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Non chiederci la parola

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato

L’animo nostro informe, e a lettere di fuoco

Lo dichiari e risplenda come un croco

Perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,

agli altri ed a se stesso amico,

e l’ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti

Sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo

Analisi

La poesia ci appare sin dall’inizio come una sorta di dichiarazione di poetica, una specie di manifesto delle
idee di Montale. La frequenza dell’avverbio di negazione “non” ci dice che il testo non vuole proporre
modelli solidi e condivisibili, ma offrire una prospettiva negativa, cioè la volontà di dichiarare ciò che non si
è, ciò che non si vuole essere, ciò in cui non si crede. Questo perché non si è capaci di definire in modo
positivo dei valori assoluti. Questa poesia è composta da contrapposizioni di elementi chiari e definiti ed
elementi evanescenti e poco definibili e rappresenta la crisi dei valori dei modelli assoluti, tant’è vero che la
poesia inizia con “Non chiederci la parola che squadri da ogni lato L’ANIMO NOSTRO INFORME”. Questi
versi dicono al lettore “non pretendere che noi, poeti, conosciamo delle parole che possano definire in
maniere precisa l’animo informe”, ci dice “non pretendere che noi siamo come i poeti che nel passato
avevano la pretesa di farlo” (implicito riferimento a D’Annunzio che si sentiva in grado di dare questa
definizione). “Animo nostro informe” è contrapposto a “squadri da ogni lato”. Non chiederci delle lettere
precise (di fuoco) che possano dichiarare in maniera così lampante, e visibile precisa e c’è questo paragone
“come un croco”, il croco è un fiore giallo, molto visibile, “perduto in mezzo a un polveroso prato”. Quindi
significa :” Non chiedere a noi poeti di definire l’animo informe in modo chiaro, così come è chiaro un croco
in un campo polveroso”. Contrapposizione tra “croco” e “l’animo nostro informe”, quindi tra un elemento
facilmente visibile e un elemento non definibile”. Seconda quartina: inizia con quella che è quasi un
esclamazione: “ Ahl’uomo che se ne va sicuro…” e si riferisce a quegli uomini che stanno in pace col mondo
e con sé stessi, che non si curano neanche della loro ombra proiettata, dal sole di mezzogiorno( canicola),
sopra un muro. Contrapposizione tra “uno scalcinato muro”, elemento fragile, poco definibile, dai contorni
frammentari, e “l ‘ombra stampata” a chiare lettere, ben definita. Ultima strofa:”NON domandarci della
formula che possa aprirti i mondi”, una chiave di lettura generale del mondo. Ma il poeta che cosa può
fare? Scrivere “qualche storta sillaba e secca come un ramo” e, quindi, può, al massimo, intuire qualche
elemento della vita, ma non ha nessuna formula di lettura! Da notare anche la contrapposizione tra
“formula” e “qualche storta sillaba e secca come un ramo”. È finito il tempo in cui i poeti spiegano il mondo
agli altri. Gli ultimi due versi sentenziano così: “Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che
non vogliamo”. Montale ribadisce che il poeta può dire solamente cose in negativo e che può ragionare
solo per esclusione. Questo modo di ragionare è contrapposto alla richiesta che nella storia della cultura si
fa ai poeti: dare delle interpretazioni universali della vita, dell’animo.

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