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JOHN LOCKE

John Locke è considerato uno dei più importanti filosofi per tante motivazioni, per essere stato promotore
di una filosofia politica che concilia diritto naturale e rivelazione biblica, per aver posto le basi del
liberalismo, ma vediamo come si è svolta la storia di questo grande personaggio passando prima per la sua
vita e poi per la sua ideologia. Locke nacque a Bristol nel 1632. Studiò filosofia e medicina a Oxford. Dal
1667 divenne segretario personale del conte Ashley Cooper e da allora la sua vita fu legata in gran parte
alle alterne fortune del suo protettore. Quando lord Ashley fu definitivamente esiliato per aver cospirato
contro il tentativo di restaurazione assolutistico-cattolica di Carlo II, Locke si rifugiò in Olanda. Qui venne in
contatto con l’ambiente liberale di Guglielmo di Orange e, quando questi divenne re d’Inghilterra, Locke
poté tornare a Londra. Non soddisfatto del nuovo governo, si ritirò a vita privata nel castello di Oates
nell’Essex, dove morì nel 1704. Locke è considerato il primo esponente della filosofia empirista siccome
riteneva che l'esperienza fosse un fondamento unico e insuperabile del sapere umano. Per quando riguarda
la ragione ci dice che per lui è un insieme di poteri limitati dall’esperienza. L’esperienza è intesa come fonte
e origine del processo conoscitivo e come criterio di verità. Per Locke la ragione non possiede nessuno di
quei caratteri che Cartesio le aveva attribuito (res cogitas), non è unica e uguale in tutti gli uomini, non è
infallibile, perché spesso le idee di cui si dispone sono di un numero troppo limitato, la ragione non può
ricavare da se idee e principi ma deve ricavarli dall’esperienza che ha sempre limiti e condizioni. Locke
distingue poi tra idee semplici e idee complesse. Le idee semplici dove la mente riceve passivamente
informazioni dall'esterno, le quali non possono essere distrutte, le idee complesse dove la mente riceve
attivamente le informazioni, le quali sono prodotte dall'unione d'idee semplici. Le idee derivano
esclusivamente dall’esperienza. Non sono il frutto di una attività della mente, ma risultato di una ricezione
passiva della realtà. Esiste una realtà esterna dalla quale origineranno le idee di sensazione e una realtà
interna dalla quale originano le idee di riflessione. Idee di sensazione sono le qualità delle cose (rosso, alto
etc. etc.), idee di riflessione sono tutte le attività dello spirito. L’idea per Locke non corrisponde alla
sostanza delle cose (come Platone), ma è il semplice oggetto del pensiero. Essa esiste solo in quanto viene
pensata, non in quanto esiste nella realtà. Contro la convinzione che vi siano idee innate Locke argomenta
che se così fosse esse dovrebbero esistere anche nei bambini e nei selvaggi. Poiché tuttavia da queste
persone non sono pensate esse, non esistono in loro. Non esistono dunque idee che possono essere
considerate innate. Locke distingue successivamente due parti della conoscenza che può essere intuitiva o
dimostrativa. Intuitiva quando si agisce senza avere una conoscenza precedente, ma seguendo l'istinto,
dimostrativa quando attraverso alla combinazione di più idee complesse arriviamo a moltissime
conoscenze, l'unica idea certa che dimostriamo però è l'esistenza di Dio, siccome deve esserci una causa di
tutte le cose. Locke fa un ulteriore distinzione tra diverse realtà, l’io, Dio, e le cose. IO: abbiamo la
conoscenza dell’esistenza del nostro io attraverso l’intuizione. Locke si avvale del procedimento Cartesiano.
Penso dunque sono. Dio: attraverso la dimostrazione. Il nulla non può produrre nulla, se c’è qualcosa
questa è stata prodotta da qualcosa e non potendosi risalire all’infinito si deve ammettere l’esistenza di una
Causa prima che ha prodotto ogni cosa. Cose: attraverso la sensazione. Per quanto riguarda l’esistenza delle
cose, l’uomo non ha altro mezzo per conoscerle se non la sensazione attuale. Non c’è nessun rapporto
necessario tra l’idea e la cosa cui essa si riferisce. L’idea potrebbe esserci anche se non ci fosse la cosa. Il
fatto che riceviamo una sensazione dall’esterno da cui origina l’idea ci dimostra che qualcosa esiste fuori di
noi. Questa certezza basta a garantire la realtà della cosa esterna. Infine Locke arriva a conclusione che la
ragione, al contrario di Cartesio e altri filosofi, è limitata e non è infallibile.

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