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L’inverno era così lungo e difficile che il misericordioso Sfavillio, il re dei Nani, tutto congelato si

aggrappò al trono. I suoi capelli bianchi diventarono argenti (argentei/color argento ) dalla brina,
c’erano ghiaccioli pendenti sulla sua barba, le sue sopracciglia setolose (questa parola non esiste –
intendevi setose ?  )dalla neve diventarono severe (il significato è giusto ma in questo contesto non
suona molto bene… di solito una persona è severa… una cosa no. Meglio SERIE) e pericolose; nella
corona, al posto delle perle, scintillavano delle gocce di rugiada congelata, mentre il vapore del
respiro si posava sulle pareti di cristallo della caverna. I sudditi fedeli del Re, I nani vivaci, si
avvolgendavano (avvolgevano) nel modo più proprio che potevano nei mantelli rossi e nei grandi
cappucci. Tanti prepararono i cappotti e gilet a maniche lunge dai muschi marroni e verdi, raccolti nel
bosco d’autunno, dei strobili, dei polipori ( queste due parole non le conoscevo nemmeno haha non
sono sbagliate ma non si adattano a dei bambini ;P ) addirittura dalle piume perse dagli uccelli in fuga
al di là del mare.

Nonostante tutto ciò, il re Sfavillio non poteva vestirsi in modo così povero e ordinario. D’inverno e
d’estate doveva indossare una veste di porpora che da secoli serviva ai Re dei Nani, era già usurata e
si sentiva il fischio d’aria entrare sotto essa. Peraltro mai, neanche durante i suoi tempi nuovi, quella
veste non era molto calda, realizzata in filati di seta di ragni che in primavera compaiono sui posatoi,
intessuta aveva soltanto uno spessore simile a quello della foglia di papavero.

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