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Settimana scorsa abbiamo incominciato a parlare del peccato originale, di quel triste
episodio nella storia dell’uomo, nella nostra storia, quando i nostri primi padri, Adamo ed Eva
offesero Dio nel Paradiso terrestre. Infatti, costituito da Dio in uno stato di Giustizia originale,
l’uomo però, tentato dal diavolo, fin dagli inizi della storia abusò della sua libertà, erigendosi
contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio. Grande peccato di superbia e di
disobbedienza. E questo peccato, sebbene commesso da Adamo ed Eva, fu trasmesso alla loro
discendenza, che siamo tutti gli uomini. Il peccato originale è un peccato proprio di Adamo ed Eva,
perché fu commesso da loro con un atto della loro volontà e perciò il loro fu un peccato personale.
Però è anche un peccato nostro, perché Adamo peccò essendo il capo e fonte di tutto il genere
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umano, e perciò questo peccato viene trasfuso per naturale generazione in tutti i suoi discendenti,
in modo che anche per noi è pure peccato originale. Con altre parole, allontanati da Dio per il loro
peccato, Adamo ed Eva ricevettero una ferita nella loro natura umana, e fin da quel momento,
trasmisero ai suoi figli -e questi a tutta l’umanità- una natura umana ferita da questo peccato
originale. [Dunque così viene propagato il peccato originale: per la generazione naturale]. E forse
qualcuno potrà chiedersi: “E che male ho fatto io, quale culpa, per aver ereditato questo peccato?”
Certamente nessuno di noi ha colpa personale per quel peccato di Adamo. E perciò Dio non ce lo
considera come un peccato personale. Nel piano della infinita misericordia di Dio, il Signore ha
previsto per noi gli aiuti necessari per la nostra salvezza e santificazione. E questo tema lo
svilupperemo più avanti. Possiamo chiederci adesso quali sono i danni che il peccato originale
lasciò nella nostra natura umana. Sono la privazione della grazia santificante, la perdita del
gli uomini contraggono queste conseguenze del peccato originale, eccetto la santissima Vergine,
che fu preservata da Dio per singolare privilegio, in previsione dei meriti di Gesù Cristo nostro
Salvatore. Tutti noi, ognuno di noi può sperimentare in se stesso la presenza di queste conseguenze
del peccato originali. Infatti, lo stesso San Paolo ci dice nella Lettera ai Romani: “non faccio quel
che voglio, ma quello che odio” (Rm 7,15) e dopo aggiunge: “vedo nelle mie membra un’altra
legge, che lotta contro la legge della mia mente” (Rm 7,23); cioè, ognuno di noi, sentiamo una forte
inclinazione verso il male, come se fosse una legge, una forza che ci inclina verso il peccato, verso
ciò che non è buono, ma cattivo; come se fosse una legge contro la unica e vera Legge, che è quella
divina. I santi ci hanno lasciato testimonianza della loro lotta personale contro queste inclinazioni.
Ci dici San Luigi Maria da Montfort [un grande santo francese del secolo XVIII]: “siamo più
più golosi degli animali immondi, più collerici delle tigri, più pigri dalle tartarughe, più deboli dalle
canne e più incostanti delle banderuole”. Questa è la conseguenza del peccato originale in noi. E
1. Anzitutto, che ognuno di noi deve far fronte ad una lotta, contro le sue cattive
inclinazioni, per conformare se stesso alla Legge divina, ai comandamenti di Dio. Un modello
splendido di questa lotta, e della vittoria ottenuta sono i santi, di cui la Santa Chiesa Cattolica -e
soltanto la Chiesa Cattolica- ha migliaia: Sacerdoti, religiosi, padri e madri di famiglia, giovani e
vecchi, ecc. Si tratta di una lotta alla quale facciamo fronte non da soli, ma con l’aiuto della grazia
di Dio, che è abbondantissima. Come dice San Paolo: “dove abbondò l’offesa -cioè il peccato-,
sovrabbondò la grazia” (Rm 5,20). Perciò, abbiamo mezzi più che sufficienti per lottare e vincere le
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nostre male inclinazioni. Solo dobbiamo corrispondere alla grazia di Dio. Come diceva
Sant’Ignazio di Loyola, dobbiamo mettere tutto lo sforzo della nostra parte, come si tutto
dipendessi da noi e niente da Dio, e, alla volta, confidare in Dio come si tutto dipendessi da Lui e
niente da noi.
2. L’altro insegnamento che dobbiamo prendere della realtà del peccato originale in noi è
l’urgenza e grave responsabilità che hanno i genitori di battezzate ai bambini al più presto possibile.
Infatti, ci insegnava il Papa Pio XII: Non c’è in questa economia [di salvezza] un’altra mezzo
[distinto del battesimo] per comunicare la vita [della grazia] al bambino che non sia arrivato
all’uso di ragione e, tuttavia, lo stato di grazia nel medesimo istante della morte è assolutamente
necessario per la salvezza; sine esso è impossibile ottenere la felicità soprannaturale, la visione
beatifica di Dio. [Allocuzione del 29/X/1951: AAS 43 (1951), 841]. E, recentemente, Giovanni
Paolo II: Perciò, mediante la sua dottrina e la sua prassi, la Chiesa ha dimostrato di non conoscere
altro mezzo, al di fuori del battesimo, per assicurare ai bambini l’accesso alla beatitudine eterna;
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[per cui la Chiesa si preoccupa di non trascurare la missione ricevuta da Dio di concedere la
rigenerazione dell’acqua e dello Spirito a tutti quelli che possono essere battezzati. Riguardo a
quelli bambini morti senza il battesimo, la Chiesa non può fare altro che raccomandarli alla
misericordia di Dio] (...)”. [Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione pastoralis actio
del 20/X/1980, nº 13; AAS 72 (1980), 1143-1144. DS 4671].
Prendiamo, dunque, fermamente, due propositi: 1) battezzare al più presto ai nostri figli, per
assicurare loro l’eterna salvezza, 2) esortare ai nostri amici, conosciuti, ecc., che tante volte sono
genitori trascurati, perché compiano con il grave dovere di battezzare i suoi figli al più presto.