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4/5/2020 Ippocrate e gli scritti ippocratici - WeSchool

L’immagine che possediamo di Ippocrate non è sempre veritiera; essa è, in parte, frutto

dell’elaborazione tarda di biografie e leggende che, partendo dalla vita di Ippocrate attribuita a

Sorano di Efeso, a Stefano di Bisanzio e al lessico bizantino Suda (XI sec.), hanno ricostruito un

profilo per buona parte immaginario del padre fondatore della medicina razionale.

Egli sarebbe nato a Kos intorno al 460 a.C., da una famiglia aristocratica, di asclepiadei, che

vantava una discendenza diretta da Podalirio e Macaone, eroi omerici; avrebbe avuto due figli

maschi, Tessalo e Dracone, e una femmina, data in sposa all’allievo prediletto Polibo, autore del

trattato Sulla natura dell’uomo; avrebbe curato pazienti illustri, come Democrito preda della follia

e il re macedone Perdicca, afflitto da una grave malattia d’amore; invitato, avrebbe rifiutato, in

nome della sua grecità, di curare i sudditi di Artaserse I, preda di una violenta epidemia; avrebbe

viaggiato molto, spostandosi dall’isola nativa verso la Tessaglia, in un peregrinare di città in città

che bene illustra le modalità di azione degli antichi medici itineranti e di cui abbiamo

testimonianza seguendo le tappe tratteggiate nei trattati sulle Epidemie, che narrano casi clinici

frutto di osservazione diretta in un ampio spazio della geografia greca. Avrebbe soccorso i cittadini

di Atene durante una violenta pestilenza, purificando l’aria della città con l’accensione di fuochi;

sarebbe morto a Larissa, in un periodo di tempo compreso tra il 375 ed il 351 a.C. I suoi figli

sarebbero stati i suoi primi allievi: Tessalo, medico nella spedizione greca in Sicilia del 415-413 a.C.,

Dracone impegnato, come il padre, nella cura di una pestilenza in Ellesponto tra il 419 e il 416 a.C.

La sua scuola si sarebbe ben presto allontanata dall’orbita familiare con l’arrivo di allievi esterni,

per vincolare i quali Ippocrate avrebbe scritto il Giuramento; le biografie riportano un lungo elenco

di nomi, che avrebbero costituito la scuola di Kos, opposta e rivale di quella di Cnido, capeggiata

dal medico Eurifonte, sulla cui reale esistenza ancora oggi la storiografia medica dibatte.

Della vita reale di Ippocrate sappiamo, in realtà, poco: Platone, che è il nostro testimone più

attendibile (Galeno, nell’opera Sull’uso delle parti, ci dice che fu suo seguace e “derivò da lui le

principali dottrine”) ascolta le sue lezioni, costruendo su di lui l’immagine di un padre ideale e di

un maestro del metodo. Nel Protagora (311b-c), Platone ci informa, infatti, delle modalità di

svolgimento delle lezioni di Ippocrate, che sono pubbliche ed accessibili dietro compenso.

Aristotele conferma questa modalità di insegnamento (Politica, 1326a, 14 sgg.). Nel Fedro (270c), a

Ippocrate viene attribuito un sistema di indagine sulla natura “nella sua totalità”; sul significato da

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attribuire a questo termine, correlato a uno o a un altro dei trattati inclusi nella Collezione, per

secoli si è fondata parte della discussione della cosiddetta “questione ippocratica”.

Le opere

Sotto il nome di Ippocrate sono state tramandate una sessantina di opere, scritti in realtà di varia

paternità, stile e intenzioni diverse e datazione molto variabile. La discussione su quale di esse sia

effettivamente ascrivibile ad Ippocrate e costituisca pertanto un “nucleo originale”, quale sia opera

della sua cerchia stretta di allievi (in particolare dell’allievo diretto, Polibo), quale invece sia stata

scritta in un arco di tempo molto più avanzato, è antica: alcuni testi hanno parti comuni, vedute

non sempre omogenee sulla salute e sulla malattia, talvolta lo stesso testo sembra composto da più

autori, o da un unico autore in fasi diverse della vita (G.E.R. Lloyd). La prima lista che possediamo

dei lavori ascritti al maestro di Kos è quella di Eroziano, un glossatore del I secolo. Galeno stesso,

sulla base della testimonianza platonica, tenta di definire i “veri” lavori di Ippocrate, collocandosi

sulla scia di una tradizione che ha il suo antecedente in Bacchio di Tanagra, un alessandrino allievo

di Erofilo che, glossando il maestro, suggerisce indirettamente quali lavori siano considerati

autentici nella cerchia dei filologi di Alessandria (Jacques Jouanna).

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