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Corso di Laurea: SCIENZE E TECNICHE PSCOLOGICHE

Insegnamento: PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONE


Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONE

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LEZIONE 4 – 1°
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

Metodologia di Ricerca

LA RICERCA SCIENTIFICA
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA
– Prima di passare alla presentazione dei diversi disegni di ricerca cercheremo di
definire che cosa si intende per metodo scientifico quando si parla di ricerca
in psicologia.

• Quali sono le caratteristiche fondamentali


• di un approccio scientifico alla ricerca?
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

– La ricerca scientifica si basa su un paziente lavoro di analisi e verifica di


ipotesi precedentemente strutturate e richiede:

I. Interrogativi chiaramente formulati

II. Disegni di ricerca e strumenti di analisi rigorosi

III. Verificabilità

IV. Replicabilità
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA
– Il momento iniziale di uno studio è di fondamentale importanza per la
formulazione di piano di ricerca efficace e prevede che il ricercatore faccia
numerose scelte metodologiche che riguardano il modo di procedere nella
verifica delle ipotesi, gli strumenti da utilizzare, la raccolta e l'analisi dei dati.
In buona sostanza tutti gli aspetti e i passaggi successivi della ricerca devono
essere definiti già in fase di progettazione.
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

TERZO STEP PRIMO STEP

DESCRIZIONE

SECONDO STEP
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

Le ricerche possono avere obiettivi di indagine differenti sulla base dei quali
assumono profili specifici:

STUDI ESPLORATIVI

STUDI ESPLICATIVI

STUDI DESCRITTIVI
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

STUDI ESPLORATIVI

Vengono progettati degli studi esplorativi quando i ricercatori non conoscono un


dato fenomeno e il loro obiettivo è raccogliere delle informazioni in modo da
individuare le caratteristiche fondamentali di quel fenomeno. Ricerche di questo
tipo possono essere considerate le ricerche di tipo osservativo che vengono
attuate con i bambini. L’osservazione dei comportamenti infantili e la loro
registrazione sono spesso inseriti in piani di ricerca con obiettivi esplorativi.
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

STUDI ESPLICATIVI

Quando si parla di studi esplicativi ci si riferisce quasi esclusivamente agli studi


sperimentali in cui è presente la manipolazione della variabile indipendente. Solo
attraverso l’utilizzo di un esperimento1 è infatti possibile individuare una
relazione di causalità tra le variabili.

Gli studi esplicativi sono utilizzati con lo scopo specifico di definire una relazione
di causa-effetto tra variabile dipendente e indipendente.

1Nelle prossime attività parleremo più in dettaglio degli esperimenti e delle loro caratteristiche.
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

STUDI DESCRITTIVI

A differenza degli studi esplicativi il cui


obiettivo è definire una relazione di
causalità tra le variabili prese in esame
negli studi descrittivi lo scopo della
ricerca è arrivare a individuare la
presenza o meno di associazione tra le
variabili.
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

STUDI DESCRITTIVI

A questo fine i ricercatori spesso utilizzano i metodi correlazionali* che cercano di


individuare la correlazione tra variabili – come le variabili in gioco variano una in
relazione all’altra. Si tratta di un tipo di relazione differente dalla causalità – lo
studio di come il variare di una variabile ne influenza un’altra – che, come
abbiamo visto, viene invece indagata dagli esperimenti.

*Nelle prossime attività parleremo più in dettaglio anche dei metodi correlazionali e delle loro caratteristiche.
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

Ma cosa sono le variabili?

Le variabili possono essere considerate


delle vere e proprie unità di base della
ricerca. Con questo nome ci si riferisce,
infatti, ad ogni caratteristica che può
assumere valori diversi e misurabili. In
genere si parla di variabili indipendenti e
variabili dipendenti.
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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

VARIABILI INDIPENDENTI

• Si definiscono INDIPENDENTI perché il loro valore non dipende dal


variare del valore di altre variabili. Sono quelle variabili che al contrario si
ipotizza possano influenzare altre variabili (dipendenti). Nei disegni
sperimentali sono le variabili che vengono manipolate e controllate dallo
sperimentatore.
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Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

VARIABILI DIPENDENTI

• Si definiscono DIPENDENTI perché il loro valore dovrebbe variare in


modo dipendente dal valore delle variabili indipendenti. Sono le variabili
su cui ci aspettiamo di trovare degli effetti alla fine della ricerca.
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Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA

VARIABILI INTERVENIENTI

• Sono altri tipi di variabili che possono essere ritrovate in una ricerca
come effetti di disturbo. Le variabili intervenienti agiscono riducendo le
possibilità di verificare delle ipotesi. Si tratta di variabili in grado di
condizionare le variabili dipendenti e creare una loro variazione non
riferibile alle variabili indipendenti. Il loro interferire nello studio deve di
fatto essere controllato.
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Lezione n°: 3
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Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA
– Le variabili dipendenti vengono chiamate anche variabili osservate proprio
perché gli obiettivi di una ricerca ruotano intorno all’osservazione di
determinati effetti in queste variabili per valutare la veridicità o meno di
un’ipotesi.

– Proviamo a fare un esempio.


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Lezione n°: 3
Titolo: LEZIONE 4 – 1°
Attività n°: 1

LA RICERCA SCIENTIFICA
– Nel progettare la nostra ricerca ipotizziamo che in soggetti che affrontano un
esame il livello di severità del docente basso – medio – alto (variabile
indipendente che può assumere tre livelli) influenzi il livello di attivazione
degli aspetti cognitivi dell’ansia – worry – (variabile dipendente). Ipotizzando
questa relazione lo sperimentatore deve cercare di tener sotto controllo tutte
quelle variabili come il genere dei soggetti o dell'esaminatore, il tipo e la
difficoltà dell'esame, l’età dei soggetti, etc. che potrebbero influenzare questa
relazione (variabili intervenienti).
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONE

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LEZIONE 4 – 2°
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

Metodologia di Ricerca

ESERCITAZIONE SVOLTA: LE VARIABILI


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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

COME DEFINIRE LE VARIABILI DI UNO STUDIO?

• Saper identificare quali sono le variabili dipendenti e


quali le variabili indipendenti in uno studio è
fondamentale per comprendere realmente gli scopi e
i risultati di quello che stiamo leggendo.
• In questa attività avete la possibilità di vedere come
procedere per analizzare uno studio. Prenderemo
degli studi realmente svolti i cui abstract sono stati
leggermente modificati e presentati in McBurney &
White, 2008 – Metodologia della ricerca in
psicologia.
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

COME DEFINIRE LE VARIABILI DI UNO STUDIO?

Nello specifico in questa attività vedremo come individuare:

Variabile Dipendente

Variabile Indipendente

• Quale o quali sono?


• Quanti livelli hanno?
• A quante/quali condizioni danno origine?

Risultati
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

ESERCITAZIONE SVOLTA*

• “A dei soggetti con alto dogmatismo è stato fatto leggere il messaggio sia di una
fonte esperta sia di una non esperta, ciascuna delle quali sosteneva il suo punto di
vista con argomentazioni forti o deboli. Le argomentazioni forti erano più
persuasive delle argomentazioni deboli. I soggetti venivano persuasi dalla fonte
non esperta quando le argomentazioni erano forti, mentre erano persuasi allo
stesso modo da argomentazioni sia forti sia deboli, quando la fonte era esperta.”
• *
(DeBono & Kline, 1993 in McBurney & White, 2008 pag. 96)
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

ESERCITAZIONE SVOLTA

• Ricordate cosa distingue variabile dipendente dalla


variabile indipendente?
– La variabile indipendente è la variabile che influenza i
cambiamenti della variabile dipendente.
• Iniziamo ad individuare la variabile dipendente
(V.D.). Rileggendo lo studio possiamo dire che:
– V.D.: Gli sperimentatori hanno misurato se i soggetti che
partecipavano allo studio venivano influenzati nelle loro
opinioni e in che misura.
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

ESERCITAZIONE SVOLTA

VARIABILE INDIPENDENTE?
Chiediamoci cosa avrebbe dovuto influenzare i soggetti...

1. Il grado di esperienza 2. La forza delle argomentazioni:


dell’oratore:
a. Argomentazioni forti
a. Figura esperta b. Argomentazioni deboli
b. Figura non esperta
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

ESEMPIO

Abbiamo quindi ritrovato 2 diverse variabili dipendenti che possono


assumere ognuna 2 livelli.

Combinate tra loro danno quindi origine a 4 condizioni sperimentali.

FIGURA FIGURA
ESPERTA NON ESPERTA

ARGOMENTAZIONI DEBOLI CONDIZIONE 1 CONDIZIONE 2

ARGOMENTAZIONI FORTI CONDIZIONE 3 CONDIZIONE 4


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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

ESERCITAZIONE SVOLTA

• Cosa significa?

– Significa che per portare avanti questa ricerca


sono stati necessari 4 diversi gruppi di soggetti a
cui sono state presentate 4 condizioni
sperimentali differenti!
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

ESERCITAZIONE SVOLTA

GRUPPO 1:
• Una figura esperta sosteneva il suo punto di vista con delle
argomentazioni deboli

GRUPPO 2:
• Una figura non esperta sosteneva il suo punto di vista con delle
argomentazioni deboli

GRUPPO 3:
• Una figura esperta sosteneva il suo punto di vista con delle
argomentazioni forti

GRUPPO 4:
• Una figura non esperta sosteneva il suo punto di vista con delle
argomentazioni forti
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

Metodologia di Ricerca

ESERCITAZIONE SVOLTA: I RISULTATI


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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

COME DEFINIRE LE VARIABILI DI UNO STUDIO?

• Proseguiamo ora l’analisi dello studio esaminando i risultati.

• Cosa dobbiamo chiederci?

1. Le variabili indipendenti hanno influenzato la variabile


dipendente?
2. Ci sono state differenze tra le diverse condizioni
sperimentali?
3. Quali sono le differenze ritrovate tra le condizioni
sperimentali?
• Rileggiamo lo studio.
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

COME DEFINIRE LE VARIABILI DI UNO STUDIO?

• “A dei soggetti con alto dogmatismo è stato fatto leggere il messaggio sia di una
fonte esperta sia di una non esperta, ciascuna delle quali sosteneva il suo punto di
vista con argomentazioni forti o deboli. Le argomentazioni forti erano più
persuasive delle argomentazioni deboli. I soggetti venivano persuasi dalla fonte
non esperta quando le argomentazioni erano forti, mentre erano persuasi allo
stesso modo da argomentazioni sia forti sia deboli, quando la fonte era esperta.”

(DeBono & Kline, 1993 in McBurney & White, 2008 pag. 96)
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Lezione n°: 3/S1
Titolo: LEZIONE 4 – 2°
Attività n°: 1

COME DEFINIRE LE VARIABILI DI UNO STUDIO?

• Potremmo riassumere i risultati dello studio in questo modo.

• Se la fonte era esperta non c’era alcuna differenza tra


argomentazioni forti o deboli (CONDIZIONE 1 = CONDIZIONE
3)

• Se invece la fonte era non esperta allora ad essere importante


era la forza delle argomentazioni: i soggetti venivano persuasi
da argomentazioni forti ma non da quelle deboli
(CONDIZIONE 2 ≠ CONDIZIONE 4)
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Lezione n°: 3/S2
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONE

1 SCHEMA 1

SCHEMA 01.01 – LEZIONE 04.03


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Lezione n°: 3/S2
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

SCHEMA DEI CONTENUTI

In questa attività e nella prossima attività troverai degli abstract


simili all’abstract che abbiamo utilizzato nell’attività precedente per
l’esercitazione svolta. Esercitarti all’individuazione delle variabili e
nella lettura dei risultati di uno studio. Procedi come hai visto fare
nell’attività precedente analizzando variabili dipendenti, variabili
indipendenti e i risultati.
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Lezione n°: 3/S2
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

SCHEMA DEI CONTENUTI

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Lezione n°: 3/S2
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 1*

“La presente ricerca investiga gli effetti del pensiero ipotetico sul
giudizio dei soggetti negli incidenti. Si prevede che la disponibilità di
alternative ipotetiche per un incidente avrà come risultato una
differente valutazione delle vittime e dei colpevoli. I risultati di due
ricerche sostengono con forza questa predizione.”

*(Macrae, 1992 in McBurney & White, 2008 pag. 97)


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Lezione n°: 3/S2
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 1*

“Specificamente, i soggetti assegnavano un risarcimento finanziario


più alto alle vittime di un incidente quando questo era preceduto da
circostanze eccezionali piuttosto che abituali. Allo stesso modo, in
queste condizioni, i responsabili dell'incidente erano giudicati più
negligenti nel loro comportamento e veniva loro comunicata una
ammenda più severa.”

*(Macrae, 1992 in McBurney & White, 2008 pag. 97)


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Lezione n°: 3/S2
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 1

SINTESI

VARIABILI
INDIPENDENTI

VARIABILI
DIPENDENTI

RISULTATI
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Lezione n°: 3/S2
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 2*

“Un gruppo di 10 volontari fu diviso in due gruppi. A cinque dei


volontari fu data una mela al giorno per 14 giorni. Agli altri cinque
non fu data nessuna mela, ma altri cibi. I ricercatori poi istruirono un
medico ad avvicinare ciascuno dei 10 volontari ogni giorno. I
ricercatori trovarlo che i tentativi di avvicinamento del medico
riuscirono con tutti e 10 i volontari e che le mele non li tolsero di
torno.”

*(Walter (1982) in McBurney & White, 2008 pag. 98)


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Lezione n°: 3/S2
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 2*

“Sia che le mele fossero state mangiate o no, che fossero state
mangiate al momento dell'incontro col medico, o che fossero
nascoste addosso e volontari, o che fossero messe dentro degli
armadietti di metallo a qualche distanza, le mele furono
completamente inefficaci nell’impedire l'avvicinamento del medico.”

*(Walter (1982) in McBurney & White, 2008 pag. 98)


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Lezione n°: 3/S2
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 2

SINTESI

VARIABILI
INDIPENDENTI

VARIABILI
DIPENDENTI

RISULTATI
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Lezione n°: 3/S3
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONE

1 SCHEMA 2

SCHEMA 01.02 – LEZIONE 04.04


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Lezione n°: 3/S3
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

SCHEMA DEI CONTENUTI

Continua l’attività dell’attività precedente con altri esercizi.

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Lezione n°: 3/S3
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 3*

“Due esperimenti esaminarono gli effetti di alcune strategie di


codifica (interazione anticipata, confronto tra amici, e istruzioni di
memoria) sulla rievocazione e sull'organizzazione cognitiva
dell'informazione di materiale multiplo costituito da persone. Come
per le ricerche precedenti sugli effetti delle strategie di codifica
sull’elaborazione cognitiva dell'informazione con materiale costituito
da un singolo elemento, l'estrazione di memoria produsse il livello
più basso di rievocazione.”
*(Sedikides, Devine & Furman, 1991 in McBurney & White, 2008 pag. 97)
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Lezione n°: 3/S3
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 3*

“Tuttavia, in contrasto con la precedente ricerca, nessun altro tipo di


istruzioni produsse un effetto evidente di migliore organizzazione
cognitiva del materiale rispetto alle istruzioni di memoria. I risultati
sono discussi nel contesto di due modelli alternativi della memoria di
persone – il modello della rete associativa e il modello
dell'elaborazione.”

*(Sedikides, Devine & Furman, 1991 in McBurney & White, 2008 pag. 97)
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Lezione n°: 3/S3
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 3

SINTESI

VARIABILI
INDIPENDENTI

VARIABILI
DIPENDENTI

RISULTATI
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Lezione n°: 3/S3
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DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 4*

“Questa ricerca ha dimostrato il ruolo dello stile motivazionale


(estrinseco, intrinseco, amotivazionale) come predittore delle
"persistenze comportamentali" nella vita di tutti giorni. All'inizio
dell'anno accademico è stato chiesto ad un gruppo di 1042 matricole
universitarie, che frequentavano un corso obbligatorio, di compilare
una scala di valutazione motivazionale nei confronti delle attività
accademiche.”

*(Vallerand & Bissonette, 1992 in McBurney & White, 2008 pag. 98)
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Lezione n°: 3/S3
Titolo: SCHEMA
Attività n°: 1

DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 2*

“I risultati hanno dimostrato che gli studenti che sono motivati


intrinsecamente sono più perseveranti di quelli motivati
estrinsecamente e di quelli demotivati. I risultati sono discussi in
base al "modello dell'autodeterminazione" di Deci e Ryan.”

*(Walter (1982) in McBurney & White, 2008 pag. 98)


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DIDATTICA INTERATTIVA

ESERCIZIO 4

SINTESI

VARIABILI
INDIPENDENTI

VARIABILI
DIPENDENTI

RISULTATI

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