18/24 gennaio 2019 n. 1290 • anno 26 internazionale.

it 4,00 €
Ogni settimana John Lanchester Scienza Attualità
il meglio dei giornali La ricetta Il potere Per la Brexit
di tutto il mondo di Agatha Christie del digiuno è l’ora della verità

Cosa vogliono
i gilet gialli
Dopo due mesi, il movimento che
ha messo all’angolo il
presidente francese Emmanuel Macron
non accenna a smobilitare

D
ART
SETTIMANALE • PI, SPED IN APDL
CHF • PTE CONT
• UK
DCB VR • AUT
• CH CHF • CH CT
• BE
•E
18/24 gennaio 2019 • Numero 1290 • Anno 26
“Il realismo è prodigioso”

Sommario The economisT a pagina 69

in coperTina
La settimana
18/24 gennaio 2019 n. 1290 • anno 26 internazionale.it 4,00 €
Ogni settimana John Lanchester Scienza Attualità
il meglio dei giornali La ricetta Il potere Per la Brexit
di tutto il mondo di Agatha Christie del digiuno è l’ora della verità

Cosa vogliono
i gilet gialli
Un’altra settimana in giallo
spam Il 12 gennaio più di ottantamila persone hanno manifestato a Parigi, a
Dopo due mesi, il movimento che
ha messo all’angolo il
presidente francese Emmanuel Macron
non accenna a smobilitare

Bourges e in altre città francesi. Dopo più di due mesi, il movimento

che ha messo all’angolo il presidente Emmanuel Macron non accenna
a smobilitare (p. 34). Foto di Michel Euler (Ap/Ansa)
Giovanni De Mauro
Qualche giorno fa Alan europa africa e medio economia
Rusbridger, l’ex direttore del 14 Per la Brexit orienTe e Lavoro
è l’ora della verità 46 L’Africa 92 Far pagare di più
Guardian di Londra, ha fa gola ai paesi i ricchi è solo
pubblicato su Instagram una foto The Guardian
del Golfo un buon inizio
divertente. Si vede una lettera su The Cairo Review Bloomberg
africa e medio
carta intestata di uno studio legale orienTe of Global Afairs Businessweek
spagnolo: l’avvocato González- 18 Un risultato
Santiago, di Cadice, lo informa inedito dalle urne scienza
che un certo Frank Rusbridger, congolesi 52 Il potere cultura
morto in un incidente stradale a Le Soir del digiuno 70 Cinema, libri,
Madrid e rimasto senza eredi, gli New Scientist musica, arte
ha lasciato 8,75 milioni di sterline sTaTi uniTi
in un conto bancario. Fin qui 20 La chiusura porTfoLio
Le opinioni
niente di nuovo, tutti abbiamo del governo 56 La vita
ricevuto lettere-trufa come colpisce anche che resta 12 Domenico Starnone
questa, ma per email. Talos, le carceri Alessio Romenzi 30 Evgeny Morozov
società del gruppo Cisco The Washington Post 32 Jayati Ghosh
riTraTTi
specializzata in strumenti di 72 Gofredo Foi
americhe 62 Alan Moore.
analisi informatica, calcola che 74 Giuliano Milani
22 L’opposizione Mago del tempo
solo nel mese di dicembre 78 Pier Andrea Canei
venezuelana New Scientist
dell’anno scorso sono stati
ha un volto nuovo
spediti ogni giorno in media viaggi Le rubriche
Folha de S.Paulo
331 miliardi di email considerate 64 Meraviglia
spam, l’85,3 per cento del totale andalusa 12 Posta
asia e pacifico
della posta elettronica. Nel caso 24 La giustizia Libération 13 Editoriali
di Alan Rusbridger il fatto giapponese sotto 96 Strisce
interessante è che qualcuno si sia accusa graphic 97 L’oroscopo
journaLism
preso la briga di cercare il suo The Diplomat 98 L’ultima
indirizzo postale, studiare una
66 Cartoline
da Tel Aviv
inta carta intestata, scrivere una visTi dagLi aLTri
26 Cesare Battisti Merav Salomon
lettera con il tono uiciale e un po’ Articoli in formato
incomprensibile degli avvocati, in Italia dopo mp3 per gli abbonati
cinema
stamparla, imbustarla, comprare quarant’anni
68 Un futuro
un francobollo da 1,35 euro e, in fuga
già visto
inine, spedirla. “È una tendenza Le Monde
The Economist
rassicurante”, osserva Rusbridger, 28 Un simbolo
“il ritorno della scrittura a mano, degli anni pop
dei libri, del vinile e dei barattoli di piombo 82 La ricetta
internazionale.it/sommario

di vetro di Marmite”, la crema a Libération di Agatha Christie

base di estratto di lievito di birra John Lanchester
coLombia
tanto amata dai britannici. E in
42 Coltivare scienza
efetti il ritorno delle lettere di
carta, soprattutto se scritte a
per forza 88 Perché gli autobus
La Silla Vacía non passano mai
mano, è un evento singolare,
The Conversation
magari anche da festeggiare. Ma
se queste lettere devono tornare Internazionale pubblica in
sotto forma di spam, forse esclusiva per l’Italia gli articoli
possiamo farne a meno. u dell’Economist.

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 5

Immagini
Torna il terrore
Nairobi, Kenya
15 gennaio 2019

Persone allontanate da un palazzo du­

rante l’attacco terroristico all’hotel Du­
sitD2 di Nairobi. Nel pomeriggio del 15
gennaio sei attentatori, che secondo la
polizia keniana sono tutti morti, erano
entrati con granate, giubbotti esplosivi e
armi da fuoco nell’albergo e nel vicino
palazzo di uici, rimanendo asserraglia­
ti per una ventina di ore. Le vittime
dell’attentato, rivendicato dal gruppo
somalo Al Shabaab, sono almeno quin­
dici. Nel 2013 c’era stato un attacco simi­
le contro il centro commerciale West­
gate, nello stesso quartiere di Nairobi, in
cui erano morte 67 persone. Foto di Dai
Kurokawa (Epa/Ansa).
Immagini
Scuola di lotta
Los Angeles, Stati Uniti
14 gennaio 2019

I dipendenti delle scuole del distretto di

Los Angeles in piazza per chiedere au-
menti salariali e investimenti nell’istru-
zione. Lo sciopero, indetto dopo che i
sindacati degli insegnanti avevano giu-
dicato insuiciente una proposta di au-
mento salariale fatta dal governo, ha
coinvolto almeno ventimila persone.
Nell’ultimo anno e mezzo ci sono state
mobilitazioni simili in molti stati del pa-
ese. Foto di Gary Coronado (Los Angeles
Times/Polaris/Karma press photo)
Immagini
Incastellamento
Mudurnu, Turchia
15 dicembre 2018

Il complesso residenziale Burj al Babas

tra le montagne della provincia di Bolu,
nel nord della Turchia. Il progetto, che
comprende 732 villette di lusso, centri
benessere, piscine, una moschea e un
centro commerciale, era stato lanciato
nel 2014 con un costo previsto di 175 mi-
lioni di euro. Recentemente il gruppo
immobiliare Sarot ha dichiarato banca-
rotta dopo che molti dei compratori non
sono riusciti a pagare le loro villette, che
costano fino a 500mila euro. Foto di
Adem Altan (Afp/Getty Images)
Posta@internazionale.it
Un mondo senza insetti
u L’articolo di Brooke Jarvis
sugli efetti a cascata provocati
da un mondo senza insetti (In-
ternazionale 1289) è un focus
imperdibile sull’importanza di
ciò che riteniamo ordinario.
Sono le specie più comuni, a
causa del loro grande numero,
che fanno funzionare i sistemi
viventi del pianeta. La strage
di insetti provocata dal cam-
biamento climatico, e certii-
cata dai parabrezza puliti delle
nostre automobili, ce li farà
rimpiangere ben prima che
scompaiano del tutto. Per arre-
stare questa morìa servono
cambiamenti tanto profondi
quanto le cause del fenomeno.
Sergio Mutolo
Carattere
u Nell’ultimo numero (Inter-
nazionale 1289) ho notato che
avete ingrandito il corpo del
carattere degli articoli più lun-
ghi. Grazie per aver agevolato
le lettrici e i lettori occhialuti
come me.
Emma Paoletti
Dear Daddy Claudio Rossi Marcelli
Un altro fuso orario
Ho l’impressione che mio
iglio di sedici anni non fac-
cia che dormire. La vita de-
gli adolescenti è davvero
così siancante? –Guglielmo
Quello dei “giovani scansafati-
che” è un luogo comune duro a
morire, ma la scienza descrive
una situazione più complessa.
“È in atto un’epidemia di pri-
vazione di sonno tra i ragazzi
in età scolare”, ha scritto il
Guardian di recente. E la causa
principale non sono tanto gli
apparecchi tecnologici ma la
natura: secondo gli esperti,
l’orologio biologico che regola
l’alternanza tra sonno e veglia
scala in avanti di due ore du-
12 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
Storie
u Sono un afezionato lettore e
ho sempre apprezzato i vostri
articoli provenienti da tutto il
mondo con storie e punti di vi-
sta originali e interessanti. Co-
sa vi fa pensare che i vostri let-
tori siano contenti di ritrovarsi
l’intero numero 1288 con
“Racconti, foto e fumetti
dall’Argentina”? Purtroppo
l’ho comprato in aeroporto pri-
ma di partire per una breve va-
canza con l’illusione di goder-
mi la lettura dei consueti arti-
coli, invece mi ritrovo in mano
solo il vostro bel calendario.
Davide Morandini
u Devo confessare che per me
Internazionale potrebbe uscire
sempre nel formato “Storie”.
Quest’ammissione non è esen-
te dal senso di colpa per un
mio frivolo bisogno di ignorare
la quotidianità, ma da qualche
tempo sento la necessità di
cercare sollievo e rifugio nei
ilm di Billy Wilder e George
Cukor, dopo aver visto l’eccel-
lente ma abbacinante post-ul-
tra-neorealismo di Alfonso
rante l’adolescenza. Questo si-
gniica che gli adolescenti so-
no programmati per andare a
dormire e svegliarsi due ore
più tardi degli altri. “È come se
vivessero su un altro fuso ora-
rio”, spiega Michael Farquhar,
consulente di medicina del
sonno dell’Evelina children’s
hospital di Londra. “In pratica
gli chiediamo di svegliarsi due
ore prima che il loro corpo sia
pronto a farlo, per adeguarsi al
ritmo degli adulti”. Tuo iglio,
come tutti i sedicenni, vivreb-
be quindi in uno stato cronico
di privazione di sonno. Una te-
oria confermata da esperimen-
ti condotti in alcune scuole su-
periori statunitensi e britanni-
Cuarón. Forse non riesco a
reggere tutta questa realtà
contemporanea, e gli articoli
settimanali sulle nuove ditta-
ture e sulle nuove povertà mi
estenuano, a volte li salto com-
pletamente. Ammetto la colpa,
ma non credo sia un’attitudine
del tutto malvagia. Credo che
un ilm di Frank Capra o di Ce-
sare Zavattini siano una crea-
zione sublime, di leggerezza,
non futilità, dileggio ma non
idiozia. Se ci fossero più opere
così in circolazione, soprattut-
to contemporanee, forse i cuo-
ri sarebbero più leggeri.
Roberto
Errata corrige
u Su Internazionale 1289, nel-
la cartina del Sudan a pagina
22, Atbara si trova a nordest di
Khartoum.
Errori da segnalare?
correzioni@internazionale.it
PER CONTATTARE LA REDAZIONE
Telefono 06 441 7301
Fax 06 4425 2718
Posta via Volturno 58, 00185 Roma
Email posta@internazionale.it
che: ritardando di un’ora l’ini-
zio delle lezioni si riscontra un
miglioramento medio di tutti
gli alunni in rendimento scola-
stico, disciplina e numero di
assenze. “I genitori si preoccu-
pano molto dell’impatto degli
smartphone sulla salute dei
giovani”, conclude Farquhar.
“Ma si stima che i problemi di
sonno abbiano un efetto quat-
tro volte superiore. Per afron-
tare questo importante cam-
biamento del cervello durante
la pubertà dobbiamo tornare a
concentrarci sui fattori base: il
sonno, l’attività isica e l’ali-
mentazione”.
daddy@internazionale.it
Parole
Domenico Starnone
Il ritmo
del passo
u Sebbene le élite – vecchia
parola per nominare pochi
umani alla guida di masse
sterminate – abbiano dato pro-
va non solo nei secoli ma nei
millenni di fare danno anche
quando pareva che facessero
bene, noi cocciutamente tor-
niamo a sognare, specie quan-
do abbiamo l’acqua alla gola,
l’avvento di ottime classi diri-
genti che sappiano il fatto loro
e i fatti nostri. L’idea che non
riusciamo a strapparci dalla
testa è che la condizione elita-
ria sia un dato di natura. Ci so-
no – pensiamo – alcuni animali
umani che vanno veloci e mol-
tissimi che arrancano. Ovvio
quindi che quelli veloci costi-
tuiscano una élite. Altrettanto
ovvio è che coniugare velocità
e lentezza non si può. Che
Guevara, per esempio, ritene-
va che la banda guerrillera do-
vesse regolare il passo non sul
guerrillero più veloce bensì su
quello più lento, e si sa che i-
ne fece. Se noi adottassimo
quel suo criterio scervellato
taglieremmo le gambe ai mi-
gliori per nascita, per censo,
per caso, e arriveremmo tutti
in gran ritardo all’appunta-
mento con le magniiche sorti
e progressive. Obiezione: ma
una scuola veramente demo-
cratica che ci addestri uno per
uno al passo svelto? Risposta:
la scuola ha perso ogni fun-
zione proprio quando ha
smesso di selezionare élite;
l’unica democrazia possibile è
che i veloci vadano velocissi-
mi, ma senza trascurare mai
di far visita ai lenti e chiac-
chierarci un po’.
Editoriali

Dietro l’omicidio di Danzica

“Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio,
di quante se ne sognano nella vostra ilosoia”
William Shakespeare, Amleto
Direttore Giovanni De Mauro
Florian Hassel, Süddeutsche Zeitung, Germania
Vicedirettori Elena Boille, Chiara Nielsen,
Alberto Notarbartolo, Jacopo Zanchini
Editor Giovanni Ansaldo (opinioni), Daniele Pochi giorni prima che il sindaco di Danzica dopo alcuni attivisti della Falange nazionalradi-
Cassandro (cultura), Carlo Ciurlo (viaggi, visti
dagli altri), Gabriele Crescente (Europa), Camilla Paweł Adamowicz salisse sul palco per il concerto cale hanno appeso su forche di legno le foto di sei
Desideri (America Latina), Simon Dunaway
(attualità), Francesca Gnetti (Medio Oriente), inale del più grande evento di beneicenza del eurodeputati dell’opposizione, colpevoli di aver
Alessandro Lubello (economia), Alessio
Marchionna (Stati Uniti), Andrea Pipino paese e fosse accoltellato a morte da un fanatico, votato la risoluzione che ammoniva Varsavia per
(Europa), Francesca Sibani (Africa), Junko Terao
(Asia e Paciico), Piero Zardo (cultura, l’emittente pubblica Tvp Info aveva mandato in il mancato rispetto dello stato di diritto.
caposervizio)
Copy editor Giovanna Chioini (web, onda un video satirico sull’organizzatore della Nel 2017 Adamowicz aveva ricevuto insieme
caposervizio), Anna Franchin, Pierfrancesco
Romano (coordinamento, caporedattore), manifestazione, Jerzy Owsiak, che aveva criticato ad altri dieci sindaci un “certiicato di morte poli-
Giulia Zoli
Photo editor Giovanna D’Ascenzi (web), Mélissa il partito di destra al governo, Diritto e giustizia tica” da un’organizzazione ultranazionalista. No-
Jollivet, Maysa Moroni, Rosy Santella (web)
Impaginazione Pasquale Cavorsi (caposervizio), (Pis). Nel video era rappresentato come una ma- nostante le denunce, il pubblico ministero aveva
Marta Russo
Web Annalisa Camilli, Andrea Fiorito, Stefania rionetta dell’opposizione e riceveva banconote interrotto le indagini poco prima dell’omicidio di
Mascetti (caposervizio), Martina Recchiuti
(caposervizio), Giuseppe Rizzo, Giulia Testa con la stella di Davide. Adamowicz. Già prima che, all’inizio di gennaio,
Internazionale a Ferrara Luisa Cifolilli,
Alberto Emiletti È solo un esempio degli attacchi lanciati dai un ultraconservatore fosse nominato vicemini-
Segreteria Teresa Censini, Monica Paolucci,
Angelo Sellitto Correzione di bozze Sara mezzi d’informazione ilogovernativi contro l’op- stro, il Pis aveva stretto una blanda alleanza con
Esposito, Lulli Bertini Traduzioni I traduttori
sono indicati dalla sigla alla ine degli articoli. posizione. Adamowicz era stato accusato di esse- l’estrema destra. A novembre i vertici del governo
Giuseppina Cavallo, Francesco Caviglia,
Stefania De Franco, Francesco De Lellis, re un comunista, una marionetta dell’Unione hanno partecipato alla manifestazione per il cen-
Federico Ferrone, Susanna Karasz, Giusy
Muzzopappa, Chiara Pittaluga, Francesca europea, un corrotto e un difensore dei migranti tenario dell’indipendenza polacca insieme agli
Rossetti, Andrea Sparacino, Claudia Tatasciore,
Bruna Tortorella Disegni Anna Keen. I ritratti e degli omosessuali, che sarebbero responsabili estremisti. All’evento sono risuonati slogan come
dei columnist sono di Scott Menchin Progetto
graico Mark Porter Hanno collaborato Gian della rovina del paese. In questo clima avvelena- “morte ai nemici della patria!”.
Paolo Accardo, Cecilia Attanasio Ghezzi,
Gabriele Battaglia, Francesco Boille, Sergio Fant, to, un attentato era solo una questione di tempo. Il sindaco di Danzica è la prima vittima di que-
Andrea Ferrario, Anita Joshi, Fabio Pusterla,
Alberto Riva, Andreana Saint Amour, Francesca È vero che nessun esponente del governo polacco sto clima. C’è da augurarsi che l’atmosfera torni a
Spinelli, Laura Tonon, Lorenzo Trombetta,
Guido Vitiello, Marco Zappa ha mai incitato alla violenza contro gli oppositori, calmarsi e che gli esponenti del governo e i loro
Editore Internazionale spa
Consiglio di amministrazione Brunetto Tini ma gli attentati a sfondo politico non avvengono alleati moderino inalmente i toni. Ma sembra
(presidente), Giuseppe Cornetto Bourlot
(vicepresidente), Alessandro Spaventa nel nulla. Da quando il Pis è al potere, il dibattito improbabile. A maggio si voterà per il parlamento
(amministratore delegato), Giancarlo Abete,
Emanuele Bevilacqua, Giovanni De Mauro, politico si è radicalizzato. Nel 2015 il leader del Pis europeo, in autunno ci saranno le elezioni del par-
Giovanni Lo Storto
Sede legale via Prenestina 685, 00155 Roma Jarosław Kaczyński aveva parlato di “tradimento lamento polacco e pochi mesi dopo sarà eletto il
Produzione e difusione Francisco Vilalta
Amministrazione Tommasa Palumbo,
Arianna Castelli, Alessia Salvitti
nazionale” quando l’opposizione aveva denun- nuovo presidente della repubblica. Lo scontro
Concessionaria esclusiva per la pubblicità
Agenzia del marketing editoriale
ciato le manovre illegali del suo partito. Due anni politico è destinato a inasprirsi. u ct
Tel. 06 6953 9313, 06 6953 9312
info@ame-online.it
Subconcessionaria Download Pubblicità srl
Stampa Elcograf spa, via Mondadori 15,
37131 Verona
Distribuzione Press Di, Segrate (Mi)

È ora di salvare l’Amazzonia

Copyright Tutto il materiale scritto dalla
redazione è disponibile sotto la licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale -
Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Signiica che può essere riprodotto a patto di
citare Internazionale, di non usarlo per ini
commerciali e di condividerlo con la stessa
licenza. Per questioni di diritti non possiamo
applicare questa licenza agli articoli che
compriamo dai giornali stranieri.
Info: posta@internazionale.it
Politiken, Danimarca
Il mondo ha un problema con il Brasile, ma an- Il dilemma è serio per entrambe le parti. Ma la
Registrazione tribunale di Roma
n. 433 del 4 ottobre 1993
che il Brasile ha un problema con il mondo. Si comunità internazionale sa che non può permet-
Direttore responsabile Giovanni De Mauro
Chiuso in redazione alle 19 di mercoledì
tratta della foresta amazzonica: il paese latinoa- tersi di ignorare la foresta amazzonica come ha
16 gennaio 2019 mericano la vuole sfruttare, la comunità interna- fatto con altre regioni. È nell’interesse di tutti, an-
Pubblicazione a stampa ISSN 1122-2832
Pubblicazione online ISSN 2499-1600
zionale la vuole preservare. Entrambe le parti che del Brasile. Perché anche il paese latinoame-
PER ABBONARSI E PER
INFORMAZIONI SUL PROPRIO
hanno ragioni valide. Il Brasile ha legittimi inte- ricano ha interesse a evitare che la deforestazione
ABBONAMENTO ressi nello sviluppo del suo territorio. Il presiden- provochi una catastrofe per il pianeta. Per questo
Numero verde 800 111 103
(lun-ven 9.00-19.00), te Jair Bolsonaro vuole abbattere la foresta per è allarmante che Bolsonaro voglia cancellare i li-
dall’estero +39 02 8689 6172
Fax 030 777 23 87 fare spazio ai terreni agricoli e vuole costruire miti alla deforestazione.
Email abbonamenti@internazionale.it
Online internazionale.it/abbonati miniere, dighe e strade per portare commercio e Ci sono varie proposte su come il Brasile po-
LO SHOP DI INTERNAZIONALE industria verso l’interno del paese, anche se que- trebbe gestire lo sviluppo senza toccare la foresta,
Numero verde 800 321 717
(lun-ven 9.00-18.00)
sto comporta la distruzione dell’ambiente. La e su come potrebbe essere ricompensato per que-
Online shop.internazionale.it
Fax 06 442 52718
comunità internazionale invece vuole protegge- sto. Non c’è tempo da perdere se vogliamo evitare
Imbustato in Mater-Bi
re la foresta. E non solo per riguardo al milione la catastrofe imminente, e il mondo non può per-
scarso di indigeni a cui la legge brasiliana asse- mettersi di tirarla per le lunghe con discussioni
gna un settimo del territorio del paese, e che ci inconcludenti. Bisogna agire subito. Dobbiamo
vivono in modo assolutamente sostenibile. È in fermare la distruzione della foresta amazzonica.
gioco il futuro della Terra: la foresta è decisiva Dobbiamo portare il Brasile dalla parte di quelli
per limitare il riscaldamento globale. che vogliono difendere il clima. u fc

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 13

Europa
Per la Brexit
è l’ora della verità
The Guardian, Regno Unito
Dopo la bocciatura dell’accordo
negoziato con Bruxelles dalla
premier Theresa May, il futuro
del Regno Unito è sempre più
incerto. E l’opinione pubblica
britannica è spaccata in due
o schiacciante e deinitivo riiuto
L da parte del parlamento britanni-
co dell’accordo raggiunto da The-
resa May per uscire dall’Unione
europea ha assestato un colpo devastante
all’autorità della premier. May ha passato
due anni a negoziare un accordo che in pra-
tica era l’opposto di quello che pubblica-
mente diceva di voler fare, per poi vederse-
lo bocciare dal parlamento. Nelle votazioni
parlamentari il suo governo di minoranza è
stato sconitto 28 volte.
Il Regno Unito dovrà uscire dall’Unione
europea nel giro di poche settimane e May
è alla guida di un esecutivo diviso, di un
partito spaccato in due e di un paese altret-
tanto lacerato. Lo storico riiuto della came-
ra dei comuni è stato così netto che l’accor-
do negoziato dalla premier è definitiva-
mente superato. May ha perso con uno
scarto di 230 voti, la più grande sconitta
mai subita da un governo nel Regno Unito,
e dal numero dei deputati che le hanno vo-
tato contro appare chiaro che non potrà ri-
presentare in parlamento la stessa mozione
con solo qualche piccola modiica da parte
di Bruxelles.
Non bisogna necessariamente scegliere
tra l’accordo ottenuto da May e nessun ac-
cordo, il cosiddetto no deal. Il problema è
che il Partito conservatore è diviso tra quel-
li che vogliono un accordo e quelli che non
lo vogliono. Invece di risolvere questi con-
trasti, la premier li ha accentuati. Ha deciso
di cominciare a negoziare sulla Brexit non
con l’Unione, ma con la parte più intransi-
gente del suo partito. E i paletti che ha do-
vuto issare di conseguenza le hanno impe-
dito di ottenere un risultato che unisse le
fazioni del suo partito e convincesse l’oppo-
14 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
sizione. L’accordo raggiunto è stato condi-
zionato dalla sua ossessione per il problema
dell’immigrazione e dal desiderio di accon-
tentare la frangia più estremista dei soste-
nitori dell’uscita dall’Unione. Il risultato è
stato una “Brexit alla cieca”, in cui quasi
ogni decisione sui futuri rapporti con l’Eu-
ropa rimane in sospeso per altri due anni.
Nella situazione attuale, in parlamento
non c’è una maggioranza a favore di una
soluzione alternativa. Questo potrebbe
provocare una catastrofe, costringendo il
Regno Unito a lasciare l’Unione senza al-
cun accordo. È un’ipotesi che il parlamento
deve assolutamente evitare.
Costi e beneici
Con il governo May in crisi, bisognerà an-
che individuare un meccanismo che con-
senta a una maggioranza parlamentare di
assumere il controllo del processo di uscita
dall’Unione. Saranno quindi necessarie
delle innovazioni procedurali, simili a quel-
le approvate dallo speaker della camera Jo-
hn Bercow nei giorni scorsi, per dare più
potere alle commissioni parlamentari e
consentire la presentazione di leggi. Ma per
avere altre opzioni tra cui scegliere bisogne-
L’opinione
Tutti gli errori di May
u Se c’è una cosa che la premier britannica
Theresa May non può dire è “non è cambiato
nulla”. La sconitta è stata durissima. Le
dimissioni di ministri degli ultimi mesi
avrebbero dovuto farla prevedere. Ma la
premier non ha mai capito la situazione. Non ha
capito gli elettori alle elezioni del 2017; non ha
capito l’Unione europea; non ha capito i suoi
ministri nei summit della scorsa estate; ed è
chiaro che non ha capito neanche cosa voleva il
parlamento. Quello che May non è stata in
grado di comprendere è che rispettare l’esito del
referendum presupponeva una rottura con
l’Europa. Bisognava prendere posizione e
combattere. Il suo tentativo di accontentare
tutti – Bruxelles compresa – ha inito per non
soddisfare nessuno. La portata delle sua
sconitta lo dimostra. The Daily Telegraph
rebbe chiedere più tempo a Bruxelles. E ci
vorrebbe una collaborazione all’interno del
parlamento che inora non c’è mai stata. Il
leader laburista Jeremy Corbyn e Theresa
May non dovrebbero ostacolare questo pro-
cesso. Alcuni strumenti previsti dalla costi-
tuzione britannica, come le assemblee dei
cittadini, e un nuovo referendum permette-
rebbero ai due leader di tenere uniti i loro
partiti e di dare legittimità a qualsiasi scelta
degli elettori. Questo non vuol dire negare
la democrazia, ma raforzarla.
La scelta di May di mettere gli interessi
del suo partito davanti a quelli del paese ha
una conseguenza precisa: mentre il gover-
no cercherà di formulare un nuovo accordo,
il paese andrà alla deriva. La mancanza di
leadership può scatenare il panico. Dobbia-
mo mettere ine al caos e alle divisioni che
stanno distruggendo il Regno Unito.
La domanda a cui dobbiamo rispondere
è se tra il Regno Unito e l’Europa può nasce-
re un rapporto durevole che consenta una
collaborazione sulla base di interessi e valo-
ri condivisi. May ha tardato troppo ad am-
mettere i costi dell’uscita, preferendo asse-
condare quei venditori di fumo che cerca-
vano di convincere il parlamento e il paese
che la Brexit non avrebbe avuto nessun co-
sto. La pretesa di poter salvare capra e cavo-
li rivela l’incapacità dei fautori della Brexit
di pensare in termini di costi e beneici.
Per andare avanti bisogna chiarire que-
ste cose. Il Regno Unito si ritrova in una si-
tuazione senza precedenti nella sua storia
costituzionale: deve conciliare la sovranità
popolare con quella del parlamento. La pre-
mier è stata costretta a riconoscere che gli
oppositori vanno convinti.
Il voto a favore della Brexit è stato pro-
vocato dalla stagnazione dei salari, dalle
disparità economiche tra le regioni del pae-
se e da un modello spietato di capitalismo.
Questi problemi non dipendevano da Bru-
xelles e non si risolveranno con l’uscita
dall’Unione. Solo le politiche di un governo
determinato potranno riuscirci. Theresa
May non si è preoccupata né dell’una né
dell’altra cosa. u bt

MARk DUffy (HoUSE of CoMMoNS/AP/ANSA)
Referendum
o modello
Norvegia?
The Independent, Regno Unito
Dopo la bocciatura del piano presentato dalla
premier britannica Theresa May si aprono di-
versi scenari. Entro il 21 gennaio May dovrà
tornare in parlamento per dire cosa intende
fare. Ecco tre possibili ipotesi.
La riapertura dei negoziati Nonostante
le indicazioni uiciali, da Bruxelles arrivano
chiari segnali a favore dell’apertura di nuovi
negoziati. Secondo alcuni si potrebbe peri-
no ridiscutere la difficile questione della
frontiera tra Irlanda del Nord e Repubblica
d’Irlanda, il cosiddetto backstop. Ma non è
chiaro quali concessioni il Regno Unito do-
vrebbe fare in cambio.
La richiesta di una nuova votazione È
possibile che May ottenga qualche modiica
all’accordo e che possa chiedere alla camera
dei comuni di tornare a votare.
La votazione sulla Brexit alla camera dei comuni. Londra, 15 gennaio 2019
Nuove elezioni legislative È la soluzione
preferita dal leader laburista Jeremy Corb-
yn. Se May insisterà per un’uscita dall’Unio-
ne europea senza accordo, la cosiddetta
Brexit no deal, i conservatori determinati a
fare qualsiasi cosa per evitarla potrebbero
schierarsi con i laburisti nella richiesta di
elezioni anticipate.
Le alternative al piano di Theresa May.
Un secondo referendum Ci sarà presto
una forte richiesta di indire un nuovo refe-
rendum, che dovrà però essere approvato
dalla camera dei comuni. Al momento non
sembra che ci sia una maggioranza disposta
a farlo. I laburisti sono favorevoli, ma il par-
tito è spaccato e il leader Corbyn è contrario.
Con il tempo, tuttavia, la situazione potreb-
be cambiare. Bruciate le diverse alternative,
e con la possibilità che non si trovi un accor-
do, un nuovo referendum potrebbe diventa-
re un’opzione concreta. Ma non c’è consen-
so neanche sul quesito da porre.
Il modello Norvegia Secondo alcuni de-
putati, tra cui dei ministri del governo, una
volta esclusa la possibilità di un accordo la
cosa migliore da fare sarebbe stringere un
patto con l’Unione sul modello di quello
della Norvegia. Questo signiicherebbe re-
stare nel mercato comune e nell’unione do-
ganale, una condizione inaccettabile per
metà dei deputati conservatori e per i soste-
nitori convinti della Brexit. Questa soluzio-
ne non eliminerebbe nemmeno la libertà di
movimento, rischiando di provocare il mal-
contento degli elettori che nel 2016 hanno
scelto la Brexit per fermare l’immigrazione
europea.
Estensione del periodo di transizione
previsto dall’articolo 50 Bruxelles ha fat-
to intendere che la scadenza del 29 marzo,
quando il Regno Unito uscirà uicialmente
dall’Unione, potrebbe essere prorogata, ma
solo se sarà stato stabilito un piano d’azione.
In altre parole, potrebbe esserci una proroga
nel caso di un altro referendum o di nuove
elezioni, ma non necessariamente nel caso
di nuovi negoziati.
Nessun accordo In mancanza di altre so-
luzioni, il 29 marzo il Regno Unito dirà ad-
dio all’Unione europea senza nessun accor-
do. È la soluzione peggiore. Molti parlamen-
tari stanno cercando il modo per evitare che
si concretizzi. u bt
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 15
 Europa
Polonia russia

i gay nel mirino

Morte di un democratico di Kadyrov
CoSTAS BALTAS (rEuTErS/CoNTrASTo)

In Cecenia sono ripresi gli arre-

sti di persone per il loro orienta-
mento sessuale, scrive Novaja
Gazeta. Secondo il giornale, “a
BArToSz BANKA (AGENCjA GAzETA/rEuTErS/CoNTrASTo)

partire dalla ine di dicembre

sono state incarcerate circa qua-
ranta persone, uomini e donne,
Grecia-Macedonia e due di loro sono morte in se-
Tsipras rischia guito a torture”. La nuova onda-
ta di repressione, che aveva avu-
sull’accordo to un precedente nel 2017, fa se-
guito alla pubblicazione, il 20 di-
L’11 gennaio il parlamento ma- cembre 2018, di un rapporto
cedone ha ratiicato l’accordo dell’osce in cui si denuncia la
raggiunto per porre ine alla di- drammatica situazione dei dirit-
sputa sul nome del paese che in ti umani della comunità lgbt in
dalla sua indipendenza nel 1991 Cecenia. Secondo Novaja Gaze-
oppone Skopje ad Atene e che “L’omicidio di Paweł Adamowicz è un duro colpo alla ta, nonostante le numerose de-
ha inora bloccato la sua adesio- nunce “inora le autorità di Mo-
democrazia polacca. L’odio ha colpito al cuore la libertà”.
ne all’unione europea e alla Na- sca non hanno condotto alcuna
to. In base all’accordo lo stato Così Adam Michnik commenta su Gazeta Wyborcza
indagine eicace”.
dovrebbe adottare la denomi- l’omicidio del sindaco di Danzica, accoltellato il 13 gennaio
nazione “repubblica della Ma- mentre presentava un concerto di beneicenza nella sua
cedonia del nord”, per distin- città (nella foto). L’assassino è un uomo di 27 anni con
guersi dalla regione della Gre- diversi precedenti penali. Dopo l’aggressione, ha preso il
cia con cui condivide il nome microfono e ha gridato di essere stato incarcerato e MArCELo DEL Pozo (rEuTErS/CoNTrASTo)
attuale. ora la palla passa ad
torturato per colpa del partito Piattaforma civica, di cui
Atene: il parlamento greco do-
vrebbe votare la ratiica entro la Adamowicz aveva fatto parte per anni. Sindaco dal 1998,
ine di gennaio, ma il risultato Adamowicz era una delle igure più note dell’opposizione
non è scontato. I Greci indipen- polacca, critico verso le politiche reazionarie e nazionaliste
denti (Anel, destra), alleati di del governo di Diritto e giustizia (Pis) e sostenitore dei
governo del premier Alexis diritti delle minoranze, dei migranti e della comunità lgbt.
Tsipras (Syriza, sinistra, nella Per le sue posizioni era spesso vittima di violenti attacchi
foto), si oppongono a qualunque
sui social network e sui mezzi d’informazione vicini al
soluzione che contenga il ter- sPaGna
mine Macedonia. Il partito ha governo. “Il barbaro assassinio di Adamowicz è pieno di
ritirato i suoi ministri dal gover- cupo simbolismo e non ha nulla di casuale”, scrive apertura
no, costringendo Tsipras a chie- Krzysztof Luft su Gazeta Wyborcza. L’odio che lo ha reso alla destra
dere un voto di iducia, ma se- possibile “non nasce dal nulla, ma è alimentato dalla
condo il quotidiano Kathime- propaganda della tv pubblica e dei giornali cattolici e di juan Manuel Moreno Bonilla,
rini si è trattato di una messa in destra”, che hanno cercato di far passare Adamowicz “non del Partito popolare (Pp, nella
scena in vista delle elezioni di foto), è stato nominato presiden-
solo per un criminale ma anche per un traditore della
ottobre. te del governo regionale dell’An-
patria. Nessuna persona ragionevole può sostenere che chi dalusia, che da 36 anni era una
ha difuso quest’odio volesse attentare alla sua vita. Ma è roccaforte socialista. La sua co-
innegabile che tra le due cose ci sia un rapporto”. Anche il alizione, di cui fa parte anche
conservatore Rzeczpospolita si soferma sui danni fatti Ciudadanos (centrodestra), ha
dalla polarizzazione del dibattito politico: “Il governo ha ottenuto l’appoggio esterno del
un problema. Anche l’opposizione. Tutti abbiamo un partito di estrema destra Vox in
cambio di alcune concessioni. Il
problema. E lo conosciamo bene, anche se cerchiamo di
leader del Pp Pablo Casado ha
nasconderlo. È l’imbarbarimento del dibattito pubblico, dichiarato che accordi simili po-
un’ondata di odio che arriva sia dai mezzi d’informazione trebbero essere riproposti dopo
tradizionali sia dalla rete. Non c’è dubbio che questa le elezioni amministrative di
ondata abbia aiutato l’assassino di Adamowicz”. u maggio, riferisce El País.

16 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

 Africa e Medio Oriente
Félix Tshisekedi mentre vota a Kinshasa, il 30 dicembre 2018
JERoME DELAy (AP/AnSA)
Un risultato inedito
dalle urne congolesi
Colette Braeckman, Le Soir, Belgio
La Repubblica Democratica
del Congo sarà guidata da un
presidente dell’opposizione,
ma l’assemblea nazionale resta
sotto il controllo del partito
di Joseph Kabila
risultati delle elezioni legislative nella
I Repubblica Democratica del Congo
(Rdc) del 30 dicembre 2018 non con-
fermano quelli delle presidenziali. In
testa alla corsa per la presidenza sono arri-
vati due candidati dell’opposizione, Martin
Fayulu e Félix Tshisekedi, che hanno supe-
rato di molto Emmanuel Ramazani Shada-
ry, il successore designato dal presidente
uscente Joseph Kabila. La commissione
elettorale ha proclamato vincitore Tshi-
sekedi con il 38,5 per cento dei voti. All’as-
semblea nazionale, invece, la maggioranza
è andata al Fronte comune per il Congo
(Fcc), una coalizione riunita intorno al Par-
tito del popolo per la ricostruzione e la de-
mocrazia (Pprd, il partito di Kabila), che ri-
vendica la scelta del primo ministro.
Questa coabitazione tra un presidente
venuto dall’opposizione e un primo mini-
18 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
stro del partito attualmente al governo sod-
disfa e rassicura gran parte dell’opinione
pubblica congolese. Molti intervistati, a
parte i sostenitori di Fayulu che continuano
a denunciare brogli, assicurano che “nessu-
no ha davvero vinto né davvero perso”. In
altri termini, nessuno ha perso la faccia: la
riconciliazione è possibile e la guerra civile
è scongiurata, almeno per ora.
Per quanto riguarda l’elezione del presi-
dente, i congolesi hanno voluto punire Ka-
bila, perché temevano che sarebbe rimasto
aggrappato al potere e avrebbe imposto il
suo delino, perpetuando un sistema che la
maggioranza della popolazione riiuta. Tut-
ti si auguravano la vittoria di un esponente
dell’opposizione.
Félix Tshisekedi è sulla scena politica
relativamente da poco, ma è sostenuto dal
più antico e consolidato partito dell’opposi-
zione, l’Unione per la democrazia e il pro-
gresso sociale (Udps), e gode del prestigio
derivato dal suo defunto padre. Anche se è
possibile che Fayulu abbia ottenuto più voti
di Tshisekedi, come suggerisce la conferen-
za episcopale congolese (che però non ha
pubblicato dati), per molti cittadini l’impor-
tante è che la transizione sia paciica.
Una Rdc che ha sostenuto da sola i costi
di queste elezioni e dove la maggior parte
della popolazione si rallegra dell’alternanza
al potere è un esempio per i paesi africani.
Tshisekedi si prepara a governare un
paese che ancora non conosce bene. Riu-
scirà a farlo? Tra le sue amicizie politiche ci
sono persone d’esperienza e dalla sua par-
te c’è anche Vital Kamerhe, uomo politico
brillante e navigato, anche se considerato
un po’ troppo versatile (in passato ha con-
tribuito alla vittoria di Kabila). In ogni caso
il nuovo presidente dovrà dare un segnale
forte di cambiamento e dovrà rispondere
alla richiesta d’integrità e di progresso so-
ciale.
Un paese più bello
Tshisekedi non sarà onnipotente. All’as-
semblea nazionale il partito di Kabila ha
ottenuto la maggioranza e avrà margine di
manovra sull’elezione della seconda carica
dello stato, il presidente del senato. Se Ka-
bila, già senatore di diritto, assumerà que-
sta carica resterà vicino al potere. Una coa-
bitazione come quella che si prospetta, do-
ve presidente e primo ministro appartengo-
no a schieramenti opposti, sarebbe relativa-
mente una novità in Africa e totalmente
inedita in Rdc. Molti ritengono sia il prezzo
da pagare per la pace e l’unità del paese.
Si può solo sperare che il vecchio e il
nuovo presidente, “uniti dalla sorte” come
dice l’inno nazionale, s’impegnino a creare
“un paese più bello di prima”, a difendere la
sua indipendenza e, soprattutto, a migliora-
re le condizioni di una popolazione il cui
voto, paciico e determinato, ha dimostrato
maturità e bisogno di cambiamento. u cp
Da sapere
La denuncia di Fayulu
u nella notte tra il 9 e il 10 gennaio 2019 la
commissione elettorale proclama Félix
Tshisekedi , un candidato dell’opposizione,
vincitore delle elezioni del 30 dicembre 2018
con il 38,5 per cento dei voti. Martin Fayulu,
l’altro candidato dell’opposizione, ne avrebbe
ottenuti il 34,8 per cento, mentre Emmanuel
Ramazani Shadary, successore designato dal
presidente Joseph Kabila, il 23,8 per cento.
u Il 12 gennaio la commissione elettorale
annuncia che il partito di Kabila ha ottenuto la
maggioranza all’assemblea nazionale, con 350
seggi su cinquecento.
u Il 15 gennaio la corte costituzionale comincia
a esaminare il ricorso di Fayulu, che chiede
d’invalidare i risultati delle presidenziali.
 Kenya SIRIA

Sopravvissuti all’attentato. Nairobi, 15 gennaio 2019

Accuse
e distensioni
pETER DEJoNG (REUTERS/CoNTRASTo)

Dopo essersi “scambiati alcune

frecciate”, Stati Uniti e Turchia
cercano di “allentare le tensio-
ni”, commenta Al Jazeera. Il 13
gennaio il presidente statuni-
tense Donald Trump ha minac-
YASUYoSHI CHIBA (Afp/GETTY)

ciato di portare la Turchia a una

COSTA D’AVORIO catastrofe economica nel caso
Gbagbo in cui attaccasse i curdi nel nor-
dest della Siria dopo il ritiro del-
in libertà le truppe statunitensi. La Tur-
chia ha risposto di non sentirsi
Il 15 gennaio la Corte penale in- “intimidita”. Il 15 gennaio, dopo
ternazionale ha prosciolto l’ex una telefonata con Trump, il
presidente ivoriano Laurent Attacco di Al Shabaab a Nairobi presidente turco Recep Tayyip
Gbagbo (nella foto) e l’ex mini- Erdoğan ha detto di essere favo-
Almeno 14 persone sono morte il 15 gennaio in un attacco rivendica-
stro Charles Blé Goudé dalle ac- revole alla creazione di una zo-
to dal gruppo somalo Al Shabaab contro un hotel e un complesso di
cuse di crimini contro l’umanità na di sicurezza sotto il controllo
uici nella capitale keniana. L’attacco è durato quasi venti ore, con i
per le violenze scoppiate dopo le turco nel nord della Siria, ma il
terroristi asserragliati nei palazzi. Il giorno prima un tribunale aveva
presidenziali del 2010-2011, in giorno seguente i curdi hanno
rinviato a giudizio tre persone accusate di complicità nell’attentato
cui morirono tremila persone. respinto l’ipotesi. Intanto il
del 2013 contro il centro commerciale Westgate, sempre a Nairobi.
All’epoca Gbagbo si era riiutato gruppo jihadista Hayat tahrir al
di accettare la sconitta ed erano Sham controlla quasi tutta la
scoppiati violenti scontri tra i provincia di Idlib, l’ultima roc-
suoi sostenitori e quelli di Alas- Zimbabwe caforte dell’opposizione nel nor-
sane ouattara. Secondo i giudici dovest della Siria, e alcune zone
della corte, i procuratori non so- A caro prezzo delle province vicine di Aleppo e
no riusciti a dimostrare che i Hama. Il capo del gruppo, Abu
due accusati avevano istigato le Muhammed al Jawlani, il 14
violenze. La decisione delude Daily News, Zimbabwe gennaio si è detto favorevole a
profondamente i familiari delle un’ofensiva turca contro i curdi.
vittime, scrive Abidjan.net. “Le cose in Zimbabwe stanno Il 16 gennaio il gruppo Stato isla-
precipitando di nuovo”, scrive il Daily mico ha rivendicato un attenta-
News commentando le proteste to contro la coalizione interna-
SENEGAL scoppiate il 14 gennaio dopo la zionale antijihadista a Manbij,
Fuori decisione del presidente Emmerson nel nord della Siria, in cui sono
morte almeno sedici persone:
dalla corsa Mnangagwa di raddoppiare il prezzo
nove civili, cinque combattenti
del carburante. Lo Zimbabwe congress dell’alleanza arabocurda e due
Il consiglio costituzionale sene- of trade unions, il principale sindacato, militari statunitensi.
galese ha pubblicato il 14 gen- ha proclamato uno sciopero di tre
naio la lista dei candidati am- giorni. Il 14 gennaio negli scontri con la polizia nella
messi alle presidenziali del 24 capitale Harare e a Bulawayo sono morte almeno tre IN BREVE
febbraio 2019, scrive Dakar Ciad Il 12 gennaio ci sono stati
persone e duecento sono state arrestate. Il 16 gennaio è
Actu. Cinque le candidature combattimenti intorno al sito
convalidate, tra cui quella del stato bloccato l’accesso a internet ed è stato arrestato il minerario di Kouri Bougoudi
presidente uscente Macky Sall. pastore Evan Mawarire, una igura di riferimento per tra gruppi di ribelli ciadiani e
Sono state escluse quelle di Ka- l’opposizione. Mnangagwa ha spiegato che l’aumento dei sudanesi. I morti sono stati de-
rim Wade, iglio dell’ex presi- prezzi serve a far fronte alla carenza di carburante. cine.
dente Abdoulaye Wade, e Secondo il Daily News, però, il presidente si sta Rdc Le Nazioni Unite hanno
dell’ex sindaco di Dakar, Khali- fatto sapere il 16 gennaio che
mostrando “incapace di risolvere le molte crisi del
fa Sall, per questioni legate a re- negli scontri intercomunitari
centi condanne. L’opposizione
paese”, segnato da un’economia che da anni è stritolata scoppiati a metà dicembre in
è insorta contro quello che giu- dalla mancanza di liquidità e da un’inlazione quattro villaggi del territorio di
dica un tentativo di eliminare i galoppante. ora lo Zimbabwe è il paese con il prezzo del Yumbi, nell’ovest del paese, so-
suoi candidati dalla corsa. carburante più alto al mondo: 3,31 dollari al litro. ◆ no morte circa 890 persone.

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 19

 Stati Uniti
Penitenziario di Hazelton, West Virginia, novembre 2018
GREG KAHN (THE NEW YoRK TIMES/CoNTRASTo)
La chiusura del governo
colpisce anche le carceri
Kimberly Kindy, The Washington Post, Stati Uniti
Lo shutdown, il blocco delle
attività del governo statunitense,
sta costringendo le guardie
carcerarie a lavorare senza paga
e a fare turni più lunghi. Facendo
aumentare i rischi nelle prigioni
l 4 gennaio la guardia carceraria
I Brian Shoemaker stava facendo un
giro di controllo nei corridoi del car-
cere di Lee, in Virginia, quando un
detenuto ha cercato di superarlo ed entrare
in un’area vietata. Shoemaker gli ha ordi-
nato di tornare indietro, ma l’uomo gli si è
scagliato addosso. La guardia non ha ri-
portato ferite gravi, ma si è resa conto che
a causa dello shutdown, il blocco parziale
dell’attività del governo federale, sta fa-
cendo uno dei lavori più pericolosi degli
Stati Uniti senza essere pagata.
Shoemaker è una delle 36mila guardie
carcerarie considerate “dipendenti essen-
ziali” dal governo degli Stati Uniti. Questo
signiica che deve presentarsi al lavoro du-
rante il blocco anche se non sarà pagato ino
a quando non inirà. In teoria dipendenti
come lui sono tenuti a lavorare, ma nelle
20 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
dieci prigioni contattate dal Washington
Post il numero di guardie che non si presen-
ta al lavoro è raddoppiato dall’inizio dello
shutdown. Di conseguenza, quelli che deci-
dono di lavorare sono costretti a fare turni
molto più lunghi. Inoltre capita che a segre-
tari, custodi e insegnanti venga richiesto di
sostituire le guardie assenti.
Ci sono diversi motivi per cui gli agenti
di custodia sono una categoria unica tra i
dipendenti federali: sono nella posizione
insolita di rischiare infortuni e perino la
vita ogni volta che si presentano al lavoro,
ma sono anche tra i meno pagati tra gli
agenti di polizia federali. Molti lavorano in
aree isolate dove non ci sono strade di gran-
de percorrenza e per raggiungerle sono co-
stretti a passare ore in auto ogni giorno.
Insicurezza interna
Per capire quanto la situazione sia diicile
basta guardare a quello che succede nel pe-
nitenziario di Hazelton, in West Virginia. I
rappresentanti sindacali riferiscono che
nelle ultime settimane è aumentato in mo-
do preoccupante il numero delle aggressio-
ni contro gli agenti, mentre il numero di
guardie e altri dipendenti che si mettono in
malattia è quadruplicato. Una o due volte
alla settimana gli agenti sono costretti fare
turni di sedici ore. Inoltre quasi ogni setti-
mana viene chiesto a dipendenti che non
sono agenti di polizia di sostituire le guardie
assenti (in tempi normali succede una volta
al mese).
Un aspetto particolarmente umiliante
per le guardie carcerarie è che i detenuti
sono consapevoli che gli agenti non ricevo-
no lo stipendio. Percependo le loro diicol-
tà, li provocano e a volte cercano di cor-
romperli, come riferiscono alcuni leader
sindacali e i dipendenti delle carceri. È
successo a Ryan Enos, agente di un peni-
tenziario di Lompoc, in California. Enos
lavora in un luogo soprannominato “il bu-
co”, in cui i detenuti restano rinchiusi nelle
loro celle per 23 ore al giorno. La prima pro-
vocazione, racconta, è arrivata mentre sta-
va riaccompagnando un detenuto nella
cella dopo l’ora d’aria. “Mi ha detto: ‘Anco-
ra non ti pagano? Dovresti lavorare per i
cartelli. Loro non chiudono mai’”.
Nel frattempo nei penitenziari aumenta
la rabbia contro il presidente Donald Trump
e i parlamentari, che a diferenza delle guar-
die continuano a percepire lo stipendio du-
rante lo shutdown. “Che senso ha bloccare il
governo in nome della sicurezza dei coni-
ni, compromettendo nel frattempo la sicu-
rezza interna?”, chiede Eric Young, presi-
dente del sindacato degli agenti di custodia.
“Siamo i volti che stanno dietro il blocco. Se
accadrà qualcosa a uno dei nostri agenti a
causa di questo scontro le mani dei politici
saranno sporche di sangue. Basta giocare
con le nostre vite”. u as
Da sapere
Soluzione lontana
u Lo shutdown, il blocco parziale delle attività
del governo federale, è cominciato il 22
dicembre del 2018, quando i democratici del
congresso e il presidente Donald Trump non
hanno trovato un accordo sulla legge di bilancio
del 2019. Questo shutdown è il più lungo della
storia statunitense. I dipendenti pubblici
coinvolti sono 800mila, tra cui 420mila
persone costrette a lavorare senza paga e
380mila in congedo non retribuito. Finora non
si è trovata una soluzione perché i democratici
si riiutano di stanziare 5,7 miliardi di dollari per
la costruzione di un muro al conine con il
Messico. A pagare il prezzo politico di questo
stallo potrebbe essere soprattutto Trump.
Secondo un sondaggio del Washington Post,
il 53 per cento degli statunitensi incolpa della
situazione il presidente.
Americhe
L’opposizione venezuelana
ha un volto nuovo
Sylvia Colombo, Folha de S.Paulo, Brasile
Eletto alla guida del parlamento Juan Guaidó in un comizio a Caracas, 11 gennaio 2019
venezuelano, Juan Guaidó si è
autoproclamato l’11 gennaio
presidente ad interim del paese
al posto di Nicolás Maduro. È
stato arrestato e subito rilasciato

l 13 gennaio 2019 il nuovo presidente

I del parlamento venezuelano Juan

Guaidó è stato trattenuto per circa
un’ora dagli agenti del Sebin, il servi-
zio d’intelligence del governo socialista di
YURI CORTEz (AFP/GETTY)

Nicolás Maduro. Guaidó è stato prelevato

con la forza dall’auto su cui viaggiava. La
prima a difondere la notizia dell’arresto è
stata la moglie del parlamentare, Fabiana
Rosales, che era con lui.
Il ministro della comunicazione e
dell’informazione, Jorge Rodríguez Gó-
mez, ha subito dichiarato che l’arresto di
Guaidó è stato irregolare e che è avvenuto
senza l’approvazione dei vertici del gover-
no. Rodríguez Gómez ha precisato che i
funzionari responsabili dell’arresto “saran-
no sollevati dall’incarico e sottoposti a se-
veri provvedimenti disciplinari”. Dopo la
liberazione, Guaidó ha partecipato a un co-
mizio nello stato di Vargas, dove ha mostra-
to alle telecamere i segni che aveva sui polsi:
“Hanno cercato di ammanettarmi, ma non
gliel’ho permesso. Sono il presidente
dell’assemblea nazionale”, ha detto. Ha an-
che ribadito quello che aveva detto l’11 gen-
naio, cioè l’intenzione di assumere le fun-
zioni di presidente ad interim al posto di
Maduro. Riguardo alle parole del ministro
della comunicazione, Guaidó ha dichiarato:
“Se i funzionari hanno agito per conto pro-
prio, allora Maduro non controlla più le for-
ze armate”. In realtà da ottobre il Sebin di-
pende direttamente dall’esecutivo.
Guaidó, alla guida di un parlamento
controllato dall’opposizione, si è autopro-
clamato presidente ad interim il giorno do-
po che Maduro ha cominciato il suo secon-
do mandato presidenziale. Si è detto dispo-
sto a mantenere l’incarico ino a nuove ele-
zioni e ha convocato una grande manifesta-
zione per il 23 gennaio. La sua dichiarazione
ha ricevuto il sostegno di alcuni governi
stranieri – tra cui Brasile e Stati Uniti – e
dell’opposizione venezuelana, che conside-
ra illegittimo il risultato delle elezioni presi-
denziali del 20 maggio 2018.
Il Messico si dissocia
Tuttavia il parlamento di Caracas non ha la
forza politica per imporsi su Maduro. Dal
2017, infatti, i suoi poteri sono stati trasferi-
ti all’assemblea costituente, eletta a luglio
di quell’anno e controllata dal governo.
Henrique Capriles, candidato dell’op-
posizione alle elezioni presidenziali del
2013, ha criticato l’arresto di Guaidó sui so-
cial network, come María Corina Machado,
un’altra leader dell’opposizione: “Il seque-
stro del presidente dell’assemblea naziona-
le e presidente legittimo del Venezuela è
responsabilità diretta di Maduro. Il collasso
sta accelerando”, ha scritto.
Guaidó, 35 anni, è un esponente del par-
tito Voluntad popular, lo stesso di Leopol-
do López, agli arresti domiciliari dal 2017. I
rappresentanti dei governi del gruppo di
Lima, creato nel 2017 da vari paesi latinoa-
mericani per afrontare la grave crisi in Ve-
nezuela, hanno scritto in una nota: “Argen-
tina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Co-
sta Rica, Guatemala, Guyana, Honduras,
Panamá, Paraguay, Perù e Santa Lucía con-
dannano la detenzione arbitraria del presi-
dente del parlamento Juan Guaidó; espri-
mono il loro netto rifiuto verso qualsiasi
azione che minacci l’integrità isica dei de-
putati dell’assemblea nazionale venezuela-
na, delle loro famiglie e dei loro collabora-
tori, e verso ogni tipo di pressione o coerci-
zione che impedisca l’esercizio delle com-
petenze del parlamento come organo costi-
tuzionale e legittimamente eletto”. Il presi-
dente messicano di centrosinistra, An-
drés Manuel López Obrador, si è dissociato
dal comunicato del gruppo di Lima, che non
ha riconosciuto la legittimità del mandato
di Maduro.
A Washington il consigliere per la sicu-
rezza nazionale John Bolton ha accusato il
Sebin di essere controllato dal governo
cubano e ha dichiarato che “gli atti d’inti-
midazione” della polizia segreta di Madu-
ro “sono un grave attacco allo stato di dirit-
to in Venezuela”. Anche il segretario gene-
rale dell’Organizzazione degli stati ameri-
cani, Luis Almagro, ha criticato l’arresto di
Guaidó. u fr

22 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

 San Pedro Sula, 14 gennaio
ORLANDO SIERRA (AFP/GETTy)
hOnDuras
La carovana
in marcia
“La notte del 15 gennaio miglia-
ia di persone sono arrivate alla
stazione degli autobus di San
Pedro Sula, in Honduras, con un
obiettivo comune: lasciare il pa-
ese e raggiungere gli Stati Uni-
ti”, scrive El País. La prima si-
da per la nuova carovana di mi-
granti centroamericani – la pri-
ma è stata fermata in Messico, a
Tijuana, a dicembre – viene pro-
prio dai governi dell’Honduras e
del Guatemala. Secondo il New
York Times, i presidenti di
questi due paesi, alle prese con
vari scandali interni, vogliono
conservare l’appoggio degli Sta-
ti Uniti di Donald Trump, quindi
faranno il possibile per fermare
la carovana.
nicaragua
Lettera
di dimissioni
“Rafael Solís, un magistrato del-
la corte suprema fedele al presi-
dente Daniel Ortega, si è dimes-
so dal suo incarico e dal Fronte
sandinista di liberazione nazio-
nale (Fsln)”, scrive El Coni-
dencial. Lo ha annunciato l’8
gennaio in una lettera, in cui ha
criticato Ortega e la moglie e vi-
cepresidente Rosario Murillo
per come hanno gestito la crisi
politica che sta vivendo il paese
dalla metà di aprile del 2018. Se-
condo la Commissione intera-
mericana per i diritti umani, ne-
gli scontri di questi mesi sono
morte più di 320 persone.
Messico
una sida per López Obrador su trump
Proceso, Messico
Il piano del presidente messicano
Andrés Manuel López Obrador
(centrosinistra) per fermare il
cosiddetto huachicoleo, cioè il furto di
benzina che negli ultimi anni ha
provocato allo stato perdite
gravissime, “sta avendo efetti
imprevisti, che vanno molto al di là di
quello che lui stesso aveva
immaginato”, scrive Proceso. La decisione del presidente
di chiudere le valvole di alcuni oleodotti dell’azienda
Petróleos Mexicanos (Pemex), per evitare l’estrazione
illegale di carburante, ha lasciato a secco Città del Messico
e alcuni stati del centro del paese, con scene di panico
davanti alle stazioni di servizio, gente in ila per ore
cercando di fare rifornimento e perdite economiche per
molte attività commerciali. “Per sostenere quella che
sembra una guerra senza conini, López Obrador ha
schierato tutte le forze armate: oltre all’esercito e alla
marina, l’11 gennaio ha chiamato anche la forza aerea. Poi
ha fatto sapere che il generale brigadiere Eduardo León
Trauwitz, incaricato di occuparsi del problema dal
governo precedente di Enrique Peña Nieto, è sotto
inchiesta per la sottrazione di carburante”. ◆
stati uniti riduzione del numero di studen-
ti per ogni classe e l’assunzione
Dalle aule di nuovi dipendenti, tra cui bi-
alle piazze bliotecari, psicologi e infermie-
ri. “Uno sciopero simile nel di-
Il 14 gennaio ventimila inse- stretto di Los Angeles, il secon-
gnanti del distretto scolastico di do più grande del paese, non si
Los Angeles hanno scioperato veriicava da più di trent’anni”,
per chiedere un aumento dei sa- scrive Vox. “Le ragioni della
lari del 6,5 per cento, più fondi protesta sono simili a quelle che
statali destinati all’istruzione, la negli ultimi mesi hanno alimen-
tato gli scioperi del personale
Salari degli insegnanti delle scuole
scolastico in West Virginia, Ari-
superiori, percentuale rispetto ad
altri lavoratori con lo stesso livello
d’istruzione
zona, Kentucky e Oklahoma.
Mobilitazioni che hanno avuto
l’appoggio dell’opinione pubbli-
Francia 102 Scozia 83
ca e hanno costretto le autorità
Nuova Zelanda 101 Israele 79
statali a cedere. Il distretto sco-
Germania 94 Norvegia 76 lastico di Los Angeles compren-
Finlandia 92 Cile 62 de circa 600mila studenti. La
Danimarca 84 Stati Uniti 61 maggior parte di loro proviene
Estonia 83 Rep. Ceca 56 da famiglie povere che fanno af-
idamento sulle scuole per avere
Fonte: Quartz
pasti e altri servizi per i igli.
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
stati uniti
altra indagine
“Nel maggio del 2017 l’Fbi avviò
un’indagine di controspionag-
gio per capire se Donald Trump,
entrato da poco in carica come
presidente, stesse segretamente
lavorando per conto del governo
russo e se rappresentasse una
minaccia per la sicurezza degli
Stati Uniti”, scrive il New York
Times. L’indagine venne aper-
ta dopo che Trump aveva licen-
ziato il direttore dell’Fbi James
Comey, una decisione che sem-
brava motivata dalla volontà del
presidente di liberarsi dell’in-
chiesta sui suoi rapporti con il
Cremlino. Poco dopo l’inchiesta
passò nelle mani del procurato-
re speciale Robert Mueller, che
sta ancora indagando sulle pre-
sunte interferenze russe nelle
elezioni presidenziali del 2016.
in breve
Brasile Il 15 gennaio il presi-
dente di estrema destra Jair Bol-
sonaro ha irmato un decreto
che rende più facili le procedure
per avere un’arma da fuoco.
Canada Il 12 gennaio Rahaf
Mohammed al Qunun, una ra-
gazza saudita di 18 anni minac-
ciata di morte dalla sua fami-
glia, è arrivata in Canada, il pae-
se che ha accettato di darle asilo.
Colombia Il 12 gennaio l’ex co-
mandante delle Farc, Iván Már-
quez, in un video ha accusato il
governo di non rispettare gli ac-
cordi di pace e ha denunciato
l’uccisione di quattrocento atti-
visti e 85 ex guerriglieri.
stati uniti
Il paese delle armi
Dati del 2019 aggiornati al 16 gennaio
FONTE: GUN VIOLENCE ARCHIVE
Sparatorie 2.116
Stragi* 9
Feriti 1.069
Morti 594
*Con almeno quattro vittime (feriti e morti).
23
 Asia e Paciico
Tokyo, 22 novembre 2019
KAzuHIRo NoGI (AfP/Getty)
La giustizia giapponese
sotto accusa
Brad Adams, The Diplomat, Giappone
La vicenda di Carlos Ghosn, l’ex
capo della Nissan arrestato per
illeciti iscali a novembre, fa luce
sui limiti del sistema giudiziario
giapponese, scrive il capo di
Human rights watch in Asia
l clamoroso arresto dell’ex presidente
I della Nissan, Carlos Ghosn, il 19 no-
vembre 2018 ha fatto luce sul sistema
giapponese della “giustizia dell’ostag-
gio”, in cui i sospettati sono trattenuti in
carcere in condizioni particolarmente dure
con l’obiettivo di estorcergli una confessio-
ne. Ghosn, licenziato dalla Nissan e dalla
Mitshubishi Motors dopo il suo arresto (ma
ancora amministratore delegato della Re-
nault), prima è stato in carcere per 21 giorni;
poi, per prolungare la detenzione oltre il li-
mite stabilito dalla legge, riarrestato di nuo-
vo con altre accuse.
A Ghosn è stato negato il rilascio su cau-
zione, non gli è stata garantita la presenza
di avvocati durante gli interrogatori e gli è
stato impedito d’incontrare i suoi familiari
dopo l’arresto. Come altri sospettati in
Giappone, ha trascorso il capodanno in una
24 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
piccola cella fredda, con poche possibilità
di lavarsi e fare esercizio isico.
Ghosn non ha ricevuto alcun trattamen-
to di favore, com’è giusto che sia. Se però il
Giappone vuole essere all’altezza della sua
reputazione di democrazia tra le più avan-
zate al mondo, dovrà modernizzare il suo
sistema giudiziario. Mentre nelle democra-
zie i sospettati possono uscire su cauzione
per quasi tutti i reati non violenti, i detenuti
in stato di fermo in Giappone non possono
neanche chiedere di uscire su cauzione pri-
ma che sia formalizzata l’accusa. Possono
inoltre essere interrogati più volte senza la
presenza di un avvocato.
In ostaggio
Prolungare la detenzione di un sospettato
prima del processo aggiungendo strategi-
camente nuove accuse è una tattica difusa.
Il codice di procedura penale consente di
detenere i sospettati per 23 giorni al massi-
mo prima di formalizzare le accuse. Questo
procedimento può ripetersi più volte con
l’aggiunta di altri capi d’imputazione: spes-
so la polizia e i pubblici ministeri giappone-
si spacchettano i reati così da poterne pre-
sentare di nuovi. Quando si trova un cada-
vere, il sospettato viene prima arrestato per
abbandono di cadavere, poi per omicidio.
L’11 gennaio, il giorno in cui scadeva l’ulti-
mo periodo di detenzione, a Ghosn sono
state rivolte nuove accuse.
Quando non vengono presentate altre
accuse e un detenuto ha inalmente la pos-
sibilità di richiedere il rilascio su cauzione,
chi non ha confessato spesso ha più diicol-
tà a ottenerlo da un giudice. Dopo essere
stati tenuti “in ostaggio” in carcere per set-
timane o mesi, ammettere un reato che non
si è commesso può anche sembrare il modo
migliore per uscire. Per questo la storia del
sistema penale giapponese è piena di con-
fessioni estorte. I giudici giapponesi rara-
mente si oppongono alla richiesta di arresto
degli investigatori: quelle respinte sono me-
no del 2 per cento. La cosa sconvolgente è
che il codice di procedura penale non consi-
dera obbligatoria la presenza degli avvocati
durante gli interrogatori, mentre le norme
internazionali sui diritti umani, sottoscritte
dal Giappone, garantiscono a un sospettato
l’assistenza immediata e senza restrizioni
di un legale.
Chiunque venga arrestato merita che gli
siano garantiti i diritti fondamentali della
presunzione d’innocenza, di una rapida ed
equa udienza per fissare la cauzione e
dell’assistenza di un avvocato. Il processo
dirà se Ghosn è colpevole, ma intanto il suo
caso ha dimostrato che è arrivata l’ora per il
Giappone di mettere fine al “sistema
dell’ostaggio”. u gim
Brad Adams è il responsabile per l’Asia
di Human rights watch.
Da sapere
un fermo ininito
u 19 novembre 2018 Carlos Ghosn, a capo
dell’alleanza tra Nissan (di cui era il
presidente), Mitsubishi Motors (di cui era
l’amministratore delegato) e Renault (che per
ora l’ha confermato suo amministratore
delegato), è arrestato a tokyo. È accusato di
non aver dichiarato al isco giapponese la parte
dei compensi che avrebbe ricevuto dopo la
pensione.
20 dicembre Ghosn, da un mese in stato di
fermo, è accusato anche di abuso di iducia
aggravato per aver trasferito ai libri della
Nissan alcune sue perdite personali.
7 gennaio 2019 Il manager parla per la prima
volta in tribunale e respinge le accuse.
15 gennaio un tribunale di tokyo riiuta il
rilascio su cauzione. Ghosn potrebbe rimanere
in carcere ino al 10 marzo. Asahi Shimbun
 BANGLADESH
Cina AFGHANISTAN

La vittoria Ritiro lento

degli operai Pechino alza il tiro e contenuto
Migliaia di operai tessili che L’esercito statunitense sta pre-
producono capi d’abbigliamen- Meng Wanzhou, Vancouver, Canada, 10 gennaio 2019 parando un piano di ritiro di po-
to per grandi marchi stranieri che migliaia di soldati dall’Af-
hanno protestato a Dhaka e ghanistan, scrive il Washing-
dintorni per otto giorni, chie- ton Post citando funzionari del
dendo salari più alti. Un mani- governo. Il presidente Donald
festante è morto negli scontri Trump vorrebbe un ritiro più
con la polizia, che ha usato pro- consistente, ma i suoi consiglieri
iettili di gomma e cannoni ad l’hanno convinto che per ora la
acqua. Il 13 gennaio è stato rag- cosa migliore è un’operazione
Ben neLMS (BLOOMBeRg/geTTy)

giunto un accordo: oltre all’au- lenta e contenuta. Alla ine di di-

mento del salario minimo deci- cembre la notizia che Trump
so a dicembre ma ritenuto ina- stava valutando il ritiro di tutte
deguato al costo della vita le truppe dall’Afghanistan aveva
(dall’equivalente di 54 euro al sorpreso e preoccupato il gover-
mese è passato all’equivalente no del paese, dove, secondo un
di 82 euro), sono stati decisi in- recente rapporto uiciale, solo il
crementi di stipendio per i lavo- Dopo che il 1 dicembre la direttrice inanziaria dell’azien- 55 per cento del territorio, e il 65
ratori con più anzianità e per i da di telecomunicazioni huawei, Meng Wanzhou, è stata per cento della popolazione, so-
più giovani. no “sotto il controllo o l’inluen-
arrestata in Canada su richiesta degli Stati Uniti, l’ofensi-
za” dello stato. Dopo aver can-
MOhAMMAD POnIR hOSSAIn (ReUTeRS/COnTRASTO)

va diplomatica di Pechino ha raggiunto livelli preoccupan- cellato un incontro con i nego-

ti. Due cittadini canadesi, Michael Kovrig e Michael Spa- ziatori statunitensi all’inizio
vor, sono in carcere in Cina da metà dicembre con l’accusa dell’anno, il 15 gennaio i taliban
di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale, e una hanno minacciato di disertare i
terza canadese, Sarah McIver, è stata arrestata e poi rila- colloqui di pace se Trump non
sciata per “problemi con il suo visto di lavoro”. Ma ad al- ritirerà le sue truppe.
zare la tensione il 13 gennaio è arrivata una sentenza di
morte per Robert Lloyd Schellenberg, un pregiudicato ca-
nadese che nel 2014 era stato arrestato per traico di dro-
Dhaka, 12 gennaio 2019 ga e condannato a 15 anni di prigione. Schellenberg, che si
dichiara innocente, è stato condannato a morte in appello
ISSeI KATO (ReUTeRS/COnTRASTO)

perché il tribunale giudicava troppo lieve la pena. Ottawa

BIRMANIA
ha accusato Pechino di usare Schellenberg per fare pres-
Reporter sioni in vista dell’estradizione negli Stati Uniti di Meng,
in carcere arrestata per aver violato le sanzioni contro l’Iran attraver-
so un’azienda legata alla huawei. Pechino ha respinto le
L’11 gennaio un tribunale birma- accuse e un duro editoriale del Global Times, quotidiano
no ha respinto l’appello dei due vicino al governo cinese, ha denunciato le “speculazioni IN BREVE
giornalisti della Reuters, Wa Lo- assurde” che mostrano un “volgare disprezzo della giusti- Giappone Il 14 gennaio il presi-
ne e Kyaw Soe Oo, condannati a dente del Comitato olimpico
zia cinese”. Il Canada ha chiesto formalmente alla Cina di
sette anni per violazione del se- giapponese, Tsunekazu Takeda
greto di stato nel settembre non procedere con l’esecuzione della pena di morte. I (nella foto), indagato in Francia
2018. Secondo la Reuters, i due mezzi d’informazione cinesi hanno dato uno spazio insoli- perché sospettato di aver pagato
giornalisti sono caduti in una tamente ampio al processo di Schellenberg, scrive il tangenti per assicurare a Tokyo i
trappola tesa dalla polizia per South China Morning Post. Il 16 gennaio il presidente giochi del 2020, ha respinto le
farli incriminare. Prima del loro della huawei e padre di Meng, Ren Zhengfei, è apparso accuse.
arresto, Wa Lone e Kyaw Soe Oo per la terza volta nella sua vita sui mezzi d’informazione Malaysia Dopo l’abdicazione
avevano svelato in un’inchiesta di Muhammad V, la prima nella
per dire che la sua azienda “non spia per conto del gover-
il massacro di dieci rohingya, la storia del paese, il 15 gennaio è
minoranza musulmana perse-
no” e che si ida della giustizia canadese e di quella statu- stato incoronato sultano Pahang
guitata dalla maggioranza bud- nitense. La huawei è uno dei principali fornitori mondiali Regent Tengku Abdullah. L’in-
dista nello stato del Rakhine, da di infrastrutture per la rete 5g e per questo è vista con so- coronazione è il passaggio che
parte dell’esercito birmano. spetto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. u precede la proclamazione a re.

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 25

 Visti dagli altri
Ciampino (Roma), 14 gennaio 2019. Cesare Battisti al suo arrivo in Italia
ETToRE FERRARI (AnSA)
Cesare Battisti in Italia
dopo quarant’anni in fuga
Jérôme Gautheret e Claire Gatinois, Le Monde, Francia
Dopo una vicenda giudiziaria
complessa, l’ex terrorista è stato
arrestato in Bolivia con
un’azione congiunta dei governi
brasiliano e italiano. Deve
rispondere di quattro omicidi
i è consegnato senza opporre resi-
S stenza, come un uomo stanco, ras-
segnato ad afrontare il suo passa-
to fatto di quasi quarant’anni di
fuga, notti senza sonno, detenzioni alter-
nate a fughe rocambolesche e da un esilio
precario. Dopo essere passato per il Messi-
co, la Francia e il Brasile, è a Santa Cruz de
la Sierra, in Bolivia, che Cesare Battisti, 64
anni, ex militante di una formazione
26 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
d’estrema sinistra, è stato arrestato la sera
del 12 gennaio. A quanto riferito da una
fonte vicina alle forze dell’ordine, citata
dall’Afp, l’italiano, con barba e occhiali da
sole, era ubriaco e aveva in tasca solo una
manciata di bolivianos, la moneta locale.
Il giorno dopo un aereo italiano è parti-
to per Roma con a bordo quello che l’Italia
considera un terrorista. Il governo guidato
da Giuseppe Conte ha ottenuto che Battisti
non facesse scalo in Brasile, come invece
auspicava il nuovo governo d’estrema de-
stra brasiliano di Jair Bolsonaro. Il passag-
gio in Brasile presentava troppi rischi. Il
codice penale brasiliano non prevede l’er-
gastolo e l’estradizione avrebbe potuto es-
sere vincolata all’impegno, da parte
dell’Italia, di non applicare questa pena
all’ex componente dei Proletari armati per
il comunismo (Pac), una delle tante forma-
zioni dell’estrema sinistra italiana degli
anni settanta, molto attiva tra il 1976 e il
1979.
“Il Brasile non sarà più il rifugio degli
emarginati o dei banditi travestiti da pri-
gionieri politici”, ha promesso su Twitter il
presidente Jair Bolsonaro, deluso del fatto
di non aver potuto essere uno dei protago-
nisti della cattura deinitiva di questo “sini-
strorso”. L’aereo è arrivato il 14 gennaio in
Italia, ad attenderlo c’era il ministro
dell’interno Matteo Salvini.
Battisti era stato arrestato nel 1979 e
condannato a dodici anni di reclusione per
banda armata. Era poi evaso dal carcere di
Frosinone nel 1981, fuggendo in Francia,
in Messico e poi di nuovo in Francia. Le di-
chiarazioni di un esponente dei Pac, arre-
stato nel 1982, permisero ai giudici italiani
di accusare Battisti di quattro omicidi, in
due casi come autore materiale, in uno co-
me complice e uno come ideatore. Per que-
sto nel 1985 è stato condannato all’ergasto-
lo in contumacia. La sentenza è diventata
deinitiva nel 1993.
L’Italia lo inseguiva da decenni e dal 14
dicembre 2018 Battisti era un latitante an-
che per le autorità brasiliane: nei suoi con-
fronti era stato spiccato un mandato d’ar-
resto dal tribunale supremo federale, in
vista di una sua estradizione in Italia. Una
decisione in contrasto con quanto stabilito
il 31 dicembre 2010 dall’allora presidente
brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che si
era riiutato di consegnare Battisti alle au-
torità italiane. La legge, però, ora non è più
dalla parte di Battisti, che nell’ottobre 2018
aveva sidato il presidente della repubblica
brasiliana Jair Bolsonaro: “Bolsonaro può
pavoneggiarsi quanto vuole, la legge mi
protegge”. Prima ancora di essere eletto,
Bolsonaro aveva promesso l’immediata
estradizione di Battisti.
“Tutto questo è una follia”, ha dichiara-
to Igor Tamasauskas, uno degli avvocati di
Battisti, sostenendo che dalla Bolivia, dove
era entrato illegalmente, Battisti avrebbe
dovuto essere estradato in Brasile, il paese
di provenienza.
Consenso quasi unanime
A Roma l’arresto di Battisti è stato celebra-
to in maniera quasi unanime. Il ministro
dell’interno Matteo Salvini è stato il primo
a ringraziare su Twitter le forze dell’ordine
boliviane, brasiliane e italiane, “che hanno
lavorato per la cattura di Cesare Battisti,
un delinquente che non merita una como-
da vita in spiaggia, ma di inire i suoi giorni
in galera”. Il ministro della giustizia Alfon-
so Bonafede, del Movimento 5 stelle, ha
rivolto un pensiero alle famiglie delle vitti-
me: “A loro posso dire che, inalmente, giu-
stizia è fatta”. Il presidente della repubblica
Sergio Mattarella, di solito avaro di parole,
ha espresso la sua soddisfazione per l’arre-
sto di Battisti in Bolivia. Anche gli ex presi-
denti del consiglio Matteo Renzi e Paolo
Gentiloni, e l’ex presidente della camera
dei deputati Laura Boldrini, hanno condi-
viso la loro soddisfazione. E il Brasile non
ha mancato di far sentire la sua gioia. Dopo
Jair Bolsonaro, che ha salutato “la cattura
del terrorista Cesare Battisti”, è stato suo
iglio Eduardo a celebrare l’evento: “Ha
assassinato un poliziotto, ucciso un padre
di fronte a suo iglio, ha lasciato un uomo
in sedia a rotelle, è stato condannato all’er-
gastolo per quattro omicidi, ha fatto parte
di un gruppo terrorista di sinistra in Italia, i
Pac. ‘Ciao Battisti’, la sinistra piange”, ha
scritto su Twitter.
Descritto in gioventù come un piccolo
delinquente dal grilletto facile, Battisti
chiude così il suo esilio latinoamericano.
Una terza vita, condotta dopo gli anni tra-
scorsi in Francia dove, protetto dalla “dot-
trina Mitterrand” (per cui la Francia non
concedeva l’estradizione di persone impu-
tate o condannate per atti violenti d’ispira-
zione politica che nel frattempo avevano
rinunciato alla violenza), si era reinventato
custode e autore di romanzi polizieschi,
senza mai esprimere il minimo pentimen-
to a proposito del suo passato. Ma nel frat-
tempo l’Italia non l’ha dimenticato. Le in-
dagini sui Pac hanno evidenziato la pre-
senza di Battisti in quasi tutte le azioni del
gruppo. Rapine a banche, uici postali e
negozi, ma anche sabotaggi, attentati
esplosivi, roghi di auto e tentati sequestri.
nella primavera del 2004 il presidente
Jacques Chirac disse che non si sarebbe
opposto alla sua estradizione. Malgrado
mesi di polemiche e la mobilitazione di un
importante comitato di sostegno, Battisti
fu sul punto di essere estradato, ma riuscì a
sfuggire alle autorità e a lasciare la Francia
in circostanze poco chiare, riprendendo la
vita clandestina. Dopo essere atterrato in
Messico, si trasferì in Brasile, dove venne
arrestato nel 2007.
Rimase in carcere per quattro anni e fe-
ce uno sciopero della fame per protestare
contro la richiesta di estradizione presen-
tata al Brasile dal governo italiano, dichia-
rando di preferire “morire in Brasile piut-
tosto che tornare in Italia”. nel 2009 il
Tribunale supremo brasiliano autorizzò
l’estradizione di Battisti, ma l’allora presi-
dente Lula, nell’ultimo giorno del suo
mandato, si oppose. Tornato in libertà nel
2011, Battisti si trasferì a Cananéia, un pic-
colo porto a tre ore di auto da São Paulo,
dove ha conosciuto la madre del suo se-
condo iglio e ha sperato di poter sfuggire
deinitivamente al suo destino in Italia.
Battisti era comunque sempre in guar-
dia, evitava i giornalisti e coltivava il gusto
della segretezza. Soprannominato piradin-
ho (piccolo pazzo), nel 2011 accettò di esse-
re intervistato da Le Monde: “Sono stati
commessi degli errori, è evidente”, disse.
“Pensare di cambiare la società con le armi
è una follia. Ma all’epoca tutti erano arma-
ti! C’erano guerriglieri in tutto il mondo.
L’Italia viveva una situazione prerivoluzio-
naria. È facile oggi criticare e fare di tutta
l’erba un fascio”.
In una lettera datata 18 dicembre 2018,
in cui chiede asilo in Bolivia, Battisti spiega
di “non essere il mostro che il governo ita-
liano ha cercato di costruire”. u f
L’opinione
Una vergogna
per il Brasile
Leandro Colon,
Folha de S.Paulo, Brasile
a telenovela di Cesare Battisti si è
L conclusa in modo imbarazzante per
l’immagine del Brasile. Condanna-
to in Italia all’ergastolo per quattro omici-
di commessi negli anni settanta, il terrori-
sta italiano ha vissuto l’ultimo decennio in
Brasile grazie alla benevolenza dei gover-
ni del Partito dei lavoratori. Battisti otten-
ne lo status di rifugiato dal presidente bra-
siliano Luiz Inácio Lula da Silva, oggi con-
dannato per l’inchiesta lava jato con l’ac-
cusa di corruzione e riciclaggio di denaro.
Grazie a questa protezione garantita in
Brasile, Battisti si era costruito una nuova
vita. Passeggiava tranquillamente per le
strade di Cananéia, sul litorale di São Pau-
lo. nel 2017, con indosso la maglietta del
Corinthians, dichiarò alla Folha de S.Pau-
lo che non aveva motivo di fuggire, tanto
meno in Bolivia (poco tempo prima era
stato fermato alla frontiera con l’accusa di
trasporto illecito di denaro perché aveva
diecimila reais, l’equivalente di 2.300
euro, in contanti).
“La mia arma per difendermi non è
fuggire. Sono dalla parte della ragione”,
ha detto al giornalista Joelmir Tavares.
Come fosse uno dei fuoriclasse della sua
squadra brasiliana del cuore, negli ultimi
trenta giorni Battisti ha dribblato la polizia
federale. Ha depistato gli agenti, che lo
hanno inseguito invano ino a un’imbarca-
zione sul Rio delle Amazzoni.
È stato arrestato dalla polizia boliviana
nelle strade di Santa Cruz de la Sierra.
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha
lanciato un’operazione per riportarlo in
Brasile anche solo per pochi minuti, per
esibirlo come trofeo. Il ministro della sicu-
rezza Augusto Heleno ha detto che un ae-
reo della polizia federale era pronto a pre-
levare il terrorista. Ma l’Italia si è messa in
mezzo e ha portato via Battisti dalla Boli-
via. Dopo aver ospitato un terrorista, il
Brasile non è riuscito a impedirne la fuga e
ha dovuto assistere alla sua estradizione
da parte di un paese vicino. Una vergogna
totale. u as
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 27
 Visti dagli altri
Brasília, 8 giugno 2011. Cesare Battisti
RICARDo MoRAES (REUTERS/ConTRASTo)
Un simbolo
degli anni di piombo
Eric Jozsef, Libération, Francia
Il racconto della militanza
di Cesare Battisti nel gruppo
dei Proletari armati per il
comunismo. E la collaborazione
tra i leader di estrema destra
che ne ha permesso l’arresto
alleanza tra leader di estrema de-
L’ stra ha avuto la meglio sull’ex ri-
voluzionario di estrema sinistra.
Dopo la cattura di Cesare Battisti
in Bolivia, il ministro dell’interno italiano
Matteo Salvini e il presidente brasiliano Jair
Bolsonaro si sono scambiati parole di ap-
prezzamento. Eduardo Bolsonaro, deputa-
to e figlio del presidente, ha scritto su
Twitter, rivolgendosi al leader della Lega,
che “il regalino sta per arrivare”, e ha ag-
giunto: “Ciao Battisti, la sinistra piange”.
Per i due leader sulle opposte sponde
dell’Atlantico la cattura dell’ex militante del
gruppo dei Proletari armati per il comuni-
smo (Pac) è l’occasione che sognavano per
dimostrare la loro intransigenza e la loro
determinazione ad agire, oltre che per sca-
gliarsi contro gli avversari politici, colpevo-
28 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
li secondo loro di aver protetto l’ex militan-
te, diventato in seguito scrittore durante la
sua latitanza. “È inita la pacchia”, ha scritto
il ministro Salvini, aggiungendo che Battisti
“per troppo tempo si è goduto una vita che
ha vigliaccamente tolto ad altri, coccolato
dalle sinistre di mezzo mondo”.
In realtà la sinistra italiana si congratula
quasi unanimemente per l’arresto di Batti-
sti, il cui nome rievoca gli anni di piombo:
un periodo tragico della storia d’Italia du-
rante il quale, in un clima di intense lotte
politiche e sociali, il paese fu teatro di atten-
tati dinamitardi, violenze quotidiane, rapi-
menti e omicidi commessi da gruppi neofa-
scisti o di estrema sinistra, su cui a volte si
allungavano le ombre dei servizi segreti e
della maia.
Dal dicembre 1969 alla metà degli anni
ottanta si contarono quasi 12.700 attentati,
che provocarono la morte di 362 persone.
Tra queste, le quattro vittime dei Pac, il pic-
colo gruppo (non ha mai contato più di qual-
che decina di componenti) che si formò nel
1976 e a cui apparteneva Battisti. I Pac nac-
quero “dalla rabbia contro la prigione”,
avrebbe dichiarato in seguito Arrigo Caval-
lina, ideologo del gruppo, in riferimento
alla violenza di cui erano spesso vittime i
“compagni” detenuti.
È in carcere che Arrigo Cavallina conob-
be, nel 1977, il piccolo delinquente Battisti:
“Era dentro per furto. Lì ho iniziato a parlar-
gli di politica”. Battisti, futuro autore di L’ul-
timo sparo, secondo un magistrato avrebbe
fornito nel giro di poco tempo “la capacità
operativa” che mancava ai Pac.
A giugno del 1978 Antonio Santoro, una
guardia carceraria, fu ucciso a Udine. Il suc-
cessivo 16 febbraio toccò a Lino Sabbadin e
Pier Luigi Torregiani, assassinati rispettiva-
mente a Venezia e Milano. Sabbadin, ma-
cellaio, militante neofascista, e Torregiani,
gioielliere, secondo i Pac dovevano “essere
puniti per aver reagito sparando a rapinato-
ri comuni”. Due mesi dopo Andrea Campa-
gna, uno dei poliziotti incaricati di indagare
sull’aggressione a Torregiani, fu a sua volta
assassinato. Secondo Pietro Mutti, ex mili-
tante dei Pac, a sparare fu Battisti, con una
357 Magnum.
La dottrina Mitterrand
Arrestato a giugno del 1979, Battisti fu con-
dannato a maggio del 1981 a dodici anni di
carcere per “partecipazione a banda arma-
ta” e “occultamento di armi”. A ottobre del-
lo stesso anno evase e fuggì in Messico pas-
sando per la Francia, dove tornò protetto
dalla “dottrina Mitterrand”. Il presidente
socialista di allora aveva scelto di non ri-
mandare in Italia i militanti politici, per
spezzare “il meccanismo infernale del ter-
rorismo”. nel frattempo in Italia, in base a
diverse testimonianze ma soprattutto alle
dichiarazioni di Mutti, diventato collabora-
tore di giustizia, Battisti fu condannato nel
1993 all’ergastolo per aver partecipato a
quattro omicidi. L’ex militante dei Pac si è
sempre proclamato innocente, respingen-
do la versione di Mutti e parlando di giusti-
zia negata.
Sullo sfondo di una raforzata collabora-
zione giudiziaria a livello europeo e di un
incremento della lotta contro il terrorismo
dopo gli attentati dell’11 settembre, all’ini-
zio degli anni duemila il presidente Jacques
Chirac decise di abbandonare la dottrina
Mitterrand. nonostante il sostegno del
mondo intellettuale e della stampa france-
se, Battisti preferì rifugiarsi nel Brasile di
Lula, dove pensava di essere definitiva-
mente al sicuro. Ancora a ottobre del 2018
dichiarava alla stampa italiana: “Sono tran-
quillo. Bolsonaro non può fare niente, sono
protetto dalla giustizia brasiliana”. u gim
Le opinioni

Sulla Silicon valley

i populisti sono divisi
Evgeny Morozov
l populismo di destra si possono no Trump ha accusato Google di “sopprimere le voci

A rimproverare molte cose, ma non dei conservatori”. Per notare il contrasto tra questo
l’incoerenza ideologica nella scelta atteggiamento e quello degli altri populisti basta ve-
dei nemici. Che si tratti degli attac- dere un video girato durante l’insediamento del nuo-
chi di Steve Bannon a papa France- vo presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, in cui una
sco, della crociata di Matteo Salvini folla di sostenitori scandisce il coro “WhatsApp!
contro i “buonisti” delle ong o delle bordate di Mari- Facebook!”. Non è un caso isolato. Nel 2017, quando
ne Le Pen contro i tecnocrati di Bruxelles, i populisti era eurodeputato, Matteo Salvini ha pronunciato un
scelgono con attenzione i propri avversari. discorso contro i tentativi di combattere le notizie
Eppure c’è qualcosa su cui la destra populista sta- false, dichiarando che le élite non avrebbero più po-
tunitense non è d’accordo con i populisti nel resto del tuto indottrinare l’opinione pubblica. Salvini ha con-
mondo: la Silicon valley. I servizi della Silicon valley cluso il messaggio dicendo: “Viva Facebook!”. Il
sono stati una manna per i populisti, ampliando il Movimento 5 stelle ha preso le distanze da personag-
loro pubblico e permettendogli di rivol- gi come Bannon e Bolsonaro. Ma, in
gersi ai potenziali elettori con messaggi A proposito delle quanto partito fondato da un blogger,
personalizzati, come ha dimostrato lo grandi aziende non può che schierarsi con le aziende
scandalo Cambridge Analytica. Oggi i tecnologiche tecnologiche e imitare la loro retorica
nuovi partiti di destra come lo spagnolo e del loro potere, dell’innovazione radicale. I cinquestel-
Vox sono consapevoli della priorità Steve Bannon le promettono di trasformare l’Italia in
delle battaglie digitali. Vox è già il pri- resterà sempre una smart nation: per esempio sono a
mo partito in Spagna per il numero di più vicino a George favore dell’espansione di Amazon nel
follower su Instagram. paese e la giustiicano afermando che
Soros di quanto
Ma è proprio qui, nell’accettazione i dati delle aziende italiane saranno
pragmatica delle piattaforme digitali,
non lo sia conservati localmente.
che il consenso tra i populisti si scioglie. a Matteo Salvini La battaglia sulla direttiva sul dirit-
L’ala statunitense del movimento, in- to d’autore dell’Unione europea ha
fatti, considera le grandi aziende tecnologiche un mostrato la stravagante alleanza tra Silicon valley e
bersaglio allettante. Per la destra statunitense la Sili- populisti. La riforma è stata criticata dalle aziende
con valley è un’accozzaglia di avidi capitalisti e “mar- digitali, perché le obbligherebbe ad aumentare il
xisti culturali” ansiosi d’indottrinare gli utenti con controllo sui contenuti. In occasione del voto di set-
idee di sinistra, arricchendosi nel frattempo in modo tembre al parlamento europeo, l’opposizione contro
scandaloso con la raccolta di dati personali. Per i po- la direttiva era formata dal partito polacco Diritto e
pulisti del resto del mondo la Silicon valley è lo stru- giustizia, dal Movimento 5 stelle, dalla Lega e
mento per sfuggire all’egemonia dei “marxisti cultu- dall’Ukip.
rali” di casa loro, radicati nei mezzi d’informazione, A meno di una rottura con Washington, è impro-
nelle università e nei posti di potere dello stato. babile che i populisti europei cambino opinione sulla
In un’intervista concessa alla Cnn ad agosto, Silicon valley. Continueranno ad accumulare capita-
l’ideologo dell’estrema destra statunitense Steve le politico accusando gli avversari politici di voler
Bannon ha definito le persone che governano la imbavagliare le piattaforme digitali per censurarli.
“malvagia” Silicon valley “dei totali narcisisti” e “so- Al tempo stesso i populisti statunitensi non hanno
ciopatici”, chiedendo che i dati raccolti dalle aziende intenzione di abbassare i toni. A proposito della Sili-
tecnologiche siano aidati a “una fondazione pub- con valley e del suo potere, Steve Bannon resterà più
blica”. La Silicon valley è il nemico perfetto per le vicino a George Soros di quanto non lo sia a Matteo
forze non centriste degli Stati Uniti, perché attaccar- Salvini. È un paradosso che i progressisti dovrebbero EVGENY
la serve a delegittimare Barack Obama e Hillary sfruttare, chiedendo alla destra populista non statu- MOROZOV
è un sociologo
Clinton, considerati i loro principali sostenitori. nitense di spiegare il suo amore per un’industria che
esperto di tecnologia
Le opinioni di Bannon sono condivise da altri perino Bannon considera “malvagia”.
e informazione.
esponenti della destra. Brad Parscale, responsabile La risposta non arriverà, perché la destra populi- Il suo ultimo libro
per il settore digitale della campagna elettorale di sta non ha una reale consapevolezza né dell’econo- pubblicato in Italia è
Donald Trump nel 2016, ha dichiarato che “i mostri mia globale né del ruolo delle aziende (lo stesso si Ripensare la smart city
tecnologici come Google e Facebook sono diventati può dire di molti non populisti). Prima questa caren- (Codice 2018), scritto
incubatori delle ideologie di estrema sinistra”. Peri- za sarà evidenziata e meglio sarà per tutti . u as con Francesca Bria.

30 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2018

Le opinioni

Il muro delle donne

contro le discriminazioni
Jayati Ghosh
l 2018 ha rappresentato uno spartiacque per Kerala (e in tutta l’India), il muro è stato una risposta

I le relazioni tra uomini e donne. Il movimen- a chi si opponeva a una recente decisione della corte
to #MeToo ha scosso l’establishment di tutto suprema indiana che autorizza le donne a entrare in
il mondo, costringendo anche gli uomini di un tempio del dio Ayyappa (Vishnu) su una collina di
potere ad afrontare il giudizio dell’opinione Sabarimala. L’ingresso in passato era vietato alle
pubblica sul loro modo di trattare le donne. donne in età fertile, apparentemente per mantenere
E, nonostante la reazione patriarcale, il movimento una tradizione basata sulla convinzione che le donne
non si è fermato: il 1 gennaio nello stato indiano del con le mestruazioni siano “impure”. In realtà tenerle
Kerala circa cinque milioni di donne hanno formato fuori dal tempio di Sabarimala non fa parte della tra-
una catena umana (un “muro di donne”) lunga più di dizione: le donne di ogni età entravano regolarmente
600 chilometri per dimostrare il loro in questo luogo prima del 1991, quando
impegno nella lotta per l’uguaglianza Nello stato indiano una sentenza glielo impedì. Questo di-
di genere. del Kerala cinque vieto sessista secondo la corte suprema
Sarebbe difficile sopravvalutare il milioni di donne violava i princìpi fondamentali della
potere simbolico di questa iniziativa, a hanno formato costituzione indiana. E aveva molto in
cui ha partecipato più di un terzo della una catena umana comune con il sistema basato sull’“in-
popolazione femminile del Kerala, cir- dimostrando toccabilità”, in base al quale le persone
ca due milioni di persone in più rispetto il loro impegno di casta inferiore non potevano entrare
alle previsioni degli stessi organizzato- nei templi.
nella lotta per
ri. Il muro di donne ha avuto il sostegno Ma la decisione della corte suprema
del governo locale, ma deve il suo suc-
l’uguaglianza
ha scatenato comunque molte prote-
cesso all’impegno di diverse organizza- di genere ste. I due principali partiti indiani – il
zioni, per non parlare delle singole don- Bharatiya janata party (Bjp), che con-
ne che hanno partecipato. Le manifestanti proveni- trolla il governo nazionale, e il partito del Congress –
vano da tutti i settori della società. C’erano mediche, hanno cavalcato queste proteste e sono stati accusati
avvocate, insegnanti, studenti, infermiere, lavoratri- di aver orchestrato le violenze commesse dai conte-
ci domestiche, lavoratrici agricole, impiegate e casa- statori, che chiedono al governo locale di non appli-
linghe. C’erano indù, musulmane e cristiane. C’era- care la decisione della corte. Anche Shashi Tharoor
no madri con i igli in braccio, ragazze e donne più del partito del Congress, un esponente storicamente
anziane che si reggevano in piedi a fatica, e si aida- progressista del Kerala, dopo che due donne sono
vano all’aiuto delle altre. In molte zone c’erano anche entrate nel tempio la mattina successiva alla manife-
catene di uomini alleati delle donne. stazione, ha deinito la sentenza della corte un “atto
Il muro si è snodato tra città e villaggi, lungo auto- non necessario e provocatorio”. Il sacerdote del tem-
strade e strade locali, da Kasaragod, nel nord, ino a pio in seguito ha chiuso l’ediicio per fare un “rituale
Thiruvananthapuram, la capitale dello stato, nel sud. puriicatorio”.
In alcune zone le donne erano così tante da formare Il problema della disuguaglianza aligge tutta
tre o quattro ile. Sono rimaste in piedi insieme e han- l’India. Il paese è uno dei meno sviluppati per quanto
no fatto una promessa: “Difenderemo i valori del ri- riguarda l’emancipazione femminile, la partecipa-
nascimento indiano e l’uguaglianza delle donne, re- zione alla forza lavoro, il possesso di beni e l’alimen-
sisteremo ai tentativi di fare del Kerala un manico- tazione delle donne. La violenza contro le donne è
mio e combatteremo per la laicità”. molto difusa. Nel Kerala, nonostante un alto tasso di
I “valori del rinascimento” a cui si riferivano sono alfabetizzazione femminile ed elevati indicatori di
quelli dei riformatori sociali indiani dell’inizio del sviluppo umano, le donne che vengono retribuite per
novecento, determinati a difendere la laicità, a met- il proprio lavoro sono poche. Ma la sfacciata misogi-
tere ine alla discriminazione di genere e a eliminare nia mostrata in risposta alla decisione della corte su- JAYATI GHOSH
è un’economista
le caste. L’espressione “manicomio” si riferisce a prema è comunque sconcertante. Per questo le ma-
indiana. È docente di
un’afermazione fatta nel 1892 dal monaco induista nifestazioni come quella organizzata nel Kerala sono
economia
Vivekananda, che deinì il Kerala un “manicomio” cruciali per il futuro dell’India. all’università
della discriminazione basata sulle caste. Se si pensa Dopo un anno pieno di side, il muro delle donne Jawaharlal Nehru di
all’evento che più di tutti ha portato all’organizzazio- emerge come un potente simbolo di speranza. Saran- New Delhi e
ne della manifestazione, è un riferimento appropria- no loro a guidare la lotta per la propria emancipazio- collabora con diversi
to. Infatti oltre che per condannare il patriarcato nel ne, liberando così tutta la società. u f giornali indiani.

32 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

In copertina
Un’altra settim
Christophe Ayad, Le Monde, Francia
Foto di Cyril Zannettacci
Il 12 gennaio più di ottantamila persone hanno
manifestato a Parigi, a Bourges e in altre città
francesi. Dopo più di due mesi, il movimento che
ha messo all’angolo il presidente Emmanuel
Macron non accenna a smobilitare
arliamo subito dei numeri
P poi passiamo alle cose se-
rie: secondo la prefettura
locale, il 12 gennaio 6.300
persone sono scese in piaz-
za a Bourges in risposta
all’appello dei gilet gialli. È un successo
per gli organizzatori che, per la prima vol-
ta dalla nascita del movimento a metà
novembre, avevano convocato una mani-
festazione nazionale in una città di pro-
vincia. Bourges era stata scelta dal collet-
tivo “La France en colère” e in particolare
dai suoi due animatori, Maxime Nicolle e
Priscillia Ludosky, per la sua posizione
geograica al centro della Francia.
Parliamo anche della violenza, che
non è certo una questione secondaria ma
ha inito per occupare tutti gli spazi e tutte
le rilessioni. Sabato 12 gennaio la manife-
stazione dei gilet gialli è cominciata alle
13.30 in un clima di calma e buon umore,
in piazza Séraucourt, la più grande della
34 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
città, dove si tengono i grandi concerti del
festival Printemps de Bourges. Si è con-
clusa cinque ore dopo nello stesso luogo,
sotto i lanci di gas lacrimogeni, il getto de-
gli idranti e il tiro di proiettili di gomma
per allontanare gli ultimi trecento mani-
festanti, che non volevano andarsene
senza scontrarsi con le forze dell’ordine.
La nube rosa dei gas lacrimogeni che
aleggiava sotto i platani e i cassonetti in-
cendiati hanno offerto delle immagini
impressionanti, ma gli episodi di vandali-
smo sono stati estremamente limitati:
qualche cassonetto bruciato appunto,
qualche sampietrino divelto, qualche ve-
trina di banca incrinata. Un ferito lieve tra
i 410 poliziotti e 250 gendarmi, e tre fra i
manifestanti, nel corso degli scontri. Ov-
vero niente da segnalare, o quasi.
Eppure la violenza era nella mente e
sulla bocca di tutti. Si trattava sempre del-
la violenza degli altri: quella delle parole
del presidente Emmanuel Macron, sul
fatto che una parte dei francesi non ha
“voglia d’impegnarsi”. Quella degli av-
vertimenti del ministro dell’interno Chri-
stophe Castaner o quella delle forze
dell’ordine, che “lanciano gas e manga-
nellano donne e bambini senza preavvi-
so”. Quella dei mezzi d’informazione, che
“mostrano solo il vandalismo per scredi-
tare il movimento”. Quella dei banchieri,
dei ricchi, degli abitanti delle città, di tutti
VU/KarMa PrESS PhOtO
quelli che non sono d’accordo con la cau-
sa. La violenza è un’ossessione. E con essa
la paura dell’altro.
Fin dal mattino i primi gruppi di gilet
gialli arrivano in una città avvolta dalla
mana in giallo

Parigi, 22 dicembre 2018

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 35

 In copertina
Parigi, 22 dicembre 2018
VU/KarMa PrESS PhOtO
nebbia, deserta e silenziosa. Il centro sto-
rico, dove la prefettura ha vietato le mani-
festazioni, si è barricato. Gli arredi urbani
sono stati smontati e i materiali dei can-
tieri messi al sicuro. Pochi negozi hanno
osato aprire, nonostante ci siano i saldi.
Poco importa, in piazza Séraucourt, ai
piedi del serbatoio dell’acqua ottocente-
sco, i gilet gialli salutano ogni nuovo ma-
nifestante con un’esclamazione. La gente
arriva da ogni parte, dal nord, dalla Loira,
dal tarn, dall’alta Savoia, molti dalla re-
gione Centro-Valle della Loira. “Qui le
manifestazioni si svolgono paciicamen-
te”, avverte andré rossignol, venuto a ri-
cevere i giornalisti in stazione. “Di solito
il sabato siamo in trecento”. Stavolta è at-
teso un numero dieci volte maggiore. Un
uomo arriva con la bandiera della squa-
dra di calcio del Bordeaux. Ci sono anche
dei corsi e dei bretoni. Un tizio travestito
da coniglio rosa si aggira tra la folla.
Cyrille, libraio, insiste perché le ban-
diere lgbt e anarchiche siano ben in vista,
“perché non dicano che siamo fascisti”.
36 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
ha appena compiuto cinquant’anni e i gi-
let gialli sono stati il regalo più bello. “ho
abbracciato la causa in dall’inizio. Quan-
do Macron dice che non c’impegnamo
abbastanza, ci manca di rispetto: lavoria-
mo 15 ore al giorno per stare ai presidi nel-
le rotonde stradali e mandare avanti le
nostre attività”. Per lui la mobilitazione
sta crescendo: “all’inizio ci trattava con
disprezzo. Dopo il suo discorso d’inizio
dicembre i francesi si sono accorti che era
quasi in ginocchio. Poi si sono uniti a noi i
dipendenti pubblici e le persone di classe
media impoverite, che hanno capito che
le misure annunciate dal presidente era-
no solo fumo negli occhi. tutti si stanno
svegliando e cominciano a pensare. Non
c’è dubbio, Macron cadrà”.
Lavoratori poveri
Gli ultimi arrivati sono accolti in un chio-
sco, dove trovano dei cahiers de doléances
(i registri per raccogliere le lamentele resi
famosi dalla rivoluzione francese). raoul,
62 anni, lavoratore autonomo prossimo
alla pensione, dice: “Non approvo le vio-
lenze, ma mio padre mi ha insegnato che
a chi ti dà uno schiafo sulla guancia sini-
stra bisogna rispondere con un destro.
Possono anche mettermi in prigione, tan-
to sono condannato a morte: sono malato
di cuore”, conida mostrando il lato sini-
stro del petto. Non ha mai manifestato in
vita sua. “Vogliamo solo avere di che vive-
re e divertirsi un po’, come quando ero
giovane. E poi essere presi in considera-
zione. Bisogna che il presidente smetta di
parlare male di noi quando va all’estero,
come se fossimo degli straccioni”.
Cathy, operaia dell’industria aerospa-
ziale Safran, manifesta ogni sabato men-
tre suo marito è a caccia: anche per lei è
una cosa nuova. Non vuole scioperare,
perché non chiede un salario più alto ma
tasse più basse. “anche il mio capo è stato
penalizzato dalla tassa sul carburante. La
cosa vergognosa è deinirci ‘lavoratori po-
veri’. Queste due parole non dovrebbero
mai poter essere accostate”.
Geofrey, ingegnere informatico di 28
anni, è venuto con la sua idanzata unghe-
rese, Viktoria, “per farsi un’idea sua”. ha
votato per Macron al primo e al secondo
turno delle presidenziali e non è “neces-
sariamente deluso”, ma neanche neces-
sariamente convinto. “Ognuno ha il dirit-
to di esprimersi come vuole, ma per favo-
re non toccate il centro di Bourges, amo
troppo la mia città. Il patrimonio della
Francia è di tutti, non dello stato”.
Bourges la ricca, Bourges la discreta,
che si credeva protetta dal suo provincia-
lismo, vede sbarcare i suoi emarginati, gli
abitanti dei piccoli centri della regione e
oltre, che non vengono mai in centro. È
come una matrioska: ognuno scopre di
essere considerato un “oligarca” da qual-
cun altro, ancora più piccolo di lui. Sul
serbatoio dell’acqua si leggono slogan
pieni di speranza o di collera. E la sigla
“rf ”, che sta per “repubblica francese” e
per “rothschild family”, un’allusione alla
vicinanza di Macron con il mondo della
inanza. alcuni gruppetti si lanciano alla
ricerca dei giornalisti della rete televisiva
Bfm, odiatissima dai gilet gialli, per cac-
ciarli dalla manifestazione.
Il quarantenne Christophe e il suo
amico sono entrambi ex militari e hanno
in testa il berretto rosso dei paracadutisti:
“Se degli ex soldati si ritrovano a marciare
al ianco degli anarchici, signiica che il
momento è grave”, spiega il primo. È par-
ticolarmente pessimista: “ho lavorato
per lo stato e per delle multinazionali far-
maceutiche e agroalimentari, so quello
che dico. Non si fa mai nulla nell’interesse
dei cittadini francesi. Vogliamo risolvere
i problemi del Mali e pagare i salari dei di-
pendenti pubblici del Ciad quando qui
non funziona niente. C’è da rifondare tut-
to, alla radice, e per questo bisognerà bat-
tersi”. ha già previsto tutto: “a casa mia
sono autonomo per quanto riguarda ac-
qua ed elettricità. Un giorno tireremo
fuori le armi. Indosso il berretto perché i
miei commilitoni mi riconoscano e rilet-
tano prima di sparare”. Il suo amico trova
che non si parli abbastanza del ruolo dei
massoni.
anche senza arrivare a simili eccessi,
la rabbia dei manifestanti è moltiplicata
dall’impressione di gridare nel deserto, di
essere una maggioranza inascoltata.
Piazza Séraucourt non è piena, ma i pre-
senti hanno la certezza di essere un’avan-
guardia della storia, come gli spartani del
ilm 300, il cui grido di battaglia viene ri-
preso continuamente. Ora si pone la que-
stione della strategia di lungo periodo del
movimento. Un gruppo venuto dal tarn
Da sapere
Macron si aida al dibattito
l 15 gennaio il presidente francese
I Emmanuel Macron ha lanciato il
grand débat (grande dibattito) con
cui spera di mettere ine alla crisi politi-
ca e sociale innescata dal movimento
dei gilet gialli. a Grand Bourgtheroulde,
un paesino della Normandia, Macron ha
incontrato seicento sindaci della regione
e altri funzionari per discutere dei pro-
blemi della comunità locale. Eventi si-
mili saranno organizzati in molti altri
piccoli centri delle regioni periferiche
della Francia. Ogni cittadino potrà
esprimere lamentele e suggerimenti su
degli appositi registri e su un sito predi-
sposto dal governo. Il dibattito si conclu-
derà il 15 marzo e porterà alla stesura di
un nuovo “contratto con la nazione”.
Nonostante lo scetticismo difuso, il
quotidiano di sinistra Libération si
mostra possibilista: “L’improvvisazione
e il dilettantismo di cui il governo ha
dato prova nella scelta delle igure che
dovranno organizzare la consultazione
e garantire la sua indipendenza è in-
quietante, e si può dubitare della since-
rità di Macron. Ma il dibattito ha il me-
rito di mettere sul tavolo questioni co-
me il sistema elettorale proporzionale,
la democrazia partecipativa, il numero
dei parlamentari, i referendum e la de-
centralizzazione. È urgente modiicare
gli equilibri istituzionali se vogliamo ri-
conciliare i francesi con la politica ed
evitare una deriva populista. Una posta
in gioco che va oltre gli interessi di par-
te e richiede, senza ingenuità, di dare
ne discute appassionatamente: “Ci servi-
ranno dei rappresentanti”, dice uno. “Sì,
ma bisognerà poterli revocare”, corregge
un altro. Sono tutti d’accordo con l’idea di
non trasformarsi in un partito.
Eppure Maxime Nicolle e Priscillia
Ludosky sono acclamati come delle cele-
brità. Il primo prende la parola per un bre-
ve discorso in cui ripete più volte la for-
mula “Sogno un paese”, come un Martin
Luther King che ha dimenticato la non-
violenza. La seconda tace, com’è sua abi-
tudine, solenne e imponente. I due decli-
nano la proposta di salire su un camion
dove un gruppo suona pezzi rock. La lea-
dership è una cosa fragile, e assumerla
una possibilità a questo dibattito”.
Secondo Sud Ouest, quotidiano di
Bordeaux, “il timore è che le questioni
sollevate dal dibattito non possano es-
sere circoscritte alla Francia. La crisi
dei gilet gialli è la risposta francese a
problemi internazionali ben noti, che il
liberismo sfrenato ha solo aggravato.
La ine della consultazione coinciderà
con l’inizio della campagna per le ele-
zioni europee. Questa concomitanza
potrebbe scoperchiare un vaso di Pan-
dora. Quali che siano i contenuti con-
creti delle quattro aree tematiche an-
nunciate da Macron (isco, organizza-
zione dello stato, transizione ecologica,
democrazia e cittadinanza) tutto ci ri-
porta fuori dalle frontiere nazionali.
Come parlare di un modello agricolo ri-
spettoso della salute e dell’ambiente
senza afrontare la grande distribuzio-
ne e le merci a basso costo prodotte vio-
lando le nostre norme sociali? Come
parlare di democratizzazione senza
parlare di Unione europea, del trattato
di Lisbona e della privatizzazione dei
servizi pubblici? La verità è che i gilet
gialli hanno dimostrato che la nostra
democrazia rappresentativa ha fallito, e
che non sarà possibile rilanciarla inché
il popolo non si riapproprierà del potere
per far prevalere il suo interesse a livel-
lo nazionale ed europeo. Questo signii-
ca rompere con la politica imposta dai
trattati europei. La Francia sarà in gra-
do d’imporre una cosa simile? Sarebbe
una curiosa rivincita della storia”. u
signiica esporsi al feroce ugualitarismo
dei gilet gialli.
Il corteo si divide in due. In testa i gilet
gialli, che sono sempre di più. In coda, la
rappresentanza locale della Confedera-
zione generale del lavoro (Cgt), il più
grande sindacato francese, che compren-
de circa quattrocento manifestanti. I se-
condi vorrebbero unirsi ai primi, soprat-
tutto Isabelle, cinquant’anni, ispettrice
iscale. Ma i gilet gialli non vogliono farsi
strumentalizzare e hanno incaricato tre
auto di separare i due cortei procedendo a
passo d’uomo. “Sono iera che il mio sin-
dacato sia presente, perché questo movi-
mento solleva problemi di cui parliamo
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 37
In copertina
da tempo: le disuguaglianze, la giustizia
sociale”, spiega Isabelle. “Ma il governo e
la stampa hanno talmente infangato i sin-
dacati che i gilet gialli hanno di noi un’im-
magine negativa”. ha dovuto spiegare
che era la terza volta da novembre che la
Cgt manifestava. Non se n’era accorto
nessuno.
Il conducente di una delle auto che se-
parano i due cortei non sente ragioni:
“Quando avevamo bisogno di loro, non
c’erano. adesso che non ci servono più, si
fanno vivi”, dichiara. La donna seduta ac-
canto a lui rincara la dose: “Per anni han-
no preso le bustarelle del governo per
stare buoni. Noi non siamo corrotti né
corruttibili”.
Ognuno come gli pare
Malgrado questo dispositivo di sicurezza,
a dire il vero leggero, circa cinquecento
manifestanti si staccano e si dirigono ver-
so il centro. alcuni gli chiedono di non
andare, senza però cercare d’impedirglie-
lo. In questo movimento profondamente
individualista, ognuno fa quello che vuo-
le. La maggioranza, che disapprova la
strategia di cercare il contatto con le forze
dell’ordine, si nasconde dietro la “libertà
di circolazione” di ognuno.
Nel centro storico, un cordone di poli-
zia impedisce di arrivare alla prefettura e
all’agenzia delle entrate. Di fronte alla
folla crescente, il comandante inisce per
ordinare una carica. Sono i primi lanci di
gas lacrimogeni della giornata. Un giova-
ne belga, “venuto per sostenere la rivolu-
zione in Francia”, si fa sequestrare la ma-
schera antigas nuova di zecca e gli occhia-
lini da nuoto. Poco dopo, poliziotti e ma-
nifestanti si ritrovano nell’unico cafè ri-
masto aperto, senza ostilità.
tornando verso i viali, il gruppo di cin-
quecento persone chiude sui due lati un
gruppo di poliziotti antisommossa che
seguiva il corteo principale e lancia una
nuova carica per liberarsi. Lacrimogeni,
proiettili di gomma. Sono soprattutto i ca-
ni poliziotto a spaventare i manifestanti,
che si disperdono. Sono le 16.30, il corteo
non esiste più, alcuni gruppetti vagano
senza meta. La maggior parte inisce per
andarsene. alcuni abitanti di Bourges
scendono in strada per osservare la situa-
zione. tendono a simpatizzare con i gilet
gialli. Gli altri restano barricati in casa.
Gli ultimi irriducibili montano le bar-
ricate in piazza Séraucourt, ma le abban-
donano presto. Cade la notte, l’atto nono
del movimento dei gilet gialli è concluso.
Ora tocca al decimo. u f
38 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
Alle radici
della rabbia
Marc-Olivier Padis, Eurozine, Austria
Senza un programma coerente
e una voce comune, i gilet gialli
non rappresentano una vera
alternativa politica. Ma alcuni
dei problemi che pongono
meritano risposte
francesi sono abituati ai grandi
I movimenti che appaiono all’im-
provviso con barricate, manife-
stazioni di piazza, violenze e atti
vandalici e obbligano il potere a
fare marcia indietro su provvedi-
menti impopolari. In questo senso i gilet
gialli non hanno niente di eccezionale.
Non è insolito che un movimento con un
forte impatto sulla vita quotidiana dei
francesi mantenga comunque il sostegno
della maggioranza della popolazione. In
questi casi, più che i manifestanti, è il go-
verno a essere ritenuto responsabile dei
problemi, per la sua mancanza di disponi-
bilità al confronto e per l’incapacità di
gestire gli eccessi violenti di chi protesta.
Il malcontento è difuso in tutto il pae-
se, anche se è diicile comprendere quale
parte della popolazione si sia mobilitata e
se il movimento esprima un malessere
condiviso dalla maggioranza dei francesi.
ai tempi dei grandi scioperi del 1995 si
parlò di “sciopero per procura” per spie-
gare i motivi per cui i cittadini, fortemen-
te penalizzati dai blocchi del trasporto
pubblico, sostenevano comunque i mani-
festanti. al di là delle speciiche rivendi-
cazioni di categoria, buona parte dei fran-
cesi considerava lo sciopero uno strumen-
to per punire il presidente della repubbli-
ca Jacques Chirac, che era stato eletto
grazie alla promessa di rimarginare la
“frattura sociale” ma aveva poi messo in
atto politiche di austerità.
Più in generale, la cultura politica
francese ha una grande tolleranza nei
confronti dell’espressione della conlit-
tualità sociale, considerata un segno di
vitalità democratica. tra l’altro in Fran-
cia il movimento sindacale, in contrasto
in dall’ottocento con le forme di azione
diretta dell’anarco-sindacalismo, è rima-
sto numericamente limitato (la Cfdt, la
prima sigla sindacale del paese, ha meno
di un milione di iscritti) e non ha mai rag-
giunto l’adesione tipica delle socialde-
mocrazie.
Non c’è da sorprendersi, dunque, se i
movimenti nascono dal basso, in modo
informale e senza contatti con le organiz-
zazioni sindacali e politiche. Questo li
rende diicili da inquadrare per il gover-
no. E abbiamo già visto, in occasione delle
proteste studentesche del 2006, che que-
ste mobilitazioni possono dimostrare una
straordinaria capacità di coordinamento
e una grande eicacia nel sostenere le lo-
ro rivendicazioni.
Tra città e provincia
Negli ultimi anni le sigle sindacali sono
state spesso scavalcate dalla base perino
nei movimenti nati al loro interno, inca-
paci di strutturare la protesta e di trarne
legittimità. I sindacati seguono i movi-
menti per dare l’impressione di avere un
ruolo nelle proteste, ma la loro inluenza
è chiaramente in calo. resta il fatto che, in
tempi recenti, nessuna manifestazione
aveva costretto il governo a fare un passo
indietro: né la Manif pour tous del 2012-
2013 (manifestazione per tutti, la mobili-
tazione conservatrice contro i matrimoni
gay) né la Nuit debout del 2016 (nata a si-
nistra per protestare contro la riforma del
diritto del lavoro). Con il movimento dei
gilet gialli il riiuto di una rappresentazio-
ne politica e sindacale ha raggiunto l’api-
ce, portando a una totale impasse. Nessu-
na delegazione accetta di parlare con il
primo ministro: alcuni rifiutano l’idea
stessa di “rappresentare” la base, altri
hanno rinunciato dopo aver ricevuto mi-
nacce sui social network.
Il superamento di ogni forma di me-
diazione modiica anche l’azione militan-
te e politica. In questo caso, a lanciare i
gilet gialli è stata una petizione online per
chiedere “la riduzione del prezzo dei car-
buranti”, che in pochi giorni ha raccolto

VU/KarMa PrESS PhOtO
un milione di irme. Per questo il governo
non ha saputo prevedere la forza del mo-
vimento e trovare una risposta alle sue
rivendicazioni. Per i giornalisti è stato im-
possibile fare reportage dalle rotonde
stradali bloccate: alcuni sono stati tenuti
alla larga dai blocchi stradali, altri sono
stati aggrediti.
tutti gli osservatori hanno sottolinea-
to l’eterogeneità dei gilet gialli, il loro
scarso coordinamento e l’assenza di rap-
presentanti uiciali. Questo ha portato
alla difusione di notizie false, impossibili
da correggere o smentire. Secondo i reso-
conti pubblicati dai giornali, in blocchi
stradali lontani appena pochi chilometri
la situazione poteva essere molto diversa:
da una parte un ambiente amichevole e
comportamenti responsabili, dall’altra
tensioni, minacce e violenze. Spesso i gi-
let gialli attivi di giorno erano diversi da
quelli che si mobilitavano la notte.
La geograia delle barricate ha partori-
to diverse analisi, il più delle volte basate
su informazioni incomplete e discutibili.
alcuni hanno parlato di rivolta delle re-
gioni rurali dell’est e del centro della
Francia. In efetti, i centri delle città e i
sobborghi non sono stati coinvolti dalle
contestazioni. tuttavia con il proseguire
delle manifestazioni questa prima analisi
è stata messa in discussione ed è stato di-
mostrato che la stragrande maggioranza
dei centri dove sono stati organizzati i
blocchi stradali si trova nei pressi di gran-
di aree urbane. Le mobilitazioni hanno
coinvolto soprattutto gli spazi urbani in-
termedi, le stazioni ferroviarie, le rotonde
stradali e i centri commerciali attraversa-
ti dai pendolari che ogni giorno percorro-
no grandi distanze per raggiungere il po-
sto di lavoro.
Da questo punto di vista, l’automobile
è il simbolo e l’elemento scatenante di
una rivolta di cittadini che subiscono i co-
sti e gli inconvenienti della mobilità. La
protesta degli automobilisti è alimentata
dallo stesso malcontento che aveva attra-
versato il paese già la scorsa estate, quan-
do il governo aveva deciso di abbassare il
Bourges, 12 gennaio 2019
limite di velocità sulle strade statali da
novanta a ottanta chilometri orari. Il prov-
vedimento, fortemente contestato, aveva
provocato un calo della popolarità del go-
verno nei sondaggi. In una serie di atti
vandalici commessi durante le manife-
stazioni dei gilet gialli è stata distrutta la
metà dei rilevatori che registrano le infra-
zioni dei limiti di velocità. Lontano dai
grandi temi politici che avevano monopo-
lizzato la campagna elettorale per le pre-
sidenziali, questo problema legato alla
vita quotidiana evidenzia un forte attac-
camento alla cultura dell’auto privata co-
me oggetto di consumo e simbolo di auto-
nomia individuale.
Ma cosa possiamo dire dei gilet gialli
sotto il profilo dell’analisi sociologica?
Chi sono i manifestanti?
È diicile descrivere un movimento
poco esteso (circa 350mila persone al cul-
mine della mobilitazione) sparpagliato su
tutto il territorio nazionale. I suoi inter-
venti, spesso confusi, mescolano rivendi-
cazioni poco coerenti (meno tasse e più
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 39
In copertina
servizi pubblici). Secondo uno studio re-
alizzato alla ine di novembre da un grup-
po di ricercatori universitari nelle città di
Bordeaux, Marsiglia, Caen, rennes,
Montpellier e Grenoble, su un campione
limitato, emerge che i gilet gialli sono so-
prattutto persone che lavorano o hanno
lavorato, appartenenti alla classe operaia
o alle classi medio-basse. La categoria
sociale più rappresentata è quella degli
impiegati (45 per cento), nettamente più
numerosi degli operai (14 per cento). al-
trettanto rappresentato è il gruppo degli
artigiani, dei commercianti e dei piccoli
imprenditori. I pensionati costituiscono
un quarto dei gilet gialli. Gli over 65 sono
il 17,3 per cento, mentre i giovani tra 18 e
24 anni sono appena il 6,2 per cento. Metà
degli intervistati ha dichiarato di pagare
le tasse e l’85 per cento ha dichiarato di
possedere un’automobile.
Per circa la metà degli intervistati (47
per cento) partecipare alle iniziative dei
gilet gialli è stata la prima esperienza di
protesta. Come prevedibile, gli intervista-
ti sono contrari al coinvolgimento nelle
proteste delle tradizionali organizzazioni
rappresentative, i sindacati e i partiti. Il 33
per cento si dichiara apolitico, né di destra
né di sinistra. tra quelli che si schierano,
invece, il 15 per cento si deinisce di estre-
ma sinistra, il 5,4 per cento di estrema de-
stra, il 42,6 per cento di sinistra e il 12,7 per
cento di destra. Sono cifre molto diverse
rispetto a quelle emerse da un’altra ricer-
ca sulla popolazione francese in generale,
che evidenzia un forte sostegno ai gilet
gialli da parte dei simpatizzanti di estre-
ma destra.
Benzina o gasolio
Le ragioni della collera sono tanto con-
crete quanto confuse: concrete perché la
miccia che ha fatto scoppiare la mobilita-
zione è stata l’aumento del prezzo del car-
burante; e confuse perché le rivendica-
zioni si sono sviluppate ino a compren-
dere la richiesta di dimissioni del presi-
dente della repubblica e l’instaurazione
di un nuovo regime politico.
tre temi si sono sovrapposti ino ad
allargare lo spettro delle rivendicazioni. Il
primo motivo di malcontento riguarda la
iscalità “verde”, ovvero la condivisione
degli sforzi economici per finanziare il
passaggio a fonti energetiche rinnovabili.
Nel 2014 il governo ha introdotto una tas-
sa speciale sul carburante (la cosiddetta
Contribution climat-énergie) che avreb-
be dovuto incentivare comportamenti
meno nocivi per l’ambiente. La tassa, che
40 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
sarebbe dovuta aumentare progressiva-
mente ino al 2022, ha portato 6,4 miliardi
di euro nelle casse dello stato nel 2017 e
9,1 miliardi nel 2018. tuttavia questa cre-
scita si è accompagnata a un aumento del
prezzo del petrolio nel mondo e a un rin-
caro del gasolio.
Dopo aver incoraggiato l’acquisto di
auto diesel tassando il gasolio meno del-
la benzina, le autorità francesi hanno in-
vertito la rotta imponendo tasse uguali
sui due carburanti, un passo necessario
ma preparato male e non gradito dai cit-
tadini. I francesi che usano spesso l’auto
e che avevano scelto il diesel hanno su-
bìto gli efetti della nuova politica e si so-
Il presidente non ha
ascoltato la richiesta
di partecipazione
dei cittadini
no sentiti doppiamente penalizzati: da
una parte per la ine dei vantaggi conces-
si per il gasolio, dall’altra per l’aumento
generale del prezzo dei carburanti. Quel-
la parte della popolazione che non pote-
va cambiare il suo mezzo di trasporto
non ha accettato una misura considerata
ingiusta, in quanto rivolta proprio a chi
non può fare a meno dell’auto. Il governo
ha risposto sospendendo per il 2019 l’au-
mento della Contribution climat-éner-
gie, ma questa concessione è sembrata
insuiciente, anche perché nel
frattempo le rivendicazioni si
sono nettamente ampliate.
al di là del problema dell’a-
to, infatti, il movimento dei gi-
let gialli ha espresso un males-
sere profondo per la stagnazione del po-
tere d’acquisto dei ceti medio-bassi. an-
che per le famiglie con un reddito medio
le spese ineludibili (casa, assicurazioni,
trasporti) sono sempre più pesanti, e
questo riduce la percentuale di reddito
disponibile. Pur senza ritrovarsi in con-
dizioni di povertà, buona parte delle fa-
miglie francesi vive in ristrettezze. La
crisi del 2008 ha portato uno stallo dei
redditi, mentre la pressione iscale è au-
mentata molto durante la presidenza di
François hollande (2012-2017). Con la
presidenza di Emmanuel Macron le tas-
se sono ulteriormente cresciute, soprat-
tutto per i pensionati. Il governo ha can-
cellato l’imposta sui grandi patrimoni (la
cosiddetta Isf ), considerata un simbolo
di giustizia iscale, in nome del rilancio
degli investimenti. In questo modo ha
dato l’impressione di condurre una poli-
tica squilibrata a favore dei redditi più
alti e contro le classi medie.
anche se nel programma di Macron
erano previsti sgravi iscali per l’80 per
cento dei contribuenti, questi provvedi-
menti non si sono ancora concretizzati. E
pur avendo promesso un grande confron-
to sulla spesa pubblica, il presidente ha
escluso di ripristinare l’Isf – una tassa che
produce poche entrate e senza un coordi-
namento della iscalità europea favorisce
l’esilio iscale dei grandi patrimoni – dan-
do così l’impressione di non aver tenuto
conto della rabbia dei gilet gialli.
Deicit di democrazia
Le rivendicazioni del movimento dei gilet
gialli riguardano anche la democrazia. I
gilet gialli pretendono visibilità, rispetto e
legittimità politica. Il loro è un attacco
all’indiferenza di chi rappresenta il pote-
re, che in un sistema molto centralizzato
come quello francese è identiicato inevi-
tabilmente con Parigi. La collera nei con-
fronti dei simboli parigini esprime il riiu-
to di un processo decisionale troppo ver-
ticale e accentrato. La stessa critica è ri-
volta al presidente della repubblica, rite-
nuto altezzoso, distante e indiferente alle
diicoltà quotidiane dei cittadini.
Macron sconta la sua mancanza di
esperienza politica, il suo scarso legame
con le realtà locali, ma anche un esercizio
del potere spesso solitario e un orgoglioso
distacco dalle masse. Questo
fallimento personale è tanto più
sorprendente se si considera
che in campagna elettorale ave-
va sottolineato la necessità di un
nuovo modo di fare politica.
Macron aveva lanciato la sua candidatura
promettendo di “ascoltare” i francesi e
organizzando una “grande marcia” per
raccogliere i consigli della popolazione
prima di elaborare le sue proposte.
Macron ha saputo portare avanti una
campagna elettorale partecipativa (ispi-
rata ai comitati locali dello statunitense
Barack Obama), ma non ha tratto le giu-
ste conclusioni sull’esercizio del potere.
Non ha dato seguito alla richiesta di par-
tecipazione emersa dai cittadini, arrivan-
do a marginalizzare anche il suo partito,
la république en Marche.
Emmanuel Macron ha assunto il ruo-
lo di presidente della repubblica esatta-
mente per come è stato definito nella
quinta repubblica: un ruolo che concen-
tra molti poteri e altrettante responsabi-
 Bourges, 12 gennaio 2019
VU/KarMa PrESS PhOtO
lità. Considerato che in Francia i poteri
intermedi sono tradizionalmente deboli,
che alle ultime elezioni i partiti tradizio-
nali sono crollati, che il parlamento non
ha un vero potere decisionale e che il go-
verno è composto da igure senza grande
peso politico, Macron è sostanzialmente
isolato al vertice del potere. La sua forza
istituzionale è diventata la sua debolezza
politica. Il presidente si trova diretta-
mente esposto alla collera popolare: una
rabbia che non ha i mezzi per contenere
e con cui non può dialogare. Per uscire da
questo pericoloso isolamento bisogne-
rebbe deinire un nuovo equilibrio tra i
poteri e democratizzare il processo poli-
tico. Ma inora sul tema non ci sono state
proposte serie.
La sintesi necessaria
Dal movimento dei gilet gialli arrivano
pochi elementi positivi per la società
francese. L’indebolimento dei corpi in-
termedi, l’assenza di una cultura del di-
battito e del compromesso, la siducia
nei confronti dei politici e delle élite sono
fenomeni sempre più difusi e profondi.
La rabbia dei gilet gialli è l’espressione di
un malessere sociale a cui è possibile ri-
spondere con misure di equità iscale e
ridistribuzione. Ma allo stesso tempo
questo conlitto sociale è ancora oscuro e
diicile da comprendere.
La protesta non ha aiutato la società
francese ad avere un’immagine più luci-
da di se stessa. Certo, ha permesso a un
settore poco visibile della popolazione di
prendere la parola. Ma l’assenza di rap-
presentanti e di portavoce, le rivendica-
zioni confuse e le azioni non coordinate
hanno reso il messaggio dei manifestan-
ti poco chiaro.
Quale può essere lo sbocco politico di
un movimento di consumatori, animato
dalla classe media? Nelle settimane delle
mobilitazioni e dei blocchi stradali non si
è parlato di banlieue, di discriminazione,
di esclusione sociale, di povertà e dei
giovani, tutti problemi che di certo non
sono meno importanti di quelli denun-
ciati dai gilet gialli. La questione delle
misure a favore della transizione energe-
tica è inita ai margini del dibattito e sarà
diicile riportarla in primo piano.
Oggi sarebbe necessario trovare una
sintesi tra tutela dell’ambiente, priorità
economiche e difesa del modello sociale
francese. Ma il programma di rilancio
dell’economia attraverso gli investimen-
ti proposto da Macron non ofre grandi
prospettive in questo senso. E il movi-
mento dei gilet gialli non dà indicazioni
su un modello alternativo. Intanto, i son-
daggi mostrano che a trarre beneficio
dalla situazione attuale potrebbe essere
la leader di estrema destra Marine Le
Pen. La crisi democratica sembra più in-
tricata che mai. u as
L’AUTOre
Marc-Olivier Padis è un politologo francese.
È stato direttore della rivista Esprit dal 1993 al
2016 e attualmente è direttore di ricerca al
centro studi terra Nova.
L’opinione
Serve un nuovo
impegno civile
Jeanne Emmanuelle Hutin,
Ouest-France, Francia
n sabato dopo l’altro, la violenza
U scuote le città francesi. In un cli-
ma di rivolta ormai ci si rassegna
a chiudere le attività commerciali.
Niente giustiica questi ostacoli al lavo-
ro e alla libertà di circolazione delle per-
sone. Niente giustiica la violenza con-
tro i poliziotti. Niente giustiica le mi-
nacce contro i deputati.
Ma niente giustiica nemmeno il ri-
corso sproporzionato alla forza contro i
manifestanti. L’uso da parte degli agen-
ti di gas lacrimogeni e granate stordenti
ha provocato molti feriti gravi. Non si
può continuare così. Siamo in un vicolo
cieco e dobbiamo uscirne per evitare di
sprofondare in un caos che rischierebbe
di travolgere la democrazia e aggravare
i problemi sociali. È importante ritrova-
re il buon senso e il rispetto reciproco.
a chi governa si chiede un cambio di
atteggiamento e l’apertura di un dialo-
go. Ma come favorire la partecipazione
dei cittadini? “La Francia non deve es-
sere gestita come una grande azienda. È
una comunità di persone che ha biso-
gno di coinvolgere i cittadini per realiz-
zare una politica sociale rispettosa dei
lavoratori e delle famiglie”, ha scritto
l’ex sindacalista Médard Lebot. “I citta-
dini impegnati nelle associazioni e nei
consigli municipali sono pronti a darsi
da fare per costruire una società su basi
più eque, più responsabili e più solidali.
E i leader politici devono idarsi di loro”.
Solo in questo modo ritroveremo la
grandezza e l’umiltà della politica.
Le persone che hanno manifestato
paciicamente non possono tornare a
casa e disinteressarsi di come procede il
dibattito, perché questo signiicherebbe
lasciare il movimento in ostaggio di
gruppi che cercano non di risolvere i
problemi ma di imporre un cambio di
regime con la forza e attraverso il caos. I
francesi non devono comportarsi da
spettatori curiosi ma da cittadini impe-
gnati. ripensare la partecipazione civile
è essenziale per uscire dallo stallo e ri-
costruire la iducia indispensabile per la
democrazia. u as
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 41
Colombia
Coltivare
per forza
Laura Soto, La Silla Vacía, Colombia
Il piano per sostituire le coltivazioni di coca
previsto dagli accordi di pace tra il governo di
Bogotá e le Farc non è stato attuato. Per molti
contadini la coca è l’unico prodotto redditizio
uello che colpisce quando
Q si entra per la prima volta in
un laboratorio di produzio-
ne di pasta di coca è l’odore
che fa bruciare il naso, ren-
de diicile la respirazione e
in pochi minuti penetra nei vestiti, nella
pelle e nei capelli. È una combinazione
di benzina, petrolio, fertilizzante, foglie
di coca tritate (ricorda l’odore di un prato
falciato), cemento, calce e acido solfori-
co: sono tutti ingredienti usati per pro-
durre la pasta di coca, il prodotto che ini-
sce nelle cosiddette “cucine”, dove, con
l’aiuto di altri agenti chimici, si estrae il
cloridrato di cocaina, la droga venduta
per strada.
Il laboratorio che visito appartiene a
un abitante di Argelia, il secondo comune
del dipartimento di Cauca per terreni col-
tivati a coca, con 1.956 ettari. Il primo è El
Tambo, con più di seimila. Argelia ed El
Tambo fanno parte della rotta del narco-
traico che porta ino all’oceano Paciico.
Ma Argelia ha una particolarità: da quan-
do i guerriglieri delle Farc hanno deposto
le armi sono i contadini che gestiscono
quest’attività illegale. Ad Argelia infatti
non è ancora scattata la reazione dei grup-
pi armati per il controllo del territorio,
anche se alcuni cominciano a fare pres-
sioni. Come in altre zone della Colombia,
nel Cauca la sostituzione delle coltivazio-
ni di coca prevista dagli accordi di pace tra
il governo e le Farc è rimasta lettera mor-
42 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
ta: più di undicimila famiglie di Argelia
(per un totale di 26mila abitanti) hanno
espresso la volontà di passare ad altre col-
tivazioni, ma nessuno ha irmato gli ac-
cordi individuali necessari a ricevere i
sussidi statali.
Elettricità
Arrivo ad Argelia dopo un viaggio di sette
ore in auto da Cali. Passo da Popayán e
imbocco la Panamericana ino alla locali-
tà di El Estrecho, nella zona meridionale
del Cauca. Da lì devio verso Balboa, su
una strada stretta, asfaltata e circondata
dalle immense montagne della cordiglie-
ra occidentale e dalle acque color cafè
del iume San Juan de Micay.
Proseguo per un’ora su una strada
sterrata in cattivo stato. In questo tratto
m’imbatto nell’unico posto di blocco mi-
litare della zona, dove non più di cinque
soldati perquisiscono tutti i veicoli che
passano. Pochi minuti prima di raggiun-
gere il centro di Argelia si cominciano a
intravedere le montagne coltivate a coca,
di un verde brillante. Solo in due degli al-
tri cento paesi della regione non si coltiva
questa pianta, unicamente perché il ter-
reno è troppo arido. Addentrandosi nella
zona rurale aumentano i terreni coltivati
a coca: è un’attività illegale, ma devo am-
mettere che abbellisce il paesaggio.
Il laboratorio si trova ai piedi della
strada che unisce El Plateado a El Mango.
E nel tratto dal centro di Argelia verso l’in-
terno ce ne sono almeno altri sei. Lungo la
il tragitto– un’ora di auto – noto almeno
tre camioncini stracolmi di foglie di coca.
I laboratori non sono nascosti, a dimo-
strazione del fatto che la coltivazione è
difusa e lo stato assente.
Negli ultimi mesi Argelia è stata l’epi-
centro di una serie di episodi di violenza
con un denominatore comune: il narco-
traico. Il primo episodio risale al luglio
del 2018, quando sono comparsi sette ca-
daveri. Poi a ottobre c’è stato uno scontro
tra contadini e militari impegnati in un
sequestro di droga e all’inizio di novem-
bre è stato trovato morto un medico origi-
nario di Cali che lavorava nella zona da un
anno. Nello stesso mese sono stati uccisi
tre ex combattenti delle Farc. L’ultimo
omicidio risale all’8 novembre, un giorno
prima della mia visita. Da quando il Fren-
te 60 della guerriglia delle Farc è uscito di
scena, diversi gruppi armati illegali ten-
gono sotto scacco la zona: l’Esercito di li-
berazione nazionale (Eln), alcuni dissi-
denti delle Farc e i cartelli del narcotrai-
co stranieri.
Secondo il governatore del diparti-
mento di Cauca, Oscar Campo, un ricer-
catore che conosce la zona, e secondo il
sindaco Diego Aguilar, i gruppi armati
potrebbero arrivare in qualsiasi momen-
to. La zona settentrionale è controllata
dal fronte José María Becerra, dell’Eln.
Secondo due fonti istituzionali, il gruppo
ha già cercato di espandersi a sud, ma le
organizzazioni locali lo hanno impedito.
Nel comune di Balboa, a sud di Argelia,
ci sono già i dissidenti delle Farc del
gruppo Steven González, attivi anche nel
nord del dipartimento di Nariño. A ovest,
verso la costa, sono in aumento i guerri-
glieri dissidenti provenienti da Tumaco.
Le autorità militari hanno segnalato la
presenza di narcotraicanti messicani,
anche se non è chiaro a quali cartelli ap-
partengano.
L’arrivo di gruppi armati ad Argelia
potrebbe scatenare una lotta per il terri-
torio simile a quella in corso a Tumaco. Il
sindaco Aguilar ha chiesto al governo di
Bogotá di prendere sul serio la situazione
proprio per evitare che ricomincino i
combattimenti e che ci siano degli sfolla-
ti, come negli anni della guerra civile.
Il procuratore generale della Colom-
bia, Néstor Humberto Martínez, ha fatto
una proposta più drastica: bloccare la
fornitura elettrica nelle zone dove si col-
tivano illegalmente la coca, il papavero e
la cannabis. “Se tolgono l’elettricità, i
proprietari dei laboratori compreranno

JOAQuIN SARMIENTO (AFP/GETTy IMAGES)
generatori a benzina”, mi dice ridendo
uno dei contadini del laboratorio. Argelia
è un esempio delle diicoltà del governo
nella lotta contro la coca: sostituire le
coltivazioni è complicato, anche perché
l’economia cocalera è uno stile di vita.
La tattica della guerriglia
Il laboratorio di Argelia, che si trova a
due metri dalla strada, è pieno di barili di
plastica da duecento litri. Ha un soitto
di tegole metalliche e canne di bambù, e
sul lato ci sono vari motorini parcheggia-
ti. Quando arrivo, due contadini stanno
versando calce e cemento su ventiquat-
tro arrobas (circa 272 chili) di foglia di
coca già triturate. Mi sento tranquilla: in
giro non ci sono guardie e non vedo nes-
suna persona armata. Chi lavora qui non
ha armi, perché non ha bisogno di difen-
dersi.
Poco prima di arrivare al laboratorio,
un coltivatore del comune di Puerto Rico
mi ha raccontato che la raccolta delle fo-
glie di coca avviene ogni tre mesi e che
un ettaro di terreno, togliendo i costi di
produzione, garantisce un guadagno di
più di sette milioni di pesos (quasi due-
mila euro).
L’odore è insopportabile, cerco di re-
Foglie di coca nel dipartimento di Nariño, Colombia, novembre 2017
spirare con la bocca. “Non ce la fa”, mor-
mora uno dei contadini.
“Quest’odore fa male, è molto forte,
brucia la gola, ti fa ammalare. Prendia-
mo vitamine e altro per evitare problemi
peggiori. Non ci risulta che causi malat-
tie gravi, ma magari ce ne accorgeremo
più avanti”, dice chiedendomi di foto-
grafargli solo le mani. Le sostanze chimi-
che fanno venire fame, e chi lavora qui
deve mangiare spesso. Inoltre, il contat-
to con il petrolio brucia la pelle. Alcuni
indossano dei guanti, ma i contadini con
cui parlo io no. Hanno semplicemente la
pelle indurita.
Comprano la pasta di coca e la porta-
no nelle “cucine” di cristallizzazione,
laboratori più nascosti e protetti da uo-
mini armati, dove si svolgono altri proce-
dimenti chimici per ottenere la droga.
I contadini che incontro a El Plateado
non sanno chi compra la cocaina: “La no-
stra conoscenza si ferma alla pasta di co-
ca. Di quello che succede dopo, sappia-
mo solo che ci sono persone con molti
soldi”, mi dice uno di loro.
Nei laboratori di cristallizzazione la-
vorano vari contadini, alcuni sono peri-
no amministratori, ma quelli con cui par-
lo rispondono solo a persone che a loro
volta sono degli intermediari. “La catena
è molto lunga e chi occupa i gradini più
alti non si fa vedere da queste parti”, mi
spiega uno di loro.
I cocaleros di Argelia fanno parte di
due organizzazioni, l’Assemblea di azio-
ne comunale (Asocomunal) e l’Associa-
zione contadina dei lavoratori di Argelia
(Ascamta). Entrambe hanno un’ottima
reputazione tra gli abitanti e controllano
alcuni aspetti della vita sociale del paese.
Secondo queste associazioni, per ora la
coltivazione di coca è un’attività neces-
saria.
A El Plateado, vicino a un altro labora-
torio che visito, vivono novemila persone,
cinquemila in più che nel centro di Arge-
lia. I leader delle associazioni e il sindaco
mi spiegano che è uno dei comuni con più
coltivazioni, anche se non ci sono cifre
ufficiali. È metà mattina, piove legger-
mente ma non fa freddo. Le strade non
sono asfaltate – ora sono piene di fango a
causa della pioggia – ma i negozi, i risto-
ranti e i bar non hanno niente da invidiare
a quelli di una città. A El Plateado il 19 ot-
tobre più di cinquecento contadini hanno
cacciato l’esercito che voleva sequestrare
la droga, facendo emergere la tensione
esistente tra le forze militari e i cocaleros.
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 43
Colombia
un componente dell’Asocomunal di
Argelia, che mi chiede di restare anonimo
per motivi di sicurezza e “per evitare di
inire nel mirino dello stato”, dice che i
contadini non consentiranno l’accesso
delle forze dell’ordine nella zona rurale
perché la coca è la loro principale fonte di
sostentamento.
Come mi spiegherà più tardi il sinda-
co Diego Aguilar, più del 90 per cento
dell’economia di Argelia in un modo o
nell’altro è legato alla coca. I raccoglitori,
le persone che lavorano nei laboratori e
gli intermediari che comprano la pasta di
coca e la portano nei centri di cristalliz-
zazione dipendono dalla coca in maniera
diretta. Come spiega Wilmer Bolaños,
che fa il costruttore ed è stato vicepresi-
dente di Asocomunal di El Plateado, con
i soldi ricavati dalla coca si inanziano
anche i lavori pubblici.
L’Asocomunal riscuote una tassa dai
cocaleros e più in generale da tutte le atti-
vità commerciali. Organizza eventi per
raccogliere fondi e ha istituito un pedag-
gio comunitario che in media è di cin-
quemila pesos a veicolo (poco più di un
euro). Niente di tutto questo è mediato
da un’autorità statale. I soldi sono gestiti
da un’assemblea, che decide come spen-
derli. In questo modo sono state costrui-
te le strade sterrate che portano ino alla
costa paciica, la maggior parte delle aule
di una scuola e l’acquedotto. È stato an-
che sistemato il centro sanitario, dove
lavora un solo medico.
Un afare sicuro
L’Asocomunal ha un potere così grande
che a settembre ha difuso un manuale di
convivenza in cui sono stabiliti gli orari
delle discoteche o le multe per chi causa
una rissa o vende droghe, si regola l’uso
dello spazio pubblico, si vietano le colti-
vazioni illegali a meno di duecento metri
dalle zone abitate e si proibisce d’inqui-
nare l’ambiente con i residui dei labora-
tori di coca. Lo stesso sindaco ammette
che non potrebbe inanziare i lavori di cui
si occupano queste organizzazioni, pro-
prio per mancanza di risorse.
I rappresentanti dell’assemblea han-
no imparato questo modo di amministra-
re dalle Farc del Frente 60.
“I guerriglieri hanno portato l’ordine,
ci hanno insegnato a organizzarci, a di-
fendere i nostri diritti e a lottare per farli
rispettare, anche nei loro confronti”, di-
ce un contadino sulla cinquantina.
Era la tattica per assicurarsi il soste-
gno sociale e creare delle organizzazioni
44 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
simili alla loro. L’associazione contadina
dei lavoratori di Argelia (Ascamta) è sta-
ta una di queste e, nonostante l’uscita di
scena del gruppo guerrigliero, resta forte
ancora oggi.
I leader dell’Asocomunal mi spiegano
che la foglia di coca garantisce un guada-
gno assicurato. Anche se il suo valore
non è isso, non manca mai un comprato-
re. un’arroba (11 chili) di foglie di coca
costa in media 50mila pesos (14 euro). Il
contadino non deve neanche uscire di
casa, sono i compratori stessi a cercarlo.
“Si possono coltivare prodotti legali,
certo, ma il problema è venderli. La ven-
dita di prodotti come il cacao, lo zucche-
ro di canna o le banane non è assicurata.
E poi è costoso e impegnativo portare
Da sapere
Applicazione diicile
u Il 26 settembre 2016 l’ex presidente
colombiano Juan Manuel Santos e i leader
delle Forze armate rivoluzionarie della
Colombia (Farc) irmano a Cartagena un
accordo di pace che mette ine a più di
cinquant’anni di conlitto civile. Il 24 novembre,
dopo che l’intesa viene respinta dai cittadini in
un referendum, il presidente e il comandante
delle Farc, Timochenko, irmano un nuovo
accordo, ratiicato dal parlamento.
u un punto fondamentale degli accordi di pace
riguarda il programma per la sostituzione
volontaria delle coltivazioni illecite, importante
nella lotta nazionale contro il narcotraico. Al
programma si sono iscritte più di 120mila
famiglie contadine di quattordici dipartimenti
del paese. L’applicazione del programma va a
rilento ed è perino peggiorata dopo l’elezione
di Iván Duque, nel giugno del 2018. Secondo il
rapporto presentato a settembre del 2018
dall’uicio delle Nazioni unite per il controllo
della droga e la prevenzione del crimine
(unodc), tra il 2016 e il 2017 le coltivazioni
illegali di coca in Colombia sono aumentate del
17 per cento, passando da 146mila a 171mila
ettari. Bbc, Unodc
questi prodotti in città, perché molte
strade non sono asfaltate. Alcune colti-
vazioni hanno costi che superano i bene-
ici”, spiega un cocalero.
un altro aggiunge: “I più giovani co-
minciano a lavorare come raccoglitori,
ma poi vogliono arrivare ai laboratori di
cristallizzazione. Più in alto sono nella ca-
tena, maggiore è il loro status sociale”.
Solo tre o quattro dei trenta ragazzi
che ogni anno terminano la scuola a El
Plateado entrano all’università, spiega
Nancy Hoyos, coordinatrice dell’unica
scuola superiore della zona. “Tutti gli al-
tri vanno a lavorare nei campi di coca”,
aggiunge, indicando le montagne verda-
stre.
Ma anche se i soldi sono molti, Arge-
lia resta povera. I cocaleros guadagnano
grandi cifre in poco tempo, ma in genere
spendono tutto altrettanto velocemente.
“Sono ricchi per un po’ e poi tornano a
mani vuote”, spiega un abitante della zo-
na. I cinque contadini con cui abbiamo
parlato, compreso Diego Rodríguez, co-
ordinatore comunale dell’Organizzazio-
ne dei coltivatori di coca, papavero e ma-
rijuana (Coccam), sono disposti a sosti-
tuire le coltivazioni di coca, ma solo in
presenza di proposte chiare e concrete
da parte del governo.
“Prima vogliamo vedere gli investi-
menti e poi possiamo parlare di sostitu-
zione”, dice.
“Ci vogliono politiche pubbliche forti
da parte del governo se si vuole convin-
cere la gente a cambiare la propria eco-
nomia”, aferma il sindaco. Per farlo ser-
vono investimenti, tempo e comprensio-
ne delle logiche del territorio.
Il sindaco e i contadini pensano che le
politiche attuali siano insuicienti. L’uni-
ca via d’uscita, secondo Rodríguez, sono
i piani di sostituzione volontaria.
Luis Gabriel Rojas, il coordinatore de-
gli accordi individuali di sostituzione del-
le coltivazioni nel dipartimento di Cauca,
ci spiega che il governo del presidente
conservatore Iván Duque ha sospeso la
irma di questi accordi ino a quando non
si chiarirà la loro applicazione. Quindi per
ora la possibilità di rimpiazzare le coltiva-
zioni di coca è fuori discussione.
Nel laboratorio di Puerto Rico un uo-
mo del posto di circa 30 anni, con un sac-
co attorno ai ianchi, comincia a triturare
le foglie con una falce. In aria volano
frammenti di foglia che potrebbero en-
trargli negli occhi, ma né lui né i suoi com-
pagni indossano maschere per protegger-
si. Alla radio suona un reggaetón. u fr
Africa e Medio Oriente
L’Africa fa gola
ai paesi del Golfo
Nanjala Nyabola, The Cairo Review of Global Afairs, Egitto
Foto di Ana Nance
Le tensioni tra le potenze mediorientali hanno innescato trasformazioni senza
precedenti nel nordest del continente africano. Per i paesi della regione, in
diicoltà politica ed economica, ci saranno nuovi vincoli e opportunità
uakin si affaccia sulla costa
S sudanese del mar Rosso. I
suoi ediici sbiaditi ospitano
un’orgogliosa comunità di
pescatori. La cittadina è fa-
mosa per i reperti archeologi-
ci e per le mura di un fortino britannico,
testimonianza del passato coloniale del
Sudan. All’apice del suo splendore Suakin
era un punto di transito per i musulmani
africani in pellegrinaggio verso La Mecca,
ma ha perso importanza con l’avvento dei
viaggi aerei e il collasso dell’industria tu-
ristica sudanese.
Un anno fa Suakin si è trovata al centro
di una crisi diplomatica tra il Sudan e
l’Egitto, il suo vicino settentrionale. Nel
dicembre del 2017 il presidente turco Re-
cep Tayyip Erdoğan aveva visitato Suakin
con l’intento dichiarato d’ispezionare gli
imponenti lavori di restauro della città
storica, inanziati da Ankara. Poi, alcune
settimane dopo, era tornato in Sudan per
irmare vari accordi, fra cui un trattato
con cui Suakin veniva ceduta alla Turchia.
I due governi avevano assicurato che l’ac-
cordo serviva a promuovere il turismo,
ma l’Egitto l’ha interpretato come un atto
di aggressione.
La situazione di Suakin è emblemati-
ca delle relazioni geopolitiche sempre
più complicate nel nordest dell’Africa.
Dall’Egitto alla Tanzania stanno emer-
gendo molte tensioni che derivano da
decenni d’incertezza e ambiguità politi-
ca sui conini, l’accesso al mare e la spar-
tizione delle acque del Nilo. Queste ten-
46 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
sioni sono in gran parte un’eredità del
colonialismo britannico, ma alcune sono
nuove, legate ai conlitti che agitano i pa-
esi del Consiglio di cooperazione del
Golfo (Ccg).
Questioni in sospeso
Dal 2017 i paesi del golfo Persico e i loro
alleati sono coinvolti in una crisi diploma-
tica che ha ripercussioni oltre i confini
della regione. Le mutevoli alleanze in Me-
dio Oriente hanno innescato trasforma-
zioni geopolitiche senza precedenti nel
nordest dell’Africa. La crisi di Suakin mo-
stra come gli avvenimenti nel Golfo han-
no esasperato le tensioni nel continente
africano, mentre l’inattesa pace tra Eri-
trea ed Etiopia è un raro esempio delle
loro ricadute positive. Entrambi i casi te-
stimoniano le forti connessioni economi-
che e politiche tra queste regioni del mon-
do, e l’inluenza delle ricche monarchie
del Golfo in Africa. Ma i paesi africani non
si limitano a seguire la volontà dei loro
benefattori; ci sono state anche diverse
dimostrazioni di autonomia.
Tutti i paesi dell’Africa nordorientale
hanno avuto almeno una disputa sui con-
ini. Da quando sono diventati indipen-
denti, Egitto, Sudan, Sud Sudan, Etiopia,
Eritrea, Gibuti, Kenya, Uganda e Somalia
hanno combattuto guerre di conine più o
meno violente. Molte dispute non sono
state risolte: si sono sgoniate e sono pas-
sate in secondo piano, ma potrebbero ri-
accendersi o essere il pretesto per nuovi
conlitti. Per esempio le tensioni attuali
tra Egitto e Sudan per Suakin sono l’ulti-
ma fase di un rapporto reso complicato da
varie dispute, come quella sul triangolo di
Halaib, al conine tra i due paesi.
Quest’area di 20mila chilometri qua-
drati è stata al centro di una controversia
tra il Cairo e Khartoum in da quando il
Sudan ottenne l’indipendenza dal Regno
Unito nel 1956. Il territorio di Halaib è ric-
co di risorse, ed entrambi i paesi hanno
cercato di ofrire ad aziende straniere il
diritto di esplorare l’area alla ricerca di
petrolio e minerali. In tempi più recenti il
conlitto si era attenuato, dopo che l’ex
presidente egiziano Mohamed Morsi si
era mostrato disponibile a rinegoziare lo
status del territorio.
Ma nel 2016 l’Egitto e l’Arabia Saudita
hanno irmato un accordo sulla cessione
di due isole del mar Rosso al regno saudi-
ta, facendo infuriare il Sudan. La disputa
si è riaccesa perché secondo alcuni fun-
zionari sudanesi le clausole del trattato
stabilivano anche, all’insaputa di Khar-
toum, che il Sudan avrebbe ceduto Halaib
all’Egitto. Nel dicembre del 2017 il presi-
dente sudanese Omar al Bashir ha scritto
alle Nazioni Unite per condannare il trat-
tato sulle isole e il mese seguente ha ri-
chiamato il suo ambasciatore al Cairo.
È probabile che l’accordo del 2017 tra
Sudan e Turchia sia una reazione al tratta-
to dell’anno precedente tra Egitto e Ara-
bia Saudita. Il Cairo considera l’ipotesi di
una presenza turca permanente vicino al
suo conine come un velato atto di aggres-
sione, dato che Erdoğan continua a ofrire

protezione ai Fratelli musulmani in fuga
dal regime di Abdel Fattah al Sisi e si è
schierato apertamente a favore dell’ex
presidente egiziano Morsi, in carcere dal
2013. L’inluenza turca si sente ino in So-
malia, per questo la possibile cessione di
Suakin preoccupa molto l’Egitto.
Sotto pressione
Le tensioni nel golfo Persico hanno avuto
anche altre conseguenze sul continente
africano. Paesi come Somalia, Gibuti,
Etiopia e ultimamente il Sudan hanno ri-
cevuto pressioni dal Qatar e dall’Arabia
Saudita, che cercano alleati nella disputa
Una delle più antiche moschee del Sudan. Suakin, novembre 2016
in cui si afrontano. Questa crisi deriva
anche dal conflitto tra l’Iran e l’Arabia
Saudita, ed è complicata dalle guerre in
Siria e Yemen. La Turchia è schierata con
il Qatar e l’Iran, mentre l’Arabia Saudita
ha un alleato nell’Egitto. Entrambi i bloc-
chi hanno investito molto per portare dal-
la loro parte paesi africani come il Sudan
e l’Etiopia.
Uno dei motivi per cui gli stati del Gol-
fo esercitano un’influenza così grande
sull’Africa nordorientale è che molti paesi
della regione sono in bancarotta, dopo
quasi un decennio di crescita ittizia e di
indebitamento. Società saudite e qatario-
te hanno comprato vaste distese di terreni
coltivabili in Sudan, sottraendo un’im-
portante fonte di proitti al regime di Al
Bashir, che da anni è in diicoltà dal pun-
to di vista inanziario e sempre di più an-
che da quello politico. Nel 2009 Khar-
toum ha ceduto per un miliardo di dollari
a un’azienda del Qatar lo sfruttamento di
20mila ettari di terre coltivabili. Gli am-
bientalisti sudanesi hanno contestato
l’accordo, perché molti dei terreni in que-
stione si trovano nel fertile bacino del Ni-
lo, da cui proviene gran parte della produ-
zione agricola del paese.
Anche l’Egitto è in grandi difficoltà
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 47
Africa e Medio Oriente
economiche e si è rivolto all’Arabia Saudi- quello del Sudan e dell’Egitto sembrano trati per l’uso delle acque del iume, che
ta, nonostante i complicati trascorsi di- un enorme passo indietro rispetto agli era stato il motivo principale dell’impresa
plomatici tra i due paesi. Nel giugno del obiettivi della lotta per l’indipendenza. coloniale britannica. Anche l’accesso alle
2018 il presidente Al Sisi ha confermato Ma i conlitti in Africa nordorientale zone di pesca e alle rotte commerciali nel
che Riyadh è un partner strategico fonda- non dipendono solo dagli interessi ester- mar Rosso è stato al centro di dispute.
mentale del Cairo. Nel 2017 l’Egitto era ni. Quelle che sembrano prese di posizio-
stato uno dei primi paesi a interrompere i ne opportuniste a ianco dei paesi del Gol- Compromessi necessari
rapporti con il Qatar su richiesta dei sau- fo potrebbero essere anche misure difen- I due principali affluenti del fiume più
diti. Da allora il Cairo e Riyadh hanno ir- sive nel contesto di tensioni regionali lungo del mondo scorrono in Sud Sudan,
mato diversi accordi bilaterali. sempre più acute, soprattutto sull’acqua. Etiopia, Uganda, Kenya e Tanzania, pri-
La cessione spontanea di territori alla Da tempo gli esperti di clima avverto- ma di incontrarsi a Khartoum e percorre-
Turchia e all’Arabia Saudita è un fatto no che la prossima guerra mondiale po- re l’Egitto per poi sfociare nel Mediterra-
senza precedenti nella storia del conti- trebbe essere scatenata dalla scarsità di neo. L’Egitto ospita il tratto più lungo del
nente africano, dove la rivendicazione risorse idriche, e le tensioni nel nordest iume, ma i suoi vicini a sud contestano i
della terra da parte delle popolazioni lo- dell’Africa suggeriscono che uno scenario diritti di sfruttamento rivendicati dal Cai-
cali è stato uno dei cavalli di battaglia dei simile è vicino. In passato l’Egitto, il Su- ro sulla base di accordi dell’epoca colo-
movimenti di liberazione. Gesti come dan e altri paesi lungo il Nilo si sono scon- niale. Per l’Egitto il Nilo è l’unica fonte di
acqua dolce, ma i paesi a monte stanno
costruendo molte dighe sugli aluenti per
Da sapere Accordi e disaccordi produrre elettricità.
In particolare, l’Egitto contesta il pro-
getto della diga del Rinascimento (Grand
ethiopian renaissance dam). Situata nel
nordest dell’Etiopia, vicino al conine con
il Sudan, la diga crea uno sbarramento sul
Nilo Azzurro, l’aluente che nella stagio-
ne delle piogge contribuisce ino all’86
per cento della portata del Nilo. Una volta
completata, sarà la diga più grande del
continente, con un volume di 10 milioni
di metri cubi di acqua e una potenza mas-
sima di 6,45 gigawatt.
Negli ultimi dieci anni Addis Abeba ha
avviato molti progetti di dighe, nell’ambi-
to di un vasto piano d’investimenti nelle
infrastrutture che ha svuotato le casse
dello stato. Dopo decenni di guerra, nel
secondo paese più popoloso dell’Africa si
è instaurato un sistema repressivo che ha
fatto ristagnare l’economia. Lo sviluppo
delle infrastrutture dovrebbe servire a sti-
molare la crescita e a creare nuove oppor-
tunità per la popolazione, in gran parte
povera e rurale.
Ma le dighe in Etiopia rappresentano
un rischio ambientale e politico per i pae-
si vicini. In teoria quindi il Sudan dovreb-
be essere in prima linea contro questi pro-
getti, e all’inizio è stato così. Ultimamente
però Al Bashir si è mostrato entusiasta
della diga del Rinascimento, dopo aver
Aprile 2016 L’Egitto cede po vicino all’Iran, la potenza Turchia, in cambio di investi- raggiunto nell’ottobre del 2017 un accor-
all’Arabia Saudita Tiran e Sa- regionale rivale di Riyadh. menti e cooperazione milita- do per comprare l’energia in eccesso
nair, due isole nel mar Rosso, Ottobre 2017 Il Sudan irma re. L’antico porto ottomano dall’Etiopia. Agli attuali tassi di crescita
che rientrano nelle acque ter- con l’Etiopia un accordo per dovrebbe essere trasformato
demograica ed economica, l’Etiopia non
ritoriali egiziane. ricevere parte dell’energia ge- in un complesso turistico.
è in grado di assorbire tutta l’elettricità
Giugno 2017 Arabia Saudita, nerata dalla Grand ethiopian Settembre 2018 Etiopia ed
Emirati Arabi Uniti, Bahrein renaissance dam, una diga in Eritrea irmano in Arabia Sau-
generata, mentre il Kenya e il Sudan han-
ed Egitto rompono i rapporti costruzione sul Nilo Azzurro. dita un accordo di pace che no il problema del costo eccessivo
diplomatici con il Qatar, accu- Gennaio 2018 Il Sudan con- mette ine a vent’anni di guer- dell’energia.
sato di sostenere i gruppi isla- cede per 99 anni la gestione ra tra i due paesi. Per il Sudan e l’Etiopia il compromes-
misti radicali e di essere trop- di Suakin, sul mar Rosso, alla Bbc, Middle East Eye so è una necessità: devono afrontare gra-

48 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019


vi dissesti economici, che hanno innesca-
to disordini politici diicili da contenere.
Per l’Etiopia, l’improbabile alleanza con il
Sudan non solo permetterà di realizzare
la diga, ma potrebbe anche aprirgli una
nuova via verso il mare. Il Sudan da parte
sua otterrà inalmente l’elettricità di cui
ha bisogno, ora che i pozzi petroliferi del
Sud Sudan sono inaccessibili a causa della
secessione e della disputa tra i due paesi
sui giacimenti di Abyei.
L’accesso al mare è un altro importan-
te aspetto del ruolo dell’acqua nella geo-
politica del nordest dell’Africa. Nel 1993
l’Eritrea si divise dall’Etiopia e dopo la
guerra tra i due paesi del 1998 Addis Abe-
ba non ha più avuto accesso al mare e di-
pende da Gibuti, da cui passa più del 90
per cento delle importazioni etiopi. Gli
Emirati Arabi Uniti hanno investito molto
nei porti dell’Africa orientale, soprattutto
in Eritrea, Gibuti, Somalia e Somaliland.
Tra questi paesi, Gibuti è l’unico a essersi
schierato nella disputa del Golfo.
La crisi mediorientale è stata anche
una manna inattesa per gli stati a corto di
liquidità come l’Etiopia. I paesi del Golfo
e i loro alleati si stanno afannando a re-
clutare nuovi alleati nella regione nel mo-
do più semplice e scontato: con la pro-
Khartoum, novembre 2016
messa di aiuti e di investimenti. Donatori
tradizionali come gli Stati Uniti e il Regno
Unito sono sempre più presi dai loro pro-
blemi interni e stanno lasciando un enor-
me vuoto politico, che viene sfruttato dai
paesi del golfo Persico per garantirsi il so-
stegno della regione.
Nell’estate del 2018 il primo ministro
dell’Etiopia Abiy Ahmed e il presidente
dell’Eritrea Isaias Afewerki hanno irma-
to per tre volte lo stesso accordo di pace,
prima ad Asmara, poi ad Abu Dhabi e in-
ine a Riyadh, e non nei tradizionali centri
della diplomazia come Ginevra o New
York, e neppure a Nairobi. I dettagli ri-
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 49
Africa e Medio Oriente
mangono coperti dal segreto diplomati-
co, ma è chiaro che gli Emirati Arabi Uniti
e l’Arabia Saudita hanno svolto un ruolo
importante nei negoziati, con cui si è mes-
so ine a vent’anni di guerra. Le cause di
questa pace inaspettata sono articolate,
ma secondo gli esperti hanno a che fare
anche con l’obiettivo di Abu Dhabi di au-
mentare la sua inluenza nella regione.
Sviluppi meno visibili
La pace tra Etiopia ed Eritrea ha colto di
sorpresa molti esperti del Corno d’Africa.
Entrambi i paesi sembravano abituati alla
guerra, che ha trasformato profondamen-
te il modo di vivere degli abitanti. In pas-
sato altri paesi e istituzioni, come l’Unio-
ne africana e le Nazioni Unite, avevano
cercato invano di promuovere la pace tra
i due vicini. L’Arabia Saudita e gli Emirati
Arabi Uniti ci sono riusciti grazie a diversi
fattori. Il primo e il più ovvio è il denaro.
L’economia centralizzata dell’Etiopia
aveva risentito del calo delle riserve di va-
luta estera e il paese rischiava di andare in
bancarotta. Allo stesso tempo Addis Abe-
ba aveva contratto debiti (soprattutto con
la Cina) per inanziare i grandi progetti
infrastrutturali. Le proteste scatenate nel
2016 da un piano di espansione della capi-
tale e la loro violenta repressione avevano
portato il paese sull’orlo del caos.
Di fronte a una crisi interna sempre
più grave e con un disperato bisogno di
valuta estera per mantenere l’illusione
della crescita economica, il governo etio-
pe aveva trovato scarso sostegno tra i suoi
partner tradizionali, come gli Stati Uniti e
la Cina. La repressione aveva spinto l’oc-
cidente a ridurre gli aiuti, e Addis Abeba
era già pesantemente indebitata con Pe-
chino. Per questo, secondo gli esperti,
dopo un repentino cambio del primo mi-
nistro, il governo etiope si era rivolto
all’Arabia Saudita.
Per Riyadh, che stava afrontando po-
lemiche sempre più forti legate alla guer-
ra nello Yemen e a questioni interne come
gli arresti delle attiviste per i diritti delle
donne, era una grande vittoria diplomati-
ca, che avrebbe portato l’Etiopia nella sua
sfera d’inluenza e gli avrebbe assicurato
una presenza nel mar Rosso, una delle
rotte marittime più redditizie al mondo.
L’Etiopia dal canto suo temeva un even-
tuale coinvolgimento di Gibuti nella crisi
del Golfo, che gli avrebbe fatto perdere
l’accesso al mare.
Secondo fonti interne, il trattato di pa-
ce tra Etiopia ed Eritrea è stato preceduto
da un vertice tra Etiopia e Arabia Saudita
50 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
Da sapere
Proteste in Sudan
u Il 19 dicembre 2018 sono scoppiate violente
proteste ad Atbara, in Sudan, dopo che il prezzo
del pane è triplicato. Le manifestazioni si sono
difuse in tutte le più grandi città, compresa la
capitale Khartoum, e hanno assunto una
connotazione politica, con slogan che chiedono
le dimissioni del presidente Omar al Bashir. Il
governo ha risposto con una dura repressione:
secondo il bilancio uiciale dall’inizio delle
proteste sono morte almeno 24 persone;
secondo le organizzazioni per i diritti umani,
almeno 55. La polizia ha arrestato più di mille
persone. Marc Lavergne, esperto di Corno
d’Africa intervistato da Le Monde, sostiene
che la crisi scaturisce da una grave penuria
alimentare, legata al fatto che gran parte dei
terreni agricoli fertili sono stati ceduti a
imprenditori vicini al regime o a stranieri che
investono soprattutto in prodotti alimentari da
esportare, invece di pensare alle necessità della
popolazione.
u Il 14 gennaio l’opposizione ha annunciato
uno sciopero generale.
nel maggio del 2018. In quell’occasione
Abiy ha promesso di rispettare la pace a
condizione che Afewerki accettasse di
discutere altre questioni importanti. Abiy
ha invitato Afewerki al summit, ma il pre-
sidente eritreo ha riiutato. A luglio però i
due si sono incontrati ad Asmara. I suc-
cessivi e impensabili sviluppi diplomatici
hanno portato a una rapida normalizza-
zione dei rapporti tra i due paesi. Ad ago-
sto entrambi avevano riaperto le loro mis-
sioni diplomatiche nelle rispettive capita-
li e ridotto la presenza militare lungo il
conine. Se a gennaio del 2018 l’Etiopia
poteva contare solo su un porto, a settem-
bre poteva usarne quattro.
Altri sviluppi meno visibili hanno con-
seguenze altrettanto importanti nel nor-
dest dell’Africa. La Turchia ha fatto note-
voli progressi diplomatici, soprattutto
come partner internazionale della Soma-
lia, che sta cercando di avviare la ricostru-
zione dopo anni di guerra civile. Nel 2011
Erdoğan è stato il primo leader non afri-
cano a visitare Mogadiscio dal 1991. Da
quel momento Ankara ha inanziato mol-
ti progetti in Somalia, tra cui la costruzio-
ne del principale aeroporto internaziona-
le (che serve anche da sede della diploma-
zia) e l’addestramento e la riforma
dell’esercito.
La Turchia inoltre è coinvolta nella lot-
ta per il controllo del mar Rosso. Dal 2017
Ankara possiede una base militare in So-
malia, da cui domina la costa dell’Africa
orientale. Gibuti ospita più basi militari
straniere di qualsiasi altro paese nel con-
tinente: sul suo territorio ci sono truppe
statunitensi, francesi, italiane, cinesi e
giapponesi. Questi paesi espandono la
loro presenza militare nella regione attra-
verso un’aggressiva politica di costruzio-
ne di basi e porti. Gli Stati Uniti hanno una
presenza quasi permanente in Kenya e in
Uganda, mentre la Cina è presente mili-
tarmente in Sudan e in Sud Sudan, dove
protegge i suoi interessi petroliferi, e a Gi-
buti, dove ha stabilito la sua prima base
all’estero. La militarizzazione dell’Africa
nordorientale da parte delle potenze stra-
niere sembra inarrestabile.
Il conto da pagare
A causa del divario economico i paesi del
golfo Persico hanno assunto il ruolo di do-
natori e i paesi africani quello di benei-
ciari degli aiuti. In questo modo i primi
hanno ottenuto una notevole inluenza
sulla politica interna e regionale dei se-
condi. Allo stesso tempo, forse vista la
devastazione che le manovre geopoliti-
che del Golfo hanno causato in Siria e nel-
lo Yemen, paesi africani come l’Etiopia
non vogliono dipendere da quello che
succede in altre parti del mondo e mani-
festano una certa volontà di autonomia.
Nel complesso, le trasformazioni poli-
tiche nel Golfo potrebbero signiicare sia
un’opportunità sia ulteriori vincoli per i
paesi africani. Una nuova fonte di aiuti e
d’investimenti stranieri comporta nuovi
benefattori da accontentare, condizioni
da negoziare, ostacoli da affrontare.
L’Etiopia e l’Eritrea hanno raggiunto una
pace insperata. Dopo anni di rubinetti
chiusi, l’Egitto e il Sudan stanno riceve-
vendo aiuti economici. Ma l’Africa cono-
sce i problemi che sorgono quando gli
aiuti sono concessi a certe condizioni, e in
futuro i paesi del Golfo potrebbero chie-
dere il conto. Le dimostrazioni d’intra-
prendenza di alcuni paesi africani sono
incoraggianti, ma non è chiaro se riusci-
ranno a bilanciare le conseguenze negati-
ve della crisi del Golfo.
Basti pensare a Suakin, una volta pun-
to di incontro tra i paesi africani e medio-
rientali, oggi simbolo delle complesse
tensioni che legano le due aree del mon-
do. u fdl
L’AUTRICE
Nanjala Nyabola è una scrittrice e analista
politica che vive a Nairobi, in Kenya. Ha scritto
articoli per Foreign Policy, Al Jazeera, New
Internationalist e Project Syndicate.
 Scienza
GEtty IMaGES

Il potere
del digiuno
Caroline Williams, New Scientist, Regno Unito. Foto di Daniel Grizelj
Le diete che prescrivono di saltare i pasti o mangiare pochissimo per migliorare la
salute sono sempre più popolari. Funzionano davvero?
entre preparavo le fame mi sento stanca e nervosa, e non giuno. Se bisogna credere al marketing,

M mie razioni per i

successivi cinque
giorni, ho comin-
ciato a chiedermi
in cosa mi fossi im-
barcata. Erano anni che sentivo parlare
di diete del digiuno e delle loro promes-
se: ianchi più stretti, mente più lucida,
minore rischio di cancro, di malattie car-
diache e di diabete e una vita più lunga e
più sana. Ma poi c’è la fame. Quando ho
divento proprio simpatica.
Perciò avevo sempre evitato questo
tipo di diete: la 5/2, in cui si digiuna per
due giorni alla settimana e si mangia nor-
malmente gli altri cinque; quella 16/8 do-
ve si può mangiare solo in un arco di otto
ore e si deve digiunare per 16; il digiuno a
giorni alterni. Ditene una a caso, proba-
bilmente qualcuno l’ha provata.
è il santo Graal: tutti i beneici del digiu-
no senza lo svantaggio della fame.
L’azienda dietro questa dieta è stata ad-
dirittura la prima a ottenere un brevetto
per estendere il periodo di vita sana pri-
ma che insorgano malattie.
E allora, potevo davvero avere la botte
piena e la moglie ubriaca? Ho deciso di
fare un tentativo, e cercare di arrivare al-
Poi ho sentito parlare di una delle ul- la verità sul digiuno.
time tendenze, la dieta che mima il di- Sappiamo da decenni che ridurre le

52 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

calorie può avere efetti beneici, se non
sulle persone quanto meno negli anima-
li. Molti studi hanno accertato che gli
organismi, dai lieviti unicellulari ai rodi-
tori, invecchiano più lentamente e vivo-
no più a lungo quando l’apporto calorico
scende al 40 per cento di quello consu-
mato da un gruppo di organismi che
mangia normalmente. La riduzione co-
stante di calorie, però, non si è mai vera-
mente difusa tra gli esseri umani, anche
perché i risultati non hanno ancora avuto
conferma nei primati. E poi per le perso-
ne è diicile limitare molto la loro dieta e
abbastanza a lungo da scoprire se efetti-
vamente allunga la vita.
Modalità d’emergenza
Il digiuno è praticato nelle religioni di tut-
to il mondo da millenni, ma è diventato di
moda tra i consumatori cinque anni fa,
sull’onda di studi sugli animali e sulle
persone sovrappeso che sembravano di-
mostrare che saltare i pasti potesse avere
molti efetti beneici per la salute. Ci sono
sempre più prove che il digiuno periodico
mette il corpo in una sorta di modalità
d’emergenza che gli permette di rispar-
miare energia, fare delle riparazioni e
aumentare la lucidità mentale per risol-
vere il problema di procurarsi il cibo.
“Se accettiamo che il paleolitico è sta-
to l’ambiente in cui si sono deiniti quasi
tutti gli adattamenti umani moderni,
compresi quelli dietetici, i cacciatori-
raccoglitori si sono adattati per periodi
alternati di abbondanza e di carestia”,
spiega Stanley Ulijaszek, un antropologo
nutrizionista dell’università di Oxford.
“Questa per noi potrebbe essere una
condizione più naturale dei ‘tre pasti al
giorno’”. Oltre alla perdita di peso, i so-
stenitori del digiuno intermittente afer-
mano che potrebbe contribuire a proteg-
gerci dal cancro, dal diabete e da malattie
come il parkinson e l’alzheimer.
Il mio entusiasmo per la promessa di
un digiuno senza i morsi della fame è
precipitato quando è arrivato il kit. avrei
dovuto vivere con due buste di minestra
al giorno più qualche cracker, delle olive
ed eventualmente una barretta di frutta
secca. ai miei occhi somigliava molto al-
la fame. Questa speciica dieta è una cre-
atura di Valter Longo, un gerontologo
della University of Southern California a
Los angeles. La tesi di fondo è che man-
giare molto poco appena una volta al me-
se – anche se per cinque giorni – può mi-
mare gli efetti del digiuno osservati ne-
gli animali, arrivando addirittura a inver-
Il mio entusiasmo usate come carburante. Si pensa che que-
sto sistema possa essersi evoluto per
per la promessa di un massimizzare la probabilità di sopravvi-
digiuno senza i morsi vere all’inedia.
L’autofagia si verifica a bassi livelli
della fame è nelle cellule sane, ma diventa meno ei-
precipitato quando ciente quando invecchiamo. Un’autofa-
gia “pigra” intasa l’interno delle cellule
è arrivato il kit ed è stata messa in relazione con molte
malattie legate all’età, cancro compreso,
e con lo stesso processo dell’invecchia-
mento. Secondo alcuni ricercatori, l’au-
mento di malattie come il cancro e il dia-
bete di tipo 2 ha molto a che fare con il
fatto che in gran parte del mondo le per-
sone non sofrono più la fame.
I primi risultati erano arrivati da ricer-
che sui topi, ma nel 2017 Longo e i suoi
tire le conseguenze dell’invecchiamento. colleghi hanno pubblicato uno studio
Il sito web dell’azienda creata da Longo, condotto su un centinaio di persone che
la ProLon, aferma che la dieta che mima avevano seguito la dieta detta mima di-
il digiuno “ha dimostrato con test clinici giuno per cinque giorni al mese per un
di indurre nel corpo la modalità di prote- periodo di tre mesi o che per lo stesso pe-
zione e ringiovanimento”, fornendo allo riodo avevano seguito la loro dieta nor-
stesso tempo abbastanza calorie da evi- male. Il secondo gruppo poi aveva prova-
tare svenimenti. Chiunque può benei- to la dieta mima digiuno. Quando la se-
ciare di queste pulizie di Pasqua delle guivano, queste persone perdevano peso
cellule, sostiene Longo: “anche se la tua e grasso corporeo e avevano una pressio-
dieta è eccellente e fai molta attività isi- ne più bassa e livelli inferiori di un ormo-
ca, il corpo invecchia comunque e le cel- ne chiamato fattore di crescita insulino-
lule accumulano danni”. simile 1 (Igf-1), che si ritiene abbia un
Grazie agli studi condotti sugli ani- ruolo nell’invecchiamento e nell’insor-
mali, sappiamo parecchio su quello che genza di alcune malattie. anche i livelli
succede nel corpo quando il cibo scar- dei marker iniammatori e del colesterolo
seggia. La mancanza di nutrienti scatena erano più bassi.
un processo detto di “autofagia”, in cui le Per il mio piccolo esperimento, prima
cellule si spezzano e le parti danneggiate di cominciare la dieta avevo fatto alcune
o malfunzionanti vengono riciclate e analisi del sangue, misurando i livelli di
Da sapere In salute e in malattia?
u Le prove dei beneici del ma i risultati iniziali suggeri- suggeriscono che il digiuno
digiuno nelle persone sane scono che il digiuno può ri- potrebbe ridurre il rischio del
sono oggetto di discussione. durre gli efetti collaterali del- diabete di tipo 2, mentre una
Ma si potrebbe scoprire che la chemioterapia, senza in- ricerca presentata nel 2018 al
digiunare funziona meglio taccare la sua capacità di ag- convegno della European so-
quando il corpo è già in dii- gredire i tumori. ciety of endocrinology am-
coltà. Gli studi sugli animali Longo attualmente sta monisce che il digiuno inter-
suggeriscono che durante sperimentando la sua dieta mittente potrebbe danneg-
l’inedia le cellule sane resi- nelle persone afette da scle- giare il pancreas e accrescere
stono, mentre quelle del can- rosi multipla per vedere se il rischio che insorga la malat-
cro diventano più sensibili al- può stimolare il corpo a elimi- tia. In un caso o nell’altro, le
la chemioterapia. La dieta nare le cellule immunitarie persone già malate e che as-
che mima il digiuno è stata responsabili della malattia sumono insulina dovrebbero
concepita nel tentativo di ve- sostituendole con versioni sa- tenersi alla larga dal digiuno.
dere se lo stesso vale per gli ne. Di nuovo, gli studi sugli “L’insulina più il digiuno o la
esseri umani. I medici erano animali sembrano promet- dieta mima digiuno potreb-
restii a far digiunare i loro pa- tenti, ma resta da vedere se la bero davvero uccidere qual-
zienti già magri, così Valter dieta funziona anche sugli es- cuno”, dice Longo. Se non
Longo ha proposto una dieta seri umani. L’evidenza sulla state bene, dovreste parlare
con un apporto calorico mol- prevenzione del diabete è con il vostro medico prima di
to ridotto. È ancora presto, meno chiara. alcuni studi imbarcarvi in una dieta. u gc
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 53
Scienza
Igf-1, colesterolo e proteina reattiva C
(Pcr, un marker iniammatorio). all’Ox-
ford centre for diabetes, endocrinology
and metabolism mi avevano anche fatto
un’analisi della composizione corporea
per misurare eventuali efetti sulla massa
grassa.
Fredrik Karpe, che dirige il centro, era
a dir poco scettico. “È molto importante
studiare bene le indicazioni sulla salute
quando gli interventi fanno tante pro-
messe”.
Una questione cruciale è quanto tem-
po bisogna digiunare per avviare quei
processi. Dopotutto, sappiamo che non
mangiare per un periodo prolungato è
molto dannoso per la salute. Purtroppo
la risposta non è chiara. In una recente
rassegna degli efetti del digiuno sulla
salute, Benjamin Horne, dell’Inter-
mountain heart institute di Salt Lake Ci-
ty, nello Utah, ha concluso che nessuna
ricerca è riuscita a individuare la linea di
demarcazione tra digiuno e inedia, e che
probabilmente tale linea varia in modo
signiicativo a seconda delle condizioni
isiche di ciascun individuo.
Un altro efetto del digiuno è che il
corpo comincia a esaurire il glucosio nel
sangue e le riserve di glicogeno nel fega-
to, il che provoca un cambio nel metabo-
lismo: il fegato comincia a convertire i
grassi in corpi chetonici che muscoli e
cervello usano come carburante, un pro-
cesso detto chetosi. È per questo che il
digiuno provoca quasi sempre una perdi-
ta di peso fra il 2,5 e l’8 per cento. Ma non
sappiamo quanto tempo bisogna digiu-
nare perché abbia inizio la chetosi. Se-
condo Longo ci vogliono almeno tre
giorni, e i digiuni più brevi, come quello
della dieta 5/2, non sono suicienti.
Mark Mattson della Johns Hopkins
university di Baltimora, nel Maryland,
che studia gli efetti del digiuno sul cer-
vello, non è d’accordo: “Il fegato ha una
riserva di glicogeno pari a circa 700 calo-
rie, e l’attività quotidiana in casa ne bru-
cia una settantina all’ora” mi spiega. Se
non mangi, “sono circa dieci ore”. Se ag-
giungiamo dell’attività isica, il cambio
metabolico può veriicarsi ancora più in
fretta, mi dice. Una corsa energica può
bruciare 100 calorie in 10 minuti. Inilate
le scarpe da ginnastica qualche ora dopo
l’ultimo pasto e non ci vorrà troppo a ot-
tenere la chetosi, conclude Mattson, e io
mi chiedo perché invece mi sia imposta
un digiuno di cinque giorni.
Un altro merito attribuito al digiuno
da cui in passato mi ero quasi lasciata
54 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
L’evidenza di autofagia
e rigenerazione è
puramente
circostanziale. E non
sappiamo se le nuove
cellule sono più sane
tentare era quello dell’efetto cognitivo.
Chi digiuna si vanta sistematicamente di
pensare con maggiore lucidità e di avere
una migliore capacità di concentrazione.
Ulijaszek ha osservato qualcosa di simile
con i cacciatori-raccoglitori dei nostri
giorni. Mentre cercava cibo con i wopkai-
min della Papua Nuova Guinea negli an-
ni ottanta, lo studioso si accorse che non
cominciavano mai la giornata facendo
colazione perché quando andavano a
caccia preferivano avere fame. “Diceva-
no di avere i piedi più leggeri e di essere
più sensibili a quello che li circondava”,
racconta Ulijaszek.
Ma a tutt’oggi non sono state svolte
ricerche controllate sul rapporto tra di-
giuno e capacità cognitiva negli esseri
umani, e le uniche indicazioni su quello
che potrebbe veriicarsi arrivano dai topi.
Il gruppo di Mattson ha scoperto che il
passaggio alla chetosi stimola il cervello
favorendo il rilascio di una sostanza chi-
mica, il Bdnf, che promuove nuovi colle-
gamenti tra i neuroni e li induce a fabbri-
care più mitocondri, che a loro volta ge-
nerano energia.
Questa potrebbe essere la chiave per
spiegare la lucidità mentale di cui parla
chi digiuna. L’équipe sta conducendo
uno studio randomizzato con dei volon-
tari per scoprire se queste modiiche ce-
rebrali e gli efetti associati si riscontrano
anche negli esseri umani. I primi risultati
sono attesi per l’inizio del 2019.
Cervello in tilt
La lucidità mentale di certo non è un’espe-
rienza che ho provato. Il mio cervello è an-
dato in tilt all’inizio del secondo giorno e
ho quasi sempre dovuto rinunciare a lavo-
rare per tornarmene a letto. Dopo il terzo
giorno le gambe mi facevano male come se
avessi l’inluenza, a quanto sembra un in-
dizio di chetosi. È diicile credere che una
cosa che mi ha fatto sentire una vera schi-
fezza possa farmi bene, soprattutto perché
i risultati delle mie analisi prima del digiu-
no dimostrano che ero già metabolicamen-
te sana: avevo bassi livelli di colesterolo
“cattivo”, ottimi livelli di glicemia e trigli-
ceridi e bassissimi livelli di grasso addomi-
nale, quella cosa che si attacca ai nostri or-
gani e può essere un fattore di rischio per le
patologie cardiovascolari e il diabete.
L’analisi della composizione corporea ave-
va mostrato un bel po’ di grasso (il 30 per
cento), ma quasi tutto concentrato sui ian-
chi e sulle cosce, una condizione che è sta-
ta collegata a un minore rischio di malattie
cardiache e diabete.
Dopo cinque giorni di digiuno non era
cambiato niente. L’analisi della composi-
zione corporea dimostrava che avevo
perso poco più di un chilo, di cui 584
grammi di massa magra e solo 168 gram-
mi di grasso. E questo era piuttosto sor-
prendente, perché uno dei meriti più
decantati della dieta mima digiuno è che
prenderebbe di mira il grasso addomina-
le proteggendo la massa magra. Secondo
Longo, la chetosi non consuma la ciccia
visibile e traballante, solo il grasso intor-
no agli organi. Dal momento che già in
partenza avevo poco grasso addominale,
ho consumato la massa magra, sostiene.
“Dal punto di vista della salute gene-
rale, lo ritengo un esito piuttosto negati-
vo”, afferma Karpe. “La metà dei tuoi
cambiamenti ha riguardato i muscoli. Le
regioni grasse non sono cambiate un
granché. Non è quello che volevi”.
Vantaggi discutibili
È possibile che la perdita di massa magra
fosse dovuta ad autofagia? I topi di mezza
età sottoposti alla dieta di Longo sembra-
vano sicuramente essersi in qualche modo
ripuliti: il fegato, i reni e il cuore si erano
ridotti durante il digiuno e avevano avuto
un calo temporaneo del numero di certi
tipi di cellule sanguigne. tutto era tornato
come prima dopo qualche giorno di dieta
normale, con un aumento dei livelli dei
marker di rigenerazione epatica e qualche
segnale di rigenerazione muscolare. La te-
si è che le cellule decrepite eliminate erano
state rimpiazzate da una loro versione più
nuova e scintillante.
Negli esperimenti condotti sugli esse-
ri umani, però, l’evidenza di autofagia e
rigenerazione è puramente circostanzia-
le. E non sappiamo se le nuove cellule
siano più sane di quelle andate perdute.
GEtty IMaGES
Longo ammette che è un problema su cui
stanno ancora lavorando.
anche per quanto riguarda i marker
sanguigni della salute e della longevità i
miei risultati erano decisamente poco
signiicativi. L’unica diferenza evidente
era l’ormone Igf-1. Negli esperimenti
della ProLon i volontari hanno visto una
signiicativa riduzione dell’Igf-1, che a
detta di Longo è rimasta evidente tre me-
si dopo il ritorno alla dieta normale. Ma
se questo signiichi più longevità è tutt’al-
tro che chiaro. Studi epidemiologici han-
no messo in relazione con la morte pre-
coce livelli sia alti sia bassi di Igf-1, con
alti livelli di Igf-1 legati a un maggiore ri-
schio di tumore e bassi livelli di Igf-1 le-
gati a patologie cardiovascolari.
Ovviamente il mio esperimento soli-
tario non è molto scientiico, ma mi ha
lasciato perplessa: per quelli di noi che
sono sani in partenza, il digiuno offre
davvero beneici a parte il fatto che inevi-
tabilmente si tagliano un po’ di calorie e
si perde un po’ di peso?
Michelle Harvie, la ricercatrice
dell’università di Manchester che ha ide-
ato la dieta 5/2, chiarisce che stando alle
ultime ricerche semplicemente non lo
sappiamo. “Le diete intermittenti sono
un metodo collaudato per perdere peso;
non conosciamo beneici o danni per le
persone normopeso o sottopeso”, dice.
Molti dei primi studi sulle diete del
digiuno interessavano volontari sovrap-
peso. Perino nello studio di Longo, su
cento volontari sani, due terzi avevano
cominciato con un indice di massa cor-
porea superiore a 25, quindi la maggio-
ranza assoluta di loro era sovrappeso o
obesa. Perciò, se è vero che certi indica-
tori di salute come indice di massa cor-
porea, grasso addominale e pressione
sanguigna si erano ridotti in modo signi-
icativo dopo tre digiuni nell’arco di tre
mesi, non è chiaro se questo si possa at-
tribuire al semplice fatto che quelle per-
sone avevano perso peso.
Digiunare signiica anche mangiare
molte meno proteine e molti meno grassi
animali, entrambi ricondotti al cancro,
perciò anche questo potrebbe spiegare
gli efetti riscontrati negli esperimenti.
Quando una persona ha un buon pe-
so, i suoi meccanismi di pulizia cellulare
funzionano bene da soli, dice Karpe. “In
qualunque sistema isiologico normale,
in una persona sana e magra, che mangia
bene, svolge attività isica, fa quello che
al corpo piace fare, tutte queste cose fun-
zionano. È per questo che le persone sa-
ne, che fanno moto e mangiano cose nor-
mali, vivono più a lungo di chi è sovrap-
peso”. Susan Jebb, una nutrizionista
dell’università di Oxford, è d’accordo.
“Che io sappia non ci sono prove di alta
qualità relative al digiuno intermittente
fatto da persone non sovrappeso”.
Solo il tempo ci dirà se gli esseri uma-
ni ottengono benefici dal digiuno che
non siano la perdita di peso. Perciò non
posso fare a meno di pensare che le pro-
messe stampate sulla scatola della Pro-
Lon spedita da Longo, “un ringiovani-
mento dall’interno”, siano ancora pre-
mature.
Per il momento non siamo sicuri che
il corpo elimini le cellule danneggiate e
le sostituisca con qualcosa di meglio.
Per quanto mi riguarda, ora che so che
gran parte del mio grasso corporeo è im-
magazzinato lontano dagli organi e che
le mie analisi del sangue sono perfetta-
mente nella norma, credo che mangerò
come ho sempre fatto e correrò i miei ri-
schi. Sì, il mio corpo probabilmente po-
trebbe cavarsela con meno vino e ciocco-
lata, ma ha senso sofrire la fame per una
ricompensa che forse non si materializ-
zerà mai? La vita è troppo breve. u gc
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 55
Portfolio

La vita che resta

Il fotografo Alessio Romenzi da anni racconta i conlitti in Medio Oriente.
Ora ha deciso di documentare le tracce che hanno lasciato sul paesaggio

56 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

 ella primavera del 2017

N il fotografo Alessio Ro­

menzi si trovava a Mo­
sul, in Iraq. Stava se­
guendo l’avanzata del­
l’esercito per riconqui­
stare la città, occupata dai jihadisti del
gruppo Stato islamico nel 2014. “All’im­
provviso mi sono guardato intorno ed è
stato come se vedessi per la prima volta
quello scenario di distruzione apocalitti­
ca”, racconta Romenzi.
Dopo quell’episodio ha deciso di spo­

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 57

Portfolio

58 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

stare lo sguardo dalle persone coinvolte
nei conlitti ai luoghi colpiti. Ne è nato il
progetto Life, still, realizzato tra la ine
del 2017 e l’aprile del 2018 in tre città che
erano roccaforti del gruppo Stato Islami­
co: Mosul, in Iraq; Raqqa, in Siria; e Sirte,
in Libia.
“In questo nuovo lavoro Romenzi ha
dimenticato l’azione, che tanto gli è con­
geniale, e si è dedicato a documentare lo
sfacelo urbanistico e il dramma delle ro­
vine”, spiega la curatrice Giovanna Cal­
venzi. “Decide di prendersi il tempo del­
la rilessione e della ‘contemplazione’:
cerca una luce neutra, non enfatica, sce­
glie di lavorare con una macchina di
grande formato e con la pellicola. E inse­
gue tracce di vita: i semafori che funzio­
nano, un negozio aperto in un ediicio
devastato, qualche sporadico passante
che diventa la misura dello scempio. Esi­
stenze che diventano una speranza di un
futuro possibile”.
Romenzi ha voluto anche interrogarsi
sul senso di lavorare come fotografo og­
gi, sul ruolo etico delle immagini e sulla
loro capacità di far rilettere chi le guar­
da: “Volevo mettere l’osservatore davan­
ti alla crudeltà della guerra, obbligarlo a
riflettere sulle conseguenze che ogni
conlitto impone alla vita delle persone”,
spiega.
Il progetto Life, still è esposto alle Gal­
lerie di Piedicastello a Trento, ino al 31
marzo 2019. La mostra è curata da Gio­
vanna Calvenzi, che ha scritto anche l’in­
troduzione del catalogo.u

Alessio Romenzi è nato nel 1974. Negli

ultimi anni ha documentato la primavera
araba e la guerra in Siria.

La foto grande e quella in basso a si-

nistra sono state scattate a Mosul,
Iraq, nel 2017.
Qui accanto: Raqqa, in Siria, nel
2018.
Alle pagine 56-57: il ponte Al Shoha-
da a Mosul, Iraq, 2017.

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 59

Portfolio

60 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

Nella foto grande: Mosul, 2017.
Qui accanto: un negozio di vernici
a Raqqa, 2018.
A destra: una scuola nel quartiere
di Ghiza a Sirte, in Libia, 2018.

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 61

Ritratti
Alan Moore
Mago del tempo
Rowan Hooper, New Scientist, Regno Unito. Foto di Mitch Jenkins
Ha scritto Watchmen e altri
fumetti geniali. Vive dov’è nato,
a Northampton, e ha riiutato
di collaborare agli adattamenti
cinematograici dei suoi libri.
È un razionalista, ma crede
anche nell’occulto
entre sto per incon-
M trare Alan Moore, il
creatore di alcune
delle più grandiose
storie a fumetti de-
gli ultimi qua-
rant’anni, faccio una passeggiata per Nor-
thampton. Moore ha passato tutta la vita
in questa città nel centro dell’Inghilterra.
Dopo aver lasciato la chiesa di Ognissan-
ti, per poco non calpesto un uccellino in-
sanguinato, morto dopo essere caduto dal
nido. Mi viene in mente l’inizio di una del-
le opere più famose di Moore, Watchmen:
“Carcassa di cane in un vicolo stamattina,
traccia di pneumatico sullo stomaco spap-
polato”. Che presagio. Sto per incontrare
Moore e la vita mi riserva un momento
mooriano.
Alan Moore è una igura titanica nel
mondo dei fumetti. Vincitore di molti
premi e autore di opere di successo –
Watchmen è stato incluso dalla rivista Ti-
me tra le cento migliori storie pubblicate
dal 1923 a oggi –, è uno dei più inluenti
scrittori del nostro tempo. Eppure, in se-
guito ai litigi con le case editrici, ha disco-
nosciuto la maggior parte della sua pro-
duzione e ha rinunciato a milioni di dolla-
ri, riiutandosi di collaborare all’adatta-
mento cinematografico dei suoi libri.
Occultista e autoproclamato maestro di
alta magia, è tuttavia un razionalista im-
pregnato d’idee scientiiche. Lo incontro
62 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
in occasione dell’uscita dell’edizione eco-
nomica del suo romanzo Jerusalem. Il li-
bro esplora la versione di Moore dell’eter-
nalismo, attraverso la sua personale con-
vinzione secondo cui lo spazio-tempo
esiste in un blocco quadridimensionale.
Cominciamo parlando di come l’inte-
resse per il tempo sia un tema che attra-
versa gran parte delle sue opere. Moore
ricorda il momento in cui, da giovane,
nella casa di famiglia, guardava le imma-
gini di parenti barbuti che sorridevano
davanti alle prime macchine fotograiche.
È lì che si è reso conto che un giorno altre
persone avrebbero osservato il suo volto
nelle foto e si è sentito come se, in un cer-
to senso, quel momento fosse già arriva-
to. “È stata la prima volta che ho pensato
al tempo come a un luogo in cui il futuro
esiste già”, racconta.
Questa intuizione, più che spaventar-
lo, l’ha afascinato. In lui si è fatto strada
un profondo interesse per la natura del
tempo. Una parte della sua pionieristica
striscia a fumetti La ballata di Halo Jones è
ambientata su un pianeta dove il tempo
scorre in maniera diversa a seconda dei
luoghi. E il supereroe quantico Dottor
Manhattan di Watchmen non distingue il
passato dal futuro. “Mentre stavo imma-
ginando il Dottor Manhattan ho pensato
che non erano mai esistiti personaggi
quantici nei fumetti”. Per questo Moore
Biograia
◆ 1953 Nasce nel Regno Unito.
◆ 1978 Pubblica le sue prime strisce.
◆ 1982 Sulla rivista Warrior escono i primi
episodi della serie V for Vendetta.
◆ 1986 La DC comics pubblica il suo fumetto
Watchmen, realizzato insieme a Dave Gibbons.
◆ 2016 Esce il suo secondo romanzo,
Jerusalem.
ne ha inventato uno in grado di essere
contemporaneamente in diversi luoghi e
per il quale futuro e passato non sono
chiaramente deiniti.
Coscienza e lasagne
Moore ha una visione del mondo molto
più aperta della maggior parte degli scien-
ziati che ho intervistato. Io penso che una
base scientiica sia tutto quello che serve
per spiegare il mondo. Lui invece è con-
vinto che sia necessaria anche la magia,
da lui intesa come qualsiasi signiicativa
interazione con la coscienza. “Proviamo
a considerare la coscienza come uno spa-
zio”, dice mangiando delle lasagne con le
verdure. Se la coscienza è uno spazio,
spiega Moore, questo potrebbe signiica-
re che, come nel mondo reale, abbiamo
ognuno un indirizzo privato ma la strada
è di tutti. È un’idea incantevole ma non
sono sicuro che serva ipotizzare uno spa-
zio isico condiviso per questo. Le perso-
ne condividono costantemente esperien-
ze e le onde cerebrali si sincronizzano
quando si ascolta la stessa musica. Ma
Moore si spinge oltre, suggerendo – im-
magino per divertimento – che questo
spazio condiviso possa essere abitato.
“Cosa succederebbe”, chiede, “se ci fos-
sero creature, entità, fatte di idee pure, di
puro linguaggio o qualcosa di simile? Non
spiegherebbe forse qualsiasi cosa, dai
Pui agli dei, passando dai demoni, gli
angeli, gli gnomi, insomma tutte le follie
che ci ossessionano?”.
Ma, prima di poter approfondire la co-
sa, Moore cambia strada, sostenendo che
la nostra cultura è emersa dallo sciama-
nesimo. Poi aggiunge che “la magia è la
paleontologia della scienza. È da lì che
viene la scienza”. È un’altra idea incante-
vole, anche se bisogna stare attenti a cosa
intenda lui per magia. Potrebbe essere un

termine intercambiabile con arte, perché
sia nella magia sia nell’arte non bisogna
dimostrare niente, al contrario della
scienza. “La scienza è lo strumento più
bello ed elegante sviluppato dall’umanità
per indagare l’universo isico. È un’evolu-
zione della magia”, sottolinea Moore.
Non siamo d’accordo su un punto. Lui
è convinto che abbiamo bisogno di qual-
cosa di più quando cerchiamo di spiegare
la coscienza. Io credo che non possiamo
neanche deinire adeguatamente la co-
scienza e che sia meglio suddividerla in
unità più piccole, come la consapevolez-
za, che in seguito possiamo studiare. Ma
forse la mia è una visione limitata.
Negli anni ottanta Moore ha creato per
la Dc Comics il personaggio Swamp
Thing, un cupo mostro vegetale che di-
venta un guerriero ambientalista. L’ha
usato per esplorare la coscienza non ani-
male e la ecoconnettività, idee che oggi
stanno acquisendo credibilità. Da quan-
do ha dei nipotini, sostiene di essere di-
ventato ancor più consapevole della pre-
caria condizione del mondo. Ma trova
conforto nel dissenso che il presidente
degli Stati Uniti Donald Trump sta susci-
tando. Paradossalmente “può darsi che in
futuro guarderemo all’elezione di Trump
come a una salvezza per l’ambiente”, di-
ce. Il negazionismo climatico del presi-
dente statunitense potrebbe spingere altri
paesi a raforzare il loro impegno nella ri-
duzione delle emissioni di gas serra.
Momenti eterni
Moore è ottimista, anche se ha una visio-
ne del mondo eternalista, o forse proprio
per questo. “Se il tempo non scorre dav-
vero, se questo è un universo isolato, allo-
ra sì, nostra madre morirà prima o poi,
allo stesso modo in cui prima o poi tutti
moriremo individualmente”, dice. “Ma
questo non importa perché la nostra co-
scienza, da qualche parte, viene salvata”.
Se ripetiamo le nostre vite per sempre,
siamo destinati a rivivere i momenti mi-
gliori e quelli peggiori. Per lui è una visio-
ne laica che prevede una continuità al di
là della normale durata di una vita. “Co-
me dico in Jerusalem, vivere per sempre i
migliori momenti della nostra vita è il pa-
radiso, no? E rivivere per sempre i peggio-
ri è una dannazione. Questo è l’inferno,
questo è il paradiso, proprio qui. Faccia-
mocene una ragione”.
Questa visione del tempo attraversa
tutto Jerusalem. L’eternità si dipana nella
zona dei Boroughs di Northampton, dove
la rivoluzione industriale e i mulini sata-
nici evocati da William Blake sono ancora
Alan Moore, il 18 febbraio 2014
attivi. L’area oggi è in crisi. Il municipio è
al verde, e sta tagliando servizi e posti di
lavoro. “Northampton è il centro dell’In-
ghilterra. Il centro emotivo di Northamp-
ton sono i Boroughs, e i Boroughs sono
devastati. È come se ci fosse un buco in
mezzo al tessuto profondo dell’Inghilter-
ra: se non si fa qualcosa questo buco si
espanderà a tutto il tessuto”, dice Moore.
Passeggiamo per la città dopo un pran-
zo di tre ore. Varie persone lo salutano.
Lui allunga qualche banconota a un sen-
zatetto che conosce. Le nostre conversa-
zioni sono andate da Einstein alla band
Gorillaz, passando per la rivista britanni-
ca di fumetti 2000 AD, Nietzsche e l’idea
di Moore che i film di supereroi siano
all’origine dell’infantilizzazione della cul-
tura occidentale. Quest’uomo è una Wi-
kipedia vivente, ma dotata d’inclinazioni
psichedeliche e compassionevoli. Da
Nietzsche ha preso l’idea dell’eterno ri-
torno, simile alla sua visione dell’eterna-
lismo. “Non importa se è vero o no”, dice.
“Vivere secondo questo principio rende-
rebbe il mondo migliore”.
Ci salutiamo alla stazione e mi dice
una cosa che mi rimane in testa: “Se pensi
che ogni secondo sia eterno, non fare
niente con cui tu non sia in grado di convi-
vere per sempre”. ◆ f
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 63
Viaggi
Meraviglia
andalusa
François Musseau, Libération, Francia
Costruita nel 936, la Medina
Azahara è rimasta a lungo
abbandonata. Oggi i suoi resti
sono stati recuperati e
riconosciuti patrimonio
dell’umanità
envenuti nell’effimera
B Versailles musulmana.
Costruita nel 936 dal ca-
liffo omayyade Abd al
Rahman III e distrutta
all’inizio dell’undicesimo
secolo a causa delle guerre civili, questa
straordinaria cittadella ha finalmente
ottenuto i suoi titoli nobiliari: a luglio la
Medina Azahara (la Città luminosa) è
stata dichiarata patrimonio dell’umani-
tà. Così Cordova, che dista solo otto chi-
lometri, ora ha tre monumenti classiica-
ti come patrimonio dell’umanità. Gli altri
due sono la moschea e i portici della città
andalusa. È un riconoscimento tardivo
per questo sito ancora oggi collegato ma-
le al centro cittadino – pochi autobus per-
corrono il tortuoso tragitto che collega la
Medina a Cordova – e per molto tempo
trascurato.
Appena arrivati all’ingresso, però, la
vista dall’alto di questa cittadella distri-
buita su terrazze è da mozzare il iato per
ampiezza, varietà (è composta da un
quartiere militare, uno amministrativo,
uno politico e uno destinato al culto) ed
eleganza. Eppure, assicura il direttore
del complesso, Alberto Montejo, solo il
10 per cento della supericie della Medi-
na Azahara (più di un chilometro quadra-
to) è stato riportato alla luce. Ecco una
visita in quattro tappe.
I giardini Cominciamo smontando una
leggenda: il califo omayyade non costruì
questa cittadella per i begli occhi della
sua amata, ma per riempire gli occhi dei
64 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
suoi contemporanei. La Medina Azahara
è soprattutto un simbolo di potere. Quan-
do la progettarono, gli urbanisti ebbero
un’intuizione: costruirla su più livelli,
sulle pendici della sierra Morena, nel
punto in cui si congiunge alla pianura del
Guadalquivir. Spetta ai giardini eviden-
ziare questa caratteristica: quelli in alto,
da dove entrano oggi i visitatori; e quelli
in basso, che segnano il conine meridio-
nale della cittadella, oltre il quale s’intra-
vede un mosaico di piccole proprietà ru-
rali. Nei due giardini c’è un caleidoscopio
di verdi: il verde scuro dei cipressi, quello
più chiaro dei pini, il verde luminescente
degli ulivi. Realizzati come i giardini di
Granada e quelli di Siviglia, danno una
sensazione di precisione geometrica e
allo stesso tempo di abbondanza. Questo
ALEx LAPuERtA (GEtty IMAGES)
è vero in particolare per i giardini più in
basso, divisi in tre parti intorno alle co-
lonne del patio e del Salón rico del califo,
il gioiello della Medina Azahara, pur-
troppo in ristrutturazione ino a data da che richiamano alla mente segreti di al-
destinarsi. Nei giardini in alto, invece, cove, pettegolezzi di palazzo e coniden-
domina soprattutto l’ombra generosa. ze sussurrate, ci si ritrova nella parte
Da qui partiva tutta l’ingegneria idrauli- “privata” del complesso. Dopo un dedalo
ca della città, striata di canali e di rivoli, a di viuzze si scopre la casa signorile più
immagine dell’Alhambra, o racchiusa da importante. E la ragione è evidente: la
mura alte e spesse, una delle caratteristi- casa di Jafar era di sicuro proprietà del
che di questa città fortino. primo ministro, l’hajib. Purtroppo pos-
siamo solo immaginare come doveva
La casa di Jafar Percorrendo in discesa essere l’ediicio con i tetti, ma si resta co-
i giardini e tagliando a destra su scalinate munque sbalorditi girando per questa
dimora labirintica.
Si riesce a coglierne l’organizzazione
Il califo omayyade interna, strutturata in tre parti, ognuna
intorno a un patio: lo spazio privato, quel-
non ha costruito lo dei servizi e la zona uiciale. Ogni spa-
questa cittadella per i zio è delimitato da mura degne di un ca-
stello e legato agli altri da archi (in parte
begli occhi della sua distrutti) sui quali resistono motivi vege-
amata, ma per tali a rilievo.
Visitando la casa si cammina ancora
riempire gli occhi dei sulle lastre di marmo bianco che ricopro-
suoi contemporanei no tutta la proprietà, erose dal tempo,
intravedendo sui muri frammenti di ara-

beschi dipinti. “La cosa incredibile”, dice
Montejo, “è che il probabile proprietario
di questi luoghi, che diresse i lavori di
gran parte della città, viveva qui tutto so-
lo”. un’abitazione di una quindicina di
stanze, molte grandi più di 25 metri qua-
drati. Il suo vicino di pianerottolo, anche
lui un dignitario, non era da meno: vive-
va in un’immensa dimora, la Alberca,
costruita intorno a un giardino la cui om-
bra dona una pausa salutare.
L’ediicio basilicale Gli archeologi non
sanno di preciso a cosa servisse quest’im-
ponente costruzione a tre navate, ognu-
na aperta sull’esterno con archi a ferro di
cavallo ben conservati. Situata nella par-
te “pubblica” della Medina Azahara, vie-
ne deinita, in mancanza di un nome più
preciso, “ediicio basilicale nord”. Si trat-
ta in ogni caso di un monumento impo-
nente, protetto dall’ombra dei cipressi e
affacciato su una piazza che somiglia
all’Andalusia di oggi. “Era di sicuro un
Cordova, nella Medina Azahara
ediicio multifunzionale, un centro ne-
vralgico della città”, spiega l’archeologo
Eduardo Manzano Moreno. “È sarebbe
stato uno dei posti più saccheggiati nei
secoli successivi”.
Nei testi è chiamato Dar al yund (casa
dell’esercito) o Dar al Wuzara (casa dei
visir). Pare verosimile che questo edii-
cio, posizionato lungo il tragitto del salo-
ne del califfo e accanto alle scuderie,
fosse un centro amministrativo e allo
stesso tempo un luogo in cui erano rice-
vuti i tanti visitatori importanti dell’epo-
ca: delegazioni di regni cristiani, della
corte imperiale di Germania, di Bisanzio,
oltre ai capi delle tribù maghrebine.
Il portico e Plaza de armas Proseguen-
do verso ovest si arriva nel luogo più sin-
golare dell’antica cittadella medievale,
sfarzoso e bizzarro: il grande portico. Per
arrivarci bisogna imboccare una “ram-
pa”, un corridoio chiuso a forma di u,
costeggiato da massicci gradoni di pie-
Informazioni
pratiche
u Arrivare e muoversi Per arrivare a
Cordova è consigliabile prendere un aereo per
Madrid, Siviglia o Malaga e poi proseguire
verso la città andalusa in treno. Il prezzo di un
biglietto a/r dall’Italia per Siviglia, per
esempio, parte da 120 euro (Ryanair, tap
Portugal, Vueling). Il modo più semplice per
andare da Cordova al sito della Medina
Azahara è aittare un’automobile. In
alternativa ci sono bus turistici che partono
ogni venti minuti.
u Visite Le visite al sito della Medina
Azahara sono possibili dal martedì al sabato,
dalle 10 alle 20.30, e la domenica dalle 10 alle
14. L’ingresso è gratis per i cittadini
dell’unione europea. Per tutti gli altri
visitatori il biglietto costa 1,50 euro. Le visite
guidate, invece, costano 26 euro.
u La prossima settimana Viaggio da Rio de
Janeiro a Lima. Ci siete stati? Avete
suggerimenti su tarife, posti dove dormire,
libri? Scrivete a: viaggi@internazionale.it.
tra, attraverso cui passavano cavalli e vi-
sitatori importanti. Si arriva al grande
portico, in origine una serie di quattordi-
ci imponenti archi rossi e bianchi - oggi
ne restano solo quattro - che ricordano la
moschea di Cordova. “È impressionate,
e doveva esserlo ancor di più all’epoca
del califato, quando si arrivava da orien-
te, ma si tratta di una forma di ostenta-
zione”, sottolinea l’archeologo Antonio
Vallejo. “Era una scenograia destinata a
sbalordire lo straniero e a dargli l’impres-
sione di trovarsi in una città stato”.
un’altra ostentazione era la Plaza de
armas, che costeggia il portico e dalla
quale si può ammirare la moschea di
Aljama, in pessime condizioni. Su
quest’immensa piazza si tenevano le pa-
rate militari. Oggi è una piattaforma in-
vasa dalle erbacce, ideale per contem-
plare lo spazio intorno. Da qui s’intrave-
de in lontananza la periferia di Cordova.
E forse la doveva vedere anche il califo,
come Luigi xIV vedeva Parigi. u gim
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 65
Graphic journalism

66 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

Merav Salomon è un’artista e illustratrice israeliana. Vive e lavora a Tel Aviv. Il suo ultimo libro è The business of
staying alive (Salomon & Daughters 2017). Il suo sito è meravsalomon.com

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 67

 Cultura
Cinema
La bella e la bestia
THe WALT DISNey COmPANy
Un futuro
già visto
The Economist, Regno Unito
I prodotti di maggior successo
della Disney sono i rifacimenti
live action dei grandi classici
d’animazione del passato
ll’inizio del 1991 Jefrey Kat-
A zenberg, all’epoca presiden-
te dei Walt Disney studios,
mandò un lungo documento
ai suoi colleghi. S’intitolava Il
mondo sta cambiando: alcune rilessioni
sul nostro settore. Secondo lui la casa di
produzione aveva smarrito la via. Le inan-
ze erano a posto, l’anno prima la Disney
aveva battuto tutti al botteghino, ma l’azien-
da era troppo concentrata sui successi com-
merciali. Suggeriva di pensare meno ai bi-
lanci, ai grandi nomi e agli efetti speciali e
di concentrarsi sullo sviluppo di idee origi-
68 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
nali. “La gente non vuole vedere quello che
ha già visto”, scriveva. “Il nostro lavoro non
è fare aidamento su formule riciclate, ma
creare e sviluppare storie originali”.
Oggi il memorandum di Katzenberg
suona un po’ pittoresco. Alla Disney si de-
vono sei dei dieci ilm più costosi mai realiz-
zati. Nel 2012 è arrivato alla presidenza Alan
Horn, reduce dai successi alla Warner Bros
dove aveva dedicato una parte enorme dei
bilanci a ilm evento, come quelli della serie
di Harry Potter. Se gli statunitensi vedono
in media solo cinque ilm all’anno, era il suo
ragionamento, è più probabile che scelgano
“produzioni di alto valore, per la storia, per
le star coinvolte o per gli efetti visivi”.
È un metodo che può rivelarsi contro-
producente. Secondo un calcolo fatto dal
consulente cinematografico Steven Fol-
lows, la metà delle produzioni hollywoodia-
ne con budget superiore ai cento milioni di
dollari registra perdite. Quando è arrivato
Horn, la Disney stava barcollando verso
due dei suoi peggiori lop. John Carter (2012)
e The lone ranger (2013) hanno perso circa
duecento milioni di dollari ciascuno. Da al-
lora però la casa di produzione sembra aver
trovato una formula magica: costosissimi
remake di ilm d’animazione che il pubblico
già adora. Non tenere in considerazione
l’opinione di Katzenberg sui successi com-
merciali può evidentemente essere rischio-
so, ma le grandi scommesse sembrano più
sicure se anche chi realizza i ilm è pronto a
mettere da parte il suo desiderio di essere
originale. O almeno è questo che la storia
recente della Disney sembra suggerire.
Principesse e animali parlanti
Cenerentola (2015), realizzato con un bud-
get di 95 milioni di dollari, ne ha incassati
535. Il libro della giungla (2016) ha incassato
963 milioni di dollari con una spesa di 175
milioni. Con i suoi trecento milioni di bud-
get tra produzione e marketing, La bella e la
bestia (2017) è stato il musical più costoso di
sempre. Alla ine gli incassi hanno superato
il miliardo di dollari. Secondo la rivista Hol-
lywood Reporter, la Disney è stata la casa di
produzione più redditizia degli ultimi quat-
tro anni e dal 2012 il valore delle sue azioni
è aumentato del 150 per cento.
Principesse e animali parlanti non sono
gli unici personaggi riesumati: le sale sono
state inondate da orde di maghi, dinosauri

THe WALT DISNey COmPANy
e jedi. In questo regno delle iabe però la Di-
sney è avvantaggiata. Generazioni di bam-
bini sono cresciuti con il suo catalogo di
cartoni animati ed è passato abbastanza
tempo da poter raccontare di nuovo i classi-
ci usando le nuove tecnologie. I remake di
vecchi ilm sono in realtà diventati meno
comuni a Hollywood: nel 2005 rappresen-
tavano il 17 per cento dei ilm più importan-
ti, nel 2017 solo il 4 per cento (anche se ab-
bondano prequel e sequel). In casa Disney
sono invece il prodotto più importante. Nel
2019 Dumbo, Aladdin e Il re leone si aggiun-
gono al catalogo di remake live-action, cioè
con attori in carne e ossa che rimpiazzano i
cartoni originali. Seguiranno Pinocchio,
Biancaneve, James e la pesca gigante, Peter
Pan e La sirenetta.
Un passo importantissimo in queste ri-
strutturazioni è pescare nella base di fan già
esistente monitorando con zelo i forum on-
line e somministrando questionari ai focus
group. Ci sono i puritani che criticano qual-
siasi novità, per esempio il nuovo design di
mrs. Bric, la teiera incantata della Bella e la
bestia. Tuttavia lo spettatore tipo è meno
puntiglioso e non vede l’ora di rivivere i
grandi momenti, come il valzer della Bella e
la bestia, o Simba che viene sollevato sulle
pianure africane. Si crea così lo spazio per
dei cambiamenti nella trama e per lo svilup-
po dei personaggi. “Abbiamo guardato mol-
to a ciò che Walt Disney aveva fatto, non
tanto per i dettagli quanto per lo spirito”,
spiega Sean Bailey, presidente di produzio-
ne dei Walt Disney Studios. Da sempre la
Disney ha individuato storie dal fascino du-
raturo e le ha adattate alla sua epoca, spiega
Bailey: “Poi ha sfruttato il meglio del talen-
to e della tecnologia a disposizione”.
La ruota della fortuna
Oggi questo signiica attirare grandi star –
emma Watson nei panni di Belle, Donald
Glover e Beyoncé per dare voce a Simba e
Nala, Will Smith nel ruolo del genio della
lampada di Aladdin – e registi che valorizzi-
no i punti di forza di ciascuno titolo. Tim
Burton è una buona scelta per la storia di un
elefante perseguitato e di un malvagio ma-
gnate dell’intrattenimento circense, perché
la condizione di outsider di Dumbo è “una
caratteristica centrale che percorre tutto il
lavoro di Burton”, per dirla con le parole del
produttore del ilm Derek Frey. La propen-
sione di Guy Ritchie per le chiassose se-
quenze di azione si presta bene ad Aladdin,
una iaba su un birbante monello di strada.
Oggi produttori e registi possono fare
aidamento su straordinari efetti digitali.
A parte l’attore che interpreta mowgli, Il li-
bro della giungla è interamente digitale; il
realistico rigoglio della foresta pluviale e gli
animali così convincenti hanno fatto vince-
re al ilm un Oscar. Il regista Jon Favreau
applicherà le stesse tecniche al Re leone. “Si
può mettere uno qualsiasi di questi animali
accanto al suo corrispettivo in carne e ossa
Aladdin
e non essere in grado di vedere la diferen-
za”, sostiene Richard Stammers, responsa-
bile degli efetti visivi di Dumbo. Gli anima-
tori studiano i muscoli, le rughe della pelle
e il movimento del pelo. In assenza di un
elefante volante da copiare, i ricercatori
hanno studiato la isica dei grandi uccelli.
Per creature immaginarie come la Bestia,
usano la più recente tecnologia di motion
capture, che traccia i movimenti e le espres-
sioni facciali degli attori e li traspone su i-
gure digitali. Il realismo è prodigioso.
Queste nuove versioni non sono l’unico
modo in cui la Disney sta saccheggiando il
suo catalogo. Dopo Mary Poppins returns e il
film su Christopher Robin, Crudelia De
mon, Rosarossa (sorella di Biancaneve),
Campanellino e il principe azzurro sono in
attesa di un ilm tutto loro. A giudicare dal
favore di critica e pubblico i timori che con
tutti questi rifacimenti e spin of la Disney
avrebbe potuto sporcare i suoi cimeli di fa-
miglia sembrano infondati.
Tuttavia l’insistenza di Katzenberg sulla
necessità di puntare su “storie nuove e ori-
ginali” non va dimenticata. La lista di cele-
bri cartoni da rivisitare non è ininita e l’en-
tusiasmo per la novità dei live action potreb-
be scemare. Una certa apatia verso la seria-
lità ha già fatto una vittima: Solo. A Star
Wars story (2018) non ha avuto cattive criti-
che, ma al botteghino ha fatto fatica. Il caro-
sello dei live action può rivelarsi una ruota
della fortuna. u gim
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 69
Cultura

Cinema
Italieni Dalla Francia
I ilm italiani visti da
un corrispondente straniero.
Il critico illustre
Lee Marshall collabora con
Condé Nast Traveller

e Screen International.
Dove bisogna stare
Di Daniele Gaglianone e
Stefano Collizzolli.
Italia 2018, 98’
●●●●●
Da quando sono state cattura-
te (tra l’inverno del 2017 e la
primavera del 2018) le storie
di alcune italiane che tentano
di accogliere l’altro, il migran-
te, il senza issa dimora
nell’Italia odierna, “la situa-
zione è ulteriormente peggio-
rata”, come recita una dida-
scalia all’inizio del ilm. Ga-
glianone torna a occuparsi
d’immigrazione a cinque anni
da La mia classe. Questo è un
documentario puro, meno co-
struito, volutamente sporco,
che celebra l’impegno di alcu-
ne donne che, vista l’emer-
genza, hanno voluto fare
Esce una raccolta con
2.700 articoli di André
Bazin, padre spirituale
della nouvelle vague
Di quella disciplina tutta par-
ticolare che è la critica cine-
matograica, con la sua storia
e le sue grandi igure, il rap-
presentante più illustre è
senza dubbio André Bazin.
Giornalista culturale e gran-
de pensatore del dopoguerra,
fu uno dei fondatori, nel
1951, della rivista Cahiers du
cinéma e uno dei padri spiri-
tuali della nouvelle vague, ri-
conosciuto dagli stessi registi
che la cavalcarono. Bazin fu
attivo per un periodo di quin-
Massa critica
Dieci ilm nelle sale italiane giudicati dai critici di tutto il mondo
wIkIPEDIA
André Bazin
dici anni ed è il solo critico
francese a essersi guadagna-
to una “biograia uiciale”.
Morì nel 1958, a quarant’an-
ni, lasciando dietro di sé una
grande massa di scritti, pub-
blicati un po’ ovunque. Fino-
ra pochi erano facilmente re-
peribili. Ma adesso la casa
editrice Macula pubblica
Ecrits complets, un mattone
nero di tremila pagine (150
solo di indice) che raccoglie i
2.700 articoli del critico. Ov-
viamente il volume è desti-
nato a gettare una luce nuova
sul contributo di Bazin, che
non aveva un’idea rigida di
cinema e se difendeva la sua
natura realista non era per
condannare le sue espressio-
ni più fantasiose. Scrittore
preciso e caloroso, Bazin ave-
va anche una grande capacità
pedagogica ed era uno spet-
tatore totale che viveva per il
cinema. Non fece in tempo a
realizzare il suo primo ilm.
Non resta che inoltrarsi in
questa foresta di scritti.
Le Monde

ST
PH

qualcosa: Lorena, psicotera-

PO
IL

E
A

S
T
A

IM
E
R

N
EN
M

IM
EG

peuta di Pordenone vicina al-

O
T
D

T
D

T
N

K
EL

G
N
A

R
A

la pensione; Jessica, giovane N

N

L E i ti L E
L E i to T

L I i to P E
to I

T i t i YO
ni R D

ti I
E

IO
n Y

ni S H
E
n GE
a OB

n E
U L

a R

n W
a D
ci AT
o UA

o ND
o AI

attivista che afronta l’emer-

ci A

iU A
ci N
iU N

iU E
ad L
an I G

at W
gn D

an R

an O

at N
an G

gn G

at A
gn I

Fr BÉ

a
U

Fr M
Re H E

Re E
Fr F

St S
C HE

Re E

St H E

St H E

genza abitativa nella sua Co-

H

LO
H

Media
T

T
T

senza; Georgia, segretaria di

Como che aiuta i richiedenti thE oLD MAn AnD… 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 - 11111 11111 11111
asilo con l’orientamento giu-
ridico-legale; ed Elena, inse- AquAMAn 11111 11111 11111 11111 11111 - 11111 - 11111 11111 11111
gnante della val di Susa che
ospita a casa sua un africano. BEnvEnuti A… 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111
Non so quanto sia voluto, ma
la scelta di limitare il campo
coLD wAr 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 - - 11111
(letteralmente) a queste don-
ne coraggiose crea uno strano
MAriA rEginA… 11111 - 11111 11111 - - 11111 - 11111 11111 11111
efetto. Quella di Gaglianone iL ritorno Di MAry… 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 - - - 11111
è una tesi interessante ma in-
compiuta sulla solidarietà roMA 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111
femminile verso lo straniero
“debole”, come qualcosa di SuSpiriA 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111
molto diverso da quella ma-
schile perché riconosce, come
vAn gogh. SuLLA… - - 11111 11111 11111 - 11111 - 11111 11111 11111
dice Lorena, che “loro sono là
a mostrarci tutta la nostra fra-
vicE 11111 - 11111 11111 - - 11111 - 11111 11111 11111
gilità e le nostre paure”. Legenda: ●●●●● Pessimo ●●●●● Mediocre ●●●●● Discreto ●●●●● Buono ●●●●● Ottimo

70 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

 I consigli
della
redazione
DR
In uscita
Maria regina di Scozia
Di Josie Rourke. Con Saoirse
Ronan, Margot Robbie.
Regno Unito 2018, 124’
● ● ●●●
C’è spazio per due regine in
una sola isola? E in un solo
ilm? Le risposte fornite da
Maria regina di Scozia sono,
rispettivamente, “non del tut-
to” e “quasi”. Le regine in
questione sono appunto Ma-
ria Stuarda, interpretata da
Saoirse Ronan, e sua cugina
Elisabetta I, interpretata da
Margot Robbie. I libri di storia
le descrivono come acerrime
rivali, mentre il ilm le imma-
gina come distanti nemiche-
amiche. Il ilm immagina che
tutt’e due siano state prima o
dopo manipolate. Non ci si
può idare di nessun uomo,
che sia un amante, un amba-
sciatore o un funzionario del
regno. Il ilm mostra Maria di-
versamente da come l’ha mo-
strata la storia e attua una
specie di revisionismo esami-
nando le fonti come sostan-
zialmente misogine, partigia-
ne e bigotte. In certi casi fun-
ziona, in altri un po’ meno. Il
contrasto coerente tra le due
sovrane (sostenuto dalle in-
terpretazioni delle due attrici)
rende il ilm molto interes-
sante anche se non sempre
convincente. In parte per del-
Vice. L’uomo nell’ombra
Adam McKay
(Stati Uniti, 132’)
Maria regina di Scozia
le idee sul potere e sul genere
un po’ schematiche, basate
sulla nozione della naturale
solidarietà femminile. Il pre-
supposto che, senza l’inluen-
za degli uomini, due regine sa-
rebbero state alleate naturali
non sembra sostenuto dalla
storia europea. E poi, nella vo-
lontà di riabilitare la igura di
Maria Stuarda come sovrana
illuminata, si sacriica comple-
tamente Elisabetta, una regina
nevrotica, insicura e chiusa. La
possibilità che Elisabetta possa
essere stata un modello di ma-
chiavellismo è completamente
stralciata. Non volendo proce-
dere a un fact checking sulla
pellicola, non si può non ap-
prezzare l’audacia di autori e
interpreti nel mettere in piedi
una provocatoria iction stori-
ca, anche se non funziona ino
in fondo. A.o. Scott,
the new york times
La douleur
Di Emmanuel Finkiel.
Con Mélanie Thierry.
Francia 2017, 127’
●●●●●
Non è facile fare un adatta-
mento dai romanzi di Margue-
rite Duras, che è stata anche
una grande sceneggiatrice. Ma
forse era tempo che qualche
coraggioso ci provasse. Em-
manuel Finkiel è un autore co-
me ce ne sono pochi e ha scel-
to La douleur, un testo in cui ci
DR
Il gioco delle coppie
Olivier Assayas
(Francia, 100’)
sono la materia intima abitua-
le di Duras ma anche gli echi
storici e politici che si poteva-
no trovare in Hiroshima mon
amour (che Duras ha sceneg-
giato). Ispirandosi agli appunti
scritti durante l’occupazione
nazista e la prigionia del mari-
to in un campo di concentra-
mento, Marguerite Duras
scrisse La douleur concentran-
dosi sull’attesa del marito e su
come la prigionia potesse cam-
biare lui e quindi il loro matri-
monio. Finkiel ha avuto due
buone idee. La prima è di rap-
presentare Duras non come
una scrittrice mitica ma come
un personaggio: una donna
che si dispera e che deve fare i
conti con l’assenza del suo
amato. La seconda è di non pe-
scare nell’immaginario ormai
saturo dell’occupazione nazi-
sta, preferendo concentrarsi
sugli interni dell’appartamen-
to dove Marguerite attendeva
il ritorno del marito. Inine
Finkiel ha completato il tutto
con un cast eccellente ma non
scontato (in pochi avrebbero
scelto Mélanie Thierry). Così
al regista è riuscita una cosa
non semplice: onorare Mar-
guerite Duras (la persona e la
scrittrice) senza eccessi agio-
graici, svelando la sua opera a
un pubblico che non la cono-
sce. Serge Kaganski,
Les inrockuptibles
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
Suspiria
Luca Guadagnino
(Stati Uniti/Italia, 152’)
Glass
Di M. Night Shyamalan.
Con Bruce Willis, James
McAvoy, Samuel L. Jackson.
Stati Uniti 2019, 129’
●●●●●
Alla ine di Split, rivelando che
il serial killer dalle personalità
multiple kevin wendell
Crumb viveva nello stesso
universo del David Dunn di
Unbreakable, a M. Night Shya-
malan è riuscito uno dei suoi
migliori colpi di scena. Tutti si
sono chiesti cosa sarebbe suc-
cesso. La risposta è contenuta
in Glass che, dopo un inizio
con ritmo incalzante (in cui
Dunn e Crumb si afrontano
solo per inire nello stesso
ospedale psichiatrico dove è
rinchiuso anche il fragilissimo
signor Glass), rallenta ino a
raggiungere il passo compas-
sato di Unbreakable. M. Night
Shyamalan rimane un regista
ambizioso e interessante. Ma
la sua scrittura raramente co-
glie nel segno. Unbreakable
era una brillante decostruzio-
ne dei luoghi comuni del mon-
do dei supereroi a fumetti. In
Glass la mano diventa più pe-
sante. Ci sono tante belle sce-
ne e una raica di ridicoli colpi
di scena, ma nel complesso ri-
sulta inferiore alla somma del-
le sue parti.
nick De Semlyen,
Empire
Glass
71
Cultura
Libri
Italieni
I libri italiani letti da un
corrispondente straniero.
Questa settimana Frederika
Randall che scrive per The
Nation.
Wu Ming
Proletkult
Einaudi, 335 pagine, 18,50 euro
● ● ●●●
Dopo l’avvincente storia della
rivoluzione francese, il collet-
tivo Wu Ming getta un sesto
(settimo?) romanzo storico
sulla pila: siamo a Mosca e
l’Unione Sovietica si prepara a
celebrare il decimo anniversa-
rio della rivoluzione. Alek-
sandr Bogdanov, bolscevico
della prima ora poi entrato in
conlitto con Lenin, ha dovuto
abbandonare il suo progetto
Proletkult per l’educazione
culturale del popolo. Ora pra-
tica trasfusioni di massa, un
“comunismo del sangue” che
deve guarantire “la vitalità
dell’intero corpo sociale” e
sconiggere “l’esaurimento
sovietico”. Un giorno si pre-
senta una strana giovane che
si dice in visita dal pianeta Na-
cun, il Marte socialista del ro-
manzo Stella rossa, il classico
della fantascienza sovietica
scritto da Bogdanov stesso. La
giovane, alla ricerca del padre,
un terrestre, sa come andrà a
inire il socialismo reale, per-
ché viene da un futuro in cui le
risorse naturali sono state tut-
te consumate. Naturalmente
nessuno la prende sul serio. La
premessa è promettente, ma
in pratica i nostri non riescono
a sfruttarla. Lo stile è piatto, lo
spirito cupo. Atmosfera anni
venti? Zero. Un Wu Ming un
po’ deludente. È molto più vi-
vace e coinvolgente un libro
“diicile” dell’anno scorso che
tratta temi non diversissimi,
Mio padre la Rivoluzione di
Davide Orecchio.
72 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
Dal Messico
La città intima
STOCkByTE/GETTy
Juan Villoro racconta Città
del Messico in un libro che
raccoglie saggi e scritti più
o meno autobiograici
Anche se ha vissuto negli Stati
Uniti e in Germania, lo scritto-
re e giornalista Juan Villoro
sembra non poter fare a meno
di tornare sempre a Città del
Messico, la città dove è nato
nel 1956. E proprio a questa
metropoli Villoro ha dedicato
il libro El vértigo horizontal, a
cui ha lavorato per tanti anni,
una raccolta di articoli, saggi e
testi ibridi. “Ci sono diversi li- dall’esterno e non può che re- della gentriicazione. Dal libro
velli di avvicinamento alla re- gistrare le cose di seconda ma- emerge una città sezionata in
altà”, dice lo scrittore. “C’è no”. Anche perché la città cerimonie, sorprese, luoghi,
una lunga sequenza molto au- cambia in continuazione e a strade e stradine attraversate
tobiograica, in cui parlo della distanza di anni si possono fa- da personaggi per i quali il ini-
città in modo intimo, per come re delle scoperte anche nella re insieme è la normalità o co-
l’ho vissuta io. Ma in molti altri zona in cui sei cresciuto tanto munque l’aspirazione.
momenti sono un visitatore che uno dei temi afrontati in Irma Gallo,
occasionale, uno che arriva El vértigo horizontal è quello Gatopardo
Il libro Gofredo Foi
La sida imprevedibile
Michel Houellebecq società in cui viviamo e le sue aggirarsi lucido e contorto del
Serotonina illusioni, ma anche le protagonista nelle incapacità
La nave di Teseo, 332 pagine, delusioni sentimentali ed afettive sue e del suo contesto
19 euro erotiche (una parte noiosa e chiude imprevedibilmente –
M.H. si conferma uno dei sovrabbondante del libro) e dopo giri oziosi che
rarissimi veri scrittori del politiche che mettono a dura s’incrociano in uno scontro
nostro tempo, analista prova anche i narcisismi più sociale che parte dalle
spietato del mondo in cui radicali, costretti a mutazioni dell’agricoltura (e
viviamo, la “notte senza ine” confrontarsi, se onesti, con i preannuncia i gilet gialli) e la
in cui siamo precipitati con fallimenti personali e di tutta fulminea constatazione che
piena o incosciente la storia. È una “educazione “tutta la cultura del mondo
complicità. L’autoanalisi di un sentimentale” dei nostri giorni non è servita davvero a
intellettuale borghese (immortale Flaubert!) radicata niente” – nel riiuto di un ovvio
francese, iglio diretto dei in una Francia-Europa, con esito nichilista, per ripartire,
Bataille, dei Blanchot e dei rilessioni estranee all’italica nelle righe inali,
Leiris che pure irride, povertà di pensiero, di scavo dall’accettazione di una sida
attraversa la mediocrità della nel nostro fallimento. Il lungo esplicitamente religiosa. u
 I consigli
della
redazione
Il romanzo
Traumi domestici
BEOWULF SHEEHAN
Jen Beagin
Facciamo che ero morta
Einaudi, 224 pagine, 19 euro
● ● ● ●●
Raccontato in una prosa
chiara e potente che cattura
subito il lettore, il romanzo
d’esordio di Jen Beagin è uno
sguardo inlessibile sulla vita
di una giovane donna che si
sta riprendendo da un trauma.
La storia insolita della poco
più che ventenne Mona, che la
porta a vivere prima come
addetta alle pulizie nel
Massachusetts e poi nel New
Mexico, è a tratti spassoso e a
tratti profondamente
toccante, specialmente
quando sono svelati gli abusi
che la giovane ha subìto nel
passato. Beagin ha scritto il
libro dopo aver pulito case per
cinque anni, durante i quali ha
creato una serie di autoritratti
sul posto e ha messo insieme
una collezione di aspirapolveri
d’epoca. Inserisce questi
dettagli nel romanzo –
compreso un momento
esilarante in cui mette in scena
la propria morte sanguinosa
nella casa di un cliente –
conferendogli l’autenticità e
l’immediatezza di un libro di
memorie. La bassa autostima
di Mona si manifesta in
dall’esordio arguto, che la
vede innamorarsi di un
eroinomane mentre si ofre
volontaria in un programma di
scambio di siringhe a Lowell,
nel Massachusetts. Mr.
Disgustoso fa il magnaccia,
spinge Mona alla
tossicodipendenza e la
esamina come se fosse un
progetto artistico mentre lei va
in overdose. Da qui in poi
Beagin riesce a dare pathos al
Giulia Corsalini
La lettrice di Čechov
(Nottetempo)
Jen Beagin
suo personaggio. Ma cala
Mona anche nella vita
quotidiana attraverso il suo
lavoro di addetta alle pulizie.
Beagin è eccellente nelle
descrizioni isiche, in
particolare nel mostrare il
modo in cui il corpo
memorizza o elabora il
trauma. Anche i segreti del
passato di Mona sono legati a
traumi corporei: suo padre
Mickey ha perso un braccio a
diciott’anni per l’esplosione di
un pneumatico. Questi
dettagli fanno da retroscena a
una storia più oscura di abusi
che è raccontata con grande
cura e tensione, lasciando il
lettore impantanato nelle
stesse ambiguità in cui la
protagonista si dibatte da
decenni: anche se non vede
suo padre da dodici anni,
Mona si sottopone ancora alla
tortura di chiamarlo. Con la
chiarezza e la visione di una
scrittrice ben più afermata,
l’esordiente Beagin mette
insieme il passato di Mona e, si
spera, il suo futuro.
Sarah Gilmartin,
The Irish Times
Helen Phillips
A tutto c’è rimedio
(Safarà Editore)
Aleksej Nikitin
Victory park
Voland, 429 pagine, 20 euro
●●●●●
L’ultimo romanzo di Aleksej
Nikitin parla di kiev nel 1986.
L’ambientazione, anche se
non ha di per sé un’attrattiva
particolare, gioca un ruolo im-
portante. Le pagine migliori di
questo libro sono dedicate a
kiev, ma non alla città e alla
sua storia, piuttosto al roman-
ticismo dei sobborghi sovieti-
ci, dove il caratteristico odore
tagliente dell’anidride solforo-
sa si mescola agli aromi dei lil-
là e delle acacie. Queste peri-
ferie sono abitate da discutibili
eroi, accomunati dal modo in
cui s’ingegnano per spuntarla:
c’è chi importa puma, chi ha
organizzato una libreria sot-
terranea, un armeno che cuce
jeans su misura con il marchio
Livays. E sono ben felici di
sperperare i loro estemporanei
guadagni in un ristorante, in
compagnia di qualche bella at-
trice. Come dice il protagoni-
sta Pelikan, che ha abbando-
nato la carriera di storico: “Il
lavoro deve produrre risultati,
precisi e concreti”. Gli eroi di
questo romanzo mostrano una
grande unanimità di idee e di
pensieri, e mugugnano con la
stessa intonazione. La misura
comune di tutti gli eventi, di
tutte le rilessioni e di tutte le
aspirazioni è il nulla. Nulla è
abbastanza importante nella
kiev di Nikitin. Pertanto, il ro-
manzo non ha un tema centra-
le o una trama precisa: anche
gli amori di alcuni personaggi
e la morte di un altro contano
poco, tutto sommato. L’unica
cosa importante sembra esse-
re il sogno del capitalismo,
epoca in cui niente era. Il ro-
manzo di Aleksej Nikitin è cu-
cito intorno a un assoluto, per-
fetto vuoto.
Miloslav Chemodanov,
The Village
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
Nick Drnaso
Sabrina
(Coconino Press)
Johanna Holmström
L’isola delle anime
Neri Pozza, 363 pagine,
18 euro
●●● ●●
La psichiatria moderna è una
scienza giovane. Per molto
tempo siamo stati impotenti
davanti alle malattie anche se
eravamo convinti del contra-
rio: bagni ghiacciati, cura del
sonno e lobotomie sono state
viste a lungo come il culmine
della scienza. Ma il rimedio
per le persone afette da ma-
lattie mentali consisteva prin-
cipalmente nell’assicurarsi che
non danneggiassero gli altri e
preferibilmente neanche se
stesse, tenendole coninate in
istituzioni al riparo dagli occhi
del mondo. Uno di questi posti
era Själö, nell’arcipelago di
Turku, che è l’ambientazione
del romanzo di Johanna
Holmström. Il libro si apre nel
1891 con un episodio dispera-
to: kristina, una giovane con-
tadina, sta riportando a casa i
suoi due bambini su una pic-
cola barca a remi. Ma in un
raptus li uccide entrambi afo-
gandoli, e dopo alcune altre
tappe inisce internata nel ma-
nicomio di Själö. Qui i metodi
di cura sono rigidissimi. Ma un
vento più moderno ha comin-
ciato a soiare su Själö, incar-
nato dall’infermiera Sigrid Fri-
man, che ha scelto questo la-
voro per ragioni idealistiche.
Non crede nella coercizione, e
vede i malati come esseri
umani. Allo stesso tempo non
ha la possibilità di confutare le
diagnosi dei dottori, tutti uo-
mini ovviamente. Un giorno
approda nel manicomio l’ado-
lescente ribelle Elli Curtén,
scaricata a Själö dai genitori
borghesi, e il suo arrivo scom-
piglia le carte. kristina rimane
nell’ottocento, mentre Elli va
incontro al futuro.
Anna Andersson,
Aftonbladet
73
Cultura
Libri
Christelle Dabos
Gli scomparti di
Chiardiluna.
L’Attraversaspecchi.
Libro 2
Edizioni e/o, 562 pagine, 16 euro
● ● ●●●
Christelle Dabos ha impiegato
due anni e mezzo per comple-
tare il secondo volume della
saga che l’ha portata al succes-
so. Ma nonostante questa lun-
ga attesa era diicile per i let-
tori dimenticare la sua eroina,
Ofelia, solitaria e riservatissi-
ma, perché la sua creatrice ha
saputo darle un vero spessore,
una presenza, una voce incon-
fondibile. Sta qui il fascino di
questi romanzi ponderosi:
nell’introspezione psicologica,
nella delicatezza del tratto,
nell’umorismo discreto dello
sguardo. Non c’è bisogno di
colpi di scena spettacolari.
Christelle Dabos ha creato un
universo discretamente fanta-
stico e fortemente intrigante.
Ed è la qualità letteraria dei
suoi testi, la sua forza narrati-
va, l’elegante sobrietà della
Non iction Giuliano Milani
Una vita a guardare
John Berger
Ritratti
Il Saggiatore, 645 pagine,
45 euro
Pur non essendo tecnicamen-
te un critico d’arte o uno stori-
co dell’arte ma uno scrittore,
un disegnatore e un reporter,
John Berger ha insegnato a
guardare e leggere le immagi-
ni a generazioni di lettori for-
nendo a principianti ed esperti
indicazioni preziose. In Ways
of seeing (tradotto in italiano
con il titolo di Questione di
sguardi), originariamente una
trasmissione della Bbc oggi vi-
74 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
sua scrittura che conquista il
lettore. Qui ritroviamo Ofelia
lontana dal suo clan e in un pa-
ese straniero. Rischia un ma-
trimonio forzato, e si confron-
ta con un mondo di miraggi e
inzioni, scosso da rivalità e
complotti. Come la Alice di
Carroll, si perde in un universo
enigmatico e inquietante.
Michel Abescat, Télérama
Mick Herron
In bocca al lupo
Feltrinelli, 334 pagine, 17 euro
●●●●●
I più valorosi funzionari
dell’MI5, l’ente per la sicurez-
za e il controspionaggio del
Regno Unito, vanno in pensio-
ne con il tacito ringraziamento
della nazione. Quelli meno
bravi – che si sono dimostrati
inadatti o che hanno combina-
to grossi pasticci – sono man-
dati a Slough house, un uicio
inconcludente, nella speranza
che si dimettano dal servizio
una volta capito che lì non fa-
ranno mai niente d’importan-
te. Ma ora le braci spente di
sibile su youTube, ha mostrato
come la fotograia e il cinema
avevano cambiato il nostro
modo di guardare i quadri. In
questo libro sono raccolti altri
suoi saggi dedicati ad artisti:
dagli anonimi pittori della
grotta di Chauvet, che risale al
paleolitico superiore, ino alla
scultrice e pittrice siriana Ran-
da Mdah e ai suoi disegni del
2016. Se nei suoi testi più fa-
mosi Berger insiste sul fatto
che le opere d’arte sono in-
luenzate dal loro contesto, da
ciò che gli viene messo accan-
to, dal privilegiare, nel guar-
Slough house sono agitate dal-
la morte di uno dei suoi fun-
zionari. Dickie Bow, ex agente
a Berlino che inseguiva la leg-
gendaria spia russa Alexander
Popov, ha mandato un ultimo
misterioso messaggio di testo,
“cicale”, prima di morire, ap-
parentemente d’infarto. Jack-
son Lamb, il capo perenne-
mente seccato della brigata di
Slough house, decide che sia la
morte di Dickie sia le cicale
giustiicano un esame più at-
tento. Altri due colleghi di
Slough House, Min Harper e la
sua amante, Louise Guy, sono
stati distaccati come mentori
per la visita imminente
dell’oligarca petrolifero Arka-
dy Pashkin. Verranno fuori
scoperte allarmanti sulle cica-
le, appena in tempo per il cli-
max esplosivo della visita di
Pashkin. Mick Herron ha scrit-
to un thriller spettrale, cupo e
intrigante, dove il marasma
post-guerra fredda si mescola
all’eroismo dei romanzi di
James Bond.
Kirkus Reviews
darle, alcuni dettagli rispetto
ad altri, qui le opere sono rac-
contate in relazione con Ber-
ger stesso, la sua vita e le sue
rilessioni. Ogni volta
l’autore, parlando in prima
persona, spiega perché un cer-
to quadro o una certa scultura
lo hanno colpito e in che modo
la sua personalissima lettura
può aprire la strada a una com-
prensione più generale di
quell’oggetto. Questo libro è
quindi un nuovo manuale e,
al tempo stesso, il lungo diario
di un artista impegnato e
coerente. u
Regno Unito
e Irlanda
DAVID LEVENSON (GETTy)
William Boyd
Love is blind
Viking
Un giovane musicista scozzese
va in Europa e si lancia in una
serie di avventure amorose.
Boyd, scozzese, è nato ad Ac-
cra, in Ghana, nel 1952.
A.L. Kennedy
The little snake
Canongate Books
La storia dell’amicizia di una
bambina di nome Mary e di un
piccolo serpente di nome Lan-
mo, che le insegna cose che
non si imparano a scuola.
A.L. kennedy è nata a Dun-
dee, in Scozia, nel 1965.
Susan Fletcher
House of glass
Virago
Una storia gotica, raccontata
con umorismo. Nel giugno del
1914 la giovane e fragile Clara
è chiamata in una grande casa
di pietra nel Gloucestershire
per riempire una serra di pian-
te esotiche. Susan Fletcher è
nata a Birmingham nel 1979.
Colm Tóibín
Mad, bad, dangerous
to know
Viking
Brevi biograie di Wilde, yeats
e Joyce (tutti e tre dublinesi,
nati nell’arco di trent’anni e
grandi scrittori in inglese) e un
evocativo ritratto di Dublino
tra ottocento e novecento.
Tóibín è nato a Enniscorthy,
in Irlanda, nel 1955.
Maria Sepa
usalibri.blogspot.com
Cultura
Libri
Ragazzi
Plurale
di fatto
Elisabeth
Arquinigo Pardo
Lettera agli italiani
come me
People, 96 pagine, 9 euro
Elisabeth Arquinigo Pardo ha
28 anni. Ha vissuto dieci anni
a Lima e 18 in Italia. Piano
piano questo è diventato il suo
paese. Qui ha studiato,
amato, si è fatta degli amici.
Qui in Italia Elisabeth diventa
grande. E la sua vita è andata
avanti tra la laurea in lingue e
cooperazione e il suo
impegno con i richiedenti
asilo. A questo quadro manca
però un dettaglio e non da
poco conto. Elisabeth a causa
della mancata riforma è una
di quelle italiane senza
cittadinanza, ovvero quelle
seconde generazioni nate o
cresciute in Italia che vivono
loro malgrado da straniere nel
proprio paese. Elisabeth
si sente peruviana al cento per
cento e italiana al cento per
cento. Le due identità si
fondono con armonia, sa che
la sua mescolanza dice molto
dell’Italia di oggi. E allora
Elisabeth ha preso una penna
in mano e ha scritto al
ministro dell’interno Matteo
Salvini “per spiegargli perché
il suo decreto
sull’immigrazione è un
disastro”. Il ministro le ha
risposto “con gentilezza, ma
dimostrando di non aver
capito”, “o forse preferisce far
inta di non capire”. Così
Elisabeth ha deciso di scrivere
un libro-lettera agli italiani
non solo sulla sua condizione,
ma sulla necessità di un’Italia
plurale anche di fatto.
Igiaba Scego
Fumetti
Principi poveri
Chiara Mezzalama,
Régis Lejonc
Oltre il giardino
Orecchio acerbo, 32 pagine,
15 euro
Storia autobiograica sotto for-
ma di iaba antica in continua
collisione con la realtà moder-
na (ma fagocitata dal peggiore
arcaismo, quello del fonda-
mentalismo religioso), è un
racconto di formazione sulla
conoscenza dell’altro malgra-
do il muro. Figlia di un amba-
sciatore che ha girato il mon-
do, Mezzalama si trova insie-
me al fratellino a vivere la sua
infanzia nella prigione dorata
dei giardini dell’ambasciata
italiana in Iran. Qui dopo il
colpo di stato di Khomeini
giungono i terribili rumori del-
la guerra tra Iran e Iraq. Gli au-
tori giocano con maestria sulla
sequenzialità e la contempla-
zione globale delle tavole, raf-
forzando la costruzione d’im-
magini, oltre che suggestive e
ispirate, connotate dal simbo-
lismo. Come in Persepolis di
Marjane Satrapi ma alla rove-
scia, impostano il racconto
sulla dialettica tra “dentro” e
“fuori”, due parole che divi-
dono la narrazione come in
capitoletti. Un micro-giardi-
no dell’Eden dove regolar-
mente penetra Massoud,
bambino dagli abiti stracciati.
La nascita di quest’intensa
amicizia fatta di sguardi tra
Chiara e Massoud, agli occhi
della bambina un principino
d’Oriente, è certo la metafora
più ampia di tutti i muri che si
ergono durante la vita. Ma ci
rimanda sia ai muri che si vo-
gliono costruire per non ve-
dere più la disperazione
dell’altro, sia ai bambini dei
paesi poveri. Ai igli degli im-
migrati o dei rifugiati che
ignoriamo.
Francesco Boille
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
Ricevuti
Gaetano Sateriale
Dai banchi e dalle oicine
Ediesse, 160 pagine, 13 euro
Un gruppo di studenti del
sessantotto che militano in
Potere operaio partecipa alle
discussioni, agli scontri con la
polizia, ai successi, alle divi-
sioni e delusioni. Finché tutto
precipita verso la ine del mo-
vimento.
cyop&kaf
Detti
Monitor, 128 pagine, 10 euro
Tra gli annunci mortuari nei
quartieri popolari di Napoli si
nasconde un’ininità di storie
di vita. Viaggio tra i sopran-
nomi del popolo napoletano.
Silvia Ranfagni
Corpo a corpo
Edizioni e/o, 176 pagine,
16 euro
Una donna di quarant’anni
vuole eludere la propria
solitudine esistenziale
diventando madre. Il iglio,
progettato con la funzione di
“pillola per la felicità”, si
rivela una medicina amara.
Giaime Alonge
Il sentimento del ferro
Fandango, 452 pagine, 20 euro
Una spy story in bilico tra due
continenti e due epoche,
l’Europa dell’est negli anni
quaranta e l’America centrale
negli anni ottanta su due
reduci alle prese con una
vendetta tardiva.
Vera Giaconi
Persone care
Sur, 160 pagine, 15 euro
Dieci racconti che parlano di
famiglia, violenza, impulsi
innominabili, desideri
nascosti in cui l’inquietudine
e la minaccia iltrano in modo
quasi impercettibile nel
quotidiano.
77
 Cultura

Musica
Dal vivo Da Puerto Rico
Tedua
Bari, 19 gennaio
Come muore un rapper gay
demodeclub.it

Gabriele Coen Quintet
Roma, 19 gennaio
auditorium.com
Uochi Toki
Cavriago (Re), 19 gennaio
facebook.com/circolokessel
Corneliano d’Alba (Cn),
26 gennaio
facebook.com/Uochi-Toki-
45187327654
Calcutta
Bologna, 23 gennaio
unipolarena.it
Bari, 25 gennaio
palalorio.it
Napoli, 26 gennaio
teatro.palapartenope.it
Ernia
Avellino, 25 gennaio
facebook.com/tilt.bar.events
Napoli, 27 gennaio
facebook.com/duelcluboicial
Giardini di Mirò
Roma, 25 gennaio
monkroma.it
Terlizzi (Ba), 26 gennaio
facebook.com
/matlaboratoriourbano
Flogging Molly
Bologna, 28 gennaio
estragon.it
ROBERTO PANUCCI (CORBIS/GETTY IMAGES)
DR
L’omicidio del cantante
Kevin Fret spaventa
la comunità lgbt dell’isola
L’11 gennaio Kevin Fret è sta­
to ucciso con vari colpi d’ar­
ma da fuoco mentre guidava
la sua moto nella capitale San
Juan. A Puerto Rico il 40 per
cento della popolazione vive
sotto la soglia di povertà.
Non è ancora chiaro il mo­
vente dell’omicidio. Fret era
un astro nascente nel pano­
rama della trap latinoameri­
cana e il suo video di debutto
Soy asi ha raccolto più di un
milione di visualizzazioni su
YouTube. Il rapper si era
schierato più volte contro
l’omofobia e il sessismo nel
Playlist Pier Andrea Canei
Resistenze multiculti
Massimo Zamboni
1 Kebab träume
Tastiere elettroniche dal
Bosforo, uno spirito punk, una
stentorea dizione germanica.
E si provoca sui tedeschi che si
sentono i “turchi di domani”.
Questa colonizzazione prei­
Kevin Fret
panorama dell’urbano. “Non
m’interessa il giudizio degli
altri”, ha dichiarato Fret ad
aprile in un’intervista “vedo
che giovani gay e giovani le­
sbiche mi considerano un
modello, pensano che se ce
l’ho fatta io possono farcela
anche loro”. Alcuni fan temo­
no che il rapper, che da un an­
no si era trasferito a Miami,
I Hate My Village
2 Tony Hawk of Ghana
Ok, l’afrobeat all’italiana,
che di questi tempi è un bel se­
gno di militanza multiculti,
non è privo di signiicativi pre­
cedenti (Jovanotti, Tre Allegri
Ragazzi Morti), ma il voltaggio
sia stato ucciso proprio per
aver ammesso pubblicamen­
te la sua omosessualità. “Ho
paura di girare per l’isola e
questo episodio ha fatto au­
mentare i miei timori. E non
sono l’unica a pensarla così”,
racconta l’artista María José.
“Quella di Puerto Rico è una
crisi dovuta alla violenza, a
problemi di salute mentale,
al maschilismo, alle armi, è
una crisi educativa e spiritua­
le”, aggiunge. La discrimina­
zione contro le persone lgbt è
evidente anche nella risposta
alla notizia della morte di
Fret, che sui social network
ha scatenato una lunga serie
di attacchi omofobi.
Jhoni Jackson, Paper
Charlotte Gainsbourg
3 Runaway
A colpi di appropriazioni
culturali si arriva anche alla
memorabile ballata “alla fac­
cia di chi ci vuole male” di quel
pazzoide di Kanye West. Un
pezzo che dice letteralmente

gurata nel 1982 dai D.A.F.,
band che inluenzò i Depeche
Mode e i Pet Shop Boys, non
ha perso risonanza. Fa bene
l’ex chitarrista pensante dei
Csi, Massimo Zamboni, a in­
cluderla nel suo cassetto di
memorie berlinesi che (dopo
un libro per Einaudi e uno
spettacolo teatrale) frutta
adesso anche Sonata a Kreuz-
berg, stimolante album in te­
Calcutta desco, inglese e italiano.
si alza con questo supergrup­
po. La batteria di Fabio Ronda­
nini (Calibro 35, Afterhours) si
mischia con le chitarre di
Adriano Viterbini (Bud Spen­
cer Blues Explosion). Alberto
Ferrari dei Verdena ci mette la
voce, Marco Fasolo produce.
Un rock tribale e contagioso,
in cui s’intuisce qualcosa del
sound del presente, fuori dal
ventre molle dell’occidente as­
sopito nel sogno sovranista.
“brindiamo a tutti i pezzetti di
fango”. Ripreso dall’icona cool
cine pop preferita di quasi tut­
ti, smussati gli spigoli, addolci­
ta e assimilata in qualche mo­
do a quei lenti che si ballavano
negli anni ottanta tipo Reality
dal ilm Il tempo delle mele, nel
nuovo ep Take 2 il brano diven­
ta una castrazione del machi­
smo e una rilettura di un pezzo
bellissimo in chiave ninnanan­
na dream pop.

78 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

 Resto
del mondo
Scelti da Marco
Boccitto
Album
Sharon Van Etten
Remind me tomorrow
Jagjaguwar
●●●●●
Sharon Van Etten suscita
un’intensa devozione nei suoi
fan. Spesso descritta come in­
timista, è spinta dalla ricerca
JAGJAGUWAR
di autenticità e non dal biso­
gno cattolico di confessarsi
per chiedere perdono. L’aper­
tura del nuovo album ce lo ri­
corda in maniera esplicita. Van
Etten ha confessato di aver
soferto a causa di una relazio­
ne violenta da giovane, e ha
già afrontato il tema nei di­
schi precedenti. Ma in ogni al­
bum ha allargato l’orizzonte.
In Remind me tomorrow Van
Etten usa la sua splendida vo­
ce in modo insolito, registran­
dola su multitraccia e aggiun­
gendo armonie su tonalità di­
verse. I told you everything po­
trebbe essere la tipica canzone
triste in stile Van Etten, ma
ascoltandola bene scopriamo
che la cantautrice è pronta per
parlare di quanto sia bello
l’amore. Synth, chitarre e per­
cussioni evocano l’electro pop
e gli anni ottanta di Spring­
steen ma l’atmosfera nel com­
plesso resta tesa e cupa, come
se Van Etten non riuscisse ad
abbandonarsi alla felicità.
Neil McCormick,
The Telegraph
The Delines
The imperial
El Cortez
●●●●●
I Delines, band statunitense di
Portland, hanno un suono ir­
resistibile grazie alla voce soul
di Amy Boone e agli arrangia­
menti noir del chitarrista e au­
tore Willy Vlautin, leader dei
Richmond Fontaine e apprez­
zato romanziere. The imperial
era pronto da tempo, ma è sta­
to rimandato dopo che Boone
Ustad Saami
God is not a terrorist
Glitterbeat
è stata investita da un’auto e si
è rotta le gambe. I brani del di­
sco raccontano storie di dolo­
re, desolazione, speranza e re­
denzione. Sembra di ascoltare
Dusty Springield alle tre del
mattino o una Rickie Lee Jo­
nes a ine concerto. Gli arran­
giamenti sobri colpiscono in
dal primo ascolto. Ma a coin­
volgere sono soprattutto le
storie, come quella di Where
are you Sonny?, nella quale una
ragazza cerca il suo idanzato
scomparso, o quella di The im-
perial, dove una coppia si riab­
braccia dopo che lui è uscito
dal carcere. Un disco cupo,
misterioso e bellissimo.
Jim Hynes,
Glide Magazine
Lubomyr Melnyk
Fallen trees
Erased Tapes
●●●●●
L’ucraino Lubomyr Melnyk,
pioniere del piano continuo,
ha compiuto 70 anni poco pri­
ma di Natale ma la sua carriera
non è al tramonto, anzi, sem­
bra aver raggiunto l’apice pro­
prio adesso. Nel 2013 è stato
scoperto da un pubblico più
ampio grazie all’etichetta di
classica contemporanea Era­
sed Tapes, già casa di Ólafur
DARYAN DORNELLES
Arnalds e Nils Frahm. Con
Fallen trees Melnyk si confer­
ma pianista di eccezionale ta­
lento compositivo oltre che di
tecnica invidiabile. Questo
Paolo Angeli
22.22 Free Radiohead
ReR Megacorp
Sharon Van Etten
nuovo lavoro non è una rein­
venzione della ruota: Malnyk
negli ultimi anni si è stabiliz­
zato in uno stile che non ri­
chiede chissà quale tufo nello
sperimentalismo. Ed è diicile
negare che si sia meritato que­
sta tranquillità. Fallen trees è
un lavoro di serena, ma anche
spavalda, bellezza. Una bellez­
za che dobbiamo imparare ad
apprezzare inché possiamo.
Benjamin Bland,
Drowned in Sound
Baco Exu do Blues
Bluesman
999
●●●●●
Un rapper che si fa chiamare
come Bacco, il dio degli ecces­
si, non può essere un tipo mo­
notono. E infatti in Bluesman il
brasiliano Baco Exu do Blues
non si limita a ripetere il suc­
cesso del disco precedente,
ma si prende un rischio. Parla
di razzismo, di amore, di vita
nelle favelas, cerca di distin­
Baco Exu do Blues
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
Gianmaria Testa
Prezioso
incipit
guersi. “Tutto quello che
ascolto suona uguale, sono
stanco del rap”, canta in Kanye
West da Bahia, un brano auto­
biograico. In questo disco c’è
un’ambigua riverenza nei con­
fronti di West. Alcuni brani,
come Me desculpa, Jay-Z, han­
no un potenziale radiofonico,
mentre altri, come Girassóis de
Van Gogh e il brano soul Fla-
mingos, dimostrano che Baco
ha un talento melodico raro e
una delicatezza insolita per il
mondo macho del rap. Il blues
è quasi assente, a parte un
campione di Muddy Waters,
ma il genere viene evocato co­
me emblema della cultura ne­
ra. Baco Exu do Blues ha solo
22 anni, ma ha tanto da dire e
ha il coraggio di esporsi con il
petto in fuori.
Luiz Fernando Vianna,
Folha de S.Paulo
Andrea Macinanti
Respighi: opera completa
per organo
Andrea Macinanti, organo;
Academia Symphonica Udine,
direttore: Pierangelo Pelucchi
Tactus
●●●●●
Ponte tra Italia, Germania,
Russia e Stati Uniti, Ottorino
Respighi era al centro di una
vita musicale e intellettuale
ricchissima. Per presentarci i
suoi lavori serve un interprete
completo. È qui che arriva An­
drea Macinanti, professore
d’organo del conservatorio di
Bologna, con un virtuosismo
che unisce un acuto senso del­
la direzione e un gran gusto
teatrale. Le sue qualità artisti­
che c’immergono nel cuore di
Respighi con l’aiuto del
bell’organo costruito nel 1855
per il duomo di Saluzzo, uno
strumento piccolo ma che per­
mette di rendere benissimo
tutti i contrasti di atmosfera e
dinamica chiesti dall’autore.
Aurore Leger, Diapason
79
Cultura

Arte

ANNIk WeTTeR (MAMCo GINeVRA)

Sogni e immondizia
Leslie-Lohman museum
of gay and lesbian art,
New York , ino al 27 gennaio
Negli anni settanta, mentre
agli angoli delle strade di New
York si accumulava la spazza-
tura, Stephen Varble trasfor-
mava i riiuti in sogni facendo
della strada il suo palcosceni-
co. Capitava di vederlo girare
per gallerie d’arte di New York
vestito con una tunica di ossi
di pollo o bustine di tè. Nel gi-
ro di pochi anni sparì per mo-
rire nei quartieri alti nel 1984.
Questa mostra è il primo ten-
tativo di rivitalizzare la sua
carriera performativa attra-
verso frammenti, reliquie, fo-
tograie, lettere, disegni, qual-
che video. Come un alchimi-
sta Varble trasformava i mate-
riali di scarto, disprezzati e
degradati, portandoli alla ri-
balta proprio sulla strada. I
passanti ignari erano il suo
pubblico. Dopo il 1974 si calò
nei panni di Marie Debris, un
personaggio inventato diven-
tato il suo alter ego. I travesti- Mamco 2018, Mai-Thu Perret
menti usati per le performan-
ce di Marie nascevano
dall’esigenza di abbattere
Ginevra
l’idea stessa di identità binaria
e non sono mai stati ricondotti
Comunità utopica
all’arte gay. Pearl dress (1975)
era una gonna di ili di perline,
con grandi perle di plastica tra Mai-Thu Perret nel corso della mostra: dal Lla- dentale, dominata dagli uomi-
le gambe come fossero geni- Mamco, Ginevra, no del Rio (un progetto comu- ni, ha marginalizzato. Da qui
tali maschili, indossata con un ino al 3 febbraio nitario e socialista del 1910 nel Mai-Thu Perret riparte per im-
salvagente intorno al collo. Teso verso l’alto, con la schie- deserto del Mojave), al Monte maginare un futuro diverso.
Nessun costume originale di na inarcata, i piedi ben pianta- Verità (un esperimento simile Un’arte coniugata in un condi-
Varble è sopravvissuto perché ti a terra, una mano sul ianco condotto in Svizzera negli zionale passato irrealistico. Le
venivano distrutti durante le e l’altra che tiene un cerchio al stessi anni), ai costruttivisti igure di queste artiste dimen-
performance, come l’abito che neon, il manichino, in una po- Varvara Stepanova e Alek- ticate formano una comunità
indossava alla Chemical sa elegante e rigida, potrebbe sandr Rodčenko. Le fonti non in cui Mai-Thu è l’unica in car-
Bank. Aveva un vestito confe- indicare l’uscita o il futuro, an- sono istruzioni per la fruizione ne e ossa. L’artista svizzera di
zionato con soldi falsi e seni che se sembra cristallizzato delle opere, che a loro volta origine franco-vietnamita usa
fatti di preservativi pieni di nel passato. Come il suo vici- non sono commenti di pezzi ceramica, pittura, tessuti,
sangue di mucca che fece no, circondato da anelli di luce storici. Hanno il valore di pie- neon, vimini, lampadari, vi-
esplodere nella sua iliale del- che ricordano i costumi geo- distalli che la storia dell’arte deo con cui trasforma lo spa-
la banca quando l’istituto ri- metrici e i balletti meccanici ha rovesciato e dai quali l’arti- zio espositivo in un luogo pia-
iutò di rifondergli un assegno dell’avanguardia russa. In ef- sta ha scelto di ripartire. Si cevole e accogliente con delle
che era stato falsiicato. fetti Mai-Thu Perret non na- tratta di esperienze al femmi- anse stranamente spettrali.
The New York Times sconde le sue fonti e le elenca nile che la storia dell’arte occi- Libération

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 81

Pop
La ricetta di Agatha Christie

John Lanchester
econdo il sito dedicato a lei, Agatha Chri- naggi va dai tipi agli stereotipi e alle caricature, quin-

S stie è “la scrittrice di romanzi più vendu- di viene da chiedersi: perché ci dovrebbe piacere?
ta nel mondo”. È un’afermazione diici- In confronto, la prosa di Margery Allingham e
le da dimostrare e il sito non prova nean- Dorothy Sayers, altre due autrici di gialli della stessa
che a farlo, ma se pensiamo che ha scritto generazione, è molto più articolata e complessa, al
66 romanzi e 14 raccolte di racconti, tutti punto, però, che rischia di risultare antiquata e artii-
ancora in stampa in diversi formati e in decine di lin- ciale. Allingham e Sayers si consideravano più pro-
gue, possiamo cominciare a capire come è arrivata a gressiste di Christie. Il personaggio principale di Al-
vendere un miliardo di copie in inglese e un altro mi- lingham, Albert Campion, è un gentiluomo nullafa-
liardo e rotti in traduzione, senza contare il testo tea- cente, ma i suoi personaggi femminili hanno una
trale che è rimasto più a lungo in scena al mondo. Chi vera occupazione: lady Amanda Fitton, che poi lo
dubita del fatto che abbia venduto più sposerà, progetta aerei, e Val, sua sorel-
libri di qualsiasi altro scrittore farebbe In un periodo in la, lavora nel mondo della moda. Val
bene ad ammettere la sconitta e a por- cui scrivevo sposa un brav’uomo, Alan Dell, che ac-
si un interrogativo più interessante: soprattutto di temi cetta di assumersi “la piena responsa-
perché? Non è una domanda originale, economici, ho bilità di lei”, ma in cambio chiede “la
ma ho cominciato a farmela in un pe- scoperto che l’unica sua indipendenza, l’entusiasmo che ha
riodo in cui scrivevo soprattutto di temi cosa non legata per il suo lavoro, il suo tempo e i suoi
economici, e ho scoperto che l’unica al lavoro pensieri”. E lei è felicissima di accetta-
cosa non legata al lavoro che sopporta- che sopportavo di re. Oggi leggere una cosa del genere ci
vo di leggere era Agatha Christie. È fa sobbalzare. Perino P.D. James, che
leggere era Agatha
l’unica persona della quale ho letto più non era certo schiava della correttezza
di cinquanta libri. Perché?
Christie. Perché? politica, la deinisce “lampante miso-
Il primo a mettere in discussione il ginia”, inendo quasi per rovinare quel-
suo successo è stato anche uno dei primi critici seri a lo che per altri versi è un ottimo esempio di narrativa
scrivere di letteratura poliziesca: Edmund Wilson, in dell’età dell’oro del giallo. Sayers incontra le stesse
A chi importa chi ha ucciso Roger Ackroyd?, un saggio- diicoltà con il personaggio di Harriet Vane, che non
recensione del 1945. “Il suo stile è di una melensag- è sposata ma ha un amante. L’autrice mette tanto im-
gine e di una banalità che me lo rendono letteralmen- pegno nel congratularsi con se stessa per la moderni-
te impossibile da leggere”, scrive Wilson. “Non si tà di questa situazione che finisce per sembrare
può davvero leggere un libro così, lo si scorre solo per all’antica, tanto all’antica quanto appare quando si
vedere come va a inire; e non ci si può interessare ai complimenta con il suo aristocratico eroe perché ha
personaggi, perché non assumono mai una vita pro- “due spalle da far svenire”.
pria neanche in un mondo piatto a due dimensioni, I libri di Christie sono saturi di ideologia, come
ma sono sempre costruiti in modo da poter sembrare quelli di chiunque altro, ma dato che per la maggior
credibili o sinistri, a seconda di chi, in quel momento, parte del tempo quest’ideologia è implicita, non è
JOHN
deve attirare i sospetti del lettore. Man mano che di- suiciente a suscitare il dissenso di chi legge. Questo
LANCHESTER venta più esperta e si concentra di più sull’enigma da succede spesso nella letteratura popolare: l’aspetto
è uno scrittore risolvere, Christie deve eliminare l’interesse umano, che sembra più avanzato all’autore è quello che a noi
e giornalista o piuttosto riempire il quadro con quella che a me sembra più arretrato, semplicemente perché nel frat-
britannico. sembra una sgradevole parodia di quell’interesse. È tempo il mondo è andato così avanti che perino farsi
Il suo ultimo libro tutto una sorta di gioco di prestigio, in cui l’illusioni- certe domande appare superato. Ho passato un po’ di
uscito in Italia è
sta distoglie la nostra attenzione dai movimenti inso- tempo a chiedermi perché secondo me, e a giudicare
Capitale. Pepys road
liti o irrilevanti che nascondono la manipolazione dalle vendite non solo secondo me, Christie è esente
(Mondadori 2014).
Questo articolo delle carte, e intanto ci diverte e ci sorprende, come da queste critiche. Lo dico anche se penso che giudi-
è uscito sulla London a volte succede in spettacoli di questo tipo”. care il passato dal punto di vista del presente è un
Review of Books con Nessuno, neanche i suoi fan più sfegatati, ha mai inutile spreco del nostro tempo libero, dato che stia-
il titolo The case of sostenuto che Christie è una grande scrittrice. La sua mo parlando di letture che si fanno per piacere. Ma il
Agatha Christie. prosa è piatta e funzionale, la gamma dei suoi perso- fatto è che Allingham e Sayers, entrambe scrittrici

82 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019


migliori di Christie, violano più spesso i canoni del
genere poliziesco, in un modo che inisce per distrar-
ci o allontanarci dai loro libri.
Ho incontrato un altro esempio di violazione si-
mile nelle opere di Arthur Upield, che a partire dagli
anni trenta scrisse una serie di romanzi che avevano
come protagonista un investigatore aborigeno au-
straliano, Bony, abbreviazione di Napoleone Bona-
parte. Il capolavoro di Upield, Le sabbie del Windee, è
un libro intenso e ben costruito, che ci insegna molte
cose sul deserto australiano negli anni trenta. Men-
tre un gruppo di persone sta andando a una festa in
ANgELO MONNE
una fattoria vicina, le due macchine sulle quali viag-
giano imboccano una strada sterrata. L’auto che por-
ta le donne si ferma cinque minuti in attesa che l’altra
si allontani per evitare che la polvere sporchi gli abiti
delle signore. Solo chi era stato lì e aveva fatto la stes-
sa cosa avrebbe potuto descrivere una scena come
questa (l’accuratezza delle ricerche di Upield era
proverbiale). Chiaramente Upield considerava la
decisione di dare al suo Sherlock Holmes origini in-
digene una prova del suo progressismo, ma le riles-
sioni sull’appartenenza razziale che s’incontrano
nella serie – le costanti discussioni, solo per fare un
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 83
Pop
esempio, sul fatto che il mezzosangue Bony è sempre
in balìa del conlitto tra l’istinto atavico dei suoi ante-
nati aborigeni e quello civilizzatore dei suoi antenati
bianchi – non sono solo ofensive, sono quasi nause-
anti. Anche Christie ha dei momenti in cui rivela gli
atteggiamenti e i pregiudizi tipici della sua epoca e
del suo ambiente – penso, per esempio, al “inanziere
ebreo dal viso giallo” nel Segreto di Chimneys, del 1925
– ma non sembra troppo interessata alle questioni
razziali e di genere, e non si soferma a lungo su nes-
suno dei due argomenti. È uno dei fattori che aiutano
i suoi libri a rimanere dentro i conini del genere.
L’assenza, le cose non dette che non sono neces-
sariamente neanche dietro il non detto, sono molto
importanti per Christie. La parte autobiograica dei
suoi scritti è sorprendentemente priva d’introspezio-
ne, tanto da farci meravigliare dell’assenza di questo
aspetto psicologico, del vuoto e del silenzio quando
ci aspetteremmo un certo tipo di conversazione con
se stessa. Viaggiare è il mio peccato, un libro di memo-
rie sulla sua vita con il secondo marito, l’archeologo
Max Mallowan, potrebbe essere candidato al premio
di testo autobiograico meno rivelatore che sia mai
stato scritto, seguito subito dopo dalla sua autobio-
graia La mia vita, che almeno contiene alcuni detta-
gli concreti sulla sua infanzia. È tipico del personag-
gio che la cosa più eclatante che fece in vita sua fu
sparire per qualche giorno, una fuga che si concluse
con il suo ritrovamento in un albergo di Harrogate,
Storie vere
dove aveva preso una stanza sotto falso nome. Forse
tutto il suo essere, la sua vita interiore, era una sorta
di assenza, un tipo di fuga.
Quello che Christie metteva al posto dell’interes-
se per il carattere e la psicologia complessa – contrap-
posta alla psicologia dei tipi – era l’interesse per la
forma. Il compositore Michael Friedman, morto pre-
maturamente l’anno scorso, ha lasciato un elenco di
temi per una possibile rubrica giornalistica, tra i qua-
Nicole Laveglia ha li c’è: “Penso seriamente che L’assassinio di Roger
parcheggiato la Ackroyd sia un grande romanzo modernista”. Possia-
macchina davanti a mo discutere sul signiicato della parola “moderni-
casa, nel quartiere sta”, dato che la tecnica di Christie non aveva nulla di
newyorchese di sperimentale, ma se lo sostituiamo con “formalista”
Queens. La mattina è impossibile non essere d’accordo con lui (se voles-
dopo al suo posto
simo inserire Agatha Christie nel campo modernista
c’era solo un cartello
con gertrude Stein e Virginia Woolf, dovremmo dire
“rimozione forzata”.
Un video di sicurezza
che il suo interesse per l’apparato di regole tradizio-
stradale ha nali sulla costruzione dei personaggi e della storia era
dimostrato che il così supericiale che in realtà serviva a segnalare che
segnale era stato non era importante ed era presente solo perché era
installato 45 minuti un requisito formale: è un’afermazione che potrem-
dopo che Laveglia mo anche fare, ma non penso che valga la pena di li-
aveva parcheggiato, tigare per una semplice questione terminologica). La
ma per avere l’auto carriera di scrittrice di Christie è caratterizzata dalla
ora lei deve pagare
sistematica esplorazione di espedienti formali e
una multa di 115
strutture narrative all’interno di un genere che aveva
dollari più 185 dollari
per la rimozione una serie di regole isse: dev’esserci un omicidio, il
forzata. Ha fatto caso dev’essere risolto da un investigatore, devono
appello in tribunale esserci un assassino e una vittima, una serie di perso-
contro il naggi che potrebbero essere l’assassino ma si scopre
provvedimento. che non lo sono, e un certo numero di possibili mo-
84 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
venti, la maggior parte dei quali si rivela fuorviante;
l’ambientazione dev’essere circoscritta, la lista dei
sospettati inita, il movente e le prove devono essere
sotto gli occhi del lettore, ma preferibilmente non
apparire signiicativi. E il testo non può superare le
150 cartelle. Questa non è una regola, ma è quanto
Christie pensava che dovesse essere lungo un giallo.
All’interno di questo schema piuttosto limitato,
Christie ha condotto una serie di esperimenti forma-
li così vasta che è abbastanza diicile pensare a un
espediente che non abbia mai usato, tranne ambien-
tare un romanzo in una scuola per maghi. I prossimi
paragrai sono pieni di rivelazioni sui inali delle sto-
rie. Ci tengo ad avvertirvi, anche se una delle caratte-
ristiche delle opere di Christie – e lo dice uno che ne
ha lette alcune più volte – è che spesso ci accorgiamo
dopo parecchie pagine di averle già lette, e anche a
quel punto molte volte non ci ricordiamo chi è l’as-
sassino. Parecchi suoi fan mi hanno detto che è capi-
tato anche a loro. Questo forse signiica che per i let-
tori di Christie i dettagli della conclusione sono irri-
levanti quanto lo erano per lei, e che per entrambi
quello che conta sono gli aspetti tecnici e formali.
Non ci dispiace rileggere i suoi libri come non ci di-
spiace rileggere una poesia, non c’infastidisce incon-
trare di nuovo certi dettagli della trama come non
infastidisce incontrare nuovamente una rima.
ei libri di Agatha Christie c’è im-
N mancabilmente un momento in cui
rivelano la propria artificialità,
spesso tramite riferimenti al genere
o a personaggi teatrali, come Roger
Ackroyd, “uno di quegli sportivi dal
volto paonazzo che appaiono sempre nel primo atto
dei vecchi musical”. L’assassinio di Roger Ackroyd è il
romanzo che dà la svolta alla sua carriera, non solo
uno dei suoi libri migliori ma uno degli indiscussi ca-
polavori del genere. È una storia in cui l’assassino è il
narratore, un espediente formale audace che nessu-
no aveva mai usato in un romanzo di genere o popo-
lare. Un altro libro altrettanto originale è quello in cui
il delitto è stato commesso non da una delle persone
sospettate ma da tutte. Quel romanzo, Assassinio
sull’Orient Express, è un esperimento piuttosto rivo-
luzionario perché tutti i personaggi agiscono di con-
certo e il problema è che le prove non possono essere
inserite in uno schema abbastanza logico da permet-
tere all’investigatore di risolvere il caso. Si contraddi-
cono deliberatamente, sembrano non avere senso e
quello che ne risulta è un quadro puntinista costruito
in modo da non sembrare coerente (è anche un gran-
de regalo per gli attori, perché tutti i personaggi sono
protagonisti, quindi negli adattamenti cinematogra-
ici tutti tendono a recitare sopra le righe o a ingere
di farlo. Ne è la prova l’ultimo inutile remake con
Kenneth Branagh nel ruolo di Poirot.
Un romanzo in cui l’assassino è il detective. Uno
in cui l’intera struttura della storia scaturisce dal tito-
lo: Perché non l’hanno chiesto a Evans? Un romanzo in
cui le vittime vengono uccise in ordine alfabetico.
Uno in cui tutti i personaggi vengono assassinati,
tranne quello che si scopre essere il colpevole (la stes-
sa Christie ci dà un raro indizio di quella che pensava
fosse veramente la sua arte quando descrive questo
libro, Dieci piccoli indiani, come un “divertissement
tecnico”. Con la sua intensa atmosfera di claustrofo-
bia, oscurità e minaccia, continua veramente a spa-
ventare. È anche l’unico libro che ho letto tre volte
con tre titoli diversi). Un romanzo in cui il caso è stato
risolto molto tempo prima, l’assassino è stato con-
dannato e impiccato, ma il mistero si riapre con la
comparsa di un personaggio cruciale la cui testimo-
nianza dimostra che il colpevole dev’essere un altro,
un componente della famiglia che ino a quel mo-
mento era rimasto insospettato (anche in questo ro-
manzo, Le due verità, l’atmosfera psicologica è deci-
samente opprimente). Un romanzo basato sul bridge,
che viene spiegato in dettaglio con l’aggiunta di dia-
grammi, e in cui la prova cruciale è data dal modo in
cui un personaggio gioca una particolare mano. Un
romanzo su un omicidio visto attraverso il inestrino
di un treno. Uno in cui l’omicidio avviene su un picco-

lo aeroplano, completo di disegno del suo interno.
Un romanzo in cui l’ora e il luogo del delitto sono an-
ticipati da un annuncio su un quotidiano.
La tendenza al manierismo e al formalismo di
Christie spiega uno dei grandi misteri dei suoi libri:
perché una delle più popolari scrittrici di gialli di tut-
ti i tempi usa come personaggio principale un uomo
che, come molti concordano nel dire, è il detective
peggiore. Per “peggiore” intendo meno simpatico,
meno plausibile, più irritante e vanesio, e la cui carat-
terizzazione dipende soprattutto da bizzarri dettagli
che non aggiungono niente alla comprensione della
sua psicologia: Hercule Poirot (per “bizzarri detta-
gli” intendo tutte le stupidaggini sulla cioccolata cal-
da, i bai e le “celluline grigie”). I detective sono
spesso – potremmo anche arrivare a dire in genere –
irritanti e poco plausibili, ma nessuno lo è più di Poi-
rot, come ammetteva la stessa autrice. “Qualcuno
andrebbe mai a consultarlo?”, si chiedeva ad alta vo-
ce. “Ho l’impressione di no”. “Forse”, diceva Chri-
stie, “era visto con più afetto dagli altri che dalla sua
creatrice”. Il suo consiglio agli scrittori che volevano
diventare giallisti era: “State molto attenti al perso-
naggio centrale che create, perché resterà con voi per
molto tempo!”. Nello stesso saggio, Christie indivi-
dua un problema che i suoi lettori avevano già notato
da tempo, e cioè che miss Marple, che nella parole
della sua creatrice è “una vecchia pettegola che vive
in un piccolo paese, mette il naso in tutto quello che
la riguarda e non la riguarda e trae deduzioni in base
ai suoi anni di esperienza della natura umana”, è fon-
damentalmente più credibile dell’altro grande inve-
stigatore da lei creato. Eppure miss Marple è la prota-
gonista di appena 12 romanzi e una ventina di rac-
conti, contro i 33 romanzi, i 51 racconti e l’opera tea-
trale che hanno al centro Poirot. In termini numerici,
il detective meno credibile che ci sia è quello di mag-
gior successo. I lettori comprendono bene la natura
profondamente artiiciale e convenzionale delle tra-
ANgELO MONNE
me di Christie; accettano e arrivano perino ad amare
Poirot in quanto espediente formale, perché ricorda
in modo quasi brechtiano la inzione alla quale sono
invitati a partecipare. È il detective più popolare pro-
prio perché è il meno plausibile.
Il formalismo di Christie è un prodotto dei suoi
tempi: un progetto più o meno contemporaneo al
modernismo con il quale divide alcuni interessi, ma
rivolto a un pubblico di massa. Anche i suoi motivi
ricorrenti, le sue ambientazioni e lo sfondo ideologi-
co rilettono perfettamente quel momento storico.
Poirot è assolutamente ridicolo, ma se pensiamo al
momento in cui compare per la prima volta in Poirot
a Styles Court, scritto durante la prima guerra mon-
diale ma pubblicato nel 1920, è un personaggio d’at-
tualità, un profugo belga in un’epoca in cui i rifugiati
belgi erano spesso sui giornali e non erano sempre
popolari (immaginate oggi un romanzo che ha come
protagonista un ex poliziotto siriano). gli elementi di
base della narrativa di Christie ci sono già tutti: una
casa di campagna, un numero inito di sospettati,
l’investigatore straniero che s’intrufola in un luogo in
cui l’ordine e la gerarchia sono stati turbati da un cri-
mine. Il mondo dei libri di Christie è qualcosa di simi-
le all’“immaginario” descritto da Cornelius Casto-
riadis, una rappresentazione mentale in cui la casa
ordinata rappresenta l’intera società come universo
di signiicato condiviso, con valori e ruoli sociali co-
diicati, nella quale irrompono un delitto e un detec-
tive che cerca di scoprire il colpevole. Evidentemente
qualcosa non signiica quello che pensavamo signii-
casse, qualcuno non è quello che sembra, qualcosa
non è andato come si dice che sia andato.
Anche il fatto che i crimini siano sempre omicidi è
importante. Se non leggete Arthur Conan Doyle da

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 85

 Pop
ANgELO MONNE
un po’ di tempo, o se a determinare il vostro ricordo
delle sue opere sono gli innumerevoli ilm che ne so-
no stati tratti, probabilmente tenderete a pensare che
Sherlock Holmes è un tipico investigatore moderno
che smaschera soprattutto assassini. Ma non è afatto
così: risolve anche casi di furto, trufa, scambi d’iden-
tità e altri reati minori. Perino quello che avviene nel
suo romanzo migliore e più conosciuto, Il mastino dei
Baskerville, non è proprio un omicidio, dato che la
morte principale è provocata dal fatto che un uomo
viene spaventato a morte piuttosto che ucciso diret-
tamente. La divertentissima e un tempo famosa an-
tologia di Hugh greene, I rivali di Sherlock Holmes,
rivela un intero mondo di piccoli reati e astuti crimi-
nali, più simile a quello di Damon Runyon e dei suoi
gangster che a quello dei gialli dell’epoca: quasi nes-
suno viene ucciso, e il punto di vista della narrazione
non è sempre dalla parte della legalità. Si prova sim-
patia per i vecchi imbroglioni, i raggiri e la violazione
delle regole, il tono è mondano e l’ambientazione
tende a essere urbana. Ma dopo la guerra i toni del
genere cambiano e Christie è l’epitome di questo
cambiamento: la grande casa, il cadavere sul tappe-
to, il bisogno di ristabilire l’ordine scoprendo e de-
nunciando i colpevoli. A volte gli appassionati deini-
scono questi libri “rassicuranti”: una deinizione al
tempo stesso giusta e sbagliata, perché c’è sicura-
mente qualcosa di rassicurante nell’immaginario di
questa società chiusa, ma è anche un posto dove la
gente viene ammazzata.
Christie era molto brava a immaginare omicidi,
sono il suo punto forte. Questo viene a volte attribui-
to al fatto che aveva studiato farmacia e aveva infor-
mazioni pratiche dettagliate su come avvelenare le
persone. Nei suoi libri questo è sicuramente impor-
86 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
tante, perché gli omicidi non sono poco plausibili
come in Conan Doyle: non ci sono serpenti velenosi
che scivolano lungo una corda, enormi mastini mu-
tanti con le iamme che gli escono dal sedere e roba
del genere. I sistemi per uccidere di Christie sono
pragmatici e spesso implicano l’uso di veleni, il cui
funzionamento conosceva bene. Questo aiuta, ma
non è il motivo principale della loro credibilità. Il
grande talento di Christie nell’inventare modi di uc-
cidere ha a che vedere con il fatto che conosceva be-
ne ed era profondamente convinta della cattiveria
umana. Sapeva che le persone potevano odiarsi e da-
re sfogo al proprio odio. I suoi intrecci sono voluta-
mente complicati, i retroscena e i depistaggi sono
spesso elaborati, però alla ine i motivi per cui una
persona ne uccide un’altra si riducono essenzialmen-
te a due: l’avidità di denaro o l’odio. Credeva nel ma-
le, non necessariamente in senso teologico – non
esplora mai questo aspetto – ma come componente
della natura umana e motore dei suoi comportamen-
ti. Non le interessano molto i motivi etici o metaisici
per cui le persone commettono azioni terribili, ma è
pronta a guardare in faccia la realtà.
Questo dà alle sue opere quel vantaggio in più che
altrimenti non avrebbero. A renderle rassicuranti so-
no l’ambientazione familiare, l’ordine di un mondo
chiuso, la certezza che le indagini daranno frutto e il
colpevole verrà scoperto. Però sono anche storie
estremamente fredde e distaccate. Dorothy Sayers
aveva un senso dell’etica più complicato di Christie.
È signiicativo il fatto che il suo romanzo migliore,
Gaudy night, è pervaso da un profondo senso del ma-
le, ma non c’è nessun omicidio (contiene anche la
frase “due spalle da far svenire”). A Sayers interessa-
va il fatto che i gialli in cui avviene un omicidio impli-
cano anche la cattura dell’assassino, che poi, quasi
sempre fuori dai conini della storia, viene impiccato.
I romanzi polizieschi si sofermano sulle indagini,
ma omettono l’impiccagione. Le conseguenze nel
mondo reale di un caso d’omicidio risolto restano
fuori dalle convenzioni del genere e non è diicile
capire perché. L’esecuzione di un condannato è un
argomento complesso e delicato che ha una forte va-
lenza in sé: è meglio starne alla larga, ed è questo che
di solito si fa. Ma a Sayers questo tema interessava e
lo ha studiato in Un’indagine romantica. Lord Peter in
viaggio di nozze, l’ultimo romanzo che ha come prota-
gonista Peter Wimsey, in cui l’ormai sposato lord ri-
solve un caso di omicidio nelle campagne dell’Hert-
fordshire. La notte prima dell’esecuzione è tormen-
tato dai dubbi e non riesce a dormire, mentre sua
moglie Harriet si chiede se andrà a cercare conforto
da lei. Dato che non lo fa, il loro amore è destinato a
inire (Christie una volta deinì Harriet “una ragazza
irritante” e disse che preferiva il Wimsey precedente
alla storia sentimentale, che Sayers descriveva con
“la faccia che emergeva dal cilindro come un verme
che emerge da un pezzo di gorgonzola”). Il cupo ri-
muginare sulle conseguenze etiche nel mondo reale
delle indagini su un omicidio non funziona, come fa
notare P.D. James nel suo studio A proposito del giallo:
“Alcuni lettori possono avere la sensazione che se
Wimsey non era in grado di afrontare le inevitabili
conseguenze del suo hobby di detective avrebbe do-
vuto limitarsi a collezionare prime edizioni”. Ha ra-
gione: questo è un errore che Christie non ha mai
commesso, e non era interessata a commettere. La
sua idea del mondo era che le persone fanno cose ter-
ribili e ne pagano le terribili conseguenze, e prendeva
solo quanto bastava di questa verità per dare alle sue
storie un’illusione di realismo, ma mai tanta da tur-
bare i suoi lettori o sconvolgere le regole del genere.
Se avesse continuato a fare il suo primo lavoro, sareb-
be stata veramente brava: dosare correttamente una
sostanza è fondamentale per un farmacista.
Questo senso delle proporzioni e della giusta
quantità lo troviamo anche nell’uso che Christie fa
del contesto e dell’ambientazione. Non è considerata
una scrittrice realista, e a ragione, ma il novecento è
uno dei personaggi principali dei suoi libri: al suo ini-
zio l’autrice aveva dieci anni ed era nelle condizioni
ideali per accorgersi dei molti cambiamenti nei mo-
di, nei costumi e negli stili di vita che si sarebbero
succeduti nei più di cinquant’anni della sua carriera.
Appare evidente anche dalla descrizione degli edii-
ci, dall’“antica residenza” di Styles Court del 1920,
con le sue due ali e gli alloggi separati per la servitù,
alla “bella casetta di campagna moderna” del 1934,
dalla “lussuosa villa milionaria” del 1939 al cottage
del 1942, che “conteneva tutte le comodità moderne
racchiuse in un guscio orribile”. Nel 1961 siamo or-
mai in un mondo di appartamenti in aitto, macchi-
ne per il cafè, “frigoriferi, pentole a pressione e aspi-
rapolvere sibilanti”, in cui “le ragazze sembravano,
come ormai mi sembrano sempre, sporche”. I cam-
biamenti economici e sociali di questo tipo non sono
tra i temi di Christie, non direttamente, ma sono
qualcosa che lei non manca mai di registrare. E, co-
me a miss Marple, non le sfugge quasi nulla.
e opere di Christie possono essere di-
L vise in tre livelli: in cima ci sono i capo-
lavori, in mezzo i libri decenti, e in fon-
do i veri e propri iaschi. I iaschi ten-
dono a essere libri che trattano di poli-
tica, in genere di un complotto: L’uomo
vestito di marrone, Il mondo è in pericolo, Passeggero
per Francoforte. Trovo quelli che hanno come prota-
gonisti Tommy e Tuppence, una coppia di avventu-
rieri dedita alla lotta al crimine, diicili da leggere,
anche se milioni di persone non sono d’accordo con
me. La maggior parte dei romanzi di Christie appar-
tiene alla categoria intermedia. I capolavori sono,
per consenso generale, L’assassinio di Roger Ackroyd,
Dieci piccoli indiani e Assassinio sull’Orient Express,
ai quali molte persone, me compreso, aggiungereb-
bero Non c’è più scampo, Assassinio sul Nilo, Istanta-
nea di un delitto e forse anche lo strano pastiche Miss
Marple al Bertram hotel.
Inine, un altro capolavoro, Un delitto avrà luogo,
mostra chiaramente la sua capacità di notare i cam-
biamenti sociali, e forse ci dà un’ultima indicazione
del motivo per cui esercita ancora tanto fascino.
Il romanzo fu pubblicato nel 1950 e si apre con
una grande messinscena. Sul quotidiano locale di
Chipping Cleghorn appare questa inserzione: “Un
omicidio è stato annunciato e avrà luogo venerdì 29
ottobre alle 18.30 a Little Paddock. Siete pregati di
prendere atto di questo avvertimento”. Doverosa-
mente i personaggi si riuniscono. Alcuni sono pre-
sentati in modo divertente attraverso il loro giornale
preferito: il colonnello Easterbrook, a riposo da poco,
è un lettore del Times (“Nessuno di loro sa un acci-
denti sull’India!”), l’aspirante intellettuale Edmund
Sweetenham legge il Daily Worker. Il cast è la classi-
ca galleria di personaggi di Christie, dal burbero co-
lonnello a Letitia Blacklock, la svanita castellana di
Little Paddocks, dalla tipica coppia di donne del do-
poguerra miss Murgatroyd e miss Hinchclife (“che
portava i capelli corti e si vestiva da uomo”) a Mitzi la
governante rifugiata, da Rudi il receptionist della spa
svizzera a Myrna, la sua amica cameriera, e a Dora,
che miss Blacklock conosce da quando andavano a
scuola insieme ed era “una ragazza dai capelli biondi
e gli occhi azzurri, carina ma piuttosto stupida”. Que-
sto avveniva più di quarant’anni prima, e non è afat-
to chiaro cos’abbia fatto Dora nel frattempo, come
non è afatto chiaro cosa facesse il colonnello in In-
dia. Anzi, a dire la verità, non è chiaro se tutti questi
personaggi sono veramente quello che sembrano.
Perino nella stessa miss Blacklock c’è qualcosa che
non va: “Miss Blacklock, una donna di più di 60 anni,
la proprietaria della casa, sedeva a capotavola. Porta-
va un abito di tweed da campagna e al collo, in modo
piuttosto incongruo, aveva una collana di grosse per-
le false”. Perché le perle – false – a colazione? Perché
quel tono leggermente sospettoso?
Questo è il mondo dissociato e socialmente scon-
volto del Regno Unito del dopoguerra: la vita sta
cambiando, ci sono stati spostamenti geograici e
sociali, i ruoli sono più complicati di prima. Little
Paddocks è un luogo chiuso e comodo per ambienta-
re un omicidio, ma Un delitto avrà luogo è anche la
storia di una società che è cambiata, di un paese di-
verso e meno stabile. Perché l’omicidio abbia un sen-
so, qualcuno non dev’essere quello che crediamo che
sia, ma chi pensiamo che siano i personaggi? E come
facciamo a sapere chi è e chi non è quello che sem-
bra? Come fanno a saperlo loro stessi? In fondo l’es-
senza del giallo è proprio questa: scoprire quale di
una serie di personaggi non è chi dice di essere. E
questo, secondo me, è anche uno dei motivi principa-
li del fascino che Christie ha esercitato e ancora eser-
cita su tanti lettori in tanti momenti e luoghi diversi.
Anche se le sue opere sono formaliste senza essere
moderniste, il suo interesse per l’identità e la natura
dei personaggi e della società è una preoccupazione
modernista, espressa attraverso un mezzo delibera-
tamente popolare e accessibile. Nelle sue opere si
mescolano ambienti in cui regnano l’ordine e profon-
da cattiveria, familiarità e freddezza, e alla loro base
c’è la domanda più importante di tutte, la preoccupa-
zione tipica della modernità: chi sei? u bt
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 87
Scienza
Perché gli autobus non passano mai

Vikash V. Gayah e S. Ilgin Guler, The Conversation, Regno Unito

Spesso dopo lunghe attese alle
fermate arrivano due autobus
insieme. Ma le nuove tecnologie
sono in grado di evitare
l’accumulo di ritardo o di
anticipo dei mezzi pubblici

i è mai capitato di aspettare a

V lungo alla fermata per poi veder

arrivare due o più autobus insie-
me? Il bus bunching (ammuc-
chiata di autobus) è un problema che le
aziende dei trasporti di tutto il mondo cer-
CHIara DattOLa

cano di risolvere da decenni. Di recente

alcuni ricercatori hanno usato dei modelli
matematici per studiare la questione e ca-
pire perché si veriica. Hanno individuato
le cause e suggerito di associare dei sem-
plici algoritmi di controllo ai sistemi di lo-
calizzazione per migliorare la situazione.
Per gli utenti il problema è snervante
perché prolunga la durata media e la varia-
bilità dell’attesa alle fermate. Inoltre, dato
che l’accumulo di ritardo rende meno ai-
dabile il servizio, molti potrebbero decide-
re di ricorrere a mezzi di trasporto meno
sostenibili.
Il bus bunching è legato agli imprevisti
che si veriicano durante il percorso. Un
autobus arriva in orario quando tutto ila
liscio: si muove da una fermata all’altra fa-
cendo salire e scendere regolarmente i
passeggeri. Se però, per qualunque moti-
vo, accumula un po’ di ritardo, è quasi im-
possibile recuperarlo e anzi il ritardo tende
ad aumentare, e in alcuni casi l’autobus
può essere raggiunto da quello successivo.
Lo stesso discorso vale per gli autobus in
anticipo: guadagnano tempo a ogni ferma-
ta e a volte possono raggiungere quelli par-
titi prima.
Salita e discesa
Le equazioni matematiche che descrivono
il movimento degli autobus lungo il per-
corso spiegano le cause del fenomeno. Il
tempo impiegato ad aspettare la salita e la
discesa dei passeggeri è collegato a quello
che intercorre tra un arrivo e il seguente,
noto come intervallo. Se un autobus è in
ritardo cresce l’intervallo e aumenta il nu-
mero dei passeggeri alle fermate. Più sono
i passeggeri, più la sosta sarà lunga. Gli au-
tobus in ritardo sono quindi costretti a trat-
tenersi più a lungo a ogni fermata, accu-
mulando ulteriore ritardo. Il contrario
succede a quelli in anticipo, così le tenden-
ze si accentuano inché i bus si accalcano.
Per risolvere il problema del bus bun-
ching le aziende hanno chiesto aiuto ai ri-
cercatori, che hanno proposto varie strate-
gie. Una di queste prevede che gli autobus
in ritardo saltino le fermate non prenotate
o limitino la salita dei passeggeri. Le due
soluzioni consentono di ridurre le soste
recuperando il ritardo, ma i passeggeri
esclusi potrebbero non apprezzare.
Un’altra possibilità è allungare il tempo
previsto per completare il percorso: il tem-
po aggiuntivo permette ai conducenti di
adattarsi meglio agli imprevisti del viag-
gio. Gli autobus in anticipo possono sosta-
re alle fermate ripartendo al momento
previsto. Ma questo sistema non permette
agli autobus in ritardo di recuperare terre-
no ed è soggetto agli imprevisti che altera-
no la durata del viaggio. Inoltre, trattenere
gli autobus alle fermate riduce la velocità
di spostamento dei passeggeri.
Come molle
Un contributo importante potrebbe venire
dalla tecnologia. Oggi le aziende dei tra-
sporti sono in grado di localizzare gli auto-
bus fornendo informazioni in tempo reale
ai conducenti. Come se gli autobus fossero
collegati da molle, quelli troppo vicini tra
loro ricevono istruzioni che li aiutano ad
allontanarsi e quelli troppo lontani ricevo-
no istruzioni per avvicinarsi, per esempio
sostando più o meno a lungo alle fermate
oppure rallentando o accelerando lungo il
percorso.
I ricercatori hanno ideato algoritmi che
permettono di fornire indicazioni chiare ai
conducenti dei singoli autobus. Le istru-
zioni potrebbero essere date da impiegati
dell’azienda che monitorano il traico e
comunicano direttamente con i conducen-
ti, oppure da computer montati a bordo dei
mezzi pubblici. Le simulazioni al computer
e i test sul campo dimostrano che molto
presto queste nuove strategie dinamiche
renderanno il bus bunching un problema
del passato. u sdf

88 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019


salute
sulla pelle
dei cinesi
La Coca-Cola avrebbe fatto
pressioni sulle autorità cinesi
per realizzare delle campagne di
sensibilizzazione rivolte ai citta-
dini sull’importanza dell’eserci-
zio isico. L’obiettivo era na-
scondere la causa principale
dell’aumento dell’obesità in Ci-
na: il consumo di bevande zuc-
cherate e cibo spazzatura delle
multinazionali occidentali. Dal
1991 al 2011 le persone sovrap-
peso in Cina sono aumentate
dal 20,5 al 42,3 per cento. Secon-
do l’antropologa Susan Green-
halgh, dell’università di Har-
vard, le multinazionali hanno
condizionato le politiche di Pe-
chino attraverso legami inan-
ziari, istituzionali e personali.
Per esempio, scrive il British
Medical Journal, nel Centro
per il controllo e la prevenzione
delle malattie di Pechino si è in-
sediato un organismo inanziato
da Coca-Cola, Pepsi e McDo-
nalds che ha cercato di negare il
legame tra l’obesità e il consu-
mo di bevande zuccherate e cibi
ad alto contenuto calorico.
etologIa
la percezione
dei corvi
RBG/KEw
Studiando i corvi della Nuova
Caledonia i ricercatori dell’uni-
versità di Cambridge, nel Regno
Unito, hanno scoperto che la
percezione del peso non è una
prerogativa degli esseri umani.
Gli esemplari addestrati a di-
stinguere un oggetto pesante da
uno leggero, entrambi appesi a
un ilo e mossi da un ventilatore,
hanno scelto correttamente set-
te volte su dieci, scrive Procee-
dings of the Royal Society B. I
corvi della Nuova Caledonia
hanno l’abitudine di far cadere
le noci in terra per aprirle, e la
percezione del peso può rivelar-
si utile per individuare quelle
buone scartando quelle marce.
QUT
Matematica
Impossibile da dimostrare
Nature Machine Intelligence, Regno Unito
“I matematici Kurt Gödel e Paul
Cohen hanno dimostrato che non
tutto è dimostrabile”. Secondo alcuni In Breve
ricercatori, questo principio vale per Salute Secondo il British Medi-
esempio per l’apprendimento cal Journal, negli Stati Uniti
quasi un quarto delle prescri-
automatico, o machine learning, in cui
zioni di antibiotici non è giusti-
degli algoritmi sono progettati per icato. Nel 23 per cento dei casi i
imparare e migliorare le prestazioni farmaci sono infatti usati per
quando ricevono nuovi dati. L’équipe malattie che non li richiedono,
ha stabilito che in alcuni casi non è possibile sapere se come il rafreddore e la tosse.
l’algoritmo risolverà un problema. Prendiamo il caso di L’uso non giustiicato risulta
un sito web che deve ospitare una pubblicità. Il più frequente negli adulti che
nei bambini. I risultati sono
proprietario del sito vorrebbe che la pubblicità fosse vista
parziali perché lo studio ha esa-
dal maggior numero possibile di utenti, ma è impossibile minato solo le prescrizioni per i
prevedere chi visiterà la pagina. La questione può essere pazienti con assicurazione sani-
ricondotta a un problema matematico, l’ipotesi del taria privata, senza considerare
continuo, che non può essere risolto, come hanno gli ospedali.
dimostrato Gödel e Cohen. Non è ancora chiaro quali
conseguenze avranno le nuove ricerche sugli algoritmi
salute
usati nel mondo reale. Potrebbero non avere
conseguenze pratiche, ma non è escluso che portino Pro o contro
invece un po’ di salutare umiltà nel campo il glifosato
dell’apprendimento automatico, anche se gli algoritmi
del machine learning continuano a rivoluzionare il mondo Uno studio pubblicato su Envi-
che ci circonda. u ronmental Sciences Europe
ha cercato di capire perché
l’Epa, l’agenzia statunitense per
Botanica la protezione dell’ambiente, e
lo Iarc, il centro internazionale
per la ricerca sul cancro, sono
arrivati a conclusioni diverse
sul glifosato, un erbicida molto
difuso in agricoltura. Per lo
Iarc il prodotto è probabilmente
cancerogeno per gli esseri uma-
ni, mentre per l’Epa è improba-
bile che lo sia. Mentre l’Epa ha
usato studi commissionati dalle
industrie, spesso non pubblicati
e basati sull’analisi del solo gli-
Piante di cafè in pericolo fosato, lo Iarc ha usato studi in-
dipendenti, pubblicati e revisio-
Il 60 per cento delle specie selvatiche di cafè potrebbe estinguersi. nati da terzi, che consideravano
Delle 124 specie selvatiche note, 75 sono a rischio, scrive Science anche i derivati del glifosato.
Advances. Attualmente le piante di cafè coltivate sono di due tipi, Inoltre l’Epa ha esaminato solo
l’arabica e la robusta. In futuro potrebbe essere necessario usare le l’esposizione della popolazione
specie selvatiche per creare piante resistenti a minacce come la sic- generale, mentre lo Iarc ha pre-
cità, gli insetti o le infezioni da funghi. Il 28 per cento delle specie so in considerazione anche i
selvatiche non si trova in aree protette. Nella foto: due chicchi di Cof- gruppi di persone più esposti al
fea ambongensis, a rischio, tra chicchi di arabica prodotto.
Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 89
 Il diario della Terra
foNtE: WoRLD DAtA CENtER foR GEoMAGNEtISM/UNIvERSItà DI Kyoto

ALASKA
(StAtI UNItI)
Il nostro clima
StAtI
UNItI
Mare
Ci
rco
lo
Il diritto
di riparare

Po
di Beaufort

la
re
Ar
tic
CANADA

o
Oceano Artico

1980 u È frustrante: compri un

1940
1920
2010 2020 elettrodomestico e, appena
RUSSIA scade la garanzia, si rompe.
1960 2000 2015
1900 Non trovi nessuno che possa
Baia Polo Nord ripararlo a un prezzo ragione-
di Hudson
vole, e così l’apparecchio si ag-
giunge alla montagna globale
Mare della spazzatura. Sei costretto
GRoENLANDIA di Barents
a comprarne un altro, contri-
(DANIMARCA)
fINLANDIA buendo al cambiamento cli-
NoRvEGIA matico causato dai gas serra
emessi per produrlo. Secondo
Polo nord geograico la Bbc, per risolvere il proble-
Polo nord magnetico 1.500 km
ma potrebbe essere introdotto
nell’Unione europea e negli
Polo magnetico Il polo nord magnetico del pianeta si sta muovendo più velocemente del previsto Stati Uniti il diritto alla ripara-
dalla sua posizione attuale a nord del Canada verso la Siberia. Per questo motivo, compatibilmente
zione degli apparecchi. I mini-
con lo shutdown governativo negli Stati Uniti, sarà aggiornato in anticipo, rispetto alla data prevista
stri dell’ambiente europei po-
del 2020, il World magnetic model, la descrizione del campo magnetico terrestre. Questa mappa
trebbero imporre ai produttori
è usata in vari ambiti, dalla navigazione marittima agli smartphone. Non è chiaro perché il polo
nord magnetico si stia muovendo così velocemente, ma dipende da quanto succede negli strati più alcune regole per rendere gli
interni della terra, scrive Nature. Una delle ipotesi è la presenza di un lusso di ferro liquido sotto la elettrodomestici più duraturi
supericie del Canada. e facili da riparare. La norma-
tiva riguarderebbe i settori
dell’illuminazione, dei televi-
Radar stato travolto da una valanga a
valmorel, in francia.
meteorologiche, sono stati aiu-
tati a raggiungere l’oceano.
sori e dei grandi elettrodome-
stici.
Strage Incendi Un pompiere è morto Pesci Un milione di pesci so-
Negli Stati Uniti alcuni stati
vorrebbero introdurre delle
di pesci mentre cercava di spegnere un
incendio nel nord della Nuova
no stati ritrovati morti nei iu-
mi del sudest dell’Australia. Le
norme per evitare la vendita di
prodotti che non possono es-
in Australia Caledonia. Le iamme hanno cause potrebbero essere la sic- sere riparati, perché mancano
distrutto più di 800 ettari di ve- cità e la cattiva gestione delle i pezzi di ricambio o le istru-
getazione. acque. zioni. I produttori temono che
Terremoti Un sisma di ma- queste regole possano frenare
gnitudo 5,9 sulla scala Richter Ghiaccio Lo scioglimento an- Neve Una tempesta di neve l’innovazione e vorrebbero
ha colpito il nordovest nuale dei ghiacci dell’Antartide eccezionale ha paralizzato la che le riparazioni fossero ef-
dell’Iran causando 75 feriti. è circa sei volte più rapido ri- circolazione nel centro e fettuate da professionisti sotto
Altre scosse sono state regi- spetto a quarant’anni fa. Dal nell’ovest dell’Austria (nella fo- il loro controllo, una scelta che
strate nel sud del Giappone 1979 al 2017 ha causato l’au- to). In alcune zone sono caduti potrebbe farne aumentare il
(6,3) e in Uganda (4,7). mento del livello degli oceani più di tre metri di neve. varie costo. Ma il problema degli
di 1,4 centimetri, scrive Pnas. A località sciistiche sono state elettrodomestici diicili da ri-
Freddo Almeno 15 bambini, la diferenza di quanto osservato chiuse per il rischio valanghe. parare è evidente. Secondo
maggior parte di meno di un in passato, sembra che anche uno studio, tra il 2004 e il 2012
anno, sono morti nelle ultime alcune aree dell’Antartide il numero degli apparecchi che
L. foEGER (REUtERS/CoNtRASto)

settimane a causa del freddo
nei campi profughi in Siria.
Valanghe La località di Disen-
tis, nell’est della Svizzera, è ri-
masta isolata dopo una valan-
ga. u Uno sciatore olandese è
orientale si stiano sciogliendo. si rompono entro cinque anni
è passato dal 3,5 all’8,3 per cen-
Foche Quaranta foche hanno to. E un’analisi delle lavatrici
invaso le strade della cittadina presenti in un centro per la
di Roddickton-Bide Arm, raccolta diferenziata ha di-
nell’est del Canada. Gli anima- mostrato che il 10 per cento
li, disorientati dalle condizioni aveva meno di cinque anni.

90 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

Il pianeta visto dallo spazio 08.12.2018
La capsula orbitale Dragon sorvola l’Arabia Saudita

Manifa

eArThObServATOry/NASA
Nord
10 km

u Il 5 dicembre 2018 la Nasa ha
lanciato in orbita la capsula
Dragon della SpaceX, con a
bordo un pacco di generi ali-
mentari di 2,5 tonnellate desti-
nato alla Stazione spaziale in-
ternazionale (Iss). La capsula
ha orbitato intorno alla Terra
per tre giorni, sorvolando i pae-
saggi più vari, prima di attrac-
care all’Iss.
Quest’immagine, scattata
dall’astronauta Alex Gerst, mo-
stra la capsula mentre sorvola
Manifa, nel nordest dell’Arabia
Saudita. Manifa è una delle
aree petrolifere più grandi del
mondo. Le isolette artiiciali vi-
sibili nella parte sinistra della
foto, ognuna grande come dieci
campi da calcio, sono impianti
per estrarre il petrolio dai giaci-
menti ofshore. Le acque di co-
lore verde smeraldo del golfo
Persico ospitano più di ottanta-
cinque specie di pesci e cin-
quanta di coralli.
L’aggancio della capsula
all’Iss, completato grazie al
braccio robotico della stazione
spaziale, è avvenuto l’8 dicem-
bre sopra l’oceano Paciico, a
La capsula della SpaceX ha
trasportato sulla Stazione
spaziale internazionale un
pacco di generi alimentari
e uno strumento per
monitorare le foreste della
Terra.
u si modiicano con l’aumento
nord della Papua Nuova Gui-
nea. Oltre alle provviste, a bor-
do della capsula c’era anche il
Gedi (Global ecosystem dyna-
mics investigation), uno stru-
mento laser avanzato in grado
di monitorare le foreste della
Terra producendo immagini
tridimensionali ad alta risolu-
zione. Il Gedi misurerà la quan-
tità di carbonio presente nelle
foreste e studierà come queste
della concentrazione di anidri-
de carbonica nell’atmosfera.–
Kasha Patel (Nasa)

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 91

 Economia e lavoro
Los Angeles, Stati Uniti, Alexandria Ocasio-Cortez
MARIO TAMA (GETTy)
Far pagare di più i ricchi
è solo un buon inizio
Noah Smith, Bloomberg Businessweek, Stati Uniti
La deputata dei democratici
statunitensi Alexandria Ocasio-
Cortez propone un’aliquota del
70 per cento sui redditi milionari
per inanziare un grande piano
energetico. Ma ci vuole di più
l 6 gennaio Alexandria Ocasio-Cor-
I tez, deputata democratica al congres-
so degli Stati Uniti, è inita (ancora
una volta) in prima pagina con una
proposta coraggiosa: un’aliquota margina-
le del 70 per cento su redditi superiori ai
dieci milioni di dollari all’anno. Ocasio-
Cortez ha precisato che l’imposta contri-
buirebbe a inanziare il suo new deal verde,
un piano ancora in fase di sviluppo per eli-
minare l’energia prodotta con i combusti-
bili fossili entro il 2030 e ridurre le disugua-
glianze. “Chiamatemi pure radicale”, ha
detto. Speriamo l’abbia detto per scherzo,
perché il suo piano non è poi così radicale.
Nel 1920 l’aliquota più alta era il 73 per cen-
to, negli anni cinquanta superava il 90 per
cento e nel 1981 era il 69 per cento. Il piano
di Ocasio-Cortez rappresenterebbe quindi
un ritorno a quella che nel novecento era la
92 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
norma. Anzi, neanche quello, perché in
passato le soglie per le fasce di reddito più
alte erano spesso inferiori a dieci milioni di
dollari.
I conservatori e gli attivisti antitasse
naturalmente hanno condannato l’idea.
Ma come ha sottolineato il premio Nobel
per l’economia Paul Krugman, probabil-
mente un piano simile non farebbe grandi
danni.
La ricerca in campo economico lo con-
ferma. Le imposte sul reddito in teoria in-
coraggiano le persone a lavorare meno. Ma
per i ricchi l’efetto è limitato. Gli economi-
sti Christina e David Romer hanno esami-
nato le imposte sui redditi più alti negli an-
ni venti e trenta e hanno osservato che i
grandi cambiamenti nelle aliquote più alte
avevano provocato un abbassamento dei
redditi dei più ricchi, ma l’efetto era stato
in generale piuttosto ridotto. Secondo i cal-
coli degli economisti Peter Diamond (pre-
mio Nobel nel 2010) ed Emmanuel Saez,
per potenziare lo stato sociale l’aliquota i-
scale ottimale sui redditi superiori ai tre-
centomila dollari all’anno – una soglia mol-
to più bassa di quella proposta da Ocasio-
Cortez – dovrebbe essere del 73 per cento.
Questi calcoli si basano sull’idea che un
dollaro di reddito in più è più importante
per i poveri che per i ricchi. Quindi il piano
di Ocasio-Cortez non è afatto radicale, e
quasi sicuramente non provocherà alcun
danno signiicativo all’economia. Tuttavia
chi pensa che possa generare un’abbon-
danza di entrate iscali utili per il new deal
verde o ad altri importanti programmi di
spesa resterà deluso, perché l’aumento del-
le tasse proposto non produrrebbe un gros-
so gettito.
Se i ricchi pagassero questa tassa per
intero, si otterrebbero più o meno 72 mi-
liardi di dollari all’anno. Questa cifra ac-
crescerebbe il gettito fiscale degli Stati
Uniti del 3,6 per cento: certo è meglio di
niente, ma non è una gran cifra. Di sicuro
non basterebbe a inanziare il new deal ver-
de di Ocasio-Cortez, che probabilmente
costerebbe tredici volte di più.
Revisione dei sistemi
In realtà le entrate iscali generate dal pia-
no sarebbero certamente molto più basse,
perché i ricchi hanno molti modi per elude-
re le imposte sul reddito. La storia dimostra
quanto sia diicile accrescere il gettito i-
scale aumentando le aliquote sulle fasce di
reddito più alte. Perino quando c’erano
aliquote iscali molto pesanti su fasce di
reddito più ampie di quelle previste dal pia-
no di Ocasio-Cortez (e tasse più alte sulle
aziende e sulle plusvalenze), la fetta di red-
dito nazionale che andava al isco era più o
meno la stessa di oggi.
In altri termini, per espandere sensibil-
mente il gettito iscale servirebbe molto di
più di quanto propone Ocasio-Cortez. Ser-
virebbe una revisione dei sistemi di tassa-
zione sulle imprese e sulle plusvalenze,
aliquote più alte per una fetta molto più
ampia di popolazione e probabilmente an-
che imposte sui patrimoni. Servirebbe
un’enorme volontà politica e uno sforzo
politico prolungato.
Le imposte su redditi superiori ai dieci
milioni di dollari all’anno riuscirebbero so-
lo a comprimere un po’ la distribuzione
nelle fasce alte, cioè ad avvicinare legger-
mente ricchi e superricchi. Non ridurreb-
bero afatto le disparità crescenti tra i ricchi
e la classe media, e meno ancora quelle tra
i ricchi e i poveri. Perciò la proposta di Oca-
sio-Cortez non si colloca certo al di fuori
delle tendenze dominanti in economia. Se
l’obiettivo è realizzare grandi programmi
come il new deal verde o ridurre le disugua-
glianze, questo è solo il primo passo. u gim
 Germania CINA

Meno
La recessione evitata investimenti
“Nel 2018 gli investimenti diret-
MONTy RAkUSEN (GETTy)

La cancelliera tedesca Angela Merkel ti cinesi in Europa e negli Stati

Uniti sono diminuiti del 73 per
cento”, scrive la Neue Zürcher
Zeitung. Il crollo è stato parti-
colarmente drammatico in Eu-
ropa, dove il valore degli investi-
LAVORO menti è sceso da 80 a 23 miliardi
kAI PFAFFENBACH (REUTERS/CONTRASTO)

I vantaggi di euro. Secondo gli esperti, il

motivo della contrazione sono i
delle macchine maggiori controlli sugli investi-
menti cinesi decisi dai governi
Fin dalle origini dell’industria- di molti paesi, tra cui la Germa-
lizzazione il lavoratore ha com- nia, la Francia, l’Italia, il Regno
battuto con la paura di essere Unito e gli Stati Uniti. Ma biso-
sostituito da una macchina. Le gna anche considerare il freno
ultime innovazioni nel campo agli investimenti all’estero im-
dell’informatica e della robotica posto da Pechino, aggiunge il
hanno ravvivato queste paure.
“Nel 2018 la crescita dell’economia tedesca è rallentata,
quotidiano, soprattutto dopo il
Uno studio del 2013 degli eco- fermandosi all’1,5 per cento, mentre l’anno precedente era
caso dell’Hna, il gruppo cinese
nomisti Michael Osborne e Carl stata del 2,2 per cento”, scrive il Financial Times. che negli ultimi anni aveva rea-
B. Frey, per esempio, prevedeva “Comunque l’aumento dello 0,3 per cento registrato nel lizzato acquisti in giro per il
che le macchine avrebbero po- quarto trimestre del 2018 ha evitato al paese la recessione mondo, giudicati eccessivi da
tuto presto occupare metà dei tecnica (due trimestri consecutivi in calo). Nel terzo Pechino, e aveva accumulato
posti di lavoro. Ma ci sono an- “una montagna di debiti”.
trimestre, infatti, il pil tedesco era diminuito dello 0,2 per
che studiosi che leggono in mo-
do diverso l’automazione, scrive
cento”. Nelle scorse settimane, conclude il quotidiano, i Investimenti diretti cinesi, miliardi
di dollari Fonte: Neue Zürcher Zeitung
la Süddeutsche Zeitung. Ter- timori che la Germania cadesse in recessione si erano
ry Gregory, ricercatore dell’Isti- intensiicati dopo che a ottobre e a novembre era Stati Uniti Europa

tuto per il futuro del lavoro di diminuita la produzione industriale del paese. u 0 20 40 60 80 100

Bonn, in Germania, sostiene 2016

che “tra il 1999 e il 2018 l’auto-

mazione ha permesso di creare FRANCIA gazzini francesi Amazon ha di- 2017

in Europa più di tre milioni di strutto 3,2 milioni di prodotti in-

posti di lavoro, più o meno il
Le distruzioni venduti. “Confezioni di Playmo- 2018

doppio di quelli che ha contribu- di Amazon bil o di Lego, pannolini, macchi-

ito a distruggere”. Questo, però, ne per i popcorn, tutto viene get-
non vuol dire che chi perde il la- “Gli sprechi alimentari e l’obso- tato via con l’imballaggio origi- IN BREVE
voro a causa di una macchina ne lescenza programmata dei pro- nale”. Nei suoi magazzini Ama- Argentina Il 15 gennaio l’Istitu-
riceve subito uno nuovo da dotti sono due tra le aberrazioni zon non conserva solo i prodotti to nazionale di statistica d’Ar-
qualche altra parte, sottolinea il commerciali più note”, scrive di sua proprietà, ma anche quel- gentina ha pubblicato i dati
quotidiano tedesco. Gregory af- Le Monde. Ma forse pochi co- li che vende per conto di altre sull’inlazione nel paese suda-
ferma che per favorire il passag- noscono una nuova specie di aziende. A queste ultime con- mericano. Nel 2018 il tasso d’in-
gio verso i nuovi lavori bisogna aberrazione: la distruzione di viene accettare la distruzione lazione ha raggiunto il 47,6 per
formare le persone e cambiare massa di merci invendute attua- delle merci invendute pagando cento, il livello più alto dal 1991,
radicalmente le aziende, obiet- ta dal colosso statunitense del un costo irrisorio piuttosto che quando era all’84 per cento. Una
tivi che possono essere raggiun- commercio online Amazon. Lo versare l’aitto del deposito, che delle cause principali dell’au-
ti solo grazie all’azione costante ha rivelato un’inchiesta di Capi- passa da 26 a 500 euro al metro mento dell’inlazione è la svalu-
della politica. “Ma è stato pro- tal, una trasmissione della tv quadrato dopo sei mesi e rag- tazione del peso, che l’anno
prio a causa della mancanza di privata francese Métropole 6 giunge i mille euro dopo un an- scorso ha perso il 50 per cento
una solida rete sociale” che in (M6). I giornalisti di Capital si no. “Tra l’altro, il consenso alla del suo valore. Secondo alcune
paesi come gli Stati Uniti, il Re- sono concentrati sul magazzino distruzione di massa ottenuto in stime, a causa del maggiore co-
gno Unito e l’Australia l’automa- di Amazon a Chalon-sur-Saône. questo modo permette ad Ama- sto della vita i salari dei lavora-
zione ha colpito duramente i la- Secondo i sindacalisti della zon di respingere ogni responsa- tori argentini hanno perso tra il
voratori, soprattutto quelli del Confédération générale du tra- bilità in questa vicenda”, con- 10 e il 15 per cento del potere
settore manifatturiero. vail (Cgt), nel 2018 nei suoi ma- clude il quotidiano. d’acquisto.

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 93

Annunci

94 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

 Vuoi pubblicare un annuncio su queste pagine? Per informazioni e costi contatta Anita Joshi • annunci@internazionale.it • 06 4417 301

95
Annunci

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019

Strisce
War and Peas
Elizabeth Pich e Jonathan Kunz, Germania
SONO FELICE DI
PRESENTARVI QUESTO
MACCHINARIO
D’AVANGUARDIA...
Buni
Ryan Pagelow, Stati Uniti
Benvenuti nel nuovo mondo
Jake Halpern e Michael Sloan, Stati Uniti
Lo sto facendo, Ammar, STO GUIDANDO!
Quando eravamo a Homs vedere una
donna alla guida era…
strano, un evento!
Ho sempre pensato che saremmo
tornati. Che avrei rivisto i miei
disegni e la nostra casa.
Anch’io. Abbiamo anche lasciato
gli elettrodomestici attaccati.
team
96 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019
FUNZIONA
ESCLUSIVAMENTE
CON ENERGIA
ALTERNATIVA.
Sei stata brava oggi. Sei stanca?
No. Mi piace lavorare
quando i ragazzi dormono.
Hai guidato bene oggi.
è divertente. Prima di entrare
in macchina avevo il cuore a mille,
ma appena ho iniziato a guidare
mi sono calmata perché sentivo
di avere il controllo.
ce ne stavamo così in Siria quando
facevi i tuoi disegni.
Ne ho fatti così tanti.
E quando siamo andati via
li ho nascosti nel soppalco
in cucina, ricordi?
ammar, sono entusiasta di esporre
i miei disegni nel negozio.
Mi fa sentire di avere
un obiettivo.
GRAZIE.
Homs, Siria
Raghida, dobbiamo andare via, ora!
Voglio che siano al sicuro Quando
i soldati saccheggeranno la casa.
Torneremo tra poche
settimane.
sono bellissimi appesi lì.
Bene,
è un buon inizio.
(continua)
 L’oroscopo

Rob Brezsny
COMPITI PER TUTTI
Scrivi un saggio di una pagina intitolato
Il 2019 è l’anno in cui capirò
cosa voglio davvero.

CAPRICORNO e fece un sogno inquietante. Vide nessuna nuova tassa, nessuna leg-
Sul sito web The Pudding l’esperto di cultura popolare un robot mutilato, armato di col- ge punitiva – che è stato rieletto
telli da cucina, che si allontanava più volte. E per te, Scorpione, qual
Colin Morris rivela cosa ha scoperto analizzando
strisciando dal luogo di un’esplo- è l’equivalente di avere un gatto
15mila canzoni pop. Prima di tutto, i testi dei pezzi di
sione. Quell’incubo si rivelò una come leader supremo? Dal punto
oggi sono molto più ripetitivi di quelli degli anni sessanta. manna per lui, perché gli fornì di vista astrologico è un buon mo-
Inoltre quelli più famosi, di allora e di adesso, hanno testi più l’ispirazione per il ilm Terminator, mento per sperimentare una solu-
ripetitivi della media. Perché? Probabilmente, ipotizza Morris, un successo che lo lanciò verso la zione simile. Sei in una fase del
perché i pezzi ripetitivi sono più orecchiabili. Ma in conformità fama e la ricchezza. Prevedo svi- tuo ciclo che richiede divertito
con i presagi astrali del momento, Capricorno, t’invito a essere luppi simili nel tuo immediato fu- relax.
meno ripetitivo possibile nelle canzoni che canti, nei messaggi turo, Leone. Un evento inizial-
mente spiacevole si rivelerà un ve- SAGITTARIO
che invii, nei movimenti che fai e nelle idee che esprimi. Nelle
ro colpo di fortuna. Gli alberi hanno bisogno di
prossime settimane dovrai coltivare l’originalità,
essere scossi dal vento per-
l’imprevedibilità e la complessità. VERGINE ché li raforza. Quando si oppon-
Gli psicologi deiniscono gono alle folate, producono un le-
“efetto rilettore” la nostra gno più robusto. Senza l’aiuto del
ARIETE idiota si trasformerà in una trama tendenza a pensare che gli altri vento, la loro struttura interna sa-
Nel 1917 i capi del movi- intelligente. siano attenti a ogni piccola sfuma- rebbe più debole. Sono lieto di co-
mento cristiano dei testi- tura del nostro comportamento e municarti che stai per godere dei
moni di Geova predissero che tutti GEMELLI del nostro aspetto. La verità, ov- beneici di un fenomeno che somi-
i governi della Terra sarebbero Nel 1865 il primo ministro viamente, è un’altra: quasi tutti glia metaforicamente a un forte
presto scomparsi e che la cristiani- prussiano Otto von Bi- sono presi dai loro pensieri. La vento. Accogli con gioia questa op-
tà sarebbe inita. Nel 1924 annun- smarck s’infuriò quando un suo buona notizia, Vergine, è che nelle portunità di raforzarti.
ciarono che il profeta ebreo Mosè avversario, Rudolf Virchow, pro- prossime settimane questo ti sarà
sarebbe risorto e avrebbe parlato a pose dei tagli al bilancio del mini- molto utile. Scommetto che presto ACQUARIO
tutti i popoli del mondo alla radio. stero della guerra, e lo sidò a duel- avrai una nuova grande liberazio- Nel maggio del 1927 l’avia-
Nel 1938 consigliarono ai loro se- lo. Virchow non voleva battersi ed ne: sarai più immune che mai al tore statunitense Charles
guaci di non sposarsi e di non ave- ebbe un’idea. Dato che era stato potere degli altri d’inibire i tuoi Lindbergh, dell’Acquario, afrontò
re igli perché il crollo della civiltà sidato, poteva scegliere l’arma del comportamenti e farti sentire a per la prima volta un volo su un
era vicino. Nel 1974 dissero che duello. Propose due salsicce: la disagio. monomotore da New York a Pari-
“mancava poco tempo alla ine di sua sarebbe stata cotta, quella di gi. Qualche anno dopo confessò
questo mondo malvagio”. Ti sotto- Bismarck piena di vermi solitari. BILANCIA che durante il suo epico viaggio
pongo queste previsioni sbagliate, Fu uno stratagemma brillante: Bi- Sai qual è la località norda- era stato visitato da alcuni esseri
Ariete, per aiutarti a entrare nello smarck si spaventò e rinunciò al mericana che si trova più a evanescenti, che comparivano
stato d’animo giusto per la mia: duello. Nei prossimi giorni, se nord? È una cittadina dell’Alaska nella sua cabina e parlavano con
tutte le profezie che sono state fat- qualcuno ti siderà a un duello isi- che un tempo si chiamava Barrow, lui, dimostrando di avere una raf-
te inora sulla tua vita sono sba- co o verbale, pensa a un sistema dal nome di un ammiraglio britan- inata conoscenza della naviga-
gliate quanto le visioni dei testi- astuto e divertente per evitarlo. nico. Ma nel 2016 gli abitanti han- zione aerea. Queste visite lo ave-
moni di Geova. Nel 2019 ti libere- no scelto il nome usato in passato vano rincuorato, permettendogli
rai delle vecchie idee su chi sei e CANCRO dal popolo indigeno degli iñupiat: di ritrovare la concentrazione che
chi dovresti essere e avrai la possi- Un fantasioso ventisetten- Utqiaġvik. In conformità con i pre- stava perdendo. Prevedo che pre-
bilità di dimostrare che il tuo futu- ne con lo pseudonimo di sagi astrali, Bilancia, nelle prossi- sto anche tu potrai avere un aiuto
ro è tutto da scrivere. Thewildandcrazyoli ha deciso che me settimane ti propongo d’ispi- simile, Acquario. Non perdere
stava diventando troppo grande rarti alla loro decisione. Ritrova le tempo a mostrarti scettico, accet-
TORO per continuare ad avere un amico tue radici. Rendi omaggio alle tue talo e basta.
Il critico cinematograico immaginario. Perciò ha messo in fonti. Riporta in vita lo spirito delle
Roger Ebert ha chiamato vendita su eBay il suo compagno tue inluenze originarie. PESCI
“trama idiota” quella di “qualsiasi invisibile, chiamato John Malipie- Più di quattro secoli fa il sa-
ilm che afronta problemi che po- man, e poco dopo l’ha spedito a SCORPIONE murai Honda Tadakatsu,
trebbero essere risolti facilmente chi aveva fatto l’oferta migliore La cittadina di Talkeetna, dei Pesci, ebbe il comando
ILLUSTRAZIONI DI FRANCESCA GHERMANDI

se tutti i personaggi non fossero (tremila dollari). Ti prego di non in Alaska, ha solo novecen- dell’esercito giapponese. Nel cor-
internazionale.it/oroscopo

idioti”. Te lo dico perché sospetto
che nella tua vita ci sia un intrec-
cio che per qualche verso corri-
sponde a questa descrizione. Per
fortuna, qualsiasi tentazione tu
possa avere di dare retta ai deliri
degli altri presto ti passerà. Di
conseguenza, prevedo che cataliz-
zerai un gran numero di soluzioni
creative ai problemi e che la trama
fare niente del genere nelle prossi-
me settimane, Cancerino. Ti ser-
vono più amici, non meno, sia del
tipo immaginario sia reale.
LEONE
Nel dicembre del 1981 il re-
gista James Cameron, del
Leone, che all’epoca era alle prime
armi, si sentì male, si addormentò
to abitanti e non ha bisogno di po-
litiche complicate per provvedere
ai suoi bisogni. Quindi ha sidato
ogni convenzione eleggendo sin-
daco un gatto per quindici anni.
La prima volta Stubbs ha vinto
perché gli elettori hanno scritto il
suo nome sulla scheda anche se
non era tra i candidati. La sua po-
litica è stata così accomodante –
so della sua carriera combatté più
di cento battaglie, ma non fu mai
ferito gravemente o sconitto da
un altro samurai. Te lo propongo
come modello per le prossime set-
timane. Sono sicuro che afronte-
rai side interessanti e che la tua
vita sarà magica come la sua. Nes-
suna ferita. Nessun trauma. Solo
tante avventure istruttive.

Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019 97

 L’ultima
JOEP BERTRAMS, POLITICO, PAESI BASSI

PETE KREINER, AUSTRALIA

Theresa May prosegue imperterrita con il piano b della Brexit.

Il Brasile di Jair Bolsonaro.

PAOLO CALLERI, GERMANIA

Venezuela: è cominciato il secondo mandato

di Nicolás Maduro.
CHAPPATTE, STATI UNITI

NOTH

“Ci credo che ti senti bene.

Davos. “Perché Macron sta tornando indietro?”. Questa roba è piena di antidepressivi”.

Le regole Gennaio
1 Se gennaio è il lunedì dell’anno, mancano dieci mesi al weekend. 2 Devi smettere di augurare buon
anno. Davvero. 3 È l’unico mese in cui hai il permesso di fare sesso con i calzini addosso. 4 Vai in
vacanza a gennaio? Hai capito tutto. 5 Vedi il lato positivo: manca meno di un mese a Sanremo.
regole@internazionale.it

98 Internazionale 1290 | 18 gennaio 2019