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PRIMO

MEDITERRANEO
Meditazioni sul mare più antico della storia

Sebastiano Tusa
IL MARE COME SCENARIO DI BATTAGLIA
LA BATTAGLIA DI
MILAZZO
La battaglia di Milazzo (Mylae) si è
svolta nel 260 a.C., nel corso della
prima guerra punica ed è stata la prima
vittoria navale di Roma nei confronti
dell'esperta flotta di Cartagine.
IL MARE ELEMENTO DI UNIONE TRA POPOLI E
CULTURE DIVERSE

Affresco di Thera
Cultura di Castelluccio Facies di Naro-Partanna Stile della Moarda

Facies di Rodi - Tindari -Vallelunga Facies di Capo Graziano


CULTURA DI
CASTELLUCCIO
La cultura di Castelluccio è uno dei tanti
aspetti archeologici della Preistoria siciliana,
risalente all'Antica Età del bronzo (2000
a.C. circa) e identificata da Paolo Orsi nella
omonima località posta tra Noto e Siracusa
CAPO GRAZIANO
Località dell’isola di Filicudi (Eolie) che dà
nome a una cultura del Bronzo antico (3°
millennio a.C.), diffusa nell’arcipelago Eoliano
e in Sicilia. I materiali archeologici
dell’insediamento ivi rinvenuto attestano i
rapporti con il mondo Elladico e Miceneo.
RODI
TINDARI VALLELUNGA
Nella parte settentrionale e sud-occidentale
(la fascia tra Trapani e Agrigento) dell’isola
si sviluppò la facies di Rodì-Tindari-
Vallelunga, il nome gli fu dato
dall’archeologo Bernabò Brea in relazione
ai siti nei quali fu scoperta questa nuova
realtà culturale.
LA GROTTA
DELL’UZZO
La grotta dell'Uzzo è uno dei più
importanti siti preistorici dell'intera
Sicilia All'interno di essa sono state
rinvenute tracce di presenze umane
risalenti a circa 10.000 anni fa.
IL MELQART DI
SCIACCA
  Consistenti tracce di cultura fenicia, disseminati in tutta la Sicilia da oriente ad occidente, testimoniano
che l’espansione dei Fenici nell’Isola è stata preceduta da una sua sporadica frequentazione alla ricerca di
punti di appoggio per scambi e commerci. Questa fase di precolonizzazione si colloca tra il X e il IX
secolo a.C. periodo a cui probabilmente risale il bronzetto raffigurante il Melqart di Sciacca rinvenuto,
nel 1955, , da alcuni marinai saccensi, nelle acque prospicienti il tratto di costa tra Selinunte e Sciacca; si
tratta di una divinità maschile barbata, il petto è nudo, dalla vita al ginocchio è cinto dal tipico
gonnellino egiziano: lo shenti, il capo è ricoperto da un atef fenicio. La posa è quella del dio
“abbattente”, con la gamba sinistra spinta in avanti, il braccio destro in alto, l’avambraccio sinistro
proteso in avanti, in una mano è presente un foro, sicuramente atto a sostenere attributi andati perduti,
probabilmente una mazza, nell’altra mano reggeva un oggetto verticale.

Il manufatto si inserisce nel filone delle sculture in bronzo dell'area siro-palestinese, dove sono stati
rinvenuti circa 150 esemplari molto simili.

Sicuramente si tratta del dio della tempesta contemplato nel pantheon Cananeo fin dal secondo
millennio, e ancora ampiamente diffusa, con qualche variante nel primo millennio periodo al quale il
bronzetto sembra appartenere per due ragioni: in primo luogo perché questo tipo iconografico, nel
secondo millennio si presentava imberbe, in secondo luogo perché in quel periodo le dimensioni di tali
manufatti erano molto ridotte. Il nostro Melqart invece è alto 35 centimetri e sappiamo che le dimensioni
di questa classe artistica aumentarono nel primo millennio, come dimostrano i 4 esemplari rinvenuti a
Cadice. Se si accredita l’ipotesi che colloca il manufatto nel I millennio si dovrà escludere che esso sia
pervenuto in Sicilia, come alcuni archeologi sostenevano, tramite vettori micenei, e che la sua presenza
nelle acque prospicienti la costa meridionale della Sicilia sia testimonianza della grande grande espansione
fenicia nel mediterraneo occidentale.
CALA MINNOLA
Nella prima metà del I sec. a. C.
nello specchio d’acqua antistante
Cala Minnola, sul versante orientale
dell’isola di Levanzo, si consumò
una tragedia del mare con
l’affondamento di una nave oneraria
romana con un carico di anfore
vinarie.
IL LOUTERION DI
PANAREA
Piccolo altare che faceva
parte della dotazione di bordo
e che serviva per accendere
fuochi agli Dei.
IL MECCANISMO
DI ANTIKYTHERA
  ll'inizio del '900, vicino all'isola di Cerigotto (Anticitera), tra il Peloponneso
e Creta, fu localizzato il relitto di un'antica nave romana. Negli anni
vennero alla luce diversi reperti: tra questi il più noto è un congegno
meccanico noto oggi come macchina di Anticitera (o meccanismo di
Antikythera).

  Non fu facile, all'inizio, capire cosa fosse, anche perché le 82 parti in rame
di cui è composto erano corrose e danneggiate. Con un lungo e certosino
lavoro di restauro si lavorò a ricostruirne la struttura, e a un certo punto fu
evidente che si trattava di un complesso congegno che permetteva di
riprodurre il moto dei pianeti attorno al Sole e la fasi lunari.

  Il meccanismo è così complesso che si ipotizzò che fosse stato costruito in


tempi molto vicini a noi e che fosse casualmente finito sui fondali vicino a
Creta, in prossimità della nave romana. Tutte le analisi, però, confermarono
che l'oggetto era stato costruito attorno al primo secolo avanti Cristo.

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