fondamentali nella riflessione sui diritti della personalità sono 3 esperienze
paradigmatiche, quella francese della nozione di persona nella codificazione napoleonica, poi il modello tedesco e infine l'esperienza svizzera che costituisce uno degli esempi più avanzati di protezione della personalità realizzata in via legislativa. L'ordinamento francese dell'800 presentava un profondo iato con riguardi alla tutela delle persone tra diritto pubblico e privato. Infatti nel code napoleom erano del tutto assenti proposizioni normative volte a tutelare la persona umana nei suoi attributi corporei o immateriali. Le nozioni di persona umana o personalità non compaiono mai in tale codice. Esso costituiva la proiezione di quei valori e principi che erano avvertiti come indispensabili in quel contesto culturale e ideologico. Non a caso le esigenze di tutela della personalità di erano realizzate nel sistema del diritto privato da un lato in quanto tutela della proprietà e dall'altro in quanto garanzia dell'autonomia contrattuale. In ciò si rifletteva una visione ad un tempo materialistica e idealistica. Materialistica perchè l'attuazione e protezione dei valori dell'individuo era rimessa a libertà tipicamente economiche, idealistica perchè il modello antropologico sotteso al cc guardava all'uomo oltre che come essere nobile e padrone si se stesso e del proprio destino, anche come persona filosofica e essere astratto. Tale concezione prettamente volontaristica era compensata da una quasi totale indifferenza per la dimensione corporea dell'individuo. Infatti quello del code napoleon è un soggetto astratto non solo perchè a livello storico rappresenta il superamento del modello di soggetto affermatosi nell'Ancien regime, il quale era frammentato nella varietà delle appartenenze di classe, censo , religione ecc ma anche in quanto prescinde totalmente dalla dimensione della fisicità e riflette un modello di uomo rilevante sotto il profilo giuridico solo in quanto ente razionale dotato di intelletto e volontà. L'esigenza di tutelare la vita materiale, l'integrità fisica della persona rimangono completamente assenti dalla scena del diritto privato. Tale atteggiamento rifletteva il modello antropologico sotteso al codice napoleonico dove uno dei tratti connotativi era appunto l'elemento volontaristico. Dunque sostanzialmente le cura della persona come organismo corporeo viene lasciata nella sfera del giuridiacemente irrilevante , rimettendosi solo all'iniziativa del buon padre di famiglia di provvedere con i suoi beni a sé e ai figli. Tuttavia non può dirsi che nel ssitema francese dell'800 la tutela della persona fosse lasciata al solo diritto pubblico e al diritto penale. Questo potrebbe sembrare vero dal punto di vista del formante legale ma non da quello delle regole applicate dalla giurisprudenza. Infatti sin dalla metà del'800 i tribunali francesi iniziarono ad essere investiti con sempre maggiore frequenza di controversie sull'uso indebito del nome, sulla violazione dell'onore , sulla pubblicazione non autorizzata dell'immagine ecc. sotteso a tali contenziosi era il processo di liberalizzazione della stampa e il sempre maggiore perso politico e economico assunto dai mezzi di informazione e poi il progressivo dissolversi delle barriere tecnologiche e sociali che fino ad allora aveva limitato la possibilità di interferenza con la sfera personale dell'individuo. In questo periodo infatti si affermò il fenomeno della democratizzazione del ritratto e la diffusione della fotografia. L'immagine si impose quindi come un nuovo bene di scambio. Ciò agevolò la conoscibilità di persone e eventi ma diede anche anche adito a numerosi soprusi e violazioni dei diritti individuali. Pertanto i giudici francesi si dedicarono ad un'attenta opera di integrazione dei testi di legge, costruendo l'immagine come oggetto di un diritto assoluto e subordinandone la riproduzione al consenso della persona interessata. Tale linea si estese poi anche agli altri attributi e interessi della persona. Tutto ciò fu possibile poiché nel sistema francese erano presenti una serie di presupposti normativi e istituzionali tali da consentire un rapido adeguamento della risposta giuridica alle nuove istanze sociali. Questi presupposti sono: la presenza di una clasuola generale di responsabilità ossia l'art 1382 del codice napoleonico che consentì di aprire il sistema della resp aquiliana anche a situazioni non espressamente nominate come il diritto al nome e all'immagine. Poi il principio di risarcibilità dei danni morali e il meccanismo della tutela d'urgenza che ha incrementato la rapidità e flessibilità della risposta giuridica. ( procedura del referè con cui il giudice disponeva di un'azione innominata) e infine l'esistenza di un sistema sanzionatorio che garantisse l'effettività dei provvedimenti giudiziari adottati a tutela della persona. I diritti della persona non trovarono invece autonomo rilievo dottrinario prima della circolazione delle teorie tedesche, tra la fine del 19 secolo e l'inizio del 20 esimo. Per una svolta bisognerà aspettare le categorie personalistiche elaborate in area tedesca che influenzeranno anche la dottrina francese.
Modello tedesco: a differenza della Francia, in Germania la vicenda dei diritti
della personalità si è andata affermando più sul piano dottrinale che non giurisprudenziale. Infatti la Germania presentava delle condizioni socio economiche molto differenti. L'avvento dell'industrializzazione e l'apertura dei mercati avvennero qui in modo travagliato e tardivo. Da qui un significativo ritardo anche nello sviluppo di attività rilevanti per la materia dei diritti della personalità. In secondo luogo l'autonomia della giurisprudenza tedesca era molto più limitata anzitutto per la frammentazione politica della della Germania e l'assenza di un apparato giurisprudenziale di base verticistica con il controllo di un'unica corte suprema, poi per la presenza solo in alcuni ordinamenti territoriali di una clausola aperta di responsabilità aquiliana comparabile a quella francese e infine per i limiti posti alla riparazione del danno non patrimoniale. Date queste premesse in Germania il discorso sui diritti della personalità aveva assunto un carattere spiccatamente dottrinale, restando privo sino alla fine del secolo di adeguati riscontri giurisprudenziali. Comunque anche in dottrina diverse furono le teorie elaborate sulla tutela civile della personalità. In particolare almeno in una prima fase del dibattito l'apporto dei romanisti e dei germanisti è stato diverso e ha orientato la discussione su piani concettuali distinti. Romanisti: la riflessione sui diritti della personalità condotta prima nell'ambito della scuola storica e poi della pandettistica presenta alcune costanti come quella di essere una riflessione profondamente formalistica e concettuale, incentrata sulla questione della compatibilità di tali posizioni di interesse con la struttura dogmatica del diritto soggettivo. I germanisti: la discussione sulla tutela civile della persona imposta sul modello dei romanisti difficilmente avrebbe potuto avere effetti rilevanti sul piano pratico. Ma la moderna sistemazione scientifica della categoria va ricercata pià che altro nelle opere dei germanisti e in particolare in quelle di Karl Gareis, Otto von Gierke e Joseph Kohler. Mentre la riflessione pandettistica aveva seguito delle linee estremamente astratte e concettuali, i germanisti si focalizzarono su una serie di tematiche fortemente rilevanti per la realtà dell'epoca, tra cui il problema del riconoscimento e della regolamentazione giuridica delle nuove forme di ricchezza immateriale create dalla rivoluzione industriale, come marchi, brevetti, diritto d'autore ecc la questione più spinosa comunque consisteva nella traduzione del modello teorico dei diritti della personalità in un apposito apparato operativo. Il primo porgetti di cc pubblicato nel 1888 non aveva dato grandi risultati infatti era stato omesso qualsiasi riferimento alla categoria dei diritti della personalità ad eccezione della menzione dell'onore quale bene protetto in via aquiliana. La riparazione dei danni non patrimoniali era limitata ai casi previsti dalla legge tra cui però non rientravano i diritti della personalità e infine non era prevista una tutela inibitoria a salvaguardia degli attributi identificativi del soggetto e del nome. Otto Von Gierke criticò tale modello di disicplina che ignorava completamente le più importanti innovazioni della cultura giuridica moderna, soprattutto con riguardo alla tutela della persona e dei beni immateriali. Nel corso dei lavori della 2 commissione dunque venne inserita ex novo una disposizione, il paragrafo 22 che poi sarebbe divenuto il paragrafo 12 nel progetto definitivo , interamente dedicato alla tutela del nome. La regola enunciata nel paragrafo 12 è molto rilevante perchè è la prima nell'intero panorama dei codici europei ad ammettere espressamente una tutela civile del nome ma anche per il modello da essa consacrato, infatti a differenza degli altri beni della persona contemplati nel 823 1 comma BGB , il patronimico è oggetto di uno specifico diritto, il diritto di farne uso e protetto con un'azione ricalcata sullo schema dell'azione negatoria. Una disciplina analoga verrà estesa di lì a poco anche alla fattispecie della pubblicazione dell'immagine. In un modello codicistico incentrato per lo più sulle funzioni di allocazione e circolazione della ricchezza era ovvio che i primi diritti della personalità ricevere specifico riconoscimento normativo sarebbero stati quelli come il nome e l'immagine dotati di u immediato rilievo patrimoniale. Invece per quanto riguarda quegli attributi della persona privi di immediata incidenza economica, il codice tedesco mantenne un atteggiamento restrittivo ritenendo che la loro tutela fosse puù di competenza del diritto pubblico che non del diritto privato. Pochi aspetti della persona tutelati dal 847 BGB NON VOLENDO estendere troppo i margini dell'arbitrio giudiziale. Sebbene tale scelta risultasse particolarmente miope, influenzerà l'evoluzione di altri sistemi europei in primis quello italiano.
Modello svizzero: costituisce storicamente il più compiuto es di protezione
della personalità realizzata sul piano del formante legale. Confrontata con il BGB la disciplina del cc svizzero del 1907 e del codice delle obbligazioni del 1911 presenta 2 fondamentali differenze: 1 ) non limita la tutela a singole posizioni soggettive specificatamente numerate come il diritto al nome, ma introduce una clausola generale di protezione degli interessi della persona cioè l'art 28 ZGB 2) ammette la riparazione del danno morale per lesione della personalità, pur muovendo da un sistema chiuso analogo a quello del paargrafo 253 BGB. Quindi quello svizzero costituisce un modello più evoluto e moderno. L'art 55 del primo codice federale sulle obbligazioni del 1881 prevedeva la risarcibilità del danno morale in tutte le ipotesi di lesione dell'individuo nella sia situazione personale. Essa fu una delle prime norme ad ammettere espressamente e in termini generali la riparazione del danno morale ma anche la prima a introdurre una clausola aperta di protezione della personalità sul piano del diritto civile. Genesi dell'art 28 ZBG: dunque si affermò la tendenza a fare uso dell'art 55 non solo nelle fattispecie di lesione dei beni della personalità ma in ogni ipotesi di pregiudizio non esattamente determinato nel suo ammontare. Bisogna precisare meglio i suoi presupposti applicativi . Da qui la scelta del legislatore svizzero di inserire nel libro 1 del cc una regola generale di protezione degli interessi della persona e cioè il futuro art 28 il cui precedente si ritrova nell'art 26 del progetto preliminare del 1900. nell'art 28 del progetto definitivo però si ammise la riparazione del danno non patrimoniale nei solo casi previsti dalla legge .