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RELAZIONE: FEMMINICIDIO

Quali meccanismi psicologici inducono un uomo a commettere un omicidio? Questa è la


domanda che ci si è posta il giorno 19 febbraio 2018 per poter trattare un tema attuale al giorno
d'oggi:"il femminicidio". Perizie psicologiche e psichiatrice vengono condotte per cercare di
rispondere a questo quesito e spesso con il seguente risultato di una diagnosticazione di disturbi
della personalità, a volte causati da vissuti difficili caratterizzati da violenza ed abusi.

Questo è l'argomento su cui mi soffermerò di più: il disturbo della personalità borderline e


criminalità. Ma di cosa si tratta? Etimologicamente è una modalità pervasiva di instabilità delle
relazioni interpersonali, dell'immagine di sè e dell'umore con una marcata impulsività; chi ne
soffre ha un'alterazione dell'immagine di sè ed una percezione marcamente e persistentemente
instabile. L'impulsività induce il soggetto ad esporsi a pericoli dannosi per se stesso, come ad
esempio: abuso di sostanze, guida spericolatà, abbuffate e promiscuità sessuale; anche a
riccorenti comportamenti suicidari ed autoumilianti.

Si tratta di soggetti che trascorrono la vita in uno stato di esterema confusione ed i cui i rapporti
sono destinati a finire o risultano emotivamente distruttivi per gli altri. Le persone affette da
disturbo boderline di personalità trascinano gli altri, parenti, amici e partner, in un vortice di
emotività, dal quale spesso è difficile uscire, se non con l'aiuto di un esperto. Questi
soggetti,infatti, sperimentano emozioni devastanti e le manifestano in modo eclatante,
drammatizzano ed esagerano le loro inadempienze sugli altri, sembrano le vittime degli altri
quando sono spesso i carnefici e si comportano in modo diverso nel giro di qualche minuto o
ora.

Come afferma Kernberg esplorare la vita amorosa del soggetto boderline è fondamentale per
poter assumere un significato ai comportamenti e fantasie sessuali che vengono messo in atto
all'interno di una relazione di coppia, in quanto possono manifestarsi perversioni o parafilie (tra
le quali: pedofilia, necrofilia, zoofilia, ecc...). Inoltre in una relazione d'amore egli è fortemente
spaventato dalla paura dell'abbandono: infatti vedendo stabilirsi una relazione diadica con un
soggetto dell'altro sesso ed avendo sviluppato un concetto di sè come essere difettoso, indegno
e non meritevole d'affetto, si aspetta che nel momento in cui l'altro si accorge di questa sua
indegnità, inevitabilmente ed automaticamente viene abbandonato. Ogni tipo di allontamento,
distacco, di assenza e di piccole divergenze quotidiane, rappresentano un potenziale pericolo
che lo induce alla convinzione che quello che egli stesso si aspetta stia per accadere. Il boderline
finalizzerà ogni comportamento per non essere abbandonato, adottando comportamenti ed
atteggiamenti molto spesso eccesivi, drammatici, autoagressivi e portati all'esasperazione.

Il soggetto boderline è solitamente portato a stringere rapporti con persone tendenzialmente


fragili o legati a lui da un vincolo affettivo. Egli l'attira mostrandosi particolarmente amorevole
esprimendo sentimenti in maniera esagerata rispetto al suo vero sentire, esibendosi in
dimostrazioni d'amore eclatanti dramatizzando le proprie vite e le proprie esperienze personali
al fine di raggiungere un livello di vicinanze tale da portare alla manifestazione del partner, con il
quale instaurerà una relazione che egli stesso destabilizzerà con i suoi repentivi e continui
cambiamenti di umore.

Inevitabilmente, il partner del boderline si sentirà idealizzato, importante ma in breve tempo,


passerà alla svalutazione più estrema. Si insinuano così nella vittima insicurezze profonde e
sensi di colpa pervasivi che le fanno addirittura dubitare della propria sanità mentale e della
propria capacità discernimento e giudizio della realtà.

Ha origne, in questo modo il cosiddetto: " gas lighting" una sorte di "lavaggio del cervello" che
risucchia le energie di una persona, in questo caso la vittima che risulta condizionata e incapace
di reagire. ll vocabolo trae origine dal titolo del film Gas light del 1944, in italiano tradotto con il
termine “Angoscia”, nel quale vengono narrate le vicende di una giovane coppia. Dopo un breve
periodo felice di vita matrimoniale, qualcosa nel loro rapporto si incrina; la moglie, protagonista
di una diabolica e artificiosa tecnica psicologica inscenata dal marito, arriva a convincersi di
essere sull’orlo della pazzia. Il marito cerca, infatti, di renderla folle inscenando una serie di
episodi poco chiari all’interno della casa, per esempio nascondendo gli oggetti della moglie o
abbassando le lampade, attribuendo questi fenomeni ad allucinazioni visive della donna,
facendola così dubitare delle proprie facoltà mentali. La donna sente sempre più il bisogno di
approvazione da parte del marito, il quale però continuerà a ripeterle che è instabile.
Recupererà sicurezza in se stessa solo dopo aver avuto conferma da altre persone che
effettivamente le luci si affievolivano e che tutto questo non era frutto della sua mente.

Questo film, come anche “Rebecca – la prima moglie” di Alfred Hitchcock, è un chiaro esempio
di gaslighting, in cui la manipolazione psicologica viene esercitata sulla vittima, la quale diviene
vulnerabile e completamente dipendente del suo carnefice.

In una situazione del genere, dunque, cosa bisogna fare?

“ La soluzione ideale è ovviamente quella di fuggire. Dobbiamo individuare il fenomeno in


tempo, individuare il soggetto che attenta alla nostra libertà. Quindi se percepiamo che una
determinata persona, tossica per noi, cioè ci fa sentire sempre sbagliati, ci fa dubitare di noi
continuamente, ci rende insicuri, etc, ebbene, in questo caso il livello di allarme, nei confronti di
questa persona, deve essere posto al massimo livello. Ma, non mi stancherò mai di dirlo, la
difesa migliore è una sola: la fuga. Ritengo in questi casi che le nostre idee, le nostre opinioni in
ogni ambito, possono essere opinabili, possono anche risultare nel tempo errate, ma mai
nessuno dovrebbe insinuarsi dentro di noi al solo scopo di minare la stima che nutriamo in noi e
mai, a nessuno, dovremmo svendere le chiavi della nostra integrità. Nessuno dovrebbe farci fare
ciò che mai vorremmo fare. Se siamo su quell’orlo di abisso, ritiriamoci indietro perché
altrimenti quell’abisso ci chiamerà a se, facendoci perdere. ” [fonte: www.studiobumbaca.it]

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