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SCHEDARIO
DI FILOSOFIA
b. Concetti correlati:
impressioni: sono le rappresentazioni prodotte in noi dalle sensazioni, corrispondenti alle idee sem-
plici di Locke. Le idee semplici, per Hume, sono il ricordo, meno vivido, delle impressioni.
idee: le impressioni restano nella memoria come idee e si associano producendo idee complesse.
L’associazione non avviene mediante operazioni dell’intelletto, ma sulla base di leggi associative, che
spingono le idee a unirsi spontaneamente tra di sé, mediante una «dolce forza» paragonabile a quella
di gravità. Tali leggi sono la somiglianza, la contiguità nel tempo e nello spazio e la causalità.
abitudine: Hume critica il principio di causalità, considerandolo una delle leggi associative. Non esiste
nessun nesso necessario tra i fatti, per cui ciò che è avvenuto in passato debba accadere anche in futuro.
Siamo noi a stabilire tale nesso tra le idee di due eventi. In teoria quindi non possiamo ricavare dalla
successione di due fatti in passato la previsione che essa si ripeterà in futuro. In pratica, però, crediamo
in questa regolarità. Non possiamo, ad esempio, dimostrare che il sole domani sorgerà o che una palla
da biliardo, colpita da un’altra, si muoverà in un certo modo, ma agiamo come se il sole dovesse sorgere
e giochiamo a biliardo colpendo le palle per produrre certi movimenti. Questa fiducia nella regolarità
della natura non è una proprietà della natura stessa ma deriva soltanto dall’abitudine e dunque è una
nostra disposizione psicologica e non una proprietà oggettiva del reale. L’abitudine costituisce dun-
que la base della conoscenza, da intendere in senso pratico e non teoretico.
E. Ruffaldi, P. Carelli, U. Nicola, G.P. Terravecchia, A. Sani, La formazione filosofica © 2015, Loescher Editore - Torino 1
Scheda operativa per il consolidamento: Empirismo Hume: per una scienza dell’uomo
credenza: se, come abbiamo visto nella definizione di «abitudine», la regolarità della natura dipende
da noi, dalle nostre attese psicologiche, e non da una necessità insita nella natura stessa, allora non
possiamo dimostrare nessuna legge, né la necessità del nesso causale. Ciò che conosciamo non è
la verità oggettiva, ma l’unione di idee sulla base delle leggi associative. Allora la nostra conoscenza
deve essere considerata come credenza, non come verità. Non possiamo dimostrare l’esistenza del
nesso causale e neppure quella del mondo o di noi stessi, ma viviamo convinti che le cose stiano in un
determinato modo e questa convinzione ci consente di agire. Noi non possiamo dimostrare, esemplifi-
ca Hume, che domani il sole sorgerà, ma ne siamo comunque convinti e viviamo, senza nessun dubbio,
sicuri che sorgerà.
Leggi attentamente il brano, poi indica quali delle seguenti affermazioni sono vere (V) e quali false (F).
2 E. Ruffaldi, P. Carelli, U. Nicola, G.P. Terravecchia, A. Sani, La formazione filosofica © 2015, Loescher Editore - Torino
Scheda operativa per il consolidamento: Empirismo Hume: per una scienza dell’uomo
3 Ricostruiamo le argomentazioni
Nelle questioni di fatto, la credenza deriva dall’abitudine e non dalla ragione, cioè non è possibile
dare una dimostrazione del nesso causale. Ciò non toglie, però, che lo applichiamo, e non possia-
mo decidere di non farlo, perché è un istinto naturale, un’operazione spontanea non controllata
dall’intelletto.
Leggi attentamente il brano, poi riordina le frasi seguenti in modo da ricostruirne l’argomentazio-
ne.
La credenza
Qual è, dunque, la conclusione di tutta la questione? È una conclusione semplice, per quanto,
bisogna ammetterlo, del tutto remota dalle comuni teorie filosofiche. Ogni credenza in que-
stioni di fatto o in reali esistenze è derivata soltanto da qualche oggetto, presente alla memoria
o ai sensi, e da una congiunzione derivante da consuetudine fra quello e qualche altro oggetto.
5 In altre parole: avendo trovato, in molti casi, che alcune coppie di oggetti, – fiamma e calore,
neve e freddo – sono sempre state congiunte insieme; se una fiamma o della neve si presentano
di nuovo ai sensi, la mente è portata dalla consuetudine ad aspettarsi caldo o freddo, ed a cre-
dere che tale qualità esiste e che si manifesterà a un ulteriore avvicinamento. Questa credenza
è il risultato necessario del fatto che la mente si trova in tali circostanze. È un’operazione
10 dell’anima che, quando noi ci troviamo in queste condizioni, è inevitabile come il sentire la
passione dell’amore, quando riceviamo dei benefici, o la passione dell’odio quando veniamo
ingiuriati. Tutte queste operazioni sono specie di istinti naturali, che nessun ragionamento o
processo di pensiero e di intelletto sono in grado di produrre, né di impedire.
(D. Hume, Ricerca sull’intelletto umano, V, 1, in Opere filosofiche, cit., vol. II, pp. 52-53)
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E. Ruffaldi, P. Carelli, U. Nicola, G.P. Terravecchia, A. Sani, La formazione filosofica © 2015, Loescher Editore - Torino 3