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Mircea Eliade e l'antisemitismo

Author(s): Alfonso M. di Nola


Source: La Rassegna Mensile di Israel, terza serie, Vol. 43, No. 1/2 (Gennaio - Febbraio 1977),
pp. 12-15
Published by: Unione delle Comunitá Ebraiche Italiane
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41284369 .
Accessed: 22/06/2014 00:36

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Mircea Eliade e l'antisemitismo

Le osservazioni che seguono nascono, oltre che da un'attenta


lettura di tutta la produzione di Mircea Eliade, dalVesame dei docu-
menti pubblicati nella rivista Toladot, Buletinul Institutului Dr.
J. Niemirower,I, 1972,pubblicata in Israele, particolarmentedall'ar-
ticolo Dosarul Mircea Eliade. A tali documenti fanno riferimentole
parti riportate tra virgolettenel testo. £ stata particolarmenteutile
la tesi di laurea « Ideologia e falsa coscienza in M. Eliade », discussa
nel 1975-1976presso la cattedra di storia delle religioni di Siena da
Gennaro Evangelista, che ha individuato, con estremo rigore filolo-
gico, i temi nazo-fascistidi Eliade. Di tale tesi ci si e valso come con-
tributo fondamentale.

La pubblicazione recentissima della traduzione italiana dei Frag-


ments d'un journal di Eliade, edita da Boringhieri(M. Eliade, Giornale,
trad, di L. Aurigemma,Torino, novembre 1976,pagg. 443), si configura
anzitutto come pessimo servizio reso a questo storico delle religioni
che in una sua testimoninzadiaristica confusamenteframmentata,si
rivela come un personaggio querulo, petulante, ambiguo, ammalato
di un decadentismo mistico di influenza junghiana e di ritardati spe-
rimentalismi esistenziali di matrice proustiana. Egli sembra avere
perpetuamente oscillato fra i velleitarismi di un romanziere fallito
e l'impegno,ben piu serio e consistente,dello storico: il che potrebbe
anche presentarsi come un aspetto caratteriale non assoggettabile
legittimamentea dure critiche. Ma cio che in questo diario e grave
e che l'autore ha tentato di cancellare le sue reali radici ideologiche,
attentamentecensurando, nella notarile registrazionedi incontrie di
vicende spesso insignificanti,gli avvenimentiche, in realta, lo costrin-
sero ad abbandonare la Romania, suo paese di origine.Ne viene fuori
un Eliade, privato di ogni lucidita critica, pur cosi tesa e intensa
in alcuni suoi libri, un Eliade tutto ridotto ad accessi di vagotonia,
di nervosismi,di miserie fisiche o immerso in sperimentazionidi tipo
occultistico e in interessi alienanti per il sogno come modo di essere.

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MIRCEA E L'ANTISEMITISMO
ELIADE 13

£ doveroso denunziare cio che in questo diario viene intenzio-


nalmente omesso, al fine di delineare con precisione i rischi di una
presenza culturale invadente che, per l'ampiezza della sua produ-
zione storico-religiosa,per i codici potentemente suggestivi di lin-
guaggio, per la scelta raffinata delle tematiche, ha inciso e incide
sugli ultimi sviluppi dei dibattiticulturali del nostro paese, anche nel
discorso di taluni studiosi ebrei.
Qui non si mette in discussione che Eliade sia stato vittimadella
ferocia di uno stalinismo rumeno che, negli anni seguenti il dopo-
guerra, aveva brutalmente mortificato e avvilito quanto di umano
e nel socialismo. Realmente i sistemi di violenza poliziesca lo hanno
costretto all'esilio, alia miseria, al distacco dalla sua terra, ad una
vita errabonda all'estsero, fino a quando non ha risolto in modi fortu-
natamente convenientii problemi della sua sopravvivenza nelle uni-
versita di Parigi e di Chicago. Se la storia di Eliade fosse soltanto
cio, egli sarebbe nella schiera degli esuli rumeni che la violenza con-
tro l'uomo ha disseminato per il mondo. Ma il retroterra di tale
vicenda umana che assume toni ora drammatici,ora patetici, si de-
linea non soltanto come sacrosanta ribellinone all'ingiustizia e come
una scelta ideologica diversa da quella marxiana. Dietro la fuga e
l'esilio vi sono gravi fattiche ripropongonoun Eliade nella sua reale
dimensione antisemita, fascista e filonazista: cosi che gli interventi
deprecabili contro di lui come persona si spiegano anche nella luce
di opzioni ideologiche che nessuna coscienza laicamente vigile po-
trebbe condividere.
Eliade nasce a Bucarest nel 1907,si laurea a Roma nel 1928,sog-
giorna a lungo in India, insegna all'universita di Bucarest fra il 1933
e il 1940. Sono gli anni nei quali la Romania e trascinata nel clima
delFhitlerismo,e Eliade diviene, in questo clima, un protagonista,
assumendo gli incarichi di addetto diplomatico del governo fascista
di Antonescu presso le ambasciate di Londra e di Lisbona fra il 1940
e il 1944. £ in quegli anni un antisemita e un nazista convinto.
Mihail Sebastian, suo collega nella relazione della rivista Cuvlntul
scrive: « La posizione pro-nazistadi M. Eliade divenne estremamente
categorica, e il suo atteggiamentoantisemita ... non e mai soltanto
la manifestsazione esteriore di un carrierista, ma rivela in profon-
dita un aspetto interiore del carattere». Seguendo gli insegnamenti
di Nae onescu, fascista e professore a Bucarest, diviene uno dei dot-
trinaridella Guardia di Ferro e scrive articoli a difesa delle posizioni
dei legionari contro i movimenti di resistenza del popolo rumeno,
in un linguaggio mistico e utopico che si attende dalla pseudo-ideo-

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14 LARASSEGNA
MENSILE
DI ISRAEL

logia reazionaria la vittoria finale e il capovolgimento del mondo


(« Egli ama la Guardia, spera in essa e attende la sua vittoria»).
Quando Gogu Radulescu, uno dei giovani antifascist! rumeni, e
arrestato, seviziato e torturato nella sede della Guardia di Ferro,
esprime la sua soddisfazione: « Quando si e parlato dello studente
democratico Gogu Radulescu ... M. Eliade e del parere che e stato
fatto bene. Cid spetta ai traditori». Nel periodo della guerra civile
spagnola, e a fianco dei franchisti.E il 17 dicembre del 1937 pub-
blica nella rivista antisemita Buna vestire un articolo in cui ricon-
ferma la sua fede nel legionarismo e nel nazismo: « Pud la stirpe
porre fine alia vita sfinita dalla miseria e dalla sifilide, invasa da
ebrei e idebolita dagli stranieri?». Per lui, la rivoluzione legionaria
dovrebbe giungere « alia meta suprema, alia redenzione della razza »,
secondo i principi mutuati dalle teorie di Cornel Codreanu, il fonda-
tore e capo della Guardia di Ferro. Quando il 30 ottobre del 1938
Codreanu cade vittima di una faida fra i gregari delle sue orde,
« M. Eliade e sua sorella sono desolati e si considerano in lutto ».
Alio scoppio della guerra con la Polonia, « e divenuto piii filogerma-
nico che mai, piii antisemita di prima ». Considera la resistenza di
Varsavia una « resistenza giudaica », con tutta la portata negativa
della scelta semantica. Nell'estate del 1942,quando e decisa la depor-
tazione in massa degli ebrei rumeni, Eliade condivide le posizioni
di Eichman: « Nella primavera del 1942 fu firmato fra Mihai Anto-
nescu e Gustav Richter,delegato di Eichman, la deportazione di tutti
gli ebrei nei lager di sterminio nazista in Polonia. M. Eliade , come
diplomatico, conosceva certamente la sorte che si preparava per gli
ebrei ». Come e avvenuto per altri personaggi della storia di quegli
anni di vergona, il suo silenzio e la scelta di una corresponsabilita.
Ma la segnalazione di questi dati, nella loro crudezza cronistica,
vuole portare ad un altro interrogativo: chiedersi in quale misura
queste scottanti vicende, taciute nel Giornale pubblicato da Borin-
ghieri, si calino nel pensiero storico-religiosodi Eliade; e cioe in
quale senso questo profondo male antisemita, questa devianza della
ragione restino veicolati in un discorso troppo spesso condiviso con
banale superficialita, non sottoposto ad analisi critiche impegnate.
Un rilievo delle linee fondamentalidella teoria non puo giungere ad
una diagnosi negativa delle posizioni filosofichedi Eliade. Egli resta
chi ha dato « ai crimini da copertura filosofica», con tutta Fautorita
che gli veniva dalla lunga e impegnata consuetudine con Tapprofon-
dimento di testi religiosi. L'Eliade di questo Giornale piagnucoloso
ci sembra una mistificazione,contrabbandata in termini di vittimi-
smo e di petizione di pieta. Egli resta Tuomo che aveva definito,con

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ELIADE
MIRCEA E L'ANTISEMITISMO 15

estrema lucidita R. Pettazzoni, ricordato, peraltro, troppo spesso


come « maestro » nel discorso memoriale delle pagine diaristiche
(amara sorte di un laico storicista che viene invocato come autorita
giustificatricedi tutto cio che non e etica laica e che non e storici-
smo!). Pettazzoni scriveva che « la filosofia di Eliade risente del
tristo tempo in cui egli era vissuto come tutti noi, e forse delle sue
vicende personali » ( Gli ultimi appunti di R. Pettazzoni, a cura di
A. Brelich,in Studi e Materiali di storia delle religioni, vol. XXXI,1960,
p. 35). E Pettazzoni non conosceva certamente i dati che vengono
qui offertial lettore per la prima volta in Italia.
In sostanza, la proposta storico-religiosadi Eliade, ove si consi-
derino a parte e con tutto il debito rispetto alcune esemplari e
puntuali ricerche sullo yoga e sul-lo sciamanesimo, e una mistica
che trasforma la storia delle religioni in un mistificato veicolo di
salvezza, il quale consentirebbe di accedere ad una visione dell'« uo-
mo totale » ed integrale nella negazione dei significati della storia
presente e del mondo. La storia presente e avvertitacome fallimento
e caduta, proprio perche in essa sono venuti meno quei valori arcaici
e archetipali che, pur senza essere terminologicamentesegnati,richia-
mano alia mente anche del lettore piu sprovvedutoil linguaggiodelle
integritaperdute che circola nel discorso degli ideologi nazisti e dei
loro servi come Evola. Una sola volta in questo suo Giornale Eliade
ha dimenticato di censurare la testimonianza delle sue scelte reali,
quando, a pag. 228, ha scritto: « Ho capito che la scienza moderna
(avvertita come dato negativo; nota dell'autore dell'articolo) non
sarebbe stata possibile senza la dottrina giudeo-cristianache ha sot-
trattoil Sacro al Cosmo e I'ha neutralizzato e banalizzato ». £ questo
un tema tragico, quello della capacita corruttricedella visione semi-
tica del mondo, quello della forza mondanizzante e disintegratrice
del semitismo, quale trascorre, con estrema leggerezza, anche nei
discorsi di La Valle. Ed e un tema tragico che apre la via verso ogni
altra forma di emarginazione e di mortificazionedeiruomo.
Queste brevi note non intendono soltanto integrare con dati
storicamenteineccepibili un iter diaristico falsato, come e il Giornale
pubblicato da Boringhieri. Vogliono invitare soprattutto i giovani
- e sono molti - coinvolti neH'incanto del discorso eliadiano, al
dovere di ricordare, di fare memoria e storia come forme di cono-
scenza. Vogliono aiutare a scoprire le radici occultate intenzional-
mente di mali presenti che circolano in mezzo a noi che protrebbero
ricondurci, senza che se ne abbia consapevolezza, a un rinnovato
sonno della ragione, generatore di mostri.
Alfonso M. di Nola

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