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A
N Strategie S-O: Strategie W-O:
A Sviluppare nuove Eliminare le debolezze
L Opportunità metodologie in grado di per attivare nuove
I sfruttare i punti di forza opportunità
S dell’azienda
I
E Strategie W-T:
S Strategie S-T: Individuare piani di
T Sfruttare i punti di forza difesa per evitare che le
E Minacce per difendersi dalle minacce esterne
R minacce acuiscono i punti di
N debolezza
A
Livello dell'analisi:
❏ territorio sul quale il progetto desidera intervenire;
❏ settore o all’ambito tematico del progetto;
❏ gruppi di beneficiari cui il progetto si rivolge;
❏ idea progettuale stessa;
❏ organizzazione proponente.
Il partenariato
Partenariato → parità di ruoli, di non subordinazione dell’uno e dell’altro, di collaborazione nella quale ognuno porta del
suo.
Il partenariato locale è l’elemento imprescindibile di ogni progetto, ma esso si estende anche a ONG europee, altri
soggetti della cooperazione, ecc.
Non è possibile elaborare/realizzare un progetto di cooperazione senza un partner locale.
Il partenariato è uno dei patrimoni di una ONG. I partner sono come gli amici: le relazioni nascono per più svariati motivi.
Ma il problema non è conoscere dei partner, ma valutare l’attendibilità, la professionalità e il radicamento sociale.
Il partner locale è l’elemento mediatore che consente prima di mettere a punto il progetto coinvolgendo i beneficiari e poi
di guidarci nella gestione del progetto.
Altri partner
La presenza di altri partner, oltre quello locale, è considerato come elemento di qualità.
Il coordinamento degli aiuti avviene attraverso processi di programmazione dello sviluppo a livello di aree omogenee e di
dimensioni molto inferiori a quelli di uno Stato.
I processi di programmazione appaiono per la prima volta negli anni ‘80 dal programma PRODERE in America Centrale,
promosso dall UNOPS (Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi ed i progetti), sostenuto dal governo italiano e realizzato
da italiani e prevede la costituzione di Agenzie locali di sviluppo formate da tutti gli attori dell’economia e della società
locale insieme alle agenzie internazionali dello sviluppo.
Questo approccio territoriale è la base di quella che in Italia viene considerata la “Cooperazione decentrata”.
Da questi esempi è nata la tendenza a promuovere programmi locali di sviluppo diretti dagli organi locali di
rappresentanza della popolazione e quindi la necessità che ogni progetto si inserisca in questo contesto.
Per quanto riguarda il partenariato la forma più stretta è il consorzio fra soggetti della cooperazione nella definizione e nel
sostegno ad un progetto. Il principale elemento che giustifica un consorzio è la necessità di unire le forze per raggiungere
dimensioni o caratteristiche che il singolo soggetto non è in grado di mobilitare. Perciò è indispensabile che ogni soggetto
che partecipa al consorzio abbia una sua connotazione e un proprio ruolo e nessuno copra tutti i ruoli.
Una forma di collaborazione stretta si ha quando la collaborazione si ha con EELL o altri soggetti non ONG.
Cooperazione decentrata (partenariati fra territori)
L’idea di cooperazione decentrata è nata da una critica alla cooperazione centralizzata. Nacque in Europa l’idea di dare
finanziamenti diretti a Enti, ONG locali e alle istituzioni più vicine alle popolazioni, saltando i governi centrali.
Cooperazione decentrata vuol dire partecipazione della popolazione e creazione di un legame duraturo fra due territori che
possono collaborare per favorire la crescita economica dell'uno e quella culturale e umana di entrambi.
La cooperazione diretta allo sviluppo può costituire un importante strumento per mettere a punto soluzioni innovative che
devono accompagnare i processi di sviluppo.
Il limite da superare è il difetto di partecipazione effettiva della maggior parte della gente ai processi di sviluppo.
I principali modi in cui si manifesta il difetto di partecipazione sono:
❏ centralismo → tutte le decisioni importanti vengono prese in pochissime sedi centrali senza il coinvolgimento dei
soggetti locali;
❏ assistenzialismo → promozione di interventi che alimentano la dipendenza e la passività dei beneficiari.
Modello del macro-intervento → realizzazione di grandi infrastrutture con il conseguente impiego di massiccio di capitali,
tecnologie e professionisti occidentali non funziona; aggrava le condizioni di dipendenza del paese beneficiario.
I modelli del micro-intervento presentati dalle ONG presentano maggiori garanzie di sostenibilità (capacità di sostenersi
nel tempo) poiché si fondano sul coinvolgimento dei beneficiari e sulla logica del bottom-up (dal basso verso l’alto), ossia
l’identificazione di un’intervento a partire dalle esigenze locali.
I due modelli hanno convissuto nel corso degli anni ‘80. Negli anni ‘90, la visione dello sviluppo è radicalmente mutata:
esso viene recepito come processo multidimensionale in cui economia, politica e cultura si intrecciano in modo
complesso.
Cooperazione decentrata → si intende un'azione di cooperazione allo sviluppo svolta attraverso il concorso delle risorse
della società civile organizzata presente sul territorio di relativa competenza amministrativa.
Questa azione di cooperazione deve realizzarsi attraverso una sorta di partenariato con un ente omologo del Sud del
mondo.
Gli obiettivi perseguiti dalla cooperazione decentrata sono:
❏ mobilitare le popolazioni e tener conto maggiormente dei loro bisogni e delle loro priorità;
❏ rafforzare il ruolo e la posizione della società civile nei processi di sviluppo;
❏ favorire lo sviluppo economico e sociale, duraturo ed equo attraverso la partecipazione.
La cooperazione decentrata riconosce l’esistenza di una molteplicità di soggetti dello sviluppo; è pensata partire dalle
esigenze locali e progettata attraverso un’integrazione delle competenze locali e delle competenze dell’ente del paese
industrializzato che promuove l’intervento.
Elemento qualificante della coop. decentrata → riconoscimento delle entità locali e la cooperazione con le stesse.
I programmi decentrati sono più controllabili
La coop. decentrata si realizza attraverso un concorso economico, sociale e culturale, con l'incoraggiamento dei contatti a
livello di “autorità regionali” e di “collettività locali”.
Questo nuovo approccio alla coop. intern. si è affermato nel corso degli ultimi anni e si è concretizzato nella creazione, in
sede europea, di una linea finanziaria specifica destinata alla promozione della coop. decentrata attraverso il
finanziamento di azioni-pilota.
I finanziamenti o co-finanziamenti della Commissione Europea hanno lo scopo di sostenere e promuovere le seguenti
tipologie di azioni:
❏ valorizzazione delle risorse umane e tecniche;
❏ sviluppo locale, rurale o urbano nei settori sociale ed economico dei Paesi in via di sviluppo;
❏ informare e mobilitare degli operatori della cooperazione decentrata;
❏ sostegno e follow up metodologico delle azioni.
I progetti eleggibili devono prevedere un partenariato Nord-Sud.
I settori di cooperazione
❏ sostenere l’attuazione di politiche miranti a eliminare la povertà e raggiungere gli Obiettivi del Millennio;
❏ rispondere alle esigenze essenziali della popolazione, con attenzione prioritaria all’istruzione primaria e alla
salute;
❏ promuovere la coesione sociale e l’occupazione;
❏ promuovere il buon governo, la democrazia e i diritti umani e sostenere le riforme istituzionali;
❏ assistere i paesi e le regioni partner nel campo degli scambi commerciali e dell’integrazione regionale;
❏ promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso la protezione dell’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse
naturali;
❏ promuovere la gestione integrata e sostenibile delle risorse idriche e un maggiore uso delle tecnologie sostenibili
per la produzione di energia;
❏ fornire assistenza nelle situazioni di post-crisi e negli Stati fragili.
I programmi geografici s ono rivolti ad un territorio specifico, e incentrati sullo sviluppo a livello di aree omogenee di
dimensioni molto inferiori a quelli di uno Stato, quindi più facilmente gestibili e di più agevole controllo;
I programmi tematici completano quelli geografici e conferiscono loro un valore aggiunto, delle attività di cooperazione
rivolte a diverse regioni o gruppi di paesi partner o un’azione internazionale senza una specifica base geografica (es.
sostegno agli investimenti nelle risorse umane, ambiente, ecc.).
Dal punto di vista geografico, l’aiuto italiano degli ultimi anni è stato ripartito come segue:
❏ Africa sub-sahariana (40% dei fondi);
❏ Medio Oriente e Nord Africa (24%);
❏ Asia (13%);
❏ America (12%);
❏ Europa Balcanica (11%).
Attualmente la politica che ispira la Cooperazione allo sviluppo dell’Italia viene dettata dalla legge che la disciplina e
dagli obiettivi di ordine generale fissati in ambito Nazione Unite e UE. Il riferimento essenziale è la Dichiarazione del
Millennio approvata nel 2000 dall’ONU, che detta gli obiettivi da perseguire:
❏ sradicamento della povertà;
❏ sviluppo economico e sociale;
❏ sviluppo sociale;
❏ unitamente a quelli relativi alla salute
Attraverso:
❏ il trasferimento di risorse finanziarie verso i PVS;
❏ incentivando gli investimenti diretti esteri e gli altri flussi privati;
❏ promuovendo il commercio internazionale;
❏ attraverso la riduzione del debito.
L'Italia partecipa all'implementazione degli Obiettivi del Millennio attraverso l’erogazione di contributi volontari alle
Organizzazioni Internazionali, impegnate in prima linea con i loro programmi per rendere possibile l’assolvimento.
L'azione di cooperazione a livello internazionale si ispira al raggiungimento di 8 obiettivi:
1. sradicare la povertà estrema e la fame → l’Italia collabora con la FAO (Org. delle Nazioni Unite per
l’Alimentazione) e prende parte ad alcune sue iniziative specifiche come la NEPAD (Nuovo Partenariato per lo
Sviluppo dell’Africa) e il Programma Speciale per la Sicurezza Alimentare;
2. rendere universale l’istruzione primaria → l’Italia finanzia i progetti UNESCO nell’ambito del programma
EFA (education for all) ;
3. eliminare le disparità tra i sessi → promosso attraverso l’erogazione di contributi ai programmi di UNIFEM
(Fondo di sviluppo delle Nazioni Unite per le donne) finalizzati non solo ad evitare la discriminazione contro le
donne, ma soprattutto ad assicurare al genere femminile le stesse prospettive di istruzione e di lavoro degli
uomini;
4. ridurre la mortalità infantile → promossi attraverso i contributi all’UNICEF e all’OMS (Organizzazione
mondiale della sanità);
5. migliorare la salute materna → promossi attraverso i contributi all’UNICEF e all’OMS;
6. combattere l’HIV/AIDS e le altre malattie infettive → promossi attraverso i contributi all’UNICEF e all’OMS;
7. proteggere l’ambiente;
8. creare un partenariato mondiale per lo sviluppo.
Agenda per lo sviluppo sostenibile
La nuova Agenda si focalizza sull’integrazione dei pilastri economico, sociale, ambientale e di governance dello sviluppo,
e invita tutti i Paesi ad attivarsi in un percorso di sviluppo comune senza lasciare indietro nessuno.
Cinque “Persone, pianeta, prosperità, pace e partnership: rappresentano i principi sui quali poggia l’Agenda.
Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile
1. povertà zero
2. fame zero
3. salute e benessere
4. istruzione di qualità
5. uguaglianza di genere
6. acqua pulita e igiene
7. energia pulita e accessibile
8. lavoro dignitoso e crescita economica
9. industria, innovazione e infrastrutture
10. ridurre le disuguaglianze
11. città e comunità sostenibili
12. consumo e produzioni responsabili
13. agire per il clima
14. la vita sott’acqua
15. la vita sulla terra
16. pace, giustizia e istituzioni forti
17. partnership per gli obiettivi
Le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile è definito come uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere le capacità
delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni.
Per raggiungere uno sviluppo sostenibile è importante armonizzare tre elementi fondamentali:
1. crescita economica
2. inclusione sociale
3. tutela dell’ambiente
Gli obiettivi
La legge 125/2014 definisce i principi e le finalità della Cooperazione allo sviluppo, che è parte integrante e qualificante
della politica estera italiana:
❏ sradicare la povertà e ridurre le disuguaglianze, migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e promuovere
uno sviluppo sostenibile;
❏ tutelare e affermare i diritti umani, la dignità dell’individuo, l’uguaglianza di genere, le pari opportunità e pi
principi di democrazia e dello Stato di diritto;
❏ prevenire conflitti, sosteniere processi di pacificiazione, di riconciliazione, di stabilizzazione post-conflitto, di
consolidamento e rafforzamento delle istituzioni democratiche.
3. Fattibilità e finanziabilità
Esaminare un’idea di progetto vuol dire:
❏ valutare l’esistenza e la validità dei partner;
❏ prevedere le fonti di finanziamento e tempi e probabilità di approvazione → è uno dei bagagli principali della
cooperazione, che va tenuto sempre aggiornato con contatti assidui con i finanziatori;
❏ considerare la tipologia dell’intervento rispetto alle caratteristiche della ONG;
❏ considerare la tipologia di intervento rispetto a questioni trasversali fondamentali;
❏ valutare la sostenibilità nel tempo dell’intervento
Chi sono i principali finanziatori?
❏ Ministero degli Esteri → la Direzione Generale allo Sviluppo (DgCS) mette a disposizione dei fondi riservati ai
progetti promossi dalle ONG;
❏ altri ministeri italiani → progetti di emergenza o post emergenza sono finanziabili dalla Protezione Civile in caso
di grandi catastrofi. Altri Ministeri (Università e Pubblica istruzione, Ambiente, Sanità, Interno, Commercio
Estero) svolgono relazioni internazionali di cooperazione e possono sostenere dei partenariati e sviluppare dei
progetti ai quali possono partecipare anche le ONG;
❏ Unione Europea;
❏ le Regioni;
❏ Gli enti locali (EE LL) → la legge consente loro di mettere a disposizione fino allo 0,4% dei capitali principali
dell oro bilancio;
❏ le chiese con l’otto per mille → la chiesa cattolica destina una parte del contributo proveniente dall’otto per mille
alla cooperazione, la chiesa evangelica l’intera somma ad attività sociali un 40% di essa ed attività di
Cooperazione Internazionale;
❏ la Banca Mondiale;
❏ le fondazioni bancarie;
❏ le fondazioni internazionali private;
❏ contributi privati.
Il problema del finanziamento di un progetto si complica quando si tratta di co-finanziamenti.
La struttura più comune prevede tre o quattro finanziatori: quello principale, il richiedente, il beneficiario ed
eventualmente altri finanziatori.
Il finanziatore principale fissa i parametri e gli altri devono adattarsi. Per lui il massimo (50%-80%) e minimo per i
richiedenti (10%-15%).
Alcuni ammettono che il progetto possa essere realizzato anche con apporti non monetari (volontariato, regali, beni in
uso) altri invece non lo ammettono per le difficoltà che ne deriva per la contabilizzazione.
Dunque, l’azione dell’operatore della cooperazione consiste non sono nell’individuare il finanziatore principale ma anche
le fonti di finanziamento mancanti.
Raramente chi propone l’idea o la ONG dispongono delle risorse per contribuire ad un progetto di grandi dimensioni e
quindi sarà necessario ricevere altre fonti integrative. A questo scopo spesso si usa far convergere due progetti di due
finanziatori diversi in modo che si finanzino reciprocamente ed esplicitamente. Altre volte, saranno i Comuni che si
faranno carico del cofinanziamento.
Nella maggior parte dei casi si avrà un mix di varie fonti che convergono a coprire la quota a carico del presentatore.
3. Considerare la tipologia di intervento rispetto alle caratteristiche della ONG
❏ progetti umanitari → sono quelli che intervengono su questioni legate ad emergenze di origine naturale o sociale
o su questioni non contingenti, ma rivolte ad evitare catastrofi (es. aiuti alimentari, sanitari, post-terremoti, ecc.).
Si tratta di una sorta di protezione civile internazionale che nell’immaginario collettivo viene assimilata alla
cooperazione:
❏ progetti di sviluppo → tendono ad avviare dei processi di autopromozione di cambiamento di una situazione
considerata da tutti inaccettabile.
Fare emergenza o fare sviluppo non è la stessa cosa.
Sta alla sensibilità della ONG e del suo progettisti sta seguirne l’una o l’altra strada.
Oltre questo primo bivio ci sono decine di tipologie di progetti diversi suddivisibili per:
❏ settore;
❏ località di intervento;
❏ categorie;
❏ approccio.
Ogni progetto appartiene a categorie in un mix complessivo difficilmente definibile.
4. Esaminare la coerenza dell’intervento rispetto a questioni trasversali fondamentali
(ambiente, diritti umani, discriminazioni sociali o religiose, la promozione dei diritti e delle pari opportunità per le donne)
L’operatore della cooperazione deve essere culturalmente attrezzato per fare delle prime valutazioni e se necessario
avvalersi di chi nella propria ONG o fuori di essa possa dare un contributo.
5. Valutare la sostenibilità nel tempo dell’intervento
Uno dei segni di successo di un progetto è la sua capacità di durare nel tempo: perché ciò avvenga bisogna che il progetto
fin dalla sua messa a punto sia concepito con questo obiettivo.
Per raggiungere questo obiettivo ci sono tante condizioni da far combaciare: la precondizione è la partecipazione attiva e
convinta dei partner e dei beneficiari, ma oltre questo occorre che durante il progetto:
❏ i beneficiari si approprino di tutto il know-how necessario per proseguire;
❏ i beneficiari gestiscono direttamente prima possibile le attività che devono proseguire;
❏ ci sia il consenso della gente e delle autorità per proseguire le attività avviate;
❏ si individuano le fonti di sostegno economiche che serviranno per proseguire.
Analizzate e superate positivamente tutte queste fasi si può scrivere il progetto.
6. L’Editing
Si tratta di prendere i formulari predisposti dai finanziatori e compilarli in tutte le sue parti Per poterlo fare bisogna
attingere notizie da molte parti, come la preparazione di una piccola tesi.
INDICE COMMENTO
2.1 Dati di sintesi Breve riassunto delle origini del progetto e dell’intervento.
Durata, tipologia, partner, ecc.
2.4 Prospetto dei costi Indica dove si intende spendere le risorse e quante ne sono
necessarie e soprattutto quanto è richiesto al MAE
Contesto
3.4 Problemi da affrontare/risolvere Questi elementi sono alla base del quadro logico
3.5 Beneficiari, controparte e altri attori Questo paragrafo consente di mettere in evidenza il grado
di complessità della rete di cooperazione costruita. I
beneficiari invece sono il proseguimento del punto
precedente
3.6 Documentazione: metodologie di analisi e base Si richiede le fonti delle notizie e dell’analisi
conoscitiva
4.4 Attività
Fattori esterni
Monitoraggio e valutazione
Allegati
OBIETTIVO
GENERALE
OBIETTIVO
SPECIFICO
RISULTATI
ATTESI
PRECONDIZIONI
Logica Identificatori Fonti di verifica Condizioni
dell’intervento verificabili