Una premessa
Non è semplice in poche righe illustrare la nuova acquisizione storica sul culto dei Patroni a Lauro. Gli
esperti storceranno il naso: certe cose vanno fatte con i crismi della scientificità e cioè note, riferimenti ecc.
Ne sono convinto anzitutto io pur essendo un cantastorie. Se è rischioso scrivere di storia, tanto più lo è su
una pagina leggera come questa. Sapete però che è una scommessa che regge finchè le forze ci saranno:
divulgare a tutti la storia del paese, seguendo e sviluppando i moniti di quei grandi appassionati che furono
Ottavio Colucci e Pasquale Moschiano. In privato, a chi vorrà, sarà data ogni spiegazione. Per il momento
altro non si può fare essendo finiti a Lauro mensili come L’Ora del Vallo e Segno dei Tempi.
Il nostro informatore
Questa nuova scoperta la dobbiamo a una fugace annotazione ritrovata da chi scrive a dicembre scorso
all’Archivio Storico di Napoli. A redigerla è un lauretano nato a Napoli nel 1706 ma residente a Lauro da
anni: Onofrio Bonavita. Onofrio vive nel palazzo di famiglia a Preturo, che divide con il fratello Casimiro
(nonno del futuro Cancelliere e storiografo lauretano) e da vari anni ha sostituito Giulio Frezzaroli
nell’incarico di tesoriere della chiesa di San Sebastiano a Lauro. Come ogni buon economo egli redige la lista
di redditi, proprietà e spese di quella chiesa, e quindi…
Bonavita è attento ad annotare soprattutto i “Pesi”, ossia le uscite che la chiesa dei Patroni deve
fronteggiare ogni anno. E mentre elenca le varie feste e le varie celebrazioni che si ufficiano lì scrive:
“Nella terza domenica di agosto giorno della consacrazione della chiesa si solennizza la festività della
medesima con primi e secondi vespri, messa cantata e messe lette, processione e sparo de’ mortaretti e di
artificio”.
Mi fermerei qui perché questa annotazione è già chiara. Qui però pensiamo ai ragazzi soprattutto e allora
qualche ulteriore spiegazione bisogna pur darla.
Onofrio Bonavita ci dà un messaggio chiaro: i nostri padri festeggiavano ad agosto per ricordare la solenne
consacrazione della chiesa dei Santi. La consacrazione è un rito liturgico che nell’antichità era molto
complesso e lungo: serviva e serve per invocare la protezione divina sul luogo sacro. L’anniversario della
consacrazione era poi ricordato annualmente (ancora oggi ad esempio la Chiesa celebra ad esempio la
dedicazione della basilica del Laterano). A Lauro – stando alle notizie del Bonavita – questa consacrazione
era avvenuta nella terza domenica d’agosto e in quella occasione annuale si faceva festa.
La sagra Lauretana
In origine quindi la festa agostana era una “sagra”, un termine che se per noi equivale alla festa di paese
dove si valorizzano i prodotti tipici del territorio, per gli antichi altro non era se non il “compleanno” della
chiesa principale del paese. Come facilmente si intuisce questo significato primario ben chiaro ai nostri
Padri si è perso o meglio si è evoluto: nel corso degli anni ci si è concentrati più sul patronato anziché sulla
consacrazione della chiesa.
Qualcuno potrà pensare che la sola annotazione di Onofrio Bonavita non fa testo. In realtà un discendente
di Onofrio, Casimiro Bonavita, nel suo Borro annota che la chiesa dei Santi venne consacrata da tre vescovi
(probabilmente uno consacrò chiesa e altare maggiore e gli altri due i quattro altari minori che erano in
origine nel tempio della Vigna).
La prova lampante è però nella chiesa stessa dei Santi. Osservate le pareti: a ogni pilastro vi è un tondo con
una croce. Quei tondi sono la prova della consacrazione della chiesA. Il vescovo infatti tracciava sui vari
pilastri dodici segni di croce con il crisma (olio misto a balsamo) a ricordare che la Chiesa è fondata
sull’insegnamento e la testimonianza degli apostoli. Quelle unzioni di olio venivano poi coperte con dei
tondi raffiguranti la croce.
Difficile dire quando sia avvenuta la consacrazione. Probabilmente in tempi antichi. Seguite il
ragionamento… I tondi con le croci della consacrazione dovrebbero essere dodici. Alla Vigna però ne
abbiamo solo otto. Mancano i quattro della zona absidale. Cosa voglio dire? Che probabilmente questi
quattro sono scomparsi con il prolungamento della Chiesa. Un dato è certo: nel 1724 la chiesa era già come
la vediamo adesso; la prova è nella pianta che accludo al post.
Il Tesoriere della Chiesa annota altri particolari sulla antica festa agostana. E ci fornisce due informazioni
preziose: alla processione erano presenti gli ordini mendicanti dei Francescani di San Giovanni e degli
Agostiniani di Santa Maria della Strada e a costoro veniva data la “pietanza”… una merenda insomma. E
sempre alla processione agostana venivano distribuiti i Santini. Il tempo ha cambiato le cose: gli Agostiniani
sono andati via da Lauro nel 1806. Tuttavia la presenza dei Francescani resiste ancora, tenace vestigio di
consuetudini di cui finora ci sfuggivano le motivazioni.
Tutto da ripensare?
Credo che il documento ora sottoposto alla vostra attenzione sia abbastanza notevole nella ricostruzione
del culto dei Patroni a Lauro. Non posso dilungarmi su cosa rappresentasse per gli antichi quella chiesa della
Vigna: “santuario” la chiamavano e tanto basti. Il nuovo documento parla di due processioni distinte: una il
20 gennaio e l’altra la terza domenica d’agosto.
Ripeto il concetto: in origine si ricordava la consacrazione della Chiesa. Successivamente il significato si è
spostato sul Patronato. Finora pensavamo che la festa d’agosto fosse un ricordo dell’elezione di San
Sebastiano a patrono della Terra di Lauro nel 1653 e invece… D’altra parte i documenti erano già eloquenti:
anzitutto Giuseppe del Cappellano dice che l’elezione avvenne un 20 di gennaio. E inoltre la ritrovata carta
del 1653 (non finiremo mai di ringraziare don Luigi per la gioia che ci ha dato quando ci permise di rivederla
dopo che la si pensava smarrita) che sanziona l’atto dell’elezione è datata 22 novembre 1653.
La festa ballerina
E per concludere: sotto gli occhi abbiamo un dato. A Lauro abbiamo sempre cambiato la forma della festa
agostana. Se all’inizio - stando al documento ora illustrato - la festa era nella terza domenica d’agosto, nel
XIX secolo essa era ormai spostata all’ultima domenica d’agosto. Le prove? Sfogliate la prima pagina del
Registro dei Visitatori del Castello: il maniero è riaperto domenica 25 agosto 1872, “festa di San
Sebastiano”, o rileggete il post sulla Libera pubblicato qualche giorno fa per capire qualcosa in più.
Solo in anni successivi al 1887, epoca della strage dei fuochi, nascerà la consuetudine del lunedì e del
martedì.
E sulla processione al Castello? E sulla presenza delle Confraternite? E L’Armata di san Sebastiano? Nulla…?
Ne riparleremo, dovendo trattare di colui che volle definirsi – forse a torto - un Nogaret lauretano. Se san
Sebastiano e san Rocco vorranno, continueremo a cantare storie. Per ora godiamoci questo momento
intenso di ritrovata memoria.