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PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)

CAPITOLO II Modelli di stile e di comportamento 1

T21 ON LINE Erasmo da Rotterdam


La pazzia dei teologi e quella dei monaci
[Elogio della follia] Presentiamo qui un passo che ha per oggetto la follia dei teologi, facendogli seguire uno più lungo che col-
pisce i costumi dei monaci. Ironia e sdegno si alternano. Sullo sfondo si intravvede la posizione dell’au-
tore, favorevole al ritorno alla purezza originaria del cristianesimo e a una religiosità più autenticamen-
te e intimamente vissuta.

da Erasmo da Rotterdam, Poi spiegano1 a loro arbitrio i misteri della Sacra Scrittura; in che modo sia stato creato e disposto or-
Elogio della follia, Rizzoli,
Milano 1991. dinatamente il mondo, attraverso quali vie la macchina del peccato originale si sia trasmessa nei di-
scendenti; in quali modi, secondo quale misura, in quale frazione infinitesima di tempo si sia com-
pletata la formazione di Cristo nell’utero della Vergine; in che modo nel sacramento dell’Eucaristia gli
5 accidenti possano permanere senza dimora sostanziale. Ma sono cose dette e ridette: altri problemi
ritengono degni di grandi e illuminati teologi (come li chiamano), altri problemi li svegliano, quan-
do si imbattono in loro: ad esempio «C’è forse un istante nella generazione divina?»; «Ci sono in Cri-
sto più rapporti di filiazione?»; «È possibile la proposizione: Dio padre odia il Figlio?»; «Avrebbe Dio
potuto prendere forma di donna, o del diavolo, di un asino, di una pietra?». E poi come avrebbe fatto
10 una zucca a predicare, compiere miracoli, ad essere inchiodata alla croce. «E cosa avrebbe consacra-
to Pietro, se avesse consacrato nel momento in cui il corpo di Cristo pendeva sulla croce?»; «E in quel-
lo stesso momento Cristo poteva esser detto uomo?». E se dopo la resurrezione sarà lecito mangiare
e bere: fin da ora si premuniscono contro la fame e la sete.
Ci sono innumerevoli frivole sottigliezze, molto più sottili perfino di queste, a proposito di nozio-
15 ni, relazioni, istanti, formalità, quiddità, ecceità,2 che nessuno potrebbe arrivare a vedere a meno di
essere così Linceo da scorgere fra le tenebre più profonde persino ciò che non esiste in alcun luogo.
Aggiungici poi quelle famose sentenze, così paradossali da far sembrare al confronto grossolana ro-
ba da saltimbanchi quei solenni apoftegmi3 degli Stoici che chiamano «paradossi». Ad esempio: sgoz-
zare mille uomini è una colpa meno grave che non cucire la scarpa a un povero per una volta di do-
20 menica. E che è meglio lasciar andare in malora il mondo intero calzato e vestito (come si dice), che
dire anche una sola bugietta, leggera quanto si voglia. […]
Alla beatitudine di costoro4 si avvicinano molto quelli che si chiamano comunemente religiosi e
monaci, nomi uno più falso dell’altro, dato che buona parte di loro dista dalla religione le mille mi-
glia e non c’è nessuno che più di loro capiti fra i piedi dappertutto. Non vedo chi potrebbe essere più
25 disgraziato di loro, se non ci fossi io ad aiutarli in più modi. Infatti, benché questa categoria tutti la
detestino, al punto che anche incontrarli per caso si crede porti jella, loro stessi si lisciano però che è
una bellezza. Anzitutto ritengono il vertice della devozione essersi astenuti dalla cultura al punto da
non saper neanche leggere. Poi, quando hanno finito di ragliare in chiesa con voci asinine i loro sal-
mi contati ma non capiti, credono senz’altro di carezzare le orecchie dei santi dando loro grandissi-
30 mo piacere. Ce ne sono poi alcuni che si vendono bene con la loro sporcizia e il loro stato di mendi-
canti e davanti alle porte chiedono pane muggendo a voce altissima, anzi non si trova un albergo, un
carro, una nave dove non rompano: e per gli altri mendicanti non è un danno da niente. E così quei
buontemponi ci offrono un’immagine degli apostoli (a sentir loro) con la sporcizia, l’ignoranza, la
rozzezza, la sfacciataggine.
35 Cosa poi di più spassoso del fatto che fanno tutto secondo una regola e quasi ricorrono a calcoli
matematici, regole che sarebbero un misfatto trascurare. Quanti nodi deve avere la scarpa, di che co-
lore ogni veste, di quali differenze di tinta deve essere screziata, di che materiale dev’esser fatta la cin-
tura e quanto larga, di che tipo e che ampiezza la cocolla,5 quanto spessa la tonsura, quanto bisogna
dormire. E chi non capirebbe quanto è iniqua questa uguaglianza fra costituzioni e caratteri così di-
40 versi. E tuttavia, grazie a queste norme insignificanti, non solo pensano che in confronto a loro gli al-
tri non valgono nulla, ma si disprezzano anche a vicenda e (proprio loro che professano la carità apo-
stolica) per una tonaca cinta in modo diverso, per una veste un po’ più scura provocano uno scompi-
glio generale. Fra costoro ne trovi di quelli così rigidamente devoti, che come sopravveste portano so-
lo il cilicio, come sottoveste solo il tessuto di Mileto,6 e al contrario altri vestiti sopra di lino e sotto di

1 spiegano: i teologi. Inizia qui una polemica contro i 2 quiddità, ecceità: termini della filosofia scolastica 3 apoftegmi: detti memorabili.
teologi che pretendono di illustrare le verità di fede ri- medievale. Quiddità indica il carattere essenziale, per 4 costoro: i teologi.
correndo al formalismo della logica scolastica, dove cui una cosa è quella che è. Ecceità indica l’indivi- 5 cocolla: sopravveste fornita di cappuccio.
tutte le questioni, anche le più astruse, possono trova- duazione dell’essenza universale in un essere deter- 6 tessuto di Mileto: la stoffa di Mileto era particolarmen-
re un sostegno. minato. te raffinata.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]
PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)
CAPITOLO II Modelli di stile e di comportamento 2

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45 lana. Ce ne sono poi altri che hanno ribrezzo nel toccare il denaro come un veleno, e intanto non si
astengono dal toccare né il vino né le donne.7 Poi è incredibile lo sforzo che mettono a far sì che non
ci sia nessun accordo nel modo di vivere. E non si sforzano di assomigliare a Cristo, bensì di essere
diversi fra loro.
Buona parte della loro beatitudine consiste poi nei nomi: gli uni si compiacciono di venir chia-
50 mati cordiglieri, e, fra questi, alcuni Coletani, altri minori, altri minimi, altri bollisti. Ancora, gli uni
Benedettini, gli altri Bernardini; gli uni Brigittini, gli altri Agostiniani; gli uni Guglielmiti, gli altri
Giacobiti come se fosse poco chiamarsi Cristiani. Buona parte di loro si appoggia tanto alle proprie
cerimonie e a meschine tradizioni di origine umana, da credere che un solo cielo8 sia premio inade-
guato a tanti meriti, non pensando che Cristo disprezzando tutto questo vorrà riscuotere il precetto
55 suo proprio: la carità. Uno metterà in mostra una pancia piena di pesci di ogni specie. Un altro scio-
rinerà cento moggi di salmi. Un altro ancora farà il conto di miliardi di digiuni e se la prenderà con
il ventre tante volte quasi scoppiato per un solo pasto. Un altro tirerà fuori un tal mucchio di ceri-
monie da renderne difficile il trasporto a sette navi da carico. Un altro si vanterà di non aver tocca-
to denaro se non con dita munite di un doppio guanto per sessanta anni. Un altro presenterà una to-
60 naca così sporca e spessa che nessun marinaio si degnerebbe di portarla. Ricorderà un altro ancora
di esser vissuto come una spugna, sempre inchiodato allo stesso posto, per più di undici lustri. Un
altro chiamerà in causa la voce diventata roca per il continuo cantare, un altro l’ebetudine9 conse-
guente all’isolamento, un altro la lingua paralizzata da un silenzio perpetuo. Ma Cristo interromperà
queste vanterie, che altrimenti sarebbero andate avanti all’infinito, e dirà: «Da dove proviene questa
65 nuova specie di Giudei? Io riconosco una sola religione per veramente mia, e soltanto di questa non
sento una parola. Eppure una volta, apertamente e senza servirmi della forma traslata10 della para-
bola, ho ben promesso l’eredità del Padre non alle tonache, alle preghierine e ai digiuni, bensì alla fe-
de e alle opere di carità.

7 toccare…donne: Erasmo sviluppa la polemica con- ciale professata dai francescani come forma di ipo- retico Basilide (II sec. d.C.).
tro monaci e frati, già presente nel tardo Medioe- crisia. 9 ebetudine: stupidità.
vo. In particolare qui egli denuncia la povertà uffi- 8 un solo cielo: si allude ai 365 cieli immaginati dall’e- 10 forma traslata: *metafora.

esercizi
Analizzare e interpretare
1 Erasmo colpisce le dispute teologiche e i costumi corrotti 2 Chi parla in tutta l’opera è la follia. Ciò permette all’autore
del clero, in questo caso dei monaci, altrove della curia ro- di rovesciare il punto di vista comune sul mondo: quello che
mana. Su quali valori alternativi egli intende fondare un’au- è considerato folle (l’amore) è esaltato come fonte di vita e
tentica esperienza religiosa? di piacere, quello che è ritenuto normale (guerre e dogmi)
viene mostrato come assurdo. Quale procedimento usa qui
Erasmo per dare forza alla sua denuncia?

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]

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