il debitore, in Dig. disc. priv., sez. civ., VIII, Torino, 1992, 71; SOLDI, Ma-
nuale, V ed., 800.
47
CONIGLIO, Il sequestro, III ed., 79 s.
48
Riferimenti in VANZ, Il sequestro conservativo d’azienda: spunti di riflessione, in Riv.
dir. proc., 2015, 163 ss.
49
ANDRIOLI, Commento, IV, III ed., 153.
50
V. supra, n. 2.
51
Sulle questioni accennate nel testo v. amplius, anche per i riferimenti del caso, CIRULLI,
La distribuzione del ricavato. La composizione dell’attivo, in AA.VV., Codice commentato
delle esecuzioni civili, a cura di ARIETA-DE SANTIS-DIDONE, 584 ss.
52
MESSINEO, Manuale, VIII ed., I, 405; AULETTA, Avviamento commerciale (diritto com-
merciale), Enc. giur., IV, Roma, 1988, 6; CASANOVA, Azienda, 79; FERRI, Manuale, V ed.,
217; GALGANO, L’imprenditore, II ed., Bologna, 1974, 91.
53
MESSINEO, ibidem; TEDESCHI, Le disposizioni, 18.
54
Secondo FERRARA, La teoria, 101 ss. non è essenziale, al fine di considerare l’orga-
nizzazione un bene, che questo sia trasferibile, in quanto “la trasferibilità è una qualità che può
esistere, ma che può anche non esistere, e lo prova l’esistenza di beni inalienabili” (op. cit.,
119). Tuttavia, l’intrasferibilità richiede un’espressa previsione di legge, mentre nell’esempio,
addotto dall’A., di cessione dell’azienda comprendente esclusivamente beni altrui ad essere
trasferita sarebbe proprio l’organizzazione (op. cit., 120). Si è in contrario osservato che la co-
struzione giuridica dell’azienda come un bene immateriale identificabile nell’organizzazione è
una ipostasi, elevando una qualità a sostanza (GALGANO, L’imprenditore, II ed., 80, nt. 4).
L’azienda comprende l’organizzazione, di beni propri dell’imprenditore od altrui, nonché la
clientela: non si possono cedere separatamente né l’una, né l’altra. Soltanto se l’attività non
abbia natura imprenditoriale, ma professionale, sì da non potersi configurare un’azienda, è va-
lido il contratto di cessione della clientela (Cass., 9 febbraio 2010, n. 2860, in Foro it., 2010, I,
1445).
55
Né in contrario rileva che l’art. 2424 c.c. collochi l’avviamento nella categoria delle im-
mobilizzazioni immateriali e che l’art. 2426, n. 6, c.c. ammetta l’iscrizione dell’avviamento
nell’attivo di bilancio “se acquisito a titolo oneroso”: laddove non si acquista separatamente
l’avviamento, ma l’azienda, che il primo comprende; e si è pure osservato che se l’avviamento
fosse un bene, anziché “una entità economica, priva però di esistenza autonoma”, l’iscrizione
sarebbe necessaria (TEDESCHI, Le disposizioni, 18). Ne deriva che non essendo l’avviamento
un bene compreso nell’azienda, e del quale si possa ipotizzare un vizio nel senso in cui tale no-
zione è intesa nell’art. 1490 c.c., ma soltanto una qualità immateriale dell’azienda, che può es-
sere dedotta in contratto e dar luogo alla fattispecie d’inadempimento descritta nell’art. 1497
c.c. se il bene è privo delle qualità promesse, l’inesistenza dell’avviamento, od il suo valore in-
feriore alle pattuizioni del contratto, non rientra nella speciale garanzia per vizi della cosa ven-
duta prevista dalla legge e non può essere allegata a fondamento di un’azione di riduzione del
prezzo (Cass., 8 marzo 2013, n. 5845).
56
V. infra, n. 8.
57
VACCARELLA, Titolo esecutivo, precetto, opposizioni, II ed., Torino, 1993, 52.
58
RUBINO, Il pegno, II ed., in Trattato di diritto civile italiano, diretto da VASSALLI, Torino,
1952, 208; GORLA, Del pegno, II ed., in Commentario del codice civile, a cura di SCIALOJA e
BRANCA, Bologna-Roma, 1958, 297 ss.; REALMONTE, Il pegno, in AA.VV., Trattato di diritto
privato, diretto da RESCIGNO, XIX, Torino, 1985, 643 s.; GABRIELLI, Pegno, in Dig. disc. priv.,
Sez. civ., XIII, Torino, 1995, 336.
59
Sulla quale v. CARNACINI, Contributo, 262 ss.
60
V., anche per ulteriori riferimenti, REALMONTE, Il pegno, 640, testo e nt. 4.
61
VANZ, Il sequestro conservativo, 166 ss.
62
VOCINO, I poteri del sequestratario di azienda nel procedimento per l’avocazione dei
profitti di regime, in Riv. dir. proc., 1946, I, 137 ss. (la cui opinione è approvata da ANDRIOLI,
Del sequestro conservativo, in Commentario del codice civile, a cura di SCIALOJA e BRANCA,
Bologna-Roma, 1959, 275). A norma dell’art. 32, comma 5, d.lgs. lgt. 26 marzo 1946, n. 134,
nell’ipotesi che, autorizzato il sequestro conservativo ad istanza dell’intendente di finanza ed a
cautela del credito avente ad oggetto i profitti di regime, “il sequestro cada su aziende”, spetta-
no al sequestratario poteri di gestione entro i limiti dell’ordinaria amministrazione.
63
Ancora VOCINO, I poteri del sequestratario, 144 s., per il quale l’istituto dell’espropria-
zione forzata dell’azienda “non soltanto è estraneo al nostro ordinamento, ma non vi è stato
volutamente accolto, anzi ne è stato dal legislatore intenzionalmente ripudiato”.
64
V., ex multis, Cass. pen., 9 luglio 2015, n. 31914.
65
V. gli AA. citt. da VANZ, Il sequestro conservativo, 166, nt. 15 e, in giurisprudenza,
Cass. pen., 8 novembre 1993, in Giust. pen., 1994, III, 399, che attribuisce alla responsabilità
del custode le “scelte imprenditoriali”.
66
La nomina dell’amministratore giudiziario non è obbligatoria: può essere disposta quan-
do l’azienda necessiti di essere non soltanto conservata, ma anche gestita nelle more dell’even-
tuale conversione in confisca della cautela (Cass. pen., 28 febbraio 2013, n. 13041).
67
Cass. pen., 2 luglio 2010, n. 35801.
68
FERRARI, Azienda, 730; AULETTA, Azienda, 23; TEDESCHI, Le disposizioni, 53. La giuri-
sprudenza definisce la fattispecie “accollo cumulativo ex lege” (così, da ultimo, Cass., 27 giu-
gno 2017, n. 15956), subordinato all’iscrizione dei debiti nei libri contabili obbligatori: ma si
tratta, propriamente, di responsabilità dell’acquirente per il debito del cedente.
69
La disposizione è applicabile a carico del fallito, in caso di vendita dell’azienda in sede
concorsuale (AULETTA, Azienda, 25 s.; TEDESCHI, Le disposizioni, 38; NONNO, sub art. 105, in
AA.VV., La legge fallimentare. Commentario teorico-pratico, a cura di FERRO, III ed., Pado-
va, 2014, 1441; BARATI, Le cessioni “aggregate”, in AA.VV., Le riforme delle procedure
concorsuali, a cura di DIDONE, Milano, 2016, I, 1135, ove ulteriori riferimenti; in giurispru-
denza v. Trib. Torino, 30 giugno 2006, in Giur. merito, 2006, 2657).
70
Sull’istituto v. REDENTI, Diritto processuale civile, III, II ed., 192; ZANZUCCHI, Diritto pro-
cessuale civile, III, V ed., 128; ANDRIOLI, Commento, III, III ed., 118, 269; SATTA, Commentario,
III, 205, 394 s.; BONSIGNORI, Assegnazione forzata e distribuzione del ricavato, Milano, 1960, 60
ss., che estende la norma all’assegnazione satisfattiva; CASTORO, Il processo di esecuzione nel
suo aspetto pratico, XII ed., Milano, 2013, 295 ss., 628 s., secondo il quale l’art. 508 c.p.c. si ap-
plica anche al trasferimento forzoso del bene gravato da privilegio speciale; TRAVI, Vendita dei
beni pignorati, in Nss. dig. it., XX, Torino, 1975, 640; DE STEFANO, Assegnazione nell’ese-
cuzione forzata, in Enc. dir., III, Milano, 1958, 276; BUCOLO, Il processo esecutivo ordinario,
Padova, 1994, 376 ss., 924 ss.; ARIETA-DE SANTIS, L’esecuzione forzata, Padova, 2007, 708 ss.;
TOMMASEO, L’esecuzione forzata, Padova, 2009, 211, nt. 177; SOLDI, Manuale, V ed., 711 ss.,
1372 ss.; DE STEFANO-MASTROGIOVANNI, L’assunzione del debito (art. 508 c.p.c.), in AA.VV.,
Codice commentato delle esecuzioni civili, a cura di ARIETA-DE SANTIS-DIDONE, 566 ss. La dot-
trina è concorde nel ritenere che l’inadempimento dell’acquirente non risolve il trasferimento for-
zoso e che in caso di evizione l’accollante è liberato. L’autorizzazione giudiziale all’accollo non è
richiesta nel caso previsto dall’art. 41, d.lgs. 1° settembre 1993, n. 385.
71
Laddove l’accollo previsto dall’art. 508 c.p.c. produce inderogabilmente la liberazione
del debitore esecutato (BONSIGNORI, Assegnazione forzata, 66).
72
CASANOVA, Azienda, 93; TEDESCHI, Le disposizioni, 56.
73
Cass., 29 marzo 1995, n. 3752.
74
Cass., 18 giugno 2008, n. 16473.
75
Cass., 29 marzo 1995, n. 3752.
76
Cass., 12 marzo 2013, n. 6107.
77
Cass., 13 aprile 2011, n. 8465.
78
Giurisprudenza consolidata: v., da ultimo, Cass., 13 luglio 2015, n. 14583.
79
Il curatore può invece escludere, in tutto od in parte, i contratti dalla cessione dell’a-
zienda (NONNO, sub art. 105, 1439; BARATI, Le cessioni, 1134).
80
LIEBMAN, Efficacia ed autorità della sentenza, Milano, 1935, 48 ss., spec. 53 definisce
secondari gli effetti della sentenza che si producono per volontà di legge come conseguenza
immediata ed automatica degli effetti principali.
81
Il creditore assegnatario acquista la titolarità del credito, talché il debitor debitoris può
opporgli le eccezioni che avrebbe potuto opporre al suo creditore diretto, ma non succede nel
6. La circolazione dell’azienda
contratto a prestazioni corrispettive (in tal senso v., implicitamente, SATTA, L’esecuzione for-
zata, IV ed., Torino, 1963, 194, testo e nt. 2; esplicitamente COLESANTI, Pignoramento presso
terzi, in Enc. dir., XXXIII, Milano, 1983, 856 ss., in dissenso da ANDRIOLI, IL diritto di credito
come oggetto di esecuzione forzata, Foro it., 1941, IV, 1 ss., seguito da MICHELI,
Dell’esecuzione forzata, II ed., 161; BONSIGNORI, Assegnazione forzata e distribuzione del ri-
cavato, 105 ss.).
82
Esplicitamente in tal senso dispone l’art. 105, comma 6, l. fall. (ma BARATI, Le cessioni,
1132 reputa necessaria un’apposita convenzione tra le parti). Il trasferimento automatico dei
crediti dal cedente al cessionario, costantemente affermato dalla giurisprudenza (v., ex multis,
Cass., 19 agosto 2013, n. 19155), è invece controverso in dottrina (per l’affermativa v. FERRA-
RA, La teoria, II ed., 346; CASANOVA, Azienda, 93; GALGANO, L’imprenditore, II ed., 89; per la
negativa v. FERRARI, Azienda, 726 ss.; GRAZIANI-MINERVINI, Manuale, II ed., 47; FERRI, Ma-
nuale, V ed., 223; TEDESCHI, Le disposizioni, 50 ss.; per una tesi intermedia v. AULETTA,
Dell’azienda, 61 s.).
83
V. supra, n. 2.
84
LUISO, Procedure esecutive sulle aziende di telecomunicazione, in Riv. dir. proc., 1985, 599.
85
GALGANO, L’imprenditore, II ed., 79.
86
Cass., Sez. un., 5 marzo 2014, n. 5087, in Foro it., 2014, I, 1814, con note di CAPONE e
MEDICI; v. inoltre il commento di BARILLÀ, Usucapione di azienda al vaglio delle sezioni uni-
te: un importante precedente, Riv. trim. dir. proc. civ., 2014, 1551 ss.
87
La qualificazione non era rilevante ai fini della decisione del ricorso all’esame delle Se-
zioni unite, essendo comunque maturato l’ininterrotto possesso ventennale dell’azienda (in mo-
tivazione, § 21): nella specie, trattavasi di una farmacia in comproprietà tra due parenti, uno
dei quali aveva estromesso l’altro dalla gestione.
88
In motivazione, § 15.
89
In motivazione, § 19.
90
V., in proposito, le critiche di FERRARI, Azienda, 695 ss. alla teoria di FERRARA, La teo-
ria, II ed., 101 ss. che identifica nell’organizzazione (ovvero nell’avviamento) l’oggetto di un
bene immateriale, distinto dai beni materiali organizzati.
91
Sostanzialmente in termini BIGLIAZZI GERI, Usufrutto, uso e abitazione, in Trattato di dirit-
to civile e commerciale, diretto da CICU e MESSINEO, Milano, 1979, 232, secondo la quale, poiché
l’azienda non si esaurisce in un complesso di cose, “il problema della qualificazione giuridica
della posizione sostanziale del titolare non può porsi e risolversi in termini di proprietà”.
92
Per questa distinzione concettuale v., per tutti, GALGANO, L’imprenditore, II ed., 77, che
individua una relazione strumentale tra azienda (il mezzo) ed impresa (il fine).
93
PUGLIATTI, Riflessioni, 993, dopo aver rilevato l’inidoneità della definizione legislativa di
universalità mobiliare a comprendere l’azienda (che può avere composizione eterogenea ed in-
cludere beni non appartenenti all’imprenditore), riduce “ad omogeneità l’eterogeneità eventuale
di qualsiasi complesso e persino quello dell’azienda”, nella quale coesistono diritti di varia natura
(reali e personali di godimento sui beni, crediti pecuniari ed a prestazioni di servizi).
94
Si dovrebbe altrimenti ammettere che il proprietario dell’azienda fosse titolare di un dirit-
to su un diritto (la proprietà dei beni, la titolarità dei crediti ecc.), mentre oggetto della situa-
zione soggettiva sostanziale attiva non può che essere una cosa (CARNELUTTI, Teoria generale
del diritto, III ed., Roma, 151, 128), consistendo nell’interesse protetto “a conservare un bene
che si ha” ovvero “a conseguire un bene che non si ha e si vuole avere” (NICOLÒ, Istituzioni di
diritto privato, I, Milano, 1962, 19).
95
Oggetto dell’obbligazione è il bene dovuto, non il comportamento del debitore, che è
strumentale al conseguimento del bene da parte del creditore: v. CARNELUTTI, Diritto e proces-
so nella teoria delle obbligazioni, in AA.VV., Studi di diritto processuale in onore di Giuseppe
Chiovenda nel venticinquesimo anno del suo insegnamento, Padova, 1927, 225 ss.; PUGLIATTI,
Esecuzione forzata e diritto sostanziale, 8 ss.; NICOLÒ, Della responsabilità patrimoniale, II
ed., in Commentario del codice civile, a cura di SCIALOJA e BRANCA, Bologna-Roma, 1958, 1
ss.; ANDRIOLI, Commento, III, III ed., 3; GARBAGNATI, Il concorso di creditori nell’espro-
priazione singolare, Milano, 1938, 2 ss.; MICHELI, Dell’esecuzione forzata, II ed., 7.
96
Sulla diade diritto d’impresa – diritto sull’impresa v. STIPO, Nazionalizzazione (diritto
pubblico), in Enc. giur., XX, Roma, 1990, 7.
97
Principio enunciato con riferimento alla nazionalizzazione delle imprese elettriche da
Cass., Sez. un., 28 settembre 1968, n. 2988, in Foro it., 1968, I, 2417, approvata da PROTO PI-
SANI, Dell’esercizio dell’azione, in AA.VV., Commentario del codice di procedura civile, di-
retto da ALLORIO, I, 2, Torino, 1973, 1217 ss.; ANDRIOLI, Diritto processuale civile, I, Napoli,
1979, 578 s., che esclude l’applicabilità dell’art. 110 c.p.c., non apparendo “serio ricollegare la
101
V. supra, n. 2.
102
Così, per tutti, VERDE, Pignoramento, 802.
103
Notazione comune in dottrina: v., in luogo d’altri, LUISO, Diritto, III, VI ed., 95.
104
L’art. 2193 c.c. fissa due principi fondamentali: l’uno negativo, che consiste nella pre-
sunzione relativa di ignoranza dei fatti non iscritti; l’altro positivo, che consiste nella presun-
zione assoluta di conoscenza da parte dei terzi dei fatti iscritti. In diversi termini, il fatto iscrit-
to si presume iuris et de iure noto; il fatto non iscritto si presume iuris tantum ignoto, potendo-
ne essere dimostrata la conoscenza da parte del terzo (FERRI, Delle imprese commerciali e del-
le altre imprese soggette a registrazione, II ed., in Commentario del codice civile, a cura di
SCIALOJA e BRANCA, Bologna-Roma, 1963, 33 ss.). In definitiva, l’obbligato all’iscrizione in
tanto può opporre il fatto che vi è soggetto, in quanto dia la prova o della conoscenza del me-
desimo da parte del terzo o della sua iscrizione nel registro delle imprese (FERRARA, Gli im-
prenditori e le società, VI ed., Milano, 1978, 97).
105
AULETTA, Dell’azienda, 19 ss., 41.
106
FERRI, Della trascrizione immobiliare, in Commentario del codice di procedura civile, a
cura di SCIALOJA e BRANCA, Bologna-Roma, 1958, 143 ss.
107
Cfr. Cass., 16 maggio 2014, n. 10826, in motivazione, § 2.3: “il criterio adottato in ma-
teria societaria per la soluzione dei conflitti fra più titolari di diritti sul medesimo bene diverge
da quello che vale per i trasferimenti immobiliari, nonché per i trasferimenti di beni mobili
registrati (cfr. art. 2685, comma 2, c.c. e art. 2644 c.c.), nel senso che, nel sistema di pubblici-
tà tramite iscrizione nel registro delle imprese, l’iscrizione è requisito necessario (nel regime
attuale), ma non sufficiente, per l’opponibilità ai terzi degli atti medesimi, poiché chi per pri-
mo ha trascritto prevale sugli atti compiuti in data anteriore, ma non trascritti, solo se abbia
agito in buona fede, cioè ignorando di ledere l’altrui diritto (art. 2193, comma 1, c.c. e
art. 2448 c.c.). In tema di trascrizione immobiliare, per contro, colui che ha trascritto per pri-
mo prevale comunque”.
108
GASPERINI, Pignoramento e sequestro di partecipazioni sociali, Torino, 2007, 105 ss.;
ID., L’espropriazione delle partecipazioni in società di capitali, in AA.VV., Codice commenta-
to delle esecuzioni civili, a cura di ARIETA-DE SANTIS-DIDONE, 2316; ARIETA-DE SANTIS,
L’esecuzione forzata, 878; AMENDOLA, Il pignoramento di quota di s.r.l., in AA.VV., Il pro-
cesso esecutivo. Liber amicorum Romano Vaccarella, a cura di CAPPONI-SASSANI-STORTO-
TISCINI, Milanofiori Assago, 2014, 384 ss.
109
Nel senso che la quota di s.r.l. non è qualificabile come bene mobile iscritto in pubblici
registri, con la conseguente inapplicabilità della disciplina del trasferimento di beni mobili re-
gistrati, costituendo l’iscrizione nel registro delle imprese requisito necessario, ma non suffi-
ciente, ai fini dell’opponibilità dell’atto ai terzi, dovendo concorrere l’ulteriore requisito della
buona fede, v. Cass., 16 maggio 2014, n. 10826, Dir. fall., 2015, 2, 238, con nota di FAUCE-
GLIA; Corr. giur., 2015, 3, 362, con nota di FURGIUELE. La precedente Cass., 21 ottobre 2009,
n. 22361, Fall., 2010, 5, 565, con nota di GASPERINI; Giur. comm., 2010, II, 1112, con nota di
PARMIGGIANI aveva definito la quota “posizione contrattuale obiettivata, che va considerata
come bene immateriale equiparabile al bene mobile non iscritto in pubblico registro ai sensi
dell’art. 812 c.c., per cui ad essa possono applicarsi, a norma dell’art. 813, ultima parte, c.c.,
le disposizioni concernenti i beni mobili e, in particolare, la disciplina delle situazioni sogget-
tive reali e dei conflitti tra di esse sul medesimo bene”.
110
AMENDOLA, Il pignoramento, 386 osserva che il nuovo testo dell’art. 2471 c.c. “appare
ricalcato sul disposto dell’art. 1155 c.c., come del resto ricorda la stessa relazione ministeria-
le. Il legislatore del 2003 sembra insomma aver voluto recuperare in pieno la nozione di bene
mobile immateriale della quota, rispetto al quale l’iscrizione nel registro delle imprese costi-
tuisce solo una forma di acquisizione del possesso (come in passato si era ritenuto potesse es-
sere l’annotazione nel libro soci), più che strumento di pubblicità del trasferimento ai noti ef-
fetti delineati nel sistema codicistico”.
111
Cass. pen., 18 febbraio 2015, n. 11302 ha statuito che ai fini dell’apposizione del vinco-
lo di indisponibilità della quota di s.r.l. è sufficiente la notifica dell’atto di pignoramento al de-
bitore ed alla società, rilevando ai soli fini dichiarativi la successiva iscrizione al registro delle
imprese.
112
Così invece, “pur tra mille perplessità”, ACONE, Note in tema di pignoramento di quote
di società a responsabilità limitata, in Riv. es. forz., 2004, 633, secondo il quale l’art. 2914, n.
1, c.c. costituisce lex specialis rispetto agli artt. 2193 e 2470 c.c.
113
È la tesi di FERRARA, La teoria, II ed., 345, che considera l’azienda bene mobile regi-
strato, con la conseguenza che “finché la vendita non è iscritta sul registro delle imprese, i
creditori dell’alienante, che non ne sono a conoscenza (neretto mio), possono colpire l’azien-
da come se fosse ancora nel patrimonio del loro debitore, per soddisfarsi dei loro diritti”. Ne
deduco che, secondo l’A., la vendita è opponibile al creditore sciente dell’alienazione anteriore
115
SOLDI, Manuale, V ed., 881. Sulla possibilità di un’amministrazione sia statica che di-
namica del mobile pignorato v. SATTA, Commentario, III, 269, secondo il quale l’uso a fini
produttivi (e non meramente conservativi: ad es., accendere il motore di una macchina per evi-
tarne il deterioramento) può essere compiuto dal custode previa determinazione del corrispetti-
vo da parte del giudice dell’esecuzione. L’autorizzazione all’uso dà luogo “ad una, sia pur ru-
dimentale, forma di amministrazione giudiziaria, per la quale il custode è tenuto a rendere il
conto ai sensi degli artt. 593 c.p.c. e 178 disp. att. c.p.c.” (ANDRIOLI, Commento, III, III ed.,
152).
116
L’espressione, riferita all’immobile pignorato, è di ARIETA-DE SANTIS, L’esecuzione for-
zata, 1163 ss.
117
PROVINCIALI, Amministrazione giudiziaria, in Enc. dir., II, Milano, 1958, 213.
118
SOLDI, Manuale, V ed., 1419.
ABSTRACT
Il presente scritto analizza alcuni aspetti delle procedure di esecuzione forzata
aventi ad oggetto partecipazioni in società di persone: società semplici, società in
nome collettivo e società in accomandita semplice.
PAROLE CHIAVE: esecuzione forzata – società semplice – società in nome collettivo –
società in accomandita semplice – partecipazioni.
The paper analyses some aspects of enforcement procedures on shares in part-
nerships, general partnerships and limited partnerships.
KEYWORDS: enforcement – partnership – general partnership – limited partnership –
shares.
*
Professore Associato di Diritto processuale civile presso l’Università degli Studi di Brescia.
Gli artt. 2270, 2305 e 2315 cit. non stabiliscono espressamente che le quote
di società di persone siano pignorabili ed espropriabili, ma neppure impigno-
rabili ed inespropriabili ad opera dei creditori particolari dei soci.
La disciplina, per così dire, “base” in materia è quella dettata dall’art. 2270,
che stabilisce un regime profondamente diverso per gli utili (eventualmente)
spettanti al socio debitore e per la quota, la quale, come noto, rappresenta la
porzione ideale del patrimonio spettante a ciascun socio, proporzionalmente a
quanto conferito.
Ai sensi dell’art. 2270, comma 1, “Il creditore particolare del socio, finché
dura la società, può far valere i suoi diritti sugli utili spettanti al debitore e
compiere atti conservativi sulla quota spettante a quest’ultimo nella liquida-
zione”: gli eventuali utili da distribuire tra i soci, dunque, sono liberamente pi-
gnorabili dai creditori particolari di questi.
Ben diversa è la disciplina per l’esecuzione coattiva della quota. L’art.
2270, comma 2, infatti, stabilisce che, “Se gli altri beni del debitore sono in-
sufficienti a soddisfare i suoi crediti, il creditore particolare del socio può
inoltre chiedere in ogni tempo la liquidazione della quota del suo debitore. La
quota deve essere liquidata entro mesi dalla domanda, salvo che sia delibera-
to lo scioglimento della società”. La norma introduce così:
– innanzi tutto, per poter aggredire in executivis la quota, la condizione
dell’insufficienza degli altri beni del patrimonio del debitore a soddisfare le
ragioni creditorie;
– in secondo luogo, una modalità particolare e completamente sui generis
di soddisfazione coattiva, che viene affidata alla società medesima e che si
compie attraverso la “dissoluzione” della quota del patrimonio sociale spettan-
te al socio/debitore e, ex art. 2288, comma 2, produce l’effetto automatico
dell’esclusione di diritto del socio.
La tutela esecutiva accordata dal codice civile al creditore particolare del
socio di società in nome collettivo (nonché in accomandita semplice) è ancora
1
GASPERINI, Pignoramento e sequestro di partecipazioni sociali, Torino, 2007, 128.
2
La disciplina ricordata per la quota della società semplice trova applicazione altresì in ipo-
tesi di proroga tacita della società in nome collettiva (o in accomandita semplice): ai sensi del-
l’art. 2307, comma 3, infatti, “In caso di proroga tacita ciascun socio può sempre recedere
dalla società, dando preavviso a norma dell’articolo 2285, e il creditore particolare del socio
può chiedere la liquidazione della quota del suo debitore a norma dell’articolo 2270”.
3
GRASSO, L’espropriazione della quota, Milano, 1957, 134; RIVOLTA, La partecipazione
sociale, Milano, 1965, 376; BRACCI, Il sequestro giudiziario, Napoli, 1966, 211; GALGANO, Le
società di persone, in Trattato di diritto civile e commerciale Cicu e Messineo, Milano, 1972,
265; GHIDINI, Società personali, Padova, 1972, 696; DENOZZA, Responsabilità dei soci e ri-
schio d’impresa nelle società personali, Milano, 1973, 131; SPADA, La tipicità delle società,
Padova, 1974, 321; G. FERRI, Delle società, in Commentario del codice civile Scialoja e Bran-
ca, Bologna-Roma, 1981, 233; GRADASSI, Pegno, usufrutto, affitto, sequestro e pignoramento
di quote di società in nome collettivo, in Contratto e impresa, 1992, 1144; CAGNASSO, La so-
cietà semplice, in Trattato di diritto civile Sacco, Torino, 1998, 117; DI SABATO, Le società,
Torino, 1999, 88; COTTINO, WEIGMANN, in Società di persone e consorzi, in Trattato di diritto
commerciale a cura di Cottino, Padova, 2004, 240.
4
Nella giurisprudenza di legittimità si segnalano: Cass. 26 giugno 1976, n. 2409, in Giust.
civ., 1977, I, 144, con nota di SCHERMI, Gli “atti conservativi” che il creditore particolare del
socio di una società di persone può compiere sulla quota spettante a quest’ultimo nella liqui-
dazione: individuazione della misura cautelare; Cass. 26 gennaio 1993, n. 950, in Foro it.,
1994, I, 838, nonché in Giust. civ., 1993, I, 2749, in Giur. it., 1994, I, 1, 280, in Dir. fall.,
1993, II, 806, con nota di RAGUSA MAGGIORE, Sulla revoca della liquidazione della quota so-
ciale fatta dal socio fallito di una collettiva irregolare, in Fallimento, 1993, 621, ed in Nuova
giur. civ. comm., 1993, I, 916, con nota di BONTEMPI, La revocatoria fallimentare dell’aliena-
zione della quota di s.n.c. regolare.
Nello stesso senso, tra le decisioni di merito, v.: Pret. Civitanova Marche 6 marzo 1993, in
Foro it., 1994, I, 2287; Trib. Ravenna 12 aprile 1994, in Foro it., 1995, I, 1051, nonché in
Giust. civ., 1994, II, 2625, con nota di SALAFIA, Sulla impignorabilità della quota sociale da
parte del creditore particolare del socio, ed in Soc., 1995, 207, con nota di R. AMBROSINI, Atti
conservativi sulla quota di partecipazione del socio di s.n.c.; App. Milano 23 marzo 1999, in
Giur. it., 2000, 295, con nota di CONTE, Atti conservativi ex art. 2270 c.c. e sequestro conser-
vativo, nonché in Soc., 1999, 1202, con nota di COLLIA, Inammissibilità del sequestro conser-
vativo di quote di società personale.
5
RIVOLTA, La partecipazione sociale, cit., 383; G. FERRI, Delle società, cit., 438; GHIDINI,
Società personali, cit., 696; ANDRIOLI, Appunti di diritto processuale civile, Napoli, 1964, 496;
SANTINI, Società a responsabilità limitata, in Commentario del codice civile Scialoja e Branca,
Bologna-Roma, 1984, 144; GALLETTI, Il creditore particolare del socio, Milano, 2002, 64.
In modo non esattamente coincidente alla tesi riferita nel testo, secondo altra opinione, per
rendere espropriabili le quote di partecipazione nelle società personali sarebbe necessario il
consenso espresso nell’atto costitutivo (o, eventualmente, in separata delibera, ma comunque
da tutti i soci) di autorizzare l’espropriazione delle quote (v. GRASSO, L’espropriazione della
quota, cit., 235; SPADA, La tipicità delle società, cit., 327; PISCITELLO, Società di persone a
struttura aperta e circolazione delle quote. Modelli legali ed autonomia statutaria, Torino,
2015, 237).
6
Trib. Milano 19 dicembre 1996, in Giur. it., 1997, I, 2, 510, con nota di JORIO, Nota
sull’inammissibilità del sequestro conservativo sulla quota o sulle azioni di una cooperativa
richiesto dal creditore particolare del socio; che è stata riformata da App. Milano 23 marzo
1999, in Giur. it., 2000, 295, con nota di R. CONTE, Atti conservativi ex art. 2270 c.c. e seque-
stro conservativo, nonché in Società, 1999, 1202, con nota di COLLIA, Inammissibilità del se-
questro conservativo di quote di società personale.
Quest’ultima pronuncia, peraltro, è stata poi cassata da Cass. 7 novembre 2002, n. 15605,
in Giur. it., 2003, 10, nonché in Guida al dir., 2002, f. 49, 65, in Vita not., 2003, 943 ed in Riv.
dir. comm., 2004, 193, che ha aderito alla tesi dell’espropriabilità delle quote liberamente tra-
sferibili.
7
Principalmente sulla base di questa considerazione GASPERINI, Pignoramento e sequestro
di partecipazioni sociali, cit., 160 e ss., plaude alla soluzione fatta propria dalla S.C.
8
La soluzione fatta propria da Cass. 7 novembre 2002, n. 15605, cit., è stata accolta criti-
camente in dottrina (cfr., VESSIA, Tutela cautelare ed espropriativa a favore del creditore par-
ticolare nelle società di persone in riferimento alla quota “attuale”, in Riv. dir. comm., 2004,
199 e ss., nonché, si vis, Un principio che non sembra tenere conto dei gravi inconvenienti di
carattere pratico, in Guida al dir., 2002, f. 49, 64 e ss.), salvo soltanto GASPERINI, op. ult. cit.,
160 ss.
9
Cfr. VESSIA, op. ult. cit., 204-206.
10
Cfr. VESSIA, op. ult. cit., 207 e ss., in part. 211.
11
Esattamente come accade per le partecipazioni nelle società di capitali (quote di società a
responsabilità limitata o azioni di società per azioni o per accomandita per azioni), infatti, nulla
impedisce astrattamente che le partecipazioni nelle società di persone costituiscano oggetto di
accordi tra il socio e terzi o tra il socio ed altri soci destinati a rimanere riservati ed a spiegare
effetti (diretti) soltanto tra gli aderenti a tali accordi.
Con riguardo alle società di persone regolari, infatti, ai fini dell’attuazione della responsa-
bilità patrimoniale, pare assolutamente pacifico che si debba avere riguardo – in prima battuta
– alle risultanze del registro delle imprese. Secondo le regole generali in tema di simulazione
ex artt. 1415 e 1416 c.c., ai creditori personali di chi, dal registro delle imprese, risulta socio,
non può essere opposto – ai fini dell’applicazione degli artt. 2270, 2305 e 2315 cit., a seconda
della speciale tipologia societaria di volta in volta applicabile – che la partecipazione societaria
sia stata eventualmente ceduta a terzi. Correlativamente, colui che dal registro delle imprese
risulta socio di una società di persone non può invocare, nei confronti dei creditori sociali,
l’intervenuta cessione della quota a terzi per escludere la propria responsabilità illimitata per le
obbligazioni assunte per la società. Esclusivamente i creditori, sia personali, sia sociali, infatti,
possono far valere la difformità delle risultanze del registro delle imprese rispetto alla realtà,
per dimostrare, rispettivamente, sia che il patrimonio del loro debitore si compone (anche) del-
la partecipazione societaria (la cui titolarità appare essere, in tutto o in parte, di un terzo), sia
che tra i soci illimitatamente responsabili vi è anche un soggetto che non risulta essere socio.
In relazione alle società di persone irregolari, invece, non essendo iscritte nel registro delle
imprese, è inevitabilmente necessario ricorrere all’accertamento giudiziale per stabilire vuoi la
consistenza della partecipazione societaria del socio debitore nei confronti dei propri creditori
personali, vuoi i soggetti responsabili nei confronti dei creditori sociali.
12
Analiticamente, i creditori: – delle società semplici, in forza dell’art. 2267, possono far va-
lere i loro diritti sul patrimonio sociale, nonché sui patrimoni dei soci che hanno agito in nome e
per conto della società, “salvo patto contrario”, a condizione, però, che questo sia “stato portato
a conoscenza dei terzi con mezzi idonei”; – delle società in nome collettivo, ai sensi dell’art.
2304, “non possono pretendere il pagamento dai singoli soci, se non dopo l’escussione del pa-
trimonio sociale”; – delle società in accomandita semplice, in virtù degli artt. 2313 e 2320, pos-
sono agire in executivis nei confronti, oltre che dei soci accomandatari (che “rispondono solidal-
mente e illimitatamente per le obbligazioni sociali”), altresì dei soci accomandanti che abbiano
compiuto atti di amministrazione, abbiano trattato o concluso affari in nome della società.
13
Analogamente, nel senso che i creditori sociali possono "soddisfarsi con prelazione" ri-
spetto a quelli particolari, v. DENOZZA, Responsabilità dei soci e rischio d’impresa nelle socie-
tà personali, Milano, 1973, 69; R. WEIGMANN, Capitale, utili e riserve nelle società di perso-
ne, in Giur. comm., 1986, I, 45 ss., in part. 80, ad avviso del quale tale scelta legislativa è fun-
zionale a conservare la destinazione produttiva dei beni destinati all’esercizio dell’impresa;
BUSSOLETTI, Società semplice, in Enc. dir., vol. XLII, Milano, 1990, 926.
14
C. cost. 21 luglio 2000, n. 319, in Foro it., 2000, I, 2722, nonché in Giur. it., 2000, 1857,
in Giust. civ., 2000, I, 2789, in Corriere giur., 2000, 1174, con nota di FEDORA, Repetita iu-
vant: la Consulta ancora sui limiti temporali al fallimento in estensione, in Dir. fall., 2000, II,
665, con nota di RAGUSA MAGGIORE, Una sentenza attesa da tempo e che riconduce nei giusti
termini la disciplina del fallimento della società e dei soci illimitatamente responsabili, in Fal-
limento, 2001, 15, con nota di F.A. GENOVESE, Note a margine della sentenza della Corte Co-
stituzionale n. 319 del 2000).
15
È, ad esempio, assolutamente pacifico che le previsioni di cui ai commi 4 e 5 dell’art. 63
disp. att. c.c. (che recitano, rispettivamente, “Chi subentra nei diritti di un condomino è obbli-
gato solidalmente con questo al pagamento dei contributi relativi all’anno in corso e a quello
precedente” e “Chi cede diritti su unità immobiliari resta obbligato solidalmente con questo al
pagamento dei contributi relativi all’anno in corso e a quello precedente”) trovino applicazio-
ne anche in caso di vendita o assegnazione forzate.
16
In questo senso v., si vis, op. loc. cit.
Alla luce di quanto precede deve concludersi che il creditore particolare del
socio che intenda soddisfarsi sulla quota che il proprio debitore abbia in una
società di persone possa esclusivamente chiederne la liquidazione ex artt.
2270, 2305 e 2315, attraverso un procedimento affidato alla società medesima,
che, dopo aver assicurata la prioritaria soddisfazione dei creditori sociali, pro-
cede alla “dissoluzione” della società nella parte proporzionale alla quota del
socio/debitore, attribuendo il residuo al creditore particolare del socio.
Questo procedimento, previsto espressamente dal legislatore, deve essere
considerato l’unico ammissibile, anche qualora il contratto di società di perso-
ne consenta la libera trasferibilità delle quote, posto che è l’unico in grado di
realizzare la “effettiva” soddisfazione delle ragioni del creditore particolare
dei soci.
ABSTRACT
L’intervento introduttivo del Convegno, nell’offrire una breve presentazione del-
l’argomento, intende sollecitare una serie di riflessioni su alcuni temi del diritto delle
società negli ordinamenti asiatici, che disvelano rilevanti diversità nella propria disci-
plina rispetto ai principali sistemi giuridici occidentali.
PAROLE CHIAVE: ASEAN – Impresa straniera – personalità giuridica – piercing the veil –
responsabilità limitata – trasferimenti del controllo – PIL – demografia.
The opening remarks, by introducing the subject of the Conference, intend to stimu-
late and foster a series of reflections on some corporate law issues regulated by ASEAN
legal systems in a significantly different manner compared to the relevant rules adopt-
ed in Western countries’ legislations.
KEYWORDS: ASEAN – foreign business – corporate personality – piercing the veil – limited
liability – takeovers and mergers– economic development – GDP – demographics.
*
Il presente articolo costituisce il testo, con l’aggiunta delle note, dell’intervento introdut-
tivo al Convegno su “Le opportunità del Far East fra differenze e similitudini con il sistema
Italia”, tenuto a Roma presso la Link Campus University il 27 ottobre 2017. Lo scritto, pur se
unitariamente concepito, è da attribuirsi a Pierluigi Matera quanto ai paragrafi 2 e 4 e a Ferruc-
cio Maria Sbarbaro quanto ai paragrafi 1, 3, 5 e 6.
**
Pierluigi Matera è Professore Associato di Diritto Privato Comparato presso la Link
Campus University. Ferruccio Maria Sbarbaro è Ricercatore di Diritto Commerciale presso la
Link Campus University.
1. Cenni introduttivi
1
Il provvedimento è stato approvato nel 1999 (B.E. 2542); in precedenza la materia era tratta-
ta, in modo non troppo dissimile, peraltro, dal c.d. NEC 281, emanato il 24 novembre 1972 dal
National Executive Council (da cui, appunto, l’acronimo NEC) dell’allora governo militare. Si
noti comunque come l’FBA sia comuqnue il più significativo ma non l’unico provvedimento che
regola la materia delineando limiti e condizione dell’investimento straniero nel Paese.
2
Se si tratta di partnerships, il cui manager o managing partner sia di nazionalità non tai-
landese, o se la metà o più dei partners è straniero.
3
Con riferimento, in particolare, all’editoria, alla coltivazione del riso, al taglio del legna-
me, alla pesca in acque territoriali, all’estrazione di erbe medicinali, al commercio di opere di
valore storico-culturale, alla manifattura di oggetti rappresentanti Buddha, al trading immobi-
liare. La normativa discorre di “special reasons” per fondare il predetto divieto assoluto.
4
Il requisito può essere ridotto al 25 per cento dal Ministero autorizzante.
5
Le attività elencate dall’Annex 2 si dividono in tre categorie principali: a) sicurezza nazio-
nale, che include la fabbricazione e il commercio di armi, così come il trasporto domestico; b)
arte, cultura, artigianato locale; c) attività che hanno un impatto sulle risorse naturali o sull’am-
biente (come lo sfruttamento minerario).
6
Per una panoramica dei vari ordinamenti, ex plurimis, BASSAN, Dalla golden share al gol-
den power: il cambio di paradigma europeo nell’intervento dello Stato sull’economia, in Studi
Non appare in dubbio come, nell’analisi delle regole fondamentali del dirit-
to delle società che vengono in considerazione, in prima battuta, allorquando
l’investitore straniero si approccia al mercato del “lontano Oriente”, debbano
tenersi in debito conto in primis le differenze politiche – per certi versi vere e
proprie contrapposizioni ideologiche – che hanno caratterizzato la storia delle
diverse realtà nazionali che compongono il mercato in questione.
sull’integrazione europea, 2014, 1, p. 57 ss. Sia anche consentito il rinvio a SACCO GINEVRI-
SBARBARO, La transizione dalla golden share nelle società privatizzate ai poteri speciali dello
stato nei settori strategici, in NLCC, 2013, 1, p. 109 ss., ove riferimenti.
7
Permangono, ad esempio, i divieti per comunicazioni e trasporti, funzioni fiduciarie, sfrut-
tamento delle risorse naturali e non solo. Si noti pure che il trattato citato, pur scaduto, rimane
in vigore per una concordata estensione, allo stato per un periodo non determinato.
8
La distanza tra le soluzioni è efficacemente tratteggiata in CHEN, Clash of corporate per-
sonalityt heories: a comparative study of one-member companies in Singapore and China, in
HK Law Jour., 2008, 38, p. 425; cfr. anche BAI, One-member company sould be determined in
accordance and not form, in China Securities, 9 gennaio 2006, p. 1 ss.
9
In particolare la sec.20a: laddove prima si disponeva che “[a] company shall have at least two
members” oggi semplicemente si prevede che “[a] company shall have at least one member”.
10
A seguito della riforma del 2005, il Chapter 2, Part 3 della China Company Law è inte-
ramente dedicato alla società unipersonale. Peraltro l’esigenza di una disciplina specifica era
stata tempestivamente manifestata dalla dottrina cinese all’esito del riconoscimento diffuso del
modello unipersonale da parte degli ordinamenti occidentali. Cfr., ex plurimis, ZHAO, Detailed
discourse on one-member company, Taipei, 2003, passim, nonché WANG, Comparative study
of one-member company institution, Pechino, 2003, p. 34 ss.
11
Così CHEN, op. cit., p. 15.
12
Come noto, il concetto di “piercing the corporate veil”, di primario rilievo nella giuri-
sprudenza societaria anglosassone, ricomprende quelle ipotesi nelle quali, a seguito di un giu-
dizio, un socio o un amministratore venga ritenuto responsabile personalmente e illimitatamen-
te per le obbligazioni – anche risarcitorie – della società, superando il beneficio della responsa-
bilità limitata giustappunto. Tradizionalmente, la piercing the veil doctrine poggia su tre pre-
supposti: (i) la mancanza di indipendenza della società dal soggetto, (ii) l’utilizzo fraudolento,
ingiusto o illegittimo della forma societaria, (iii) il nesso di causalità con il danno subito dal
plaintiff; e per anni, ha ampiamente utilizzato espressioni, come si dirà più avanti seppur bre-
vemente, sufficientemente ampie se non generiche che hanno lasciato una buona dose di di-
screzionalità alle corti nell’impiego dello strumento o meglio della sanzione del superamento.
E se per un verso, l’assenza anche solo di uno degli esposti presupposti aveva condotto talvolta
in passato a negare l’applicabilità del piercing the veil, talaltre e più di recente alcune corti
avevano ulteriormente allargato le maglie, seguendo una ricostruzione che aprisse anche a un
“single-factor piercing”, quantomeno qualora la prova del singolo elemento fosse piena ed
inequivocabile – in particolare consentendo addirittura, nei casi in cui mancasse qualsivoglia
indipendenza decisionale, di negare la stessa configurabilità di una corporation. Tanto fino al
Prest vs Petrodel Resources Ltd di cui si discorrerà infra e al conseguente dibattito. Per una
ricognizione più ampia della piercing the veil doctrine, nella vastissima bibliografia, si riman-
da tra gli altri a HALPERN, An economic analysis of limited liability in corporation law, in
Univ. Toronto Law Jour., 1980, 30, p. 117; MITCHELL, Lifting the corporate veil in the English
Courts: an empirical study, in Comp. Fin. Ins. Law Rev., 1999, 3, p. 15; BAINBRIDGE, Abo-
lishing Veil Piercing, J. Corp. Law, 2001, 26, p. 479 ss.; MILLON, Piercing the Corporate Veil,
Financial Responsibility, and the Limits of Limited Liability, in Emory Law Jour., 2007, 56, p.
1306 ss.; MACEY-MITTS, Finding Order in the Morass: The Three Real Justifications for Pier-
cing the Corporate Veil, in Corn. Law Rev., 2014, 100, p. 99 ss. Senza prescindere, ovviamen-
te, da quanto affermato già in WORMSER, Piercing the Veil of Corporate Entity, in Col. Law
Rev., 1912, 12 p. 496 ss. o in MERRICK DODD, The Evolution of Limited Liability in American
Industry: Massachusetts, in Harv. Law Rev., 1948, 61, p. 1351 ss.; o ricostruito in EASTER-
BROOK-FISCHEL, Limited liability and the corporation, in Univ. Chicago Law Rev., 1985, 52, p.
89 ss.; o in POSNER, Economic analysis of law, Aspen, 2007, par. 14.4; e in KLEIN-COFFEE JR,
Business organization and finance. Legal and economic principles, New York, 2007, p. 146 ss.
13
In un insediamento peraltro fondato, come noto, da una delle prime company in senso
moderno: la Compagnia delle Indie Orientali.
14
Un interessante raffronto giurisprudenziale è offerto da CAPUANO, The realist’s guide to
piercing the corporate veil: lessons from Hong Kong and Singapore, in Australian Jour. Corp.
Law, 2009, 23, p. 1 ss.
15
[2013] UKSC 34. Cfr., però, già BAINBRIDGE, op. cit., p. 479 ss. e ivi i riferimenti.
16
Nel caso in esame, sull’evasion principle Lord Sumption scrive: “a limited principle of
English law which applies when a person is under an existing legal obligation or liability or
subject to an existing legal restriction which he deliberately evades or whose enforcement he
deliberately frustrates by interposing a company under his control. The court may then pierce
the corporate veil for the purpose, and only for the purpose, of depriving the company or its
controller of the advantage that they would otherwise have obtained by the company’s sepa-
rate legal personality” (at 35 con rinvii a Gilford Motor Co Ltd v Horne [1933] 1 Ch 935 e
Jones v Lipman [1962] 2 WLR 832). Tutte le altre ipotesi di abuso rientreranno invece nel
concealment principle, il quale – sempre nelle parole del medesimo giudice (at 36) – appare
“legally banal and does not involve piercing the corporate veil at all. It is that the interposition
of a company or perhaps several companies so as to conceal the identity of the real actors will
not deter the courts from identifying them, assuming that their identity is legally relevant. In
these cases the court is not disregarding the «façade», but only looking behind it to discover
the facts which the corporate structure is concealing” – qui citando Gencor ACP Ltd Ltd v
Dalby [2000] 2 BCLC 734 e Trustor AB v Smallbone (No 2) [2001] 1 WLR 1177.
17
In questi termini GRANTHAM, The corporate veil. An ingenious device, in Univ. Queens-
land Law Jour., 2013, 32, p. 315
18
Si tratta, in particolare, di BULL, Piercing the corporate veil in England and Singapore,
in Sing. JLS, 2014, 7, p. 24; LEE, The enigma of veil piercing, in Int. Comp. Comm. Law Rev,
2015, 26, p. 1; SEET, Attribution of liability between parent and subsidiary within a single eco-
nomic entity: the Singapore experience, in Sing. JLS, 2017, 3, p. 124.
19
Così, espressamente, LEE, op. cit., p. 10. Si pensi, in questo ordinamento, a come è co-
struita la c.d. alter ego doctrine, quale “separate ground for corporate veil piercing”: v. Alwie
Una visuale più ampia del fenomeno societario impone di annettere alla
seppur brevissima indagine qualche considerazione in merito alla funzione re-
golatoria del market for corporate control.
In altri termini, il grado di adesione di un ordinamento asiatico a un model-
lo giuridico occidentale – e, più ancora, a uno in particolare dei modelli in pa-
rola – potrebbe misurarsi anche attraverso gli indicatori della rilevanza delle
control transactions quali strumenti di corporate governance.
La notazione riguarda, in particolare, una delle più importanti economie di
mercato al mondo, ancora Singapore, segnatamente connotata da stabilità dei
prezzi, basso livello di corruzione, reddito pro-capite superiore alla media dei
paesi industrializzati; un’economia fortemente dipendente dalle esportazioni
(per lo più di prodotti elettronici, tecnologici, ottici e medicali destinati ai mer-
cati retail), che fa affidamento su di un sistema di trasporti e in generale di logi-
stica di notoria efficienza e su servizi commerciali e finanziari assai avanzati 21.
Handoyo v Tjong Very Sumito [2013] 4 SLR 308 – sebbene la decisione non abbia avuto la
possibilità per ragioni temporali di confrontarsi con il nuovo orientamento di Prest. Per
un’analisi nel post Prest, cfr. YEO-YEO, Revisiting the Alter Ego Exception in Corporate Veil
Piercing, in Sing. Ac Law Jour., 2015, 27, p. 177 ss.
20
“This is not, however, to say that courts should be given carte blanche to pierce the cor-
porate veil. Rather, their exercise of discretion has to be exercised in a principled manner.
Thus, it is trite that the mere facts of control and ownership are not sufficient reasons for
piercing the veil. Nor can it be pierced simply because it is in the interests of justice to do so.
What is needed is proof that the controller has exercised its control over a company to perpe-
trate or conceal wrongdoing, and for this purpose it is necessary to demonstrate a substantive
link between the wrongdoing and the company’s involvement”. Così, LEE, op. cit. pp. 10-11.
21
Per un quadro attuale della struttura economica di Singapore cfr., ex multis, CHEN-SHAO,
Trade policies for a small open economy: the case of Singapore, in The World Economy, Vol.
40, 2017, 11, p. 2500.
22
È interessante rilevare, peraltro, come il SIC abbia avviato e condotto un’apposita consul-
tazione pubblica circa le proposte di revisione del Code, mettendo a disposizione degli opera-
tori, a partire dal 6 luglio 2015, un consultation paper.
23
WAN, Legal transplantation of UK-style takeover regulation in Singapore, SMU Law Re-
search Paper n. 1, 2017.
6. Riflessioni a margine
I pur brevi cenni introduttivi fin qui effettuati – a mo’ di variazioni su temi
selezionati – segnalano come gli ordinamenti dei Paesi dell’ASEAN, anche a
fronte delle tradizionali aperture commerciali o dell’ascrivibilità a sistemi di
common law in taluni casi, conservino o stiano talvolta finanche guadagnando
una dose di originalità che reclama una precipua attenzione da parte del giuri-
sta. Essi sfuggono così all’applicazione di semplici schemi nell’indagine com-
paratistica e restituiscono elementi di non secondaria importanza anche nella
ricostruzione delle più moderne tendenze.
In tal senso – al pari peraltro di quanto la comparazione stessa fa di sovente
registrare – le differenze più significative, di là da talune specifiche ed eviden-
ti peculiarità, si annidano laddove prima facie le suggestioni della circolazione
di uno strumento lascerebbero presupporre una più stringente somiglianza;
mentre, per contro, un raffronto sostanziale di disposizioni contenute in prov-
vedimenti che richiamano alla mente logiche protezionistiche, concessorie o
finanche antiche resistenze anti o post colonialistiche disvela una distanza in-
feriore alle attese, o comunque riconducibile a principi non del tutto alieni agli
ordinamenti occidentali.
Il dibattito che gli spunti in questione e gli incontri di studio intendono sol-
lecitare è così in grado non solo di fornire un qualche primo orientamento tan-
to all’approfondimento in materia quanto all’investimento stesso nell’area, ma
anche di favorire l’integrazione dell’indagine su questi ordinamenti affatto
marginali nella più ampia ricostruzione comparatistica della materia.
24
Per cogliere le differenze tra i due principali takeover regimes dell’universo anglosassone
può risultare efficace il rinvio, tra gli altri, a ARMOUR-SKEEL, Who Writes the Rules for Hostile
Takeovers, and Why?—The Peculiar Divergence of U.S and U.K Takeover Regulation, in
GEO. Law Jour., 2007, 95, p. 1727.
ABSTRACT
L’intervento concerne, nella prospettiva di un confronto con i sistemi dei Paesi
del Far East, le s.r.l. che offrono al pubblico le loro quote, in particolare tramite il
crowdfunding e l’arbitrato delle Corte Arbitrali.
PAROLE CHIAVE: s.r.l. – crowdfunding – arbitrato
The speech, made with a view to comparing the Italian system with the systems
of Far East countries, focuses on the possibilities of financing the Italian “S.r.l.”s that
offer their shares to the public by means of crowdfunding and on arbitrations.
KEYWORDS: limited liability companies – crowfunding – arbitration.
*
Intervento in occasione del Convegno su “Le opportunità del Far East fra differenze e si-
militudini con il sistema Italia”, tenuto a Roma presso la Link Campus University il 27 ottobre
2017.
**
Professore Ordinario f.r. di Diritto Commerciale presso l’Università degli Studi di Torino –
Professore Straordinario di Diritto Commerciale presso la Link Campus di Roma.
1. Premessa
2. La s.r.l. aperta
Le s.r.l. qualificabili come P.M.I., ai sensi di un recente decreto legge del-
l’aprile 2017 (24 aprile 2017, n. 50, convertito nella legge 21 giugno 2017, n.
3. Il crowdufunding
3.1. – L’Italia nel 2012 – primo Paese in Europa – ha introdotto una comples-
sa e analitica disciplina del crowdfunding, in parte contenuta nel Testo Unico
della Finanza (T.U.F.), in parte in un successivo Regolamento Consob (emanato
4. L’arbitrato amministrato
ABSTRACT
La Cina e l’India, il dragone e l’elefante, sono due realtà con qualche aspetto in
comune ma profondamente differenti. L’Autore, dopo aver illustrato i principali fatti
storici della crescita economica di Cina ed India, analizza il diverso livello di sviluppo
di Cina ed India e le future prospettive di crescita.
PAROLE CHIAVE: Cina – India – sviluppo economico – PIL – demografia.
China and India, the dragon and the elephant, two gigantic realities with something
in common but yet a world apart. Two once sleeping giants, now bound to rule the
world within the next decades. Over two billion people with literally hundreds of lan-
guages and dialects, different religions, customs and traditions, all combined into a
heterogeneous melting pot.
China and India face very different challenge in the quest to become the next world
powerhouse. In this article, The Author briefly analyzes all the major obstacles the
leaders of these two countries shall overcome in the next years. The opportunities but
and also the threats that could undermine their ambitious plan to emerge as world
leading countries.
KEYWORDS: China – India – economic development – GDP – demographics.
*
Intervento in occasione del Convegno su “Le opportunità del Far East fra differenze e si-
militudini con il sistema Italia”, tenuto a Roma presso la Link Campus University il 27 ottobre
2017.
**
Managing partner e fondatore di AdvisingAsia.
Fino a qualche tempo fa, parlando di Asia il pensiero correva per primo al-
la Cina e solo più recentemente all’India. Due power house economiche mon-
diali già durante il diciannovesimo secolo, che hanno attraversato nel corso
degli ultimi duecento anni profonde trasformazioni e nel caso della Cina san-
guinose rivoluzioni e guerre civili.
Oggi questi due giganti sono tornati nuovamente ad affacciarsi nell’arena
geopolitica mondiale, questa volta però entrambe con un ruolo da assolute
protagoniste.
India e Cina con i loro impressionanti dati numerici rappresentano ormai
nell’immaginario collettivo sinonimo di sviluppo economico, con tassi di cre-
scita senza precedenti almeno a partire dall’anno 2000.
Fabbriche senza fine, distese di nuovi complessi residenziali, infrastrutture
avveniristiche costituiscono solo parte di questo corollario, ma soprattutto un
enorme mercato formato da oltre 2 miliardi di persone delle quali alcune cen-
tinaia di milioni in grado di poter godere di un potere di spesa equivalente a
quello dei più ricchi paesi occidentali.
Non ci possiamo affatto stupire quindi, se specialmente nel caso della Cina,
dopo la sua adesione al WTO nel 2001, entrambi i paesi siano diventati impor-
tanti, fondamentali nella politica di espansione delle principali multinazionali
americane ed europee.
La legge dei grandi numeri imponeva di dover essere presenti. Piccole per-
centuali di mercato in India o Cina rappresentavano potenzialmente in valore
assoluto valori enormi che non potevano essere ignorate ulteriormente.
Iniziava cosi, a partire dagli anni duemila una vera e propria corsa ad acca-
parrarsi mercati che promettevano sulla carta grandi risultati, ma che al con-
tempo, necessitavano di investimenti altrettanto importanti.
Vi era poi anche il problema per le multinazionali di poter inviare manager
preparati e pronti ad un impatto non certo facile sia dal punto di vista culturale
che lavorativo.
Laddove il reddito medio in Cina e India rimane basso, la loro impressio-
nante crescita economica e l’enorme popolazione le ha rese due potenze mon-
2. Il Dragone cinese
Fin dagli inizi della riforma economica cinese lanciata da Deng Xiaoping
nel 1978, la Cina è passata da un sistema economico chiuso e centralizzato ad
una economia di mercato. Le riforme sono cominciate con lo smantellamento
del sistema delle comuni nelle campagne, passando poi alla liberalizzazione
dei prezzi, alla decentralizzazione fiscale, ad una maggiore autonomia delle
imprese statali, allo sviluppo del settore privato, allo sviluppo di un mercato
finanziario e ad un moderno sistema bancario, fino all’apertura al commercio
con l’estero e agli Investimenti Diretti Esteri (IDE).
Nel 2010 la Cina è diventato il principale esportatore di beni di prima ne-
cessità e ha sorpassato il Giappone in termini di prodotto interno lordo (PIL).
La ristrutturazione dell’economia cinese ha decuplicato il PIL a partire dal
1978.
Misurato in termini di parità di potere d’acquisto (PPA), con 10 trilioni di
dollari, la Cina è divenuta la prima economia al mondo, sorpassando gli Stati
Uniti per la prima volta nella storia.
Tuttavia il reddito pro capite dei cittadini cinesi rimane al di sotto della me-
dia mondiale. Inoltre il governo cinese ha davanti a se numerose e ardue sfide,
tra cui:
▪ Problema demografico. Paradossalmente, i cinesi diventeranno vecchi
prima di diventare ricchi. Situazione accentuata anche dalle politiche demo-
grafiche in atto dal 1979 relative al “figlio unico”.
▪ Ridurre il considerevole tasso di risparmio delle famiglie e promuovere il
consumo interno. L’innata elevata propensione al risparmi da parte delle fami-
glie può diventare un limite per quanto riguarda l’incremento dei consumi.
▪ Riforma del sistema finanziario. Oltre il 95% delle banche cinesi sono di
proprietà statale. Grande punto oscuro sul sistema finanziario, specialmente ri-
ferito ad ingenti investimenti non sempre trasparenti.
▪ Gestione dell’eccesso di capacità produttiva.
3. L’Elefante Indiano
L’India negli ultimi dieci anni sta attraversando una fase di profonda tra-
sformazione e crescita che e’ andata ad impattare praticamente ogni aspetto
della vita economico sociale del paese
La crescita economica dell’India è cominciata a seguito della sua indipen-
denza dall’Impero Britannico nel 1947, e ha accelerato notevolmente dopo l’i-
naugurazione delle riforme politiche promosse da Nehru negli anni Ottanta.
Le riforme si sono concentrate su tre aspetti principali: incoraggiare l’importa-
zione di beni e prodotti, una leggera riduzione del controllo sull’industria da
parte dello stato, e un’iniziale riforma del sistema di tassazione.
L’India solo ora si sta lentamente avviandosi a diventare un’economia di
mercato, avviando dalla seconda metà degli anni 1980 e segnatamente dal
1991, un profondo processo di liberalizzazione e de-regolazione dell’econo-
mia, mantenendo sul piano politico le sue caratteristiche di paese democratico
e, per diversi aspetti, decentralizzato.
Negli anni Novanta, il governo ha promosso misure di liberalizzazione
economica, tra cui deregolamentazioni del settore industriale, la privatizzazio-
ne delle principali aziende statali (SOEs), e una riduzione dei controlli sul
commercio e gli investimenti diretti esteri. Queste politiche hanno permesso
all’India di raggiungere una crescita annuale del 7% annuo dal 1997 al 2011.
Quasi metà della forza lavoro è impiegata nel settore agricolo, ma la vera e
propria asse portante della crescita economica indiana è il settore dei servizi.
Nel 2011, l’economia indiana ha rallentato a causa degli alti tassi di interesse,
di una inflazione in crescita, e del pessimismo degli investitoti in merito alla
volontà del governo centrale nel promuovere una maggiore liberalizzazione
economica.
Tuttavia, a partire dal 2012, l’economia indiana ha ripreso a crescere grazie
Dopo avere brevemente discusso i principali fatti storici che hanno portato
Cina ed India a vivere una così eccezionale crescita economica, e ad aver deli-
neato le sfide che i due paesi dovranno affrontare in futuro, la seconda parte è
dedicata ad un’analisi più approfondita del diverso livello di sviluppo di Cina ed
India così da comprendere i motivi per cui le differenze tra i due paesi sono così
profonde e non colmabili nel breve periodo. Verranno così analizzati il tasso di
crescita del PIL, le infrastrutture, il livello di IDE attratti, il volume totale di im-
portazioni ed esportazioni, così come il tasso di risparmio nazionale.
Negli anni Cinquanta le economie nazionali di Cina ed India erano allo
stesso livello. L’economia indiana nello stesso periodo fece registrare perfor-
mance migliori sia in termini di prodotto nazionale lordo (PNL) sia di PNL
pro capite. Tuttavia, a seguito dell’apertura agli investimenti esteri a seguito
delle riforme promosse durante gli anni Settanta, l’economia cinese ha fatto
registrare enormi progressi e ha superato quella indiana sotto ogni punto di vi-
sta ed analisi.
Questi risultati straordinari sono stati rinominati come il “miracolo cinese”.
Lo sviluppo della industria manifatturiera ha trasformato la Cina nella “fabbri-
ca del mondo” e ha creato una sostrato industriale sostenibile nel lungo perio-
do. Nel 2015 gli investimenti diretti esteri (IDE) in Cina ammontavano a
1.723 trilioni di USD, mentre in India il numero di IDE è decisamente minore,
pari a 297.1 miliardi di USD.
Avendo avuto la fortuna di aver vissuto e lavorato come manager per mul-
tinazionali complessivamente per quattro anni in questi due straordinari paesi,
cercherò di tracciare in breve le principali caratteristiche, specialmente viste
da un profilo imprenditoriale rapportato alla possibilità di business in special
modo per le piccole e medie imprese italiane.
Come già accennato in precedenza, la vastità territoriale e l’impressionante
impatto demografico di questi due paesi, con i loro giganteschi mercati, impo-
ne una pianificazione importante e dettagliata da parte delle aziende che desi-
derano vendere i propri prodotti o meglio ancora produrre in loco per il merca-
to interno.
Uno dei principali fattori per poter avere successo in questi due paesi è la
possibilità’ di implementare una efficiente rete di distribuzione, capillare, bene
organizzata ed in grado di raggiungere i consumatori anche negli angoli più
remoti del paese. Non basta quindi produrre in loco, ma diventa fondamentale
altresì assicurarsi che i propri prodotti vengano efficacemente distribuiti man-
tenendo una dignitosa marginalità.
Molte aziende occidentali che hanno investito in Cina dal punto di vista
produttivo, hanno però sottovalutato l’importanza e la complessità del sistema
distributivo cinese, finendo per sacrificare (dumping) le proprie marginalità
fino a rendere nel tempo completamente improduttivo l’investimento.
Anche in India osserviamo la medesima problematica, ulteriormente peg-
giorata da una burocrazia che spesso rende virtualmente impossibile operare
per le aziende straniere.
Ritengo che potesse sicuramente aver senso investire in Cina fino al 2008
(crisi finanziaria). Ora come ora invece, solamente grandi gruppi grazie ad in-
vestimenti massicci saranno effettivamente in grado di trarne un reale benefi-
cio.
Oggi Cina ed India non necessitano più come in passato dell’apporto di ca-
pitali stranieri ed anche dal punto di vista tecnologico, sono ormai entrambe in
grado di “comprarsi” aziende occidentali acquisendo di fatto know how laddo-
ve fosse necessario. Ricordiamo che negli ultimi anni, molte aziende anche di
dimensioni ragguardevoli e ricche di tecnologie sono state acquistate da a-
ziende cinesi o indiane.
Solo per citarne alcune, le aziende cinesi hanno acquisito: Motorola, Volvo
(divisione auto), GE (General Electric divisione appliancies), Club Med (turi-
smo), Hoover aspirapolveri, Inter Milan, Milan FC, Aston Villa, MG auto
(SAIC), Cerruti, Pirelli (tyres).
Aziende indiane hanno acquisito: Tata con (Jaguar e Land Rover), KTM
(Bajaj), Corus (Tata), Imperial Energy Corp (UK), Minnesota Steel, Pininfari-
na (Mahindra).
È per questo che ritengo che dopo Cina ed India, le opportunità di investi-
mento possano essere migliori nei paesi del sud est asiatico e più precisamente
nella regione ASEAN che analizzeremo in dettaglio nel prossimo articolo.
Bibliografia
DOUGHERT S.-VALLI V., Comparing China and India: an Introduction, The Euro-
pean Journal of Comparative Economics, Vol. 6 (1).
JACQUES M., When China Rules the World, Penguin Books; 2nd edition.
LIN Y.-ZHOU W. (eds.), BRICS’s Development Report. Social Sciences, Academic
Press.
ZHOU W., Comparing the Economic Growth of China and India, World Review of
Political Economy.
ABSTRACT
Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dell’ASEAN, Associazione delle
Nazioni del Sud-Est Asiatico, che si occupa di migliorare la cooperazione e lo sviluppo
economico dei dieci paesi membri siti nel Sud-Est asiatico. L’Autore analizza la storia
dell’ASEAN e i suoi obiettivi futuri.
PAROLE CHIAVE: ASEAN – organizzazione – cooperazione infraregionale – investimenti
diretti esteri – centralità – sistema politico – sviluppo economico.
This year marks the 50th anniversary of ASEAN, an intergovernmental association
which helped build cooperation and boost economic growth of its ten-member coun-
tries. The origin of ASEAN was deeply connected to the settlement of territorial dis-
putes among its future member states and the aim to play a major role in the global
politics.
*
Intervento in occasione del Convegno su "Le opportunità del Far East fra differenze e si-
militudini con il sistema Italia", tenuto a Roma presso la Link Campus University il 27 ottobre
2017. Vorrei dedicare il testo della mia relazione alla memoria del dott. Surin Pitsuwan, ex Se-
gretario Generale dell’ASEAN, recentemente scomparso in Bangkok (Thailandia).
**
Avvocato associato ad AdvisingAsia – Professore di Business Law e Venture Manage-
ment presso la Shinawatra International University (www.siu.ac.th).
1
È possibile leggere le statistiche relative alla popolazione malese al seguente link: https://
www.indexmundi.com/malaysia/demographics_profile.html.
3. La creazione dell’ASEAN 5
2
V.in tema M. ABDUL KHALID, The Colour of Inequality. Ethnicity, Class, Income and
Wealth in Malaysia, MPH Publishing, Kuala Lumpur, 2016.
3
R. KUOK, Chinese – the most amazing economic ants on earth: the Robert Kuok memoirs,
in South China Morning Post, 26 novembre 2017 (http://www.scmp.com/week-asia/opinion/
article/2121085/chinese-most-amazing-economic-ants-earth-robert-kuok-memoirs).
4
V. per esempio: https://www.forbes.com/thailand-billionaires/list/; https://www.forbes.com/
malaysia-billionaires/list/; https://www.forbes.com/indonesia-billionaires/list/.
5
Per una breve introduzione sulla storia dell’ASEAN, si rimanda a THANAT KHOMAN,
ASEAN Conception and Evolution, in the ASEAN Reader, Institute of Southeast Asian Studies,
Singapore, 1992 e S. RAJARATNAM, ASEAN: The Way Ahead, in The ASEAN Reader, Institute of
Southeast Asian Studies, Singapore, 1992. Inoltre, in tema di AEC, cfr. M. PLUMMER-C. SIOW
YUE, Realizing the ASEAN Economic Community. A Comprehensive Assessment, ISEAS, Singa-
pore, 2009
6
Philippines v. China (PCA case number 2013–19), conosciuto anche come South China
Sea Arbitration, è un caso di arbitrato internazionale a seguito di ricorso della Repubblica delle
Filippine contro la Repubblica popolare cinese, ai sensi dell’Annex VII della United Nations
Convention on the Law of the Sea (UNCLOS). Gli atti dell’arbitrato possono essere reperiti al
seguente link: https://pcacases.com/web/view/7. Per un’introduzione sul caso v. TED L. MC
DORMAN, South China Sea Arbitration, 26 novembre 2016, in https://www.asil.org/insights/
volume/20/issue/17/south-china-sea-arbitration.
7
V. P. Sapbaitoon, Growth ‘vital for Asean success’. Singapore’s Goh calls for strong lea-
dership, 17 novembre 2017, Bangkok Post, in https://www.bangkokpost.com/news/general/
1361747/.
8
LEE YINGHUI, A South China Sea Code of Conduct: Is Real Progress Possible?, 18 no-
vembre 2017, in https://thediplomat.com/2017/11/a-south-china-sea-code-of-conduct-is-real-
progress-possible/.
9
Il Bangkok Post, fondato nel 1946.
10
Con profondo rammarico e cordoglio, ho appreso della scomparsa del dott. Surin Pitsu-
wan in sede di revisione di questo articolo. Il dott. Pitsuwan è stato colto da un malore fatale in
data 29 novembre 2017, in Bangkok.
*
Nella rubrica confluiscono le segnalazioni pubblicate sul sito della Rivista www.nuovo
dirittodellesocieta.it ove sono disponibili anche i link ai documenti integrali relativi alle notizie
riportate.
NORMATIVA
Assonime
Carenze del verbale assembleare – L’Assonime ha diffuso un approfondimento
sulle «Carenze del verbale assembleare e annullabilità della deliberazione», esa-
minate nel Caso n. 12/2017, nel quale sono state analizzate le statuizioni della
Cassazione in punto di annullabilità della delibera assembleare di approvazione
del bilancio d’esercizio per carenza informativa del relativo verbale sull’identità
dei soci presenti (Cass. 12 gennaio 2017, n. 603).
Il Caso n. 12/2017, reso noto il 30 ottobre 2017, è reperibile sul sito
www.assonime.it.
Chiusura del mercato regolamentato SeDeX – Con l’avviso n. 21822 del 20 no-
vembre 2017, Borsa Italiana ha precisato che, al termine della seduta del 24 no-
vembre 2017, avverrà la chiusura del mercato regolamentato SeDeX, con apertu-
ra, dal 27 novembre 2017, del sistema multilaterale di negoziazione SeDeX, in
attuazione delle modifiche al Regolamento dei mercati da questa organizzati e
gestiti, nonché alle relative Istruzioni, derivanti dall’adeguamento alle disposi-
zioni della Direttiva 2014/65/UE del 15 maggio 2014 (MiFID II).
L’avviso n. 21822 del 20 novembre 2017 è reperibile sul sito www.borsaitaliana.it.
Cndcec
Riforma del Terzo settore – Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e
degli esperti contabili ha emanato una Circolare sul tema «Riforma del Terzo set-
tore: elementi professionali», nella quale sono illustrate «diverse questioni e pro-
blematiche regolate dai Decreti attuativi della Legge delega di riforma del Terzo
settore», con il fine – puntualizzato in premessa – di «promuovere e arricchire il
confronto sull’analisi dei testi di legge, confronto prodromico ed essenziale anche
per sviluppare un dibattito ampio e qualificato sull’adozione di norme che pre-
sentano – come è normale sia per riforme di tale portata – ancora problematiche
o dubbi applicativi».
Tra i diversi profili affrontati nel documento, figurano la rendicontazione degli
enti del Terzo settore (cd. ETS); aspetti civilistici (quali il contenuto dell’atto co-
stitutivo e la governance); il Registro unico nazionale del Terzo settore; l’impresa
sociale e le operazioni straordinarie.
La Circolare, diffusa il 10 novembre 2017, è disponibile sul sito www.cndcec.it.
Consob
Whistleblowing – Dal 9 novembre sino al 24 novembre 2017, la Consob ha posto
in consultazione le «Modifiche ai Regolamenti n. 16190 del 29 ottobre 2007 (In-
termediari), n. 16191 del 29 ottobre 2007 (Mercati) e n. 18592 del 26 giugno
2013 (Raccolta di capitali di rischio tramite portali on-line), in attuazione dell’art.
4-undecies, del Decreto legislativo n. 58 del 1998 sui sistemi interni di segnala-
zione delle violazioni», così come risultante all’esito del recepimento – nel nostro
ordinamento – della Direttiva 2014/65/UE del 15 maggio 2014 (MiFID II), ad ope-
ra del D.Lgs. 3 agosto 2017, n. 129.
L’esercizio della competenza regolamentare della Consob riguarda le società di
consulenza finanziaria, i gestori del mercato, i fornitori di servizi di comunicazio-
ne dati ed i gestori di portali di equity crowdfunding diversi dai gestori di diritto.
Il testo in consultazione è reperibile sul sito www.consob.it.
GIURISPRUDENZA
NORMATIVA
L’Agenzia chiarisce lo Split payment – Con la circolare 27/E del 7 novembre 2017
l’Agenzia delle entrate fornisce chiarimenti sulla disciplina Iva della scissione dei
pagamenti (split payment) applicabile dal 1° luglio 2017.
Il documento di prassi analizza puntualmente la disciplina analizzandone i requi-
siti e specificando gli adempimenti che devono essere effettuati dai soggetti
coinvolti.
Giurisprudenza
La dichiarazione integrativa non sana le omissioni dei costi black list – La Corte
di cassazione, con l’ordinanza n. 22901 del 29 settembre 2017, accogliendo il ri-
corso dell’Agenzia delle entrate, statuisce che l’omessa indicazione nella dichia-
razione dei redditi dei costi relativi alle operazioni intercorse con imprese localiz-
zate in Paesi black list non può essere sanata da una dichiarazione integrativa
presentata dopo la contestazione della violazione o dopo l’avvio di operazioni di
verifica nei confronti del contribuente.
Consorzi, Iva a carico delle imprese associate – La Corte di cassazione con ordi-
nanza n. 24102 del 13 ottobre 2017, ha affermato il principio di diritto secondo
cui le società consorziate pagano sempre l’Iva sulle operazioni e sulle consulenze
poste in essere dal consorzio, in quanto è obbligatorio il ribaltamento dei costi
sulle partecipanti.