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L’immagine che possediamo di Ippocrate non è sempre veritiera; essa è, in parte, frutto
dell’elaborazione tarda di biografie e leggende che, partendo dalla vita di Ippocrate attribuita a
Sorano di Efeso, a Stefano di Bisanzio e al lessico bizantino Suda (XI sec.), hanno ricostruito un
profilo per buona parte immaginario del padre fondatore della medicina razionale.
Egli sarebbe nato a Kos intorno al 460 a.C., da una famiglia aristocratica, di asclepiadei, che
vantava una discendenza diretta da Podalirio e Macaone, eroi omerici; avrebbe avuto due figli
maschi, Tessalo e Dracone, e una femmina, data in sposa all’allievo prediletto Polibo, autore del
trattato Sulla natura dell’uomo; avrebbe curato pazienti illustri, come Democrito preda della follia
e il re macedone Perdicca, afflitto da una grave malattia d’amore; invitato, avrebbe rifiutato, in
nome della sua grecità, di curare i sudditi di Artaserse I, preda di una violenta epidemia; avrebbe
viaggiato molto, spostandosi dall’isola nativa verso la Tessaglia, in un peregrinare di città in città
che bene illustra le modalità di azione degli antichi medici itineranti e di cui abbiamo
testimonianza seguendo le tappe tratteggiate nei trattati sulle Epidemie, che narrano casi clinici
frutto di osservazione diretta in un ampio spazio della geografia greca. Avrebbe soccorso i cittadini
di Atene durante una violenta pestilenza, purificando l’aria della città con l’accensione di fuochi;
sarebbe morto a Larissa, in un periodo di tempo compreso tra il 375 ed il 351 a.C. I suoi figli
sarebbero stati i suoi primi allievi: Tessalo, medico nella spedizione greca in Sicilia del 415-413 a.C.,
Dracone impegnato, come il padre, nella cura di una pestilenza in Ellesponto tra il 419 e il 416 a.C.
La sua scuola si sarebbe ben presto allontanata dall’orbita familiare con l’arrivo di allievi esterni,
per vincolare i quali Ippocrate avrebbe scritto il Giuramento; le biografie riportano un lungo elenco
di nomi, che avrebbero costituito la scuola di Kos, opposta e rivale di quella di Cnido, capeggiata
dal medico Eurifonte, sulla cui reale esistenza ancora oggi la storiografia medica dibatte.
Della vita reale di Ippocrate sappiamo, in realtà, poco: Platone, che è il nostro testimone più
attendibile (Galeno, nell’opera Sull’uso delle parti, ci dice che fu suo seguace e “derivò da lui le
principali dottrine”) ascolta le sue lezioni, costruendo su di lui l’immagine di un padre ideale e di
un maestro del metodo. Nel Protagora (311b-c), Platone ci informa, infatti, delle modalità di
svolgimento delle lezioni di Ippocrate, che sono pubbliche ed accessibili dietro compenso.
Aristotele conferma questa modalità di insegnamento (Politica, 1326a, 14 sgg.). Nel Fedro (270c), a
Ippocrate viene attribuito un sistema di indagine sulla natura “nella sua totalità”; sul significato da
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4/5/2020 Ippocrate e gli scritti ippocratici - WeSchool
attribuire a questo termine, correlato a uno o a un altro dei trattati inclusi nella Collezione, per
Le opere
Sotto il nome di Ippocrate sono state tramandate una sessantina di opere, scritti in realtà di varia
paternità, stile e intenzioni diverse e datazione molto variabile. La discussione su quale di esse sia
effettivamente ascrivibile ad Ippocrate e costituisca pertanto un “nucleo originale”, quale sia opera
della sua cerchia stretta di allievi (in particolare dell’allievo diretto, Polibo), quale invece sia stata
scritta in un arco di tempo molto più avanzato, è antica: alcuni testi hanno parti comuni, vedute
non sempre omogenee sulla salute e sulla malattia, talvolta lo stesso testo sembra composto da più
autori, o da un unico autore in fasi diverse della vita (G.E.R. Lloyd). La prima lista che possediamo
dei lavori ascritti al maestro di Kos è quella di Eroziano, un glossatore del I secolo. Galeno stesso,
sulla base della testimonianza platonica, tenta di definire i “veri” lavori di Ippocrate, collocandosi
sulla scia di una tradizione che ha il suo antecedente in Bacchio di Tanagra, un alessandrino allievo
di Erofilo che, glossando il maestro, suggerisce indirettamente quali lavori siano considerati
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