Sei sulla pagina 1di 7

lOMoARcPSD|4631521

La condizione dei migranti nell'ambito lavorativo

Sociologia Delle Migrazioni E Delle Relazioni Interculturali (Università Ca' Foscari


Venezia)

StuDocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo.


Scaricato da Manana Mkhinini (many2012@hotmail.it)
lOMoARcPSD|4631521

L’AMBITO LAVORATIVO

Gli immigrati, sono prevalentemente dei lavoratori; tanto che, quando non lo sono, vengono considerati
uno scandalo sociale (per il comune pensare italiano, essi sono solo mera forza lavoro).

 Caratteri inserimento lavorativo 2000


 Condizione attuale.

I caratteri di inserimento lavorativo negli anni ’80 – ‘90

Negli anni ‘80 – ’90, l’aspetto lavorativo prevedeva l’inserimento degli immigrati in lavori e mansioni
considerati i peggiori della fascia secondaria del mercato del lavoro. Essi quindi svolgevano lavori poco
qualificanti con forte intensità lavorativa (“labour intensive”) e ad alto grado di sommerso, facendo ad
esempio, i braccianti stagionali in agricoltura, i camerieri, i portinai o facchini, i manovali o carpentieri nei
cantieri edili...ecc.

L’agricoltura è stata ed è ancora un’importante settore di “arrivo”, di primo inserimento lavorativo per tali
persone; nonché un settore di transito, spostandosi quindi ai settori industriale e/o terziario. Tutto ciò ha
servito a consolidare un modello occupazionale basato sull’occupazione precaria, irregolare, poco pagata e
con poche garanzie; mettendo con le spalle al muro l’occupazione femminile locale.

Questo ha fatto sì che in alcuni “istituti” che erano presenti nell’agricoltura, soprattutto in quella
meridionale come il caporalato (intermediazione illecita di manodopera), si sia accentuata la presenza di
lavoratori stranieri e questa forma economica si è sempre più consolidata nel nostro Paese fino ai giorni
nostri. I Settori come: agricoltura, edilizia, industria e turismo a bassa qualificazione, sono per definizione
caratterizzati da intensità di lavoro e dall’ economia sommersa (lavori malpagati, a bassa qualifica,
pericolosi, nocivi e pesanti).

Dagli anni ‘80 fino agli anni del 2000, c’è stato un impiego massiccio in tali settori in queste condizioni e si è
strutturato sempre più il passaggio dall’agricoltura ad altri settori lavorativi. Tale passaggio è sempre stato
caratterizzato dallo sviluppo del lavoro nero e dalla clandestinità.

Negli anni ‘90 e 2000 si verifica poi una dinamica particolare: un repentino e sistematico passaggio dal
settore agricolo a quello industriale e un passaggio dal lavoro irregolare a quello regolare. Vi è stato un
passaggio lavoro ambulante nelle spiagge e in agricoltura a quello delle fabbriche, con delle implicazioni
importanti: si entra in possesso di un contratto di lavoro, si riceve un salario migliore, migliorano le
condizioni abitative…ecc.

Tuttavia questo inserimento nel settore industriale avviene sempre nelle mansioni poco qualificate e si
determinano delle forme di concentrazione in alcuni ambiti specifici – processo di razializzazione del
mercato del lavoro – dualismo del mercato del lavoro: non uniforme e stratificato con divisione sessuale del
lavoro sociale, differenza tra lavori a tempo indeterminato e lavori precari, dualismo legato alla nazionalità
(oggi l’80 % dei lavoratori immigrati impiegati come operai rispetto al 30%). Canalizzazione dei lavoratori
immigrati in certe qualifiche e settori, nonostante un miglioramento in alcuni ambiti. Meno ricattabili, meno
disponibili.

Negli ultimi anni è ulteriormente cresciuta la partecipazione degli immigrati nell’ambito del lavoro che
producono beni e servizi pari al 10% del PIL nazionale. Si verifica fenomeno di ulteriore omogeneità e di
inserimento nei settori d’impiego, migliorano le carriere, ma allo stesso tempo si consolida la canalizzazione
nei lavori peggiori.

Es: lavoro delle donne immigrate

Scaricato da Manana Mkhinini (many2012@hotmail.it)


lOMoARcPSD|4631521

Il lavoro degli immigrati oggi: la maggior parte dei lavoratori imm è occupata nei segmenti più bassi del
mercato del lavoro in mansioni di operaio generico, manovale, aiuto cuoco, cameriere, bracciante agricolo,
addetto alle pulizie, collaboratore domestico, assistente familiare. L’87% risale a tale fascia, in rapporto al
35% dei lavoratori nazionali. Il settore dei servizi è quello a maggior flusso: alberghiero, delle pulizie…

Questo tipo di canalizzazione in tali mansioni si deve a 3 tipi di meccanismi:

1. Meccanismo della selezione:


2. Specializzazione:
3. Concentrazione:

Il mercato del lavoro è strutturato mediante una gerarchia di specializzazioni – essi svolgono il lavoro che il
mercato è disposto ad assicurare loro. Discriminazione statistica: Es: piccola azienda di scarpe che per
diverse ragioni assumono dei lavoratori ….Segmentazione razziale del mercato del lavoro.

Essi sono soggetti a un forte sotto - inquadramento (si verifica quando c’è lo svolgimento di un lavoro che
ha una qualificazione …..) che dura + a lungo rispetto ai lavoratori nazionali, 2 tipi:

1. S. professionale:
2. S. occupazionale:

Il livello di sotto - inquadramento professionale interessa soprattutto i giovani, il 41% degli immigrati
rispetto al 20% dei lavoratori nazionali. Si aggiunge poi il sotto - inquadramento occupazionale, quando si
ha un contratto di lavoro corrispondente ad un livello inferiore rispetto ai compiti effettivamente svolti.
Fenomeno ampio tra gli immigrati che ha risvolto negativo sui salari.

Il fenomeno della disoccupazione riguarda tutti che si è accentuato dal 2008 in poi con la grande crisi
globale che però differenzia lavoratori stranieri e nazionali. La sotto – occupazione (....) è presente al 12%
negli immigrati, nel 4% nei nazionali. I contratti di lavoro precari sono + corti per gli stranieri e si esce +
difficilmente dalla precarietà. L’entrata nel lavoro e l’uscita: gli stranieri subiscono il meccanismo del “last in
first out”, ovvero: impiegati x ultimi, licenziati per primi”. La disoccupazione comporta che una larga parte
dei lavoratori finisce nel lavoro nero con perdita del permesso del soggiorno (clandestini), oppure un'altra
parte pur di rinnovare il permesso di soggiorno, accettano qualsiasi condizione di lavoro con un contratto
regolare (desalarizzazione, dequalificazione, demansionamento..)

I salari: bassi, inferiori rispetto la media nazionale. Condizioni di lavoro che non migliorano nel tempo, anzi
peggiorano con la crisi; forte presenza in lavori che non presentano possibilità di carriera nella posizione
verticale. La retribuzione netta mensile media del lavoratore straniero nel 2016: 979 euro rispetto a quella
del lavoratore nazionale di 1400 euro. Questo comporta che la larga parte delle famiglie immigrate sono
collocate nelle fasce reddituali + basse insieme a: madri sole, over 50 espulsi dal mercato del lavoro
precocemente, le coppie …

Le famiglie immigrate godono in prevalenza di … redditi da lavoro + redditi di capitale (proprietà di terreni,
casa…) Questo problema dei salari bassi è legato alla mobilità, problema di mobilità verticale
(miglioramento verso l’alto della condizione lavorativa). La larga parte degli immigrati collocati in mansioni
che non danno possibilità di scalare professionalmente verso l’alto.

Le nicchie lavorative hanno una loro specificità che facilità l’inserimento lavorativo – Es: le donne assistenti
filippine – sono delle gabbie “segregazione lavorativa”. Problema di mobilità verticale e problema di
mobilità orizzontale (passaggio da un settore all’altro es: operaio che diventa impiegato in banca).

L’accesso al lavoro è sottoposto a un continuo processo di selezione nazionale: c’è una selezione tra
nazionali e stranieri, ma anche tra gli stessi immigrati. Molto spesso agli immigrati vengono assegnati dei

Scaricato da Manana Mkhinini (many2012@hotmail.it)


lOMoARcPSD|4631521

compiti/ruoli in basi a presunte specificità culturali e religiosi (stereotipi), per cui troviamo lo stesso
processo produttivo etnicizzato.

Il lavoro degli immigrati è caratterizzato da profonde disuguaglianze rispetto alla popolazione maggioritaria
– marginalità sociale.

… Si deve a 3 elementi:

1. Tendenziale dinamica di… europea


2. Destrutturazione dei sistemi di welfare
3. Maggiore presenza delle donne italiane nel mercato del lavoro.

Questo ha comportato una redistribuzione tra lavoratrici europee e lavoratrici straniere provenienti nelle …
si crea una catena globale di lavoro di cura dalle donne italiane a quelle proenienti dai paesi del sud del
mondo.

Lavoro sulla cura del nostro paese: chi sono le ass familiari: sono ca. un milione in italia, molte volte
arrivano sole e per prime, rispetto ai mariti che sono rimasti nel paese d’arrivo a volte disoccupati. L’essere
primo migranti cambia i ruoli perché queste donne sono le “bragwinner” che procacciano il reddito, in
quanto molte volte il marito è nel paese natio. Questo comporta una modifica dei ruoli che può essere un
elemento che fa saltare dei rapporti che erano già in crisi. Per quanto riguarda le donne dell’Eu dell’Est
sono donne colte, che hanno studiato, minimo in possesso del diploma della scuola superiore, che
lavoravano. Migrano per necessità economiche di miglioramento professionale e per sostenere nell’ambito
educativo i figli. Una volta arrivate però subiscono un processo di mobilità discendente da punto di vista
professionale e dal punto di vista salariale. In larga parte occupate almeno nei primi anni nel cosiddetto
lavoro 24 h su 24: implica la convivenza quotidiana forzata con l’assistito e i familiari dell’assistito, lavoro
che coinvolge tutti i soggetti della famiglia. Ciò può creare tensioni e generare delle ambiguità
nell’organizzazione della vita di tutti i soggetti: vivere con la famiglia dell’assistito da una parte è positivo
come l’abbattimento di costi come quello dell’alloggio, ma vi sono delle problematiche come la
segregazione nella casa forzata, il lavoro di cura è indefinito a livello di mansioni e orari. Uscita dalla casa
come interruzione dell’attività lavorativa. Il lavoro domestico non è solo di cura ma anche di servizio. Lo
spazio personale è fortemente compresso e questo si ripercuote sull’esistenza quotidiana, sulla salute
mentale dell’assistente familiare.

Anche le ore di libertà coincidono al riposo dell’assistito e sono dettate dal “datore di lavoro”, comporta il
disconoscimento del lavoro e della persona che presta tale lavoro. Questo rimarca il legame imposto tra
assistente ed assistito e l’informalità del rapporto di lavoro. Dipendenza logistica dal datore di lavoro
(accompagnamento da…a…). Flessibilità del lavoro di cura e scarso riconoscimento sociale. Le relazioni che
vi sono tra i 3 soggetti sono importanti, soprattutto tra assistente e assistito (di solito anziano): per
l’assistito l’assistente è tutto, viceversa l’assistito è l’oggetto di lavoro, essa vive a contatto con la morte
(una volta morto l’assistito, l’assistente è disoccupato) questo è trauma a livello psicologico. Questi 2
soggetti dipendono l’uno dall’altro. Questa relazione tra assistente e assistito è una relazione che si basa
sull’emotività e vicinanza fisica, tanto c’è una distanza linguistica e culturale.

In questa relazione a due, si inserisce un terzo soggetto che è il familiare/datore di lavoro che chiedono
all’assistente un fortissimo investimento emotivo (soldi in cambio di affetto- empatia con l’assistito).

La presenza dei figli: se è una presenza collaborativa questo può alleviare la fatica fisica e psicologica del
lavoro di cura dell’assistente, ma se è l’inverso la situazione si fa critica perché si appesantisce la relazione
assistente – assistito – entrambi hanno bisogno di sostegno perché vivono una situazione esistenziale
emotiva nuova.

Scaricato da Manana Mkhinini (many2012@hotmail.it)


lOMoARcPSD|4631521

La situazione cambia con il passaggio alla collaborazione a ore: è legato al ricongiungimento familiare,
passaggio dal lavoro di cura al lavoro di servizio perché è meno totalizzante. Contro: per rinnovare il
permesso di soggiorno bisogna dimostrare di avere un lavoro continuativo, quindi diventa + complicato; tra
i requisiti del ricongiungimento familiare vi sono dei limiti: (…)

Lezione dell’ 1/03/2018

Lezione del 03/03/2018

Asilo accoglienza e cittadinanza: strumenti, attori, caratteri e obbiettivi.

(Di Marco Omizzolo)

Accoglienza e integrazione sociale e culturale dei migranti: oggi ci confrontiamo con questo tema con
declinazioni sempre diverse (aggressioni, razzismo…), perché viviamo in un “mondo più ristretto”.

1989: crollo del muro di Berlino e fine del regime sovietico →

1974: Il flusso immigratorio in Italia è parti o superiore al flusso emigratorio. Paese con una emigrazione
molto forte in quanto vi era emigrazione non solo in altre regioni, ma anche in altri paesi. Paese anche con
alta immigrazione, ancora non preparato a tutto ciò.

Restringimento del mondo, a causa di alcuni fattori:

 Le primavere arabe dei “giorni nostri”;


 Rivoluzione tecnologica;
 Rivoluzione della mobilità;

La combinazione di questi fattori determina uno stravolgimento dei flussi migratori.

Vi sono 2 categorie:

1. Migrazioni forzate: sfuggono dal proprio paese per dirigersi in un altro, spesso per salvare la propria
vita. (libro “Fuga per la vita”). Essi fuggono da dittature, persecuzioni politiche, da condizioni di
disagio estremo, perché i diritti fondamentali dell’uomo in quel paese vengono negati come nel Sud
Sudan, Eritrea, Libia, Siria.... Vivono in condizioni di alte oppressioni sociali, economiche e politiche.
3 ottobre 2014 Lampedusa, morte di 306 persone ca. a causa dell’affondare della nave, nella quale
la maggior parte di quelle persone erano eritree.
2. Migranti economici: se ne vanno per trovare condizioni economiche migliori per la propria vita.

Vi è anche una messa in discussione di tale distinzione con la Convenzione di Ginevra: vi possono essere
anche migranti ambientali a causa di processi di desertificazione, di deforestazione….

Il fenomeno dei migranti può essere presentato come un problema o come un vantaggio. Gestiamo o
rifiutiamo queste trasformazioni?

Ci si deve concentrare sul sistema di accoglienza: tradizionalmente ce ne sono 2, ma ve ne devono essere


almeno 4 per l’accoglienza; il primo riguarda le politiche internazionali (agire attraverso le chiavi della
politica; processo di Cartun), delocalizzazione dell’accoglienza. La quarta è il rapporto che noi come paese
abbiamo nei confronti dei rifugiati, nel momento in cui escono nel nostro sistema di accoglienza (entrata
nel mercato di lavoro ad esempio).

Scaricato da Manana Mkhinini (many2012@hotmail.it)


lOMoARcPSD|4631521

100 mila persone in Italia vivono uno sfruttamento lavorativo nell’ambito dell’agricoltura e più della metà
sono migranti. Il tema ha orientato il consenso nelle campagne politiche in forme diverse: es. la Brexit,
all’interno della quale vi è una riflessione sull’immigrazione. Diffuso senso di paura in ampi strati della
popolazione. Il nostro sistema di accoglienza, 3 livelli:

 assistenza e soccorso (Centri di Primo Soccorso aperti nelle regioni di sbarco ad esse limitrofe con
assistenza medica)
 prima accoglienza e qualificazione ( Centri di Accoglienza Straordinari)
 Seconda accoglienza (SPRAR).

Ciascuno dei livelli risponde ad una specifica genesi, il carattere emergenziale è fondamentale in quanto
critico (1989 storia di Jeri Maslow: ragazzo sudafricano a cui era stato dato il diniego, è stato ucciso
nell’ambito di una rapina nelle campagne di Villa Viterno). Sistema di accoglienza che presenta delle falle,
soprattutto riguardo ai CAS.

Il sistema di prima accoglienza e soccorso (centri di hotspot): i CPSA sono di grandi dimensioni e svolgono
servizi di assistenza sanitaria e sono di natura governativa, dipendono dal Ministero dell’Interno. La loro
funzione è quella dell’identificazione + qualificazione dei migranti al fine di discriminar i richiedenti asilo dai
migranti economici. A seconda dell’esito di tale distinzione si procede all’invio alle strutture di accoglienza
per richiedenti asilo ovvero alla domanda di “relocation” all’interno delle quote europee, oppure procedere
a provvedimenti di respingimento per ingresso illegale e all’invio di entri CIE (Centri di identificazione ed
espulsione). Punti critici: tali hotspot si configurano come snodo cruciale nel percorso dei migranti.

Art 10 Cost.

Es. Nigeria, il PIL è più alto di tutti i paesi africani, ma vi sono attacchi terroristici e scompenso sociale. Nel
mondo vi sono circa 40 guerre non dichiarate.

Gli HUB (gli EX CARA: Centri di accoglienza per richiedenti asilo selezionati): strutture regionali di grandi
dimensioni dove avviene una prima registrazione della domanda d’asilo e si completano le procedure di
identificazione e gli screening sanitari. Il periodo di permanenza prevista è di 30 giorni. Vi è regolazione
attraverso circolari ministeriali. Da questi HUB i richiedenti asilo vengono inviati sulla base delle quote
provinciali al secondo livello di governance i CAS.

CAS: soli migranti che sono entrati nella procedura di richiesta di protezione internazionale, cioè i
richiedenti asilo. L’accoglienza presso questi centri dura tutta la durata dell’asilo e si interrompe solo
quando al richiedente viene riconosciuta una protezione internazionale da parte dello Stato italiano.
Possono essere strutture di grandi numeri (anche più di 500) o piccoli appartamenti, sul modello dello
SPRAR; i gestori sono selezionati prima su chiamata diretta delle Prefetture con modalità emergenziali e
successivamente attraverso bandi di evidenza pubblica.

Sfruttamento + cattiva accoglienza.

I servizi garantiti: vitto, alloggio, l’insegnamento della lingua italiana…

Critiche: senza un specifico ordinamento giuridico; la variabilità delle gestioni; le modalità di attivazione in
emergenza senza particolari vincoli e regole; esposizione e politiche speculative da parte dei gestori privati
che, unitamente alla frequente assenza di competenze professionali, concentrando grandi numeri di
persone in strutture ricettive spesso inadeguate che lo hanno posto al centro del dibattito mediatico e dei
discorsi pubblici, in taluni casi catalizzando la crescente diffidenza della popolazione autoctona.

Il sistema di seconda accoglienza: lo Sprar (sistema nazionale di accoglienza dei richiedenti asilo e dei
rifugiati): nasce come sistema unico, a partire dalla metà degli anni 90 per iniziativa spontanea di

Scaricato da Manana Mkhinini (many2012@hotmail.it)


lOMoARcPSD|4631521

associazioni e società civili nei confronti delle popolazioni coinvolte nella guerra dei Balcani e dopo
istituzionalizzato con la legge 182 del ….

L’equipe multidisciplinare e l’integrazione della tutela giuridica determinano l’accoglienza sulla persona.

Scaricato da Manana Mkhinini (many2012@hotmail.it)

Potrebbero piacerti anche