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SE QUESTO E UN UOMO...*
Aldo Garosci
Un ebreo italiano ha scritto il piu bello dei libri sui campi di concen-
tramento: un libro dove il dolore trova, ai limiti dell'annullamento della
personality, una straziante e serena espressione poetica.
Un'occhiata alia «letteratura» di questa guerra ci offre un panorama
ben diverso da quello che si presentava nel 1918. Aveva dominato allora,
in tale misura, l'ottimismo ufficioso, l'espressione commossa di «bei sen-
timent^ che poco o nulla avevano a che fare con l'immediato dramma
dell'uomo dinanzi alia morte, alia sordida e atroce sofferenza, che la lette-
ratura del dopoguerra, nei paesi dove prese l'importanza di un fenomeno
sociale, si presento come distruzione veristica di un mito ufficiale.
Fu il capostipite di questi scrittori Barbusse, letterariamente parlando,
mezzo discendente di Zola e mezzo di Andreiev; e da lui derivarono, piu
o meno esasperati, piu o meno compromessi, gli altri. Perche si avesse un
libro di guerra che fosse qualchecosa di piu di un violento elementare in-
sorgere, di una ingiuria contro la violenza fatta all'anima, bisogno aspetta-
re molto dopo; e Remarque, Ciapek e Renn scrissero piuttosto che con lo
spirito occupato dalla guerra che sarebbe venuta che da quella che, ormai,
nel ricordo, impallidiva, e che veniva ricondotta alia superficie e rivivifi-
cata ad ammonimento contro il nuovo pericolo imminente.
In Italia poi la «letteratura di guerra», si puo dire non ci fu, malgrado
forse a causa delle rodomontate sulla vittoria e Vittorio Veneto e i sette-
centocinquantamila morti. II meglio, o il meno peggio, fu ancora opera di
scrittori della vecchia scuola provinciale umanistica, dal Serra, diciamo, a
Paolo Monelli.
Che questa guerra fosse stata qualcosa di diverso almeno in Italia, ce
ne siamo accorti subito, dallo stile dei migliori libri della guerra, rinarras-
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230 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL
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DA «L'ITALIA SOCIALISTA» DEL 27/1 2/1 947 23 1
sorsa la ferocia con cui difende la sua vita di ogni giorno. Pud essere
so anche come la dimostrazione esteriore della tesi che abbiamo detto
vita di un essere umano, trattato come nemico e privato della «societa
mana, dell'«eguaglianza» (non quella famosa uguaglianza giuridica, m
piu elementare uguaglianza che pareva il cristianesimo avesse generali
zato nella Terra, ma che gia spunta e vive in Omero, e viva e pure ne
societa piu gerarchica, piu «castale» che sia, la quale crede ad un q
checosa al di sopra di lei); la vita di quest'essere umano, ridotto ad ani
te, e stata vissuta da nostri contemporanei, dai deportati di Auschwitz
gli Ebrei che i Tedeschi hanno «utilizzato» come bestiame nella loro m
china di guerra.
Pure, se questa e la tesi polemica, o vogliamo dire morale del libro;
si vissuta e risentita attraverso una polemica che non e esterna, ma c
tutta la carne dell'autore che si ribella all'ingiustizia, neppure qui s
profondo del libro, cio che ne fa uno scritto ineguagliato e ineguaglia
credo, in questo scorcio di anni.
II vero «fondo» del libro, accanto e sopra la tesi, accanto e sopra i r
posi polemici che formano come delle stazioni nel ritmo di esso,
qualchecosa di grave. E nella poesia di quel dolore marginale, che
pravvive al brutale trattamento dei Tedeschi, di quell'anima che e viv
poco prima e poco dopo l'abbrutimento sotto il quale la si vuole sch
ciare, e che, quando e viva, soffre in modo tanto piu intensamente um
Le pagine piu poetiche del libro di levi (pagine poetiche che, in
stanza, lo ripetiamo, sono il tono del libro stesso e che sono necessari
mente sostenute dalle altre, piu polemiche o descrittive, tuttavia perm
dallo stesso «motivo»), sono quelle percio in cui la sofferenza dinanzi
ia degradazione dell'uomo e vista quasi nel fondo, piu o meno «di s
co», in un momento di sosta, che e quello in cui si fa sensibile. Son
pagine sull'infermiera, le pagine sul Ka.Be. la cui vita e «vita di limbo
in cui si riposa, e nell'inferno del Lager giunge appena, col suono
marce popolari che accompagnano al lavoro gli infelici deportati ( «so
la voce del Lager, la espressione sensibile della sua follia geomet
nella risoluzione altrui di annullarci prima come uomini per uccid
poi lentamente» ): le pagine sulle «nostre notti», col sogno in cui il pr
gioniero racconta, inascoltato, ai familiari, i suoi dolori e il sogn
Tantalo» entrambi sogni collettivi, raccontati con una lucidita di incu
(«si sentono i dormienti respirare e russare, qualcuno geme e pa
Molti schioccano le labbra e dimenano le mascelle. . .). La pagina sul ca
to di Ulisse e quella su Elias, il sottouomo che nel Lager e felice. Tant
tante altre che non sono frammenti o episodi, perche, lo abbiamo det
sono il tono stesso del libro, impostato altissimo nelle due scene inizi
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232 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL
Aldo Garosci
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