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aggressivi e videogiochi
violenti
Dai risultati della ricerca si evince una 2) L'influenza sul sé si manifesta solo
maggiore associazione tra sé e nei casi in cui l'individuo ha un ruolo
aggressività nei partecipanti che attivo, come nei videogiochi, o anche
avevano giocato con il videogioco
se ne è solo spettatore?
violento (Doom), rispetto a chi era nella
condizione di videogioco non violento.
3) Questi effetti registrati sul sé sono
meramente transitori o nel lungo
termine la fruizione di videogiochi di
A questo punto sorgono varie domande: questo tipo può lasciare tracce stabili
nelle persone?
1) Questo cambiamento nel sé può fare
da mediatore dell'effetto che i
media violenti esercitano sull
aggressività degli individui?
Parallelo con "The public's view of the impact of the mass media:
A test of the ‘third person’ effect", Innes e Zeitz, 1988
In questo studio del 1988 si cerca di testare l'ipotesi di Davidson dell'83, secondo cui è presente un
pervasivo "third person effect" tra le persone, che le porta a considerare i mass media molto più
influenti sugli altri che su sé stessi. Questa ricerca evidenzia come le persone neghino di essere
influenzate dai mezzi di comunicazione di massa, ma comunque credano che essi possano avere un
impatto sulla società.
A questo punto potremmo essere portati a pensare che la convinzione della nostra autonomia di
pensiero sia in realtà frutto di processi di negazione legati al desiderio di non sentirsi influenzabili. Se
questa convinzione fosse provata potremmo ricondurre, almeno in parte, la mancanza di effetti che
abbiamo notato nello studio sui videogiochi, sull'autodescrizione esplicita tramite questionario.
Conclusione
Tutto ciò porta alla conclusione che la misura IAT sia sufficientemente sensibile per poter catturare anche
variazioni contestuali, e non solo gli atteggiamenti stabili delle persone, è quindi opportuno impiegare tale
strumento per verificare l'efficacia di interventi di cambiamento.
Come fatto da:
- Rudman, Ashmore e Gary [2001]: rilevando effetti di seminari finalizzati alla riduzione del pregiudizio
all'interno delle scuole.
- Teachman e Woody, [2003]: i quali estesero tale logica alla verifica dell'efficacia di trattamenti clinici come
terapie di de-sensibilizzazione per pazienti fobici