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Paul Gauguin ed il tema del viaggio

L’opera, qui sopra, si chiama “Aha oe feii?”. L’opera è stata realizzata da


Gauguin nel 1892. In questo quadro, del periodo polinesiano dell’artista,
sono ritratte due donne su una spiaggia rosea in un’isola dell’oceano
Pacifico che parlano intimamente dei propri amori e ogni volta che
guardo questi scorci di Gauguin vengo sempre trasportato in angoli
terrestri molto lontani, dove l’armonia tra uomini e natura è l’essenza
della serenità. In esso si notano gli effetti surreali della sua pittura: la
spiaggia è rosea mentre l'acqua è rappresentata attraverso scintillii e
chiazze di colore grigio, marrone ed ocra.I due soggetti appaiono come in
contrasto: una è distesa al sole, l'altra è appoggiata sul braccio destro in
ombra. Apparentemente l'una il rovescio dell'altra ma i loro corpi sono
fusi in una massa compatta, una metà chiara, l'altra scura. Tra le due si
sviluppa un "colloquio muto" perchè rimane enigmatico e misterioso.La
natura circostante è rappresentata in modo sintetico e antinaturalistico
(per l'accostamento di colori).

Il viaggio nella letteratura italiana


Il tema del viaggio è un tema antichissimo ed antichissima è la sua
importanza. Il viaggio è sempre stato un mezzo per guardare e superare
nuovi orizzonti. È sempre stato un mezzo per guardarsi dentro e scoprire
una nuova carta alla felicità, un mezzo che ci permette di piegare il vento
come la volontà. Chi è il viaggiatore per antonomasia conosciuto da tutto
il mondo? Odisseo. “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver
come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Queste sono le parole
che Odisseo rivolge a Dante e Virgilio nel canto XXVI dell’inferno. Questa
frase è la sintesi del concetto della parola “viaggio”. Cosa significano
queste parole? La ricerca e il conseguimento delle virtù e della
conoscenza, cioè del sapere trascendente, sono la vera ragione
dell’esistenza umana.

Il viaggio nella storia


Nella storia ci sono stati innumerevoli viaggi. Viaggi che hanno plasmato il
mondo che oggi conosciamo. Il già nominato Ulisse, Enea, Magellano,
Marco Polo, sir Francis Drake, Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci…
ecc. Questi sono solo alcuni dei nomi dei titani dell’esplorazione e della
conoscenza. “Hic sunt leones” oppure “Hic sunt dracones” erano le frasi
che nel medioevo i cartografi mettevano sulle cartine geografiche per
indicare i luoghi inesplorati. Grazie alla fame di conoscenza degli uomini,
non ci sono più “draghi” o “leoni” da temere, ma solo nuovi mondi da
vivere appieno.
Tema del viaggio in letteratura greca e latina
Il viaggio in letteratura è un topos molto antico. Nella letteratura greca ci
basterà pensare alla figura di Odisseo (Ulisse) ,eroe peregrino per 20 anni
in mezzo al mare, e le Argonautiche di Apollonio Rodio , il cui
protagonista Giasone ,insieme ai suoi compagni “gli argonauti”, parte alla
ricerca del Vello d’oro. Tra gli autori latini non si può tralasciare Virgilio.
La maggior parte del racconto dell’ Eneide di Virgilio è infatti incentrata
sul viaggio di Enea, profugo di guerra, che insieme ai suoi compagni si
spinge per mare alla volta del Mediterraneo.L’ultima parte del poema
epico ha invece come tema l’approdo dell’eroe nel Lazio e la fondazione
di Roma. È il fato che affida ad Enea il compito di fondare la stirpe
romana e Enea, come Ulisse, affronta mille sfide prima di approdare in un
porto sicuro. Enea, avrebbe voluto morire con la sua città e che è
costretto a lasciare in fiamme, ma il suo destino è quello di vivere per
realizzare un disegno divino: la fondazione di Roma e la costruzione del
mondo di Augusto.Enea segue il volere degli dei, Ulisse al contrario è
destinato a vagare a causa della rabbia che Poseidone (Nettuno) nutre
contro di lui. Ulisse è l’uomo ingegnoso, furbo, a volte ambiguo che
incarna la hybris, la superbia nei confronti degli dei. Enea invece è un
uomo “pio” un eroe unilaterale che si lascia guidare dal fato. Nella
letteratura Latina il viaggio viene interpretato come prova di coraggio
dell’eroe e come crescita personale del protagonista o come qualcosa di
predestinato al fine di uno scopo superiore dettato da leggi divine.

Van Gogh e la solitudine tra cieli notturni e fiori di lillà


«Van Gogh non ha cessato di voler essere e di essere se stesso.
Naturalismo e romanticismo erano nel fondo del suo temperamento, ed
egli, essere ipersensibile, ne esagerò gli aspetti: accentuò il carattere,
insistette sulle forme, esaltò i colori, semplificando, riassumendo […]
Vincent si è sforzato di rendere in tutta la sua forza la sensazione ch’ègli
prova; e poiché la sensazione dipende dal nostro stato fisico, dagli umori
del momento, la pittura non rappresenta più esclusivamente il carattere
del modello, ma esprime altresì il carattere dell’autore».
Louis Hautecoeur, storico di arte francese.
La solitudine del genio nella letteratura italiana
Van Gogh, con la notte stellata, ci presenta un paesaggio idilliaco e
riconciliante ed una natura terribilmente grandiosa e sublime. Sembra la
trasposizione visiva de “La sera del dì di festa” di Leopardi:
“Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna.”
In questo modo inizia il componimento idilliaco di Leopardi e continua
descrivendo il senso di alienazione e solitudine che il poeta prova.

Kierkegaard e la dimensione del singolo


La dimensione del «singolo» è fondamentale per comprendere la filosofia
di Kierkegaard.Il «singolo» è quella categoria con la quale devono fare i
conti le realtà del tempo e della storia e anche quella del genere
umano.Non si tratta solo di una categoria cristiana (anzi, Kierkegaard
stesso la considera una categoria decisiva per il futuro del
cristianesimo).L’essere «singolo» si mostra come una categoria
fondamentale per chiarire l’esistenza nella sua dimensione ultima.Il
«singolo» di Kierkegaard è la base della sua speculazione non-
oggettivistica, del tutto soggettiva (anti-immanentistica e anti-
trascendentale), che egli stesso definisce alla stregua di un «pensare
religioso». Il «singolo» emerge come esistente nella decisione e nel salto
(realizzandosi alfine sul piano della possibilità e della libertà).

Storia: l’ottocento, periodo di grandi cambiamenti.


Verso la metà dell’Ottocento si affermò nel Nord-America e in Europa Occidentale il sistema
di produzione capitalistica che, sulla scorta di un travolgente sviluppo tecnologico e scientifico,
avrebbe condotto nell’arco di pochi decenni ad una profonda trasformazione dei rapporti sociali. Il
riflesso culturale di questa nuova situazione socio-economica è rappresentato dal Positivismo una
concezione filosofica che si basa esclusivamente sul metodo scientifico e pertanto limita il proprio
campo d’indagine esclusivamente al dato “positivo”, cioè oggettivo e sperimentalmente verificabile.
Da queste premesse socio-culturali prese avvio il Naturalismo ovvero un’estetica che muove
dall’esigenza, espressa compiutamente da Emil Zola nel saggio “Il romanzo sperimentale”, di
rappresentare in maniera oggettiva e impersonale la realtà concreta. L’influsso della nuova società
capitalistica produsse, inoltre, un secondo effetto sulla cultura dell’epoca: progressivamente, infatti,
i metodi della produzione in serie si estesero anche alla letteratura e all’arte; nacque così la cultura
di massa, che si presentava del tutto priva di problematicità e spessore estetico in quanto era
destinata esclusivamente a soddisfare le esigenze di un pubblico molto eterogeneo e quasi del
tutto privo di basi culturali. Questi cambiamenti portarono a del’alienazione degli individui in una
società capitalistica.

Cezanne e l’epoca del Simbolismo in cui visse


I giocatori di carte, 1890-1895, Cezanne

Il simbolismo pascoliano
Come il Simbolismo in genere, anche quello pascoliano si accompagna ad
una dimensione surrealistica, cioè ispirata all’inconscio, considerato
momento più profondo e più vero della realtà.Il discorso del simbolismo
pascoliano, tuttavia, esula dai canoni e dagli esiti del contemporaneo
movimento simbolista francese. Pascoli certamente lo conosce, ma non
ne assimila la poetica, così come si mostra chiuso alle esperienze
letterarie europee in generale, per elaborare linee tematiche personali ed
autonome. Si devono soprattutto alle indagini della critica psicanalitica
l’individuazione e l’analisi interpretativa dei simboli che caratterizzano la
poesia pascoliana.La figura simbolica centrale e più ricorrente è quella del
nido, cui viene attribuito un profondo e ricco significato, insieme a tutti gli
elementi che con esso hanno una relazione e che costituiscono altrettanti
simboli. Il nido è simbolo di casa, sinonimo di amore, unione, calore,
difesa, protezione, vero e unico microcosmo degli affetti domestici.
All’interno del nido il cibo rimanda alla figura del padre, l’affetto che vi
regna alla madre, la solidarietà che lo avvolge ai fratelli.

I simboli nella storia


Da tempi antichi, tutte le civiltà hanno sempre fatto uso di simboli per vari
scopi come:
Il Disco Solare: Il simbolismo legato alla figura del sole (conosciuto anche
come “culto del sole”) è antichissimo, e nasce probabilmente durante il
periodo della preistoria. Il disco solare in particolare è un simbolo arcaico,
usato in riverenza e venerazione da numerose antiche popolazioni in tutto il
mondo, in particolare da quella egiziana.
Lo Scudo: Lo scudo è da sempre considerato un arma di difesa personale,
destinata ad arrestare un attacco, a bloccare proiettili e frecce o smorzare un
colpo. Gli scudi vennero usati già dagli uomini primitivi, entrando anch’essi a
far parte dell’inconscio collettivo. Le forme degli scudi sono mutati con il
passare del tempo e a seconda del luogo, la forma dello scudo può essere
quadrata, circolare, ondulata. Spesso gli scudi venivano colorati o decorati
con immagini di animali che si svilupparono poi negli emblemi araldici.

La Torcia: La torcia è, per gli standard moderni, una tecnologia piuttosto


antiquata, essendo stata soppiantata dall’energia elettrica più di un
secolo fa. Per i nostri antenati, tuttavia, la torcia rappresentò la luce e la
vita per migliaia di anni, simbolicamente, raffigurava l’immortalità e
l’illuminazione eterna. È sempre stato considerato un simbolo molto
positivo nell’inconscio collettivo.

Scienze: L’evoluzionismo di Darwin


Nel periodo in cui visse Cezanne, Darwin pubblicò l’opera “Sull’origine
delle specie”. Secondo la teoria di Charles Darwin, tutte le specie viventi
sono tra loro imparentate e sono discese, attraverso successive
modificazioni, da antenati comuni vissuti in epoche più o meno remote.
Procedendo a ritroso nel tempo si arriverebbe all’antenato comune di
tutte le specie.Darwin articola il suo ragionamento partendo da due
osservazioni:
1) spesso i membri di una popolazione hanno caratteri variabili, la
maggior parte dei quali è ereditata dai genitori;
2)tutte le specie possono generare una prole più numerosa di quella che
può poi trovare sostentamento nell’ambiente. La disparità tra numero di
individui e risorse disponibili porta necessariamente a una “lotta per
l’esistenza”. In questa lotta per l’esistenza sopravvivono i più adatti, cioè
gli individui i cui caratteri sono più vantaggiosi. Tutti gli altri non
sopravvivono, perché la natura (cibo scarso, clima avverso, predatori,
ecc.) opera una selezione naturale.
Gli individui che sopravvivono, quindi i più adatti, riproducendosi,
trasmettono ai loro discendenti le caratteristiche vantaggiose, definite
adattamenti.

Seurat, rivoluzione industriale e positivismo


Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte, 1884-1886
Storia: Seconda rivoluzione industriale.
Gli ultimi decenni dell’’800 sono caratterizzati da un inteso sviluppo
industriale e numerose scoperte e innovazioni tecnologiche. L’Europa e gli
U.S. furono i principali protagonisti di questa II rivoluzione industriale. Fu
proprio in queste due regioni del mondo che si ebbe un notevole
aumento della popolazione e fu qui che si verificò maggiormente il
fenomeno dell’ urbanizzazione: lo spopolamento delle campagne a favore
delle città.I grandi progressi compiuti dall’uomo in questo periodo anche
in campo medico, farmaceutico e tecnologico contribuirono a creare un
clima di orgoglio e allo stesso tempo una mentalità razzista nei confronti
di quei popoli che non erano stati in grado di compiere quelli stessi
progressi. Nel 1873 inizia una crisi di sovrapproduzione delle industrie
(producevano più di quanto il mercato potesse assorbire e quindi le merci
rimanevano invendute). Per far fronte a questo molti paesi adottarono
una politica protezionistica (tariffe doganali).Nelle fabbriche prese piede il
Taylorismo cioè un nuovo modo di organizzare il lavoro (un operaio
doveva svolgere un numero di operazioni in un tempo prestabilito).La
borghesia è una classe sociale con molte differenze al suo interno: erano
borghesi i commercianti, gli artigiani, gli impiegati la cui situazione
economica era diversa dai borghesi imprenditori, liberi professionisti,
proprietari di aziende etc. Mentre la classe operaia si riconosceva nel
socialismo la borghesia seguiva il nazionalismo.il cinema contribui a
affermare una cultura popolare: non riguardava più solo gli intellettuali
ma anche le masse.

Verismo e letteratura italiana


Il Verismo è una corrente che si sviluppa tra il 1875 ed il 1895. È il
correlativo italiano del naturalismo francese che si basa sul positum,sul
dato di fatto. Tra i più importanti letterati veristi, c’è Verga. Attraverso le
sue opere,Verga denuncia i problemi delle classi sociali più
basse,muovendosi in un Italia unita in malo modo. Con le sue opere,
Verga ci fornisce dei “documenti umani” che presentano i fatti in modo
“nudo e schietto”. Le sue opere veriste e più famose sono “Rosso
Malpelo”, “I Malavoglia”, “La Roba”, “Mastro Don Gesualdo” e “La Lupa”.

Letteratura inglese, il romanzo.


Il romanzo,nell’ottocento, ritorna attraverso varie forme per
rappresentare il mondo inglese dell’epoca. Grazie anche alla crescente
alfabetizzazione, il romanzo acquista una popolarità immensa. La
narrativa inglese dell’800 comprende capolavori senza tempo come
Orgoglio e Pregiudizio, Cime Tempestose e Grandi Speranze: scopriamo le
opere e gli autori più significativi dal Romanticismo all’Epoca Vittoriana.

Scienze, l’era dell’elettricità.


Magnetismo), tra cui quella dell’induzione elettromagnetica compiuta nel
1831 dallo scienziato inglese Michael Faraday, furono assai ricche di
sviluppi e di applicazioni tecnico-pratiche. Fu proprio sfruttando il
fenomeno dell’induzione elettromagnetica (per il quale un magnete in
movimento genera una corrente elettrica in un conduttore vicino) che
poterono essere costruiti i generatori impiegati nelle centrali elettriche,
così come tutte le altre macchine elettriche (motori e trasformatori).I
primi passi in questa direzione vennero compiuti con l’invenzione della
dinamo, un generatore di corrente elettrica prodotto dal tedesco Werner
von Siemens (nel 1872 presentò a Berlino la macchina Dinamo-elettrica)
sviluppando le precedenti invenzioni dell’italiano Pacinotti (1860) e del
belga GramMe (1871). L’accoppiamento della dinamo alla turbina
(idraulica o a vapore) rese possibile, a partire dagli anni ’80, la produzione
di elettricità su larga scala a fini commerciali.Il decollo dell’industria
elettrica e il cambiamento della vita quotidiana di masse crescenti di
uomini furono causati dall’invenzione della lampadina a filamento
incandescente da parte di Thomas Alva Edison nel 1879. Diverse furono
comunque le invenzioni di apparecchiature la cui futura affermazione e
diffusione di massa sarebbero state rese possibili dall’elettricità: dal
telefono, inventato nel 1871 dall’italiano AnTonio Meucci e perfezionato
pochi anni dopo in America dallo scozzese Alexander Graham Bell, al
Grammofono, ideato da Edison nel 1876 con movimento a manovella e
perfezionato in seguito con l’adozione di un motore elettrico; nel 1895, in
Francia, i fratelli Louis e Auguste Lumière sperimentarono Per la prima
volta il cinematografo.

L’elettricità rivestì inoltre un ruolo importante nello sviluppo generale


dell’industria. Essa, infatti:

• fu alla base di diversi processi produttivi (si pensi all’applicazione


dell’idrolisi in ambito chimico e Siderurgico);

• costituì una forma di energia particolarmente flessibile e facilmente


trasportabile e distribuibile a tutte le unità produttive.

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