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Emigrazioni internazionali contemporanee

Sociologia Delle Migrazioni E Delle Relazioni Interculturali (Università Ca' Foscari


Venezia)

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EMIGRAZIONI INTERNAZIONALI CONTEMPORANE


Fenomeno globale e strutturale, permanente e di lungo periodo (perchè ci sono delle cause di fondo
strutturali che bisogna tenere in considerazione che rende il fenomeno permanente), di crescente
ampiezza, sempre più definitiva → forte radicamento sociale.
Globalizzazione: processo di formazione di un mercato mondiale – migrazioni globali e strutturali.
E’il fenomeno causato dall'intensificazione degli scambi e degli investimenti internazionali su scala
mondiale che, nei decenni tra XX e XXI secolo, sono cresciuti più rapidamente dell'economia
mondiale nel suo complesso, con la conseguenza di una tendenzialmente sempre maggiore
interdipendenza delle economie nazionali, che ha portato anche a interdipendenze sociali, culturali,
politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria, unendo
commercio, le culture, i costumi, il pensiero e beni culturali.
Tra gli aspetti positivi della globalizzazione vanno annoverati la velocità delle comunicazioni e
della circolazione di informazioni, l'opportunità di crescita economica per nazioni a lungo rimaste ai
margini dello sviluppo economico mondiale, la contrazione della distanza spazio-temporale e la
riduzione dei costi per l'utente finale grazie all'incremento della concorrenza su scala planetaria.
Gli aspetti negativi sono il degrado ambientale, il rischio dell'aumento delle disparità sociali, la
perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità nazionale e dell'autonomia delle economie
locali, la diminuzione della privacy.
Ci sono degli elementi che testimoniano tale fatto:
 ricongiungimenti familiari sempre più rapidi e frequenti rispetto al passato
 matrimoni misti = aumento della cittadinanza
 crescita dei permessi di soggiorno di lunga durata
 aumento della popolazione scolastica di origine straniera…
Profondo processo di radicamento sociale degli immigrati (25 milioni) negli ultimi anni,
insediamento stabile e definitivo.
Conseguenza immediata → immigrazione come trasformazione sociale: perché le emigrazioni in
corso oggi in Europa rappresentano una svolta epocale; l’immigrazione tocca tutti gli ambiti della
vita sociale. Siamo abituati a pensare che l’immigrazione sia un fenomeno circoscritto limitato al
lavoro, ma oggi non è più così, tocca anche scuola, salute, spazio pubblico, aspetti legislativi
(interessa “qui” e “là”: ha effetti sulle società di partenza, ma anche sulle società di arrivo). Tutto
ciò lega i paesi di emigrazione con quelli di immigrazione. Per quanto riguarda la società di arrivo,
l’emigrazione li fa diventare paesi: multirazziali, multireligiosi, multiculturali, multietnici….
Oggi questa trasformazione è avvenuta in tempi molto rapidi e che stordisce per la velocità con cui i
contesti locali/geografici sono cambiati → “Global city”
Questo processo di trasformazione avviene nei luoghi di lavoro e fuori. Nel lavoro si incontrano le
attese e le aspettative dei lavoratori provenienti da tutto il mondo (bisogno di emancipazione sociale
per l’immigrato). L’immigrato è un soggetto portatore di bisogni umani e di emancipazione sociale.
Per gli altri luoghi cresce l’interconnessione tra autoctoni e immigrati, stante una maggiore presenza
di scuole e servizi che ha fatto crescere una nuova e più vasta rete sociale, si esalta ciò che
accomuna.
Durkheim “i processi sociali sono duri come i sassi” in quanto vanno avanti anche se non ci
piacciono o non ci interessano. Si trasforma anche la produzione letteraria, cinematografica,

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musicale…Ha trasformato la vita affettiva degli individui, ha trasformato i rapporti di amicizia e


d’amore; cosa impensabile anni prima. Ha trasformato le strutture del conscio e dell’inconscio.
Questa trasformazione sociale è ricca di potenzialità positive: si superano vecchie barriere come le
barriere razziali, tutto ciò però si verifica solo se cade il razzismo. La solidarietà o l’inimicizia tra
popoli è diventata questione centrale.
Vi sono 2 vie possibili:
1. la strada dello scambio paritario (integrazione reciproca non subalterna e non subordinata)
2. la strada della disuguaglianza razziale e dello scontro tra etnie diverse.
LE CAUSE
 Disuguaglianza di sviluppo tra Nazioni del Nord e Sud del mondo e dentro le stesse Nazioni
(storiche e contemporanee): causa più profonda e radicata. Causa che è presente all’interno
del mercato mondiale, che unisce ma gerarchizza (unisce, ma allo stesso tempo è diseguale).
Fa vivere ancora oggi una molteplicità di paesi del sud del mondo in una condizione di
dipendenza dai paesi del nord; questa condizione costringe i paesi periferici a svolgere un
ruolo di fornitori di forza lavoro a buon prezzo per i paesi occidentali e alle loro imprese; sia
in loco con le delocalizzazioni che in altri paesi. *
 Meccanizzazione/industrializzazione dell’agricoltura nel Sud del mondo
 Devastazione ambientale, disastri ecologici, crisi ecologica
 Guerre, guerre civili, conflitti armati
 Crescita delle aspettative delle popolazioni del Sud del mondo
*Colonialismo storico: Per i paesi del nord in quanto dominatori, il colonialismo storico e
industriale ha costituito il principale fattore del processo di accumulazione necessaria per lo
sviluppo industriale. Per i paesi dominati esso ha costituito un fattore di disaccumulazione
(sottosviluppo). Subito dopo ha scaturito la divisione del lavoro che per i paesi sottosviluppati ha
eliminato le stesse possibilità di sviluppo.
Ai tempi del colonialismo → il più grande genocidio della storia per i nativi americani → sono state
eliminate le possibilità di sviluppo per tali nativi.
Il colonialismo storico: Fino alla metà del 600 nel mondo vigeva un relativo equilibrio nello
sviluppo delle diverse parti del mondo, da fine 600 questo equilibrio si spezza e la rottura di questo
equilibrio si deve alle … del colonialismo europeo, ciò fa arretrare alcuni paesi economizzanti.
Questa colonizzazione si deve al fatto che l’Europa si specializza in 2 cose grazie ad una superiorità
tecnologica nell’ambito della navigazione e armamenti:
 Nel connettere i mondi, i 5 continenti → fattore di progresso
 Distruggere i mondi attraverso la superiorità militare soprattutto con i cannoni (fattore di
regressione), distruggere le possibilità di crescita dei paesi sottosviluppati.
Colonialismo come sistema → caratteristiche: espansione europea caratterizzata dalla superiorità
totale degli europei rispetto gli altri popoli + forte connotazione razziale. Sfruttamento di rapina
della terra e della manodopera. Le colonie lavorano per i centri, la madrepatria. Diverse forme di
colonizzazione:
1. Colonizzazione dell’AFRICA: economia schiavista, che serve a legittimare
l’assoggettamento fisico e lo sfruttamento umano → campagna di propaganda x
rappresentare il nero come inferiore come razza umana che prende avvio quando inizia la

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tratta degli schiavi. Prima del 500 i rapporti tra mondo europeo e africano era diverso: vi
erano degli imperi che si trattavano alla pari con maggiore vicinanza e meno ostilità.
Colonizzazione che interessa le coste africane dove si fanno dei porti in funzione della tratta
degli schiavi. Bisognerà aspettare la fine del 700 x assistere la penetrazione europea in
Africa e al controllo militare e politico di tali paesi. Nel 600 prende avvio la prima fase dello
schiavismo (“di pirateria”) messo in atto dai navigatori x completare il carico degli schiavi.
Questa richiesta arriva dalle americhe dove nel frattempo si è costituita una piantagione che
ha bisogno di manodopera (in quanto sterminati i nativi non c’erano lavoratori) → alleanze
tra europei e capi africani: gli europei partecipano alle guerre in cambio degli schiavi.
Viene messa in piedi un’industria, un commercio strutturalizzato.
Gli effetti: una gran parte di uomini di una certa fascia d’età sono stati resi schiavi →
conseguenze dal punto di vista demografico, familiare, culturale…(50 milioni di africani
ca.).
Società africana è fonte di forza lavoro, lavoro forzato in funzione delle madrepatrie. E’ lo
schiavismo che ha creato il razzismo!
2. Colonizzazione dell’America latina: all’annientamento fisico è seguito l’annientamento
della memoria. La conoscenza e la storia di queste popolazioni è stata annientata con
l’annientamento fisico. 3 processi: sterminio in battaglia, decimazione dovuta al lavoro
forzato (rinchiusi nell’encomiendas), diffusione di malattie, processo di legittimazione
dell’olocausto → disumanizzazione degli indios.
Espropriazione delle risorse (oro e argento) + annientamento fisico della popolazione
indigena – processi alla quale partecipano tutte le popolazioni europee. Le società coloniali
non sono come le società europee: altissima percentuale di polarizzazione sociale
(latifondisti) e gli schiavi. Altissimo grado di militarizzazione. Questo tipo di società ha
portato alla nascita di forme politiche particolarmente dure, ovvero alle dittature latino-
americane, dove lo Stato ha ruolo di controllore e oppressore. Sfruttamento e rapina dello
sfruttamento dell’oro e dopo sullo sfruttamento della piantagione. Chi sta peggio sono le
donne native sottoposte al lavoro forzato e alla riproduzione forzata dei lavoratori forzati.
Nel 500 si rompe l’equilibrio tra i continenti e questo dà avvio a un processo cumulativo che
porta ad una disuguaglianza nei gradi di sviluppo. Possiamo individuare nel colonialismo
diverse fasi: mercantile (500-600): di carattere predatorio con espropriazione rapina e
massacri – industriale (paesi europei interessati alle materie prime per le industrie,
assoggettamento politico e economico dei paesi poveri), meccanismo dell’estroversione
(convergersi verso bisogni altrui) questo crea monocultura e sottosviluppo x cause umane
sociali storiche.

Le radici dell’attuale divario tra nord e sud del mondo risalgono ai secoli passati. La caratt del
mercato mondiale è il sistema della divisione internazionale del lavoro, ossia la specializzazione di
alcuni paesi del sud del mondo nel fungere da produttore di materie prime secondo una logica di….
Tra i beni forniti dai paesi del sud del mondo ci sono gli uomini che sono stati specializzati in
quanto paesi resi poveri e dominati. La creazione di un mercato mondiale - fattore x spiegare
l’immigrazione. Migrazioni collegate alla formazione del mercato mondiale del lavoro (dal 600 in
poi). Il colonialismo è strettamente legato alla costituzione del mercato mondiale.

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La disuguaglianza nella speranza di vita, anche la speranza di vita scolastica è diversa nel mondo,
sono i motori permanenti dell’immigrazione. L’Europa nel 1820 era 3 volte più ricca dell’africa, nel
2000 13 volte.
Nel 900 nei paesi del sud del mondo, sulla scia delle lotte anticoloniali è avvenuta la conquista
dell’indipendenza per molti paesi ex-colonizzati; questo ha dato loro la possibilità di avere uno
sviluppo più autonomo, sviluppo non basato sull’estroversione (nazione in funzione dei bisogni
altrui) ma uno sviluppo basato sui propri bisogni interni.
A tutto ciò, si pone un ostacolo:
 Crisi del debito estero: questi paesi una volta terminato il dominio coloniale si sono trovati
in una condizione di debolezza economica, quindi obbligati ad avere sviluppo interno
(scuola, sanità, infrastrutture stradali di comunicazione) – sono andati a chiedere prestiti agli
ex paesi colonizzatori per mettere in piedi un minimo di pubblica amministrazione. Dagli
anni 80 i paesi prestatori hanno aperto l’incasso dei debiti – dalla dipendenza politica alla
dipendenza economica (da colonialismo industriale a finanziario/ termonucleare –
accompagnato dalle guerre della estrema razio).
Meccanismo dei piani di aggiustamento strutturale: nel momento in cui uno stato si indebita
e non riesce a restituire i debiti – avviene ristrutturazione del debito che viene definito dalla
Banca mondiale (in cambio di…demolizione dei sistemi del welfare ovvero scuola, sanità,
privatizzazioni…) queste producono povertà e disuguaglianze di massa. Vista dal sud del
mondo la globalizzazione si presenta come la globalizzazione della povertà.
Vengono imposte misure “draconiane”, delle macro riforme economiche che prevedono
abbattimento salari + stipendi – pochi diritti. Alla base di uno scarto crescente sempre +
forte nella disuguaglianza tra sud e nord.
Nel 1974 la ricchezza del mondo il PIL ammontava a 7,5 migliaia di migliaia di dollari, nel
2014 è 75 (la ricchezza del mondo si è quadruplicata ma questa distribuzione è stata
concentrata nei centri del mondo o nei centri delle periferie del mondo – amplificazione
delle disuguaglianze di sviluppo ( limitata possibilità di sviluppo). Le 30 banche + ricche
detengono il 2/3 di tta la ricchezza del mondo!! Esse ovviamente stanno a NEW YORK E
TOKYO. Il 90 % della ricchezza mondiale è concentrata nel nord del mondo. La grande
parte del debito estero è concentrata nel nord del mondo. Sviluppo diseguale e combinato, è
il motore costante che produce migrazione (forzata).
 Agricoltura asiatica, sudamericana: industrializzazione dell’agricoltura dei paesi del sud del
mondo in senso capitalistico a seguito della progressiva presa di possesso della produzione
agricola e della da parte dei grandi industriale….
L’industrializzazione dell’agricoltura comporta l’espansione delle monocolture: in un paese
si coltiva solo una coltura (es. mais x fare biocarburanti o riso) x la commercializzazione
all’estero (non x i bisogni locali). Il 35% della forza lavoro mondiale sono agricoltori,
espulsi dalla campagna stante i processi di urbanizzazione. Si stringe la morsa
dell’industrializzazione della coltura che li costringe ad abbandonare le terre e a riversarsi
nella città – fenomeno dell’end grabby (accaparramento della terra): fenomeno in corso da
10 anni da quando è esplosa la crisi dei prezzi agricoli nel 2007; accaparramento della terra
attraverso l’acquisto della terra o affitto x 99 anni da parte di: governi stranieri,
multinazionali, o soggetti privati che hanno grandi fondi di finanziamento. Questo comporta
da parte delle pop locali la perdita del controllo e l’accesso delle proprie terre che sono state
cedute (es. acqua). Con queste terre si fa la messa a colture alimentari destinate alla
commercializzazione del mercato mondiale (e non della località) o la messa a produzione x

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biocarburanti. Tutto ciò ricade ad esempio in grandissima parte nei paesi sub-saariani
(Senegal), sud-est asiatico e America latina. Ciò produce povertà di massa – emigrazioni
verso altre regioni o verso il Nord del mondo.
Gli investimenti riguardano la produzione di cibo, es. mais, canna da zucchero x
biocarburanti, il cotone x industrie tessili, arachidi x industrie olearie….e riducendo non
solo le possibilità di lavoro ma anche il fabbisogno alimentare.
La produzione di monocolture e una produzione di monoculture. Tutta la cultura materiale,
del lavoro, della popolazione – vi sono diverse culture rispetto alla produzione di colture nei
diversi paesi!! (Semi del suicidio di Van Dam Shiba – libro)
MOVIMENTI MIGRATORI NN FLUSSI MIGRATORI!
 Questione ambientale: oggi ci troviamo di fronte ad una doppia crisi: sociale ed ecologico-
ambientale. Quest’ultima ha a che fare con le migrazioni: oggi si aggiunge la questione delle
migrazioni provocate da disastri ecologici da devastazioni ambientali che secondo le ultime
stime potrebbero colpire entro il 2050 dai 200 ai… mila persone. Oggi ci sono 7/8 milioni di
ecomigranti/profughi. 2 le cause ambientali: catastrofi naturali (ztsunami, terremoti, eruzioni
vulcaniche, valanghe, cicloni, disastri chimici e nucleari, guerre per controllo materie prime
del territorio, carestie, progetti infrastrutturali di sviluppo come dighe, cambiamenti
climatici come erosione del suolo o deforestazione).
Molto spesso questi fenomeni sono la causa primaria: spesso la povertà o la mancanza di
sicurezza sociale e influenzato dai cambiamenti climatici (dal fatto che la terra non rende +
o per la salinizzazione delle terre…) molte volte i fattori ecologici/ambientali conducono
alla migrazione indiretta. Rispetto alla questione degli ecomigranti-ecoprofughi c’è un tema
giuridico - possibilità di riconoscergli lo statuto di profughi x questioni ambientali (indotti
da cause ambientali).

Crescita delle aspettative delle popolazioni del sud del mondo: aspettative in crescita, condizioni in
discesa.
La questione delle guerre: esse producono un enorme massa di espiantati che sono privati di tutto e
sono alla mercè del mercato, costituiscono una massa enorme della componente dell’esercito di
riserva. In particolare dai primi anni 2000 cambiamento per le guerre – nel 900: moti civili dei
soldati, la guerra assume carattere terroristico, guerra contro le popolazioni e le persone. Negli anni
2000 le guerre si allargano e sono sempre + acute. Molto + intense e aumentano gli effetti distruttivi
su decine di milioni di persone. Dalla guerra in Iraq avviene un processo di allargamento e
acutizzazione dei conflitti. In questa dinamica sempre più globale, per l’EU il peso delle guerre
riveste importanza sempre + forte nella genesi della migrazione. Internazionalizzazione crescente
dei conflitti, le ultime guerre hanno visto coalizioni sempre + forti. Ciò comporta il fatto che nn ci
sia la possibilità di difesa x cui gli effetti sono enormi.
Es. caso iracheno: è stato sotto bombardamento da almeno 25 anni (500 mila bambini morti,
uso dell’uranio impoverito ha contaminato flora e fauna x secoli). Migrazione = tappa
forzata, ma alcuni non se la possono permettere.
Es: Afghanistan (il + alto tasso di mortalità infantile al mondo)
La guerra uccide la speranza di vivere in patria, sbriciola e amputa le famiglie, ha effetti
cronici che vanno al di là della stessa fine della guerra.
Es: Jugoslavia: per via delle guerre civili a cui si sono combinate le guerre nato – alto livello
di profughi (2 milioni e 700 mila tra rifugiati e profughi di cui una larga parte si è trasferita

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in Germania). Caso del Kosovo: sono usciti molti kosovari; nei primi mesi del 2015 sono
partiti 150 mila persone, in buona parte giovani.
E’ cresciuta la componente dei bambini e dei ragazzi e questo complica di molto il lavoro
sociale.

Causa attrattiva: forte richiesta di manodopera a basso prezzo da parte del sistema economico dei
paesi occidentali. Una certa figura di immigrazione: una forte manodopera di disponibilità sociale
che viene richiesta per far fronte a un duplice processo: declinio dell’Europa nella + declinio del
welfare state. All’interno dei capitalismi europei da decenni all’immigrazione e stata attribuita una
specifica funzione: esercito di riserva, di manodopera a buon prezzo x accendere la competizione
con i lavoratori locali, x abbassare il salario. E utilizzata come ammortizzatore sociale della crisi
perchè storicamente la forza lavoro immigrata ha costituito una leva fondamentale per la
svalorizzazione del lavoro nel suo complesso (si abbassa il costo del lavoro mettendo a disposizione
manodopera iperflessibile, accendendo la concorrenza con lavoratori del posto). Immigrazione
complessa, precaria, a basso costo e con pochi diritti. Immigrati utilizzati come elemento di
abbassamento del costo del lavoro. Non è più una questione teorica, ma soprattutto politica perchè
ha a che fare con i rapporti con la popolazione.

LE MIGRAZIONI IN EUROPA ANNI ’50-’60-‘70


Dal ’47 agli anni ’70 è presente un legame tra la forma di un’organizzazione della società e i
caratteri dei fenomeni migratori dovuto al contesto sociale di arrivo. Le condizioni degli immigrati
sono legati al contesto storico, quindi, si possono individuare le caratteristiche delle migrazioni di
quel periodo contestualizzandole in quel periodo. La società europea dopo la 2GM si presenta come
una società in cui vi è:
 Centralità della fabbrica;
 Prevale l’occupazione industriale, imprese medio e medio-grandi;
 Prevale la stabilità occupazionale, cioè rapporti di lavoro continuativi a tempo indeterminato
all’interno dell’unitarietà del rapporto di lavoro (vi è una sola forma di lavoro)
 Garanzie sindacali.
Si parla del modello Fordista, caratterizzato da una specifica struttura economica ed occupazionale
a cui corrispondevano determinati rapporti di produzione e sociali.
Le caratteristiche del lavoro degli immigrati vengono legati al quel contesto, in cui vi è una
precarizzazione strutturale del lavoro, dove anche la struttura degli immigrati viene coinvolta.
L’Europa dopo la SGM è caratterizzata da:
 Mancanza di capitali, mancano i mezzi di produzione, le infrastrutture, i mezzi di
comunicazione
 Mancanza di manodopera, vi era quindi bisogno di lavoratori che non c’erano; ciò
condiziona lo sviluppo economico, quindi alcuni paesi europei (Belgio, Svizzera, Francia,
GB, Germania) avviano delle politiche attive di reclutamento di lavoratori dall’estero: la
Francia si rivolge verso Spagna, Italia, Portogallo, Marocco, Algeria; la GB si rivolge ai
paesi del sud Europa e al mondo caraibico; la Germania si rivolge all’Italia, Iugoslavia e alla
Turchia; il Belgio si rivolge all’Italia (attraverso l’accordo Italia-Belgio, che prevede
manodopera in cambio di carbone), Marocco e Congo.

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Si aggiungono a questi movimenti migratori, le migrazioni legate al dominio coloniale.


In questo periodo le economie dei paesi europei sono autocentrate, cioè vi sono tariffe doganali, la
concentrazione dello sviluppo del mercato nazionale, le economie sono internalizzate, ovvero
ciascun paese è concentrato a far sviluppare l’industrializzazione del proprio paese. Questo
processo di industrializzazione interna ha bisogno di manodopera, la quale non c’è o non è
sufficiente a sostenerlo, quindi, il mercato del lavoro recluta dalle campagne (cioè l’emigrazione
interna, le popolazioni delle campagne si industrializzano), m questo non basta, allora molti paesi
europei iniziano a reclutare da altri paesi europei, però anche questo non è sufficiente e, quindi, si
recluta anche da paesi fuori dell’Europa. Quindi, l’Europa non è più un continente di emigrazione
ma diventa un continente di immigrazione, sono di più gli stranieri che arrivano in Europa rispetto a
quelli che vanno via. Questo è un fenomeno epocale, in quanto vi è una grande mobilitazione di
lavoratori in Europa e verso l’Europa, dalle periferie al centro.
Tutto ciò riguarda le caratteristiche del contesto sociale. Le caratteristiche generali delle migrazioni,
invece, sono:
 Il genere maschile degli immigrati (giovani, giovani adulti, adulti, celibi, sposati)
 Migrazioni pensate dai Governi come temporanee, ma non è così.
 Migrazioni mono-nazionali, cioè in ciascun paese europeo, la presenza delle popolazioni
straniere non è diversificata, ma vi sono 2-3 popolazioni maggioritarie (Germania: italiani,
turchi, iugoslavi; Francia: algerini; GB: pakistani; Belgio: italiani). Questo fenomeno
stereotipizza ma anche semplifica il lavoro sociale.
 Migrazioni coordinate, si tratta di migrazioni incentivate sia al mercato sia dai governi, i
quali stipulano degli accordi con i governi dei paesi che mandano lavoratori immigrati e
vengono chiamati accordi bilaterali, ma oggi sono al contrario. Quindi, le migrazioni sono
controllate grazie agli accordi.
 Migrazioni incentivate sia dallo Stato sia dal mercato, le quali avvengono stante lo sviluppo
economico, con contratti di lavoro a tempo indeterminato. Le condizioni sono di lavoro
sicuro, ma durissime. I lavoratori stranieri sono impiegati in veste di operai (comune o
specializzato) nell’industria automobilistica, metalmeccanica o siderurgica. Inoltre, le
condizioni di vita sono molto pesanti nei primi anni.
Il profilo del tipico lavoratore immigrato e quello di un lavoratore maschio di 30-40 anni,
proveniente da Italia, Spagna, Turchia, Marocco, celibe o sposato, impiegato nel settore industriale
con l’idea che sia una presenza temporanea, ovvero quando non ha più necessità torna nel suo
paese, ma non è così.
I caratteri generali delle politiche migratorie: dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’70 emergono
dei modelli di politiche migratorie specifiche nei diversi paesi europei, i quali caratterizza quel
ventennio, ma con gli anni ’80 vanno scemando, anche se oggi permane l’impronta di questi
modelli.
FRANCIA: è il faro delle politiche migratorie; in base al principio universalistico, dichiarava di
voler assimilare gli immigrati, concedendo la cittadinanza per diritto di suolo (ius soli), ovvero a
coloro che erano residenti da qualche anno. L’integrazione è assimilazione della cultura francese. È
stato in vigore per molto tempo un modello assimilativo. Gli immigrati sono destinati a diventare
cittadini, quindi vi è un’estensione della cittadinanza nazionale agli immigrati che sono presenti e
che lavorano. Ciò si deve alla storia francese all’auto-coscienza della propria civiltà e alla
superiorità dei propri codici di governo su tutti gli altri. Il principio base del modello francese è

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l’integrazione degli immigrati. È diverso da quello inglese in cui gli immigrati sono invitati a fare
comunità. La cittadinanza non deve essere legata a origini etniche\razziali\religiosi, ma deve essere
legata in quanto cittadino. C’è poco riconoscimento dell’identità culturale e molta attenzione
all’uguaglianza, poiché la religione\cultura\lingua dello straniero viene considerata un ostacolo
all’integrazione. Vi è una richiesta di abbandono della cultura\lingua\religione o di esercitarla nella
propria casa, non in pubblico, sulla base della missione civilizzatrice della Francia. L’uguaglianza
sociale è formale, ma lo è sulla carta\documenti. La vita degli immigrati in Francia, però, era
caratterizzata da discriminazioni, inferiorità e razzismo, vi è una discrasia fra i principi dichiarati
dell’uguaglianza formale e la realtà effettiva di disuguaglianza sostanziale. Vige il principio
dell’universalismo che doveva animare le politiche migratorie, ma in realtà queste sono molto
selettive, in quanto, dopo la SGM, la Francia si è orientata verso una selezione degli immigrati:
immigrazione scelta, per evitare l’immigrazione subita. Questa politica si basa sui binomi culture
vicine -culture lontane, e per lungo tempo si sono privilegiati italiani, spagnoli, nell’idea che la
vicinanza culturale favorisse l’integrazione. È stata stipulata una graduatoria delle culture delle
varie popolazioni con il grado di distanza e di relativa assimilabilità: Italia (soprattutto Liguria),
Spagna, Belgio. Negli anni ’50-’60-’70 è esistito l’antropometro, per la misurazione della vicinanza
o distanza della cultura. Viene, quindi, eseguita una classificazione e divisione fra quelli definiti
immigrati desiderabili e non desiderabili, quindi la pretesa della politica migratoria francese è
scegliere tra l’immigrazione buona e cattiva e ciò lo stabilisce chi fa la politica migratoria, secondo
3 criteri:
1. Il criterio dell’economicamente più profittevole;
2. Il criterio dell’etnicamente più omogeneo;
3. Il criterio del politicamente più conveniente.
GB: era aperta nella concessione della cittadinanza alle popolazioni del Commonwealth; nel ’62
iniziano a subentrare dei criteri per richiedere la cittadinanza. Inoltre, era aperta nel riconoscimento
dell’identità altrui. L’integrazione è subordinata etnicamente connotata, è un’integrazione sub-
alterna con l’etichetta razziale. Si è sviluppato il modello multiculturale, da quel periodo gli
immigrati sono considerati individui che fanno parte di comunità etniche, le quali sono discriminati
e devono essere tutelati. Questo tipo di politica ha favorito da un lato il riconoscimento dell’identità
culturale (positivo), dall’altro ha favorito la formazione di comunità tendenzialmente autonome
(negativo), perché questo comunitarismo viene dall’alto, da parte dello Stato, che favorisce
l’istituzionalizzazione di comunità chiuse/complete, ciò implica una certa indifferenza degli
immigrati verso l’accesso alla cittadinanza, la quale garantisce l’integrazione nella propria
comunità, garantisce l’accesso ai servizi forniti dalla comunità. È una situazione di pluralismo, il
quale molte volte è diventato comunitarismo inuguale, in quanto vi sono comunità migliori e
peggiori. Questo processo di comunitarizzazione provoca anche che l’individuo abbia difficoltà di
inserirsi nella società di arrivo, ciò dipende dal processo di riconoscimento che viene da parte della
società che lo identifica come straniero anche se nato e cresciuto lì; vengono schiacciati sulle
proprie origini straniere. Vi è un’istituzionalizzazione delle comunità che viene dal sistema sociale,
attraverso la gerarchizzazione delle posizioni sociali. Questo crea problemi anche con il senso di
appartenenza, viene imposta un’identità da parte della società, quindi vi è anche un problema con la
libertà di scelta. Questa politica migratoria è attenta al riconoscimento dell’identità ma è meno
attenta alle questione dell’uguaglianza sociale (perché gerarchizza).
GERMANIA: gli immigrati sono dei lavoratori temporaneamente ospiti (Gastarbeiter) e la durata
della loro presenza dipende dalle necessità dell’economia tedesca. Era il modello più duro, più
inospitale, rispetto a quello francese e inglese, i quali erano più capaci di produrre inserimento e

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integrazione. Questo modello dice che gli immigrati sono solo forza-lavoro e stanno lì fino a che la
società tedesca ne ha bisogno, con relativa esclusione dalla cittadinanza (ius sanguinis); si poteva
essere espulsi anche solo se si faceva ricorso al servizio sociale, in quanto si era lì solo per lavorare.
È un modello più trasparente. La politica migratoria si basa sulla figura dell’immigrato ospite, cioè
una presenza temporanea, provvisoria, fulcro della politica migratoria tedesca, la provvisorietà, la
temporaneità, la rotazione e la non-precarietà che viene istituzionalizzata. Dato che l’immigrato
lavoratore viene considerato ospite, non vengono fatte politiche pubbliche per l’integrazione, anzi
vengono frapposti degli ostacoli all’integrazione\ricongiungimento familiare e in più si prevedono
degli interventi per l’insegnamento della lingua madre, poiché lo straniero deve rimanere nel paese
per un periodo limitato. È fondamentale il collegamento del permesso di soggiorno con il contratto
di lavoro, in quanto il permesso di soggiorno ha la durata del contratto di lavoro con QUEL datore
di lavoro, non vi è diritto al permesso di soggiorno se non vi è un contratto di lavoro. Dato che
l’immigrato è visto solo come un lavoratore, tutto quello che è in più, come la famiglia, è
disfunzionale. Inoltre, l’accesso alla cittadinanza è molto limitato e si basa fino al 2000 sul “ius
sanguinis”. Vi è, quindi, separazione tra la forza-lavoro e i legami sociali. Vengono dati diversi tipi
di permessi di soggiorno i quali hanno diversi tipi di diritti. Il modello tedesco si basa sul principio
dell’estraneazione, l’immigrato è estraneo alla società.
I movimenti coloniali e sociali in Europa hanno messo in luce che tra le disuguaglianze presenti in
Europa, avevano un ruolo principale le discriminazioni ai danni delle popolazioni straniere. Non si
può parlare di una reale integrazione degli immigrati nelle società.
L’esperienza della vita quotidiana degli immigrati era caratterizzata da 3 elementi:
1. Inferiorità sociale
2. Discriminazioni
3. Razzismo
Questi modelli sono stati messi in crisi dai fatti, in quanto gli immigrati si sono radicati e nel tempo
questi modelli sono falliti rispetto alle attese e ai bisogni gli immigrati.
Dagli anni ’50 in poi in Europa cresce la presenza degli stranieri, vi è un aumento dell’inserimento
nell’industria e servizi, aumenta il radicamento sociale degli immigrati in Europa, il loro
inserimento è subordinato e inferiorizzato, allargamento dei diritti sociali. In tutta Europa non vi è
una reale parità sociale, politica, giuridica tra popolazioni straniere ed autoctone.

Scaricato da Manana Mkhinini (many2012@hotmail.it)

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